Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 3 - 15

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maestro di cappella in Milano. La natura fornito aveva il discepolo di
gusto e di grazia, mentrechè altro non conosceva il maestro che la
profondità e i secreti dell'arte. L'ab. Ricci viaggiò per la Germania,
la Francia, l'Inghilterra e l'Olanda. Sino a' primi anni di questo
secolo viveva ed occupava ancora il posto di maestro di cappella della
cattedrale di Como. Vi sono di lui alcuni trio e quartetti, che hanno
del merito. Un suo _Dies Iræ_ vien riguardato come un capo d'opera: la
prima volta ch'egli lo fece eseguire, ispirò un santo orrore agli
ascoltanti. Al versetto _Tuba mirum_ tutta l'orchestra restò in
silenzio, e dall'alto della cupola si udì il suono di una tromba, che
parve annunziare l'estremo giudizio. Un tal ritrovato però non ha, a mio
avviso, altro pregio che la novità e la sorpresa: ella produce
l'illusione del momento. La ripetizione e l'uso frequente di questi
colpi, per così dire, di scena, fa svanire l'effetto, e nulla più
produce sull'immaginazione degli astanti. Non so per conseguenza
approvare quanto vien detto a questo proposito da Mr. Fayolle: _per
rendere immortale un compositore_, egli dice, _non vi vuole che un'idea
simile a questa del Ricci_; e solo niega egli a costui il merito
dell'invenzione, perchè Calviere cel. organista avevala trovata prima di
lui. Ecco una via molto facile ai compositori per giugnere
all'immortalità.
RICCIO (Angelo M.), dottore in teologia e professore di lingua greca in
Firenze, ove nel 1747 diè al pubblico _Dissertationes Homericæ_ in 4º.
Trovansi in quest'opera le tre seguenti dissertazioni, che hanno per
oggetto la musica: 1. _Diss. de Achille citharâ canente, veterique
græcorum musicâ_, tom. 2, p. 31. 2. _An musicâ curentur morbi_, p. 51.
3. _De musicâ virili et effeminatâ grecorum, nonnullisque aliis ad
cognitionem musicæ pertinentibus_, t. 3, p. 41.
RICCOBONI (Franc.) nacque in Mantova su i principj dello scorso secolo,
venne a stabilirsi in Francia come uno de' principali attori nel teatro
italiano di Parigi, e compose molti drammi comici per musica in lingua
francese, che ebbero del successo. Scrisse inoltre nella medesima lingua
_Histoire du Théâtre Italien_, Paris 1738, con bellissimi rami, 2. vol.
in 8º, e _Réflexions historiques et critiques_, Amsterdam 1740, in più
luoghi di quest'opera egli parla del teatro italiano, della musica, e
della poesia drammatica. Il cav. Planelli loda altresì un altro picciol
libro del Riccoboni intitolato: _Pensées sur la déclamation_, 8º, Paris
1738. (_Dell'opera ec. p. 172_). Riccoboni morì in Parigi nel 1772.
RIDIERI (Giov. Antonio) da Vicenza, dove apprese da Freschi i primi
elementi della musica, e quindi continuò a Ferrara sotto la direzione di
Giov. Batt. Bassani i suoi studj di musica vocale. Sul timore ch'ei non
farebbe gran fortuna come professore di canto, applicossi alla
composizione. La sensibilità, il fuoco e la grazia, che caratterizzano
le sue opere, gli conciliarono tutti i suffragj. Fu per sei anni al
servigio del principe Stanislao Rzeuscky in Polonia, dove molto scrisse
per teatro, per camera e per chiesa. Tornato in Italia, stabilì in
Bologna una scuola di musica in cui formaronsi più virtuosi distinti,
tra' quali l'illustre P. Martini: egli fu ricevuto con voti unanimi in
quella cel. Accademia. Poco tempo dopo ebbe ordine dal papa di comporre
la musica de' Salmi per la cappella di S. Pietro in Roma. Egli finì in
Bologna i suoi giorni nel 1746.
