Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 3 - 14

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rigoroso ragionamento che nasce da inconcussi principj.” Lo strano
sistema, ch'egli confuta, consiste nel voler segnare il carattere de'
tre suoni fondamentali _ut, mi, sol_ per via di analogie prese a vicenda
da' colori e dalle forme geometriche de' corpi, che è in parte una
rinovazione di quello del P. Castel. In tutti questi opuscoli l'autore
stabilisce eccellenti principj e propone delle ottime vedute. _M.
Raymond_, dice il secretario dell'Instituto, _ha il sentimento delle
belle arti, e sa esprimerlo da uomo di spirito._

REDI (Francesco), fiorentino, celebre cantante sulla fine del secolo 17.
Egli fondò una scuola di canto in Firenze nel 1706, che per le sue
cognizioni e la sua abilità divenne ben presto una delle più rinomate e
delle migliori di tutta l'Italia. Per farne l'elogio, basti il dire che
la cel. Tesi fu quivi allevata.
REGGIO (Pietro), genovese, celebre musico della cappella della regina
Cristina di Svezia. Dopo che costei rinunziò al governo, egli si rese in
Inghilterra, e nel 1677 pubblicò a Oxford un'_Istruzione per cantar
bene_, in 12º. Morì in Londra nel 1685.
REICHA (Ant.), nato a Praga nel 1770, fu istruito sin dalla prima età
nella musica a Bonn da _Giuseppe Reicha_, suo zio celebre compositore e
direttore del teatro dell'elettore di Colonia quivi morto nel 1795. Da
costui ebbe egli i primi elementi dell'arte della composizione insieme
con Beethoven: mostrò ben presto per essa un'irresistibile passione, e
fece occultamente de' profondi studj sulle opere di Marpurg, di
Kirnberger, e di Sulzer. In età di 17 anni compose alcune scene
italiane, ed una sinfonia, che ebbero così gran successo nella corte di
Colonia che non volle credersi essere state da lui composte. Nel 1794 si
rese ad Amburgo, applicandosi per cinque anni a studiar continuamente e
con maggiore profondità la sua arte. Lo studio dell'algebra, che
passionatamente aveva amato da giovane, gli fu di grande ajuto per
iscoprire i misteri dell'armonia: egli promette infatti di dare al
pubblico un'opera col titolo di _Secreti della composizione pratica_.
Nel 1799 scrisse in Parigi una sinfonia che ebbe un prodigioso successo,
e poco dopo obbligato a partire per Vienna, si unì colà in istretta
amicizia con Haydn, Albrechtsberger, Salieri e Beethoven. Tra le molte
opere che ha composte e pubblicate in Vienna vi ha delle sinfonie,
oratorj, un _Requiem_, ed un'opera intitolata: _Trentasei fughe per il
forte-piano_, a cui precede un'ode dedicatoria in tedesco a Giuseppe
Haydn. Quest'opera ebbe tale incontro, che in meno di un anno non se ne
trovarono più esemplari. S. M. l'imperatrice dimandò a Reicha la musica
di alcune scene di un'opera seria in due atti, l'_Argene_: ella restò
così soddisfatta di quel saggio, che ordinò all'autore di mettere in
musica l'intero dramma; e ne' suoi concerti particolari cantò ella
medesima la parte di _Argene_. Gli avvenimenti politici dell'Austria
obbligaron Reicha a lasciar Vienna, e dopo il 1808 si è stabilito in
Parigi. Le sue opere in quasi tutti i generi di musica sono state
impresse a Vienna, a Lipsia, a Parigi, ed a Londra. Egli è stato il
primo a proporre una _nuova teoria di misure composte_, e ne ha dato
degli esempj. Veggansi le sue _fughe_ e i suoi _esercizj e studj per il
forte-piano_, impressi da Imbault. Ecco un saggio sulla maniera con cui
ha egli composte le 36 fughe dedicate a Haydn. Si sa che gli antichi
compositori hanno ristretto i soggetti delle fughe ad una piccolissima
quantità, e siccome la composizione in generale ha fatti de' passi
immensi, era ben giusto che la fuga non restasse in dietro. Si trattava
di trovare un mezzo di rendere un qualsivoglia motivo atto alla fuga ed
al suo sviluppo. Bisognava sacrificare l'antica severità della scuola,
appunto all'epoca in cui la fuga era ancora nella sua infanzia, ed in
cui non conoscevasi ancora l'arte di modulare dei gran maestri de'
nostri giorni. In questa collezione adunque si trovan delle fughe sopra
temi veramente straordinarj, che sono stati proposti all'autore per fare
prova del suo valore, e con intenzione di trovarlo in fallo. Per vedere
con qual esito ne sia egli uscito crediamo miglior fatto il rimetterci
all'opera stessa. In Germania, Ant. Reicha viene chiamato _il Ristorator
della fuga_.
