Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 1 - 16

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acconsentito, ciò era perchè avevan essi asseverantemente detto, che
avrebbero l'antica quiete restituito. Ma che ora si vedeva con evidenza,
che le promesse loro erano state vane; e che perciò non si doveva più in
quelle determinazioni continuare, ch'erano state e inutili e dannose.
Essi forse, dicevano, udita qualche supplichevole voce da parte
dell'America, od hassi qualche segno di penitenza delle passate cose, o
di miglior volontà per l'avvenire? Mai no; per l'opposito maggior
rabbia, maggior fervore, una più gran costanza, una più stretta
concordia, ed una più viva fede nella giustizia della causa loro. E si
vorrebbe ancora per orgoglio, e forse per vendetta, persistere in quelle
risoluzioni, alle quali contrastavano la ragione, la giustizia ed una
fatale esperienza? Ma i ministeriali urgevano dal canto loro, che i
procedimenti degli Americani erano così lontani da ogni rispetto, che il
sopportargli sarebbe viltà; ch'era una cosa strana il sentir dire,
ch'erano gli Americani persuasi della giustizia della causa loro,
perciocchè anche l'Inghilterra era persuasa della giustizia della sua; e
se per questa contestazione giudicare l'Inghilterra non aveva diritto,
lo avrà forse migliore l'America? Saper molto bene gli Americani, che si
quistionava di un diritto, e non di pecunia, essendone il ritratto un
nonnulla, e che si volesse per onor del regno mantenere. Ma nulla
importare dell'onore del regno ai coloni, nulla poter soddisfare
gl'incontentabili Americani. Essersi pruovate diverse vie di
piacevolezza per ridurgli; ma essersi sempre fatti più insolenti.
Attendere superbamente, che gl'Inglesi si avvicinino supplichevoli; che
facciano ogni desiderio loro; tutto essersi fatto ciò, che gli amici
degli Americani desiderato hanno; tutto essersi sagrificato fuori
dell'onore; non consentire il cielo, che anche questo si abbandoni; non
trattarsi più di tasse, ma di ammendar i commessi errori, di ristorar i
fatti oltraggi. Ciò ricusar gli Americani; e perciò meritar gastigo, il
quale se l'Inghilterra non facesse provar loro, crescerebbe vieppiù
l'insolenza delle colonie ed il disprezzo, in cui ella è di già tenuta
dalle europee nazioni, le quali sono alla pazienza e sopportazione dei
ministri britannici in mezzo a tante e sì gravi provocazioni grandemente
maravigliate. La risposta fu vinta secondo l'intento dei ministri, e con
ciò gli Americani, i quali si erano dati a credere, che il nuovo
Parlamento dovesse meno avverso del passato mostrarsi, furono delle
speranze loro ingannati.
Tuttavia nonostanti queste così vive dimostrazioni da parte del governo,
egli pare, che essendo pervenute in Inghilterra, prima delle vacanze del
Natale, le certe novelle delle cose operate dal congresso, e del
maraviglioso consenso d'animi, che in America si osservava, ripugnando
forse i ministri al por mano agli estremi consiglj, abbian fatto
pensiero di rimettere un poco la durezza loro, ed aprire qualche adito
di concordia. A questo fine lord North ebbe insinuato ai mercatanti
americani, che si trovavano in Londra, facessero petizioni, promettendo,
che sarebbero esaudite. In mezzo a questi barlumi di concordia arrivaron
le nuove dello scisma della Nuova-Jork; cosa grave in sè stessa, e che
ne prometteva delle più gravi ancora. Il ministro di nuovo orgogliatosi
si ristette, e non volle più sentir parlar nè di petizioni, nè
d'accordo. Le cose si volgevan un'altra volta alle risse cittadine ed
alla guerra. Ei sottometteva alle due Camere tutte le scritture
appartenenti alle cose dell'America.
Lord Chatam accorgendosi della pertinacia dei ministri nel voler
continuare negl'intrapresi consiglj, temendo non ne seguissero i più
pregiudiziali effetti, lungamente e molto facondamente, ascoltandolo
tutti con grandissima attenzione, favellò in favor degli Americani.
