Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 03

Total number of words is 4596
Total number of unique words is 1891
32.7 of words are in the 2000 most common words
46.8 of words are in the 5000 most common words
55.0 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
maniche, poichè le braccia le eran coperte dai larghi maniconi della
camicia, allacciati ai polsi, fatti di ruvida ma bianchissima tela che
risortiva sul petto a minutissime pieghe, ed era rafferma al cominciar
del collo da un bottone d'argento. Rina teneva nelle voluminose treccie
involto un nastro scarlatto che veniva ad annodarsi nel mezzo di esse,
ove era trapassato da una spilla d'oro.
Presso al tramontare d'un giorno di giugno, lungo il quale la
splendidezza dei raggi del sole era stata più volte offuscata da nuvoli
vaganti, Orsola e Rina s'assisero sulla soglia del loro casolare dando
mano, l'una all'altra vicina, a cucire insieme lunghe liste di telame di
canape per formarne una vela. Stavano da qualche tempo intente a tal
lavoro, che di tratto in tratto veniva interrotto da soffi di vento, che
agitando e sollevando quella tela le costringeva ad adoperarsi a
raccogliersela d'intorno, quando Rina impazientata da tali ripetuti
disturbi alzò gli occhi a mirare d'onde venisse quel ventilare
importuno, e vide stare sulle montagne di contro un nereggiante nugolone
i cui contorni irradiati dal sole, il facevano rassembrare ad un ampio
oscuro drappo frangiato in oro steso sull'azzurro del cielo.
"Guardate, o madre, disse a tal vista quella fanciulla, qual cappuccione
s'è messo la montagna d'Argegno: se il sole giunge là dietro verrà sera
prima del tempo; è da colà che viene il vento che mi distoglie la tela
dall'ago".
"Ciò poco monta, rispose Orsola girando gli occhi a spiar l'orizzonte;
quel che mi duole si è che veggo prepararsi un temporale cattivo pel
lago: sai che da tre notti Falco non ritorna; potrebbe forse giungere in
questa se vento contrario nol rattiene a Corenno od a Musso. Questa
mattina presso al ponte del torrente m'incontrai nella vecchia Imazza,
la comare di Palanzo, madre di Grampo, che partì con Falco; essa
recavasi a Lezzeno per sue faccende, ed era sì stravolta in viso, che mi
levò la voglia di trattenerla onde chiederle i pronostici del tempo".
"O la comare Imazza, disse Rina, v'avrebbe ben predetto il vero. Mi ha
detto la figlia d'un pastore che quand'essa va su al Tivano, entra in
una grotta, dove le apparisce uno spirito col quale ha fatto il patto di
viver più vecchia d'un corvo e sapere tutto ciò che ha da succedere.
Ella ritorna ogni notte a casa e la vedremo fra poco passare sul
sentiero del ponte".
Il sole s'era di già involto nelle nubi di prospetto, il cui seno
appariva solcato da lampi muti ma continui; scorgevansi pure in altre
parti del cielo salire e ammonticchiarsi altre nuvole, i soffii del
vento facevansi più frequenti, l'aria vedevasi rivestita da una luce
rossiccia pallida, che manifestava che gran masse vaporose riflettevano
gli ultimi raggi del sole. Mentre le due donne raccoglievano la tela,
per recarsela in casa onde non essere sorprese dalla bufera, videro
venire la comare Imazza con passo frettoloso sul sentiero che per l'erta
del monte poco al di sopra della loro capanna guidava ad un ponticello
di legno posto sul torrente, che lì presso formava la cascata. Era dessa
una vecchia grinza e secca, ma vigorosa oltre ogni credere: le sue
lacere vesti e i capelli canuti, ma folti e scomposti, sventolavano al
vento, le sue scarne mani stringevano un ruvido ed alto bastone che
soleva portare, sebbene non abbisognasse d'appoggio per vagare anche ne'
passi più difficili dei monti.
"Comare?... Comare?..." gridarono ad una voce la madre e la figlia,
facendole segnale colla destra onde scendesse a loro. "Non posso
(rispose quella seguendo il suo cammino); il torrente traboccherà fra
poco, e trasporterassi il ponte: la tempesta è vicina, vo' tornare al
mio nido, non fermarmi a gracchiare con voi".