REICHARDT (Federico), maestro di cappella di Federico il Grande, e di
Federico Guglielmo II, e III di lui successori, dell'Istituto imperiale
di Parigi, e delle arti e scienze di Amsterdam, nacque a Konisberga nel
1752, nella di cui università studiò sotto la direzione del celebre
filosofo Kant, e quindi in quella di Lipsia sino al 1772. Ne' suoi studj
di musica ebbe per maestro Richter della scuola di Bach. In concorso con
Naumann, fu egli preferito nel 1775 dal Gran Federico per succedere come
maestro della corte in luogo di Graun: stabilì in Berlino un concerto
per farvi eseguire i capi d'opera della musica italiana non conosciuti
sino allora, come le composizioni di Leo, Majo, Jommelli, Sacchini,
Piccini, Bertoni e altri. Distribuiva nel tempo stesso agli uditori un
brieve saggio storico e critico sui compositori e sulle opere che vi si
eseguivano. Nel 1782 fece il suo primo viaggio in Italia, e nel 1785 si
portò in Londra, dove fu graditissimo alla corte ed a quel colto
pubblico specialmente per la sua musica dell'oratorio della Passione di
Metastasio. Federico Gugl. II, che amava moltissimo il teatro italiano,
ne diè la direzione a Reichardt: la sua orchestra divenne immantinente
la prima di tutte le corti dell'Europa. Allora fu che Reichardt compose
la musica dell'_Andromeda_, di _Protesilao_, _Brenno_ e _Olimpiade_ in
uno stile tutto nuovo, con cui cercava di riunire l'effetto della scena,
e la verità della declamazione di Gluck, con le grazie, la ricchezza del
canto italiano, e il gran travaglio tedesco pel suo strumentale. Nel
1790, egli intraprese un secondo viaggio in Italia, per passare la
settimana santa in Roma, e cercar cantanti in Napoli e in tutta
l'Italia. Le fatiche di questo viaggio fecero soccombere la sua
costituzione robusta, ed una grave malattia al suo ritorno in Berlino
non gli permise di terminare la sua _Olimpiade_, destinata per
l'apertura del carnovale. Nel 1792 egli era a Parigi, il che diè
sospetto alla corte di Berlino di essere uno degli amici della
rivoluzione francese, e ne fu dimesso, ma sulla fine del 1794 fu
richiamato dal suo re, e riconosciuto innocente. Nel 1797 alla morte di
quel monarca fu incaricato dal suo nuovo re della direzione del suo
teatro italiano, e il giorno della di lui coronazione diè l'opera
tedesca l'_Isola degli spiriti_, e l'anno di appresso il dramma italiano
_Rosmonda_, che ebbe tal successo, che il re diedegli in premio sei mila
franchi. Dopo la pace di Tilsitt, per la quale il re di Prussia cedeva
alcune Provincie al re di Westfalia, Reichardt dopo 33 anni di servizio
sotto tre re di Prussia trovossi nella necessità di lasciar quella corte
per consiglio eziandio del suo re, e di stabilirsi a Halle. Il re di
Westfalia lo accolse con distinzione, e diegli il posto di direttore de'
suoi teatri francese ed allemanno con nove mila franchi di onorario.