Nè l'opposizione ai decreti dei ministri si contenne nei limiti delle
due Camere del Parlamento. Una notabil parte della nazione britannica
era del pari avversa, e massimamente i più ragguardevoli negozianti del
regno. Le città di Londra, Bristol, Liverpool, Manchester, Norwich,
Birmingham, Glasgow ed altre, nelle quali più fiorivano il commercio e
le manifatture, presentarono le petizioni loro al Parlamento, colle
quali con vivi colori descrissero i danni ricevuti nel commercio loro, e
quelli che più gravi ancora sovrastavano per la sopravvenuta contesa
coll'America. Lo pregarono, interponesse l'autorità sua, perchè l'antica
quiete ed il passato pacifico stato di cose fossero restituiti. Ma le
preghiere dei negozianti miglior effetto non sortirono, che l'autorità e
le parole del conte di Chatam; e ne furon rimandati non senza molte male
parole da parte dei ministeriali.
Nel mentre che queste cose si facevano, Bollan, Franklin e Lee, agenti
degli Americani in Londra, si rappresentarono nella Camera dei Comuni
colla petizione, che il congresso aveva al Re indiritta, e che questi
aveva rimandata alla Camera, pregando essere in difesa della medesima
uditi. Si levò un romore incredibile, pretendendo i ministeriali, che
non si dovevano nè una leggere, nè gli altri udire; e gli opponenti, il
contrario. Affermavano i primi, che il congresso non era legale
assemblea; che ricevere le sue petizioni sarebbe un riconoscerla; che le
assemblee provinciali ed i loro agenti erano i soli e veri
rappresentanti delle colonie, e che la petizione non conteneva altro,
che le solite lamentanze sui diritti; ma che nissuno mezzo offeriva,
niuna speranza probabile di voler venire ad un accomodamento. Ma i
secondi discorrevano, che quantunque il congresso non fosse una legale
assemblea, era esso però, più che non bisogna, competente per presentar
petizioni, ognuno avendo, o da sè od unito con altri, il diritto di
presentarle; che coloro, i quali firmata la petizione avevano, erano
personaggi dei più autorevoli delle colonie; e salvar pur la spesa, che
si ascoltassero, se non nella pubblica qualità loro, almeno nella
privata; che nissun governo esisteva più nelle colonie; che i moti
popolari vi avevan tutto contaminato; che si doveva perciò far caso
della rappresentanza di quel governo, che la necessità delle cose vi
aveva stabilito; che si ricordassero molto bene, che le disturbanze
americane erano nate, ed a questo termine che si osservava oggidì
cresciute, per non essersi volute le petizioni ascoltare; che si doveva
la presente occasione abbracciare, la quale trasandata, nissun'altra se
ne appresenterebbe, e sarebbe ogni speranza di accordo spenta; che
questa era probabilmente l'ultima pruova che gli Americani volevan fare
d'inchinarsi, la quale ricevuta essendo con alterigia, sarebbe principio
di calamità inevitabili; imperciocchè entrerebbe negli animi di quelli
la disperazione, e con questa la ostinazione. Ma i ministri stavano alla
dura, e pretendevano la dignità dello Stato. La petizione ne fu
disgraziata.
Nè con più benigne orecchie fu udita una petizione dei proprietarj delle
Isole occidentali, i quali posero sotto gli occhi della Camera il danno,
che provavano dall'arrestamento del commercio loro cogli Americani. I
ministeriali guardavan sopra le petizioni, come se altrettanti trovati
fossero delle fazioni; e che se pur, dicevano, dentro le risoluzioni
concernenti l'America vi era qualche danno, questo era un male
necessario, una calamità inevitabile. Aggiungevano, che i mali sarebbero
ancor maggiori, se il governo facesse vista di piegarsi alle voglie dei
sediziosi, o calare agli accordi coi ribelli.
