Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 1 - 08

Total number of words is 4368
Total number of unique words is 1545
38.1 of words are in the 2000 most common words
53.8 of words are in the 5000 most common words
60.9 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
non avesse di ricorrere all'industria ed alle materie dell'Inghilterra.
E come se queste non fossero già assai mortali ferite al commercio della
madre europea, si parlò nella Virginia e nella Carolina Meridionale di
cessare ogni trasporto di tabacco verso la Gran-Brettagna; la qual cosa
avrebbe un danno gravissimo arrecato, sia per la diminuzione della
rendita pubblica, che ne sarebbe seguìta a motivo della diminuzione
delle gabelle d'entrata, e sia per quella del commercio stesso, portando
gli Inglesi a vendere in gran copia di quella merce nei mercati esteri.
Le calende di novembre, giorno prefisso dalla legge per l'uso della
carta marchiata, non fu che se ne potesse trovare un sol foglio in tutte
le colonie della Nuova-Inghilterra, della Nuova-Jork, della Cesarea
della Pensilvania, della Virginia, della Marilandia e delle due
Caroline, essendo stata quella, o arsa ai tempi delle commozioni
popolari, o rimandata in dietro in Inghilterra, ovvero in mano dei
popolani caduta, i quali la custodivano gelosissimamente. Quindi ne
nacque una sospensione ed arrestamento totale di ogni negozio, che senza
la carta marchiata eseguir non si potesse. Solo gl'impressori delle
gazzette la bisogna loro continuarono, scusandosi con dire, che se
l'avessero cessata, il popolo avrebbe loro tale ammonizione data, che
mal per loro; e le gazzette, che uscivano stampate sulla carta marchiata
venute dal Canada, nissuno procacciava. Le Corti di giustizia furon
chiuse; i porti serrati; i matrimonj stessi non si celebravano, ed una
incomodissima e general fermata di ogni utile o necessario atto, o
commercio civile si venne ad originare.
I governatori delle province, quantunque obbligati fossero, con penalità
severissime e con giuramento, a far l'atto della marca eseguire,
tuttavia vedendo dall'un canto la ostinazione degli Americani,
dall'altro che nella più parte delle Terre non si poteva più alcuna
quantità di carta marchiata ritrovare, e considerato l'incredibil danno,
che dalla general fermata di tutti i negozj civili nasceva tanto ai
particolari, quanto all'universale, statuirono concedere, fondandosi
sull'impossibilità di procacciar carta marchiata, lettere di dispensa a
chi ne chiedeva, e particolarmente alle navi, che dovevano dai porti
uscire, acciò queste non potessero nelle altre parti dei dominj inglesi
andar soggette alle gravissime multe per non essersi all'atto della
marca conformate. Solo il vice-governatore della Carolina Meridionale,
trovandosi a quel tempo il governatore lontano, si ostinò a volere ad
ogni modo, fosse eseguita la provvisione, e non consentì mai a concedere
le dispense. E non si può dire quanto sia stato il danno, che ebbero a
provare in ogni sorta di trattati e transazioni civili gli abitanti di
questa ricca colonia per sì fatta ostinazione delle parti.