"Dî almeno, replicarono le altre, il tuo Grampo verrà con te questa
notte?" "Questa notte là giù può piover sangue: vi sono barche di Como,
e pennacchi spagnuoli presso i sassi di Grosgallia: non è che il vento
che li può tener disgiunti, e... se... morti..." e le altre parole
andarono perdute giungendo appena come suoni indistinti, perchè quella
donna nel pronunciarle aveva valicato il torrente, e s'era già fatta
distante: le altre due la seguivano dello sguardo mirandola allontanarsi
su per le rupi con certa apprensione come di mal augurio che quegli
accenti, quantunque oscuri, avevano svegliato nell'animo loro.
"Che intese dire quella strega di Palanzo? (disse Orsola entrando nel
casolare, e chiudendo il battente della porta col chiavistello onde
affrancarla contro il vento) Che vi siano soldati Ducali al di là della
Cavagnola? Che vogliano tentare di cacciarsi dentro la vecchia torre di
Nesso? e gli uomini del Castellano staranno neghittosi senza dar la
caccia a quei lupi? Oh quanto bramerei che Falco fosse con noi questa
notte! S'egli sa che i nemici ci son sì vicini, non tralascerà di
ricondursi a casa, se per venirci dovesse anche urtar coi remi nelle
sponde delle loro barche. Che Dio voglia soltanto ch'egli non trovi un
ostacolo più forte nella burrasca che ho gran spavento stia per sorgere
impetuosa. Vedi, Rina, che bagliore mandano i lampi per le finestre:
ascolta come il vento rinforza, e il tuono mormora per entro i monti".
Rina porgeva attento orecchio, e infatti il rumoreggiare delle frondi
agitate del gran castano presso l'abituro, l'infrangersi delle acque del
lago a' piedi di quella rupe, il frastuono della caduta del torrente
fatto or più cupo or più rumoroso, appalesavano che il vento acquistava
ad ogni istante maggior veemenza. Di lì a poco, il tuono che non avea
ancora che susurrato leggiermente, s'udì trascorrere rimbombante per la
volta del cielo, ed in seguito ad un lampeggiare più spesso e più vivo,
a scoppii più clamorosi di tuono che tutto scossero quel casolare,
incominciò un martellare ruinoso di grossa grandine che dava pel tetto,
pei massi e le boscaglie della montagna.
"Sono certamente, o Madre, esclamò Rina a quello scroscio compresa di
terrore, sono i demonii che dal monte Bisbino vanno alle caverne del
Tivano, e passando presso alla cappella dell'Eremita, scagliano per
rabbia le fiamme e la tempesta, strascinando le loro catene".
Orsola, che stava assorta in tristi pensieri per l'annunziata improvvisa
comparsa de' nemici in que' dintorni, al che s'aggiungeva la dolorosa
persuasione dell'impossibile ritorno del marito in una notte in cui il
cielo sì fieramente imperversava, scossa dalle parole della figlia:
"Cred'io pure, disse, che i maligni spiriti si siano scatenati sulle
nostre montagne, ma sai tu perchè? Perchè vi si sono accostati coi
Ducali gli Svizzeri, fra cui stanno uomini che abitano di là dai monti
coperti di neve, che hanno rinegata la fede. Oh se tutto lo strepito che
c'è nell'aria fosse fatto dai diavoli che se li portano e li affogano ad
uno ad uno, m'accontenterei vedere il lago in burrasca e star qui sola
con te sino all'ingiallire delle foglie. Io spero intanto che Falco co'
suoi compagni, per l'aiuto de' morti e del Santo Crocifisso, si sarà
posto in salvo, giacchè gli amici di Musso gli accolgono sempre con gran
festa, e se non fosse colà, egli conosce per qualunque sponda uno
scoglio dietro cui l'onda non può flagellare la barca. Ma odi come la
tempesta va continuando furiosa e fa traballare il nostro tetto. Che la
santa Vergine di Nobiallo abbia pietà di noi! preghiamola di cuore, ed
abbruciamo la grandine sulla fiamma benedetta onde le potenze
dell'inferno non ci possano offendere". Così dicendo s'era accostata al
focolare che stava nel mezzo di quella stanza, e levatone dalle ceneri
un tizzone ardente destovvi col soffio la fiamma, con cui accese una
lucernetta di ferro e con questa recossi nella seconda camera terrena di
che constava quel casolare: colà staccò alcuni ramoscelli di lauro e
d'ulivo che stavano appesi al capezzale del suo letto, e li riportò
nella prima. Rina aveva frattanto, schiudendo la porta, raccolta una
manata di grandine; Orsola ne trascelse i tre grani più grossi, ed
ammucchiando sul pavimento presso la porta stessa i ramoscelli quivi
recati, vi sovrappose i tre grani, indi vi diede fuoco. Mentre i rami
crepitavano accendendosi spandendo gran fumo, a cagione della grandine
che si liquefaceva, s'inginocchiarono ambedue d'intorno e si diedero a
recitare fervorose preci, le quali nella mente di Orsola in ispecial
modo erano dirette ad invocare salvezza e ritorno del marito, danno e
rovina ai soldati nemici, e nel tempo stesso la propria sicurezza, alla
quale però s'avea gran fiducia cooperasse potentemente il denso fumo che
dal lauro e dall'ulivo che ardevano s'andava spandendo.
