Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 22

Total number of words is 4534
Total number of unique words is 1795
36.6 of words are in the 2000 most common words
52.3 of words are in the 5000 most common words
59.5 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
Dal campo di Musso questo giorno 25 marzo 1532.
_Lodovico Vestarino_".
Gian Giacomo portò tosto lo sguardo sul foglio che stava in quello
rinchiuso, e vedendo nella soprascritta il carattere del proprio
fratello Giovan Angelo, l'aprì frettolosamente e vi lesse:
"Amato fratello! Battista, che qui fu condotto ferito e prigioniero nel
mese di gennaio, e fu tenuto per volontà del Duca in questo Castello di
Porta Giovia, narrommi il triste evento della presa di Monguzzo, e
presentommi il quadro esatto di tutte le forze che ti rimanevano sia di
uomini, sia di navi e munizioni per far fronte alla guerra
inaspettatamente scoppiata. All'udire l'esiguo numero al quale erano
ridotte le tue truppe, io esclamai con dolore che vano sarebbe stato per
te un più lungo resistere ai nemici per la smisurata loro preponderanza,
da cui ogni altro meno eccellente oppositore sarebbe stato da gran tempo
vinto e distrutto. Ma Battista mi disse che tu attendevi grosse bande
Alemanne che dovevano essere a te condotte da nostro cognato il Conte
d'Altemps, col sussidio delle quali tu avevi certezza di respingere il
nemico e costringerlo a rispettarti per l'avvenire. Io faceva voti per
la tua prosperità e invocai per te giorni di potenza e di pace, allorchè
appunto il Cielo mostrò chiaramente di non esaudirmi, poichè giunsero le
novelle delle grandi vittorie riportate su di te dal Vestarino e
dall'Acursio a Mandello ed a Lecco, che colmarono di gioia questa Corte
di Milano, e noi riempirono d'afflizione ed amarezza. A fare più
irreparabile il caso noi seppimo cinque giorni sono da certi Tirolesi
qui arrivati, che le bande assoldate per te dal conte Volfango, giunte
che furono a Trento, quel Vescovo, per comando dell'Imperatore, si
oppose al loro passaggio[20]; onde furono costrette a retrocedere, per
la qual cosa ci è fatto evidente esserti omai tolta ogni possibilità di
riparare agli assalti delle armi Ducali e della Lega.
[Nota 20: _Vita di Gian Giac.º Medici_.]
"Tu sai che io, quantunque caldo amico e fautore della pace fra gli
uomini, per l'indole mia propria che abborre dal sangue, e per la
venerazione alle sacre e pietose leggi evangeliche di cui sono per mio
stato propagatore, non ho mai insinuato a te di desistere dalla guerra
sinchè mi parve che essere ti potesse una sicura guida a quella nobile
indipendenza ed ingrandimento di stato che le belligere tue virtù
sembravano accertarti. Ma ora che chiaramente veggo la Fortuna, dea
nemica agli esimii ingegni, avere da te rivolta la volubile sua ruota,
il fraterno amore mi move a consigliarti di deporre le armi, mentre fare
lo puoi con onorate condizioni, evitando la più funesta sorte che
altrimenti operando incontreresti tu non solo, ma i dipendenti tuoi ed i
tuoi famigliari. Ho detto che ora fare lo puoi con onorate condizioni,
perchè conosco l'animo umano e generoso del magnifico signor Duca,
scrivendoti la presente con sua saputa, anzi aggiungerò con suo espresso
consentimento e promessa di farla pervenire al tuo assediato Castello,
rimettendomi la risposta che non dubito sarai per ispedirmi. E per tutto
narrarti, dei sapere che il signor Duca mandò per me, e recatomi io
innanzi a lui, mi spiegò lo stato delle cose a tuo riguardo, e soggiunse
con molta bontà, che in questa guerra non ha avuto altro di mira che
reintegrare il suo dominio, e riprendere quanto ha sempre appartenuto
alla Ducale corona, ch'egli è lungi dal bramare di spingere le cose sino
al totale tuo sterminio, come vorrebbero gli Svizzeri e gli Spagnuoli,
ma che se sapesse da me che tu acconsenti a cedere tostamente il
Castello di Musso ed abbandonare il lago, egli solverebbe te e tutti i
tuoi da ogni colpa verso di lui, comprerebbe le tue artiglierie, a ti
assegnerebbe una rendita vitalizia investendoti del Marchesato di
qualche feudo ducale. Resi vive grazie al duca Francesco per tanta sua
benignità e indulgenza verso di te, e l'accertai che avrei fatto tutto
quanto fosse da me per ottenere l'immediata tua adesione a simiglianti
patti, e l'incominciamento delle trattative. Implorai poscia mi
concedesse di vedere Battista, il che ottenuto, ripetei ad esso lui le
parole del Duca, ed egli medesimo s'unisce a me consigliandoti a volere
piegarti di buon grado all'avverso destino, metterti in accordo col
Duca, approfittando della sua liberale disposizione, e cedendo
volonteroso ciò che cedere dovresti tra poco di forza. Ti muovano, oltre
le mie preghiere, il considerare eziandio che prolungheresti e faresti
più dura la cattività d'un fratello, che porresti a repentaglio la
libertà dell'altro, che trarresti nella tua ruina la sorella, le cugine
ed Agosto che sono teco rinchiusi nel tuo Castello, oltre i tanti
valorosi che ti furono fedeli per sì lungo spazio di tempo: ti commova
lo sventurato fine del nostro Gabriele, caduto vittima del guerreggiare
nell'età più verde, e che lasciò in lagrime anche i più lontani
congiunti.