Ma la provincia di Massacciusset, la più popolosa di tutte, e nella
quale l'opposizione alle mire inglesi era e più ostinata e più
universale, prese un'altra deliberazione, la quale fu di somma
importanza, e venne da tutte le altre messa ad effetto. I Capi
massacciuttesi considerarono, che i moti popolari da una parte sono
soliti in poco tempo a risolversi, e dall'altra che i governi, per
serbare il grado e la dignità loro, sono più inclinati a gastigar gli
autori, che a tor via le cagioni che lor diedero origine: perciocchè
contro di essi si riuniscono e le ragioni di Stato e l'amor proprio
punto di coloro che governano; riflettendo eziandio, che il carteggio
regolare introdottosi generalmente tra i figliuoli della libertà delle
diverse province, quantunque cosa di gran momento fosse per indurre e
mantenere un'opinion comune, non era però altro, che una corrispondenza
di uomini privati, ed in niun grado pubblico operanti; e che sebbene
alcune delle assemblee dei rappresentanti di ciascuna provincia si
fossero con opportune deliberazioni opposte alle ultime leggi, ciò
nonostante non erano queste se non deliberazioni o rimostranze di
province particolari, le quali tutto il Corpo delle colonie inglesi
unite insieme non rappresentavano, determinarono di operare in modo, che
venisse a farsi un Congresso generale, al quale ciascuna, e tutte le
province i deputati loro mandassero, acciò si contraesse come una
universale e pubblica lega contro le leggi, delle quali l'America si
doleva. Speravano, che il governo inglese avrebbe usato più riguardo
alla opposizione e rimostranze di questa, che non a quelle dei privati,
o delle assemblee provinciali l'una dall'altra separate. Forse speravano
ancora, siccome verisimilmente covava nelle menti loro il disegno della
independenza, che per mezzo di questo Congresso le colonie
s'avvezzerebbero ad adoperare in comune, ed a considerare sè stesse,
come una sola ed unita nazione. I primi a dar queste mosse furono gli
Otis padre e figliuolo, e Jacopo Warren; i quali camminavano con maggior
affetto degli altri in queste cose. Ne fu perciò messo il partito nella
Camera dell'assemblea, il quale fu vinto, avendo determinato, esser
molto spediente, si facesse un Congresso, più presto il meglio, di
altrettante commissioni mandate dalle Camere dei rappresentanti, e
borghesi delle varie colonie per consultare insieme intorno le presenti
occorrenze, e per fare ed inviare in Inghilterra le rimostranze, che
fossero del caso; e questo Congresso dovere nella città della Nuova-Jork
il primo martedì di ottobre esser convocato. Questo fu il primo
Congresso generale tenutosi nelle colonie, dacchè erano i tumulti
americani incominciati, il quale diede l'esempio, e poscia l'origine a
quell'altro, che governò le cose dell'America durante tutto il corso
della guerra, che nacque dopo qualche tempo. Le province molto
ringraziarono quella di Massacciusset del suo buon animo verso la
patria, ed i deputati loro al Congresso jorchese elessero. Notabile
esempio, che quei Consiglj stessi, che tendevano a stabilir una legge
per mezzo della disgiunzione degli animi prodotta dal rispetto
degl'interessi particolari di ciascun cittadino, abbian per lo contrario
un consentimento concorde contro la medesima partorito; e che, ove
l'universale obbedienza si sperava di trovare, incontrato si sia
l'universale resistenza. Dal che si può conoscere, che là, dove non sono
eserciti gagliardi per constringere, se non si va a seconda
dell'opinione dei popoli, si porta pericolo di rovinare, e che i
reggitori degli Stati liberi debbono piuttosto ammaestratori essere, che
padroni, e meglio prudenti guidatori, che forzevoli frenatori o
spignitori dimostrarsi.
Adunque il lunedì dei sette ottobre dell'anno 1765 convennero nella
città della Nuova-Jork i deputati delle province americane. Fatto le
scrutinio e raccolto il partito, fu eletto presidente Timoteo Ruggles.
Il Congresso, dopo un lungo preambolo pieno delle solite protestazioni
di lealtà e di fede verso la persona del Re della Gran-Brettagna ed il
governo inglese, incominciò distendendo quattordici capitoli, i quali
altro non sono, che un'asseverazione di quei diritti, che pretendevano
gli Americani avere, e come uomini, e come sudditi della Corona
d'Inghilterra, de' quali abbiamo già molte volte discorso, e querele
sopra le restrizioni ed impedimenti per l'ultime leggi al commercio loro
posti. Composero poscia tre petizioni o rappresentanze da indirigersi al