Al terminare della loro preghiera, quando i ramoscelli furono consunti,
il rumore del tuono erasi dileguato, cessato il grandinare, e tornato
calmo il soffiar del vento. Esse si rialzarono fatte tranquille, e
s'assisero presso una rozza tavola, la madre prendendo la conocchia e la
figlia ritornando al lavoro dell'ago nella vela; tenendo ragionamenti
che non aveano per iscopo che la tempesta, i soldati di Como e il
ritorno di Falco.
Erano da alcun tempo così al discorrere ed al lavorare pacatamente
occupate, quando il vento ricominciò ad incalzare con violenza, le
folgori a splendere e il tuono a rimbombare rumoroso. Esse abbandonarono
le loro opere tratte in agitazione da quel nuovo eccitarsi della bufera,
e stavano in grande attenzione, quando fra l'uno e l'altro scoppio di
tuono giunse al loro orecchio un suono di voci gridanti sul lago. Rina
era per parlare; ma Orsola, fatta immobile ad ascoltare, le accennò
colla mano tacesse, e s'udì in quel mentre un colpo d'archibugio, il cui
rumore, che veniva dalla parte istessa delle voci, rimbombò pei monti e
fu coperto dallo strepito del tuono.
"Che stia Falco in periglio? esclamò Orsola con crescente agitamento.
Che abbia con quello sparo chiamato soccorso alle barche di Nesso?
Accendi una facella, o Rina, ed esci meco, chè se è desso, ora che si
trova in queste acque potrà vederne dall'alto il lume e averne una
guida". Rina accese una face, ch'era un fascetto d'arbusti resinosi
legati insieme, di cui i montanari si servono a modo di torchia, e seguì
la madre che, spalancata la porta, s'era appostata sull'orlo del piano
che stava innanzi a quell'abituro da cui la rupe calava a picco nel
lago. Il vento soffiava loro di contro impetuosissimo e respingeva la
fiamma della facella attenuandone il lume; innanzi ad esse erano
foltissime le tenebre, nero il cielo, e tutto nero alla vista. S'udiva
il vento fischiare pei cavi del monte, le onde infrangersi
fragorosamente sulle rive sassose, e il torrente precipitarsi con
maggior fracasso. Il folgorare e il tuonare stettero sospesi per alcuni
istanti, nei quali tornarono all'orecchio d'Orsola e Rina suoni di voci
gridanti e colpi d'archibugi, di cui scorsero il fuoco dirigersi da
opposte ma vicine parti.
Stavano entrambe incerte, trepidanti, forzandosi invano in quella
oscurità di penetrare che si fosse, quando balenò un lampo sì lungo
abbagliante, che illuminò all'improvviso d'un vivissimo chiarore tutto
lo spazio compreso in quelle montagne, presentando rapidamente alla
vista gli strepitanti cavalloni del lago orlati di bianchissima schiuma,
e l'ondeggiar su di essi di due barche zeppe di gente, l'una poco
dall'altra discosta. Seguì tal lampo uno scoppio assordante di tuono,
che destò tutti gli echi dei monti; si fece il tenebrore più profondo, e
rovesciossi una pioggia densissima con uno scroscio infinito. Spentasi
la fiaccola nelle mani di Rina, furono costrette quelle donne a
ritornare nel casolare onde sottrarsi al ruinoso diluviare. Durò più
d'un'ora a scendere dirottissima l'acqua che, spinta dal vento, batteva
contro le imposte, poscia a poco a poco andò diminuendo, sinchè, cessato
il vento, altro non s'ascoltò che il gocciolare lento della pioggia dai
rami del castagno sulle pietre del tetto.
