Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 3 - 01

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DIZIONARIO DEGLI SCRITTORI DI MUSICA
L. — R.

DIZIONARIO
_STORICO-CRITICO_
DEGLI SCRITTORI DI MUSICA
E DE' PIÙ CELEBRI ARTISTI
_DI TUTTE LE NAZIONI_
SÌ ANTICHE CHE MODERNE

_DELL'AB. GIUSEPPE BERTINI_
MAESTRO DELLA REGIA IMPERIAL CAPPELLA PALATINA

_In medio omnibus
Palmam esse positam qui artem tractant musicam._
Ter. Prol. in Phor.

TOMO TERZO
PALERMO
DALLA TIPOGRAFIA REALE DI GUERRA.
1815.


L

LAAG (Enrico), viveva ancora nel 1783, benchè in un'età molto avanzata a
Osnabruck, come maestro di cappella della chiesa di S. Maria. Egli
scrisse e pubblicò in sua lingua, _Elementi di cembalo e del basso
continuo_, Osnabruck in 4º, 1774 e _Cinquanta canzonette con melodie per
il forte-piano_, Cassel 1777. I cembali da lui costruiti sono ancora in
gran pregio.
LACASSAGNE (l'abate de), nel 1766 pubblicò in Parigi: _Traité général
des elemens du chant, dedié a Monseign. le Dauphin_ in 8vo. L'autore si
è prefisso in quest'opera di esporre semplicemente e facilmente il
metodo usitato d'imparare la musica, ponendo ad ogni precetto un
esempio, per far vedere, che tutte le diverse misure si possono con
facilità ridurre a due, e le chiavi ad una sola. Egli sviluppa meglio
questa materia in un altro libro, cui diè per titolo: _L'unicleffier
musical, pour servir de supplement au Traité général_, etc. La R.
Accademia delle Scienze sulle relazioni de' Sig. d'Alembert, e de'
Fouchy giudicò, che questo Trattato è chiaro, metodico e atto a
conseguire l'intento dell'autore. _V. l'artic. Boyer._
LACÉPÈDE (il conte Stefano de), membro dell'Instituto nazionale delle
Scienze ed Arti, nacque a Angen l'anno 1756. Egli pubblicò in Parigi nel
1778, alcune sinfonie a piena orchestra, ed altre concertanti. Nel 1785
diè al pubblico la sua _Poétique de la musique_, in 8vo. L'autore
applica i suoi precetti alle sue opere musicali non ancora impresse;
avrebbe certamente fatto meglio se preso avesse i suoi esempj nelle
produzioni ben note di qualche illustre compositore, come Gluck, Piccini
ec., ciò sarebbe stato realmente più utile a' giovani studiosi.
Quest'opera è scritta tutta via con molto fuoco e sensibilità. Il dotto
Carpani la loda moltissimo, e con ragione (_v. lettre 4, e 10_). Nel
primo libro ricerca l'autore da profondo filosofo l'origine della
musica: egli dice che noi dobbiamo quest'arte al dolore ed alla triste
malinconia; che nata in mezzo a' pianti conserva tuttora l'impronta
della sua origine, e che ella non dipinge con successo se non i dolorosi
eventi, le penose vicende, i disagiosi sentimenti o le affezioni
profonde. Nel secondo con maestrevol mano disegna la carriera che
percorrer dee l'Artista sotto 'l rapporto dello spirito di cui bisogna
investirsi. È gran pena che quest'opera non sia conosciuta abbastanza.
LACHNITH (Luigi-Venceslao), nato in Praga nel 1756 venne in Parigi nel
1773, a perfezionare i suoi talenti nella musica, ed ebbe quivi per
maestro nella composizione il cel. Philidor. Egli ha scritto più drammi
in musica, molte sinfonie e quartetti per violino molto stimati in
Francia. Ha formato un gran numero di allievi, e compose con M. Adam
_Une Méthode de doigté pour le forte-piano_, che è stato adottato dal
conservatorio.