"Attendendo ansiosamente una risposta per parteciparla al signor Duca,
invoco dall'Altissimo che t'ispiri pel tuo e pel nostro maggior bene, e
ti do un amoroso fraterno abbraccio.
"Milano 23 marzo 1532.
_Giovan Angelo_".
Umiliazione, orgoglio, ira e pietà assalirono a vicenda l'animo di Gian
Giacomo alla lettura di questa lettera, ciò però che in essa ferì più
vivamente il suo cuore fu la novella relativa alle truppe del Conte
d'Altemps. Sebbene avesse da più giorni mostrato di disperare dei
soccorsi del Cognato, pure quando lesse la positiva notizia della loro
dispersione, tanto più indubitabile, in quanto che coincideva
perfettamente co' suoi antecedenti sospetti, gli parve che in quel
momento si decidesse contro di lui l'esito della guerra, e sentì allora
soltanto che gli sfuggiva di mano il sovrano potere. S'assise, meditò:
fece chiamare il Pellicione, gli diede a leggere il foglio, e
conchiusero insieme che conveniva piegarsi al potere della contraria
fortuna, ed accettare le condizioni che sarebbe per proporre il Duca. Il
Castellano rescrisse una tale determinazione al fratello, mostrando di
rassegnarsi al destino, ma con tale dignità e fermezza che confinava
coll'alterigia d'un vincitore: la lettera fu mandata al Campo del
Vestarino, mediante il segnale della bandiera, e dal Vestarino spedita
immediatamente a Milano. Pellicione per ordine del Castellano medesimo
fece noto la causa di quella corrispondenza a tutti gli altri Capitani
ed agli uomini d'armi, dimostrando loro gli svantaggi e l'impossibilità
d'una resistenza, e quanto fosse conveniente il trattare della resa,
quando si potevano ottenere per tutti larghe ed onorevoli condizioni.
Quattro giorni dopo la spedizione della risposta a Milano giunsero al
Campo di Musso Agostino Ferrerio vescovo di Vercelli e messere Galeazzo
Messaglia, quali ambasciatori del Duca. Prima di conferire col Medici
essi chiamarono ad adunanza i Condottieri principali della Lega Grisa ed
esposero loro che era intenzione del duca Francesco Sforza di porre un
termine a quella guerra per mezzo d'amichevoli trattative, a cui il
nemico comune erasi mostrato disposto ad aderire. Fecero vivo contrasto
a simile determinazione i Capi Grigioni, accaniti avversarii del Medici,
che vedere lo volevano sterminato, e non vi si piegarono che quando fu
fermo il patto che il Castello di Musso, uscitone appena il Castellano,
verrebbe demolito da capo a fondo, nè più sarebbe ricostruito onde mai
vi stanziasse persona che riuscire potesse molesto vicino a quegli
abitatori delle Retiche montagne. Ciò convenuto, venne mandato avviso a
Gian Giacomo della venuta degli ambasciatori Ducali. Medici fece
tostamente aprire una delle porte della Fortezza, e mandò un suo
Capitano con due sergenti d'armi al Campo del Vestarino per concertare
il modo ed il luogo in cui dovesse avvenire la conferenza, offrendo di
accogliere i due Ambasciatori nel Castello, dando inviolabile parola di
rispettarli ed onorarli come al loro sacro carattere si conveniva.