RIEDT (Gugl.), musico di camera del re di Prussia, morto in Berlino sua
patria nel 1783, suonava con molta perfezione il flauto, ed occupò per
più anni l'onorevol posto di direttore della società degli amatori di
musica di Berlino. Possedeva delle cognizioni poco comuni nelle
matematiche, ch'egli amava moltissimo, ed alla astrazione di questi
studj vien attribuita l'aridità, che caratterizza le di lui
composizioni. Egli è autore di più opere di teoria musicale in tedesco;
eccone i titoli: _Saggio sugli intervalli in musica sotto il rapporto
del loro numero, del loro posto, e de' vantaggi loro nella
composizione_, Berlino 1753, in 4º. _Difesa di quest'opera_, nel tom. 1
delle Mem. crit. di Marpurg, nel di cui 2º tomo vi ha altresì di Riedt:
_Considerazioni sulle variazioni arbitrarie nelle idee musicali,
nell'esecuzione d'una melodia_; ed inoltre: _Tavole di tutti gli accordi
primitivi a 3, e 4 voci, che contengonsi nella scala compita de' tuoni,
sì diatonici, che cromatici ed enarmonici del loro numero ed uso nella
composizione._ Nel terzo tomo trovansi di lui: _Due questioni di musica
colla loro soluzione a profitto degli amici della verità, cioè: se il
perfetto unisono è, o no, un intervallo reale, e se possono ammettersi
nella musica gli unisoni ingranditi, o diminuiti_. Alcune di lui
composizioni di musica instrumentale sono state impresse nel 1754 a
Parigi, e nel 1758, a Lipsia.
RIEPEL (Giuseppe) ha goduto per molti anni della generale stima alla
corte del principe de la Tour in Ratisbona, come direttore della di lui
musica, sì per la sua probità, che per i suoi talenti nella
composizione, e sul violino. Egli è morto nel 1782. Il principale suo
merito nella musica consiste nell'essere stato il primo scrittore in
Germania, che abbia sviluppato il caos del ritmo, e disposto in una
maniera intelligibile pei studenti. Ecco il giudizio che ne ha dato
Hiller: “Egli è un uomo che sa profondamente tutto ciò, che
essenzialmente appartiene alla composizione, che cerca a toglierne via
il superfluo, e che si applica a far conoscere a fondo ciò, che sinora
non è stato se non superficialmente osservato da quegli che l'han
preceduto. Egli non si ristringe a dar, come a caso, delle regole aride
e secche, di cui possa far uso il lettore sì in bene che in male; ma si
applica a mostrare a' suoi allievi, come debbon servirsene per trarne il
vero loro profitto.” I titoli delle di lui opere sono: _Anfangs_ etc.,
cioè: _Elementi della composizione musicale, e del sistema delle
misure_, Ratisb. 1754, in fol. di cui ve ne ha una seconda edizione.
_Regole fondamentali del sistema de' tuoni in generale_, Francfort 1755,
in fol. _Spiegazione ragionata del sistema de' tuoni in particolare,
comune alla più parte degli organisti_, Lipsia 1757, in fol.
_Spiegazione del falso sistema de' tuoni_, Ausburgo 1765, in fol.
_Spiegazione indispensabile del contrappunto sulle note generalmente
trasportate_, ec. con esempj estratti da altri autori, e composti in
parte a tal fine, Ratisb. 1768, in fol. _Del ritmo armonico, ai poeti ed
ai compositori, con alcuni esempj_, 1776, 2 vol. in fol. Il maestro
Hiller dice a tal proposito: “Questo libro merita che venga consultato
da tutti quegli, che desiderano possedere una cognizione esatta delle
parti essenziali della musica in generale, e d'una composizione pura in
ispecie.” Schubarth allievo di Riepel, dopo la sua morte pubblicò nel
1786, un'altra di lui opera intitolata _Chiave al basso: ossia
Istruzione per i principianti nella composizione_. Egli possiede inoltre
altri manoscritti di Riepel, che promette di dare al pubblico.
