Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 3 - 02

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confratello all'accademia delle Iscrizioni, ha pubblicato _les Mémoires
pour servir à l'histoire de la révolution musicale opérée en France par
le chev. Gluck_, Paris 1781, in 8vo. Non è questa che una collezione
molto interessante di più pezzi de' migliori scrittori, che presero
parte allora a quella guerra musicale o in contro, o in pro della musica
di Gluck.
LEBOEUF, organista nella badia di S. Genovefa a Parigi, fece imprimere
l'anno 1768, un'opera col titolo: _Traité d'harmonie et règles
d'accompagnement, suivant le système de M. Rameau_, in 8vo.
LEBRUN, eccellente suonatore di corno di caccia, nel 1785 era in Parigi,
dove facevansi i più grand'elogj del suo talento. Egli è autore
dell'articolo _Cor_ nella parte musicale dell'Enciclopedia metodica. Sua
moglie _Francesca Danzy_ era celebre nell'arte del canto, e nella
composizione. La sua voce sorpassava d'una terza il _fa_ più alto del
cembalo, e tutte le sue inflessioni aveano un'indicibil grazia. Nel 1771
cominciò a farsi ammirare sul teatro di Manheim sua patria; alquanti
anni dopo venne in Milano, e cantò nell'_Europa riconosciuta_ di
Salieri: era ella nel fior degli anni, ed i suoi talenti, e le sue
grazie le meritarono gli universali applausi a gran dispetto della
Balducci, allora prima donna in quello stesso teatro. Cantò colla stessa
gloria in Londra da prima-donna nel 1783, e quattr'anni dopo in Napoli
nelle opere di Paesiello. Vi ha anche di Mad. Lebrun tre sonate pel
forte-piano con violino, impresse a Offenbach nel 1783, che vengono
stimate moltissimo.
LECLERC (M.), dell'Istituto nazionale di Francia, pubblicò nel 1798 in
Parigi, _Essai sur la propagation de la musique en France_. _V. Memoir
de l'Instit. Litterat. etc. tom. 1._
LEDRAN (M.) nel 1765, diè al pubblico un'opera nella quale propone de'
nuovi segni per notar l'armonia sul basso continuo. Il di lui sistema è
così complicato che si sono dovute preferir le cifre già usate.
LEDUC (Pier-Ant. Augusto), ha in Parigi, insieme con alquanti socj, una
casa di commercio de' più considerevoli di quella gran città, e che
singolarmente è assai commendevole agli occhi degli artisti pei servigi,
che ella ha reso all'arte musica. Se le dee, oltre a più oggetti, la
pubblicazione de' _Principj di composizione delle scuole d'Italia_,
l'opera più ragguardevole che sia comparsa nel commercio di musica, e
nella quale l'incisione sottomessa alle forme della tipografia, offre
una nitidezza ed un'eleganza, di cui non vi era ancora verun modello
(_V. l'art, di M. Choron, nel 2º t._). Se le deve inoltre la _Collezione
dei classici musici_, che forma la continuazione di que' _Principj_; una
collezione delle sinfonie di _Haydn_ in partitura; un'edizione delle
opere di musica di _Marpurg_, la più bella e la meglio disposta di
tutte, coll'aggiunta d'un _trattato del contrappunto semplice_ del
medesimo autore; ed una serie di opere, la più elegante e la più
compiuta che possa desiderarsi su tutte le parti della composizione.
Questa casa possiede oltracciò una bellissima _biblioteca di trattati e
d'opere di musica_, di cui ne ha formato un gabinetto di lettura; ed è
questa l'unica in cui si trovino in ogni tempo tutte le notizie
possibili intorno a tutte le opere antiche e moderne; nazionali, o
estere di musica, e relative a quest'arte. Con tai mezzi, e colla
comodità d'una così ricca biblioteca di musica accessibile a chiunque,
reca pur meraviglia come ne abbia tratto così poco profitto M. Fayolle
per il suo Dizionario, non presentando egli che notizie assai
superficiali e sterili delle opere e degli autori.
