Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 3 - 08

Total number of words is 4529
Total number of unique words is 1660
39.0 of words are in the 2000 most common words
53.5 of words are in the 5000 most common words
60.8 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
rapporto al ministro, in cui dichiarano che i suddetti stromenti possono
utilmente servire a far delle sperienze interessanti sulle proporzioni
musicali, relative ai sistemi degli antichi, non che a quei de' moderni.
Il governo li ha comprati, e li ha fatti deporre nel Conservatorio di
musica.” (pag. 372). Le invenzioni di Montù formano la maraviglia de'
Francesi, e l'orgoglio dell'Italia.
MONTUCLA (Giov. Franc. de), membro della R. Accademia delle scienze di
Berlino, pubblicò nel 1758 in Parigi un'opera in 2 vol. in 4º,
intitolata: _Histoire des mathématiques_, nella quale dalla pag.
122-136, si trova in ristretto la _Storia della musica greca_. Egli dà
un'esposizione assai superficiale e molto imperfetta del sistema
acustico de' Greci, comechè avesse dovuto farne l'oggetto essenziale del
suo argomento. Poteva dispensarsi piuttosto dal trattarvi la questione
della tonalità della greca musica, non avendo un rapporto necessario al
suo oggetto. Montucla morì a Versailles nel 1799; egli aveva preparata
una seconda edizione della sua Storia con molte addizioni, ch'è stata
pubblicata e compiuta dall'astronomo Lalande, a cui erano stati rimessi
i manoscritti del Montucla, in 4 vol. in 4º.
MONTVALLON (M. de), nel 1742, pubblicò un'opera intitolata: _Nouveau
Système de musique sur les intervalles des tons, et sur les proportions
des accords, ou l'on examine les systèmes proposés par divers auteurs_.
Non possiamo darne saggio, non conoscendola.
MONZA (Caval. Carlo), maestro di cappella in Milano sua patria, ove
godette della riputazione di uno de' migliori compositori per teatro e
per chiesa. Nel 1766, compose il _Temistocle_ per quel gran teatro
_della Scala_: e nel 1777, per quel di Venezia _Mitteti_ e _Cajo Mario_,
che incontrarono assaissimo: alcune arie di questi drammi furono
impresse in Germania, ed in Londra nel 1783, la sua terza opera consiste
in _six sonatas for the harpsichord, or piano-forte with a violon_. Il
d.^r Burney scrive di aver sentita una sua messa in _S. Maria secreta_
di Milano, ch'egli approvò come bella e piena di genio.
MOOSER (Luigi), di Friburgo nella Svizzera, giovane artista costruttore
di organi e piano-forte, ha portato la sua arte al più alto grado della
perfezione. La pienezza, la forza e nel tempo stesso la dolcezza e
morbidezza de' suoni distinguono sommamente i suoi piano-forte a coda.
L'organo ch'egli ha fatto per il nuovo Tempio di Berna è un capo
d'opera: bisogna sentirlo per farsene un'idea, ed esaminarlo di presenza
per apprezzarne il merito. L'ultima e migliore sua opera è un
forte-piano organizzato, che gli amatori si danno premura di andar a
vedere in sua casa, e ch'egli chiama _orchester-instrument_, stromento
di orchestra. Puossene vedere la descrizione in un libretto in 12º che
ha per titolo: _Etrennes Fribourgeoises pour l'année 1810_.
MORELLET (l'abb. Andrea), di Lione, pubblicò uno scritto, cui diè per
titolo: _De l'expression en musique_, pieno d'ingegnose idee sulle belle
arti in generale, ed in particolare sulla musica. Si trova negli
_Archives littéraires_, tom. 6, e nel _Mercurio_ di novembre 1771.
MORET DE LESCER, maestro di musica francese a Liegi, nel 1768, pubblicò
in un vol. in 4.º _Science de la musique vocale_. Nel 1775 comparve al
pubblico un prospetto di un'altra sua opera, ch'egli aveva già terminata
in 13 vol. in 8vo, ciascuno di 400 pagine, col titolo di _Dictionnaire
raisonné, ou histoire générale de la musique et de la lutherie_, con
diversi rami, ed un piccolo dizionario di tutti i gran maestri di musica
ed artisti che si sono resi celebri per il loro genio, ed i loro talenti
(_V. l'Esprit des Journaux, septembre 1775_).