RIGEL (Arrigo Giuseppe), nato nella Franconia di onesta famiglia, ebbe
la fortuna di avere tra' suoi maestri il cel. Jommelli. Nel 1768, si
stabilì in Parigi, ove ebbe gran numero di allievi sul piano-forte, per
cui aveva molta abilità e gusto. Compose altresì con gran successo
quantità di musica sì per chiesa che per teatro: Gluck faceva molto caso
delle di lui composizioni. Questo grand'uomo essendo sul punto di
lasciare la Francia, gli amministratori del teatro mostrarongli il
dispiacere di vederlo partire. _Voi non avete tutto perduto_, disse egli
loro, _avete quì un uomo a cui bisogna attaccarsi; M. Rigel è quegli che
conviene pel gran teatro reale. Quando si ha scritto un Oratorio come
quello di Rigel_ (la Sortie d'Egypte), _si è in istato di fare delle
grandi opere._ I varj posti, ch'egli ottenne allora in Parigi, danno a
divedere la stima che facevasi de' suoi talenti. Rigel fu maestro di
musica del concerto spirituale, dell'Olimpico, e professore nella scuola
di canto nel Conservatorio, ove molto contribuì al perfezionamento della
nomenclatura, e de' principj dell'armonia, su i quali, dicesi di aver
egli avuto idee assai chiare e precise. Una gran purità di melodia, ed
uguale nitidezza d'armonia formano il carattere delle composizioni di
Rigel. Passionato per la sua arte, nemico d'ogni cabala, all'epoca in
cui la Francia era divisa in più fazioni musicali, l'una contro l'altra
accanite, egli sapeva far giustizia al merito, e distinguere il buono in
qualunque scuola, e in qualunque maestro si fosse. A siffatte qualità
deve egli l'acquisto della pregevole riputazione di onesto uomo, non che
di abil maestro: finì quasi subitamente di vivere in Parigi nel 1799.
_Luigi Rigel_, il maggiore de' suoi figli e suo allievo era un ottimo
sonatore di forte-piano e di violino, e buon compositore: fu egli il
primo a disporre per il piano-forte le sei gran sinfonie di Haydn, ed i
trio di Pleyel: benchè il suo talento non fosse indegno della capitale,
erasi stabilito frattanto all'Havre, dove è morto nel 1811 di anni 40.
_Giovanni Rigel_, di lui minor fratello, anch'egli eccellente professor
di musica in Parigi, promette di pubblicare le di lui opere postume.
Giovanni Rigel in età di 13 anni, dopo avere studiata quest'arte sotto
la direzione di suo padre, fu nominato sotto-professore nella scuola di
canto, e poco dopo cembalista e compositore al concerto spirituale. Fu
quindi nell'espedizione d'Egitto, venne nominato membro di
quell'istituto, e compose al Cairo la musica di un dramma quivi eseguita
con successo. Di ritorno in Parigi egli gode della più distinta
riputazione come uno de' primi accompagnatori sul forte-piano, e come un
professore assai virtuoso. Ha molto composto in differenti generi, e le
sue produzioni sono in grandissimo pregio per il buon gusto e la
regolarità, che le caratterizzano.
RIGHINI (Vincenzo), compositore italiano, maestro di cappella
primieramente dell'elettore di Magonza, e quindi del re di Prussia, e
molto stimato nella Germania. Nel 1782, diè la musica di due drammi
burleschi: il _Convitato di Pietra_, e la _Vedova scaltra_. Le più
recenti sue opere sono: il _Filosofo confuso_, 1786, _Armida_, 1788,
_Alcide al bivio_, 1789. In occasione dell'elezione dell'Imperatore nel
1790, egli fece eseguire a Francfort una sua messa, che piacque
moltissimo. Nel 1803, pubblicò per le stampe: _Esercizj per la
perfezione nell'arte del canto_; riuniscono essi la solidità degli
antichi maestri, e 'l buon gusto de' nostri giorni.
