Il bacio della contessa Savina - 08

Total number of words is 4345
Total number of unique words is 1884
33.2 of words are in the 2000 most common words
49.8 of words are in the 5000 most common words
57.1 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
duello, che non appiana veruna questione, ma uccide spietatamente,
ciecamente, ingiustamente, leggermente, impunemente. Una sola parola, un
malinteso, un atto fortuito basta per condannare un uomo alla morte,
mentre sommi filosofi e giureconsulti accumulano argomenti
incontrastabili a provare la necessità di abolire la pena di morte,
anche per gli assassini!.... Ci arrestammo tutti con tacito consenso
davanti a quella fossa, ed assistemmo col cappello in mano alla mesta
cerimonia, pensando che l'indomani uno di noi avrebbe potuto subire la
stessa sorte, non chiamato dalla natura, ma da un fatale pregiudizio, il
quale continua a mietere le sue vittime alla luce di civili costumi.


XI.

Finiti i funerali, il signor Nicola ci annunziò che le donne ci
aspettavano tutti a pranzo in casa sua, per suggellare la pace fra i
bicchieri. Don Vincenzo Liserio venne invitato a seguirci, e avendogli
comunicato il motivo del nostro ritrovo ne rimase tanto sbalordito, che
continuò per tutta la strada a trattenerci colle sue interrogazioni,
colle sue sorprese, co' suoi fremiti e co' suoi applausi.
La comitiva raccoglieva i personaggi principali della mia tragedia, e mi
pareva d'essere un capocomico che conduce al teatro la sua compagnia. E
infatti dovevamo assistere ad una commedia o ad una farsa in casa Bruni.
La commedia incominciò al nostro ingresso. Isabella Fieschi, che
attendeva ansiosamente il marito, per dimostrargli la gioia che sentiva
rivedendolo incolume, si gettò fra le braccia del suo Lucchino Visconti
riconquistato, con attitudini degne d'un quadro storico.
Ugolino Gonzaga, trovando quell'entusiasmo esagerato, si mordeva le
labbra, e pareva quasi pentito d'aver cooperato a salvare il tiranno.
Uguccione della Fagiuola, al quale nulla sfuggiva, mi accennava con due
occhiacci stralunati, e con un sogghigno sardonico quel marito
soddisfatto, quella moglie affettuosa e quell'amico malcontento;
indicandomi in pari tempo la beata fisonomia dell'arcivescovo Giovanni,
che ammirava in quegli amplessi la santità del matrimonio.
Francesco Pusterla congiurava come al solito, apparecchiando una serie
di bottiglie, destinate, come la macchina infernale di Fieschi, a far
saltare in aria o cadere in terra la comitiva, Uguccione della Fagiuola,
all'aspetto di quegli apparecchi, rasserenava il volto, mostrava uno
sguardo benigno, dal quale traspariva un'intima soddisfazione, piena di
promesse per darsi un contegno conveniente: egli andava lustrando
coll'avambraccio il suo lungo e speluccato cappello a cilindro, il
quale, partecipando dell'indole testereccia del cervello che proteggeva
dalle intemperie, si mostrava ribelle ad ogni pulitura e si conservava a
strapelo.
Il tiranno aveva assunto l'aspetto dignitoso dell'uomo importante; la
moglie, rassicurata sulla vita del marito, temeva di avere oltrepassato
i limiti dell'entusiasmo, e procurava di riprendere il terreno perduto
sbirciando i più teneri sguardi verso Ugolino Gonzaga, che trovandoli
irresistibili, deponeva il sussiego della illegittima gelosia, per
corrispondere degnamente al nuovo invito.
Infatti pareva che tutto si disponesse a rientrare nell'ordine.... o nel
disordine normale, quando un improvviso fracasso proveniente dalla
cucina venne ad annunziarci un nuovo avvenimento. Finita la commedia,
incominciava la farsa.
