Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 1 - 18

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gagliardo, le fortificazioni condotte a perfezione, e poca speranza si
aveva di potere quella città sottrarre dalla divozione britannica. Nè
potevano i cittadini aver migliore speranza di scampar per la via del
mare, essendo il porto occupato dalle navi di guerra. In tal caso i
Bostoniani, posti in mezzo all'arrabbiata soldatesca, avrebbero dovuto
tutte quelle calamità sopportare, che dalla licenza militare si possono
temere. Erano essi, come in una sicura prigione rinchiusi, e potevano
anche servir di statichi in mano dei capitani britannici; il che avrebbe
le operazioni, che gli Americani avevano in animo di fare tanto civili,
che appartenenti alla guerra, grandemente impedite. Perciò varj disegni
furon posti avanti per istrigarsi da tanta necessità; i quali, se non
dimostrarono molta prudenza, certo arguirono una non ordinaria
ostinazione. Consultarono alcuni, che tutti gli abitanti di Boston
dovessero abbandonar la città, ed in altri luoghi trasferirsi, dove
sarebbero fatte loro le spese del pubblico. Ma questo disegno era
impraticabile del tutto, perciocchè stava in potestà del generale Gage
l'impedirlo. Altri volevano, che si facesse una generale stima delle
case e delle masserizie degli abitanti, e si ponesse quindi fuoco alla
città, e fossero colla pecunia pubblica ristorati dei sofferti danni e
dei perduti averi. Dopo matura considerazione anche questo pensiero fu
giudicato di difficilissima, anzi d'impossibil esecuzione. Ciò
nonostante molti alla spicciolata lasciavano la città, e nelle parti più
interne della provincia si ritiravano; alcuni pel fastidio del confino,
altri per paura delle vicine ostilità, ed altri finalmente per timore di
essere ricerchi delle cose fatte contro il governo. Ma molti con
ostinata risoluzione eleggevano di rimanere, seguisse quello volesse. I
soldati del presidio infastiditi del lungo confino desideravano di
prorompere, e cacciar via questi ribelli, dai quali ricevevano tanto
incomodo nelle vettovaglie, e che in tanto dispregio avevano. I
Massacciuttesi dall'altro canto erano fieramente sdegnati all'opinione
di poltroneria, nella quale erano dai soldati tenuti, e desideravano di
far qualche pruova per mostrar loro quanto fossero ingannati, e per far
le vendette.
Arrivarono frattanto le novelle della concione tenuta dal Re al suo
Parlamento, delle risoluzioni da questo fatte, e della dicerìa, per la
quale erano stati i Massacciuttesi chiariti ribelli. Tutta la provincia
si pose in arme; la rabbia diventò furore, l'ostinazione disperazione.
Ogni speranza d'accordo fu spenta; la necessità pungeva anche i più
tiepidi; ed un desiderio di vendetta occupava gli animi di tutti. L'esca
è apprestata, le materie disposte, l'incendio imminente. I figliuoli
sono pronti a combattere contro i padri loro, i cittadini contro i
cittadini, e, come dicevan gli Americani, gli amici della libertà contro
gli oppressori, contro gli stabilitori della tirannide. «In quelle armi,
in quelle destre, affermavano, esser posta la speranza di salute, la
vita della patria, la difesa delle proprietà, l'onore delle castissime
donne. Con quelle sole potersi ributtare una efferata soldatesca,
potersi conservar quello che l'uomo ha più caro costaggiù, ed i diritti
intatti alla posterità tramandare; ammirerebbe il mondo il coraggio
loro; gli uomini ingenui gli proseguirebbono coi voti e coi desiderj
loro, e con somme lodi gli esalterebbero infino al cielo; la memoria
loro diventerebbe cara ai posteri, sarebbe d'esempio e di speranza agli
uomini liberi, e di terrore ai tiranni di ogni età; si facesse vedere
alla vecchia e contaminata Inghilterra, quanto potesse quella innocente
ed incorrotta gioventù d'America; si dimostrasse, quanto i soldati
proprj avanzino di valore e di costanza i mercenari; non rimaner altra
via di mezzo; doversi o vincere, o morire; esser gli Americani posti fra
le are fumanti di gratissimi incensi da una parte, e tra i ceppi e le
mannaje dall'altra. S'insorga adunque, si dia dentro, si combatta. Così
richiedere gli interessi più cari di quaggiù; così comandare la santa
religione; così voler quel Dio, che ricompensa al di là gli uomini
virtuosi, e punisce i tristi. Si accetti il felice augurio; che già quei
satelliti prezzolati mandati là da malvagi ministri, per ridurre agli
estremi casi quei popoli incolpevoli, rinchiusi stanno dentro le mura di
una sola città, dove la fame gli conquide, la rabbia gli arrovella, la
morìa gli consuma; non doversi aver dell'evento temenza; la fortuna
arridere alle imprese degli uomini generosi». Così si aizzavano l'un
l'altro; così s'incitavano alle difese. Il momento fatale è giunto; il
segno è dato della guerra cittadina.