LEGIPONS (Olivieri), benedettino del monastero di Rayhraden nella
Moravia, godeva di gran rinomanza per la sua rara erudizione. Nelle sue
_Dissertationes philologico-bibliographicæ, in quibus de adornandâ
Bibliotecâ ac musices studio_, ec. ch'egli pubblicò a Norimberga in 4º
nel 1746 si trova una Dissertazione _de musicâ, ejusque proprietatibus,
origine, progressu, cultoribus et studio bene instituendo_, di cui fa
grandi elogj il dottor Forkel.
LEMAIRE, maestro di musica verso la medietà del secolo 17º. Brossard a
lui attribuisce l'opera, che reca per titolo: _Méthode facile pour
apprendre à chanter la musique, par un maître célèbre de Paris_, 1666 in
8vo. Egli fu, soggiunge Brossard, non già l'inventore, ma il primo che
insegnò nella Francia a far di meno de' cambiamenti, con aggiungere la
nota _si_: fu dapprima contraddetto dagli antichi maestri di musica, per
il che fu senza dubbio costretto a nascondere il suo nome; ma la
facilità di questo metodo fece ben presto adottarlo, e si tolsero via i
cambiamenti.
LEMOYNE (Giov. Batt.), nato a Eymet nel 1751, fece i suoi studj di
musica a Perigueux, passò quindi in Germania, e studiò la composizione
sotto i cel. Graun, e Kirnberger. Fece gran fortuna in Berlino, fu
maestro del teatro del principe reale di Prussia, e il gran Federico, a
cui ebbe egli l'onore di dare alcune lezioni di musica, fecene
moltissima stima. In Varsavia la cel. Mad. Saint-Huberty, che quivi
cantò per la prima volta un di lui dramma in musica, volle da lui
ricevere la sua educazion teatrale, e ne divenne poi così rinomata in
Francia. Lemoyne è il solo compositore francese di cui le opere siansi
sostenute accanto a quelle del Piccini, del Gluck, del Sacchini, che
furono i rigeneratori del teatro lirico de' francesi. Egli morì in
Parigi nel dicembre del 1796. _Gabriele Lemoyne_ di lui figliuolo nato
in Berlino nel 1772, è un celebre sonatore di forte-piano attualmente in
Parigi, dove vi ha di lui impresse più sonate, e romanzi per
quest'instromento.
LEO (Leonardo), nato in Napoli nel 1694, divide con lo Scarlatti, col
Pergolesi, e alcuni altri suoi contemporanei la gloria di aver fatto
levare tant'alto in tutta l'Europa la scuola di Napoli per la musica
teatrale. _Tra i primi autori di sì felice rivoluzione_, dice Arteaga,
_debbono annoverarsi Alessandro Scarlatti, e Leonardo Leo, nelle
composizioni de' quali incominciarono le arie a vestirsi di convenevol
grazia, e melodia, e fornite si veggono d'accompagnamenti più copiosi e
brillanti: Il loro andamento è più spiritoso, è più vivo che non soleva
essere per lo passato: donde spicca maggiormente il divario tra il
recitativo, e il canto propriamente detto. Le note però, e gli ornamenti
sono distribuiti con sobrietà in maniera, che senza toglier niente alla
vaghezza dell'aria, non rimane questa sfigurata dal soperchio ingombro_
(t. 2). Leo fu per più anni maestro del Conservatorio della Pietà, dove
ebbe per discepoli Trajetta, Jommelli, Caffaro e moltissimi altri
celebri compositori del secolo 18º, che quali novelli prodigj ammirar si
fecero da tutta l'Europa. Comechè il genio di questo grande artista lo
portasse per preferenza alle composizioni nobili, e patetiche, ebbe
anche del successo nelle opere buffe, e tra le di lui opere in questo
