Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 1 - 10

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i quali in Londra si ritrovavano, vennero in folla per testimoniare la
gratitudine ed allegrezza loro. Le navi, che erano sorte in sul Tamigi
dispiegarono a festa le bandiere; si fecero i fuochi alle case in tutti
i canti della città; si sentivano gazzarre, e si accendevano i falò in
ogni luogo; e, brevemente, non si tralasciarono nissuna delle
dimostrazioni solite a farsi dai popoli in simili occorrenze verso la
bontà del Re e la sapienza del Parlamento. Si spedirono subitamente
corrieri a Falmouth, acciocchè per tutto il Regno e nell'America
portassero le novelle di una legge, che pareva, dovere da una parte,
contentando gli animi, acquetare i tumulti; e dall'altra quei timori
dissipare, che dai danni provati nelle manifatture erano proceduti.

FINE DEL LIBRO SECONDO


LIBRO TERZO

[1766]
Generalmente essendo gli Americani chi nojato dai presenti disordini,
chi offeso dall'interrompimento del commercio, e chi spaventato
dall'apparenza delle future cose, che già parevano a manifesta discordia
risguardare, ricevettero con grandissima esultanza la nuova, che fosse
la legge della marca stata dal Parlamento annullata. Eglino si vedevano
con infinita allegrezza sottratti dalla necessità o di venire agli
estremi danni, ed al sangue civile, la qual cosa si appresentava loro
come in sè stessa abbominevole, e piena di grandissimi pericoli, di
piegare il collo ad un giogo, che detestavano del pari, ed al quale già
più ripugnavano, poichè erano tant'oltre nella resistenza proceduti.
Perciò se siano stati grandi i segni in ogni luogo dell'allegrezza
pubblica, ognuno il può immaginare. L'assemblea stessa di Massacciusset,
o perchè avesse l'animo grato, o forse per viemaggiormente
nell'opposizione confermarsi; perciocchè già erano in quella entrati i
Capi principali del popolo massacciuttese, che probabilmente a
tutt'altra cosa pensavano meno, che a questa di volere la dependenza
dell'America verso l'Inghilterra mantenere, unitamente decretò, si
dovessero render grazie al Duca di Grafton, e ad altri nobili uomini, a
Guglielmo Pitt, e ad altri gentiluomini, i quali nella Camera dei Pari,
ed in quella dei Comuni avevano la difesa dei diritti delle colonie
intrapresa, e fatta l'abborrita legge abrogare. Medesimamente
l'assemblea dei borghesi della Virginia determinò, dovessesi rizzare una
statua al Re in riconoscimento e memoria della rivocazione dell'atto
della marca, ed un obelisco in onore e commemorazione di quegli uomini
degnissimi, i quali si erano con tanta efficacia in favor loro
adoperati. Guglielmo Pitt sopra tutti era diventato l'anima loro, ed il
suo nome con grandissime lodi esaltato fino alle stelle, per aver egli
detto, che gli Americani bene avevan fatto a resistere; poco badando,
ch'egli avesse con sì gravi e forti parole voluto l'autorità
parlamentare sopra le colonie in ogni caso di legge, e di esterna
tassazione stabilire. Ma le minacce guardavan come cose remote, le
asseverazioni di certi diritti nel Parlamento, e come cose speculative,
solo messe avanti per salvar l'onore, per lusingar l'orgoglio
britannico, e per far isgozzare quell'amaro boccone. Dall'altra parte
volevano per la coperta delle passate cose, e fors'anche pei disegni a
venire, farsi scudo di un tanto nome. Coll'istesso animo ricevettero
l'atto declaratorio, il quale nel medesimo tempo venne dal segretario di
Stato trasmesso in America, che quello della rivocazione della marca.