Le due donne, ch'eran rimase sommamente maravigliate dalla quasi magica
vista di quelle due barche battaglianti sul lago nel massimo infuriare
della procella, percorrevano colla fantasia tutte le possibili cause che
potevano averle colà condotte a tal combattimento; in quanto alle
persone, non credevano ingannarsi supponendo gli uni soldati Ducali, gli
altri di Musso: ma nessuna delle tante supposizioni che andavano
facendo, le soddisfaceva pienamente, per cui pensarono prender riposo
onde recarsi il mattino per tempissimo a raccogliere le notizie alle
Terre vicine.
Aveva già Rina rifrancato il chiavistello, e s'era Orsola avviata nella
stanza de' loro letti, quando si fece udire un acuto suono di corno da
pastore.
"È Falco, è Falco (gridò quest'ultima trasportata da improvviso
contento): riprendi, o Rina, la facella, corri ad incontrarlo: a qual
periglio s'è desso esposto questa notte per ritornare! Oh quanto gli sta
a cuore la sua casa! Egli scoprì che i Ducali erano a Lezzeno, e nè
vento, nè tempesta, nè barche nemiche poterono tenerlo lontano dalla sua
rupe. Scendi, Rina, agita la facella; egli è già sul sentiero".
Il suono era stato intanto ripetuto; Rina, uscita dal casolare, calossi
frettolosamente pel sentiero appena segnato e ripido che scendeva fra i
massi. Discesa due terzi di quella via, arrestossi, presa da subito
sospetto, ascoltando voci di persone straniere che salivano: già stava
per retrocedere precipitosamente quando le venne all'orecchio l'aspra e
sonora voce del padre che si diede a gridare: "Coraggio, coraggio:
discende un lume dalla mia casa; or siamo in porto: questa strada è un
po' malagevole, a dir vero, per chi non la conosce, ma in due tratti
giungiamo al piano. Ecco mia figlia che rischiarerà i nostri passi;
saliamo senza timore; sto dietro io per far sostegno. Cala, Rina, e
porgi lume, chè vi son meco persone che non hanno il tuo piede di
camoscia per correre sui greppi".
Rina a queste parole fatta sicura, balzando in giù più ratta, venne ad
incontrarsi in una magra e pallida figura d'uomo coperto da un abito
nero, che saliva a stento aggrappandosi agli sterpi ed ai sassi; a tergo
a costui venivane un altro di giovanile presenza, assai più spedito; e
dietro a loro saliva Falco ritto sulla persona e franco quasi camminasse
per piana via. Portava desso colla sinistra mano il suo lungo e grosso
moschetto, e teneva libera la destra per farne puntello, all'occorrenza,
a que' due che il precedevano: aveva la parte superiore della persona
involta in una grossolana schiavina, sotto cui apparivano infissi in una
rossa cintura, che il serrava al petto, due stili con impugnatura di
ferro; pendevagli dal collo appeso ad una catenella il corno d'ottone
ricurvo; i suoi capelli stavano raccolti in una fitta rete di corda, ad
ogni maglia della quale andava inserta una stelletta d'acciaio che
formavagli una specie di celata[2] che si poteva agevolmente ricoprire
col cappuccio della schiavina, o con altro berretto.
[Nota 2: Dal mille al mille e trecento s'usò in Italia una foggia di
berretto su cui andavano cucite lastre d'acciaio, e chiamavasi
_magliata_.]
La persona in abito nero, che veniva innanzi agli altri, veduta Rina,
sostò un istante a riprender fiato, ed alzando la faccia, con voce rauca
ed affannata per la salita, esclamò: "Siano grazie a Santa Maria della
Scala, che v'ha inviata col lume, brava figliuola, altrimenti in questa
notte indiavolata per me era finita; non mi sarei mai più recato a
salvamento". E proseguì tra sè e sè arrampicandosi di nuovo. "Uscire
dalle unghie de' soldati, e dal lago in tempesta, per cacciarsi
all'oscuro su questi sassi dritti come muraglie, per chi non ha mai
fatto in vita sua il mestiere di scalare le fortezze e le case, è
proprio un cadere dalla padella nelle bragie: e v'ha per di più un
maladetto fracasso come di voragine vicina a cui andiamo appressandosi,
nella quale mi pare di dover cadere da un momento all'altro. Chi sa che
razza di paesi son questi! Oh benedetta la mia Milano! se vi potessi
tornare...".