genere si distingue quella che aveva per titolo: _Il cioè_. Erane il
soggetto un uomo, il cui abitual ghiribizzo era di aggiungere un _cioè_
a tutto quel che diceva, e per volere spiegar tutto, ne diveniva più
oscuro. Egli scrisse ancora molta eccellente musica per chiesa. Il
distintivo carattere di questo gran maestro era _il grandioso_, _il
sublime_. Cotesta qualità eminentemente riluce nel suo _Miserere_, ove
si ammira una scienza profonda del contrappunto, una nobiltà, e
chiarezza di stile, l'arte di condurre con naturalezza ed abilità
insieme le imitazioni, e le modulazioni, che danno alla scuola di Napoli
una distinta maggioranza su tutte le altre scuole di musica. Leo aveva
somma diligenza nel far eseguire la sua musica. Dicesi che dovendo far
sentire questo suo _Miserere_ nella settimana santa, cominciavane i
concerti nel mercordì delle ceneri, e proseguiva così tutt'i giorni
colla massima attenzione sino al termine stabilito. Egli morì
immaturamente di apoplesia nel 1745, di sua età 51. Mio padre, ch'ebbe
la sorte di averlo avuto per maestro, raccontava che egli era stato
trovato morto una mattina sul suo cembalo, e che fu incredibile il lutto
di tutto il conservatorio alla nuova di sua morte: che egli non lasciava
mai di portare al dito un anello d'ingente somma statogli regalato
dall'imperatrice delle Russie, e che era di bella figura, e di nobil
portamento.
LEONA, cortigiana ateniese, celebre per la grande sua abilità sulla lira
e nel canto, e famosa ancora per i suoi intrighi con due giovani uniti
insieme colla più tenera amicizia, Armodio e Aristogitone. Congiurarono
costoro contro Ippia ed Ipparco tiranni d'Atene, e figli di Pisistrato;
Leona benchè al fatto del secreto de' suoi amanti preferì la morte alla
viltà di tradirli: temendo di non poter resistere a' tormenti della
tortura, ella medesima fece in pezzi coi denti la sua lingua, perchè si
togliesse infino la possibilità di dire alcuna cosa contro i suoi amici.
Gli Ateniesi, ricuperata appena la libertà, resero sommi onori alla
memoria di tutti e tre, innalzaron a' due giovani delle statue sulla
pubblica piazza: e per evitare al tempo stesso il rimprovero di avere
eretto un pubblico monumento ad una cortigiana, scolpir fecero per
allusione, al di lei nome una lionessa senza lingua (_Plin. l. 34_).
Conservasi questa tuttora sulla porta dell'arsenal di Venezia, dove è
stata trasferita da Atene.
LEPILEUR d'Apligny, nel 1779 pubblicò in Parigi _Traité sur la musique
et sur les moyens d'en perfectionner l'expression_. Quest'opera è ben
scritta, ma piena di viste superficiali.
LEPRINCE (Mr.), morto nel 1781, era, non che eccellente pittore, ma
eziandio un piacevolissimo musico. Sonava molto ben di violino:
essendosi imbarcato in Olanda per andare in Pietroburgo, un corsare
inglese venne ad attaccare il vascello, che fu costretto a rendersi
prigioniero. Leprince prese allora il suo violino, e cominciò a sonarlo
con la più gran disinvoltura del mondo. I corsari sbalorditi sospesero
il saccheggio, e gli restituirono tutte le sue robe; nello stesso tempo
lo pregarono di farli ballare, e di accompagnar col suono la loro danza.
Fortunatamente per gli altri passaggieri, la presa fu dichiarata nulla
nel primo porto.