Era Gage informato, che i provinciali avevan fatto massa delle armi e
munizioni loro nelle Terre di Worcester e di Concordia, delle quali
l'ultima è a diciotto miglia distante dalla città di Boston. Messo su
dai leali, che gli avevan persuaso, non troverebbe resistenza, essendo,
dicevan essi, i libertini codardi e vili, e forse non credendo, che la
cosa avesse a venire così ad un tratto al ferro, si risolvette di
mandare a quest'ultima alcune compagnie per ivi pigliar quelle armi e
munizioni, ed o condurle in Boston, ovvero distruggerle. Si disse ancora
ch'egli ebbe in mira di far mettere le mani addosso con questa
improvvisa fazione a Giovanni Hancock ed a Samuele Adams, due dei Capi
più vivi dei libertini, e che aggiravano a posta loro il congresso
provinciale, il quale a quei dì si teneva nella Terra di Concordia. Ma
perchè non si sollevassero gli animi, e non si desse origine alle
commozioni popolari, le quali avrebbero potuto sturbar il disegno,
determinò di procedere cautamente e sotto coperta. Perciò comandò ai
granatieri e ad alcune compagnie di fanti leggieri, si tenesser pronti
al marciar al primo cenno fuori della città, aggiungendo, che ciò era,
perchè facessero una mostra, e sì esercitassero in certe mosse e
rappresentanze di fazioni militari. I Bostoniani n'ebbero sospetto, e
mandarono dicendo all'Adams, ed all'Hancock, stessero avvisati. Il
comitato di sicurezza, che così chiamavano un Consiglio d'uomini eletti
per sopravvedere e vegghiare la pubblica sicurezza deliberò, che le armi
e le munizioni fossero disperse qua e là in differenti luoghi. Intanto
Gage per procedere con più segretezza ordinò, che molti uffiziali, che
erano stati del disegno del generale indettati, andassero, come per
diporto, a desinare a Cambridge, la qual Terra, molto vicina a Boston, è
posta in sulla strada per a Concordia. Era il giorno diciotto aprile; la
sera si disperdettero qua e là sulla strada e sui tragetti per tagliar
la via ai procacci, che per avventura vi fossero mandati a fine di
recarvi l'avviso della mossa dei soldati. Il governatore ordinava,
nissuno uscisse dalla città. Per altro il dottor Warren, uno dei più
svegliati libertini, ebbe a tempo odore della cosa, e mandò speditamente
uomini a posta, a qualcuno dei quali fu mozza la strada dagli uffiziali
appostati, altri però trapelarono e portarono le novelle a Lexington,
Terra posta in sulla strada, prima di arrivare a Concordia. Si divulgò
la cosa; la gente traeva in copia; si suonavano in ogni parte le campane
a stormo; le salve sollevavano a calca tutte le Terre circonvicine. In
questo mezzo alle undici della sera un grosso squadrone di granatieri, e
di fanti leggieri fu imbarcato a Boston, ed andò a pigliar terra in un
luogo chiamato Phippsfarm, donde marciò alla volta di Concordia. In
questo stato di cose erano talmente mossi gli umori, che ogni piccolo
accidente gli poteva, siccome avvenne, far traboccare.