Ciò nonostante, e sotto di questa specie d'allegrezza universale non
quietarono del tutto gli animi; che anzi vi covavano ancora molti mali
umori, e vi passavano segrete ruggini. Le restrizioni poste nuovamente
sul commercio erano state causa di altrettanto disgusto, di quanto
l'atto stesso della marca, principalmente nelle città commercianti delle
province più settentrionali, ed il buon successo della prima resistenza
dava luogo ad ulteriori speranze. Duranti le passate turbolenze si erano
grandemente avvezzati gli uomini alle disquisizioni politiche; si andava
sottilmente ricercando ogni carta, ogni diritto; e raro era, non mai,
che gli Americani dessero il torto a sè stessi. In tali investigazioni e
disputazioni erano sopra di molte cose nate opinioni nuove, e qualche
volta strane ed esagerate sui diritti americani, e sulla natura della
congiunzion loro coll'Inghilterra. Di pari grado s'erano gli animi
inritrositi ed inacerbiti. Tutti stavan molto sollevati, e non avrebbon
lasciato passare un bruscolo in fatto della libertà politica e civile;
dimodochè pareva, a chi molto bene dentro guardava, che la
riconciliazione tra le colonie e la metropoli fosse più apparente, che
vera, e che si sarebbero le prime occasioni pigliate per prorompere di
nuovo nei rivolgimenti e nella discordia.
L'esca al nuovo fuoco, e la cagione di nuove alterazioni fu data dalle
province di Massacciusset e della Nuova-Jork. L'assemblea della prima
stava in mala volontà col governatore Francesco Bernardo, per esser
questi avverso, come credevano, alle prerogative americane; ed avendo
per suo oratore eletto l'Otis, uno de' libertini più svegliati, che si
trovassero a quei tempi in America, il governatore gli diè divieto; la
qual cosa fece grandemente inselvatichire i deputati. Intanto Otis per
far le sue vendette operò tanto, che furono esclusi dall'assemblea gli
uffiziali della Corona, ed i membri della Corte superiore di giustizia,
ch'erano l'Hutchinson, e l'Oliver. Il governatore aspreggiato diè dal
canto suo l'esclusiva a sei fra gli scambj proposti. Così il mal animo
cresceva da una parte e dall'altra. Ma i libertini, che così chiameremo
con vocabolo antico coloro che amano, o fanno professione di amar la
libertà, procedettero più oltre, e fecero sì, che l'assemblea decretò,
che i dibattimenti fossero pubblici, e si construisse un ballatojo per
comodo di coloro, i quali desiderassero intervenirvi. La qual cosa non
fu sì tosto detta, che fatta. La pubblicità delle tornate diè animo ai
libertini, e sgomentò i fautori del governo; quelli eran sicuri di
guadagnar più seguito, quanto più efficacemente delle libertà americane
favellavano; e questi più erano disgraziati, e più venivano in odio
dell'universale, quanto più si sforzavano le parti del governo
mantenere. Onde molti per lo migliore deliberarono di ristarsi. I primi
vantaggiavano d'assai i secondi, perchè, per metter gli avversarj in
voce di popolo, bastava, dicessero, aver eglino, vero, o falso, che ciò
fosse, alla provvisione della marca dato favore.
Il segretario di Stato Conway, coll'atto della rivocazione della legge
della marca, aveva anche inviato ai governatori delle province un'altra
risoluzione della Camera dei Comuni, la quale ordinava, che tutte quelle
persone, le quali per conto del desiderio, che dimostrato avevano di
eseguire esse stesse, o di fare ad altri eseguire un qualche atto del
Parlamento, ricevuto avessero ingiuria o danno, ne fossero ristorate
dalle colonie, nelle quali esse ingiurie o danni fossero state commesse.
Di più il segretario aveva raccomandato ai governatori, dovessero
adoperarsi in modo, che quelle persone fossero per l'avvenire da ogni
altro insulto o disgusto difese, e fosse loro quel rispetto avuto, e
quella giustizia usata, che ed i meriti loro verso la Corona, e le
passate disgrazie richiedevano.
I danni e l'ingiurie erano principalmente stati fatti, ed usate nella
provincia di Massacciusset, ed il governatore Bernardo comunicò tosto
all'assemblea la risoluzione della Camera dei Comuni; ma ciò fece con sì
aspre parole, che quella se ne risentì gravemente, e gli animi di già
male inclinati s'ingrossaron di vantaggio da ambe le parti. Nacquero
quindi varj bisticci, e l'assemblea iva schermendosi ora con una scusa,
ora con un'altra per non far i compensi. Finalmente, venuta la cosa in
nuova deliberazione, considerato dall'un canto, che ad ogni modo avrebbe
il Parlamento potuto, per mezzo di qualche nuovo dazio sui porti di
mare, la pecunia necessaria alle compensazioni raccogliere, e dall'altro
in quanta detestazione sarebber venuti appresso gli uomini prudenti per
questa nuova resistenza, giacchè tante cose già si dicevano della
ritrosia massacciuttese, deliberarono di far le compensazioni a spese
della provincia; e perciò vinsero una provvisione di perdono verso gli
offenditori e di compensazione verso gli offesi. Alla quale il Re pose
poscia il suo divieto; perciocchè l'assemblea colonaria non avesse
autorità di far provvisioni d'indulti e di perdonanza. Tuttavia gli
offesi furon rifatti, e gli offenditori non furono ricerchi. L'assemblea
della Nuova-Jork parve ricevere con miglior animo l'atto di
compensazione, ed i danni furono ristorati alla maggior parte degli
offesi. Solo il vice-governatore Colden non potè la sua ottenere,
allegando l'assemblea, che se la plebe era corsa a suoi danni, ei se
l'aveva molto ben meritato.