Dopochè ebbero i ministri le petizioni dell'America, e quelle che in
favore di lei dall'Inghilterra e dalle Isole occidentali erano state
porte al Parlamento con sopraccigli levati ricevute; e dopo che ebbero
tutti i partiti ributtati, che dagli opponenti erano stati proposti, si
discoprirono, e nel cospetto di quello disvelarono, quali fossero i
consiglj, che intendevano di seguire per ridurre gli Americani
all'obbedienza. Indotti sempre da quella opinione, che le leghe
americane sarebbonsi risolute di breve per causa degl'interessi diversi,
dei varj umori, delle rivalità che nelle diverse colonie esistevano; ed
a motivo anche, ch'erano grandemente contrarie all'interesse ed ai
comodi dei privati; credendo eziandio, che maggiori privazioni delle
cose al vivere necessarie non avrebbono i coloni così di leggieri
sopportato, si persuadettero, che senza mandare in America numerose
soldatesche, ma solamente con certi rigorosi statuti, con alcune
risoluzioni proibitive, che andassero a distendersi oltre la provincia
di Massacciusset, ed a ferire nelle più interne parti il commercio degli
Americani, potevano l'intento loro ottenere. Al che si deve aggiungere,
che i ministri pensavano, che in America gli uomini parziali per
l'Inghilterra fossero, e molto numerosi, e dei più riputati in quelle
contrade, i quali avrebbero le prime occasioni pigliate per mostrarsi
vivi, e che finalmente gli Americani, siccome erano, giusta l'opinione
dei ministri, d'animo abbietto e poco usi alle guerre, non avrebbero
osato guardare in viso i soldati britannici. Così essi si accostarono ad
alcune deliberazioni, le quali erano forse più crudeli, e certo più
irritanti, della stessa aperta guerra; conciossiachè abbia l'uomo in
minor detestazione quegli che, combattendo contro di lui, gli lascia i
mezzi della difesa, che non quello, che il pone in mezzo alla necessità
della fame, senza ch'egli sen possa con un generoso sforzo sottrarre.
Tali erano, come tosto vedremo, i disegni dei ministri britannici, dai
quali raccolsero quei frutti, che se ne dovevano aspettare. Ma per
mandargli ad effetto era prima di tutto necessario il poter usare una
parola, che gli avrebbe tutti renduti legittimi, e questa era quella di
ribellione. I dottori, che nelle loro consulte avevano introdotti, dopo
di aver molto bene considerato per ogni verso il caso, trovarono una
cosa, la quale, se sarebbe stata certa in altri regni, poteva per
avventura parere a taluno tuttora dubbia in quello d'Inghilterra; cioè,
che nella provincia di Massacciusset esisteva la ribellione. Perciò lord
North addì due di febbrajo, dopo di esser ito divisando la benignità,
colla quale il Re ed il Parlamento avevano proceduto per sostener le
leggi del regno, e la necessità che sovrastava ai ministri di proteggere
efficacemente dalla rabbia dei sediziosi le persone fedeli ed
affezionate, propose, che nella dicerìa, che il Parlamento doveva
indirigere al Re, si dichiarasse, che la ribellione esisteva nella
provincia di Massacciusset, e ch'era questa fomentata e sostenuta da
illegali leghe, da criminosi accordi contrattisi nelle altre colonie con
grave pregiudizio di molti innocenti sudditi di Sua Maestà.
Il dichiarare i Massacciuttesi ribelli era un gettare affatto il dado,
ed un dinunziar loro la guerra. Perciò gli oppositori si mostrarono
molto ardenti nel contrastare alla proposta del ministro; e molti fra di
quelli stessi, che il secondavano, parvero ripugnar molto, e quasi
inorridire ad una cosa sì grave, e tanto pregna di future calamità.
Contendevano, che fossero pure quanti e quali essi erano i disordini in
Massacciusset, l'origin loro e la causa prima dovevansi riferire alle
tente di coloro, quali avevano in animo di stabilire il dispotismo, e
manifestamente tendevano a ridurre alla più abbietta condizione di
servitù gli Americani, da introdursi poscia nel cuore stesso
dell'Inghilterra; e conchiudevano con affermare, che il resistere
all'oppressione era un diritto dei sudditi, e che dell'esercizio di
questo diritto se ne avevano nei regni inglesi altri esempj. Insistevano
ancora, che niun atto di violenza era stato commesso nella provincia di
Massacciusset, che uguali e maggiori non siano stati usati in ciascuna
delle altre, e che questa parzialità avrebbe prodotto pregiudiziali
effetti; che l'aggravar la mano su di una sola provincia colla speranza
di dividerla dall'altre era cosa vana, stantechè tutte erano nella
medesima causa unite; che tutte difendevano i medesimi diritti; che il
dichiarar la ribellione era una cosa, che aveva in sè molto pericolo e
nissuna utilità, non servendo, che ad aggravare il male, a render gli
animi più ostinati, ed a disporgli a resistere con più sforzo e
coll'ultimo sangue; poichè niun'altra speranza era lasciata loro, che
nella vittoria.