MORIGI (Angelo) da Rimini, degno allievo del Tartini e primo violino del
teatro di Parma, ove morì nel 1790. Il cel. maestro Bonifacio Asioli si
reca a gloria di essere stato suo discepolo. Morigi è autore di più
opere di sonate e concerti di violino, che sono state impresse; la terza
di queste comparve in Amsterdam nel 1752, composta di sei concerti.
MORTELLARI (Michele), nato in Palermo nel 1750, fu allievo nel
Conservatorio _de' figliuoli dispersi_ del Muratori, ove diè a divedere
di buon'ora la vivacità del suo talento, e la felicità nel comporre.
Assai giovane portossi in Napoli, ed ebbe alcune lezioni del cel.
Piccini. Scrisse quindi la musica di più opere in Roma, a Milano, in
Modena e a Venezia, che ebbe felicissimo incontro. Il d.^r Burney
parla di una _Armida_ di Mortellari, da lui sentita nel 1786, nella
quale egli loda, come in tutte le altre composizioni di questo maestro,
l'eleganza unita all'energia delle idee musicali (_Travels etc._) Il
costui figlio, anche buon maestro di musica, si è stabilito in Londra,
ove secondo il D.^r Pananti è molto stimato. “Mortellari, egli dice, è
giovane professore pieno di talento e di gusto, e scrive con molta
grazia.” _V. il Poeta di teatro, t. 2, a Londra 1809 nelle note, p.
295._
MOSCA (Luigi). Napoletano, si è acquistato in Italia la riputazione di
un valente compositore, per le opere buffe specialmente ch'egli vi ha
scritto, come il _Sedicente filosofo_, farsa; _Chi si contenta gode_;
_Chi troppo vuol veder diventa cieco_; _La sposa a sorte_; _Velafico e
limella_, drammi burleschi che si trovano presso il Ricordi in Milano.
Nel 1805 venne egli in Palermo, dove scrisse la musica del _Gioas_,
oratorio per il R. teatro di S. Cecilia, che ebbe qualche successo, ed
una messa a piena orchestra per la solenne professione d'una figlia
dell'Ecc. Sig. Duca Lucchesi-Palli. _Giuseppe Mosca_, fratello di Luigi,
è ancora un buon maestro di musica stabilito in Parigi, ove ha scritto
per quel teatro, detto dell'Opera Buffa, _la Ginevra di Scozia_ nel
1805, e _la vendetta feminina_ nel 1806.
MOZART (Giov. Crisost. Volfango Teofilo, da altri detto ancora Amedeo)
nacque a Salisburgo li dì 27 Gennaro 1756 da Leopoldo Mozart, maestro
della cappella di quel principe arcivescovo, di cui si dirà in appresso.
Aveva appena tre anni, quando suo padre cominciò a dar lezioni di
cembalo alla di lui sorella in età allora di 7 anni. Mozart palesò ben
presto le sue sorprendenti disposizioni per la musica: era suo diporto
il cercar le terze sul cembalo, e il maggior suo contento imbattersi in
quell'armonioso accordo. All'età di quattr'anni imparò, come per
ischerzo, alcuni minuetti e altri pezzi di musica, e fece de' progressi
sì rapidi, che a cinque anni componeva di già de' piccoli pezzi di
musica, che suonava a suo padre, e che costui si dava cura di scrivere.
Il gusto dello studio prese allora su di lui tale ascendente, che davasi
tutto senza riserba alle occupazioni che gli venivano prescritte, e i
suoi progressi nella musica divenivan sempre maggiori. Suo padre
tornando un dì dalla chiesa con uno de' suoi amici trovò suo figlio
occupato nello scrivere. _Che fai tu dunque, cuor mio?_ gli dimandò.
