Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 2 - 12

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ma non ne dà i principj. Se in alcune parti dell'opera è assai metodico,
in altre poi senza necessità se ne dispensa. In quanto alla maniera del
suo ragionare e allo stile, fanno l'una e l'altro pietà. Eccone un
picciol saggio: egli vuole spiegare cosa sia il modo nella musica. _Il
modo_ (sono le sue parole) _è una serie d'intervalli contenuti fra i
limiti d'un'ottava, e una collocazione nel vario e diverso sito de'
semituoni, il che si riferisce a quel detto d'Orazio: Est modus in
rebus, sunt certi denique fines_ (p. 128.) etc. Un tal ragionamento è
degno d'Arlecchino; tutta l'opera è sullo stesso fare, e quando l'A. non
si sente nè pur in istato di offrire simili spiegazioni, ne esce con
promettere in appresso de' rischiaramenti, e finisce sempre con
lasciarci a bada. Malgrado questi difetti, quest'opera ebbe ne' scorsi
tempi gran spaccio in Allemagna e in Italia, finchè sorsero altri
migliori scrittori di didattica nell'uno e nell'altro paese. Leo la
raccomandava a' suoi allievi come classica, e mio padre a suo consiglio
se ne provide in Napoli. _Io stesso_, scrive nella cit. lett. Piccini,
_ne ho conosciuta a buona pruova l'utilità quando me ne fu caldamente
raccomandato lo studio del cel. professor Durante, il quale già in
Napoli mi fu maestro, ec._ Il grande Haydn non potendo avere ne' suoi
primi anni viva voce del maestro, si abbandonava, dice leggiadramente il
Carpani, a questo _armonico alcorano_ di Fux, che egli si aveva
distribuito in quinternetti, de' quali ne portava sempre uno in tasca.
Fux morì verso la prima medietà dello scorso secolo.


G

GABORY (Mr.) nel 1771 pubblicò in Parigi _Manuel utile et curieux sur la
musique du tems_, ove in più luoghi tratta egli della misura nella
musica, e propone un pendolo atto a produrre un'egualità universale di
misura. Diderot, Sauveur e molti meccanici come Renaudin, hanno proposto
sì fatti cronometri, ma il migliore è un valente musico, dice Rousseau,
che ha gusto, orecchio e sa batter la musica.
GABRIELI (Caterina); una delle più rinomate cantatrici del p. p. secolo,
nata in Roma nel 1730, fu scolara del gran Porpora. Nel 1745, cantò sul
teatro di Luca e fu generalmente ammirata. L'Imper. Francesco I, la
chiamò quindi a Vienna, e le lezioni che ebbe da Metastasio finirono di
formarla nell'azione e nel recitativo; per il che essa preferiva più che
ogni altra virtuosa i di lui drammi. Le grandi ricchezze che ella
possedeva allorchè venne in Palermo nel 1765, sono gran prova dei favori
da lei ricevuti in Vienna. Il suo talento andava del pari colla
bizzarria e 'l capriccio. Il vicerè di Sicilia aveva invitata a pranzo
la Gabrieli con la primaria nobilità di Palermo: come essa tardava a
rendersi all'ora stabilita, mandò quegli in sua casa per farla avvisata
che la compagnia l'attendeva. Essa incaricò l'inviato di far le sue
scuse, e far sapere ch'erasi dimenticata dell'invito. Sua Eccellenza
voleva perdonarle quell'impertinenza, ma quando i convitati andarono al
teatro, la Gabrieli rappresentò la sua parte con la più gran negligenza,
e cantò sotto voce tutte le sue arie. Il vicerè offeso la minacciò del
castigo, ma ella divenuta più rigogliosa e più fiera dichiarossi, che
ben si poteva farle gridare, ma che non la si potrebbe mai far cantare:
S. E. la mandò nelle pubbliche carceri, dove si rimase per dodici
giorni, nel quale tempo essa dava dei sontuosi banchetti: pagò i debiti
de' poveri prigionieri, e distribuì per carità grosse somme di danaro.