LESUEUR (Giov. Franc.), nato a Ponthieu di un'antica e distinta famiglia
circa 1766, fece i primi suoi studj di musica in Amiens, ed entrò poco
dopo nel collegio di quella città per terminare il suo corso di lingue
antiche, e di filosofia. Egli è stato maestro di cappella di molte
cattedrali della Francia e precisamente di quella di Parigi, per la
quale ha composto un gran numero di messe, di oratorj e di mottetti. I
straordinarj successi che la sua musica ha ottenuti in quella metropoli,
e gli elogj, che se ne sono pubblicati ne' giornali da Piccini,
Sacchini, Philidor e Gretry, han posto M. Lesueur da trent'anni in quà
nel primo rango de' compositori di Europa. _Io non conosco in Italia_,
diceva di lui il Sacchini circa 1785, _che due maestri di cappella che
possono uguagliarlo_. M. Lesueur era allora assai giovane. Paesiello nel
1805 gli scrisse una lettera molto onorevole, congratulandosi seco del
buon successo della sua musica sul dramma _les Bardes_. In occasione di
questa musica sono stati tutti d'accordo gli intendenti nell'asserire
che il sublime e 'l grande sono il carattere della medesima scritta
colla semplicità e il gran gusto dell'antico. Quì il compositore si
propose di rinnovare le impressioni, che i suoi uditori hanno provato
nella lettura delle opere d'_Ossian_; e la stranezza medesima della sua
melodia produsse l'effetto che dovevasene attendere. _La morte di
Adamo_, tragedia lirica in tre atti, fu rappresentata nel 1809.
S'intende benissimo quanto un tal soggetto abbia dovuto offrire delle
difficoltà a un compositore del volgo. La sola musica adatta era _quella
de' primi uomini_: doveva respirare dunque quel carattere di nativa
semplicità, da cui i nostri costumi e la perfezion medesima dell'arte
vie più ci discostano. Lesueur, che possiede un genio musicale
eminentemente _Biblico_, trattò questo soggetto d'una maniera sublime, e
stabilì per sempre la sua riputazione. Questa musica è semplice,
energica e solenne. La grandiosità che Lesueur ha saputo spargere in
tutte le sue opere per teatro e per chiesa, gli ha meritato il favor del
governo, e l'onorevole posto di successor di Paesiello. Egli si è fatto
conoscere ancora come autore di più scritti sulla musica. Nel 1787, diè
al pubblico, _Exposé d'une musique une, imitative, et particulière à
chaque solennité_, in 8º. Tra i diversi elogj accordati a
quest'importante opera, quello _del conte de Lacépède_, gran scrittore,
e gran compositore insieme, è certo di gran peso agli occhi de' lettori.
_M. Lesueur non si è contentato_ (scriveva nel 1787 M. de Lacépède) _di
dare una forma drammatica alla musica di chiesa componendola di quadri
sempre analoghi alle cerimonie della religione: ha voluto in oltre (e
questa è un'idea molto bella e tutta nuova), che presentasse un
particolar carattere alla solennità per la quale sarebbe composta; per
giungervi, egli ha ideato di situare ne' differenti pezzi della sua
musica, la dipintura delle diverse circostanze della Storia sacra
richiamate alla memoria da ciascuna particolare festività. Conoscendo in
oltre, che se i quadri offerti della musica rappresentano con forza i
diversi sentimenti, ed eziandio i differenti loro ombreggiamenti,
mancano sempre della precisione necessaria perchè si possano, senza un
soccorso straniero, riconoscer tutte le intenzioni del compositore, egli
ha creduto dover far sentire assai spesso le arie sacre, che dopo gran
tempo unite a delle parole note abbastanza, hanno acquistato, per così
dire, una determinata espressione, e fissar possono i significati vaghi
a rischiarar le intenzioni oscure. Ecco il piano di M. Lesueur._
(_Poétique de la musiq._) Vi ha oltracciò di questo eruditissimo
artista: _Notice sur la Melopée, la Rhythmopée, et les grandes
caractères de la musique ancienne_, impressa nella traduzione di
Anacreonte di M. Gail. Molti scrittori periodici, fra quali M. Ginguené,
l'han trovata dottissima, e adatta a spargere una nuova luce sulla
storia, ancora molto oscura, della musica de' Greci. Nel 1802 M. Lesueur
pubblicò una _Lettera al suo amico M. Guillard_, divisa in sei parti. I
compositori vi trovano dell'eccellenti vedute intorno all'arte, e
particolarmente sulla musica scenica: ha gran tempo ch'egli prepara una
più lunga opera col titolo: _Traité général sur le caractère méthodique
de la musique théâtrale et imitative_.