_Compongo un concerto pel cembalo; e sono quasi al fine della prima
parte — Vediamo un pò questo bel scarabocchio — Se mi permettete, io
prima il finisco._ Il padre intanto prese la carta, e diè a vedere
all'amico quella guerra di note, che potevasi appena diciferare per le
gran macchie dell'inchiostro. I due amici risero dapprima come d'una
bambocceria, ma il padre avendola bene osservata, _Ve' dunque_, disse al
figliuolo, _come la tua composizione va tutta bene secondo le regole; ma
il malanno si è che non può farsene uso perchè troppo difficile, e chi
potrebbe mai sonarla? Ma egli è questo un concerto_, ripigliò il
fanciullo Mozart, _e bisogna studiarlo finchè si giunga a sonarlo bene.
Sentite un pò come deesi eseguire_. E cominciò egli tosto a suonare,
benchè non vi fosse riuscito che quanto bisognava per far vedere quali
fossero le sue idee. Allorchè fu egli all'età di sei anni, tutta la
famiglia Mozart, composta del padre, della madre, della figliuola e di
lui, si rese a Monaco nella Baviera. L'elettore sentì i due ragazzi, e
ne ebbero degli elogj e degli applausi senza numero. Nell'autunno del
medesimo anno 1762, i due piccoli virtuosi furono presentati alla corte
imperiale, ove trovavasi allora il famoso Wagenseil. Mozart che sapeva
già preferire a tutto l'approvazione di un gran maestro, pregò
l'imperatore che lo facesse venire, come _colui che ben se ne
intendeva_. Francesco I fece chiamare Wagenseil, e gli cedette il suo
luogo presso al clavicembalo. _Signore_, gli disse allora il virtuoso di
sei anni, _io sonerò uno de' vostri concerti, bisogna che voi mi
voltaste i fogli._ Sino allora Mozart non aveva sonato che il cembalo,
ma il suo genio non abbisognava di lezioni: egli aveva riportato da
Vienna a Salisburgo un piccolo violino, e si divertiva con questo
stromento. Wenzl, valente violinista, venne a trovare Mozart il padre
per consultarlo intorno a sei trio, che aveva di recente composti. Il
padre doveva suonare il basso, Wenzl il primo violino, ed il secondo
Schachtner; ma il piccolo Mozart importunò talmente per far quest'ultima
parte, che suo padre consenti a lasciargliela sonare sul suo violinetto.
Era questa la prima volta che lo sentiva; ma quale fu la sua sorpresa, o
la sua ammirazione piuttosto, quando vide ch'egli ne uscì a maraviglia.
Nel luglio 1763, nei settimo anno per conseguenza di Mozart, la di lui
famiglia intraprese il suo primo gran viaggio fuori della Germania, e fu
allora che si sparse per tutta l'Europa la riputazione del musico
fanciullo. Fecesi ammirare primamente a Monaco, e successivamente in
tutte le corti elettorali. Nel mese di novembre giunse a Parigi: suonò
egli l'organo a Versailles dinnanzi tutta la corte, nella cappella del
re. Gli applausi fatti a lui ed alla sorella in Parigi giunsero sino
all'entusiasmo. Venne inciso il ritratto del padre e de' due fanciulli,
e Mozart di sett'anni allora compose quivi e pubblicò le due sue prime
opere. Nel 1764, passaron eglino in Inghilterra, e vi ebbero il medesimo
incontro alla corte e alla capitale. I due ragazzi cominciarono d'allora
a suonar da per tutto su due cembali de' concerti a dialogo. Si
mettevano dinnanzi a Mozart differenti pezzi i più difficili di Bach, di
Hendel e di altri, ed egli li eseguiva a primo colpo d'occhio con la
possibile giustezza e nella convenevole misura. Durante il suo soggiorno
in quell'Isola, egli compose in età di otto anni sei sonate, che
dedicate da lui alla regina furono impresse in Londra. Ritornarono in
Francia nel 1765, e si resero in Olanda, ove Mozart compose una sinfonia
a piena orchestra per il possesso del principe d'Orange. Al suo ritorno
in Germania, l'elettor di Baviera gli propose un tema musicale per
istenderlo subitamente senza servirsi nè di violino, nè di cembalo; egli
lo fece in presenza dell'elettore: lo sonò di poi, e riscosse
l'ammirazione del principe e di tutti gli astanti. Tornato a Salisburgo