Attirati dal rumore siamo corsi tutti in cucina, e vedemmo una finestra
caduta in frantumi, una damigiana rovesciata, un lago di vino sul
pavimento, la Menica colle mani nei capelli, Martino che fuggiva per
evitare il primo impeto del padrone. Che cosa era avvenuto per causare
tanti disordini?... Una piccolissima causa aveva prodotto quei terribili
effetti, proprio come molte questioni di duelli. Ogni momento che
passava ci portava il suo insegnamento. Ecco il fatto. Un sorcio era
entrato in cucina, la Menica aveva chiamato Martino in aiuto, ed esso,
armato d'un bastone, pieno d'ardore contro il nemico, s'era slanciato
nella lotta con un colpo decisivo.... che gettò in terra la damigiana,
facendola in pezzi, poi cadde sulla finestra e ruppe quattro vetri,
aprendo una larga breccia, per la quale il sorcio spaventato, ma
incolume, aveva battuto la ritirata. Cosicchè tutti correvano: noi per
assistere allo spettacolo correvamo sul teatro dell'avvenimento, il vino
correva per la cucina, il sorcio correva pei campi, Martino correva per
la corte, il signor Nicola correva dietro a Martino, la Menica correva
dietro al signor Nicola, e lo raggiunse abbastanza in tempo per salvare
il domestico da un colpo di bastone, che avrebbe dovuto piuttosto
uccidere il sorcio.
--Calmatevi....--gridò Ugolino Gonzaga,--è meglio spargere il vino che
il sangue....
--Non sono di questa opinione!--rispose Uguccione della Fagiuola,--e
questa volta vado d'accordo col medico....
--Che cosa volete dire?...--gli chiese il dottore, offeso di trovarsi
d'accordo in qualche cosa con un individuo che gli era antipatico.
--Intendo dire che voi coi vostri salassi spillate più sangue che vino,
e questo va bene, perchè un eccesso di sangue può togliere la vita,
quando un eccesso di vino non fa che esilararla, o tutto al più
addormenta tranquillamente per alcune ore. È meglio dunque spargere il
sangue.... e riservare il vino, per beverlo in buona compagnia. Per me
avrei preferito che Martino avesse rotta la testa al sorcio e salvata la
damigiana. Se il dottore pensa diversamente, le opinioni sono libere....
ed anche le bestie hanno diritto di difendersi.... e avvicinandosi a me,
mi ripetè sottovoce guardando il dottore.... anche le bestie hanno il
diritto di difendersi scambievolmente.
Il dottore non gli rispose, ma gli diede un'occhiata incendiaria che
voleva dire:
--Linguaccia malefica, se ti potessi cavar sangue, te lo caverei fino
all'ultima stilla!
Il signor Nicola, passato il primo impeto, ritornò tranquillamente in
cucina, rimproverando la Menica d'aver chiamato Martino per uccidere un
sorcio.
--È un imbecille,--egli continuava,--capace di demolire una casa per
prendere una mosca....
Allora il dottore aggiunse sentenziosamente:
--Per liberarci dai nemici interni, non dobbiamo mai contare
sull'intervento degli stranieri!...
--Che ne dite, Tobia?...--chiese il signor Nicola all'organista. Ed egli
rispose:
--Io penso sempre il contrario di quello che pensano i medici e sto
benissimo.
--Cattiva lingua....--soggiunse il signor Nicola ridendo. Il medico
finse di ridere esso pure, per mostrarsi disinvolto, ma la sua fisonomia
tradiva i suoi pensieri. Esso aveva l'aspetto d'un uomo che mastica
fiele e vuol far credere che gli trova il gusto dello zucchero.
Per attendere l'ora del pranzo si misero a giuocare alle carte su due
tavolini: il dottore ed il parroco dirimpetto al farmacista e
all'organista; la signora Pasquetta col signor Nicola a fronte della
signora Giovanna e del giovane allievo del farmacista, che aveva servito
di secondo padrino al dottore.
Io accompagnai l'Agata che andava in cerca di Martino fuggiasco, per
annunziargli l'amnistia ottenutagli dal padre.
Desideroso di sapere come fossero passate le cose ch'io ignoravo intorno
alle predisposizioni del famoso duello, gliene chiesi qualche notizia ed
ella mi disse ingenuamente:
--Dopo la partenza dei testimoni dalla casa del dottore, la signora
Pasquetta, spiritata, era corsa in casa Bruni.
--Presto... presto per carità... chiamatemi il signor Nicola... che ci
salvi tutti... Vogliono uccidere mio marito... mio marito vuol uccidere
Daniele e Tobia; domani sarà un macello, che farà inorridire il paese.