"Badate, gridò Falco, non scivolare al voltare dello scoglio: il
passaggio è ristretto, nè mi concede darvi mano; se vi mancano i piedi,
cadete a piombo nel torrente".
Tale annunzio produsse in volto a quel primo una strana contorsione di
paura; ma mirando Rina montarvi lesta, tenendo all'indietro rivolta la
facella onde allumargli la via, si fece più ardito, e con passi meno
dubbiosi oltrepassò quello scoglio e pervenne al casolare.
Orsola, che stava sulla soglia attendendo ansiosa il marito, fu essa
pure non poco sorpresa vedendo giungere colà quegli stranieri; ma scorto
Falco, si ritrasse al di dentro, ove essi vennero con Falco stesso, che
fattosi innanzi disse loro:
"Ecco il mio abituro; non è che la capanna d'un povero montanaro; e
nulla vi troveranno di meglio d'un buon fuoco e d'un letto di foglie. Ma
dormiranno più tranquillamente in questo covo di montagna, che tra le
fauci di que' mastini, che li avevano addentati; e certo credevano
rosicarli sino all'ossa; non è la prima volta che io strappo loro la
preda di bocca, e se non era il vento e quel maledetto colpo che colse
Grampo, non mi sarei da essi scostato sinchè non li avessi veduti
tuffare il pelo nel lago. Intanto noi pure non ne siamo partiti
asciutti: l'acqua, che è caduta a diluvio, avrebbe oltrepassato un
cuoio, e ce n'è venuta addosso più di quanta bastava ad ammorzare tutte
le micie d'una squadra d'archibugieri: a me non fa gran male, ma ad essi
loro, che sogliono quando piove rinchiudersi nelle sale d'un buon
castello, potrebbe l'umidità recare un malanno; fa dunque, Rina, che
splenda il fuoco onde si rasciughino loro i panni, poichè non poterono
evitare una sola goccia della tanta acqua caduta". Così dicendo posò in
un canto di quella stanza il suo moschetto, si trasse la schiavina,
sotto cui aveva un giacco di maglia; si sciolse la cintura, e l'una e
l'altra appese alla parete ad appositi sostegni; indi chiamò Orsola a se
vicino e premurosamente le favellò all'orecchio.
Per cura di Rina splendeva intanto la fiamma; e que' novellamente colà
venuti trafelati per la salita, storditi ancora pel terribile trascorso
evento, ignorando in qual luogo si fossero, contemplavano ammirati e
silenziosi quella casa dove erano stati condotti da un uomo che a loro
insaputa e quasi miracolosamente gli aveva salvi da estremo periglio, e
quella stanza tappezzata intorno da spade, coltelli, archibugi, brani di
armature rotti e irrugginiti, fra cui vedevansi qua e là cordaggi da
barca, timoni e remi, tutti trofei delle varie imprese di Falco,
accresceva in loro anzi che scemare la sorpresa.
Nell'uno però, ed era quegli d'età giovanile, tal sentimento dipingeva
in volto un non so che di contento; nell'altro all'incontro infondeva un
cruccio, un disgusto che invano forzavasi di dominare: il che dovea
naturalmente avvenire per l'indole e le inclinazioni tanto diverse de'
loro pensieri. Il primo, che di poco oltrepassava il quarto lustro,
abituato all'armi sin da fanciullo, aveva sempre esercitato il proprio
valore in quella guerra per lui di sommo momento, poichè era desso
Gabriele fratello ultimo nato di quel Gian Giacomo Medici che teneva la
sovranità di Musso: un avverso ed un prospero evento s'erano combinati
nel farlo colà pervenire. Uso a condur bande d'uomini armati contro i
Ducali, era stato da essi sorpreso all'agguato, vinto dal numero, fatto
prigione, e veniva condotto quella notte in una loro barca a Como per
subire l'estremo supplizio, quando Falco il tolse ad essi dalle mani.