sulla fine del 1768, Mozart si diede con un nuovo ardore allo studio
della composizione. Emmanuele Bach, Hasse ed Hendel furono sue guide e
modelli, senza trascurar non per tanto gli antichi maestri italiani. Suo
padre che era anche teorico, gli diè lezioni di contrappunto. Nel 1764 i
due fanciulli suonarono in Vienna dinanzi l'imperatore Giuseppe II, che
diè a comporre a Mozart di undeci anni la musica di un'opera buffa. Ella
era la _Finta semplice_, che ebbe l'approvazione di Hasse e di
Metastasio, benchè non fu poi rappresentata. L'anno d'appresso
all'apertura della chiesa della casa degli orfani, compose egli la
musica della messa, e del mottetto: e la diresse egli stesso alla
presenza della corte imperiale. Nel dicembre del 1769, suo padre partì
con lui solo per l'Italia, ed egli è facile lo immaginarsi come il
giovinetto virtuoso dovette esser quivi ben accolto, nel paese ove la
musica e tutte le arti sono generalmente coltivate. “Quel maestro
d'ingegno, _dice il Carpani_ (_Lett. 5_), scrisse la sua prima opera in
Milano all'età di 13 anni in concorrenza dell'Hasse, il quale diceva in
udirlo: _questo ragazzo ci farà dimenticar tutti_.” In Bologna il cel.
P. Martini ed altri rinomati professori di musica davano in trasporti
nel vedere con qual maniera il ragazzo Mozart sviluppava i più difficili
soggetti di fuga, e senza esitare un momento li eseguiva sul cembalo con
tutta la precisione possibile. Dopo d'aver fatta in Firenze la medesima
sensazion, giunse in Roma nella settimana santa. La sera del mercordì si
portò con suo padre nella cappella _Sistina_, per sentire il famoso
_Miserere_, di cui era vietato sotto pena di scomunica il dare o prender
copia. Prevenuto di questo divieto, l'udì egli con tale attenzione, che
tornando in casa, lo notò intieramente. Fu eseguito la seconda volta il
venerdì santo: nel tempo dell'esecuzione egli tenne la musica
manoscritta nel suo cappello, e ciò gli bastò per farvi alcune
correzioni. Questo aneddoto fece molto romore in Roma, ed in un concerto
cantò egli questo _Miserere_ accompagnandosi col cembalo: il primo
soprano, che cantato l'aveva nella cappella, riconobbe con sua sorpresa,
che la copia ne era compita e fedele. Passò in Napoli, e al suo ritorno
in Roma, il papa, che il volle vedere, lo creò cavaliere dello speron
d'oro. Nel passar nuovamente in Bologna, egli ricevette una distinzione
più lusinghevole. Dopo le prove requisite, alle quali soddisfece con
sorprendente prontezza, fu unanimamente nominato membro della Società
filarmonica. Secondo il costume, fu egli rinchiuso solo, dopo avergli
dato a comporre un'antifona a 4 voci, il di cui soggetto era d'una
difficoltà proporzionata all'idea che si era formata del suo talento: ed
egli terminò a capo di mezz'ora. A Milano scrisse di ritorno il
_Mitridate_, opera seria, nel carnovale del 1771, e vi si replicò oltre
a venti sere di seguito. Per giudicare del suo successo, basta il sapere
che l'impresario fece ben tosto con lui un'accordo per iscritto con
l'obbligo di scrivere la prima opera dell'anno 1773; egli non aveva
allora che quindici anni. Il dramma fu _Lucio Silla_, che riuscì non
meno del Mitridate, ed ebbe 26 rappresentazioni consecutive. Nel 1771
egli aveva scritto colà _Ascanio in Alba_, e nel 1772 a Salisburgo _il
Sogno di Scipione_, per l'elezione del nuovo arcivescovo. Chiamato
quindi a Vienna, a Monaco ed altrove, tra le altre opere compose la
_Finta Giardiniera_, musica burlesca; due solenni messe per la cappella
dell'elettor di Baviera, e per il passaggio dell'Arciduca Ferdinando a
Salisburgo _il Re Pastore_: ciò fu nel 1775. Egli era giunto al colmo
della sua arte: la sua gloria si era sparsa in tutta l'Europa, e non
aveva che diciannove anni. L'elettore di Baviera ordinogli di scrivere
l'_Idomeneo_ pel teatro di Monaco: egli ne compose la musica co' più
favorevoli auspicj: aveva allora venticinque anni, e quel che gliela
inspirò fu l'amore da lui concepito per la persona che sposò poco dopo.