Sino al 1811 egli occupavasi di comporre le _Memorie della sua vita_. Il
numero delle sue composizioni musicali è innumerabile in tutti i generi,
e la più parte trovasi impressa a Berlino, Riga, Amsterdam, Lipsia,
Offenbach ec. Egli non è meno celebre come letterato e come autore. Ecco
il catalogo delle sue opere pubblicate in tedesco: _Lettere di un
attento viaggiatore sulla musica_, t. 2, 1776; _Lettera sull'Opera
Comica, e la Poesia musicale_ — _Sulla musica di Berlino_ — _Su i doveri
di un musico d'orchestra_, t. 3, 1776; _Vita del cel. musico Enrico
Fiorino_, 1779; _Magazzino di musica_, t. 3, 1782-1791; _La giovinezza
di Hendel_, 1790; _Gazzetta musicale_ — _La Settimana musicale_ — _I
mesi musicali_, 1791-1793; _L'Allemagna_, giornale letterario, 1796; _Il
Liceo_, giornale letterario; _Lettere confidenziali, scritte in un
viaggio nella Francia negli anni 1803 e 1804_; _Gazzetta musicale di
Berlino_, 3 tomi, 1803-1806; _Lettere confidenziali sopra Vienna_, 1810;
_Alcune piccole dissertazioni e critiche_ in molti giornali, e gazzette
letterarie e musicali.
REIMAN (Federico), nel 1710 pubblicò a Halle: _Saggio di una
introduzione alla storia letteraria dell'Allemagna_, nel di cui terzo
volume tratta egli della storia della musica. _V. Gruber._
REINARD (Leonardo) davasi egli stesso il nome nelle sue opere di
_literatum humaniorum et musices cultor_. Nel 1750, pubblicò ad
Angsbourg un'opera in lingua tedesca col titolo d'_Istruzione sul basso
continuo_, che contiene delle regole brevi e facili. Il maestro Hiller
la loda moltissimo per la precisione e la chiarezza, con la quale è
scritta.
RELLSTAB (Carlo-Feder.), stampatore e mercante di musica in Berlino, ove
è nato nel 1760. Erasi dapprima consecrato alla musica, e studiò sotto
Agricola compositore della corte, e dopo la di lui morte sotto il
celebre compositore Fasch. Le circostanze di sua famiglia l'obbligarono
a darsi quindi al commercio, ma non lasciò di far della musica una delle
sue favorite occupazioni. Egli è in fatti autore di più opere: 1. _Essai
sur la réunion de la déclamation musicale et de la rhétorique,
principalment à l'usage des musiciens et des compositeurs, avec des
exemples_, Berlin, 1786. 2. _Essai sur les observations d'un voyageur
sur la musique d'église, les concerts etc._, 1789. 3. _Instruction pour
les amateurs du clavecin, sur l'usage des doigts à la manière de Bach_,
1790. Rellstab è eziandio compositore pregiatissimo, nel 1787 e nel
seguente pubblicò alcune sue composizioni per il canto e 'l piano-forte
col titolo di _Magasin de clavecin, à l'usage des connaisseurs et des
amateurs, contenant mélodie et harmonie etc._ L'oratorio di Ramler _i
Pastori alla grotta_, posto da lui in musica è celebratissimo nella
Germania.
REMIGIO, monaco di San Germano d'Auxerre nel nono secolo, riguardato
come il più grand'uomo di que' tempi, insegnò a Parigi, secondo la
testimonianza del Mabillon, la dialettica e la musica. Egli comentò il
trattato di Marciano Capella, e trattò della musica conforme al sistema
de' greci. Il manoscritto di quest'opera di Remigio, _de musica_, si
trova nella imperial biblioteca di Parigi, d'onde l'aveva estratta l'ab.
Gerbert e pubblicata nel 1º t. della sua collezione.