Il Vicerè fu costretto di cedere, ed essa fu posta in libertà in mezzo
alle acclamazioni de' poveri. Non potè mai risolversi di andar in
Inghilterra. Sul teatro di Londra, essa diceva, io non sarò più padrona
di far quel che voglio, se mi salta in testa di non cantare la plebaglia
mi farebbe degli insulti, e forse mi regalerebbe delle sassate; voglio
dormir quì meglio in buona salute, quando ciò sarebbe ancor nelle
carceri. Nel 1775, l'imperatrice Caterina II, la chiamò a Pietroburgo,
ed essa dimandò cinque mila ducati per soli due mesi. _Nè pure_, disse
l'Imperatrice, _io dò questa somma a' miei feld-marescialli_. _In questo
caso_, ella rispose, _V. M. potrà far cantare i suoi feld-marescialli._
In Milano nel 1780 cantò con Marchesi e poi con Pacchirotti, mettendo
l'uno e l'altro cel. cantante in molta gara e soggezione, ma non spiegò
mai meglio tutto il potere della sua voce che in Lucca nel 1785,
allorchè Guadagni era il suo eroe in teatro ed in camera.
GAFFURIO (Franchino), uno de' più dotti teorici del suo tempo, era nato
a Lodi nel 1451. Fu prete, e dopo di avere studiato a Mantova ed a
Verona, diè delle pubbliche lezioni di musica in Cremona ed in Bergamo,
e nel 1483 divenuto maestro della cattedrale di Milano fu professore
nella scuola pubblica di musica, che a suo riguardo quivi eresse il duca
Sforza, sino alla morte nel 1525. Egli faticò con molto zelo e successo
a rischiarar la teoria e la pratica di quest'arte, e tradusse o fece
tradurre in latino le opere de' Greci. Egli è il primo autore moderno
sopra la musica, di cui siano state impresse le opere. Abbiamo di lui:
_Theoricum opus harmonicæ disciplinæ_, Neap. 1480, Mediol. 1492;
_Practica Musicæ_, Mediol. 1496, Ven. 1512; _De harmonicâ musicorum
instrumentorum etc._ Mediol. 1518; _Apologia adv. J. Spatarium_, 1520.
M. Burette molto lo loda per la cognizione ch'egli mostra de' Greci
Armonici (_Mem. de l'Acad. des Inscr. t. 8_).
GALEAZZI (Francesco) da Torino, nel 1791 pubblicò in Roma, _Elementi
teorico-pratici di musica_, 2 vol. in 8vo. Questa opera è pregiatissima
e con ispezialità per quel che riguarda l'arte di sonar il violino.
GALILEI (Vincenzo), il padre del Colombo della moderna filosofia era
_gentiluomo fiorentino versatissimo nelle mattematiche_, come lo chiama
_Viviani_, _e principalmente nella musica specolativa, della quale ebbe
così eccellente cognizione, che forse tra i teorici moderni di maggior
nome, non v'è stato chi di lui meglio, e più eruditamente abbia scritto,
come ne fanno chiarissima testimonianza l'opere sue pubblicate, e
principalmente_ il Dialogo della Musica antica e moderna, _in Firenze
1581_ (_Vita di Gal. Galilei, 1718_). Trovasi in questo Dialogo molta
erudizione e buon senso, tranne la traduzione alla moderna nota delle
cifre musicali di due greci inni, e di uno a Nemesi ritrovati nella
libreria del Card. Sant'Angelo, che Burette, Rousseau e Martini han
copiata, e con ragione ha mossa la bile al dotto Requeno. (_Veggasi ciò
che costui ne dice alla p. 351 del 2º t._) Non men che nella teoria
della musica fu Vincenzo dottissimo nella pratica, e celebratissimo
nell'età sua, cosichè molto egli contribuì agli avanzamenti della
medesima (_V. l'artic. Bardi e Caccini_). Morì egli dopo il 1586.