Il Vescovo di Vercelli, già intimo amico della casa Medici, e il
Messaglia, altra volta dal Castellano cortesemente ricevuto, non
dubitarono d'accettare l'offerta, ed il giorno seguente entrarono col
loro seguito nel Castello, e furono condotti nella sala d'armi della
Rocca Visconti addobbata con gran pompa, ove stava il Castellano in
ricco e completo guerresco abbigliamento circondato da tutti i suoi
Capitani. Sedutisi tutti quivi, ed i due Ambasciatori in posto eminente,
il Vescovo di Vercelli fece una fina allocuzione a Gian Giacomo sulla
convenienza e la giustizia della pace, sulla bontà del Duca, sopra i
suoi diritti, e presentò in un foglio in pergamena improntato del ducale
suggello i seguenti Capitoli che dovevano tra le parti fermarla:
"Che il Castellano lasciasse Musso e Lecco e tutte le altre Terre che
possedeva nello Stato di Milano, con tutte le munizioni da guerra e
tutte le vettovaglie;
"Che le artiglierie già tolte a' Veneziani si restituissero loro;
"Che il Duca si obbligava far pagare diecimila scudi del sole in
Vercelli in mano di chi piacesse al Medici, e nella detta città dar
cauzione per altri venticinquemila scudi da essere pagati in termine di
otto mesi in due volte;
"Che l'investiva di Marignano eretto in Marchesato in ampia forma con
entrata perpetua di scudi mila, e che se mancava l'entrata di Marignano
si obbligava a supplire con altre entrate sopra i dazii di Milano;
"Che il Duca liberava Gian Giacomo Medici, fratelli, soldati e suoi
dipendenti da qualsivoglia sorte di eccesso o delitto commesso anche
contro la Maestà del Principe;
"Che concedeva a' detti fratelli Medici di potere riscuotere i crediti
che avevano nello Stato di Milano, così entrate di beni stabili come
entrate pubbliche, e avrebbe fatto che gli ufficiali Ducali non
mancassero di render loro buona e sommaria giustizia;
"Che il Duca lascierebbe godere tutti i beni che legittimamente
appartenevano a detti Fratelli nei suoi Stati, ovvero in termine di due
mesi gliene pagherebbe il valore all'arbitrio del Vescovo di Vercelli, e
d'altra persona da nominarsi da essi medesimi;
"Che il modo e il tempo di consegnare il Castello verrebbero
amichevolmente stabiliti fra gli ambasciadori Ducali e Gian Giacomo
subito dopo la ratifica del trattato".
Letti questi Capitoli da Galeazzo Messaglia ad alta e posata voce,
parvero a tutti sì onorevoli e generosi, avuto riguardo allo stato a cui
erano ridotte le cose, che nessun d'essi dubitò fosse il Castellano per
aderirvi con lieto e volonteroso animo, ed a lui stesso infatti quella
larghezza di retribuzione riuscì maggiore assai dell'aspettativa, ma
allorquando il Ferrerio ed il Messaglia alzatisi s'accostarono alla
tavola ov'era la scrivania e spiegati su quella due esemplari del
trattato di pace, invitarono il Medici a sottoscriverli, egli levossi,
fece un passo innanzi e con generale sorpresa s'arrestò. I due
Ambasciatori e tutti i circostanti rimasero stupiti portando attoniti
gli sguardi su di lui: una contrazione di fibre, un pallore improvviso
apparvero sul suo volto indicando lo strazio d'un tormentoso pensiero:
era l'ultimo saluto ch'egli dava alla bella speranza di regnare. Si
scosse, s'avanzò, impugnò la penna e scrisse il nome; un susurro di
letizia universale applaudì a quell'atto che molti sospiravano.
Subito dopo fu, senza contrasti, determinato che Gian Giacomo quel
giorno stesso farebbe stendere un quadro numerizzato di tutte le armi e
le salmerie che si trovavano nel Castello che dovevano passare, com'era
convenuto, in proprietà del Duca, e farebbe trasportare tutti quegli
oggetti nei cameroni inferiori delle case del Maresciallo, per essere,
dopo la consegna, immediatamente caricati sulle navi e portati lontani
dal Castello che doveva essere dato in mano ai Grigioni: che il mattino
seguente egli farebbe uscire dalla Fortezza i suoi soldati e
v'entrerebbero i Ducali e gli Svizzeri a prenderne possesso,
eccettuatone però il Forte, in cui Gian Giacomo rimarrebbe sino al terzo
giorno, allo spuntare del quale verrebbe su una nave ducale condotto a
Lecco con quelle persone e con quegli effetti che stimerebbe meglio, e
di là gli sarebbe poscia stato libero recarsi ove più gli piacesse.