LEVENS (Carlo), compositore e maestro di Bordeaux, ha dato al pubblico:
_Abrégé des règles de l'harmonie, pour apprendre la composition_, 1743
in 4º. Quest'opera è divisa in due parti: la prima riguarda _la
composizione_; l'altra offre _un nuovo sistema di suoni_, ma non ha
avuto il merito di far fortuna.

LIBERATI (Antimo), da Foligno, cantore della cappella pontificia, ed
organista della SS. Trinità de' Pellegrini, maestro di cappella
finalmente di S. Maria dell'anima della nazione Teutonica in Roma,
viveva nell'ultima medietà del sec. 17º. Nel 1784, pubblicò _Lettera in
riposta ad una del Sig. Ovidio Persapegi_, che chiesto gli aveva il suo
parere intorno a cinque candidati, che aspiravano al posto di maestro di
cappella in una chiesa di Milano. Questa lettera contiene moltissime
osservazioni sulla musica che fecero allora gran sensazione. Si ha in
oltre di Liberati _Epitome della musica_, eccellente manoscritto della
Biblioteca Chigi.
LICHTENTHAL (Pietro), dottore di medicina tedesco, ma stabilito in
Italia dove fece i suoi studj in questa facoltà sotto il cel. D. Frank.
Gli si dee un eccellente libro, che cinque anni prima da lui pubblicato
in sua lingua fu applaudito in Germania, e quindi alle istanze di alcuni
celebri professori di medicina in Italia, da lui stesso in questa lingua
tradotto ed accresciuto fu stampato in Milano nel 1811, con questo
titolo: _Trattato dell'influenza della musica sul corpo umano, e del suo
uso in certe malattie_, in 8º. L'introduzione è il vero _Si quæris
miracula_ della musica, benchè dichiari l'autore di essere _ben avverso
dall'introdurre chimere nell'arte medica_. I soggetti su cui egli si
versa, sono: 1. _Analisi storica e ragionata dell'effetto della musica
sull'uomo sano, con alcune osservazioni sopra certi animali._ 2.
_Prospetto istorico di tutti gli esperimenti empirici che si fecero
nella medicina sino dagli antichissimi tempi._ 3. _Ragionamento come si
debba considerare l'effetto della musica._ 4. _Quali sono le malattie in
cui possiamo prometterci un buon uso della musica._ 5. _Quando si abbia
a far uso d'una musica dolce e d'una musica strepitosa._ 6. _Finalmente
alcuni cenni sul modo d'intendere una buona musica._ Noi rapporteremo
alcune di lui riflessioni, il che non sarà discaro a' lettori. Nella
caratteristica, ch'egli dà di varie specie di musica, ecco com'egli
parla di quella di chiesa. _Egli è senz'altro la specie più sublime di
musica. Il suo oggetto è un ideale che porta l'impronta della divinità e
della virtù, emanazione di quella. La sua tendenza è di concentrare i
sentimenti diversi in un solo, cioè la divozione._ Nella Caratteristica
delle voci cantanti egli avverte da prima, che _generalmente ogni voce,
se tiene le ottave di mezzo fa più bell'effetto di quelle che cantano
colle ottave alte o basse. Che il Soprano d'un castrato lusinga soltanto
l'orecchio le prime volte che viene ascoltato, ma non giunge sino al
cuore, quando anche il cantore eunuco fosse eccellente. Che il Soprano
di una donna o ragazza formata è pieno di sentimento e produce un
grand'effetto: che il Soprano di un ragazzo corista è raramente di molto
effetto._ Che il contralto _d'una donna è espressivo e virile, e invade
perfettamente l'animo degli ascoltanti. Il Contralto d'un ragazzo è
alquanto più da riputarsi che il soprano di esso._ Ma tra gli uomini non
c'è voce più bella del tenore. _Essa è la pittrice vera di tutte la
passioni: i suoi quadri portano il sigillo della verità. Il tenore è
pieno di forza, e il suo effetto è grandissimo._ Un'altra voce degli
uomini è il Basso: _il suo carattere è grande, sublime, solenne e pieno