LACOMBE (Giacomo), avvocato in Parigi può con ragione esser annoverato
tra i migliori autori, che hanno scritto sulla letteratura e le arti.
Egli pubblicò quivi _le Spectacle des beaux-arts_, in 12º, ove si
trovano delle giudiziose osservazioni sulla musica, e le _Dictionnaire
portatif des beaux-arts_ in 12º, in cui dà notizie di molti musici.
Lacombe era cognato del cel. M. Gretry, ed è morto sul principio del
presente secolo.
LAFFILARD (Michele) è autore di un'opera intitolata: _Principes très
faciles, qui conduisent jusqu'au point de chanter toute sorte de musique
à livre ouvert, dediés aux Dames religieuses_, Paris 1710. Vi si trova
la prima idea d'un _cronometro_, o pendolo destinato a misurar
esattamente i movimenti nella musica: egli avea posto alla testa di
alcune arie altrettante cifre ch'esprimevano il numero delle vibrazioni
del suddetto pendolo durante ciascuna misura: (_V. Diderot, Observat.
sur le Chronometre_). Progetto inutile, che non ha avuto giammai luogo
nella pratica.
LAGO (Gio. del) veneziano, autore di una _Breve introduzione di musica
misurata_, Venezia 1540. (_Martini, Stor., tom. 1_)
LAGRANGE (Giov. Luigi de), nato a Torino nel 1736, vien riguardato
come il più gran geometra che dopo il Newton sia stato in Europa. “Ancor
giovinetto, dice l'ab. Andres, entrò coraggiosamente nel campo
dell'Acustica dopo il Newton, il Taylor, i due Bernoulli, il d'Alembert
e l'Eulero, e toccò a lui il raccorne gli allori. Egli esamina la
dottrina del Newton su la propagazione del suono, espone l'analisi pura
ed esatta del problema secondo i primi principj della meccanica, e fa
conoscer l'insufficienza e la falsità del metodo newtoniano, e propone
un'altra via per la soluzione fondata su principj sicuri ed
incontrastabili. Discute le teorie del Taylor, dell'Alembert,
dell'Eulero, e le riforme, e le obiezioni di Daniele Bernoulli; e pesate
le ragioni degli uni e degli altri, conchiude, che i loro calcoli non
bastano a decidere tali questioni, e propone una soluzione, che sembra
avere tutto il merito della sodezza e della generalità. Passa poi a
sviluppare la teoria generale de' suoni armonici, degli stromenti da
corda e da fiato, e per una formola semplice determina il suono fisso ed
i suoni armonici, che propose il Sauveur, con quell'esattezza e
facilità, a cui quegli non potè giungere; e dà nuovi e sicuri lumi per
la cognizione del suono, applicabili anche alla pratica della
costruzione, e del maneggio degli stromenti, alla teoria dell'eco
semplice e composto, e ad altri curiosi e difficili punti dell'acustica.
Le formole sì semplici e generali, l'integrazione di tante equazioni,
l'analisi sì fina, chiara ed esatta, la penetrazione del suo ingegno, la
sodezza del suo giudizio chiamarono l'attenzione di tutti i geometri:
gli stessi atleti di quella nobile lizza, l'Eulero, il d'Alembert e il
Bernoulli, i venerati oracoli di questa scienza ascoltarono con rispetto
la voce del nascente geometra, nè sdegnarono di metterlo al loro lato
nel seggio, ch'essi occupavano nel matematico impero. Tutti e tre
scrissero tosto al giovine Lagrange, abbracciando molti punti della sua
dottrina, domandando d'altri maggiori rischiaramenti, e venerandolo in
tutti quasi come loro arbitro e giudice; e se l'Accademia di Berlino era
stata poc'anni prima il campo di battaglia fra que' tre illustri
campioni, l'Accademia di Torino divenne nel suo nascere il teatro
d'onore, dove fecero luminosa comparsa l'Acustica e l'algebra, e dove
concorsero, si può dire a corteggio del Lagrange, l'Eulero, e il
d'Alembert, i sovrani e principi delle matematiche discipline. Qual
gloria per un giovin geometra vedersi alla prima produzione portato
sull'ali della fama per tutte le accademie e le scuole ricevere gli
applausi de' più applauditi geometri, e gl'incensi e le adorazioni di
tutti gli altri? Questa singolar gloria, che ottenne allora il Lagrange,
l'ha sempre mantenuta, ed accresciuta costantemente perfino a' nostri
dì, spargendo ognor nuovi lumi su la presente materia, che sì
copiosamente avea illustrata.” (_Andres Origine ec. tom. 4, c. 8_). M.