Gian Giacomo aveva fatto disporre un sontuoso pranzo, al quale sedettero
oltre gli Ambasciatori Ducali anche il Generale Lodovico Vestarino, cui
egli mandò cortese invito al campo di Musso. Quei due famosi guerrieri
che pochi giorni addietro avevano guidati i loro eserciti ad azzuffarsi
con tanto accanimento, quando si videro nelle sale del pacifico desco
s'onorarono a vicenda con molte parole, ma non saprebbe dirsi se le
espressioni di lode e di stima che suonarono in quell'incontro sulle
loro labbra non velassero un astio ed un'invidia profonda, perchè è noto
che anche gli uomini dotati di sommo ingegno e valore, allorchè vengono
delusi nelle loro ardenti brame, non sanno sottrarsi all'impero delle
più basse passioni.
Il giorno seguente, ch'era il primo d'aprile 1532, le truppe del
Castellano incominciarono di buon mattino ad uscire dalla Fortezza, e
mano mano che giungevano od a Musso od a Dongo, venivano sbandate,
recandosi quegli uomini che erano abitatori delle Terre del lago nelle
proprie case, e gli altri parte facendosi in drappelli per recarsi come
soldati venturieri allo stipendio dei principi d'Italia o d'oltremonte,
parte unendosi all'armata Ducale, e parte finalmente scostandosi di là
col reo pensiero d'infestare i luoghi difficili delle pubbliche strade.
Usciti questi, e ritiratosi Gian Giacomo con pochi de' suoi più fidi e
colle donne nel Forte più eminente del Castello, entrarono in esso i
Ducali ed i Grigioni. I primi si diedero tostamente a trasportare sulle
navi tutti gli attrezzi di guerra e le munizioni cedute dal Castellano
per spedirli a Como. I secondi, quasi forsennati pel contento di quella
conquista, fattisi cedere dai Ducali grossa parte della polvere del
Castellano medesimo, si misero con gran possa a scavare ampie e profonde
mine agli angoli delle rocche, sotto le torri ed i baluardi, caricandole
e mettendovi le micce per non perdere punto di tempo a dar opera alla
demolizione di quelle per loro sì tremende mura, da cui erano usciti
uomini che avevano portato tante volte il terrore sino nel centro delle
loro più inospite valli.
I soldati del Duca, che volevano essi pure dare qualche sfogo alla loro
vendetta delusa dal trattato di pace, non essendo spinti da alcun
impulso a cooperare alla distruzione di quel Castello, fecero il
progetto, ancor più barbaro, di trucidare in esso i Mussiani fatti
prigionieri nella battaglia di Mandello e che avevano posti sulle navi,
tenendovili gelosamente celati, per tema che il Medici ne chiedesse la
liberazione.