Re, alla Camera dei Pari del regno, ed a quella dei Comuni. Favellavano
dei meriti degli Americani nell'avere convertiti vasti deserti e terre
incolte in città popolose, e fertilissimi campi; spiagge inospitali in
utili porti; uomini selvaggi, ignoranti e d'ogni umanità privi in
nazioni incivilite e sociabili, alle quali hanno la cognizione data
delle cose umane e divine; avere perciò la gloria, la potenza e la
prosperità della Gran-Brettagna grandemente avanzate; aver godute sempre
le libertà inglesi, per le quali essi sono per tanto tempo sì felici
vissuti; a queste non potere e non dovere rinunziare; non poter essere
tassati, se non per sè stessi; avere infinito dispiacere e danno provato
dalle ultime restrizioni commerciali, e molto più dalla insolita e nuova
provvisione della marca; non potersi, per le peculiari circostanze delle
colonie, pagar quelle gabelle, e quando si potesser pagare, doverne ben
presto le colonie rimanere esauste di pecunia numerata; l'esecuzione di
tali leggi, dover per rimando riuscire anche di molto pregiudizio
all'interesse commerciale dell'Inghilterra; aver le colonie un debito
immenso, tanto verso l'Inghilterra per le incette fatte di lavorii
inglesi, quanto verso gli abitanti loro per le spese nell'ultima guerra
incontrate in prò e benefizio della comune patria; esser evidente, che
più si favorisce il commercio delle colonie, favorirsi anche, e crescere
all'avvenante quello della Gran-Brettagna; in un paese, quale si è
l'America, in cui e le terre sono grandemente divise, e le traslazioni
di dominio molto frequenti, e numerosissimi negozj hanno luogo in ogni
giorno, dover onerosissimo, e del tutto incomportabile riuscire l'atto
della marca; non poter la Camera dei Comuni così di lontano conoscere nè
i bisogni loro nè le facoltà; esser nota a tutti la distinzione tra la
giurisdizione parlamentare nel regolar gli affari di commercio di tutte
le parti del regno, e la tassazione colonaria; per questa ultima appunto
essere state le assemblee provinciali instituite nelle colonie, le quali
inutili del tutto diventerebbono, se il Parlamento assumesse il diritto
di tassare; non avere esse mai attraversati, anzi aver sempre giusta lor
possa, e volonterosissimamente promossi gl'interessi della Corona; amare
i coloni con filiale carità il governo e gli uomini inglesi; amare gli
usi, i costumi, le opinioni loro; amare la dependenza, ed antica
congiunzione loro verso dei medesimi; sperare pertanto e pregare, siano
le umili rappresentazioni loro udite: sia considerato, ed ottimamente
ponderato il misero e deplorabile stato loro; e gli atti, che così gravi
impedimenti e tasse hanno sul commercio loro e proprietà imposti, siano
rivocati, o che in qualsivoglia altra maniera, che meglio conveniente
parrà alla bontà e sapienza del governo britannico, vengano i popoli
americani alleviati e racconsolati.
In queste petizioni inserirono anche, quasi temessero di esser chiamati
a parte della rappresentazion generale nel Parlamento con mandar i
deputati loro ancor essi, un'altra affermazione affatto nuova; e questa
fu, che stante la lontananza, ed altre circostanze delle colonie, non
sarebbe praticabil cosa stata, che eglino venissero in altra maniera
rappresentati, fuorichè nelle assemblee provinciali. E' mossero
finalmente un'altra querela, la quale in ciò consisteva, che siccome le
cause relative alle penalità ed alle multe, le quali non eran poche, nè
modiche, e nelle quali incorrevano quelli, che violassero le
disposizioni delle ultime leggi e dell'atto della marca, dovevano essere
non dai tribunali ordinarj posti sopra queste materie, come in
Inghilterra, giudicate, ma sibbene ad elezione del denunziatore da una
qualche Corte dell'ammiragliato, così affermarono, potere ad arbitrio e
volontà forse di un mariuolo essere trasportati, a fine d'esser
giudicati, da un'estremità all'altra del continente loro, e venir nel
medesimo tempo privati del benefizio, e diritto in tanto pregio da essi
tenuto, quello del Giuri, e dovere la roba loro, e l'onore in mano di un
sol giudice rimanersi.
Addì ventiquattro ottobre il Congresso determinò, che le petizioni
recate fossero presentate, ed il buon esito loro sollecitato in
Inghilterra da uomini a posta eletti da ciascuna provincia, ai quali si
dovessero fare le spese di quel del pubblico. Poi addì venticinque dello
stesso mese, avendo la sua bisogna terminata, si risolvette.