GALILEI (Galileo), figlio del precedente, nato in Firenze nel 1564, da
legittime nozze. Ne' suoi primi anni conoscendo la tenuità della fortuna
del padre, aggravato da numerosa famiglia, e volendo pur sollevarlo, si
propose di far ciò colla assiduità negli studj. I suoi diporti
coll'insegnamento del padre suo, erano nella musica, e nel toccar il
cembalo ed altri stromenti, ne' quali pervenne a tanta eccellenza, che
trovossi a gareggiare co' primi professori di que' tempi in Firenze ed
in Pisa: quale gusto per la musica conservò sempre sino agli ultimi
giorni, comechè il suo genio e i suoi gran talenti tutto l'occupassero
della fisica e delle mattematiche. A' suoi tentativi e al suo zelo
dobbiamo l'invenzione de' telescopj, e 'l primo, con cui osservò egli i
pianeti, non era che una canna d'organo, nella quale aveva posti i suoi
vetri. Fu anche sua invenzione la semplice e regolare misura del tempo
per mezzo di un pendolo che è stato poi adottato all'uso della musica.
Tra' suoi opuscoli in una sua lettera al Picchena rammenta quello _de
sono et voce_, che si è perduto: ma in uno de' suoi _Dialog. delle due
nuove scienze_ tratta egli di proposito della musica (_Viviani l. c._).
Di quanti sistemi si sono inventati sulla musica, niuno è stato così
universalmente ricevuto da' geometri, come quello di Galilei. Molti che
trattano del temperamento degl'intervalli, mettono per base delle
ricerche il sistema di Galilei: egli vi propone il sistema del ritorno
simultaneo delle vibrazioni, ma in tutti questi punti è stato dottamente
attaccato dal Eximeno, provando che un tal sistema non può sussistere.
“Il suo ingegno, egli dice, non lo salvò dall'errore proprio degli
uomini dotti, che è voler tutto spiegare pe' principj, de' quali sono o
seguaci o inventori.” (_V. dell'orig. l. 1, c. 1._). Galilei morì cieco
nel 1641, in età di 78 anni.
GALLAND (Antonio), morto professore di lingua araba nel collegio reale
in Parigi nel 1715. Nel 1º t. dell'Accad. delle Iscriz. vi ha di lui:
_Histoire de la trompette et de ses usages chex les anciens_, che Mad.
Gottsched ha tradotta in tedesco.
GALLIMARD, nel 1754 pubblicò in Parigi, _La théorie des sons applicable
à la musique_, ove esattamente dimostransi i rapporti, e tutti
gl'intervalli diatonici e cromatici della scala.
GALLO (Vincenzo), Frate conventuale siciliano, così celebre di que'
tempi nella musica che fu eletto dal re per maestro della Real cappella
di S. Pietro, e della cattedrale di Palermo insieme dall'Arcivescovo.
Del profitto de' suoi onorarj egli ne ingrandì il convento del suo
ordine detto dell'_Annunziata_, in una colonna della quale chiesa vi si
legge scolpito Musica Galli. Egli viveva sulla fine del sec. 16º. Nel
1596, furono stampate in Roma una sua messa a due cori, ed un'altra a 12
voci in 3 cori: e nel 1589, alcune sue composizioni a 5 voci in Palermo.
(_Mongit. Bib. Sic._)
GALUPPI (Baldassare) detto _Buranello_, da Burano sua patria, 24 miglia
lungi da Venezia. Il cel. Lotti fu il suo primo maestro di contrappunto;
in età di 20 anni diede al teatro di Venezia la sua prima opera, che
sfavorevolmente accolta gli servì a notare ed evitare i difetti, de'
quali si era attaccata, per l'avvenire. In poco tempo egli divenne per
così dire, il solo possessore dei teatri italiani; fu eletto maestro del
conservatorio degl'_Incurabili_, e della chiesa di S. Marco. In età di
63 anni venne chiamato a Pietroburgo coll'onorario di quattro mila
rubbli annuali, oltre l'alloggiamento, e l'equipaggio. Dopo la prima
rappresentazione della sua musica della _Didone_, l'Imperatrice donogli
una scatola d'oro, guernita di diamanti, e mille ducati, che Didone,
diceva ella, avevagli lasciati per testamento. Il dottor Burney lo
conobbe già di ritorno in Venezia nel 1770, nel seno della sua famiglia
numerosa e ricca, che pieno di attività e d'immaginazione proseguiva le
sue fatiche sino alla morte giuntagli nel 1785, di sua età 82. Egli era
macilento, di piccola taglia, ma di un nobile e piacevole portamento:
gajo e vivace come un giovine, sì nel carattere, come nelle opere.