Verso il cader del giorno li fecero scendere a terra pesantemente
incatenati, e fattili entrare dal portone nella Fortezza, li chiusero
separatamente in certe casematte sotto i baluardi del Maresciallo,
attendendo il mattino per sacrificarli appena Gian Giacomo avesse
abbandonato il Castello. Tra que' prigionieri trovavasi Falco, che per
sottrarre il cadavere di Gabriele dal furore dei nemici cadde, come
narrammo, stordito da un colpo sul cranio, e fu facile preda ai Ducali,
che vedutolo inerme ed annodato inferocirono a lungo contro di lui coi
fatti e le parole: ma quel guerriero Montanaro, d'animo quanto ardito
altrettanto vigoroso e fiero, tutto sostenne con eroica fermezza: e mai
un sospiro uscì dal profondo del suo petto, se non quando, tratto dalle
navi a terra, passò, stretto in catene, sotto la volta del portone del
Castello di Musso che aveva quasi sempre varcato tornando vincitore di
quegli stessi che lo trascinavano a morte. Un soldato che Gian Giacomo
teneva presso di se come servo, uomo per indole curioso e indagatore,
vedendo dal Forte un movimento giù abbasso d'uomini d'armi Ducali dalle
navi al Castello, di cui in quell'ora quasi tenebrosa non appariva la
causa, s'adombrò d'alcuna trama, e uscito dalla porta, slisciò pian
piano lungo le mura, evitando i Grigioni, sino in fondo della Fortezza,
ove appiattatosi vide condur dentro i prigionieri Mussiani, e fra essi
riconobbe distintamente Falco: ciò scoperto, si rivolse, e su su rientrò
nel Forte. S'ignora s'egli palesasse la cosa a Gian Giacomo, e caso che
gliene avesse fatto racconto, non si saprebbe comprendere per quali
motivi quel Condottiero rimanesse inoperoso, e non tentasse strada
alcuna onde salvare la vita a' suoi guerrieri facendoseli ridonare dal
Vestarino. Ciò che è certo si è che trascorsa d'assai la mezzanotte, lo
stesso soldato battè all'uscio della camera di Orsola chiamandola
istantemente, e venuta questa donna ad aprirgli, le narrò a bassa voce
che il marito di lei si trovava in quel medesimo Castello in mano dei
Ducali. Orsola fu per isvenire a tale notizia, e appena riebbe la
parola, pregò ardentemente quel soldato la guidasse tosto al luogo ove
stavano i prigionieri, che avrebbe implorato dalla pietà dei custodi di
rivedere e favellare al marito. Ella insistette onde ve la conducesse
all'istante, perchè allo spuntare dell'aurora Gian Giacomo e tutti gli
abitatori del Forte dovevano partire per Lecco, quindi essa stessa con
loro, e la propria figlia Rina che si stava nelle stanze di Margarita
Medici allestendo con altre donne gli equipaggi per essere disposte alla
mattutina partenza: e nel cuore di Orsola sorse sorridente la speranza
che Falco le avrebbe dato il desiderato comando di non seguire Gian
Giacomo Medici, di ritornare invece a Nesso colla figlia, ove egli,
liberato dai Ducali per effetto della celebrata pace, le raggiungerebbe,
e condurrebbe con esse una più tranquilla vita.
Il soldato cedendo alle replicate inchieste di Orsola, aderì ad esserle
scorta ai baluardi occupati dai Ducali, ed ella allora tutta gioiosa
fece rapidamente un involto di sue poche masserizie ed oggetti di
vestimento che pose da canto col pensiero di riprenderle quando sarebbe
venuta a levare la figlia, e via col soldato alla porta del Forte che
questi fece aprire e giù per quelle tenebre di bastione in bastione sino
alle case del Maresciallo. Pervenuti colà scorsero un lume dentro un
camerone, che era quello da cui si discendeva alle case matte: il
soldato fecelo rimarcare ad Orsola e le disse d'avviarsi quivi da sola,
ch'egli starebbe ad attenderla più in su al ritorno, e si scostò
immediatamente da lei. Orsola, trepidante di tema e di contento,
s'avanzò con incerti passi, ed entrò colà: al fosco chiarore d'una
lampada vide quattro uomini d'armi che dormivano, due stesi sulle panche
e due col capo piegato sulle braccia appoggiate alla tavola. Tremò la
meschina non osando risvegliare que' feroci, ma l'un d'essi destato dal
rumore de' suoi passi levò la testa e diè un grido d'allarme; balzarono
in piedi i tre altri brandendo le armi: allora la donna gettossi ai
piedi di quel primo, espose la causa di sua venuta, e colle lagrime agli
occhi e le mani giunte implorò la grazia di vedere il marito.
"Al levare del sole, le rispose desso ruvidamente, quando lo condurremo
fuori per fargli la festa, potevi vederlo a tuo bell'agio senza che
fosti qui venuta a romperci il sonno, che non so come diavolo vi sii
riuscita: ma sei fortunata: trovi un uomo di buon cuore che non può
vedere a piangere le donne: Tacco, va con Lisca a condurla là giù dove
abbiamo messo Falco; ch'egli se la becchi pure prima che gli storciamo
il collo".
Quei due uomini d'armi, che s'avevano volti più da sgherri che da
soldati, presa una fiaccola per ciascuno, guidarono Orsola da un uscio
che s'apriva quivi ad un corritoio, in fondo al quale vedevasi una porta
ferrata. Tacco, che portava appeso alla cintola un mazzo di grosse
chiavi, ne tentò bestemmiando tre o quattro alla toppa, sin che
scontrata la corrispondente, dischiuse, traendo il chiavistello, spinse
pesantemente l'imposta, che cigolando s'aprì di poco, e consegnata la
sua fiaccola ad Orsola, questa palpitando vi penetrò. Appena ebbe dessa
posto il piede là dentro, Tacco richiuse il battente e vi girò la
chiave; la donna, oppresso il cuore dal terrore e dall'angoscia mista
però alla speranza, discese lentamente una lunga scala, e giuntane in
fondo, s'arrestò, temendo inoltrarsi prima di sapere chi vi fosse in
quella sotterranea stanza.