REQUENO (Vincenzo), dotto exgesuita Spagnuolo, nato nel regno di Granata
verso l'anno 1730, fece de' buoni studj ed unì alla cognizione delle
scienze fisiche e matematiche uno squisito gusto nelle belle arti, alle
quali egli si diè in Italia dopo l'espulsione del suo ordine. Nel 1766,
egli erasi fatto conoscere in tutta l'Europa per una eccellente opera,
pubblicata per le stampe in Siviglia col titolo di _Ricerche su i
monumenti romani nella Spagna_, 2 vol. in 4º. Ma le opere dell'ab.
Requeno, che suppongono più vaste cognizioni sono: 1. _Saggi sul
ristabilimento dell'antica arte de' Greci e de' Romani Pittori_, Venezia
1784, in 4º, e 2. _Saggi sul ristabilimento dell'Arte Armonica de' Greci
e Romani Cantori_, 2 vol. in 8vo, Parma 1798. Noi non parleremo che di
quest'ultima, benchè se ne abbia alcuna cosa detto nel nostro _Disc.
preliminare_ p. XXXI. Egli stesso dice di avere impiegati sette anni nel
leggere le opere armoniche greche, latine, italiane, spagnole e
francesi, delle quali potè aver notizia (_t. 2, p. 205_), che ebbe la
disgrazia di esserglisi bruciate le carte, ove più memorie intorno
all'antica musica aveva raccolte, ne' suoi viaggi (_ib. p. 386_); che lo
studio non interrotto per molti lustri de' greci armonici, e l'assidua
meditazione su i medesimi gli rese facile la loro intelligenza e la loro
spiegazione, ma che la vita d'un letterato spatriato, priva d'ogni
agiatezza non essendo suscettibile delle spese necessarie a costruire
molti strumenti antichi, e a stipendiare i maestri per provare, e
combinare la greca con la recente armonia, sperava egli che conceduta
agli exgesuiti spagnuoli la licenza di poter tornare in seno alle
proprie famiglie, e perciò mosso egli pure dal desiderio di rivedere i
patrii lari, ed obbligato a lasciare l'Italia, sperava di fare con tutto
l'agio in Ispagna il rimanente delle prove di fatto, e degli
esperimenti, e di aver cura di mandarne in Italia il risultato. “Felice
me! (egli dice p. 246) se col tempo potessi, o in questo o in altro modo
mostrare a questa gentile e colta nazione la dovuta gratitudine della
cortese accoglienza fattami per trent'anni.” Ma per disavventura
dell'Italia, e dell'arte, non ebbe egli il tempo di rivedere la sua
patria e di adempire alle promesse, essendo morto in Venezia nel 1799.
Per dare un'idea generale del merito di quest'opera _basta indicarne il
nome dell'Autore per tanti letterarj suoi meriti celebrato_ scrive
l'editore al Mecenate dell'opera. _Egli è uno di que' non pochi
coltissimi ingegni, che le vicende fortunose d'un corpo notissimo per
virtù e per isventure trapiantarono dalla Spagna in Italia; egli è l'ab.