Spesso in queste contraveniva egli al rigor delle regole, e diceva poi
agli scolari: _Avete sentito? avete notato? ma bisogna esser Galuppi per
farlo._ Tanto compensava coll'originalità delle idee, e la bellezza
della melodia. _Sunt delicta, quibus ignovisse velimus_, Hor. Egli fu
de' primi a lussureggiare negli accompagnamenti. _Il bello musicale_,
era uso egli dire, consiste nella unione di queste tre qualità:
_vaghezza_, _chiarezza_, e _buona modulazione_. Il Carpani lo chiama _il
Bassano della musica_, e rapporta alcuni di lui graziosi aneddoti
(_Lett. 7_).
GALVANO (Luigi) da Bologna, cel. anatomico morto nel 1798. La scoverta
da lui fatta di molti fenomeni sull'organizzazione animale, il di cui
principio si avvicina a quello dell'elettricità, ha formato un nuovo
ramo della fisica medica, cui i dotti dal nome del suo inventore han
detto _galvanismo_. Egli faticando inoltre sulla fisiologia de'
volatili, si ristrinse ad esaminare il senso dell'udito, e trovollo in
questi così delicatamente organizzato, che questo è il motivo, egli
dice, che li rende sensibili cotanto agli accordi del canto e della
musica. Egli discoprì il primo un canale uditorio, simile all'aquedotto
di Fallopio nell'uomo, ed una cavità ossosa cui diè il nome di
_antivestibolo_.
GARNERIO (Gugl.), professore di musica circa 1480, davane allora un
corso pubblico per far conoscere i suoi principj e le sue cognizioni.
Per questo mezzo acquistò tale celebrità, che Ferdinando re di Napoli,
volendo stabilire una scuola di musica, chiamollo colà affinchè
unitamente a Gaffurio travagliasse a quella fondazione. Ecco il
principio della celebre scuola napoletana (_V. Hawkins_).
GASMAN (Floriano Leop.), maestro di cappella della gran Maria Teresa, e
di Giuseppe II, ed ispettore della biblioteca imperiale di musica in
Vienna la più compiuta e più numerosa di Europa, di cui ne formò il
generale catalogo. Nacque egli in Boemia, e dopo avere appreso i primi
elementi della musica nel collegio de' gesuiti, viaggiò in Italia per
rendervisi perfetto, venne due volte in Venezia, e vi si fece ammirare
per l'eccellenza e 'l gusto delle sue composizioni. Il dottor Burney
rincontrollo in Milano nel 1770. Chiamato alla corte di Vienna ne formò
le delizie per l'originale bellezza e solidità della sua musica. Al
sapere tedesco univa la cantilena italiana, e le sue produzioni sì per
teatro che per chiesa sono tuttora decantate come le migliori di quel
tempo, comechè M. Framery a torto il dica _un maestro meno che
mediocre_. Il suo _Dies iræ_, e la _Betulia liberata_ sono de' capi
d'opera dell'arte. Egli fu l'unico maestro del gran Salieri, a cui
diceva Gluck: “Sapete che cosa manca al Gasman, nulla, fuorchè un poco
della mia impostura.” Nel 1772, fondò egli la _Società delle vedove e
pupilli della musica_, che M. Teresa e Giuseppe II, protessero e le
assegnarono un fondo di 8000 annui fiorini. Ciascuna vedova ne ritrae
un'annua pensione di 400 fiorini: e due volte all'anno in Avvento e in
Quaresima per sostegno della _Società_ eseguisconsi in Vienna degli
Oratorj de' migliori maestri, il che ciascuna volta produce l'esazione
di più di due mila cinque cento scudi. L'arte il perdette assai presto
nel 1774 in età di 45 anni. Egli era un pò rigorosamente attaccato alle
regole. Un suo scolare mostravagli un dì una sua composizione in C,
nella quale dopo la quarta battuta passavasi all'elami maggiore. Il
salto è troppo grande, gli disse Gasman, non è preparato abbastanza, non
può andare. Eppure l'ho provato, rispose lo scolare, e ci va; al che
prontamente replicò il maestro: figliuol caro, anche quel non so che,
che i turchi pongono di dietro ai poveretti che impalano ci va; ma come
ci va?