Falco, che stava colà seduto su un masso a piedi d'una grossa colonna,
colpito da quel lume improvviso, alzò il capo e conobbe egli pel primo
la moglie: levossi, e il rumore di sue catene fece di lui avvertita la
donna, che, vedutolo, diè un grido, e posta a terra la fiaccola,
s'abbandonò quasi svenuta nelle sue braccia. Avevano a Falco strappata
d'addosso coll'armi la schiavina e la rete che gli formava berretto,
onde non portava sulla persona che il lacerato giaco di maglia, aveva
nudo il collo, sparsi i capelli, e pallide oltremodo le guancie pel
sangue versato ed i tremendi suoi casi: una pesante e lunga catena lo
serrava a mezzo il corpo e metteva capo in un grosso anello di quella
colonna.
"Oh, moglie mia! disse egli con voce addolorata, come mai potesti tu
penetrare in questo orrido luogo? Come hai avuto il coraggio d'affidarti
ai Ducali?"
"E tu me lo domandi? rispose Orsola con flebile ed affannato accento.
V'è pericolo, v'è tormento che io non avrei superato o sofferto per
venirti a vedere?"
"Ti ringrazio (e la strinse al cuore)! morirò più contento per averti
abbracciata! Oh così potessi serrarmi al petto almeno una volta ancora
mia figlia: ma dimmi, dove lasciasti Rina? si trova ella in luogo di
sicurezza? non v'è possibilità che sia scoperta e rapita? Vorrei provare
le pene dell'inferno anzichè sapere che un nemico vituperando mia
figlia, dicesse al mirare le sue lagrime, questo è pianto della figlia
di Falco, del fiero abitatore della rupe. Ah toglimi, toglimi un tal
pugnale dall'anima!"
"Rina è sicura: essa sta nel Forte presso la sorella del signor
Castellano, colla quale dovevamo entrambe partire tra poche ore:... ma
adesso che felicemente ho scoperto che tu vivi, non lasceremo queste
mura se non per venir teco quando sarai liberato, e ritornarcene insieme
alla nostra Terra di Nesso".
"Tu partirai con loro e colla figlia (pronunciò Falco in tuono
autorevole). Datti pace e ti calma, la mia morte è decisa. Io rendo
grazie al Cielo che mi ha concessa quest'ultima consolazione d'udire
dalle tue labbra che mia figlia è salva per sempre dall'ira dei nemici,
nè più abbisogna con te del mio sostegno.--La mia ora è venuta, è d'uopo
partire.--Non è Falco che deve paventare la morte: sai tu chi ho veduto
affrontarla intrepidamente e cadere reciso nel più bel fiore della
vita?"
"No, no, tu non morrai! (disse Orsola animato il viso di viva gioja):
non sai dunque che il Castellano ha fatta la pace coi Ducali, e che
tutti i suoi soldati sono usciti di qui liberamente, e si sono recati
senza molestia ai loro paesi? Così faranno anche con te: appena Gian
Giacomo sarà partito, ti lasceranno andare onde possi condurre tua
moglie e tua figlia lontane da questi tristi luoghi".
"Oh quanto t'inganni! (rispose Falco crollando il capo ed abbracciandola
con maggiore affetto): noi eravamo creduti estinti e non fummo compresi
nel patto della pace. No, per me non vi sono più speranze: è l'ultima
volta che ti vedo: fra pochi momenti i Ducali bagneranno le loro mani
nel mio sangue".
Orsola impallidì, tremò, e cadeva se Falco non le prestava appoggio.
"Non ti uccideranno (singhiozzando esclamò) se hanno una scintilla di
pietà nel cuore... pregherò... griderò... stringerò loro le ginocchia
sino a che non ti abbiano reso a tua moglie, a tua figlia, a quella
povera figlia innocente che morirà di dolore".
"Ah non straziarmi di più! va, torna nel Forte, prendi la figlia e
partì: dalle un bacio per me, e non palesarle mai il misero fine di suo
padre... Oh cielo!.. esci... corri... fu tratto un colpo... il giorno
s'avvicina, Gian Giacomo starà per partire".