RINALDO (da Capua), napoletano, figliuolo naturale di un nobile del suo
paese, studiò dapprima per suo diporto la musica, ma fu in appresso
nella necessità di professarla per vivere. All'età di 15 anni diè in
Vienna la sua prima opera, e scrisse di poi per i migliori teatri di
Europa. In Roma vien egli creduto inventore dei recitativi obbligati, ma
si è trovato un oratorio di Aless. Scarlatti, dove molto prima di
Rinaldo costui avevali usati. Quello di cui può vantarsi Rinaldo si è lo
avere impiegato tra' primi de' lunghi ritornelli ne' recitativi,
esprimenti una gagliarda passione, il che non poteva farsi dalla voce.
Rousseau nel Dizionario lo considera come uno de' più cel. compositori
italiani.

ROBBERS (Giovanni), professore di musica ed organista della chiesa
francese a Rotterdam, è autore di una dissertazione _Sur l'union de la
musique avec la poésie_, ch'egli inviò alla società letteraria
d'Amsterdam nel 1790. La società avendo esaminato questo scritto, onorò
l'autore con una medaglia.
ROBERTSON (Thomas), dotto inglese pubblicò in Londra nel 1784, _Inquiry
into the fine arts_, in 4º, dove tratta della musica teorica e pratica.
(_V. Bent's cat. of books, p. 133_).
ROCHEFORT (Gugl. de), dell'Accademia delle Iscrizioni è autore di una
memoria intitolata: _Recherches sur l'harmonie et les accords de musique
des anciens_, 1788, nella quale prova contro M. Burette ed altri, che
l'arte delle parti concertanti in contrappunto non era così limitata
presso i Greci, come si è da taluni creduto. Mr. de Rochefort è noto
abbastanza per le sue traduzioni in versi dell'Iliade, e dell'Odissea
d'Omero.
ROCCHI (Antonio) è autore delle _Istituzioni di musica teorico-pratica_
in 4º, pubblicate per le stampe in Venezia nel 1777. Non possiamo dar
saggio di quest'opera, non essendo ancor giunta sino a noi.
RODIO (Rocco)º, cel. contrappuntista e didattico italiano del sec. 16,
pubblicò in Napoli nel 1589, una collezione delle sue opere di pratica,
e di altri rinomati compositori di quel secolo, come _Villani_, _Bovio_,
ec., nomi or sepolti nell'obblìo. Ha maggior pregio un'altra opera
didattica di Rodio intitolata: _Regole di musica_, Napoli 1626, citata
assai volte con molti elogj dal P. Martini.
RODOLPHE (Giov. Gius.), nato a Strasburgo, a 17 anni veniva riguardato
in Francia come il primo sonatore di corno da caccia, che usasse i
semituoni. Studiò altresì il violino sotto il celebre _le Clair_, e
verso il 1754 passò in Italia al servigio del duca di Parma: fu egli il
primo, che in un'aria di Traetta eseguì un accompagnamento di corno in
concerto con la voce, e che in Italia accompagnò su quest'instromento i
mottetti nelle chiese. Egli apprese anche in Parma la composizione sotto
il famoso Traetta allievo di Durante, e passato quindi al servizio del
duca di Wittemberga nel 1760, prese lezioni da Jommelli, e compose a
Stuttgard la musica di un gran numero di balli del cel. Noverre, ch'egli
poi condusse a Parigi, ove venne a stabilirsi nel 1763, e vi fece gran
fortuna. Circa 1780, diè egli a M. Amelot il piano d'una scuola di
musica, che fu eseguito quattr'anni dopo da M. Breteuil, e Rodolphe fu
nominato professore di questa scuola, per cui compose il suo _Traité
historique et pratique d'accompagnement_, e i suoi _Solfeggi_, che hanno
avuto tanto successo, e che hanno contribuito a moltiplicare in Francia
gli artisti, e gli amatori, rendendo facil l'ingresso nella carriera
musicale.