Ma i ministeriali, e massimamente i dottori, che gli secondavano,
mantenevano, che i ribelli fatti dovevano col nome di ribellione
chiamarsi; che il resistere coll'aperta forza alle leggi del regno si
riputava ribellione in Inghilterra, e tale dovevasi anche riputare in
America; che la misericordia e la liberalità verso gli obbedienti si
sarebbero tramescolate col rigore e colla forza contro gli ostinati; che
la ragione di Stato e la giustizia richiedevano il gastigo di questi;
che la punizione di pochi avrebbe anche gli altri richiamati al dovere,
e che in tal modo la unione delle colonie sarebbesi disciolta; che del
rimanente la resistenza degli Americani era una cosa da tenersi in niun
conto, essendo essi, dicevano, codardi di natura, inabili ad ogni sorta
d'ordine militare; fievoli di corpo, lordi d'inclinazione; che non
potrebbero continuare un sol anno in guerra, senza che o si
disbandassero, o fossero sì fattamente assottigliati dalle malattie, che
si abbia a credere, che poche forze debban bastare a suggettargli. Il
generale Grant tanto s'infautò in questo pensiero, che disse
spacciatamente, che gli bastava la vista con cinque reggimenti di fanti
di traversar tutta la contrada, e cacciarsi innanzi tutti gli abitanti
da un'estremità del continente all'altra. Queste cose i ministri, che
tenevano del gretto anzichè no, se le lasciavan calare molto volentieri,
e assai dolcemente se le credevano; e questa fu una delle principali
cagioni dell'ardir loro a cominciar la guerra, e dell'avervi fatto
contro sì deboli provvedimenti.
Il partito posto dal lord North fu approvato con due terzi più di voti
favorevoli.
Ma gli opponenti, conoscendo pure di quanta importanza fosse il fare una
sì espressa dichiarazione di ribellione, non si perdettero d'animo; che
anzi il giorno sei dello stesso mese, lord Giovanni Cavendish mosse
nella Camera dei Comuni, che si riconsiderasse.
Il signor Wilkes, uno dei più ardenti libertini di quei tempi, e come si
suol dire un repubblicone largo in cintura, rizzatosi, parlò nei
seguenti termini:
«Io mi maraviglio bene, che in una causa di tanto momento, quale quella
si è, di cui ora si tratta, delle colonie inglesi della settentrionale
America, e nella quale tutti i diritti comuni del genere umano, e tutti
quei punti principali si comprendono, che alle bisogne di Stato, od alla
legislazione si appartengono, si voglia, non so se mi debba dire, con sì
poco riguardo, ovvero con tanta inconsideratezza procedere; e come così
di leggieri sostener si possa, che quelli uomini, i quali sono sovente
stati con sommissime lodi innalzati fino al cielo per l'amore loro verso
di questa patria, per la generosità loro a concederle quegli ajuti, che
le abbisognavano, e pell'egregio valore mostrato in difenderla, ora
siano dall'antico costume loro tanto mutati e diversi, che ingrati,
sediziosi, empj e ribelli s'abbiano ad appellare. Ma se così è, egli è
ben forza il confessare, che per qualche assai grave cagione siano sì
insolite affezioni nate, un tanto cambiamento negli animi dei
fedelissimi popoli intervenuto. Ma chi non sa, chi non conosce la
mattezza nuova, che invasò i nostri ministri? o chi ignora i tirannici
consiglj presi da due lustri in qua? Eglino voglion ora, che noi
portiamo al piè del trono una risoluzione ingiusta, temeraria, piena di
sangue e di un orribile avvenire. Ma prima che questo si permetta loro,
prima che s'intraprenda la civil guerra, prima che la madre impugni
l'armi contro la propria figliuola, spero io, che la Camera sarà per
considerare i diritti dell'umanità, la causa ed il fondamento della
presente querela. Sta per noi forse la giustizia? Certo mai no. E'
bisogna esser affatto nuovo nella costituzione inglese, per non sapere,
che le contribuzioni sono doni gratuiti dei popoli; e' bisogna aver la
mente cieca, per non vedere, che i nomi di libertà e di proprietà
cotanto grati alle orecchie inglesi, non son più altro, che uno squisito
scherno, che un grave insulto fatto agli Americani, se si può nelle
proprietà loro por la mano senza il consentimento loro. E che mestiero
c'è di questo nuovo rigore, di questi insoliti consiglj? Gli Americani
non sono venuti forse sempre, e prontissimamente, e liberalissimamente
in ajuto della patria? Nelle ultime due guerre contro la Francia più vi
concedettero, che non dimandavate, e che concedere non potevano. Eglino
vi furono delle ricchezze loro non che liberali, prodighi; ei
combattettero ai fianchi vostri; ei gareggiarono di valore e di coraggio