Erano i soldati sotto la obbedienza del luogotenente colonnello Smith, e
del maggiore Pitcairn, il quale guidava l'antiguardo. La milizia di
Lexington, essendo incerto l'avviso della mossa degl'Inglesi, s'era
riparata sul finir della notte qua e là. Finalmente verso le cinque
della mattina dei diciannove si ebbe certo avviso, che eran già vicini i
regj. I provinciali che si trovavano più vicini ed in pronto si
assembrarono in numero circa di settanta, troppo pochi certamente,
perchè potessero aver intendimento d'incominciar essi la battaglia.
Arrivarono gl'Inglesi ed il maggiore Pitcairn ad alta voce gridò:
_disperdetevi ribelli; ponete giù le armi, e disperdetevi_. I
provinciali non obbedirono. In questo ei saltò fuori dalle file, e
sparata una pistola, e brandendo la spada, comandò ai soldati traessero.
I provinciali andarono in volta; i regj continuarono a trarre. I
provinciali, ripreso animo, ritornarono alla battaglia. In questo mentre
Hancock, e Adams, si allontanavano dal pericolo; e si narra, che strada
facendo esclamasse quest'ultimo, tutto pieno di contento: _O che
gloriosa mattinata è questa mai!_ Volendo accennare i felici effetti che
dalla sparsione di questo sangue dovevano, giusta l'opinione sua, alla
patria risultare. Aveva egli in mente quel proverbio: _Cosa fatta capo
ha_. I soldati si avvicinarono a Concordia. I terrazzani levatisi e
raunatisi fecer sembianza di volersi difendere; ma veduto il numero dei
nemici si ripararono ad un ponte, che si trovava a tramontana della
Terra, ed intendevano di aspettare i rinforzi dai vicini luoghi. Ma i
fanti leggieri arrivarono a furia, gli cacciarono e s'insignorirono del
ponte, mentre gli altri entrarono nella Terra, e procedevano ad eseguire
gli ordini che tenevano. Guastarono due cannoni da ventiquattro di palla
coi carretti loro, e molte ruote ad uso di artiglierie; gettarono nel
fiume e nei pozzi cinquecento libbre di palle, e disperdettero molte
farine, che i provinciali avevano colà ammassate. Furon queste tutte
quante quelle vettovaglie ed armi, le quali diedero la prima occasione
ad una lunga e crudele guerra.
Ma qui non si terminò la cosa. Arrivavano i minuti uomini, ed i
provinciali s'ingrossavano da ogni parte. I fanti leggieri, i quali
correvano la campagna oltre Concordia, furon obbligati a ritirarsi, e
nell'entrar della Terra seguì un feroce affronto. Molti furon morti da
una parte e dall'altra. I fanti leggieri accozzatisi colla schiera di
mezzo, e col retroguardo si ritirarono speditamente tutti verso
Lexington; imperciocchè tutta la contrada all'intorno s'era levata in
armi, ed i provinciali arrivarono in folla in soccorso dei loro. Prima
che i soldati reali fossero arrivati a Lexington furono grandemente
nojati alla coda ed ai lati, appiattandosi i provinciali dietro le
macìe, le piante e le frequenti siepaje, donde offendevano senza poter
essere offesi. I soldati del Re si trovavano in grandissimo pericolo.
Sospettando Gage della cosa, aveva spedito frettolosamente in ajuto,
sotto i comandi di lord Percy, sedici compagnie di fanti con alcuni
soldati di marina, e due cannoni da campo, i quali arrivarono a
Lexington molto opportunamente, allorquando dall'altro canto vi
giungevano i regj stanchi e cacciati a furia dalle armi provinciali.
Pare molto probabile, che senza di quel rinforzo sarebbero stati tutti
tagliati a pezzi o fatti prigionieri; poichè non avevano più nissuna
forza vivente, ed avevano spese tutte le munizioni loro. Fatta una buona
pausa a Lexington, di nuovo si ponevano in cammino verso Boston,
crescendo ognor più il numero dei provinciali, sebbene non fossero
gl'Inglesi tanto molestati alla coda per causa dei due cannoni, che
tenevano il nemico in rispetto. Ma dai lati erano assaliti vivamente,
traendo gli Americani, i quali addopati ai monticelli ed alle macìe gli
ammazzavano alla sicura. I soldati regj erano anche nojati dal calore e
da un gran polverìo, che, soffiando allora un vento contrario, veniva
loro in viso ed offuscava gli occhi. Gli stracorridori dei nemici,
essendo velocissimi e pratichi dei luoghi, arrivavano per vie traverse
alla non pensata, e facevan molto danno, pigliando di mira
principalmente gli uffiziali, che per questo dovettero aversi molto
riguardo. Finalmente dopo una incredibile fatica e con grave perdita di
gente arrivarono i reali stanchi, anzi vinti dalla lassitudine, avendo
essi camminato quella giornata, senza tener conto del travaglio nato
dalla battaglia, meglio di trentacinque miglia, a tramonto di sole a
Charlestown, ed il giorno dopo traghettarono a Boston.