Questa passione e 'l suo amor proprio raffinati ad un estremo grado,
fecero produrgli un'opera ch'egli riguardò sempre come una delle
migliori, e di cui spesso ha preso egli in imprestito alcune idee nelle
posteriori sue composizioni. Da Monaco Mozart si rese a Vienna, dove
entrò al servigio dell'Imperatore, a cui rimase finchè visse
attaccatissimo: e sebbene non ne ricavasse che un molto tenue
trattamento, ricusò egli costantemente le offerte vantaggiose che gli
vennero fatte da altri sovrani, e precisamente quella del re di Prussia.
Fra questo tempo sposò egli madamigella _Weber_, virtuosa di un
particolare merito, ed ebbe da essa due figli. Giuseppe II incaricò
Mozart di mettere in note il _Matrimonio di Figaro_, che trionfava
allora su i teatri tutti. Questa musica occupò il teatro di Praga
l'intero inverno del 1787; egli compose quivi per i Boemi il _Don
Giovanni Tenorio_, il di cui successo fu eziandio più brillante di
quell'altro dramma. Il _Don Giovanni_ non fu molto ben accolto in Vienna
nelle prime rappresentazioni. Se ne parlava un giorno in una numerosa
adunanza, dove trovavasi la più parte de' conoscitori della capitale,
tra' quali Haydn. Tutti eran di accordo nel dire ch'ella era questa una
pregevolissima opera, di ricco genio, e d'una brillante fantasia; ma
ognuno vi trovava ad opporre qualche cosa: avevano tutti profferito già
il lor sentimento, eccetto l'Haydn. Mozart, non era presente: fu pregato
dunque costui a dir quel che ne sentiva. _Io non sono in istato di
giudicare questa contesa_, disse egli colla sua usata modestia: _Quel
che so si è, che Mozart è il più gran compositore che esista al
presente_. Ben solenne testimonianza diede altresì l'_Haydn_ del
concetto in che teneva il _Mozart_, allorchè nell'incoronazione di
Leopoldo II fu chiamato a Praga per comporvi in concorrenza del
suddetto. Egli disse allora, che _dove scriveva un Mozart, Haydn non
poteva mostrarsi_. Questo generoso e modesto rivale “non lasciava mai di
correre e sentire la musica di Mozart, ovunque sapeva eseguirsene. Mi
diceva (_scrive il Carpani_) d'aver sempre imparato qualche cosa ogni
volta che udito aveva le composizioni di quel talento prodigioso.”