GASPAR (Mich.), nel 1783 fece imprimere in Londra una sua opera col
titolo: _De arte medendi apud priscos, musices ope_ etc.
GASPARINI (Francesco), da Roma, uno de' più gran compositori del secolo
18º, fu maestro del conservatorio della _Pietà_ in Napoli, ed ha
lasciata molta musica di chiesa a' suoi tempi pregiata. È anche autore
di un'opera, che sebbene manchi di chiarezza e di ordine, non è tuttavia
dispregevole. Essa ha per titolo: _L'armonico pratico al cembalo_,
Venezia 1708, e di cui ve n'ha una sesta edizione nel 1802. Egli fu dei
primi a dare nelle sinfonie una parte diversa dal primo violino, e
maggior movimento ai secondi. _Michelangiolo Gasparini_, lucchese, fu
allievo di Lotti, abile cantante ed eccellente compositore sul finire
dello scorso secolo.
GASSE (Ferdinando), napoletano, tuttora vivente in Roma, studiò in
Parigi nella classe di M. Gossec, e nel 1805 riportò il gran premio di
composizione nel conservatorio di musica, dopo il quale fu mandato in
Roma per perfezionarsi in quest'arte. Mehul, in un rapporto alla classe
delle belle arti dell'Instituto nel 1808, parla con elogio di un _Te
Deum_ a due cori, e di un _Christo_ in fuga a tre soggetti, e a sei voci
composti da questo giovane, e d'una gran scena italiana, la quale dà a
divedere ch'egli potrà riuscire nel genere di teatro e di chiesa.
GASSENDI (Pietro), Regio professore di mattematica in Parigi, e celebre
per il gran numero delle sue opere di filosofia ed altre scienze, morto
Prevosto della cattedrale di Digne nel 1655. Come Mersenne e Descartes
suoi amici scrisse eziandio un trattato di musica, _Manuductio ad
theoriam musices_, Lugduni 1658, a cui oggidì non è più d'uopo
ricorrere.
GATTEY, nel Giornale di Parigi del 1783, num. 22 vi ha di lui una
lettera intorno ad una macchina, per mezzo della quale troverebbonsi
notate le composizioni de' musici, sonando la tastiera d'un instromento.
Nell'_archivio delle nuove scoverte_ a Parigi 1810, si ha di M.
_Lenormand_ un'altra macchina per notare la musica a misura che si
compone sul cembalo, che è stata poi portata alla perfezione di notare
distintamente in sino le figure ed i tempi da M. _Nabot_ meccanico di
Londra (_V. t. 2, p. 249-252_).
GATTI (l'abbate), nato in Mantova, dee annoverarsi tra' più pregiati
compositori d'oggigiorno in Italia. La sua _Olimpiade_ rappresentata in
Piacenza nel 1784, vi ebbe molto successo, come del pari il suo
_Demofoonte_ in Mantova nel 1788. Nel magazino del _Sig. Ricordi_ in
Milano si ha di lui impresso la _Morte di Abele_, Oratorio.
GATTONI (l'abbate) italiano. Verso il 1786 inventò
un'_Armonica-meteorologica_, che cogli armoniosi suoi suoni predice il
menomo cambiamento che dee avvenire nell'atmosfera. La varietà e la
forza de' suoni, che essa produce, è in proporzione del grado più o meno
forte de' cambiamenti che vi si operano, o che aspettar se ne debbano
(_V. Corrisp. d'Amburgo 1786, n. 161_).