Questa fu la prima presa d'arme, e tale il fatto di Lexington, che fu il
cominciamento della guerra civile. I soldati inglesi, e più di tutti gli
uffiziali, ne presero uno sdegno grandissimo, non potendo tollerare, che
una gente raunaticcia, che una moltitudine indisciplinata, che infine i
Jankee, che con tale nome chiamavano essi per disprezzo gli Americani,
avessero loro non solamente fatto tenere l'olio, ma di più gli avessero
costretti a dar le spalle, ed a ripararsi dentro le mura di una città.
Per lo contrario i provinciali ne presero un grandissimo ardire, avendo
conosciuto per pruova, che quelle famose soldatesche non erano
invincibili, e che anche le proprie armi loro tagliavano e foravano.
L'una parte e l'altra usarono molta diligenza per provare, che gli
avversarj furono gli assalitori. Affermarono gl'Inglesi, che gli
Americani erano stati i primi a trarre dalle vicine case di Lexington, e
che per quest'accidente le genti britanniche traessero anch'esse,
uccidessero molti dei provinciali, e marciassero quindi a Concordia. Gli
Americani negarono il fatto, e con molta asseverazione raccontarono, che
il maggiore Pitcairn ordinasse ai suoi di trarre, quando dal canto loro
ogni cosa era quieta; del che furono fatte fare molte giudiziali
informazioni e deposizioni. Certo è, che il luogotenente colonnello
Smith prese molto dispiacere, che i suoi avessero sparato. E' par
probabile, che Gage avesse dato l'ordine ai suoi soldati di non trarre,
se non solo nel caso, in cui venissero dai provinciali assaliti; onde se
vero è, come sembra più verisimile, che i primi tiri siano venuti dai
soldati del Re, ciò all'imprudenza piuttosto del maggiore Pitcairn, che
ad altro ordine o causa si deve riferire.
Le due parti si accusarono anche scambievolmente siccome nelle guerre
civili suol addivenire, di molte ed orribili crudeltà. Riferirono gli
Americani, che gl'Inglesi incendiarono molte case, ne saccheggiarono
più, distrussero quanto non potettero portar via, ed ammazzarono
parecchie persone inermi e quiete. Gli Inglesi all'incontro affermarono,
che alcuni dei loro, fatti prigionieri dai ribelli, furono con barbara
ferità tormentati e messi a morte. Raccontarono eziandio, cosa orribile
a dirsi, che uno dei feriti inglesi, rimasto essendo indietro, ed a
grande stento sforzandosi di raggiungere i suoi, fu sopraggiunto da un
Americano, giovane d'anni, ma di animo efferato, il quale gli spezzò con
un'accetta il cranio, e fè schizzar fuora a forza il cervello. La qual
cosa, se essa è vera, il che noi non ardiremo di affermare, quantunque
la troviamo scritta come non dubbia presso autori meritevoli di fede,
falso è bene ciò, che si divulgò allora da molti, che a parecchj tra i
feriti e morti inglesi siano state dalla gente fanatica della
Nuova-Inghilterra, secondo il costume dei barbari, che abitano le selve
nelle contrade poste a ridosso delle colonie, tirate e staccate dal
cranio le zaccagne, gli occhi spinti fuori dalle occhiaje e le orecchie
tagliate. Ci giova credere, e non ci mancano autorità per affermare, che
queste accusazioni sono molto esagerate da una parte e dall'altra; e che
se qualche violenza venne commessa nel calor del fatto, egli è ben
certo, che dopo di quello l'umanità trovò il suo luogo; che anzi si sa
di sicuro, che i feriti rimasti in balìa dei provinciali ebbero a
provare tutte quelle cure, che sono in uso presso le nazioni civili. Fu
anzi mandato dire dagli Americani al generale Gage, che stava in sua
facoltà d'inviar cerusici per medicare ed assistere i feriti, che in
mano loro si ritrovavano.