con essi voi; ei furono a parte della vittoria contro il comune nemico
della libertà dell'Europa e dell'America, contro l'ambizioso ed infedel
Francese, che noi ora temiamo, che piaggiamo oggidì. Ed in questo punto
istesso, in cui noi gli vogliamo con l'odioso nome di ribelli marcare,
qual è la favella loro, quali le protestazioni? Leggete, che il ciel vi
guardi, la petizione del congresso indiritta al Re, e vi troverete, che
son pronti essi, come sempre stati sono, a testificar la fede e lealtà
loro, i più rilevati sforzi facendo per fornir i sussidj, per effettuar
le leve, quando a norma della costituzione ricerchi ne siano. Eppure si
va qui vociferando da alcuni uomini avventati, che gli Americani
vogliono l'atto di navigazione disfare; che intendono di levarsi di
sotto alla maggioranza inglese. Ma volesse pur Dio, che non fossero più
provocative, che vere queste stesse parole. _Eglino non dimandan altro_,
così favellan essi nella petizione, _che la pace, la libertà e la
sicurezza. Ei non pretendono nè la diminuzione della prerogativa reale,
nè alcun nuovo diritto. Ei son pronti e risoluti a questa prerogativa
difendere, a questa autorità mantenere, ed a quei vincoli stringere
viemmaggiormente, che alla Gran-Brettagna gli congiungono_. Ma i nostri
ministri, forse perchè dire si possa, che puniscono in altri il peccato
loro, questi medesimi vincoli vogliono non solo allentare, ma
disciogliere e rompere affatto. Ci si presenta la provincia di
Massacciusset, come se ella avesse rizzate le insegne della ribellione.
Altri eloquenti ed offiziosi personaggi di questa Camera pretendono
anche tutte le altre province comprendere nei medesimi e delitto e
proscrizione. Ma lo stato presente loro è forse veramente ciò, che
ribellion si chiama? O non forse meglio una giusta e convenevol
resistenza a quegli atti arbitrarj, che la costituzione interrompono,
che le libertà e proprietà loro intraprendono? Ma so ben io quel che
succederà, e non voglio ristarmi dal dirvelo, comunque strano e duro
abbia a taluni sembrare, acciocchè non possa venir io accusato di avere,
in sì grave occorrenza e nel principio delle imminenti calamità, del
debito mio verso la patria mancato. Sappiate adunque, che una resistenza
coronata dal successo si chiama una rivoluzione e non una ribellione;
che il nome di ribellione sta scritto sul dorso del sedizioso che fugge,
e quello di rivoluzione brilla in sul petto del guerriero vittorioso.
Chi ci assicura, che per l'effetto della violenta e folle dicerìa di
questi dì, gli Americani, dopo d'avere sguainato la spada, non siano ad
esempio nostro per gettarne il fodero lungi da loro? Come sappiam noi,
che in poco d'anni non abbiano la rivoluzione del 1775 a festeggiare,
siccome quella noi celebriamo del 1688? Se il cielo non avesse favor
dato, e coronata con un felice evento la generosa impresa dei nostri
padri per la libertà, il nobil sangue loro arrossati avrebbe i fatali
ceppi in vece di quello dei traditori e ribelli Scozzesi; e quello, al
nome inglese orrevolissimo fatto, sarebbe di ribellione tacciato contro
l'autorità legittima del Principe, invece di esser lodato ed esaltato,
come una resistenza autorizzata da tutte le leggi divine ed umane, e
come un generoso cacciamento di un abborrito tiranno. Ma poniamo, che
con più infelice augurio contro di noi combattano gli Americani, che noi
con Jacopo combattuto non abbiamo, non sarà forse perniziosa e
deplorabile la vittoria? Non saranne perduta, non che l'americana,
l'inglese libertà? Quegli eserciti, che soggiogheranno i coloni,
suggetteranno anche i padri loro. Mario e Silla, Cesare, Augusto e
Tiberio la romana libertà oppressero con quelle stesse soldatesche, che
state erano levate per la superiorità romana mantenere sulle suddite
province. Ma la bisogna andò anche più oltre, che gli autori stessi non
divisavano; poichè i medesimi soldati che spento avevano la romana
repubblica, distrussero e rovinarono da capo in fondo la potenza
imperiale essa stessa; ed in men che non fa cinquant'anni dopo la morte
di Augusto, quegli eserciti che avevano il debito di tener le province
in soggezione, non meno che tre Imperadori nello stesso tempo
chiarirono, dell'Impero disponevano a lor talento, ed a chi più lor
veniva a grado il trono dei Cesari concedevano. Ma non posso io meglio
restar capace della prudenza, che della giustizia della deliberazion
vostra. Dove sono le vostre forze? dove le armi? come le manterrete voi?