Pervenuta in Inghilterra la notizia delle turbazioni ed ammutinamenti
seguìti in America contro l'atto della marca, si commossero gravemente
gli animi, e questi e quelli furono in varie guise impressionati,
secondo le varie opinioni ed interessi loro. I negozianti ne provarono
gran danno, e non potendo essere delle somme prestate agli Americani
rimborsati, molto detestavano la nuova ed insolita legge, che aveva
l'antico corso delle cose interrotto. La maggior parte di essi non
condannavano, anzi parevano la risoluzione di quelli scusare di non
voler mandar più in Inghilterra le rimesse, credendo, non fossero più in
grado, a motivo delle nuove gabelle, di ciò eseguire. I manifattori,
diminuito assai lo spaccio delle cose loro, si trovarono alle più grandi
strette, e molti eziandio all'estreme necessità ridotti. Gli uni erano
da universal tristezza oppressi; del che ne avevan ben cagione; gli
altri si mostravano fieramente irritati a sì gravi e tante enormità
commesse dagli Americani. Le disputazioni, le contese furon senza
numero. Ogni dì andavano attorno libelli secondo diverse, anzi contrarie
massime compilati. Negli uni gli Americani erano portati al cielo e
chiamati con somme lodi difenditori della libertà, impugnatori della
tirannide, solenni protettori e sostenitori di ciò che l'uomo deve tener
più caro in questa bassa terra; e negli altri notati severissimamente
d'ingratitudine, d'avarizia, d'animi inquieti e torbidi, e perfino di
ribellione. Fra coloro che tenevan qualche grado, correvano le medesime
dissensioni e contese. Quei, che in Parlamento o altrove avevano le
ultime leggi promosse, volevano si procedesse colla forza,
costringessersi ad ogni modo gli Americani all'obbedienza, e punissersi
colle condegne pene gli autori di sì gravi enormità. Quegli altri che le
avevan oppugnate, pretendevano si usasse più mansuetudine; dovessesi
prima ogni altra cosa tentare, che la forza; provassesi di raddolcir
prima gli animi dei coloni; esser sempre tempo di venirne a quella; ma
una volta che si sia sì oltre proceduto ed al sangue ed alla civil
guerra, non potersi vedere, nè quale abbia ad esserne l'evento, nè
quando si possa aspettarne il fine. Si tenne a quei tempi, che lord
Bute, il quale operava di straforo, ed era l'anima di tutto, perciocchè
stava agli orecchi del Re ed era l'occhio suo, consigliasse vivamente,
si girasse la spada a tondo, si usassero i rimedj più efficaci e pronti
per costringere. I gentiluomini della Camera e della magione reale,
essi, che, vivendo quasi in cielo, ignorano le umane miserie, volevano
si recasse in America il ferro ed il fuoco. I membri del clero anglicano
stesso pareva, cosa per altro lontana dalla profession loro, che
tenessero la medesima opinione, e ciò forse, perchè già s'erano
stabilito nell'animo, che, ridotti una volta gli Americani
all'obbedienza, ed imbrigliata, come dicevano, la petulanza di
quegl'ingegni, a fine di prevenire ne' futuri tempi simili rivolgimenti,
si avesse a pigliare il partito d'introdur nelle colonie la gerarchia
anglicana. Si sapeva eziandio, che il Re era inclinato a fare osservar
l'atto della marca colla forza, ma che però, se ciò non si potesse senza
sangue ottenere, desiderava si rivocasse.