ROGER (Joseph-Louis) pubblicò a Mompellieri un'opera nel 1758 col
titolo: _Tentamen de vi soni et musices in corpus humanum_, molto lodata
dal Dr Lichtenthal. Forkel nel 1º vol. della sua storia generale della
musica riguarda quest'opera come la più importante, che si sia scritta
intorno a questa materia. Ella è divisa in due parti, nella prima tratta
_del suono ne' corpi sonori, de' mezzi co' quali si propaga, e del suono
nell'organo sensorio dell'udito_: nella seconda si dimostra _la
predisposizione dell'anima per i principj dell'armonia_, e quindi tratta
l'Aut. _della predisposizione della materia all'azione del suono: della
predisposizione dell'anima unita alla materia, ossia del corpo animato_,
e spiega finalmente _con quali e quanti mezzi, e che agisca sull'uomo la
musica_.
ROLLA (Alessandro), membro del real Conservatorio di Milano, e primo
violino del gran teatro, gode meritamente della riputazione di essere il
più abile virtuoso dell'Europa sulla viola. Dicesi inoltre che se gli è
fatto un divieto in Italia di sonarla in pubblico, perchè le donne non
possono sentirlo su quell'instromento, che non soffrino attacchi a'
nervi. I concerti di violino, ch'egli suona nelle orchestre, tirano a se
la folla de' dilettanti. Noi abbiamo riferito a questo proposito un
curioso aneddoto, all'art. _Diana_. Egli ha composto molta musica
istromentale pregiatissima.
ROMIEU (M.), della real società delle scienze di Monpellieri, a cui
presentò nel 1753 una sua memoria, quivi nel medesimo anno impressa col
titolo: _Nouvelle découverte des sons harmoniques graves dont la
résonance est très sensible dans les accords des instrumens à vent_. La
scoverta del terzo suono basso formato dalla riunione della vibrazione
di due suoni gravi era stata fatta dal cel. Tartini sino dal 1714, e
facevane la base della sua scuola in Italia, ma siccome non la pubblicò
che nel 1754 nel suo _Trattato di musica_, M. Romieu pretese esserne
l'inventore. “Nel rapportare questo fatto, dice Mr. d'Alembert, non
pretendiamo toglier nulla al Sig. Tartini; noi siamo persuasi ch'egli
non dee la sua scoverta che a' suoi proprj lumi; ma Mr. Romieu fu il
primo ad annunziarla al pubblico.” Cheche sia di ciò, le migliori
osservazioni intorno a questo terzo suono si trovano nelle _Ricerche di
Matt. Young_ e di _Lagrange._
ROQUEFORT (Bonaventura), nato nel 1778, membro di più accademie e
società letterarie, nel suo _Glossaire de la langue romaine_, 2 vol. in
8º, Paris 1808, promette di dare al pubblico un _Essai sur la poésie, la
musique et les istrumens des Français, depuis le IX siècle jusqu'au
XVII_. Il testo in parte è tratto da' manoscritti antichi; egli formerà
un vol. in 8º del testo, seguito da circa 100 rami coloriti dietro i
monumenti del tempo, e dagli esempj di musica di ciascun secolo. M.
Roquefort da più anni in quà si occupa altresì della composizione di una
_Storia generale della musica_, che abbraccerà i diversi impieghi o
rapporti di quest'arte con tutte le instituzioni presso tutti i popoli,
e in tutti i tempi. Questa storia formerà _cinque vol. in 4.º_, seguiti
da un sesto che conterrà le figure e gli esempj. “Ci si assicura, dice
Mr. Fayolle, che una porzione di quest'immenso travaglio è già posta in
ordine, e che l'A. possiede molti materiali, tra' quali ve n'ha gran
numero che non sono stati mai pubblicati.”
ROSA (Salvatore), celebre pittore napoletano morto in Roma nel 1673.