di serietà. Ciò ch'egli ha di terribile e di ardito sembra non produrre
un effetto sulle anime deboli._ Nella caratteristica degli stromenti,
_il clarinetto_, egli dice, _è il più bello stromento da fiato, e merita
senz'altro il primo ordine nella musica istromentale. Egli corrisponde
nel suo ambito a tutte le bellezze d'un pezzo musicale. Il suo respiro è
molle, pieno di forza, tenero e soave. Il suo tuono non è quel grido
penetrante ch'è l'anima dell'oboè, ma un sentimento diffuso in amore, il
tuono de' cuori sensibili trasportati._ Il Corno di bassetto _è assai
vicino alla dolcezza del clarinetto, se non che ha un tuono alquanto
malinconico._ Ne' corni di caccia _i tuoni escono dolci e teneri, e
danno la più bella ombra a' quadri musicali: eccellente è l'effetto de'
quartetti per 4 corni di caccia, composti dal Sig. Belloli._ I meriti
del fagotto _distano poco da quelli del clarinetto: ambidue ci dipingono
gli effetti teneri._ Il flauto _ha un tuono ingenuo e di natura
incorrotta e campestre. Diviene solo d'incarico ove si sente troppo
sovente._ Gli oboè _hanno un tuono molto penetrante e non durevole. I
soli abilissimi oboisti possono rendere questo stromento veramente grato
a chi lo sente._ (Qui in Palermo ne abbiamo un esempio nel Sig. _Cukel_,
sonator di oboè di una singolare dolcezza ed agilità). I tromboni
_stromenti antichissimi giungono a un più gran fine. Esprimono il
sublime, il grande, il solenne, fanno alzare dalle loro tombe gli
spiriti, e parlare co' vivi. Maraviglioso è il loro effetto ne' cori._
Le trombe _hanno un suono eroico, guerriero ed esultante. Un organo
tenero spesse volte non lo sopporta. Mozart aveva nella sua gioventù
un'antipatìa contro questo stromento, e una volta cadde per esso in
convulsioni._ Il violoncello _agguaglia co' suoi pregi que' del fagotto.
Ha un tuono assai dolce, che s'accorda per lo più col tenore: il suo
effetto riesce grande s'egli passi a vicenda dalla voce di basso a
quella di tenore e di soprano._ (Noi possiamo vantarci in Palermo,
d'avere un sonatore di quest'istromento, che gareggiar può co' più
celebri di tutta Europa. Egli è il Sig. Massettina, che ha formati molti
bravi allievi, e che al suo gran talento e scienza musicale unisce una
vera pietà e singolare modestia). La viola _fa il contralto, e corrobora
il basso della musica istromentale, il suo effetto non è dissimile da
quello del violoncello, e fa la transizione ai violini._ Il violino _fa
il soprano della musica strumentale; e un buon sonatore produce con esso
un ottimo effetto._ Nel Pianoforte _tutto è melodia e armonia; se non
ch'esige sempre un contrappuntista capace onde comunicargli quella
maestà, che dee corrispondere a tutto quel grande e bellissimo effetto
che può produrre. Quest'istromento è amico dell'uomo in qualsivoglia
circostanza delle passioni umane, e la sua efficacia è riconosciuta._ Il
contrabbasso _regge tutto il carico dell'armonia, parla con arditezza, e
scuote fortemente nell'unisono col suo organo strepitoso, ec._ Intorno
al diverso gusto de' tedeschi e degli italiani: _Abbiamo_ egli dice,
_nelle grandi città di Germania, quasi in ogni casa, quartetti, concerti
ec.: perchè sì poca musica vocale? Io dubito esserne questo il motivo:
1.º perchè si manca in Germania di buoni poeti d'opera. 2.º perchè la
lingua tedesca non è troppo favorevole. E però direi in Italia esservi
più musica vocale che istromentale, perchè la lingua arride sommamente,
e vi abbondano buoni poeti d'opera._ I suoi cenni sul modo d'intendere
una buona musica sono veramente di un ottimo amatore di quest'arte, e
filosofo insieme, e possono leggersi con profitto.