Montuela, il dotto autore della storia delle matematiche, ha dato una
dettagliata analisi della bella _Dissertazione del Lagrange sulla
propagazione del suono_, che comparve al pubblico nel 1º vol. delle
_Memorie di Torino_, 1759. Noi rapporteremo solo l'estratto dell'ultimo
capitolo, in cui Lagrange applica la sua analisi a diversi punti della
teoria del suono: 1. _Come l'aria trasmette senza confusione i
differenti suoni_; 2. _Come due suoni ne producono un terzo, il che
rende ragione dell'esperimento che serve di base alla teoria del
Tartini_. Solamente Lagrange trova un suono all'ottava bassa di quello
di Tartini. Il nostro geometra fissò quindi la sua dimora in Parigi,
dove viveva ancora nel 1811, membro della classe delle scienze
dell'Istituto nazionale, e senatore.
LAHOUSSAYE (Pietro), uno de' migliori allievi del Tartini, nacque in
Parigi nel 1735. Fornito di un'organizzazione adatta alla musica,
all'età di 7 anni, da se solo senza maestro, sonava già assai soavemente
di violino; ancor giovinetto ebbe la fortuna di sentire spesso i primi
virtuosi su questo stromento, che abitualmente radunavansi presso il
conte di Sennetterre; questi erano Pugnani, Giardini, Gaviniès, Pagin e
Ferrari, e sonando ancor egli ne riscosse da' medesimi i più grandi
elogj. La buona fortuna di cui godeva Lahoussaye non lo distolse dalla
brama che aveva avuta sempre di vedere il gran Tartini. Egli attaccossi
al principe di Monaco, e profittò d'un viaggio di questo principe in
Italia per andar in Padova e render omaggio a quel sublime maestro. Sul
punto ch'egli entrava in chiesa, cominciava Tartini il suo concerto, non
può spiegarsi la sorpresa, l'ammirazione che gli produssero la purità,
la giustezza, la qualità del suono, il sublime incanto dell'espressione,
la magia dell'arco, tutte le perfezioni dell'arte di cui l'esecuzione
del Tartini gli offrì per la prima volta il modello: non si sentiva più
la forza di farglisi innanzi, vi si arrischiò non per tanto. Tartini lo
ricevette con bontà, e riconoscendo in lui la sua maniera e la sua
scuola, gli diè delle lezioni seguite. Lahoussaye, richiamato dal
principe di Monaco, fu, con suo gran disgusto, obbligato a lasciar
Padova. Le circostanze per alcun tempo lo stabilirono a Parma ove ebbe
la fortuna di piacere all'infante D. Filippo e a tutta la corte. Quivi
fu ch'egli apprese la composizione dal cel. Traetta, e dove la sua
musica de' balli ebbe gran successo, come in Venezia. Ricolmo delle
beneficenze dell'infante lasciò Parma per far ritorno in Padova presso
Tartini, da cui fu con tenerezza accolto, e proseguì a prender lezioni
sino al 1769. Egli ha diretto le più famose orchestre d'Italia,
d'Inghilterra, di Francia. Alla fama de' successi del suo scolare,
Tartini diceva con soddisfazione: _Io non ne son niente sorpreso, ho
sempre detto che Pietro il mio scolare sarebbe un giorno il terror de'
violini._ Ecco come descrive elegantemente il Bettinelli il carattere di
questo gran Genio nella musica: _Il Sig. Lahoussaye_, egli dice, _senza
quello stromento era uomo quieto, modesto, amico d'ozio e di pace. Ma
preso il violino, eccolo un altro. Si risveglia, si scuote, e s'accende
co' primi arpeggi, come un amico, ed un amante all'incontro, e al
possesso del suo caro bene. Par che l'abbracci, e s'interni e si perda
in quel suono, non bada ad altro con una forza, una rapidità,
un'applicazion di trasporto, che par fuor di se, ed io presente son da
lui trasportato, nè mi ricordo più il suonatore, non veggo più l'arco e