Egli guardava soddisfatto le armi ivi sparse, oggetti per lui famigliari
e graditi, e nell'atto di quella contemplazione essendo il suo sguardo
trascorso un istante sulle vivaci e perfette sembianze della giovinetta
figlia del suo liberatore, gli portò all'anima un'impressione nuova,
indistinta, a cui la singolarità dell'evento e del luogo aggiungevano
una secreta esaltazione, raffrenata però all'intutto da certa sua
abituale ritenutezza, originata da una timidità che il mestiero delle
armi non aveva in lui distrutta: per il che rimaneasi in un riserbato e
quasi mesto atteggiamento. Gli abiti suoi, zeppi d'acqua in quel
momento, consistevamo in un giubbetto di panno cremisino rannodato sul
petto, da cui presso il collo a nudo risortiva la camicia frangiata, ed
in calzoni azzurri aderenti strettamente alle coscie ed alle gambe; avea
perduto nella zuffa il berretto, ed i capelli che portava lunghi e
inanellati, molli allora d'acqua, li ricadevano sul collo e sulle
spalle; il suo volto giovanile era appena segnato ne' contorni da peli
nascenti, e nel suo occhio bruno s'appalesava un'anima ardente bensì, ma
non sciolta da tutta la soggezione della prima giovinezza.
L'altra persona seco lui colà venuta era un uomo di lettere Milanese,
che aveva passati in patria cinquant'anni di pacifica vita e la maggior
parte fra i libri, le pergamene ed i discepoli. Nel momento che stava
per cogliere il frutto di sue lunghe meditazioni, l'avversità dei tempi
e la malizia degli uomini, com'egli soleva dire, l'avevano forzato ad
errare in triste esiglio abbandonando Milano, fuori delle cui porte non
avea mai per l'addietro portato il piede. Siccome in questa città era
stato conoscente della famiglia dei Medici, e precettore ben anco di
Gian Giacomo nella sua puerizia, erasi nel proprio infortunio rivolto a
lui chiedendo asilo, e questi l'aveva accolto e destinato a proprio
Cancelliere, magistrato delle gabelle, e stenditore degli editti ed
ordinazioni che pubblicava a reggimento della sua Signoria di Musso. Uno
sciagurato accidente l'aveva fatto assentare dalla sala della
Cancelleria del Castello, per seguir Gabriele, e per ciò era venuto seco
lui fatto prigione dai Ducali, e seco lui da Falco liberato. Nomavasi
desso Maestro Lucio Tanaglia, era d'ordinaria statura e sottile della
persona; moveva due occhi bigi ma vivi; aveva guancie incavate e
pallide, sul mento e sul labbro portava una barbetta a foggia di fiocco,
e due mustacchi poveri di peli, che così voleva la costumanza; la
capigliatura liscia e compatta formavagli una linea regolare intorno al
capo. Il suo vestito constava d'una giubba di nero saio, abbottonato
dalla cintura alla sommità del petto, di calzoni parimenti neri, calze
cinericcie, e scarpe quadrate alla punta; aveva pure manichini e collare
di tela di Fiandra trapunta; ma questi, ancor più che il restante del
suo abbigliamento, erano scomposti per l'acqua e lordi in più luoghi di
fango. La consuetudine della tranquillità d'un modo costante di vita
lungi dalle brighe armigere e dai pericoli, gli facea rinvenire
fastidiosissimo quel vedersi sempre circondato da uomini che ponevano
ogni loro studio nella guerra e ne' rischii, con cui non poteva mai
proporre una tesi filosofica, o dispiegare la scienza Blasonica che
possedeva in esimio grado. Nutriva per questo in cuore una stizza,
un'acritudine che s'aumentava per la necessità di non poterla mai
disfogare, guardandosi egli rigorosamente dal dimostrare spiacevolezza o
vigliaccheria alle persone fra cui gli era pur forza passar la vita, per
tema di dover pagare troppo caro ogni lieve sospetto o rancore che
avesse destato in uomini sì fieri e risoluti. Nel momento di cui
parliamo, il suo spirito risentiva una parte di quel disgusto, di quella
impazienza ch'era sempre costretto ad ingoiarsi, poichè, sebbene
l'essere stato tolto di mano ai Ducali gli fosse sembrata fortuna
inestimabile, il vedersi poscia colà condotto, il mirare quel
guarnimento d'armi e d'arnesi, che il facevano avvertito che il proprio
ospite essere non poteva che un uomo di mal affare, gli richiamavano
alla mente una folla di disgustose idee e di paure. Stava quindi in
quella stanza ritto accanto a Gabriele, volgendo intorno arcigno il viso
se nessuno il vedeva, e forzandosi tantosto di sorridere se temeva
ch'altri il guardasse.