Mentre essa raccontava gli orrori e le lotte di quella sera e la sfida
per l'indomani, comparvero i testimoni che erano stati da me, e che si
recavano dal signor Nicola per tenere consiglio intorno alla condotta da
adottarsi. La signora Pasquetta venne congedata con promessa formale di
accomodamento, prima però che si fosse nulla deciso intorno al partito
da prendersi, raccomandandole caldamente di evitare nuovi scandali, di
lasciare che suo marito si recasse all'indomani al suo posto, ed ella
confidasse in loro.
Ma la conferenza dei testimoni che si protrasse a tarda notte non sapeva
trovare uno scioglimento che appagasse ogni esigenza, quando l'Agata
manifestò modestamente il suo parere.
--Impedire il duello,--disse,--mi pare impossibile; lasciare che si
ammazzino è ancor peggio; o dunque perchè non dareste ai duellanti due
pistole cariche a sola polvere, ond'essi ignorandolo possano provare
tutte le peripezie del duello, senza subirne le terribili conseguenze?
Dopo lunghe discussioni venne accettata la proposta, con giuramento
solenne di conservare il segreto fino al termine dell'affare. E così fu
fatto.
--In tal modo,--io dissi all'Agata,--voi avete inventato un nuovo genere
di duello, che tuttavia non può aver luogo più di una volta sola.
--A me bastava salvare la vita e l'onore di due persone; al resto non ci
pensavo.
--E come avete fatto a scoprire questo stratagemma?
--È stata una ispirazione,--ella soggiunse,--un'ispirazione d'un'anima
santa che veglia in cielo sopra di voi. Mentre mio padre parlava
concitato con Gaspare e Tobia, cercando di persuaderli ad evitare una
disgrazia, io sentiva sul mio seno la medaglia di vostra madre, che
pareva mi pulsasse per chiamare la mia attenzione. Allora mi parve
ch'ella mi dicesse dall'alto «salvate l'onore e la vita a mio figlio» e
certo i miei pensieri mi vennero infusi dalla potenza sovrumana d'una
madre.--Qui, ritirando dal seno la medaglia, me la porse dicendomi:
--Datele un bacio, e un'altra volta siate più savio.
Io baciai affettuosamente la medaglia, ella se la ripose in seno, e
camminammo lungamente in silenzio. Sentivo qualche cosa che mi strozzava
la gola e mi toglieva la facoltà di parlare.
A mezzogiorno preciso Bitto comparve, come al solito, ad annunziare
l'ora del pranzo.
La riunione intorno alla mensa ospitale fu lieta e conciliante. Il vino
ingurgitato ci fece dimenticare quello perduto. E succede sempre così a
questo mondo: i piaceri che consolano i nostri sensi ci fanno
dimenticare i mali sofferti... dagli altri.
Alla fine del pranzo abbiamo chiamato Martino e ci siamo fatti
raccontare la sua lotta col sorcio, ma nel punto più interessante, la
vivacità del racconto esponendoci al rischio di veder rinnovata la
catastrofe, abbiamo dovuto rimandarne la continuazione ad un altro
giorno... come le appendici dei giornali.
--Tregua ai pericoli,--diss'io,--non bisogna provocare troppo la sorte.
Oggi ci dovevano essere dei feriti e degli uccisi, e tutti furono
salvi... uomini e bestie.
--Meno la damigiana!...--soggiunse Uguccione con rammarico, chè,
quantunque saturo di vino, non ne era ancor sazio.
Quando la conversazione si fece generale, e tutti parlavano in una
volta, l'Agata, che mi sedeva vicina, mi disse all'orecchio:
--Gli uomini furono salvi senza loro merito... invece la bestia dovette
la salute alla propria intelligenza, evitando il pericolo con destrezza,
cogliendo il momento opportuno per cavarsela dalla sola uscita
possibile, schivando i colpi malaccorti d'un uomo stupido.
--L'uomo,--io le risposi,--non si fa merito di evitare i pericoli colla
fuga, ma preferisce di salvar l'onore a rischio della vita.
--Ma se le bestie,--ella soggiunse,--non sentono il bisogno della
riparazione delle offese, gli è perchè fra loro non corre l'uso
dell'oltraggio. Vivono più concordi degli uomini, hanno il coraggio di
difendersi contro i propri nemici, quando ne vedono la possibilità, ma
non si espongono leggermente a tanti pericoli.