lo stromento, non ho altro senso, fuorchè l'orecchio, e l'anima è tutta
armonia. Le note a lui non servono, che di un disegno o modello, su cui
dipinge, vola, inventa, crea, signoreggia a talento, ed io non sentj da
un violino giammai tante cose, poemi, quadri, affetti, contrasti, e non
mi stanca per quanto pur suoni. Mi dicono ch'ei non si stanca in casa
suonando da se; e passa l'intere giornate con l'idolo suo. Ben
riflettei, conversando con lui che diviene eloquente parlando dell'arte
sua, ch'è superiore ai pregiudizj della musica italiana o francese, che
senza parzialità le concilia, ed è tutto fuoco parlando dell'armonia
generosa, profonda e passionata, odiator della fredda, affettata e
corretta_ (_Dell'entusiasmo delle belle arti, part. 2, t. 4 delle op._).
Lahoussaye viveva ancora l'anno 1810. “Padre ed avolo di una numerosa
famiglia, consacra gli avanzi di un gran talento, di cui la tradizione
di giorno in giorno va a perdersi, in una scelta compagnia di veri
amici, che sa apprezzarlo, e si reca a maraviglia come non abbia
ricevuto ancora dalla Francia una pensione a tanti titoli da lui
meritata” (_Fayolle nel suo artic._).
LALANDE (Girol. de), celebre astronomo, morto in Parigi nel 1807. Madama
la contessa de Salm ne ha pubblicato l'_Elogio istorico_, in 8.º 1810,
nel quale alla pag. 16, ella dice, che M. Lalande nel 1751, pubblicò
un'opera su la musica col titolo: _Principes de la science de l'armonie
et de l'art de la musique_, che non è alla nostra cognizione. Nel suo
_Voyage en Italie_ in 8 vol. in 12º, Lalande ha inserite alcune
osservazioni sulla musica di questo paese, ed alquanti aneddoti intorno
a' suoi musici. Parlando di Napoli: _La musica, egli dice, è in qualche
modo il trionfo de' Napoletani: pare che il timpano dell'orecchio è in
questo paese più delicato, più forte che nel resto dell'Europa. Tutta la
nazione è cantante._ Fin qui va bene. _Ogni gesto, ogn'inflessione di
voce degli abitanti, e anche la maniera della prosodia nelle sillabe
conversando, respirano l'armonia e la musica._ Il d. Burney, professore
di musica inglese, che viaggiando pure per l'Italia venne in Napoli,
tratta a ragione di enfatiche coteste espressioni del Lalande; _Questa
relazione_, egli dice, _è così lontana dall'esser esatta, che mette il
suo lettore nell'alternativa di supporre l'una di queste due cose; o
ch'egli non vi ha usata alcuna attenzione, o ch'egli non aveva orecchio
in istato di ben giudicare._ (_Travels, ec. tom. 1_).
LALANDE (Mich. Riccardo de), cel. compositore francese su i principj
dello scorso secolo, nato in Parigi, fu scelto da Luigi XV per maestro
di cembalo delle due principesse sue figlie, e ne ebbe il collare
dell'ordine di s. Michele. Egli morì in età di 67 anni nel 1726, de'
quali 45 avevane impiegati in servigio di Luigi XIV e del suo
successore, avendo dato in questo spazio di tempo 60 mottetti a gran
cori, oltre molta musica pel teatro. _Ne' suoi salmi o mottetti_, dice
l'ab. Laugier, _Lalande ci offre delle bellezze di composizione più
meditate e di più studio (che quelle di Camprà). Non vi si trova il
naturale grande, facile, grazioso, elegante, ma egli è riuscito
eminentemente nel divoto: vi si trova il tenero, il grave, l'augusto, il
maestoso, il terribile. Si rimarca in tutto una singolare espressione
delle grandi idee della Religione: de' nobili e teneri sentimenti
ch'ella ispira a coloro, che profondamente l'hanno impressa nel cuore._
(_Apolog. de la Mus. franc. p. 128_) V. l'artic. Camprà nel 2º tomo.