Ma nacque in questa medesima provincia un'altra gara, la quale dimostrò,
che non erano ancora posate affatto le alterazioni. Si aspettava nella
Nuova-Jork il generale Gage con una buona mano di soldati, e perciò il
governatore ebbe mandato un messaggio all'assemblea ricercandola,
eseguissero la provvisione del Parlamento ch'essi chiamano atto
dell'ammotinamento, il quale ordina, che in quelle colonie, nelle quali
le genti del Re avessero le stanze, siano provviste di baracche e
d'altre cose di cui hanno bisogno. Per mala forza, ed in parte
acconsentirono, avendo deliberato, fossero somministrate le baracche, il
fuoco, il lume, i letti, ed alcuni altri utensigli, siccome n'erano
stati ricerchi; ma il sale, l'aceto, il melichino e la cervogia non
vollero fornire, dicendo che queste ultime cose non eran solite a
somministrarsi ai soldati quando sono attrabaccati, ma solamente quando
sono sulle mosse. La qual deliberazione accettò il governatore per lo
men reo partito. E qui si vide un manifesto esempio della mansuetudine
dei ministri inglesi in quel tempo; imperciocchè in vece di risentirsi e
gastigare questa nuova disubbidienza, siccome alcuni consigliavano, si
contentarono di promuovere una legge, per la quale si venne ad ordinare,
che l'assemblea della Nuova-Jork fosse proibita dal fare alcuna
provvisione, sino a che non avessero soddisfatto in ogni parte alla
requisizione del Parlamento. Obbedirono poscia gli Jorchesi, e le cose
furono ai primitivi ordini ritornate.
L'istesse querele si rinnovarono in Massacciusset. Sul finir dell'anno
alcune compagnie di artiglieri furon gettate da una fortuna di mare nel
porto di Boston. Il governatore fu ricerco, alloggiassele e fornissele
di ogni oggetto necessario alle stanze. Il Consiglio fu di parere, si
fornissero. La moneta necessaria fu tratta dal Tesoro sul mandato del
governatore. Intanto fu convocata l'assemblea, e volendo eglino la gara,
scrissero al governatore, informassegli se qualche provvisione fosse
stata fatta per le genti del Re; e se altre dovessero arrivare da dover
ivi avere gli alloggiamenti loro. Rescrisse il governatore, mandando il
diario del Consiglio col conto della spesa, aggiugnendo, non aspettar
l'arrivo di nuove genti. Or qui vi fu che fare e che dire. Esclamavano
che il governatore, coll'avere ordinato col solo parere del suo
Consiglio si facesse il fornimento, aveva in punto essenziale operato
contro gli statuti della provincia. Aggiunsero alcune protestazioni
sulla prontezza loro nell'obbedire ai comandamenti del Re, quando
secondo gli ordini pubblici, richiesti ne fossero.