--Perchè non possono contare sull'intervento della donna,--io
aggiunsi,--la quale, rappresentando la Provvidenza, trova sovente il
modo di accomodare col cuore ciò che l'uomo guasta colla testa!...
Abbassò gli occhi e tacque.--Alla sera, separandoci, eravamo tutti
ritornati amici... almeno in apparenza.


XII.

Un buon sonno mi riposò di tutte le scosse morali del giorno. Il sonno è
lo spazio vuoto che divide le strofe del poema della vita. In quei
giorni nei quali hanno termine i più gravi avvenimenti finisce anche il
canto.
All'indomani del mio duello io cominciai dunque un altro canto colla sua
nuova serie di strofe, cioè ripresi la vita, colle sue note liete e
dolorose, colle sue rime obbligate e monotone, colla sua misura
prescritta dalla prosodia, positiva come il materialismo del verso.
Le note liete mi venivano dalla natura in fiore, che consolava la vista
coi sorrisi della primavera; le note dolorose erano l'eco del primo
amore perduto, delle speranze deluse, dei dolci sogni svaniti. La
monotonia la trovavo nella scuola, ove un gregge d'idioti imparava a
leggere per conoscere anche i mali passati, a scrivere per offendere la
grammatica, a far conti per ingannare il prossimo. Il lato positivo
della vita mi veniva rappresentato da quattro sacchi di farina che mi
pesavano sulle spalle, come all'asino del mugnaio!... Bitto, che non
aveva di questi pensieri, russava tranquillamente a' miei piedi,
aspettando l'ora del pranzo, che non gli sapeva di sale quantunque
andasse a chiederlo in casa altrui.
All'amore deluso avevo tempo da pensarci, la scuola andava avanti da sè,
ma la farina bisognava pagarla.
Mi decisi al taglio d'un boschetto che avrebbe aspettato con vantaggio
per qualche anno; ma quando si ha assoluta necessità di denaro, e si può
trovarlo in un bosco senza assassinare un cristiano, si assassina il
bosco, e si lasciano cantare i giornali, che deplorano il diboscamento
delle pendici, perchè non hanno boschi da tagliare... ma tagliano i
panni addosso ai galantuomini, come se fossero meno sensibili delle
montagne!
Venduta la legna e intascato il danaro, partii per pagare il mio debito
al mugnaio.
Il mulino è collocato in posizione pittoresca, alle falde d'una montagna
vestita d'abeti, sulle rive scoscese d'un torrente, alimentato da una
cascata.
Al cupo fragore della cascata, al gorgogliare delle acque spumanti che
s'infrangono sui macigni caduti dall'alto, e serpeggiano fra i sassi e
le ghiaie del torrente, si confonde il tonfo regolare delle ruote nella
gora, e i battiti dei palmenti. Tutti questi suoni formano un
accompagnamento grave e solenne al gorgheggio melodioso di qualche
uccello sugli alberi, e al cigolare degli assi di ferro che girano sui
perni asciutti. Questo è per l'udito. Per gli occhi, essi nuotano in un
tal lusso di colori da restarne inebbriati. Dal tenero arbusto che si
agita alla brezza sulla sponda del torrente, all'albero gigantesco colla
cima infranta dal fulmine che protende le antiche fronde sui crepacci
delle roccie ingombri delle sue tortuose radici, dal musco che copre di
velluto i legnami fradici del mulino alla vitalba vagabonda che
s'arrampica sulle piante vicine e ricade in festoni, dall'edera che
tappezza i vecchi muri crollanti alle cupe ramificazioni degli abeti che
ascondono i precipizi, si possono annoverare tutte le gradazioni del
verde, e le sue decomposizioni dal giallo bruno al dorato, dal più cupo
azzurro al turchino. Il candore delle spume del torrente illuminate dal
sole, la lucida trasparenza delle acque bianche e cilestri nel letto di
ciottoli, le nude roccie del fondo di colore cenerino contrastano colle
tinte forti dei vicini clivi boscosi, e colle dense ombre che confondono
l'acqua col terreno e le pietre, e il folto degli alberi coll'angolo
della casa.