_Mozart_ agiva nella stessa maniera riguardo all'_Haydn_: egli dando
alla luce i suoi _quartetti_ non solo li dedicò a questo grand'uomo, ma
nella dedica ingenuamente confessa d'avere da lui imparato come da
maestro. Mozart infatigabile sino alla tomba, negli ultimi mesi di sua
vita produsse i suoi tre capi d'opera: il _Flauto magico_ che è il più
sublime modello d'ogni musica drammatica, la _Clemenza di Tito_, e la
famosa _Messa di Requiem_, che potè appena terminare. La storia di
questo _Requiem_ è molto singolare. Un giorno che Mozart era immerso,
secondo il suo costume, nelle sue malinconiche meditazioni, sente
fermare una carrozza alla sua porta. Se gli annunzia un incognito, che
chiede di parlargli. Si fa entrare: era questi un uomo d'una certa età,
che aveva tutte le apparenze d'una persona di distinzione. _Io sono
incaricato_, disse quel forestiero, _da un uomo di gran considerazione
di venire da voi._ _Chi è costui?_, interruppe Mozart — _Egli non vuol
esser conosciuto_ — _Benissimo, e che brama egli?_ — _Vien questi di
perdere una persona a lui molto cara, e la cui rimembranza gli sarà
sempremai preziosa: vuol celebrare ciascun anno i suoi funerali, e vi
prega a comporre un Requiem per tal funzione._ Mozart s'intese penetrar
vivamente da questo discorso, dal tuon grave con cui proferivasi,
dall'aria misteriosa di tutta cotesta avventura. La disposizione del suo
animo accresceva vie più siffatte impressioni, e promise di fare il
_Requiem_. Proseguì l'incognito: _Impiegate in quest'opera tutto il
vostro genio: voi faticate per un buon intendente di musica._ — _Tanto
meglio._ — _Quanto tempo vi abbisogna?_ — _Quattro settimane_ — _Eh
bene! io tornerò da qui a questo tempo: qual prezzo esiggete voi della
vostra fatica?_ — _Cento ducati._ L'incognito numerogli la somma sul
tavolino, e disparve. Mozart resta per alcuni momenti immerso in
profonde riflessioni: ad un tratto dimanda da scrivere, e malgrado le
rimostranze di sua moglie si mette a comporre. Proseguì per più giorni
oltre l'ordinario a faticare e giorno e notte: ma la sua macchina non
potè resistere a questo sforzo. Svenne un giorno senza conoscenza, e fu
costretto a sospendere la composizione. Alcun tempo dopo, trattenendosi
con la moglie su i funesti pensieri che l'occupavano, confidolle di
esser ben persuaso, che travagliava a quella messa per servire a' suoi
funerali, e che credeva certo di avere avuto il veleno. Nulla potè
frastornarlo da quell'idea, e rimesso alcun poco de' suoi sfinimenti,
proseguì a faticare al suo _Requiem_, come Rafaello travagliava al suo
quadro della Trasfigurazione, colpito ancora dall'idea d'una vicina
morte. Mozart sentiva diminuir le sue forze; e 'l suo travaglio avanzava
lentamente; già erano scorse le quattro settimane che aveva dimandato, e
vide entrare un giorno in sua casa l'incognito: _Non mi è stato
possibile_, gli disse Mozart, _di mantener la parola._ — _Non vi prendete
pena_, rispose il forestiero, _quanto tempo ancor vi bisogna?_ — _Quattro
altre settimane. L'opera mi ha inspirato più interesse di quel che io
credeva: e molto più l'ho sentito di quel che volessi._ — _In questo caso
egli è giusto di crescere la vostra paga. Ecco cinquanta ducati di
più._ — _Signore_, disse Mozart vie più sopraffatto, _chi siete voi
dunque?_ — _Ciò non fa niente al caso, io tornerò di qua a quattro
settimane._ Mozart spedì tosto al partir di costui un suo domestico per
andar dietro a quest'uomo singolare, e sapere dove anderebbe a fermarsi,
ma questi nulla potè rintracciare. Saltò allora in capo al povero
Mozart, che non era costui un essere della comune, ch'egli aveva certo
relazione con l'altro mondo, e che eragli spedito dal cielo per
annunziargli il suo prossimo fine. Non travagliò frattanto con meno
ardore al suo _Requiem_, ch'egli riguardava come il più durevole
monumento del suo genio. Nel corso della fatica ricadde più volte in
peggiori svenimenti, ma l'opera fu compiuta prima delle quattro
settimane. Il giorno di sua morte fè portare il _Requiem_ dinanzi al suo
letto: _Non aveva io ragione_, sclamò egli in mezzo alle lagrime,