Da questa ostinazione delle due principali province dell'America, e da
questa inclinazione loro a cercare nuove cagioni di contesa, siccome
sentirono in Inghilterra molestia grande coloro, che alle prerogative
americane si erano favorevoli dimostrati, così fu causa, che gli
avversarj loro garrissero per ogni canto, questi essere i frutti delle
ministeriali condiscendenze; questa essere la lealtà, la gratitudine dei
coloni verso la comune madre; quest'esser le prove dell'amore loro verso
la pubblica quiete; questa l'osservanza e l'ossequio verso il governo
britannico; ora essersi levata la maschera dal viso, ora senza alcun
ritegno correre allo scopo della disgiunzione e della independenza;
doversi per tempo imporre un freno a questi spiriti baldanzosi; mostrar
loro, quanto sia pericolosa cosa il contendere coi possenti padri loro,
il resistere alla volontà della Gran-Brettagna; e giacchè così male
corrispondevano alla mansuetudine e bontà sua, nell'avere la tassa della
marca rivocata, un'altra doversi loro imporre, e per mantenere il
diritto, e per fargli direttamente contribuire alla difesa comune del
regno. Questi romori erano assai fomentati dai possessori delle terre
nell'isole britanniche, i quali si davano a credere, che di quanto si
traesse da una tassa posta sull'America, di tanto s'avesse a diminuire
quella, alla quale essi medesimi eran sottoposti. Le quali opinioni
lusingavano grandemente l'orgoglio britannico, ch'era stato tocco in
fino sul vivo dalla rivocazione della tassa della marca, ed ora la
ferita penetrava ancora più addentro per le nuove ritrosità americane.
Il Re stesso, essendochè molto suo malgrado s'era indotto ad
acconsentire a quella rivocazione, si mostrava sommamente alterato, ed
essendo lord Bute tuttavia il suo più intimo consigliere, il quale si
credeva generalmente fosse l'autor principale stato dei consiglj
rigorosi, pareva di nuovo molto inclinato ad aggravar la mano sui
sudditi americani. Perciò, nell'uscir di luglio, un improvviso scambio
ebbe luogo nei ministri, essendo stato il duca di Grafton eletto primo
segretario del Tesoro invece del marchese di Rockingam, il conte di
Shelburne segretario di Stato invece del duca di Richmond, Carlo
Townshend, uomo di natura molto versatile, ma di chiaro ingegno,
camerlingo, ch'essi chiamano cancelliere dello scacchiere, invece di
Guglielmo Dowdeswel; e finalmente Guglielmo Pitt, il quale era testè
stato eletto visconte di Pinsent e conte di Chatam, ebbe il carico di
guardasigillo.
[1767]
I nuovi ministri, eccettuato però il conte di Chatam, il quale, dalle
sue infermità impedito, non interveniva nelle consultazioni,
determinarono d'imporre certe gabelle sul tè, i vetri, la carta ed i
colori che servono all'uso della pittura, che fossero nelle colonie
dell'America introdotti. La provvisione si tenne in pronto per proporla
avanti il Parlamento. Il quale convocato, Carlo Townshend andava
vociferando e vantandosi nella Camera dei Comuni, che conosceva bene
egli un modo di ritrarre una rendita dalle colonie, senza offendere i
diritti ed opinioni loro. Grenville ricolse le parole, e fece una gran
calca al ministro, perchè dichiarasse qual fosse questo modo, e
promettesse, fosse senza indugio innanzi il Parlamento posto. Infatti
poco appresso il camerlingo mosse nella Camera dei Comuni, si dovessero
imporre gabelle sopra il tè, la carta, i vetri ed i colori, che fossero
dall'Inghilterra nelle colonie americane introdotti; si togliessero le
gabelle imposte sui tè, che dall'Inghilterra si trasportassero per alla
volta dell'America, e si ponesse una gabella di tre pensi la libbra su
quelli, i quali sarebbero nei porti americani introdotti. Queste due
provvisioni furono vinte senza molta contraddizione, ed approvate dal
Re. Nel preambolo era stabilito, che il ritratto dovesse servire per
meglio sostentare il governo e l'amministrazione delle colonie; ed
inoltre un articolo ordinava, si formasse in ciascuna provincia
dell'America settentrionale una general lista civile, e ciò senza verun
limite fissare, ch'è quanto a dire, che dal ritratto di queste nuove
gabelle venisse a comporsi una somma di pecunia pubblica, della quale il
governo inglese potesse immediatamente e sino all'ultimo denaro,