La scena era stupenda, ma il personaggio ch'io andava a visitare mi era
antipatico come un creditore impaziente, come un orco che mi aveva
divorato un bosco. Ma quale non fu la mia sorpresa quando, avvicinandomi
al mulino, vidi comparire sul pianerottolo delle chiaviche la più bella
testa di donna che possa aspettarsi un pittore in cerca del suo modello
nella campagna di Roma. Era proprio uno di quei bei tipi della Sabinia
che si vedono sovente alle esposizioni sotto al vago costume romano.
Bruni i capelli e la pelle, l'occhio grande e vivace sotto due lunghi
sopraccigli; un busto rigoglioso, due braccia ben tornite che finivano
con una mano pienotta, un complesso di donna vigorosa e fresca, ecco
l'aspetto della mugnaia. Un fiore di geranio rosso collocato
leggiadramente sui capelli armonizzava cogli orecchini che le pendevano
dalle orecchie, e con un filo di corallo che le cingeva il collo. Una
leggierissima velatura di farina copriva quella deliziosa apparizione, e
dava al suo viso il vellutato delle pesche non ancora spiccate
dall'albero. È certo che l'aspetto d'una bella mugnaia deve aver
ispirato la moda della cipria sui capelli e sulla pelle. Pareva che un
nume propizio volesse ricompensarmi a misura di carbone dell'esile
brunetta perduta a Milano, mettendomi davanti una bruna raddoppiata, e
incipriata per giunta. Sorrisi della bizzaria del caso, e se mi fossi
contentato di ammirarla da lontano come la prima, non ci sarebbe stato
nulla di reprensibile... ma un pensiero infernale attraversò la mia
mente, come una tentazione del diavolo!.. Se mi vendicassi?.. io
pensai... ah! l'uomo che ha ricevuto le lezioni dell'amore impara a
vivere, dissi fra me... e passati i vent'anni l'amor platonico non è più
di stagione... Io non intendo,--ripetevo a me stesso,--io non intendo
passare la vita adorando le donne a venti metri di distanza... perchè si
burlino poi di me, e mi voltino le spalle... E meditando l'abbandono
della contessa Savina... e pensando alla offesa ricevuta dal mugnaio...
mi passò per la mente questa idea infernale: se mi vendicassi con una
vendetta complessiva degli oltraggi dell'amore... e della farina?...
della contessa... e del mugnaio?...
Come se la contessa Savina fosse obbligata ad amarmi per forza... ed il
mugnaio a fornirmi la farina per amore!... Ma la natura perversa
dell'uomo gli fa confondere sovente il desiderio col diritto, ed esso
scompiglia la società per tradurre i suoi desiderii intemperanti in
fatti compiuti. Fatto sta che l'aspetto della mugnaia fomentava le mie
cattive inclinazioni, provocando in me un vile desiderio di
rappresaglie. Non era un nuovo amore incipiente che mi spingesse verso
di lei; era l'amore deluso, che m'indicava una vittima sulla quale
potevo esercitare la mia vendetta. Pareva che la sorte offrisse
un'occasione di sfogo ai miei rancori. Una brunetta m'era sfuggita di
mano, un marito mi tormentava per cavarmi del denaro... eccomi una bruna
forte... e forse una moglie debole... che poteva saziare la mia avidità
di vendetta.... Bisogna conquistare quella mugnaia, come la più bella
delle vendette possibili!... Con tali atroci sentimenti entrai nel
mulino.
Io sperava che il mugnaio fosse assente, ma avevo fatto i conti senza
l'oste.
Egli se ne stava in cucina, e tenendosi un marmocchio sui ginocchi, gli
dava la pappa.
--Cospetto!...--dissi,--sor Zaccheo, siete nel pieno esercizio delle
vostre funzioni di balio....
Mi guardò sorridendo, e continuando tranquillamente il suo ufficio, mi
rispose:
--Che vuole! dopo le fatiche ho diritto anch'io di godere qualche
consolazione, l'affetto del mio bimbo; e la sua gioia quando gli dò la
pappa è il massimo dei miei piaceri... veda come mangia con appetito!
--È un vero Gargantua, un lupo cerviere....
--Ha la buona salute di sua madre... poveretto...--poi rivolto al
marmocchio gli diceva:--Mangia, mangia, il mio bimbo, che la fatica di
guadagnarti il pane mi è più cara dell'ozio del milionario che non ha
figli.
Io interruppi le considerazioni patetiche del mugnaio per dirgli:
--Sor Zaccheo... sono venuto a pagare il mio debito.