LALLEMANT, dottore in medicina e direttore di questa Facoltà in Parigi
nel 1751 pubblicò _Essai sur le mécanisme des passions en général_. In
questo trattato, parla degli effetti della musica, ed analizza
principalmente la maniera, con la quale il canto e la musica
istromentale influiscono sulle passioni.
LAMARK (M.). Nel tomo 49, del Giornale di Fisica del 1799 in Parigi, vi
ha di costui: _Mémoires sur la matière du son_, pag. 397.
LAMBERT (Giov. Enrico), nato a Malhause nel 1728 d'una famiglia francese
quivi rifuggita per motivo di religione, coltivò con successo la fisica,
le matematiche, la meccanica ed altre scienze. Egli era membro della
Società R. di Berlino, nelle cui _Nuove memorie_ nel vol. 31 vi ha di
lui: _Observations physiques sur les flûtes_, an. 1776, _Observations
sur la vitesse du son_. Nel vol. 30, del 1774, _Remarques sur le
tempérament en musique_. “La difficoltà di accordare esattamente per
quanto è possibile, le quinte e le terze nell'ottava (egli dice), ha in
ogni tempo esercitato i musici sia teorici, sia pratici. Si cercò di
giungervi a tastone, senza rimaner soddisfatti di quel che si era
trovato, perchè prima dell'invenzione de' logaritmi non era possibile di
risolvere metodicamente questo problema. Io impiegherò questi logaritmi
per comparare insieme le quinte e le terze, e per avere un termine di
comparazione fisso e costante metterò il temperamento medio per base.”
M. Chladni loda molto gli sperimenti di M. Lambert nel suo _Tratt.
d'Acustica_, pag. 74, e 310. Lambert morì in Berlino nel 1775.
LAMOTTA (Martino) siciliano, di cui rapporta _Adami da Bolsena_ nella
sua _Storia della cappella pontificia_, di cui era maestro di musica,
che Lamotta nel 1610 era in quella uno dei tenori, dove veniva molto
stimato a motivo de' suoi gran talenti.
LAMPE (Feder. Adolfo), dottore e professore in teologia a Brema dove
morì nel 1729, in età di 46 anni. Egli è autore di un trattato in latino
_de Cymbalis veterum_, Utrecht 1703, in 12º con molti rami: vi si trova
erudizione immensa, e sostenuta dalle testimonianze di antichi
scrittori.
LAMPRO D'ERITREA, celebre musico filosofo dell'antichità, ebbe la gloria
di essere stato uno de' maestri nella musica di Aristosseno, che fu
capo-scuola in questa scienza. Suida dice, che le più pregiate tra le
sue opere erano quelle, che egli aveva scritto sulla musica, e che per
disavventura si sono perdute. In una di queste opere egli trattava
_della musica in generale_, in un altra _De' suonatori di flauto, de'
flauti e d'altri stromenti_, e finalmente nella terza _Sulla maniera di
bucare, e costruire i flauti_. Egli fioriva cinque secoli innanzi l'era
volgare. Non bisogna confonderlo con un altro _Lampro_ di lui più
antico, e _poeta-musico_, di cui presso Platone (_in Menex_), dice
Socrate di avere appreso la musica. Ateneo in oltre rapporta (_lib. 1,
Deipnos_) che da questo Lampro apprese Sofocle la danza e la musica, e
Corn. Nepote nella vita di Epaminonda, c. 2, dice che questo Lampro
fecesi gran nome tra' musici.