In questo frattempo erano stati dimessi i ministri, i quali erano stati
autori degli ultimi impedimenti posti al commercio americano, e della
tassa della marca. In nome, e forse in fatti, un tale scambio era stato
prodotto dalla freddezza, colla quale avevano lo statuto della Reggenza
proposto avanti le due Camere, difeso e sostenuto; e così si credeva
generalmente. Ma egli è molto verisimile, che la cagione e l'occasione
ne siano state offerte dalle commozioni, le quali diedero che pensare
assai al governo, suscitate in Inghilterra dagli operaj ne' lavorii di
seta che si lamentavano, esser venuta meno l'opera loro. E quantunque da
alcuni si dicesse, di ciò esser la cagione, l'essere state dentro del
Regno introdotte quantità straordinarie di drappi forestieri, e
specialmente francesi, la causa vera, o certo una delle principali, si
era quella della diminuzione delle incette americane. E forse già
sospettavasi, o si avevan le prime novelle ricevute delle turbazioni
d'America. Ma il governo faceva vociferare a bello studio, che la
dimissione dei ministri doveva solo allo statuto della Reggenza
attribuirsi; e ciò per non parere di avere il torto in quel nuovo
indirizzo che aveva dato alle cose delle colonie, e potessero i popoli
accagionarne a posta loro i ministri congedati. Imperciocchè
quest'ordine è buono nella costituzione inglese, che quando per un
indirizzo dato a qualche importante affare dello Stato, o sia per la
fortuna contraria o per la necessità delle cose ne viene a sovrastare un
gran pericolo, il qual indirizzo però abbandonar non si potrebbe senza
un'evidente diminuzione del grado e dell'onore del governo, tosto si
cerca, e facilmente si trova, una cagione affatto lontana dalla cosa, la
quale presenti un pretesto sufficiente per dimettere i ministri, e così
succede. Allora appare senza che si dica, come se tutta la colpa fosse
di quelli, e posta di nuovo la cosa in deliberazione, si cambia affatto
la maniera di procedere. Perciò si vede che quello che in altri governi,
dove tutto si attribuisce al Re, non si potrebbe se non se per
l'abdicazione di questo ottenere, senza della quale correrebbe lo Stato
a grandissimi pericoli, e forse a totale rovina, si ottiene in
Inghilterra facilmente col cambiamento dei ministri. In questo modo si
soddisfa in quella contrada al popolo, e nello stesso tempo si provvede
alla dignità del governo, ed alla sicurezza dello Stato. Ma però in
questi usi havvi questo d'incomodo, siccome nelle cose umane è sempre
mescolato il male col bene, che i nuovi ministri si trovano nel
procedere loro molto imbarazzati; conciossiachè fare tutto il contrario
di quello che i predecessori loro fatto hanno, sarebbe un dare del tutto
la causa vinta agli oppositori, o tumultuosi, o ribelli, o nemici
esterni che si siano, ed un dare un nuovo incitamento all'ardir loro.
Operare come quelli hanno operato, sarebbe un continuar nel danno, e far
quello che s'è voluto schifare. Perciò essi sono costretti a seguire una
certa via di mezzo, la quale raro è che conduca a buon fine. Della qual
cosa se ne ha un manifesto esempio nelle rinvolture delle cose che
andiamo scrivendo. Ma al nostro proposito tornando, il marchese di
Rockingam, uno dei più ricchi signori del regno ed in molta estimazione
tenuto da tutti pel suo ingegno, e soprattutto per la sincerità e
candore dell'animo suo, fu eletto primo lord del Tesoro in iscambio di
Giorgio Grenville, e negli altri luoghi furono sostituiti agli amici di
questo, gli amici e parziali di quello. Erano i più, o almeno s'erano
chiariti amici della causa americana; e fra gli altri il generale Conway
era stato eletto segretario di Stato sopra le colonie; della qual cosa
niuna poteva più grata agli Americani riuscire. Questi nuovi ministri
ebbero tosto in animo di rimettere i coloni in migliori termini che non
erano, con operare, che fossero quelle leggi e provvisioni rivocate,
delle quali tanto acerbamente si querelavano, e massimamente quella
della marca. Ma ciò non si poteva far di presente senza una notabile
diminuzione della dignità del governo; ed anche si doveva aspettar la
stagione consueta della tornata del Parlamento, ch'è all'uscita
dell'anno; e finalmente e' bisognava pure che dovessero, o almeno
paressero procurar a sè stessi il tempo d'informarsi ottimamente dello
stato delle cose in America, e di molto bene considerarle, per poter
poscia, con tutto l'apparato e fondamento conveniente, alle
deliberazioni del Parlamento sottoporle. Intanto andavano tentando di
mitigare gli animi, e ridurre a sanità di mente gli Americani, col
rimovere dalle leggi lamentate tutte quelle condizioni, che una larga
interpretazione delle medesime poteva permettere; con parlare nel
carteggio loro coi governatori delle colonie molto rimessamente delle
turbolenze americane; e con fare ai coloni, con parole accomodate,
sperare, che si farebbe ragione alle querele loro. Perciò i commissarj
del Tesoro vennero in questa determinazione, che tutto il ritratto dalle
gabelle della marca fosse di tempo in tempo pagato al quartier-mastro
generale in America, per procurar l'opportuno mantenimento alle
soldatesche che là fanno le stanze loro, e far tutte le spese militari
nelle colonie.