_quando affermava che per me componeva questo Requiem?_ Egli era questo
l'ultimo addio alla sua famiglia ed all'arte. Mozart morì a 5 dicembre
del 1792, non compiti ancora i 36 anni di sua vita. Tornò l'incognito al
termine convenuto, ed egli più non esisteva: gli si consegnò quella
musica, ma la vedova avevane conservata la partitura. Questo gran genio
non parlava mai delle sue opere, e solo qualche volta per giudicarne con
severità. Componeva in mezzo a' suoi amici, e passava le intiere notti
al travaglio: non poteva alle volte compire un'opera se non allo stesso
momento che bisognava eseguirsi: ciò gli avvenne nella sinfonia del _don
Giovanni_. Non la compose egli se non la notte avanti della prima
rappresentazione, ed allorchè erasene fatta la prova generale. “Mozart
in ispecie, _dice il D. Lichtenthal_, fu quel genio unico, che prevalse
in tutti i generi della musica, cosa che non si trovò in tutti i suoi
antecessori, nè forse si troverà mai più. Egli fu quello il quale
rigettò tutti i principj che assoggettavano la maniera libera di
comporre che si usò prima. Egli guidò co' voli del suo genio ad una
riforma universale sul gusto delle note, e il suo genio ordinò quei
quadri ne' quali, onde raccogliere il tutto d'una situazione ricca di
sentimenti, aveva con tanta fantasia e perspicacia inseguito ogni minimo
sentimento, sino al più impercettibile grado, ed egli quindi regnò, per
la sua vasta conoscenza dell'arte pratica in tutto l'ambito del sistema
musico.” La sua musica, dalla sinfonia sino a quella de' balli, dei
drammi serii e burleschi sino alle semplici canzoncine, è tutta
eccellente. Quel che più vi si ammira egli è una prodigiosa fecondità di
motivi franchi e felici, di sviluppamenti che si succedono con molta
destrezza, e nei quali il più profondo travaglio nulla nuoce alle
grazie; egli è questa una nuova ed abil maniera di usar dell'orchestra e
degli istromenti da fiato; e finalmente, uno straordinario talento per
trasportare nell'accompagnamento le ricchezze dell'armonia, con una
espressione, una forza ed un'immaginazione che non ha pari. Un genio
così strepitoso non poteva non produrre il più vivo entusiasmo. Commossa
da' di lui fortunati successi la servile greggia degli imitatori si è
precipitata sulle sue tracce; ma, come avviene assai volte, nelle loro
mani le bellezze del modello degenerarono in difetti: null'altro eglino
han fatto che rappezzare dei motivi sciapiti e triviali, con una penosa
fatica ed una affettazion pedantesca: come Mozart, hanno eglino
sopraccaricati i loro spartiti di tutta la massa degli instromenti, ma
non hanno saputo trarne, com'egli, veruno effetto: il loro canto, da
nulla per altro, ed insignificante, è rimasto soffogato del fracasso
dell'orchestra. Si sono essi dimenticati che due condizioni formano il
compositore perfetto: il _genio_ che è innato, e la _scuola_ che è il
risultato dello studio ben diretto. Mozart, tra i compositori di musica,
stimava a preferenza gli Italiani, come Leo, Durante, Porpora, Al.
Scarlatti, ma del pari il più celebre tedesco Hendel. Egli sapeva a
memoria le principali opere di questo gran maestro: apprezzava anche
molto il Jommelli. _Quest'artista_, diceva egli, _ha de' luoghi dove
brilla, e brillerà per sempre; ma non avrebbe dovuto uscirne, come
allorquando volle fare musica da chiesa sull'antico stile._ Riguardo a
Vincenzo Martin lo Spagnuolo, autore della _Cosa rara_, che era allora
in gran voga: _vi sono_, egli diceva, _in questa musica delle cose assai
belle: ma di quà a vent'anni, niuno vi farà più attenzione._ Vi sono
nove opere di Mozart con parole italiane: _Mitridate_; _Lucio Silla_;
_Idomeneo_; e _la clemenza di Tito_, drammi serj; e la _Finta semplice_;
_la Finta Giardiniera_; _le Nozze di Figaro_; _il Don Giovanni Tenorio_,
e _Così fan tutte_, burleschi. Tre altre opere con parole tedesche: _Il
Ratto dal Serraglio_, _il Direttor de' spettacoli_; ed _il Flauto
Magico_, ove vi ha un terzetto de' preti che incomincia _O Iside ed
Osiride_ scritto nello stile di chiesa, di cui così ragiona il Sig.