LINGKE (Giorgio-Federico), consigliere del re di Polonia, fecesi
ricevere nel 1742 nella società di musica di Mitzler, alla quale
presentò egli nel 1744, un quadro degli intervalli, che fu adottato
dalla società. Nel 1766, pubblicò _Die sætze_, ec. cioè _Teoremi degli
assiomi musicali_. Nel 1779 pubblicò in Lipsia una seconda opera:
_Kurze_ ec. cioè _Istruzione di musica, nella quale si dà a conoscere
l'affinità di tutte le scale de' tuoni, e i principj dell'armonia proprj
a ciascuna di loro, con esempj_. Lingke nel 1790 viveva a Weissenfels.
LINGUET (Simone Nic. Arrigo), nato a Rheims nel 1736, scrittore
rinomatissimo di più opere, dopo lunghi viaggi ed esilj, dopo infinite
fatiche letterarie fu dal tribunale rivoluzionario condannato a morte a
27 giugno del 1794 in età di 58 anni, ch'egli soffrì con coraggio, per
avere lodati ne' suoi scritti l'imperatore e il re d'Inghilterra. Delle
sue opere non faremo menzione, che di quella che ha per titolo: _Journal
politique et littéraire depuis 1774 jusqu'en 1778_, dove vi ha più
articoli intorno alla musica, e dell'_Histoire du siècle d'Alexandre_,
la cui prima edizione è d'Amsterdam in 8.º 1762. L'autore, benchè allora
assai giovane, scelse quest'epoca interessante dello spirito umano per
presentare da filosofo, da critico, da storico il governo, i costumi,
gli usi, le arti degli antichi popoli dell'Asia e de' Greci: questo
soggetto forma l'ultima parte dell'opera. Egli vi tratta eziandio _dello
stato della musica in quell'epoca_: spiega gli effetti maravigliosi che
le attribuiscono gli antichi, e particolarmente ciò che dissero
dell'efficacia di essa per formare i costumi ed inspirare la virtù.
Sostiene in oltre, che quest'arte tra le mani de' Greci giunse al più
alto grado della perfezione, e merita di esser paragonata alla nostra,
per il che vien egli immeritamente censurato in un giornale letterario
di Berna del 1763.
LIPPIO, professore in Vittemberga, ove pubblicò nel 1610 _Dissertatio de
musicâ_, che secondo il Lichtenthal merita di esser letta.
LIROU (Giov. Franc. Espic; cav. de), passionato amatore di poesia e di
musica, nacque nel 1740. Egli pubblicò in Parigi nel 1785 un'opera col
titolo _Système de l'harmonie_, in 8vo, che è piuttosto un problema, di
cui dar ne pretende la soluzione. Quest'opera è molto oscura, anche per
le persone dell'arte, quando se ne vogliono applicare i principj alla
pratica. L'autore medesimo ne conveniva, e proponevasi di darne le
necessarie spiegazioni per renderla chiara e facile, e nel tempo stesso
di fondare una cattedra per ispiegarla a un certo numero d'allievi.
_Possiamo assicurare_, dice M. Fayolle, _che avendo ricevuto da lui
alcune lezioni d'armonia, niuno certamente ragionava sulla musica con
maggiore chiarezza, eleganza e precisione della sua: veniva ascoltato
per ore intiere senza farci accorgere, e senza che se n'accorgesse egli
stesso, che si affaticava alquanto._ M. de Lirou, profondamente versato
nella scienza dell'armonia, si era dato alla composizione: in società
col cel. Piccini compose la musica di _Diana ed Endimione_, che fu
eseguita con successo nel 1784; vi sono in oltre più scene liriche di
cui ha fatto la musica e le parole, e de' canoni d'ogni specie. Egli è
morto in Parigi di podagra nel 1806.