disporre per salarj, pensioni e stipendj nell'America, e che questa
pecunia si dovesse e potesse dall'erario estrarre ed adoperarsi in sui
mandati dei ministri; e che quello, che logorati tutti essi mandati,
sopravanzasse, si trattenesse nelle casse all'ordine e disposizione del
Parlamento. Si statuiva eziandio, che il governo potesse colla medesima
pecunia concedere stipendj e salarj ai governatori ed ai giudici nelle
colonie, ed il montare di essi stipendj e salarj determinare. Le quali
ultime risoluzioni erano di troppo maggiore importanza, che le nuove
gabelle stesse non erano, ed affatto pervertivano gli ordini consueti
della costituzione britannica. Imperciocchè, fin dai tempi di Carlo
secondo, questo voler istabilire una lista civile, o sia Camera reale in
America, independente dalle assemblee colonarie, era stato tentato più
volte dai ministri, ma non l'avevano mai potuto ottenere. Ora Carlo
Townshend con quel suo ingegno vivo e svegliato, quasi ridendo, ottenne
con somma facilità quel punto, e ciò ottenne quando era ancora fresca la
memoria dell'opposizione americana in una cosa di minor momento, che
questa, e non erano ancora ben raffreddi quegli umori, ch'erano stati a
tanto incendio concitati. L'altro cambiamento pure di grandissimo
rilievo da queste nuove risoluzioni cagionato si fu, che potendo i
giudici ed i governatori aver salarj o stipendj dai ministri con una
pecunia ritratta per un atto del Parlamento senza l'intervento, e forse
contro la volontà, delle assemblee provinciali, quelli diventavano al
tutto, e dai popoli americani e dalle loro assemblee independenti, e
solo al governo generale, o sia ai ministri britannici obbligati. Le
nuove gabelle dovevan pagarsi facendo tempo dai venti di novembre. E
come se si temesse in Inghilterra, che fosse nelle colonie di troppo
buon grado ricevuta la nuova tassa, e si volesse coll'immagine viva
posta sotto gli occhj degli Americani di quei gabellieri, i quali la
riscossione di quella sopravvedere dovevano, gli animi loro provocare,
si vinse un'altra provvisione che statuiva, si creasse un maestrato di
dogana, che dovesse nell'America risiedere. E per soprammercato a tal
deliberazione fu trascelta per capo la città di Boston, meno di tutte le
altre ad un tal uopo appropriata; perciocchè ivi, più che in altro
luogo, erano gli abitanti fisicosi, ed in sulle proprie libertà gelosi,
e sempre la guardavan molto nel sottile. Erano oltre a ciò poco avvezzi
a veder tra di loro i gabellieri sfoggiarla con grosse paghe, da
ricavarsi dal denaro delle colonie, mentrechè eglino in una molto
stretta mediocrità se ne vivevano.
Da tutte queste cose ne nacque, che di bel nuovo si eccitarono molte
commozioni fra gli Americani; imperciocchè le discordie passate avevano
maggiore inclinazione prodotta verso la resistenza, e le ricerche che
s'eran fatte intorno gli affari politici, avevano le pretensioni dei
diritti, e le voglie di una più larga libertà accresciute. Come questa
era una tassa esterna, vi si sarebbero forse i popoli accomodati, se in
tempi più tranquilli, e senza l'accompagnamento di tante altre
circostanze, che andavan a ferire ciò, ch'essi tenevano più caro, fosse
stata mandata ad effetto. Ma in sì fatto stato di cose non poteva non
avere un cattivo incontro, e molto più, in quanto che il ritratto di
essa era all'oggetto di una rendita pubblica destinato, ed oltre i
limiti di una regola di commercio si estendeva; il che era stato appunto
il soggetto di tante controversie. Ei si vedeva chiaro, che le antiche
pretensioni del governo britannico con tanta contenzione cimentate, di
creare una rendita pubblica nelle colonie per mezzo dell'autorità del
Parlamento, erano di nuovo messe in campo. Perciò si risolvettero in
ogni parte alla resistenza; e siccome quando si riscaldano tra gli
uomini le cose, eglino negli antichi limiti non si contengono, ma
procedono per l'ordinario più oltre, così nei diarj pubblici di Boston
s'incominciaron a metter fuori nuove ed insolite dottrine intorno
l'autorità del Parlamento. Già si gettavan motti verso l'independenza, e
si diceva, che i liberi uomini non debbono più venir tassati, che
governati senza il consentimento loro, il quale dato sia da una
rappresentazione o reale o virtuale. La potestà legislativa del