LAMPUGNANI (Giov. Batt.). Milanese, eccellente melodista nella prima
metà dello scorso secolo, scrisse la musica di più drammi serj, come
l'_Ezio_ nel 1737, il _Demofoonte_ nel 1738, _Tigrane_ nel 1747, e _Amor
contadino_ nel 1760. Egli fu il primo che cominciò a lussureggiare negli
accompagnamenti delle arie, come dice il Carpani (_Lettera 4_), e a dare
maggior movimento agli stromenti.
LANDINI (Francesco), cittadino di Firenze divenuto cieco dall'infanzia,
si diè per diporto allo studio del canto e de' musicali istromenti
specialmente dell'organo, nel quale così valente egli era, che non
veniva con altro nome chiamato che _Francesco degli organi_. Filippo
Villani afferma nella sua vita, che al 1364 un re di Cipri il coronò
d'alloro in Venezia come il più celebre organista del suo secolo (_V.
Bettinelli Risorgimento ec. Cap. 3 della Poesia t. 2, p. 150_). Fu anche
inventore di più stromenti. Egli non occupossi in oltre così della
musica, che riuscito non fosse del pari illustre nella grammatica, nella
dialettica, e nella poesia sì italiana che latina. Nella biblioteca
Riccardiana in Firenze di lui conservansi manoscritti otto latini
poemetti. L'ab. _Mehus_ ne ha dato un saggio, come ancora pubblicò un di
lui sonetto; alcune sue Rime trovansi sotto il nome di _Franc. degli
organi_ nella raccolta dell'_Allacci_. Lo stile de' suoi versi latini, a
giudizio del _Tiraboschi_, non è di molto inferiore a quello del
Petrarca. Morì in Firenze al 1380.
LANGLÉ (Onorato Francesco), nato a Monaco nello stato di Genova nel
1731, all'età di 15 anni fu mandato in Napoli dal principe di Monaco,
per apprendervi la composizione; entrò nel conservatorio della _Pietà_,
e studiò sotto Caffaro uno de' migliori allievi del cel. Leo. Restò
quivi otto anni, e ne divenne il primo maestro di cappella. Vi fece
eseguire delle messe e de' mottetti, che meritaronsi gli applausi de'
primi maestri dell'Italia. Nel 1768 venne a stabilirsi in Parigi, dove
la musica ch'egli ha scritto per que' teatri acquistato gli hanno gran
fama. Langlé è morto membro e bibliotecario del Conservatorio li 20
settembre del 1807, in età di 66 anni. Come teorico ha dato al pubblico
molti trattati, che gli han fatto somma riputazione: 1.º _Traité
d'harmonie et de modulation_, 1793; 2. _Traité de la basse sous le
chant_, 1797; 3. _Traité de la fugue_, 1800; 4. _Nouvelle méthode pour
chiffrer les accords_, nel 1801. (_V. Mémoir. de l'Instit. Nation. tom.
2, e 3_)
LANZI (Petronio), maestro di cappella in Bologna, nel 1770 fu eletto a
presedere il concorso, che i membri della Società Filarmonica, ed i
compositori son usi di dare annualmente nella chiesa di _S. Giovanni in
monte_, per l'esecuzione delle composizioni loro. Era questa la seconda
volta che egli presedeva a questa lotta; ed i _Kyrie e Gloria_, che da
prima eseguironsi, erano da lui composti. Da un suo _Confitebor_ a 4
voci, che io ho avuto sotto gli occhi, si vede ch'egli scriveva con
molta scienza, ma con poco gusto. _Burney_ parla di lui nel 1º tomo de'
suoi viaggi, p. 176.