I membri del maestrato sopra il commercio presero in considerazione le
risoluzioni tanto vive dell'assemblea di Virginia, ed opinarono e
rappresentarono al Re, ch'ei manifestasse la reale disapprovazione e
mandasse le più immediate istruzioni ai servitori della Corona in
Virginia, acciocchè procurassero efficacemente l'esecuzione della legge
della marca e di ogni altra che dall'autorità legittima del Parlamento
fosse proceduta, ed in ciò ponessero ogni studio. Ma queste eran lustre
e mostre vane; perciocchè sapevan benissimo che la opinione loro non
sarebbe dal Consiglio privato del Re approvata. Infatti il Consiglio
determinò in questa sentenza, che questa era una materia che non poteva
dal Re nel suo privato Consiglio determinarsi, ed era di facoltà del
Parlamento. Le risoluzioni delle assemblee delle altre colonie furono
nello stesso modo dal nuovo maestrato sopra il commercio rappresentate
al Re, dal quale rapportate essendo nel Consiglio privato, questi ne
diede la medesima risoluzione. Onde appariva che si voleva, che tutte le
deliberazioni, le quali contro gli Americani venivano proposte,
riuscissero vane.
Il segretario di Stato Conway si trovava in luogo molto difficile
constituito. Ei non poteva non condannare gli eccessi, ai quali gli
Americani erano trascorsi; e dall'altra parte abborriva di procurar
colla forza l'esecuzione di una legge, la quale era stata causa di tanto
moto, e che i nuovi ministri, ed egli stesso forse più di tutti,
riputavano, se non ingiusta, certo almeno inopportuna e dannosa. E
perciò ei si mise ad ire pei tragetti ed a temporeggiare, ed in questo
mostrò grandissima destrezza. Nelle lettere indiritte al
vice-governatore della Virginia, ed agli altri governatori delle colonie
mandava loro dicendo, che portava opinione, l'universale dei popoli
virginiani esser ben affetto verso la comune patria; che il tumultuario
procedere di pochi non avea punto diminuita quella fede che Sua Maestà
aveva sempre posta nella sua buona colonia di Virginia; che nè la
Corona, nè i suoi servitori avevano alcun pensiero di violare i reali
diritti e le libertà di niuna parte dei dominj di Sua Maestà; che per
altro il governo non avrebbe mai tollerato, che da certe locali ed
anticipate opinioni venisse la dignità del Parlamento pregiudicata.
Esortava pertanto i governatori a mettere tutti i loro spiriti per
mantenere con ogni prudente modo i giusti diritti (senza però spiegare
di quali diritti egli intendesse di parlare) del governo britannico; e
di preservar la pace e la tranquillità della provincia alla cura loro
commessa. E venendo a parlare dei fatti oltraggiosi e violenti, che
nelle varie colonie erano occorsi, discorreva ch'ei credeva dovessero
del tutto alla più infima plebe, avida sempre di cose nuove,
attribuirsi; ma che gli uomini riputati non vi avessero avuto parte
alcuna, i quali debbon sapere che l'obbedienza e la decente
sopportazione, meglio che le violenze e gli oltraggi, possono
ragionevolmente sollievo, indulgenza e favor procurare; facessero ogni
opera con la prudenza e moderazione di acquetare i tumulti, e che se
questi modi non eran sufficienti, usassero anche la forza per ributtare
e contener nella quiete i tumultuosi; e perchè ciò potessero meglio e
più efficacemente eseguire, ricorressero all'uopo al generale Gage,
governatore della Nuova-Jork e capitano generale delle forze di terra,
ed al lord Calvil, comandante di quelle di mare, per ottenere qualche
buona mano di gente armata; commendava assai la pazienza e la
magnanimità del governatore della Nuova-Jork per essersi contenuto
dall'allumar le artiglierie del Forte contro la plebaglia, che concorsa
vi era per ivi fare le sue scede ed oltraggi; e rallegravasi che in
mezzo a tanti e sì fatti tumulti non si fosse trascorso al sangue.
Allegava finalmente di non poter mandar loro per la lontananza de'
luoghi più precise istruzioni, e che faceva sulla saviezza, discrezione
e prudenza loro molto fondamento. Da queste lettere del segretario di
Stato ognuno può conoscere, qual fosse il consiglio suo intorno le cose
americane; poichè ei parla bene di reprimer colla forza i tumulti, ma
non mai di costringer con quella gli Americani ad uniformarsi alla legge
della marca.