Amava egli passionatamente la sua arte, e le arti sorelle, la poesia e
la musica. Mostrasi buon poeta e bello spirito nelle sue satire, e
sonetti pieni di finezza, e bei motteggi: la sua casa in Roma era
divenuta un'accademia, cui intervenivano uomini di buon gusto e
d'ingegno: recitavansi de' versi, rappresentavansi commedie, e si faceva
della musica. Tra le belle satire di questo valentuomo una ve ne ha
mordentissima contro i musici e contro i cantanti, e contro quelle
composizioni da chiesa non ben adattate alla maestà del soggetto, e al
decoro dell'auguste cerimonie de la religione. _E pure è ver che con
indegni esempj — Diventano bestemmie a' giorni nostri — Di Dio gl'inni e
li Salmi in bocca agli empj — Che scandalo è il sentir ne' sacri
rostri — Grunnir il vespro, ed abbajar la messa, — Ragghiar il Gloria, il
Credo, e i Pater nostri! — E si sente per tutto a più potere — Cantar
sulla ciacona il Miserere ec._ Così con tanta ragione, e sì poco frutto
cantava questo bell'ingegno, e termina quindi — _Chi vuol cantar, segua
il salmista Ebreo, — Ed imiti Cecilia, e non Talìa, — Dietro l'orme di
Giobbe e non d'Orfeo_. Il d.^r Burney scrive ne' suoi _Viaggi
musicali_, di avere trovato in una collezione di _Cantate_ di Rossi,
Cavalli, Legrenzi, Pasqualini, Bandini ed altri celebri compositori di
que' tempi, conservate con diligenza da' curiosi in Italia, un libro
prezioso di musica del famoso Salv. Rosa. Le parole di molte di quelle
_cantate_ sono di lui, ed otto intere delle medesime sono poste in versi
ed in musica, e copiate dalla mano istessa di questo cel. Pittore. _Sono
esse non solo ammirabili per un semplice dilettante_, dice Burney, _ma
la loro melodia sorpassa in gusto quella della più parte dei maestri del
suo secolo_ (_V. Encycl. méthod. art. Cantate, p. 205_).
ROSETTI (Antonio), nato a Milano nel 1744, si è formato principalmente
sul modello del gran Gius. Haydn in Vienna, ove egli era verso il 1766
violinista nella cappella dell'Imperatore, e virtuoso di camera del
principe d'Althan. Il suo merito, come compositore e direttore di
orchestra, gli fè ottenere nel 1789 il posto di maestro di cappella a
Schwerin, in cui succedette al cel. Westenholz. Le di lui numerose
composizioni, per la più parte impresse, fannosi rimarcare per uno stile
piacevole; le sortite de' strumenti da fiato, di cui sapeva servirsi a
meraviglia, sono assai volte di un'estrema bellezza. Finchè si abbandona
al suo proprio genio, la sua particolar maniera merita i suffragj
degl'intendenti; ma dacchè calcar vuole le tracce di Haydn, il suo stile
diviene affettato e monotono. Tra le sue produzioni si distingue
l'oratorio impresso a Vienna nel 1786, _Gesù moribondo_, e l'opera prima
a Amsterdam contenente tre sinfonie a grande orchestra.
ROSSI (Lemme). Perugino, pubblicò nel 1666: _Sistema musico, o musica
speculativa_, Perugia in 4º. Il P. Martini nel 2º t. della sua storia
rapporta il sistema perfetto o _sintono_ di Rossi per gli strumenti
mobili, e l'imperfetto o _participato_ per gli strumenti stabili. Questo
sistema _Sintono_ vien attribuito a Tolomeo, ma si chiamò poi di Lemme
Rossi, “perchè questi giunse ad essere, _dice il Martini_, se non
l'unico, certamente il più diligente amplificatore del medesimo,
illustrandolo non solo colla più possibile precisione delle dovute
proporzioni, ma inoltre con la necessaria aggiunta di quegl'intervalli,
che lo fanno adatto all'artificio del contrappunto corrente.”