GAUDENZIO, secondo il Requeno, è un greco scrittore di musica posteriore
a tutti gli altri, di cui ci rimane l'_Isagoge_ o _Introduzione
armonica_, composta (come quegli vittoriosamente lo prova) da' centoni
degli anteriori scrittori, senza intelligenza varie volte di quello che
copiava; come suole avvenire ne' tempi in cui le arti danno l'ultimo
respiro. Egli era un puro pratico, ed anteriore al 5º secolo dell'era
cristiana, poichè _Cassiodoro_ dice che _Muziano_ suo amico aveva
tradotta l'opera di _Gaudenzio_ in latino: non ha il merito, che se gli
attribuisce da' moderni, come dal Meibomio, dal Martini, ed altri, i
quali son usi a citarlo unitamente con Aristosseno, Aristide, Tolomeo
ec. “Sarebbe stata, dice il sullodato A., cosa più onorevole a
Gaudenzio, s'egli ci avesse dato, come Bacchio, cognizioni pratiche
dell'armonia, che l'aver tessuto gli estratti di Aristosseno, di
Nicomaco, e di Aristide sotto l'ordinario titolo di _Armonica
introduzione_, senza capire i differenti sistemi.” (_t. 1. ec._)
GAUDENZIO (Andrea Papio), canonico di Anversa, di cui vi ha _Libri 2 de
consonantiis seu pro diatessaron_, Antuerp. 1581, in 8vo, eccellente
opera secondo Brossard. Era nipote di Levino Torrenzio vescovo di
Anversa, e morì in un bagno all'età di 30 anni nel 1581.
GAUTHEROT, dell'Accademia delle scienze ed arti di Dijon, musico
profondo, se egli non brillava nell'esecuzione, poteva al manco, mercè
de' sicuri principj, insegnare le infinite combinazioni, e far conoscere
le risorse della musica. Dotto nell'Acustica, abbiamo di lui
un'eccellente _Memoria sulla Teoria de' suoni_: occupato delle scienze
fisiche conobbe profondamente i misterj dell'elettricità e del
galvanismo. Egli morì in Parigi nel 1803.
GAVEAUX (Pietro), nato a Beziers nel 1764, in età di 10 anni aveva
terminati i suoi studj musicali, ma avendo ricevuto d'Italia lo _Stabat_
di Pergolesi, ne rimase così incantato che si disponeva a partire per
Napoli, per vie più perfezionarsi nella musica sotto Sala celebre
contrappuntista, se non che ve l'impedirono delle ragioni di famiglia. A
Bordeaux apprese la composizione dal maestro di quella cattedrale
Francesco Beck, e cominciò a scrivere per teatro con felice successo a
Bordeaux, a Montpellier e a Parigi. Egli ha imitato la maniera italiana,
ed è riuscito con ispezialità ne' finali, dove ha saputo rifondere la
scienza ed il genio: attualmente trovasi maestro nella Real Cappella in
Parigi.
GAVINIÈS (Pietro), il Tartini della Francia e caposcuola pel violino,
nacque a Bordeaux. Dalla prima età studiò quest'instromento, e di 14
anni sonò in Parigi tre concerti di seguito, che con la sua esecuzione
ferma e briosa recò della sorpresa e gettò i primi fondamenti di sua
celebrità. Ciò che eminentemente il distingueva, era una qualità di
suono così puro ed espressivo, che faceva sospirare il suo violino:
luttò vittoriosamente con Ferrari, Pugnani, e Stamitz. Viotti dopo
averlo inteso gli diè il nome di Tartini francese. Nel 1794, il
Conservatorio di Parigi il volle professor di violino, e ciascun anno i
suoi allievi riportarono il premio. Tra questi distinguonsi Lemierre,
Paisible, Capron, Leduc, l'ab. Robinot, Imbault, Guenin e Baudron. Al
genio della sua arte riuniva egli un sodo giudizio ed uno spirito culto,
per cui cattivossi l'amicizia di Rousseau, comechè il filosofo fosse
poco comunicativo. Aveva saputo prendere tutti gli stili, e trasmetterli
a' suoi allievi. Morì di 74 anni nel 1800. La Contessa de Salm ne
pubblicò l'elogio nel 1802. Un anno avanti la sua morte, nel 1799,
pubblicò: _les vingt-quatre Matinées_, concerti e sonate più difficili
dei _Capricci_ di Locatelli, e di Fiorillo.