Da questo primo fatto nacquero due cose, delle quali la prima si è, che
si dimostrò, quanto fossero vani i vanti di quei bravi, i quali fuori e
dentro del Parlamento discorsero con sì inconvenienti parole della
codardia americana; e che generalmente la nazione inglese, ma più di
tutti i soldati, si persuasero che la contesa sarebbe stata assai più
dura e sanguinosa di quello, che si erano dati ad intendere dapprima. La
seconda si è, che gli Americani ripresero maggior animo, e se prima
erano ostinati a volere i diritti difendere, ora diventarono
ostinatissimi. Si debba anche aggiungere, che i racconti delle crudeltà
dalle soldatesche britanniche commesse, vere o false che elleno si
fossero, e che i Capi non mancarono di propagare e magnificare in ogni
luogo, colle più veementi parole e coi più vivi colori rapportandole,
avevano una concitazione incredibile ed una maravigliosa rabbia negli
animi dei coloni ingenerato; e per dare maggior vigore, se possibil
fosse, a queste passioni, fecero gli uccisi con ogni maniera di onorate
esequie sotterrare, estollendogli con sommissime lodi, e chiamandogli
martiri della libertà; i nomi e le famiglie loro erano in molta
venerazione tenuti da tutti. Erano posti e mostrati ad ognuno, come
esempj da imitarsi nell'ardua contesa, nella quale l'America era tratta
dall'ingiustizia e dalla prepotenza inglese.
Sedeva allora il congresso provinciale di Massacciusset in Watertown,
dieci miglia distante da Boston. Avute le novelle della battaglia di
Lexington scrissero una lunga lettera al popolo inglese, colla quale
diedero ogni più minuta contezza del fatto, e si sforzarono di provare,
che le genti del Re erano state esse le prime ad appiccar la battaglia,
traendo contro le pacifiche milizie provinciali; e che avevano tanto a
Concordia, quanto a Lexington molte esorbitanze commesse del nome
britannico affatto indegne. Lo pregavano, si volesse tramettere per
evitar le ulteriori calamità, che soprastavano sì alle colonie, e sì
alla Gran-Brettagna; dichiararono e protestarono della lealtà loro; nel
medesimo tempo affermarono, esser costante ed irrevocabil risoluzione
loro di non volere a nissuna specie di tirannia sottomettersi; e ne
appellarono al cielo per la giustizia della causa loro, per la quale
erano a spendere tutte le facoltà e la vita stessa, ove d'uopo ne fosse,
apparecchiati.
Ma non contenti alle parole, e volendo pigliare un giusto modo alla
guerra, e dar una regola e norma certa ai moti de' popoli, che
tumultuavano a masse per ogni dove, stabilirono le paghe agli uffiziali
ed ai soldati, e fecero statuti per governare la milizia, ed il buon
ordine fra la medesima mantenere. Per poter poi bastare alle spese, le
quali in sì gran frangente erano necessarie, fecero una gittata di
biglietti di credito, i quali si dovessero come moneta in tutti i
pagamenti ricevere, per la guarentigia dei quali impegnarono la fede
della provincia. Dichiararono inoltre, che al generale Gage, per aver
egli mandato genti armate a distruggere ciò che si trovava nei fondachi
pubblici nella Terra di Concordia, e che per questo fatto molti abitanti
della colonia erano stati barbaramente ed illegalmente morti, non si
doveva più niuna obbedienza prestare; che anzi dovesse riputarsi nemico
a quelle contrade.