LOCATELLI (Pietro) da Bergamo; sin da fanciullo fu mandato in Roma, e
prese lezioni di violino dal gran Corelli. Dopo aver molto viaggiato,
ritirossi in Olanda, e stabilì un pubblico concerto in Amsterdam, egli
impiegava il suo tempo nell'insegnare altrui la musica, e nel comporre.
Alla sua morte quivi giunta nel 1764, la società degli amatori
d'Amsterdam prese il lutto. Egli era un fecondissimo compositore, e un
abile violinista, _de' cui scritti la miglior parte ancor si studia e si
loda_, dice il conte di S. Raffaele; _i lunghi e difficilissimi
capricci, onde egli ha deformato i suoi concerti, intendendo però
d'abbellirli, sono scogli famosi per mille naufragi. Sembra che in
quest'opera abbia l'autore pensato a raunar tutto ciò che può screditar
chi suona e nojar chi ascolta. Una difficoltà incalza l'altra, e un
rompicollo s'accavalla a un rompicollo. Talchè per quanti s'ostinino a
volerne venir a capo, tutti si trovan per via colle ali_ d'Icaro, _e sul
carro_ di Fetonte. _E sarebbe pur bene che si smarrissero queste
mattezze; affinchè la posterità stuonatrice, che certo sarà numerosa,
non possa recare ai nostri nipoti la stessa insoffribil molestia, che ci
recano i non puochi stuonatori presenti. Ben altro è il pregio delle
dotte e bellissime sonate a solo di questo autore. Qui si trova la
maschia ed esatta armonia, senza la stitichezza del gusto antico; qui
l'impensate modulazioni senza stento e senza stravaganze; quì la novità
delle idee, la sublimità de' concetti, la naturalezza del canto.
Dall'ingegnosa_ Follia Corelliana _attinse egli il pensier felicissimo
delle_ sì varie e sì dilettevoli sue Variazioni; _come altresì dai
brevi_ Adagi del maestro _apprese l'arte di distendere que' maestosi
suoi_ Gravi, _i quali benchè lunghissimi pur non annojano. Tanto è
grandioso lo stile, flebile il canto, squisito l'artificio, con cui sono
orditi e tessuti. Laonde a buona equità si può dare al_ Locatelli _il
vanto d'essere stato_ il più erudito e rinomato discepolo della scuola
d'Arcangelo Corelli. (_Letter. su l'Arte del suono_).
LOCK (Matthew), cantore della cattedrale d'Exeter, e buon compositore
del sec. 17º, ha scritto le seguenti opere: _Modern church music_ ec.
cioè _La moderna musica di chiesa; criticata e fermata ne' suoi
progressi avanti il regno di S. M._, 1666; _An essay_ ec., cioè: _Saggio
su i progressi che ha fatti la musica con levar via la difficoltà delle
diverse chiavi e con riunire sotto un carattere universale, ogni sorta
di musica_, ec. 1672.
LOCKMANN (John), della società d'Apollo che esisteva in Londra verso la
medietà dello scorso secolo. Al suo dramma intitolato _Rosalinda_ posto
in musica dal maestro Smith nel 1740, precede un di lui _Discorso
sull'origine e i progressi dell'Opera e della Musica_, in 4.º in lingua
inglese, di cui può leggersene un estratto nella _Biblioth.
Britannique_. Questo Discorso è scritto con giudizio, con erudizione e
con gusto: noi non ne rapporteremo che un grazioso aneddoto, che
Lockmann dice essergli stato narrato da Smith ocular testimonio. “Si
tratta d'un piccione del colombajo di M. Lee del contado di Chesh. Aveva
costui una figliuola, che sonava bene il cembalo. Il colombajo non era
distante dall'appartamento, dov'era quell'istromento. Essa suonava
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