--Ha voluto proprio disturbarsi a fare questa gita... poteva farmi
avvertire....
--Ho fatto la passeggiata con vero piacere... ora eccovi il denaro.
--Prenda una sedia e s'accomodi,--mi rispose;--poi si mise a chiamare:
Giustina.... Giustina.... Giustinaaa.
La bella moglie comparve sulla soglia colla testa alta, le mani sulle
anche, i gomiti sporgenti.
--Ohè... che c'è di nuovo?..--e quando mi vide seduto in un angolo, mi
fece una riverenza.
--È il signor Daniele Carletti....
--Ah... benvenuto, signor maestro, sta bene?--mi chiese come se fosse
una vecchia conoscenza.
--Grazie, sto benissimo....
--Tanto meglio... la salute è la prima cosa di questo mondo... chi ha
salute ha denaro... perchè quando si sta bene si lavora... e si
mangia...--soggiunse, guardando con compiacenza il suo marmocchio che
spalancava la bocca, dimenando allegramente le braccia, e le gambe,
mentre Zaccheo prendeva la zuppa col cucchiaio di legno, vi soffiava
sopra, l'avvicinava alle labbra per sentire se scottava, poi coll'indice
l'accompagnava lentamente nella voragine di suo figlio.
--Giustina,--disse il mugnaio,--puoi fare il conto al maestro, che si è
disturbato venendo in persona a pagarlo.
--Come?--essa domandò con sorpresa,--ella è venuto in questi greppi
deserti per tale bazzecola?.. è una stradaccia rotta e faticosa.
--Non me ne sono accorto,--risposi.--Sono siti che mi piacciono assai,
ho percorso un cammino delizioso, per giungere in un eden... ove si
vedono le più belle cose del mondo!--e così dicendo la guardavo con un
sorriso significante... ma essa non intendeva nulla, e rimase
indifferente, anzi sorpresa del mio entusiasmo, talchè mi rispose
ridendo:
--Tutti i gusti son gusti... ma questi orridi siti piacciono a poca
gente... nessun viandante s'arresta fra i nostri burroni... anche i
pastori vi passano in fretta per condurre le pecore sulle cime. Sono
boschi e montagne senza paesi... buoni solo pei mugnai, che hanno
bisogno d'acqua per far girare il mulino.
--A me sembrano siti deliziosi... incantevoli... vi passerei volentieri
la vita....--e le lanciai una occhiata assassina... Ma che! fu come se
avessi scagliato un uovo in una roccia!... quella donna era un
macigno!... Essa alzò le spalle ridendo, e concluse:
--Se venisse qui al tempo della neve e del ghiaccio, scapperebbe via
spaventato.
Non c'era verso di persuaderla; intanto il marmocchio avea vuotata la
scodella della zuppa e piangeva. Zaccheo se lo prese in braccio, e
cullandolo leggermente gli disse alcune parole senza significato, ma
carezzevoli tanto che lo calmarono.
Allora la donna prese da uno scaffale un libraccio infarinato, un vero
dizionario della crusca, perchè conteneva tutti i conti del mulino, ove
si registravano i tesori della lingua: il pane e la polenta che
alimentano la popolazione. Deposto il volume sul tavolo, si sedette
gravemente, e sfogliandone le sacre pagine andò a cercare il mio nome
fra i debitori morosi. Il marito si teneva in piedi dietro di lei col
bimbo fra le braccia; io, sedutole vicino mentre essa calcolava il mio
debito, contemplavo la fina lanugine che ombrava leggermente il suo
labbro superiore, e pensavo che le avrei dato volentieri molto più di
quanto mi domandava....
Contatole il denaro, se lo pose in tasca, intinse una penna di tacchino
in un calamaio di legno, e con solenne gravità prese nota del pagamento.
Allora si parlò e si rise sopra varii argomenti. Io canzonavo Zaccheo
sulle funzioni muliebri, egli accarezzava il bimbo, mi rispondeva che i
giovinotti si burlano di ciò che non conoscono, che il cuore non ride
mai... che nelle affezioni si confondono i sessi e le età, che il padre
è come la madre, il nonno è come il nipote.