Requeno, che lascia, prima di abbandonarci e ritornare alla patria,
questo laborioso ed utile lavoro, novello testimonio delle sue illustri
fatiche, e del suo valore nell'antichità erudita._ L'autore nel primo
tomo premette un _Saggio storico_ dell'antica musica: fa la Storia gran
forza a tutti, egli dice, pel disinganno delle pregiate moderne usanze;
dà in oltre gran lume a' dotti per continuare le loro ricerche, e per
l'intelligenza de' greci canti. Oltrecchè nessuno finora si è preso il
pensiero di ordinare in un corpo le memorie de' greci e de' romani
cantori; niuno degli storici della musica ci ha interpretato a dovere le
memorie di quest'arte non mai da essi cogli sperimenti provata. Nel
secondo volume dà l'Aut. il _Saggio Pratico_ sull'antica musica, in cui
si protesta di nulla avanzare senza que' sperimenti, che sieno facili a
ripetersi da' leggitori. Si tratta, egli dice, di ristabilire la più
graziosa arte de' greci: si tratta di cercare qualche rimedio alla
incoerente nostra scienza armonica: si tratta parimente di far vedere
co' fatti l'inutilità di mille grossi autorizzati volumi, pieni di
pregiudizj sopra la greca melodia, e tutto ciò co' fatti alla mano: non
con lunghe dissertazioni piene di greco e di latino idioma, non con
faticose serie di numeri e con astratti calcoli, ma con suoni sensibili
all'orecchio, e da sottoporsi all'esame delle persone esercitate
nell'armonia. “Italia! Italia! esclama l'illustre autore, madre e
maestra de' cantanti e de' suonatori dell'universo! voi avete e dovete
avere tutto il vanto d'aver resa con arte tollerabile una pratica
stromentale mancante di principj, un'armonia priva di fondamento! Voi, a
cui pur si deve la gloria di aver col vostro ingegno raddrizzata la
musica, lasciatavi da' barbari nelle irruzioni: voi, nelle cui mani
c'incantano i piani-forti, ci riempiono di stupore i violini ed i
flauti, ci struggono i cuori i cantanti! Voi che con le vostre arie e
co' vostri rondò vi conciliate il silenzio, fate ammutolire la romorosa
moltitudine delle platee de' vostri grandiosi teatri! quai più mirabili
effetti non cagionereste voi coll'armonia, se fosse questa a dovere da
voi sistemata e resa perfetta? La vostra serie armonica, di cui al
presente vi prevalete pel canto rimescolata di diatonico e di cromatico,
è senza dubbio difettosissima. Se non credete ad uno straniero qual io
mi sono, date fede a un Bottrigari, a un Zarlino, ad un Vincenzo
Galilei, ad un Martini, i quali a bella posta raccolsero e notarono i
vizj della presente vostra musicale costituzione, per incoraggirvi a
ricercarne una nuova, o ad istudiare i Greci per emendarla. Commosso io
da' loro clamori, e convinto dalle loro ragioni, nell'ameno soggiorno
destinatomi dagli dei della terra fra le vostre mura, non contento di
avervi messo in mano i greci pennelli, ed i telegrafi de' vostri
maggiori obbliati, ho procurato eziandio di fare quanto le mie
circostanze mi hanno permesso _per raccogliere le memorie de' greci
musici, e per ordinare le loro serie armoniche_, affine di contribuire
alla riforma desiderata da' vostri accreditati maestri. Io le assoggetto
al vostro criterio e al vostro fino orecchio: provatele senza
pregiudizj, e giudicate con imparzialità. Non dovrei meritarmi il
disprezzo de' colti, parlando sempre co' testimonj de' greci armonici;
nè dovrei essere creduto uno spagnuolo millantatore, presentandovi io
sperimenti e fatti.” (_t. 2, p. 70_). Ed in altro luogo: “Il tempo, dice
egli, e gli ulteriori sperimenti scuopriranno molte più cose, e l'Europa
rimarrà stupita degl'infiniti pregiudizj finora avuti, e autorizzati da'
maggiori nostri letterati sulla musica de' greci. Io non dispero, che
ciò accada a' miei giorni, se lo spirito marziale, da cui osservo come
invasata questa bella parte dell'orbe, darà luogo al tranquillo studio
de' coltivatori delle arti amene e piacevoli.” (_ib. p. 309_). Abbiamo a
bello studio riferiti cotesti passi dell'A. perchè i lettori vieppiù
s'invoglino a ricorrere all'opera medesima, e perchè diano essi una
riprova dell'ingegno, del cuore, della scienza armonica, della vasta
erudizione, e della coraggiosa critica, che risplendono in tutta l'opera
e fanno onore insieme con essa al dotto Spagnuolo, che ne ha arricchita
l'Italia.
RESINONE, autore del IX secolo, che tratta di musica alla maniera di
que' tempi: fu ricercata dal P. Martini la sua opera, per compire la
collezione da lui intrapresa di tutti gli scrittori di musica, e come
non ve n'era, che un manoscritto nell'imperiale biblioteca di Vienna,
egli l'ottenne per un espresso ordine dell'imperatrice M. Teresa (_V. la
Valle Mem. ec., p. 118_).