S'udì un colpo e due e molti, poscia un gran calpestio al di sopra della
vôlta; indi nel corritojo superiore alla carcere, e un trarre e chiudere
di catenacci. Orsola si mosse replicate volte per partire, ma sempre
retrocesse disperata ad abbracciare il marito: quando alla fine, spinta
da lui, stava per salire la scala, spalancossi l'uscio di sopra, e
discesero rapidamente molti soldati con faci accese, i quali staccarono
la catena di Falco dall'anello, e su il condussero. Orsola lo seguì,
afferrando or per le braccia, or per gli abiti quegli armati che la
ributtavano, invocando invano da essi pietà.
Venuti allo spianato sul baluardo, qual orrida scena! vi stavano
ammucchiati i cadaveri detroncati degli altri prigionieri già trucidati:
a tal vista mancò la voce ad Orsola, e cadde tramortita su quei corpi
istessi.
Falco non se ne avvide, poichè aveva rivolto lo sguardo al lago, su cui
una nave veleggiava spinta lontana da Musso da prospero vento: era il
Castellano che abbandonava per sempre quel lido. Il Montanaro di Nesso
mandò appena un sospiro e il suo capo spiccò dal tronco, e dall'uno
degli sgherri afferrato pei capegli venne squassato in segno di trionfo.
Uno scoppio orrendo ed una pioggia di sassi seguirono d'appresso
quell'atroce fatto, e furono i Grigioni che, impazienti di mandare a
ruina il Castello, appiccarono il fuoco senza darne avviso alla mina più
alta. I Ducali fuggirono di là a rompicollo, nessuno si curando di
Orsola, che rimase dagli scagliati massi uccisa e sepolta. Alcun tempo
dopo la prima scoppiarono le altre mine, e con rumore infinito si
squarciarono le torri, e, crollando, ruinarono sugli altri edifizii e li
spaccarono, ed immensi frantumati macigni sollevati dalla potenza del
fuoco ripiombarono cagionando nuove ruine. Tremò il lido e rimbombarono
i monti a quel fragore smisurato, ed un polverio formando una densa
vastissima nube coprì di fitto velo quello spazio: allorquando si
diradò, gli attoniti abitatori mirarono in luogo dell'imponente turrito
Castello un ammasso di ruine e di macerie spazzate poi dall'ala
infaticabile del Tempo.
La bella e sventurata figlia di Falco, condotta ad Arona da Margarita
Medici fatta sposa al conte Giberto Borromeo, si chiuse in un chiostro e
consunta dalle lagrime incessanti e dai dolore, morì tra quelle mura
prima dello spirare di un anno.
Gian Giacomo Medici, divenuto marchese di Marignano, dopo avere
assegnato sul proprio feudo un picciol reddito al suo vecchio
Cancelliere Maestro Lucio Tanaglia, il quale ritornò come aveva sempre
desiderato a terminare i suoi giorni in Milano, si recò in Piemonte agli
stipendii del Duca di Savoia. Richiesto poscia dal Marchese Del Vasto
che successe al De-Leyva in qualità di Generale supremo, passò al
servizio dell'imperatore Carlo Quinto resosi assoluto signore del Ducato
di Milano per la morte del duca Francesco Secondo Sforza avvenuta nel
1535. Accusato di fellonia, venne dal Generale Del Vasto fatto
imprigionare col fratello Battista: ma protetto da don Alvaro di Luna
primo Castellano spagnuolo in Milano, fu liberato e chiamato
dal-l'Imperatore presso di lui in Ispagna. Elevato al grado di Generale
negli eserciti imperiali, guerreggiò nelle Fiandre, in Ungheria, in
Sassonia, in Italia sempre con molta gloria e prospero successo anche
nelle più arrischiate intraprese.
Si sposò a Marzia Orsina sorella del conte Francesco di Pitigliano, la
quale morì senza lasciargli prole; addolorato di ciò, e desideroso il
Marchese di Marignano di mantenere la successione nella propria
famiglia, fece dono di gran parte delle sue sostanze al fratello Agosto,
consigliandolo ad ammogliarsi. Agosto Medici condusse in isposa Barbara
Maina, da cui ebbe un figlio a nome Gian Giacomo che successe allo zio
nel Marchesato di Marignano, che tramandò quindi ai proprii discendenti,
e fa stipite retto del nobile casato che esiste tuttora con tal nome in
Milano.