Avendo Falco compiuto il colloquio con Orsola, la quale si diede subito
ad affaccendarsi per la casa, volgendo di tratto in tratto curiosi
sguardi a que' forestieri, s'appressò a loro e disse: "Mia moglie
m'assicura, che si trova ancora un po' di sangue nel ventre della
vecchia botte che teniamo qui fuori in un buco del sasso: ho pensato per
ciò di farglielo spillare pel frammischiarlo all'acqua che può esserci
penetrata nel corpo. Sediamo frattanto qui dintorno al focolare perché
il lungo ballo di là giù deve avere ad essi lasciate stanche le gambe.
Ma che temerità! (proseguì dopo aver accostati rozzi sedili su cui tutti
e tre si assisero) che audacia! sorprendere il mio signor Gabriele,
questo sì bravo giovine, per condurselo a Como a fare il mal fine: e
pensavano que' cialtroni d'approfittare della notte onde passare per di
qua inosservati: ma l'occhio di Falco vede nel buio, e avrei voluto
perderli entrambi, se s'avesse potuto dire che una barca di Ducali che
conduceva prigioniero il fratello del signor Gian Giacomo avesse passate
le acque di Nesso senza che Falco mandasse una palla del suo moschetto a
visitarli".
"Io debbo la vita, mio caro Falco, alla sola tua bravura, disse Gabriele
stendendogli la mano e stringendo la sua affettuosamente. Se tu non eri,
non avrei veduta la sera di domani, poiché il Gonzaga che co' suoi
Spagnuoli mi prese impensatamente sulla spiaggia di Dorio, facendomi
strascinare in barca, giurava che appena giunti a Como il mio capo
sarebbe stato reciso, e infisso su un'asta innanzi al Duomo".
Maestro Tanaglia, fissando Falco, con rispettoso sogghigno "Erano tali,
aggiunse, da fare il boia colle proprie mani, perché le loro faccie non
promettevano dì meglio; e pur troppo anch'io senza il vostro soccorso
m'avrei avuta cattiva parte di tal trattamento, perché so che i soldati
non sogliono far distinzione fra la persona efficiente e la
concomitante".
"Voi sareste stato squartato, od abbruciato vivo, disse Falco con una
vivacità che le sue dure fattezze e la voce fieramente espressiva
assomigliavano ad una minaccia, poiché gli Spagnuoli non usano
altrimenti con chi ha l'aspetto di mago o di giudeo".
Maestro Tanaglia illividì, fece una inclinazione profonda del capo, nè
s'avrebbe potuto dire se questa fosse un atto di ringraziamento,
riferibile alla liberazione da sì atroce aspettativa, o un moto
involontario di terrore. Ma Falco non gli porse mente, poiché
sopravvenutogli un subitaneo e triste pensiero, ottenebrossi in volto, e
cogli occhi fissi al suolo: "Dio non voglia, esclamò, che il colpo
d'archibugio che ha stramazzato Grampo nel mio navicello lo abbia a
cacciare sotterra: se le sue braccia diventano immobili, cesserebbero
queste acque d'essere trattate dai due remi più vigorosi del lago.
Trincone e Guazzo di Brieno, che rimasero nella barca quando noi ne
uscimmo a piè della rupe, l'avranno a quest'ora condotto a Palanzo e
recato a spalle a sua madre. Oh! che farà la vecchia Imazza quando vedrà
il suo Grampo traforato nella gola? le sue imprecazioni basteranno a far
affogare dieci barche di spiriti, non quella sola dei Ducali, se pure
non è già stata capovolta dal vento, e non sono già calati tutti a
radere la sabbia, tenuti in fondo dalle loro pesanti armature".
Orsola, uscita dal casolare poco prima, ne era rientrata mentre Falco
pronunciava quelle parole. "La vecchia Comare, diss'ella al marito, mi
predisse che si sarebbe questa notte sparso sangue sul lago, e mi
rattristò tenendomi in ispavento per te: ma era di quello di suo figlio
che s'era inteso parlarle la voce del Tivano, ed essa nol comprese.
Povero Grampo, quanto mi duole per lui!"
"Che la sua ferita (disse Falco con voce commossa) non sia più difficile
a serrarsi che il fesso d'una barca, o che la sua anima, se già gli uscì
dai denti, possa vogare in calma verso il cielo, perché egli era più
ardito d'un uomo d'armi, più destro d'un cacciatore. Quando s'accostammo
tacitamente col navicello alla barca in cui voi stavate prigionieri,
egli fu il primo ad afferrarla, e in mezzo a quel trabalzo furioso delle
onde non l'abbandonò mai sicché non cadde riverso dall'archibugiata, ed
io v'aveva già allora tratto di mezzo agli Spagnuoli, che fatti confusi
da sì inaspettata visita in mezzo all'infuriare della burrasca e
sconcertati dai colpi che loro menavano Trincone e Guazzo, non seppero
difendersi dal nostro assalto che tirando colpi alla cieca".