REVERONI (Giac. Ant.), nato in Lione nel 1769, d'una famiglia italiana
stabilita in Francia sino da' tempi di Caterina de' Medici, che seco la
portò da Firenze, in mezzo alle numerose funzioni militari, di cui è
stato incaricato come colonello del genio, ha coltivate con successo le
muse, e le scienze. Oltre a più drammi per musica da lui composti pel
teatro comico francese, egli è autore d'una dotta opera col titolo di
_Essai sur le perfectionnement des beaux arts par les sciences exactes_,
2 vol. in 8vo, 1810, dove tratta ancora a lungo della musica.
REUTER (Giorgio), maestro di cappella dell'imperatrice M. Teresa, e
dell'imperial cappella di S. Stefano in Vienna sua patria, fu, secondo
il Carpani, inventore di quegli ostinati andamenti di violini, co' quali
copriva la meschinità de' cantanti, che morto Carlo VI gran conoscitore
ed amatore della musica, s'erano introdotti in quella cappella (_Lett.
4_). Burney scrive di aver sentito nel 1772, un _Te Deum_ composto da
Reuter, la di cui musica parve essere a suo giudizio secca, confusa, e
sprovveduta di gusto. Come in Germania non fu mai praticata quella
detestabile operazione, che perpetuando nell'uomo la voce della donna,
lo rende un ente neutro, che per lo più non ha nè le grazie dell'una, nè
la forza fisica dell'altro, e facevansi perciò venir quivi dall'Italia
tali soggetti, divennero col tempo gli eunuchi più difficili a trovarsi
e troppo cari ad aversi. Suggerì allora il Reuter di stabilire nella
cattedrale di S. Stefano una scuola di sei fanciulli stipendiati, i
quali supplissero ai soprani artefatti: tutto ciò si è detto a provar
falso l'aneddoto riferito da Mr. Breton nella sua _Notice historique sur
Joseph Haydn_, che il Reuter concepì il barbaro pensiero di far divenire
soprano il giovinetto Haydn cantante in Santo Stefano, col metodo
italiano. Alle altre ragioni, che adduce il _Carpani_ confutando una tal
novelletta, aggiunge egli la riputazione e la fama di Reuter, che
tuttora lo predica per uomo probo, religioso, costumato, quanto umano e
prudente, onde incapace di un misfatto sì grave. “Una sì atroce
calunnia, egli dice, con cui s'intacca l'onore di un uomo savio,
dabbene, d'un artista riputato, deve essere combattuta senza riguardi e
misura” (_Lett. 16_). Reuter morì in Vienna nel 1770.
REY (Giov. Batt.), l'intimo amico del cel. Sacchini, e maestro di musica
al servigio di Luigi XVI dal 1779 sino alla fatale rivoluzione, che gli
fè perdere la pensione di due mila franchi assegnatigli dalla corte, fu
per trentacinque anni il direttore dell'opera comica a Parigi, e
contribuì molto a sostenerne l'onore e la gloria. Egli compose la musica
di moltissimi drammi, e compì l'opera d'_Arvire et Eveline_ di Sacchini,
che gliene aveva affidata morendo la cura. I suoi talenti gli meritaron
sempre la stima e l'affezione de' più rinomati compositori. Gluck,
Sacchini, Salieri, Piccini, Gretry, Paisiello, Cherubini, Winter,
Lesueur e più altri hanno assai volte contribuito alla di lui gloria,
onorando della loro confidenza i suoi talenti, e manifestando questo
sentimento di viva voce e per iscritto. Il suo merito fecelo onorare del
titolo di capo dell'orchestra della cappella imperiale. Padre sensibile
non potè giungere a calmare il dolore cagionatogli dalla perdita di una
sua figlia, assai virtuosa sul piano-forte e nella composizione, morta
nell'està del 1809; una lunga malattia il fè soccombere nel 1810. Egli è
autore di un'opera, che ha per titolo: _Système harmonique développé et
traité d'après les principes du cél. Rameau, ou Grammaire de musique,
sous le titre de Tablature se rapportant au dictionnaire de J. J.