Mi disse che sua moglie era occupata negli affari, che fra l'uno e
l'altro bisognava aiutare la barca. In tal modo presi conoscenza del
loro sistema di famiglia, nel quale la donna primeggiava col pensiero e
l'uomo con l'opera manuale; la prima ordinava, dirigeva, registrava le
entrate e le spese, il secondo la serviva come un famiglio, andava a
prendere il grano per le case dei villaggi vicini, lo gettava nella
tramoggia, e ne riportava la farina. Infatti la moglie aveva la suprema
direzione degli affari, il marito e l'asino facevano il resto.
Lo squallore del volto del mugnaio, aumentato dalla velatura di farina
che avvolgeva tutta la sua persona, contrastava grandemente colla
freschezza della moglie, la cui rara avvenenza era rilevata da una
salute così vegeta che sforzava le cuciture.
Osservandola attentamente io andava sempre più confermandomi nel
sinistro progetto di farne la conquista, e per facilitarmi le operazioni
dell'assedio trovai necessario di prendere alcune precauzioni,
predisponendo le cose in modo che gli approcci alla fortezza non
riuscissero sospetti. Dissi che mi dilettavo di pittura, occupando le
ore che mi restavano libere dopo la scuola a riprodurre le più belle
vedute del paese. Mostrai il desiderio di copiare quella stupenda
cascata; e questo primo stratagemma mi riuscì a meraviglia. Mi rispose
ch'io non ero il primo che mandasse ad effetto tale divisamento, avendo
già veduto varii artisti seduti per intiere giornate sotto un albero
disegnando il paesaggio. Mi offersero anzi l'ospitalità, se avessi
bisogno di riposo, e la loro ingenua cordialità avrebbe dovuto farmi
subito desistere dalla mia scellerata macchinazione.
Non intendo giustificare un attentato che ora risveglia i miei rimorsi e
mi fa arrossire di vergogna, ma credo d'aver diritto di reclamare le
circostanze attenuanti. Se la bellezza della greca Frine la fece uscire
dall'Areopago assolta da ogni accusa, io sono convinto che all'aspetto
della mugnaia i miei giudici non potrebbero essere più severi dei vecchi
senatori d'Atene e dovrebbero giudicare con indulgenza un giovane di
vent'anni che aspirava alla conquista della Frine del mulino.
Fatto sta che alcuni giorni dopo la prima visita volli eseguire alcune
ricognizioni nei dintorni della fortezza, per conoscere i movimenti del
nemico, e riuscii a scoprire le ore precise delle uscite giornaliere del
presidio.
Il presidio nemico si concentrava naturalmente nel mugnaio, ed io,
nascosto dietro una roccia, lo vidi varie volte alla solita ora
comparire sopra il suo asino, sul vertice d'una collina dietro la quale
s'ascondeva il mulino. E dopo tanti anni mi pare ancora di vederlo.
L'asino, il sacco ed il mugnaio formavano un gruppo d'una mezza tinta
uniforme come il marmo piramidale secondo le leggi scultorie, e spiccava
pittorescamente sul verde scuro del bosco che formava il fondo del
quadro. Mi riuscì dunque agevole impadronirmi del mulino in un momento
opportuno, e gettare qualche razzo incendiario, in via d'esperimento.
Tentativo fallito!... La minaccia d'una vigorosa risposta mi consigliò
subito a battere la ritirata, aspettando una migliore occasione per
ritornare all'assalto.
L'assedio procedeva regolarmente, con tutte le regole indicate
dall'arte. Al mattino andavo a disegnare la cascata: era una finta
necessaria per ingannare il nemico sui miei movimenti; più tardi
rientravo al bivacco, cioè facevo colazione al mulino coi commestibili
che portava meco per alimentare la truppa all'assedio. Talvolta mi
procacciai qualche ghiotto boccone, e dell'ottimo vino... sperando di
prenderla per la gola, ma i miei tentativi riuscirono vani. La mugnaia
accettava cordialmente le mie offerte, se le divorava senza cerimonie, e
colla stessa semplicità mi obbligava di prendere i suoi frutti secchi,
il pesce fritto e la polenta del mulino. Era uno scambio di cortesie
leali e nulla più. Io approfittava di quei momenti per avanzarmi di
qualche passo, colle parallele del sentimento, ma essa mi rispondeva con
un'artiglieria che distruggeva le mie operazioni preparatorie, e rendeva
vane anche le piccole scaramuccie.