_Niemetschek_ nel suo libro intitolato: _lo Spirito di Mozart_. “O
discepoli della musica! se avete studiato la partitura _di tal capo
d'opera_ fino a questo sublime e commoventissimo punto; e se la gioja
quieta che spira, e quella purezza di effetti, quel dolce scioglimento,
non vi hanno invaso l'anima con simpatico calore, nè strappata una dolce
lagrima dagli occhi; disperate pure per sempre! Non avrete mai il sacro
dono di commovere i cuori, poichè la dispensiera delle gioje, Natura, vi
ha negato l'eco delle più soavi armonie, che la sua magica onnipotenza
diffonde.” In Palermo siamo debitori al Sig. barone Pisano uomo di genio
e di gusto, intendentissimo di questa bell'arte, di averci fatto
conoscere la divina musica del Mozart. Egli è stato il primo tra noi,
che si sia provvisto di alcune delle sue opere, e precisamente del _Don
Giovanni_, e del sullodato dramma, come anche del famoso _Requiem_.
Quest'ultimo è stato per ben tre volte eseguito da numerosa orchestra
nello scorso novembre in questa Capitale, in occasione de' solenni
funerali di S. M. la Regina, con riscuotere l'entusiasmo, il piacere e
gli applausi di tutto il pubblico. Chi desidera de' più minuti dettagli
intorno a Mozart e le sue opere, potrà consultare M. Schlichtegroll, nel
_Necrologio allemanno_ del 1793, t. II, e M. Ginguené nel t. 31 della
_Decade Filosofica_; _Lo spirito di Mozart_, in tedesco del professore
Niemetschek, e la _Notice sur Mozart_ di M. de Sèvelinges, in fronte
alla partitura del _Requiem_, impressa in Parigi nel 1805.
MOZART (Leopoldo), padre del precedente, fece i suoi studj a Salisburgo,
e nel 1743 fu ammesso nel corpo de' musici della cappella
dell'arcivescovo, come musico della corte. Egli era buon compositore, e
suonator di violino: nel 1762, ebbe il posto di sotto-direttore della
cappella di quel principe. I doveri del suo impiego alla cappella ed
alla corte non assorbivano tutto il suo tempo: e buon teorico ne impiegò
il resto a dar lezioni di composizione musicale, e di violino. Nel 1756
pubblicò ad Ausburgo un'opera col titolo: _Versuch eines_ ec. ossia
_Saggio di una scuola fondamentale di violino_, di cui ne fu fatta una
traduzione in francese da Valentino Rouser nel 1770. Secondo la
testimonianza de' più gran maestri, questo metodo ha servito a formare
tutti gli eccellenti violinisti della Germania nella seconda metà del
sec. 18, il che è un sufficiente elogio di quest'opera. Egli scrisse
ancora dodici oratorj, ed altri pezzi per teatro, oltre la musica per
chiesa e alcune sonate per cembalo impresse nel 1759. Il giovinetto
_Mozart_ figlio di Giov. Crisostomo, e nipote di costui fa onore
all'illustre nome di questa famiglia in Vienna colle sue composizioni, e
nel 1806 egli, e la vedova madre, come narra il Carpani, “solennizzarono
il giorno natalizio di Haydn con un concerto che diedero al teatro della
Wieden, e _Mozart_ il giovane vi produsse una sua cantata in lode del
sommo maestro che aveva indicate le vie del bello instrumentale al non
men celebre suo genitore, e il pubblico accolse come doveva questo
omaggio reso a un grande uomo dal figlio d'un suo grand'emulo, seguace e
rivale.” (_Letter. 14_)

You have read 1 text from Italian literature.
Next - Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 3 - 09