Rousseau, avec théorie pour trouver et exercer commodément toutes les
harmonies et mélodies_, Paris in fol. 1801. L'autore così spiega le sue
intenzioni in un'epistola dedicatoria a' suoi amici Sonnerat e Bradi.
“Cittadini amici: le lingue, per quanto puossi agevolmente osservare,
hanno tutte la loro grammatica, od almeno sono generalmente capaci di
averne una. La musica, cui gli antichi hanno detta la lingua degli dei,
è ancora tuttavolta senza possederne una propria, comecchè la meriti
benissimo: quindi la penosa difficoltà di studiarla. Moltissimi artisti
presupposto avendo che questa intavolatura esser potrebbe effettivamente
la grammatica necessaria, e che dessa manca alla continuazione del
dizionario del sensibilissimo Giangiacomo Rousseau, io ho avventurata
l'edizione della mia opera, ec.”.
REY (J. B.), nato a Tarascona circa 1760, è stato maestro di musica
delle cattedrali di Viviers e di Usez, e attualmente uno de' musici
dell'imperiale accademia a Parigi. Apprese da se solo a sonare il
forte-piano, il violino e il violoncello: oltre a più composizioni di
musica, egli pubblicò altresì nel 1810 un _Traité d'harmonie_, in 8º,
nel quale ha per iscopo “dietro il principio generalmente ricevuto, di
far cessare le contradizioni, che inviluppano le regole dell'armonia,
separando del tutto il genere cromatico dal diatonico. Per siffatta
operazione, egli non riconosce che un basso fondamentale reale applicato
al genere cromatico su i tre gradi fondamentali, senz'altro con quinta
giusta. In quanto a quello che si è fatto derivare sino al presente dal
genere diatonico, s'egli poteva esistere, nol può più adesso, secondo il
suo sistema, o al più come basso-fondamentale numerico o aritmetico in
ragione delle differenti progressioni, che stabilir si possono su
gl'intervalli naturali della scala. L'autore ha trattato a fondo, ed in
una nuova maniera tutto ciò che può comprendere il genere diatonico, e
la parte delle cadenze, sulla quale essenzialmente si appoggia il genere
cromatico, e l'arte della modulazione.” L'estratto di quest'opera è
interamente di M. Fayolle, non essendo ella giunta ancora sino a noi.
REYON DE SILVA (don Diego Ant.), secretario di stato di S. M. cattolica
Carlo III, e membro dell'Accademia delle belle arti di Madrid, nato nel
regno di Mursia, e morto in età di 48 anni nel 1798 a Madrid, pubblicò
in sua lingua _Dizionario delle belle arti_, Segovia 1788 in 4.º, nel
quale trovansi degli articoli sulla musica.

RHODE (J. G.) è autore di un dotto opuscolo in lingua tedesca, che ha
per titolo: _Teoria della propagazione del suono per gli Architetti_,
Berlino 1800. Mr. Chladni dice ch'egli lo preferisce a molti altri
(_Acoust. p. 302_). Quest'autore osserva che la più parte de' teatri
sono assai poco favorevoli al suono, perchè troppo si sono negligentate
le leggi della propagazione del suono per mezzo di tubi, le di cui
pareti sien parallele, e di trombe parlanti: osserva inoltre che
l'ordinaria disposizione de' scenarj è contraria alla propagazione del
suono, imperocchè assorbiscono tutto il suono, che si spande verso i
lati.

RICCATI (conte Giordano), nato in Treviso capitale della Marca
Trivigiana, coltivò con successo le matematiche, e volle applicarle alla
musica. “È pur lode grande del conte _Giordano Riccati_, dice l'ab.