Stanco e annoiato di perdere tanto tempo senza frutto, un giorno, con un
rapido movimento, girando la posizione di fronte per l'ala sinistra,
volli tentare di prendere la piazza con un ardito colpo di mano. Ma
anche questa sorpresa ebbe un esito infelice... e pericoloso. Sono
sfuggito per miracolo ad un rovescio, che mi avrebbe causato delle gravi
perdite, se avessi mancato di quel genio che guidava il principe Carlo
d'Austria nelle sue ritirate davanti l'impeto degli eserciti del primo
Napoleone.
Con destrezza insuperabile ho salvata la testa! le difficoltà si
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Il bacio della contessa Savina - 09
  • Parts
  • Il bacio della contessa Savina - 01
    Total number of words is 4395
    Total number of unique words is 1798
    34.0 of words are in the 2000 most common words
    49.1 of words are in the 5000 most common words
    57.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il bacio della contessa Savina - 02
    Total number of words is 4415
    Total number of unique words is 1799
    35.1 of words are in the 2000 most common words
    52.3 of words are in the 5000 most common words
    61.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il bacio della contessa Savina - 03
    Total number of words is 4429
    Total number of unique words is 1816
    32.5 of words are in the 2000 most common words
    47.9 of words are in the 5000 most common words
    57.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il bacio della contessa Savina - 04
    Total number of words is 4464
    Total number of unique words is 1873
    34.0 of words are in the 2000 most common words
    49.9 of words are in the 5000 most common words
    58.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il bacio della contessa Savina - 05
    Total number of words is 4401
    Total number of unique words is 1869
    33.4 of words are in the 2000 most common words
    49.0 of words are in the 5000 most common words
    57.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il bacio della contessa Savina - 06
    Total number of words is 4352
    Total number of unique words is 1831
    34.3 of words are in the 2000 most common words
    48.8 of words are in the 5000 most common words
    56.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il bacio della contessa Savina - 07
    Total number of words is 4390
    Total number of unique words is 1716
    35.3 of words are in the 2000 most common words
    50.5 of words are in the 5000 most common words
    58.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il bacio della contessa Savina - 08
    Total number of words is 4345
    Total number of unique words is 1884
    33.2 of words are in the 2000 most common words
    49.8 of words are in the 5000 most common words
    57.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il bacio della contessa Savina - 09
    Total number of words is 4396
    Total number of unique words is 1899
    31.3 of words are in the 2000 most common words
    46.4 of words are in the 5000 most common words
    53.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il bacio della contessa Savina - 10
    Total number of words is 4444
    Total number of unique words is 1834
    35.3 of words are in the 2000 most common words
    50.5 of words are in the 5000 most common words
    58.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il bacio della contessa Savina - 11
    Total number of words is 4435
    Total number of unique words is 1911
    32.4 of words are in the 2000 most common words
    49.1 of words are in the 5000 most common words
    58.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il bacio della contessa Savina - 12
    Total number of words is 4411
    Total number of unique words is 1815
    34.3 of words are in the 2000 most common words
    50.6 of words are in the 5000 most common words
    58.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il bacio della contessa Savina - 13
    Total number of words is 4299
    Total number of unique words is 1916
    33.9 of words are in the 2000 most common words
    48.2 of words are in the 5000 most common words
    56.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il bacio della contessa Savina - 14
    Total number of words is 4403
    Total number of unique words is 1973
    32.3 of words are in the 2000 most common words
    48.1 of words are in the 5000 most common words
    56.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il bacio della contessa Savina - 15
    Total number of words is 4515
    Total number of unique words is 1907
    31.9 of words are in the 2000 most common words
    47.6 of words are in the 5000 most common words
    56.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il bacio della contessa Savina - 16
    Total number of words is 4356
    Total number of unique words is 1789
    35.3 of words are in the 2000 most common words
    51.3 of words are in the 5000 most common words
    59.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il bacio della contessa Savina - 17
    Total number of words is 4350
    Total number of unique words is 1761
    35.7 of words are in the 2000 most common words
    51.3 of words are in the 5000 most common words
    59.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il bacio della contessa Savina - 18
    Total number of words is 3758
    Total number of unique words is 1608
    36.2 of words are in the 2000 most common words
    52.6 of words are in the 5000 most common words
    60.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.