"Io il sentii cadermi vicino, disse Gabriele afflitto, appena m'era
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 04
  • Parts
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 01
    Total number of words is 4464
    Total number of unique words is 1792
    34.3 of words are in the 2000 most common words
    48.5 of words are in the 5000 most common words
    56.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 02
    Total number of words is 4448
    Total number of unique words is 1983
    33.3 of words are in the 2000 most common words
    48.1 of words are in the 5000 most common words
    55.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 03
    Total number of words is 4596
    Total number of unique words is 1891
    32.7 of words are in the 2000 most common words
    46.8 of words are in the 5000 most common words
    55.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 04
    Total number of words is 4567
    Total number of unique words is 1931
    33.5 of words are in the 2000 most common words
    48.6 of words are in the 5000 most common words
    55.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 05
    Total number of words is 4473
    Total number of unique words is 1956
    33.1 of words are in the 2000 most common words
    47.7 of words are in the 5000 most common words
    55.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 06
    Total number of words is 4537
    Total number of unique words is 1928
    34.6 of words are in the 2000 most common words
    49.6 of words are in the 5000 most common words
    57.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 07
    Total number of words is 4500
    Total number of unique words is 1949
    34.1 of words are in the 2000 most common words
    49.8 of words are in the 5000 most common words
    57.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 08
    Total number of words is 4418
    Total number of unique words is 1960
    34.9 of words are in the 2000 most common words
    50.9 of words are in the 5000 most common words
    58.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 09
    Total number of words is 4558
    Total number of unique words is 1851
    34.1 of words are in the 2000 most common words
    48.1 of words are in the 5000 most common words
    55.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 10
    Total number of words is 4444
    Total number of unique words is 1898
    34.7 of words are in the 2000 most common words
    51.2 of words are in the 5000 most common words
    59.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 11
    Total number of words is 4499
    Total number of unique words is 1915
    33.5 of words are in the 2000 most common words
    48.3 of words are in the 5000 most common words
    56.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 12
    Total number of words is 4533
    Total number of unique words is 1864
    34.8 of words are in the 2000 most common words
    49.1 of words are in the 5000 most common words
    57.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 13
    Total number of words is 4397
    Total number of unique words is 1692
    30.8 of words are in the 2000 most common words
    44.5 of words are in the 5000 most common words
    52.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 14
    Total number of words is 4474
    Total number of unique words is 1918
    35.0 of words are in the 2000 most common words
    49.1 of words are in the 5000 most common words
    57.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 15
    Total number of words is 4468
    Total number of unique words is 1860
    33.3 of words are in the 2000 most common words
    49.1 of words are in the 5000 most common words
    58.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 16
    Total number of words is 4404
    Total number of unique words is 1835
    37.1 of words are in the 2000 most common words
    52.1 of words are in the 5000 most common words
    60.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 17
    Total number of words is 4456
    Total number of unique words is 1765
    36.4 of words are in the 2000 most common words
    51.8 of words are in the 5000 most common words
    60.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 18
    Total number of words is 4453
    Total number of unique words is 1811
    32.3 of words are in the 2000 most common words
    45.9 of words are in the 5000 most common words
    54.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 19
    Total number of words is 4550
    Total number of unique words is 1878
    35.5 of words are in the 2000 most common words
    49.5 of words are in the 5000 most common words
    57.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 20
    Total number of words is 4547
    Total number of unique words is 1789
    35.0 of words are in the 2000 most common words
    49.1 of words are in the 5000 most common words
    57.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 21
    Total number of words is 4548
    Total number of unique words is 1839
    35.5 of words are in the 2000 most common words
    51.4 of words are in the 5000 most common words
    60.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 22
    Total number of words is 4534
    Total number of unique words is 1795
    36.6 of words are in the 2000 most common words
    52.3 of words are in the 5000 most common words
    59.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 23
    Total number of words is 167
    Total number of unique words is 137
    39.3 of words are in the 2000 most common words
    48.6 of words are in the 5000 most common words
    52.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.