[1766]
Fra tanti romori e travagli giunse al suo fine l'anno 1765, allorquando
fu il Parlamento convocato addì 17 dicembre; e quantunque il Re nella
sua dicerìa avesse fatto cenno alle cose americane, ciò nondimeno questa
materia, la quale teneva sospesi gli animi, non solo in Inghilterra ed
in America, ma eziandio in tutta l'Europa, fu aggiornata fino alla
prossima tornata del Parlamento, che doveva cadere dopo le vacanze del
Natale. Infatti nel giorno diciassette di gennajo del 1766 il Re,
facendo la dicerìa al suo Parlamento, introdusse di nuovo il discorso
sulle rinvolture dell'America, come un oggetto importantissimo, ed il
principale, che nella presente tornata dovesse da quello esser
considerato. Le cose erano da ogni parte a maturità condotte. I nuovi
ministri avevan avanti le due Camere tutte le notizie poste, che a
quello si riferivano; ed avendo precedentemente nella mente loro
delineato la via, che dovevan tenere nel governare questo negozio,
eransi in ogni modo apparecchiati a ributtare le obbiezioni, che dalla
parte contraria sapevano, dover esser in mezzo arrecate. Parimente tutti
coloro, i quali, o per interesse proprio e per radicata opinione, o
spontaneamente, o messi su da altri intendevano i ministri nelle
deliberazioni loro secondare, aveano tutte quelle cose ordinate, che
credevano al fine, che si proponevano, poter condurre. Da un'altra parte
i ministri congedati, e tutti quelli, che le parti loro seguitavano,
avevano ogni opera usata per poter difendere una legge, ch'essi avevano
promossa, e che era la cima dei desiderj loro, avvisando, che oltre
l'amor della propria opinione, di quanto, se non disonore, almeno
scemamento d'autorità e riputazione avesse a riuscire la rivocazione. Ma
fossero qualsivogliano i motivi dedotti dalla ragion di Stato per far
mantenere la legge, erano già pur troppo evidenti i danni, che da quella
aveva il commercio della Gran-Brettagna provato. Perciò, quasi come se
tutti i negozianti del regno si fossero indettati a voler ciò fare,
s'appresentarono al cospetto del Parlamento con petizioni appropriate a
far la legge stornare. Esponevano, quanto decaduto fosse il commercio
loro per causa de' nuovi statuti e delle nuove leggi in sull'America
poste; stare ora ammassate, o guastarsi nei fondachi quantità senza fine
di lavorii inglesi, i quali prima trovavano la via loro verso l'America;
un numero grandissimo di artieri, manifattori e marinari essere
senz'opera e senza vitto; privata l'Inghilterra del riso, indigo,
tabacco, provvisioni navali d'ogni sorta; di olio, di stecchi di balena,
di pelli, di potassa e di altre grasce e derrate prodotte dall'America,
che ivi gli abitanti suoi arrecavano in permuta, e per levare le merci
inglesi; esser eglino privati delle rimesse in lettere di cambio od in
moneta, che i coloni loro procuravano, e che questi coi proventi del
paese a sè stessi procacciavano, i quali non erano, come già
soprabbondanti portati in sul mercato inglese, ma sì in sui mercati
esteri venduti; difettare parimente di quei capi di commercio che gli
Americani, avendosegli colle mercanzie inglesi e coi proventi proprj
procacciati, venivano in Inghilterra a portare; questo commercio,
esercitato da una parte colle mercanzie inglesi, e dall'altra colle
materie gregge dell'America, essere alla nazione inglese di una
grandissima importanza, stantechè tra le altre cose tendeva anco a
diminuire la dependenza sua verso le nazioni forestiere; ma ora il
medesimo essere del tutto guasto, se il Parlamento non interponeva
l'autorità sua; andare i mercatanti inglesi in credito di molti milioni
di sterlini verso i mercatanti americani; non poter più questi, secondo
il costume loro, a debiti tempi far le rimesse; tanto essere il danno
recato loro dalle regole di commercio nuovamente introdotte; e veramente
parecchj fallimenti essere in America accaduti, cosa per lo avanti
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 1 - 09