LASALETTE (Pier-Giov. de), antico generale di brigata, ispettore
d'artiglieria, membro residente della Società Accademica di Grenoble,
nel 1811 pubblicò in Parigi: _Considérations sur les différens systèmes
de la musique ancienne et moderne, et sur le genre enharmonique des
grecs; avec une dissertation préliminaire, relative à l'origine du
chant, de la lyre et de la flûte attribuée à Pan_, in 8º. Abbiamo
notizia di questa opera da un articolo di M. Champolion nel _Magasin
Encyclopédique_ an. 1811, e da un altro di M. Roquefort (_Moniteur 21
mai 1811_), dove si dice, che sia questa un'opera delle più importanti,
che si siano scritte sinora sulla musica. M. Lasalette è autore eziandio
d'una _Sténographie musicale ou manière abrégée d'écrire la musique_, in
8º, Paris 1805, che non ha avuto gran successo; e d'una _Lettre sur une
nouvelle manière d'accorder les forte-piano, ou plus généralement les
instrumens à clavier_, in 8.º, Paris 1808.
LASCEUX (Gugl.), nato a Paissy nel 1740 di molto buona famiglia, allievo
di M. Noblet per la composizione e maestro di cappella di S. Stefano del
monte in Parigi, dove viveva ancora nel 1810, colla riputazione di buon
compositore, specialmente per chiesa. Nel 1804 egli fece eseguire in S.
Gervasio per la festa di S. Cecilia una sua messa a grande orchestra, e
nel 1810 aveva disposto per le stampe _Essai sur l'art de l'orgue_,
posto all'esame della classe delle Belle-Arti dell'Instituto.
LASO D'ERMIONE, poeta-musico assai celebre fiorì sei secoli innanzi
l'era cristiana, e fu il maestro di Pindaro, e scolare di Pitagora. Egli
fu il primo a scriver de' libri sulla musica che più non esistono. Teone
di Smirna (_De mus. cap. 12_), dice che Laso ermionese, ed Ippaso di
Metaponto tentarono e pubblicarono lo sperimento de' bicchieri or più,
or meno pieni d'acqua, giusta i numeri armonici di Pitagora; e fecero
palese ai Greci, suonandoli col bacchettino, la verità delle
osservazioni del loro maestro intorno alle quantità proporzionali,
corrispondenti a numeri, con cui aveva egli contrassegnati i tagli della
corda armonica per la misura delle sei consonanze (_V. Requeno, t. 1_).
Intorno alla verità di questo sperimento potrassi consultare il
dottissimo ab. Andres nel 4º vol. dell'eccellente sua opera.
LASSUS (Roland de), detto degli Italiani _Orlando di Lasso_, nacque a
Mons nel 1520; apprese la musica e venne giovane in Italia, dimorò per
alcun tempo in Sicilia, in Milano ed in Napoli, e vi fu maestro di
musica. In Roma divenne maestro di cappella di S. Giov. Laterano. Errigo
VIII lo accolse con onore in Inghilterra, e finalmente dopo aver
ricevuto delle onorevoli distinzioni dall'Imperatore Massimiliano II,
morì a Monaco nel 1594, colla riputazione di essere il primo soggetto
dell'arte sua in un tempo, in cui la musica non era quel che è oggidì. I
suoi contemporanei lo chiamarono la maraviglia del suo secolo, superiore
ad Orfeo e ad Amfione. Il magistrato di Mons fecegli innalzare una
statua nella parocchia di S. Niccolò, ove ragazzo aveva servito da
cherico corista. _Rodolfo de Lassus_ suo figlio pubblicò dopo la di lui
morte, nel 1664 a Monaco l'opera la più stimata dagli intendenti, col
titolo: _Magnum opus musicum etc._ Negli archivj musicali di Munich si
conserva ancora un manoscritto prezioso delle opere di Orlando, adorno
di superbi freggi e pitture. Forkel ha scritto la sua biografia
nell'Almanacco di musica del 1784.
LATILLA (Gaetano), maestro di cappella in Venezia, nacque in Napoli
circa 1710. Giovane fu il rivale di Jommelli e di Galuppi nelle sue
composizioni da teatro: ma conservò poi più che essi la maniera semplice
e seria dell'antica scuola. Gl'Italiani l'hanno in conto de' migliori
moderni contrappuntisti. Il d. Burney lo rincontrò in Venezia nel 1770.
Egli era zio del cel. Piccini.