ROUSSEAU (Gian-Giac.), filosofo, scrittore di musica, e compositore
nacque in Ginevra nel 1712. La di lui avversione per il mestiere di suo
padre, costruttore di orologi, lo fè risolvere ad abbandonare la patria
nel 1728. Egli aveva studiato la musica, e nel tempo ch'egli andava
errante per la Francia e l'Italia, quest'arte il provvide de' mezzi di
sussistere. Fu particolarmente in Venezia, ove la sua gran passione per
la musica, più accesa dal sentire le buone composizioni, e dal comodo di
familiarizzarsi co' primi maestri dell'Italia, trovò non solo maggior
pabolo, ma venne portata del tutto ancora verso la musica Italiana.
Portossi quindi in Parigi, e cominciossi ben tosto a riguardarlo come
gran filosofo, e grand'oratore: tuttavia la sua occupazione ordinaria
consisteva nel copiar della musica. Egli si era prescritto il prezzo di
quattro soldi per una pagina in 4º e di sei per una pagina in fol. Nè
volle mai esigere oltre a questa tassa, cosichè avendogli il conte di
Clermont rimesso 25 luigi d'oro per la copia di alcuni pezzi di musica,
egli se ne offese, prese la medietà di un sol luigi, e restituì gli
altri 24. Questo impiego di copista così spregevole per un filosofo agli
occhi d'un preteso bello spirito di Parigi, fa molto onore al suo
carattere, quando si sa ch'egli applicavasi a questo disgustoso mestiero
non per i suoi bisogni, ma per sostenere unicamente una sua parente
povera. Nel suo dizionario egli fa un lungo articolo su i doveri di un
esatto copista, e rileva quivi egli stesso le contraddizioni solite del
suo carattere. “Comprendo benissimo, egli dice, che sarà di mio
nocumento qualora si compari il mio travaglio alle mie regole: ma so
ancora che quegli che cerca il vantaggio del pubblico, dee non curare il
suo proprio. Uomo di lettere, ho detto del mio stato tutto il male che
ne penso, amo la musica italiana, e non ho fatto che della musica
francese; ho descritto tutt'i mali della società, mentre essa formava la
mia felicità; cattivo copista, vengo quì ad esporre i mezzi di formarne
un buono. O verità! il mio proprio interesse è sempre sparito dinanzi a
te; ch'egli giammai profani il culto che ti ho consacrato.” In questo
intervallo oltre più capi d'opera per la filosofia e la letteratura,
compose le parole e la musica del suo dramma _le Devin du village_, e
del _Pigmalione_, che furono applaudite sul teatro con generale
entusiasmo. L'anno 1751 essendo venuta a Parigi una compagnia di
cantanti italiani dell'Opera buffa il loro buon incontro suscitò la
gelosia de' compositori francesi. Formaronsi due partiti; sosteneva
l'uno la buona causa della musica italiana, sforzavasi l'altro di farla
cadere. L'amor proprio si rivolse dal canto de' sostenitori della musica
francese, e portò tant'oltre finalmente l'affare, che la compagnia
italiana fu mandata via da Parigi. Rousseau, passionato partigiano della
musica italiana, dimenticò allora non solo il suo _Devin du village_, ma
altresì tutti i vantaggi che poteva promettersi della direzione
dell'opera con simili composizioni. Scrisse nel 1753 la sua famosa
_lettera sulla musica francese_. È nota a chiunque la di lui sagacità,
la di lui robusta eloquenza, il talento di persuader ciò che vuole,
tutto il fuoco della sua espressione: aggiungasi a questo la preferenza
che passionatamente egli dava alla musica italiana, forse ancora un
certo corruccio contro Rameau, che aveva criticata la sua musica.