Deliberarono anche, si dovesse fare una leva di tredicimila e seicento
uomini nella provincia, ed elessero generale loro il colonnello Ward,
soldato molto riputato. La qual milizia dovesse essere la parte di
Massacciusset, e mandaron pregando le province del Nuovo-Hampshire, del
Connecticut, e dell'isola di Rodi, acciò fornissero le rate loro, finchè
si venisse a compire un esercito di trentamila soldati. Giovanni Thomas,
uffiziale molto pratico, fu eletto generale. Il Connecticut mandò
speditamente una grossa schiera verso Boston, al comando della quale
prepose il colonnello Putnam, vecchio uffiziale, che si era acquistato
nelle due ultime guerre il nome di prudente e coraggioso capitano. Nè le
altre province furon lente a far marciare le insegne loro, di modochè in
poco tempo un esercito di trenta migliaia di soldati si trovò raunato
intorno le mura di Boston. Tanta era l'ardenza prodotta nell'universale
dei popoli dal fatto di Lexington, che i generali americani dovettero
mandarne indietro parecchie migliaia. Prese Putnam i suoi alloggiamenti
a Cambridge, e Thomas a Roxbury in sull'ala dritta dell'esercito per
mozzar affatto ogni via al presidio per l'istmo verso il paese
circonvicino. In tal modo fu posto, pochi giorni dopo la battaglia di
Lexington, uno stretto assedio alla città capitale della provincia di
Massacciusset; in tal modo una moltitudine collettizia, ch'erano
riputati ribelli, e di animo codardo e vile, tenevano rinchiusi, senza
che s'ardissero saltar fuori o vettovaglie procacciarsi, molte migliaia
di sperimentati soldati capitanati da un generale di molto valore, che
militavano sotto le insegne del Re, e ch'erano stati inviati colà colla
ferma speranza, che avessero a far cagliar molto alla prima tutti gli
abitatori di una contrada assai più vasta, ed a correre più difficile,
che non è l'Inghilterra stessa. Ma in tutti i tempi gli eserciti
stanziali si son fatto beffe dei soldati dei popoli sollevati; e questi
soldati dal canto loro hanno sovente tenuto il fermo, e fatto stare gli
eserciti stanziali.

NOTA
[3] _Pel Nuovo-Hampshire_. — Giovanni Sullivan, Nataniele Fulsom.
_Per Massacciusset_. — Jacopo Bowdine, Tommaso Cushing, Samuele Adams,
Giovanni Adams, Roberto Paine.
_Per l'Isola di Rodi_. — Stefano Hopkins, Samuele Ward.
_Pel Connecticut_. — Elifaleto Dyer, Rogero Sherman, e Silas Deane.
_Per la Nuova-Jork_. — Jacopo Duane, Enrico Wisner, Giovanni Jay,
Filippo Livingston, Isacco Low, Giovanni Alsop, Guglielmo Floyd.
_Per la Nuova-Cesarèa_. — Jacopo Kinsey, Guglielmo Livingston, Giovanni
Dehart, Stefano Crane, Riccardo Smith.
_Per la Pensilvania_. — Giuseppe Galloway, Carlo Humphreys, Samuele
Rhoads, Giorgio Ross, Giovanni Morton, Tommaso Mifflin, Edoardo Biddle,
Giovanni Dickinson.
_Per la Delawara_. — Cesare Rodney, Tommaso Mackean, Giorgio Read.
_Per la Marilandia_. — Roberto Goldsborough, Tommaso Johnson, Guglielmo
Paca, Samuele Chase, Matteo Tilghman.
_Per la Virginia_. — Peyton Randolfo, Riccardo Enrico Lee, Giorgio
Washington, Patrizio Enrico, Riccardo Poland, Beniamino Harrison,
Edmundo Peddleton.
_Per la Carolina Settentrionale_. — Guglielmo Hooper, Giuseppe Hughes,
Riccardo Caswel.
_Per la Carolina Meridionale_. — Enrico Middleton, Giovanni Rutledge,
Tommaso Lynch, Cristoforo Gadsden, Edoardo Rutledge.

FINE DEL VOLUME PRIMO


TAVOLA DELLE COSE CONTENUTE NEL TOMO PRIMO

Avvertimento _pag._ iii
Nota delle opere, che l'autore della presente storia ebbe
in sua facoltà per la composizione della medesima. » vii
LIBRO PRIMO » 1
_Sommario._ — Opinioni, maniere, costumi, ed inclinazioni degli
abitatori delle colonie inglesi in America. Dolcezza del
governo d'Inghilterra verso i suoi coloni. Primi mali umori
tra l'uno, e l'altro popolo. Modello di governo colonario
proposto dai coloni. Altro modello proposto dai ministri. Altre
occasioni di sdegni in America. Giustificazioni dei ministri.