Parlamento britannico sull'America era, non che recata in dubbio,
negata; ed ora abbracciando le massime di coloro, i quali all'atto della
marca nelle due Camere contraddetto avevano, affermarono, esser vana la
distinzione tra la tassazione esterna ed interna; che nè l'una, nè
l'altra stavano in facoltà del Parlamento; che questo non aveva niuna
autorità di far leggi, che obbligare gli potessero; e, brevemente,
tant'oltre procedettero, che mantennero, che il non avere rappresentanti
in Parlamento, da ogni qualunque soggezione al medesimo gli esentasse. I
diritti, che pretendevano i coloni godere, furono con molta chiarezza e
con una certa eleganza di stile esposti in un libretto, che aveva in
titolo: _Lettere di un coltivatore in Pensilvania agli abitanti delle
colonie inglesi_. L'autore era Giovanni Dickinson, e furon ricevute con
allegro animo da tutti. La concitazione divenne tosto generale. Di nuovo
si ebbe ricorso alle leghe contro l'introduzione dei lavorii inglesi, ed
in favor dei proprj; ed a questo effetto in Boston si portò attorno una
carta, in cui quei che volevano entrar nella lega, dovevano
sottoscriversi, obbligandosi a non fare acquisto di certi oggetti di
commercio dopo l'ultimo giorno di dicembre. Per altro Jacopo Otis, la
cagione non si sa, o perch'ei fosse sventato, o forse perchè
ordinariamente gli uomini più ardenti nelle opinioni sono anche i meno
costanti, o perchè veramente sospettasse, la colonia di Massacciusset
dovesse restar sola nella presente bisogna, rimutatosi, orò con una
lunga dicerìa in favor del governo. Con tutto ciò la lega fu approvata
alla Provvidenza, a Nuovo-Porto, e nelle Terre del Connecticut. Ma però
il negozio di queste leghe andò questa volta molto rimessamente,
malgrado tutti gli sforzi degli adirati.
[1768]
Sedeva nel principio dell'anno 1768 l'assemblea di Massacciusset, la
quale tosto entrò nella considerazione delle nuove tasse. Scrisse ella
lungamente a Dionigi de Berdt, agente suo in Londra, acciò facesse le
rimostranze. Protestarono dell'amore loro verso la Gran-Brettagna, e
condannarono ogni pensiero d'independenza; si gloriarono del nome
inglese, e di essere della costituzione britannica partecipi;
osservarono, che è manifesto il disegno di trarre una entrata pubblica
dalle colonie senza il consenso loro, cosa affatto contraria agli ordini
pubblici ed ai diritti loro; e che se qualche volta gli uomini digradano
la propria vita, od hanno la libertà in dispregio, eglino sono però
sempre, ed inviolabilmente attaccati alla roba loro; e quelli stessi,
che disprezzano tutti i dettami del diritto e dell'onesto, e la fede, e
la verità, ed ogni legge divina ed umana hanno a vile, non è però, che
non tengano in gran conto il denaro; i Barbari stessi, che abitano le
selve, conoscere ed osservare il diritto di proprietà, ed avere
altrettanto cari l'arca, le frecce e le reti da pescare e da uccellare,
quanto gli altri popoli l'oro e l'argento, e le cose più preziose. I
progetti dei livellatori, e la comunanza dei beni essere altrettanto
vani ed impraticabili, quanto sono arbitrarj e dispotici i disegni di
coloro, i quali vorrebbero della proprietà di tutti la Corona investire.
E qual proprietà poter rimanere ai coloni, se, senza il consenso loro,
può loro tolta essere? Favellaron poscia lungamente dei diritti loro, e
dei benefizj commerciali, che dalle colonie ritrae l'Inghilterra;
affermarono gli stipendj ed i salarj dati dalla Corona ai governatori ed
ai giudici esser cose da dover isgomentare gli uomini liberi
dell'America; niuno più efficace fondamento esistere alla tirannide, che
questo, massimamente in America, dove, altrimenti che in Inghilterra, i
giudici tengono il magistrato per sempre, e non durante la buona
condotta; essere pronti i coloni a far le spese necessarie per lo Stato
senza l'intervento dell'autorità parlamentare; niuna necessità aversi
degli eserciti stanziali in America; abborrire essi gli eserciti
stanziali, come pericolosi alla pubblica libertà, e dover temere
l'Inghilterra, coll'esempio degli antichi tempi, che il tener grosso
esercito di soldati mercenarj in un paese così lontano, faccia sorgere
una volta un altro Cesare, che usurpi infine l'autorità del suo Signore.