"Morì Gian Giacomo Medici (sono parole del Missaglia)
l'anno mille cinquecento cinquanta cinque a' gli otto di
Novembre a hore ventitrè in Venerdì di anni sessanta della
sua vita. Giace il suo corpo nella Chiesa Maggiore di Milano
nella quale dalla pietà di Pio Quarto (Giovan Angelo
Medici suo fratello creato Pontefice nel 1559) gli fu
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 23
  • Parts
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 01
    Total number of words is 4464
    Total number of unique words is 1792
    34.3 of words are in the 2000 most common words
    48.5 of words are in the 5000 most common words
    56.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 02
    Total number of words is 4448
    Total number of unique words is 1983
    33.3 of words are in the 2000 most common words
    48.1 of words are in the 5000 most common words
    55.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 03
    Total number of words is 4596
    Total number of unique words is 1891
    32.7 of words are in the 2000 most common words
    46.8 of words are in the 5000 most common words
    55.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 04
    Total number of words is 4567
    Total number of unique words is 1931
    33.5 of words are in the 2000 most common words
    48.6 of words are in the 5000 most common words
    55.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 05
    Total number of words is 4473
    Total number of unique words is 1956
    33.1 of words are in the 2000 most common words
    47.7 of words are in the 5000 most common words
    55.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 06
    Total number of words is 4537
    Total number of unique words is 1928
    34.6 of words are in the 2000 most common words
    49.6 of words are in the 5000 most common words
    57.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 07
    Total number of words is 4500
    Total number of unique words is 1949
    34.1 of words are in the 2000 most common words
    49.8 of words are in the 5000 most common words
    57.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 08
    Total number of words is 4418
    Total number of unique words is 1960
    34.9 of words are in the 2000 most common words
    50.9 of words are in the 5000 most common words
    58.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 09
    Total number of words is 4558
    Total number of unique words is 1851
    34.1 of words are in the 2000 most common words
    48.1 of words are in the 5000 most common words
    55.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 10
    Total number of words is 4444
    Total number of unique words is 1898
    34.7 of words are in the 2000 most common words
    51.2 of words are in the 5000 most common words
    59.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 11
    Total number of words is 4499
    Total number of unique words is 1915
    33.5 of words are in the 2000 most common words
    48.3 of words are in the 5000 most common words
    56.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 12
    Total number of words is 4533
    Total number of unique words is 1864
    34.8 of words are in the 2000 most common words
    49.1 of words are in the 5000 most common words
    57.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 13
    Total number of words is 4397
    Total number of unique words is 1692
    30.8 of words are in the 2000 most common words
    44.5 of words are in the 5000 most common words
    52.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 14
    Total number of words is 4474
    Total number of unique words is 1918
    35.0 of words are in the 2000 most common words
    49.1 of words are in the 5000 most common words
    57.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 15
    Total number of words is 4468
    Total number of unique words is 1860
    33.3 of words are in the 2000 most common words
    49.1 of words are in the 5000 most common words
    58.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 16
    Total number of words is 4404
    Total number of unique words is 1835
    37.1 of words are in the 2000 most common words
    52.1 of words are in the 5000 most common words
    60.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 17
    Total number of words is 4456
    Total number of unique words is 1765
    36.4 of words are in the 2000 most common words
    51.8 of words are in the 5000 most common words
    60.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 18
    Total number of words is 4453
    Total number of unique words is 1811
    32.3 of words are in the 2000 most common words
    45.9 of words are in the 5000 most common words
    54.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 19
    Total number of words is 4550
    Total number of unique words is 1878
    35.5 of words are in the 2000 most common words
    49.5 of words are in the 5000 most common words
    57.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 20
    Total number of words is 4547
    Total number of unique words is 1789
    35.0 of words are in the 2000 most common words
    49.1 of words are in the 5000 most common words
    57.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 21
    Total number of words is 4548
    Total number of unique words is 1839
    35.5 of words are in the 2000 most common words
    51.4 of words are in the 5000 most common words
    60.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 22
    Total number of words is 4534
    Total number of unique words is 1795
    36.6 of words are in the 2000 most common words
    52.3 of words are in the 5000 most common words
    59.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 23
    Total number of words is 167
    Total number of unique words is 137
    39.3 of words are in the 2000 most common words
    48.6 of words are in the 5000 most common words
    52.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.