Animato da questi motivi, egli disse ai francesi, _che non avevano
assolutamente musica_; che quella da essi creduta tale _non sapeva nè
parlar, nè dipingere nei recitativi e nelle arie_, che il loro canto _è
un abbajamento continuo, insoffribile all'orecchio, purchè non si sia
prevenuto_; la loro armonia _informe, senz'espressione, e che non è se
non un vero guazzabuglio da scolare_. Nel tempo istesso vi unisce egli
il parallelo della musica italiana, e la di lei maggioranza in tutti
questi punti. Tutto fu posto allora in romore: nove scritti comparvero
in pochissimo tempo contro la sua _Lettera_, credendo di averla
vittoriosamente confutata. Cantanti e virtuosi composero pasquinate,
satire e canzoni contro lui, e sparsero nel pubblico de' rami, ove colla
più grande indecenza si metteva in ridicolo la di lui immagine: si cercò
di oltraggiarlo in una farsa sul teatro, e si giunse, dice l'Elvezio,
sino ad incitare il governo a rigorosamente procedere contro la sua
persona. Gli si negò l'onorario, che se gli era assegnato per il suo
_Indovino del villaggio_, e se gli vietò per sempre l'ingresso al
teatro. Quel che Rousseau continuò a spargere sulla musica francese nel
suo dizionario ed altronde, non era fatto per appagare gli animi
sollevati contro di lui. Proseguirono quindi le sue persecuzioni, e quel
che effettivamente non soffrì da altri, il soffrì colla sua
immaginazione. Allontanossi più di più dalla società, e nojossi alla
fine della sua solitudine nel seno stesso della capitale. Scelse allora
per sua dimora il villaggio di Ermenonville, ma scorse appena sei
settimane, la mattina delli 2 di Luglio 1778, al ritorno del suo
passeggio, cadde tramortito, e poco dopo rese l'ultimo sospiro. Ecco le
opere di questo filosofo sulla musica: 1. _Projet concernant de nouveaux
signes pour la musique_ letto dall'A. all'accad. delle scienze li 22
agosto 1742. Può vedersene un lungo estratto, ch'egli stesso ne fa
all'articolo _Notes_ del suo dizionario. Egli vi dice che in questa
materia non bisogna consultare i musici, ma l'uomo che sa la musica, e
che ha saputo riflettere su quest'arte. La musica non è per gli artisti
la scienza de' suoni, ma delle figure nere, bianche ec., dacchè
cesserebbero queste di colpire i loro occhi, non crederebber eglino
veder più della musica: presso loro tutto fa l'abito. Egli fa vedere in
seguito tutt'i vantaggi del suo Progetto. Ma all'artic. _Caractères de
musique_: “Io credo che il pubblico ha saviissimamente fatto di lasciar
le cose come sono, e di mandar noi, e i nostri sistemi al paese delle
vane speculazioni.” 2. _Dissertation sur la musique moderne_, a Paris
1743. 3. _Lettre d'un symphoniste de l'Acad. R. de musique à ses
camarades de l'orchestre_, Paris 1752. 4. _Lettre sur la musique
française_, a Paris 1753. “L'eloquente penna di M. Rousseau, dice di
questa lettera M. d'Alembert, avvezza già a dirci delle verità pungenti,
ha ora un'occasione assai favorevole d'istruirci, e di malmenarci. Come
quel famoso romano ha sostenuto, quasi solo gli attacchi dell'armata
francese, accesa e riunita contro la sua lettera, e la sua persona.” 5.
_Dictionnaire de musique_, in 8vo 1754. M. Choron lo chiama un'opera
informe (_Notions élément. d'Acoust. p. 13_). “Il dizionario di musica
di Rousseau, dice M. Suard, è forse di tutte le sue grand'opere quella,
ove egli ha meno meditato, e con meno profondità trattato il soggetto.
Si rimane agevolmente sedotto dall'eleganza ch'egli usa alle volte nelle
analisi spesso astratte, e soprattutto dal fuoco, dallo spirito e dalla
grazia, ch'egli sparge sulle discussioni relative ai principj, o agli
effetti dell'arte, che appartengono al gusto ed all'immaginazione; ma
fia d'uopo diffidare un poco delle sue asserzioni sugli articoli di
dottrina, o di erudizione, che esiggono cognizioni positive, e rigorose
definizioni.” _Encycl. méthod._ art. _Accent_. Egli infatti non è molto
esatto nel definire, e noi ne abbiamo dato un esempio nella definizione
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