Si dolsero ancora del nuovo maestrato della dogana, siccome quello, che
tende a far pullulare un mondo di pubblicani, gente nojosa al popolo, ed
al buono e retto costume dannosa. Si querelavano anche gravemente della
sospensione cotanto insolita dell'assemblea della Nuova-Jork, ed
asserirono, non esistervi più alcuna libertà, ed essere le assemblee
inutili, se, vogliano, o non vogliano, hanno esse a far la volontà del
Parlamento. E posto anche quello, che non è, che le nuove provvisioni
siano al diritto conformi, soggiungevano, che certo era, ch'elleno
riescono molestissime ai popoli, che la fede e l'amore tra le due
nazioni ne proveranno una notabile diminuzione. Le quali cose un buon
governo deve pur ben considerare. Sapere i coloni, che era nato il
costume in Inghilterra di sparlare delle assemblee colonarie, e di
essere tenuta in poco conto; del che aversi gl'Inglesi a guardar molto
bene, e più che gli Americani stessi; perciocchè nei passati regni vi
fosse anche l'annuale di sparlare del Parlamento; ed il Re Jacopo primo
era solito di dire, che i Lordi ed i Comuni erano cattivi compagni della
monarchia, alludendo in ciò a quell'antico proverbio, che signoria non
vuol compagnia; e se ora, concludevano, si incomincia dalle assemblee
colonarie, si procederà un dì al Parlamento. Raccomandarono finalmente
all'agente loro di fare ogni sforzo per isventare i disegni di coloro, i
quali ostinati erano nel seminar la zizzania tra le due parti del regno,
e nel mantener vivi i mali umori, che, se rattenuti non fossero, era da
temersi, avessero a prorompere in qualche gran rovina.
L'assemblea di Massacciusset scrisse nei medesimi termini al conte di
Shelburne, ed al generale Conway, segretarj di Stato, al marchese di
Rockingam, al lord Camden, al conte di Chatam, ed ai commissarj del
Tesoro. Queste lettere parlavano, secondo il solito, dei diritti dei
coloni, e delle querele loro, chiamandogli tutti, ma specialmente il
marchese di Rockingam, patroni delle colonie, amici e difensori della
costituzione britannica e dei diritti del genere umano. Ordinò che si
presentasse una petizione al Re con molte protestazioni di lealtà, e
molte affermazioni contro i gravami, dei quali si dolevano. Ma la
medesima non contenta a queste cose, volendo far convenire in un animo
solo tutte le province, prese una molto animosa deliberazione, scrivendo
a tutte le assemblee, ch'era ormai tempo, che tutte pigliassero il
medesimo indirizzo, e con concordia di animi allo stesso fine
s'incamminassero. La qual cosa riuscì di non poco disgusto al governo,
ed i ministri nelle lettere loro ai governatori delle province
aspramente la condannarono.
Il governatore, sapendogli quest'assemblea di cattivo, la disciolse. Non
si deve passar sotto silenzio, che da molto tempo vi erano di molti
corrucci tra questo e quella, non ch'ei non fosse uomo d'ingegno e di
esperienza nelle cose; che anzi era peritissimo ed intendentissimo, ma
era riputato nemico occulto alle prerogative americane, e si credeva,
che nelle sue lettere scritte al conte di Hillsborough avesse ed
esortato il governo ai consiglj rigorosi, e le perturbazioni colonarie
magnificate. Da un'altra parte erano i rappresentanti di spiriti alti, e
molto infatuati delle libertà loro. Perciò si stava dall'un canto, e
dall'altro in sul ritroso; e spesso, ad un minimo che, si bisticciavano,
e poche eran le cose, che andasser di quieto. Ella è cosa certa, che
questi sdegni, che correvano tra l'assemblea di una provincia tanto
principale ed il governatore Bernardo, sono una delle più efficaci
cagioni state delle prime turbazioni, ed in ultimo dell'americana
rivoluzione.
Il governo della Gran-Brettagna stimolato continuamente dalle istanze
del governatore, e mal soddisfatto dei Bostoniani, e generalmente dei
popoli di tutta la provincia di Massacciusset, temendo nuovi tumulti, e
volendo l'osservanza delle leggi efficacemente procurare, aveva scritto
al generale Gage, il quale aveva gli alloggiamenti nella città della
Nuova-Jork, ordinandogli, mandasse un colonnello, ed anche maggior
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