come le fornirete? La sola provincia di Massacciusset ha in questo punto
trentamila armati in pronto, usi alle armi e pratichi della militar
disciplina; ad un grand'uopo potrà essa condurne in campo novantamila; e
così farà ella al certo, quando ciò, che di più caro ella ha, sarà
tratto a pericolo, quando ella sarà a difendere sforzata contro i
crudeli oppressori i suoi beni e le sue libertà. Quell'onorando Signore,
che porta la fettuccia cilestra, ci assicura che diecimila uomini dei
nostri, con quattro reggimenti irlandesi faran tornar loro un poco di
cervello in capo, e gli faran star queti per bella paura. Ma dove lo
manderete voi, Signore, questo esercito? Per avventura potrete voi
incendiar Boston, o presidiarlo forte; ma la provincia sarà perduta per
voi. Voi avrete Boston, come avete Gibilterra, in mezzo ad un paese, che
non sarà vostro; tutta la terra-ferma d'America sarà in mano dei nemici.
Vedrem rinnovarsi l'esempio della pelle del bue, che circoscrisse i
limiti delle mura di Cartagine. Veggio già fin d'adesso nascere e
crescere l'independenza d'America, e questa la grandezza acquistare, in
sulla libertà fondandosi, dei più ricchi, dei più possenti Stati
dell'universo. Io temo gli effetti della presente risoluzione; io temo
l'ingiustizia e la crudeltà nostre; io ridotto i frutti della nostra
imprudenza. Voi volete gli Americani trarre alla disperazione. Essi le
libertà e proprietà loro difenderanno con quel coraggio, che inspira
l'odio della tirannide, con quell'istesso, col quale i gloriosi nostri
antenati hanno i minacciati diritti loro, e difesi e stabiliti.
Dichiarerannosi independenti, e ad ogni più grave pericolo si
metteranno, ogni altro male incontreranno, ad ogni più crudele sventura
sottentreranno, piuttosto che piegar il collo sotto quel giogo, che i
ministri stan loro apparecchiando. Ricordivi di Filippo secondo, re
della Spagna; sovvengavi delle Sette Province, e del Duca d'Alba. Si
deliberava nella consulta del Re, quale fosse il partito da pigliarsi in
riguardo ai Paesi Bassi. Alcuni consigliavano il rigore, altri la
clemenza. Prevalsero i primi. Il Duca d'Alba fu vittorioso, egli è vero,
per ogni dove; ma le crudeltà sue seminarono i denti del serpente. I
pitocchi, i guidoni di Brilla, come gli chiamavano, tenuti tanto a vile,
quanto gli Americani or sono, furon quelli, che diedero il primo crollo
alla potenza spagnuola. E ragguagliando le probabilità dell'evento da
una parte e dall'altra, può forse l'Inghilterra altrettanta speranza di
vittoria avere, quanta aveva la Spagna? Certo, mai no. Eppure a tutti è
nota l'uscita di quella impresa, e come quel possente impero sia stato
lacerato e diviso in varie parti per sempre. Giovatevi, se un eguale
destino non volete incontrare, della sperienza de' tempi. Ma voi volete
chiarir ribelli gli Americani, ed aggiugnete le più aspre parole, gli
più amari scherni alla ingiuria ed all'ingiustizia. Se voi manterrete la
deliberazione vostra, ogni speranza di concordia è spenta. Gli Americani
vinceran la pruova; tutto il continente dell'America settentrionale sarà
dall'Inghilterra smembrato, e già si rompe quel vincolo, che queste due,
una volta amiche e parenti contrade, tra di loro collegava e
congiungeva. Abbenchè mi giovi ancora sperare, che il giusto disdegno
del popolo inglese sarà per punire gli autori di si perniziosi consiglj;
e che quei ministri, i quali primi inventati gli hanno, pagheran colla
vita loro le pene della perdita della principale fra le province
americane».