Disegni, ed instigazioni dei Francesi. Tutti gli Stati
d'Europa desiderano di abbassare la potenza dell'Inghilterra.
Nuove occasioni di disgusto. Tassa della marca immaginata
dai ministri, e proposta innanzi il Parlamento. Gli Americani
se ne sdegnano, e fanno le rimostranze. Lunghi, e
grandi dibattiti tra gli oppositori, ed i fautori della tassa
della marca. Tassa della marca vinta nel Parlamento.
LIBRO SECONDO » 83
_Sommario._ — Querele in America per cagione della tassa della
marca. Grave tumulto in Boston. Sommosse in altre parti
dell'America. Lega di cittadini volti a cose nuove. Semi
d'insolite dottrine intorno l'autorità dello Stato. Leghe
americane contro il commercio inglese. Mirabile costanza dei
coloni. Congresso generale della Nuova-Jork, e sue operazioni.
Effetti prodotti in Inghilterra dalle novelle dei tumulti, ed
ammottinamenti seguìti in America. Ministri scambiati. Nuovi
ministri favorevoli agli Americani. Propongono al Parlamento la
rivocazione della tassa della marca. Dottor Franklin udito dal
Parlamento. Orazione di Giorgio Grenville a favore della tassa.
Orazione di Guglielmo Pitt contro la medesima. Tassa della
marca rivocata. Dimostrazioni d'allegrezza fatte in Inghilterra
per tale rivocazione. Se ne mandano tostani avvisi in America.
LIBRO TERZO » 138
_Sommario._ — Allegrezza dei coloni, udita la rivocazione della
marca. Cagioni di nuove alterazioni. Deliberazioni del governo
a motivo delle nuove ritrosie americane. Ministri scambiati.
Propongono, e vincono in Parlamento una gabella sopra
il te, la carta, i vetri ed i colori. Questa gabella è
accompagnata da altre deliberazioni di sinistro augurio ai
coloni. Nuovi tumulti, e leghe in America. Soldatesche in
Boston. Tumulto con isparsione di sangue in Boston. Giudicio
mirabile in mezzo a tante alterazioni. Mansuetudine del governo
inglese nel rivocar le tasse, solo lasciata quella del te. Gli
Americani non se ne mostrano contenti. Il governo insorge
con deliberazioni rigorose. Gli Americani insorgono dal canto
loro, e fanno mirabili leghe. Te buttato in mare dai Bostoniani.
Consiglj rigorosi dei ministri. Gravi commozioni in
America, e fatti che ne conseguono. Si fanno nuove leghe.
Tutte le province deliberano di fare un congresso generale
in Filadelfia.
LIBRO QUARTO » 200
_Sommario._ — Fede posta dai popoli d'America nel congresso
generale. Disposizione degli animi in Europa, e particolarmente
in Francia verso gli Americani. Deliberazioni del congresso.
Le province le appruovano. Freddezza degli animi in
Inghilterra rispetto la querela americana. Parlamento convocato.
I ministri vogliono, che i Massacciuttesi siano chiariti
ribelli. Orazione di Wilkes contro il partito posto dai
ministri. Orazione di Harvey in favore. Prevalgono i ministri.
Mandano soldatesche in America. Accompagnano il rigore con
una proposta d'accordo, e con promesse di perdoni. Edmundo
Burke propone al Parlamento un altro modello d'accordo,
il quale non si ottiene. Causa principale, per cui i ministri
non vogliono dar ascolto a niuna proposta d'accordo. Rabbia
degli Americani nell'udire, che i Massacciuttesi fossero
stati chiariti ribelli. Ogni cosa in America si volge alla
guerra. Battaglia di Lexington. Assedio di Boston. Universale
consenso dei coloni nel pigliar le armi, e correre alla guerra.
FINE DELLA TAVOLA


Nota del Trascrittore
Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, così come le
grafie alternative (ritrosia/ritrosìa e simili), correggendo senza
annotazione minimi errori tipografici.

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