LATRE (don Thomas-Sebastian), consigliere di stato di S. M. Cattolica, e
suo secretario, nato circa 1740, e morto nell'anno 1804, faticò con
successo alla riforma del teatro della sua nazione spagnuola. Egli è
autore d'un'_Istoria del teatro greco e romano, in 3 vol. in 4º, Madrid
1804_, scritta in sua lingua, dove molte notizie egli raccoglie intorno
alla musica di queste due nazioni. Il dotto _Signorelli_ nella sua
_Storia de' Teatri antichi e moderni_, l. 3, c. 6, parla con elogio del
patriottismo di Latre per la riforma del teatro nazionale.
LAVALLE (Raffaele). Palermitano, costruttore celebre di organi, di cui
molti ve n'ha di sommo pregio in più città della Sicilia, e tra' quali
per la sua grandezza, per la qualità del suono e per la quantità dei
registri è con ispezialità rimarchevole quello della Cattedrale di
Palermo, comecchè nel trasporto, che ne fu fatto dopo la riedificazione
della medesima, sia deteriorato alquanto per la negligenza e poca
capacità di coloro, che per adattarlo al nuovo sito, ne sminuirono le
canne, ed altre ne sostituirono non lavorate con quell'arte ed
industria, in cui primeggiò sempre questo valentuomo. La fama di sua
celebrità in quest'arte giunse in Roma sino a Paolo V; che lo invitò a
portarsi colà per fabbricarvi de' nuovi organi: ma glielo impedì la sua
morte avvenuta a dì 7 aprile del 1621 all'età di 78 anni. Questo
grand'artista fu onorevolmente sepolto dinanzi al grand'altare della
chiesa di S. Maria Maggiore, cui la sua pietà ricolmato aveva di doni,
col seguente epitafio: _Raphaeli Lavalle Punorm. organario
eminentissimo, ob artis peritiam Romam a Paulo V S. P. evocato; de
majoris Pan. ecclesiæ illustribus editis operibus opt. merito. liberorum
pietas grati animi monumentum posuit, et._ (_Mongit. MS. ap. Bibl.
Senat. p. 399_).
LAUGIER (l'ab. Marc-Antonio) di Provenza, fu da prima gesuita, ma lasciò
quest'ordine per alcuni disgusti che ne ricevette, e si rivolse alle
belle arti, e alle lettere. Il primo giornale di musica, che sia
comparso in Francia, fu da lui pubblicato con questo titolo: _Sentiment
d'un armoniphile sur différens ouvrages de musique_, Lyon 1756.
Quest'opera non fu poi continuata. Egli scrisse ancora contro M.
Rousseau, _Apologie de la Musique Française_, a Paris 1754, con
quest'epigrafe: _Nostras qui despicit artes — Barbarus est_. Questo
scritto dell'ab. Laugier può riguardarsi come il migliore tra tutti
quelli, che comparvero in quella crise musicale, cosichè è stato
inserito nelle opere del filosofo di Ginevra, tom. 2 dell'edizione di
Neuchâtel 1764. Vi si trovano delle ottime riflessioni sulla musica in
generale ed eccellente n'è lo stile. L'ab. Laugier è morto nel 1769.
LAVIGNA, maestro napoletano de' nostri tempi, ha composto per lo più la
musica di opere buffe secondo il moderno gusto. Nel magazino musicale
del _Ricordi_ in Milano si trova di lui impresso, l'_Impostore
avvilito_.
LAVIT (J. B.), antico allievo della scuola politecnica di Parigi, nel
1808, ha dato quivi al pubblico: _Tableau comparatif du système
harmonique de Pythagore et du système des modernes_.

LEBEUF (Giov.), dell'accademia delle iscrizioni, morto in Parigi nel
1769 pubblicò più opere di erudizione, tra le quali un _Traité
historique et pratique sur le chant ecclésiastique_, a Paris 1741, in
8vo, pieno di ricerche curiose ed istruttive sopra questa materia.
LEBLOND (l'abate), intimo amico dell'illustre ab. Arnaud, e suo
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