Così parlò quell'uomo ardentissimo; e se il suo non è stato profetare,
non vaglia. Dal che si può forse con nuova pruova argomentare, esser
vero il volgar motto, che meglio indovinano i matti che i savj;
imperciocchè tra le altre cose si disse a quei tempi anche quella, che
Wilkes sentiva dello scemo.
Ma il Capitano Harvey parlò all'incontro nella seguente sentenza:
«Abbenchè io non creda di essere da tanto, che nella presente causa io
possa con tanta facondia disputare, con quanta il mio infuocato
avversario ha favellato in favore di coloro, che all'antichissima
potestà della Gran-Brettagna alla scoperta ed armata mano resistono,
essendo quelle gentili discipline, che agli uomini insegnano l'arte del
bene e leggiadramente favellare, troppo dalla mia professione diverse e
lontane, tuttavia non mi rimarrò io dal dirne liberamente quel che ne
sento, quantunque dovessero le mie parole dagli uomini parziali in mal
senso essere interpretate; ed io stesso rappresentato, come autore
d'illegittimi consiglj, come difenditore, siccome essi dicono, della
tirannide. Ed in sul bel principio io non posso non deplorare la
sventura dei presenti tempi; e quel destino, che la nostra cara e
gioconda patria persegue, ch'ella sia a questi stretti termini condotta
non solo dal pervicace animo di quegl'ingrati figliuoli, che vivono
dall'altra parte dell'Oceano, ma eziandio da alcuni fra gli abitanti di
questo regno, i quali, non che per debito di giustizia e di gratitudine,
ma di onore ancora, dovrebbero quella sostentare e difendere, a quella
porger la lingua e le mani ajutatrici. Fintantochè non si porrà un freno
ai sediziosi, i quali con eguale costanza ed arte, che vergogna ed
infamia loro soffiano la discordia, e spargono il veleno loro in ogni
luogo, invano potrem noi sperare, senza venirne agli ultimi danni, di
ridurre i Capi di quel popolo invasato al debito loro. Il negare, che la
potestà legislativa della Gran-Brettagna non sia sovrana, intiera e
generale sovra tutte le parti del suo dominio, mi par cosa troppo
puerile, perchè vi si possa spender più parole intorno. Quello che
voglio dire si è, che sotto queste coperte di diritti, sotto questi
colori di franchigie, con questi pretesti d'immunità nascondono questi
buoni e fedeli Americani il disegno non nuovo, ma ora apertamente messo
avanti, di levarsi dal collo ogni specie di superiorità, e ad ogni modo
una nazione independente diventare. Si dolsero gli Americani della tassa
della marca. Ella fu tolta. Furonne essi contenti? Mai no; anzi
ridussero le cose a peggiore stato, ora non volendo rifar i danni agli
offesi, ed ora quelle risoluzioni annullare, che pizzicavan già fin
d'allora di ribellione. Eppure non si trattava in quei casi di tasse nè
interne nè esterne. Furono quindi posti i dazj sul vetri, le carte, i
colori ed i tè. Di nuovo si ammottinano; e la benignità di questa troppo
amorosa madre rivocava ancora la più parte di quei dazj, lasciando solo
quello in sui tè, che doveva al più gettare sedicimila lire di sterlini.
Anche questa avrebbe per l'inudita pazienza e mansuetudine sua rivocata
la Gran-Brettagna, se i coloni, coi quieti e pacifici modi procedendo,
avessero la rivocazione addimandata. Ora si lamentano degli eserciti
stanziali mandati colà per mantenervi la pubblica quiete. Ma, in nome di
Dio, qual è la causa della presenza loro in Boston? Le disturbanze
americane. Se i coloni non avessero dapprima la pubblica tranquillità
turbata; se non avessero insultati i vostri uffiziali; se le proprietà
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