Andres, il meritare di essere nominato anche dopo il _la Grange_, ed
altri celebrati geometri: il terzo suono osservato dal _Tartini_, il
suono falso, ed alcuni altri nuovi punti sono stati da lui solo
geometricamente trattati; e se egli non ha uguagliati gli illustri suoi
antecessori nella finezza dell'analisi, e nella profondità de' calcoli,
gli ha forse superati nelle novità d'alcune materie, nell'estensione
delle ricerche, e nello studio di conformare alla pratica le sue teorie,
ciò ch'è un pregio non molto comune in tali speculazioni.” (_Origine ec.
t. 4, acustica_). Sono le sue opere riguardanti la musica: 1. _Delle
corde ovvero fibre elastiche_, Bologna 1767. 2. _Delle vibrazioni sonore
dei cilindri_, quest'opuscolo si trova nel t. 1 delle Memorie di
matematica e fisica della Società italiana Verona 1781. Mr. Chladni dice
che le sue ricerche sono molto esatte (p. 101), tuttavia confuta egli
una sua supposizione alla p. 63. 3. _Suono falso_ articolo del Prodromo
della nuova Enciclopedia italiana. 4. _Esame del sistema musico di M.
Rameau: Dissertazione Acustico-matematica_, 1779. Egli vi prova contro
il Rameau che la risonanza dei corpi sonori non è il principio
dell'armonia. 5. _Saggio sopra le leggi del contrappunto_, Castelfranco
1762; in quest'opera tratta a lungo del temperamento con un metodo, che
a suo parere, tende immediatamente al fine, ed è dimostrativo: egli
attacca altresì quello del Rameau. 6. _Esame del sistema musico del Sig.
Tartini: Dissertaz. Acustico-matematica_, 1789. 7. _Riflessioni sopra il
primo libro della Scienza teorica e pratica della moderna musica del P.
Vallotti_, 1780. 8. _Due lettere al P. Sacchi intorno al grado di
eccellenza, al quale è giunta la musica sì nella teoria che nella
pratica_, nel t. 41 del Giornale letterario di Modena, 1789. In esse il
_Riccati_ attacca con pulitezza l'ab. _Bettinelli_ per avere sostenuto,
che sinora la musica non ha trovato il suo risorgimento per niun modo ed
età nell'Italia; il che si oppone a quanto crede aver egli dimostrato
nelle sullodate opere: pretende ancora di confutar il sentimento
dell'ab. _Eximeno_ nel voler escludere le proporzioni della musica: ma
prescindendo di queste particolari opinioni del Riccati, si trova molto
da apprendere in ambe le sue lettere, che il P. Sacchi a ragione chiama
bellissime. 9. _Saggio della facoltà, che ha la Musica d'imitare il
senso delle parole e di risvegliare nell'animo i varj affetti_, 1787.
10. _Lettera al P. Sacchi, dove si dà giudizio sopra i duetti del
Bononcini ed Hendel_ — _Seconda lettera al medesimo, dove si paragona
l'antica alla moderna musica_ nel t. 36 del Giornale di Modena 1787. “La
posatezza, egli dice, è una delle differenze notabili, e forse anche la
più generale tra le antiche e moderne cantilene. Confrontando le buone
con le buone, a me sembra di vedere nelle cantilene moderne maggiore
varietà ed ornamento; nelle antiche maggiore verità e schiettezza; nelle
moderne un moto più celere, e più concitato, e nelle antiche un moto più
tardo e comodo, e per conseguenza una certa idea di tranquillità, di
compostezza e di riposo. Così le composizioni sacre di quasi tutti i
migliori tra i moderni sentono il teatro, e le profane degli antichi in
certo modo sentono la chiesa. La moderna musica pecca nell'essere
soverchiamente sminuzzata; e nulladimeno ai valenti professori non può
negarsi la lode di eseguire il difficile facilmente, e con somma
puntualità, il che dà campo ai maestri di sfogare la loro fertile
fantasia.” Il conte Riccati morì assai vecchio verso l'anno 1792.
RICCI (Pasquale), nato a Como nel 1733, studiò la musica sotto Vignati
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