GAUZARGUES (Carlo), abbate di Noblac, dopo di aver fatti de' buoni studj
nelle scienze naturali e nella teologia, come si era ancora
profondamente occupato della musica, fu per 12 anni maestro di musica
nella Cattedrale di Nimes, e vi formò dei distinti allievi. Una gran
riputazione che l'aveva preceduto in Parigi, sostenuta da quei doni
naturali che attraggono, e da uno spirito assai culto, lo fè ricevere
nella cappella del re in quella capitale, e colmar di benefizj. I suoi
tentativi per andar a risedere nella sua badia di Noblac furono inutili,
e conservò, suo malgrado, il posto di maestro della R. Capp., finchè nei
furori della rivoluzione vittima del decreto di proscrizione fulminato
contro i preti, Gauzargues fu caricato di ferri, restituito quindi in
libertà, ma spogliato de' beni che gli avevano acquistati i suoi
talenti. In questo tristo stato terminò i suoi giorni nel 1794.
GAZZANIGA (Giuseppe) da Venezia, morto, pochi anni sono, maestro di
cappella in Verona, compositore espressivo e nitido. Dopo l'anno 1771
scrisse moltissimi drammi serj per i teatri d'Italia, e nel 1780 per il
nostro di Palermo, che gli acquistarono gran nome non che nell'Italia,
ma in Francia ancora ed in Germania. In Palermo scrisse egli una Messa,
che piacque allora moltissimo, per la solennità che celebrano i musici
di S. Cecilia; egli era stato allievo di Sacchini e ne imitò
perfettamente la legiadria, e chiarezza dello stile.

GEMINIANI (Franc.), uno de' più famosi allievi del Corelli, nato in
Lucca, ebbe le prime lezioni di musica da Alessandro Scarlatti. La più
parte di sua vita passò egli in Londra, e il dottor Avison cita nella
sua opera le di lui composizioni quai modelli d'una eccellente musica
instrumentale. Le sue opere di teoria pubblicaronsi in Londra. 1.
_Trattato del buon gusto, e regole per eseguire con gusto._ 2. _Lezioni
per il cembalo._ 3. _L'arte di sonar di violino, contenente le regole
necessarie per la perfezione._ Sieber nel 1801 ne ha dato una nuova
edizione. 4. _L'arte d'accompagnare, o nuovo metodo per eseguire
facilmente e con gusto sul cembalo._ 5. _Dizionario armonico, o guida
sicura alla vera modulazione_, Londra 1742, questo è il frutto d'una
fatica di 20 anni: dicesi che sia sufficiente di porre in istato di
comporre quei medesimi, che non hanno veruna tintura della musica. Che
felicità se fosse ciò vero! Ve ne ha una traduzione francese in Parigi
1756. Geminiani morì in Dublino in età molto avanzata nel 1762.
GENLIS (Mad. de), assai nota per i suoi romanzi istruttivi, e
profondamente dotta nella musica, tuttora vivente in Parigi. Le dobbiamo
un _Metodo di arpa_ impresso nel 1805, che ha avuto il più gran successo
e un incredibile spaccio, per cui se n'è fatta una 2.ª edizione.
Quest'opera contiene nel suo testo delle curiose ricerche sull'arpa, e
delle lezioni della più grande chiarezza: vi si sviluppano i principj
generali dello studio degl'instromenti, che esiggono l'egualità delle
due mani, come il piano-forte e l'arpa. Queste idee appartengono a Mad.
Genlis, avendone già data la più gran parte, trent'anni sono, nel suo
romanzo _Adela e Teodoro_.
GERBER (Ernesto), nel 1790 pubblicò a Lipsia in tedesco un _Dizionario
storico di musica_, che serve di continuazione a quelli di Prinz e di
Walther; M. Fayolle, dice “che sebbene quest'opera soddisfi più de'
dizionarj di quegli autori, lascia tuttavia a desiderar molto di quel
che lo comporti questa sorta di opere, qualunque siasi l'indulgenza che
meritano. Potrebbe farsi un lungo catalogo delle omissioni, degli
errori, delle contraddizioni che vi si trovano; e dà principalmente a
diveder nel suo autore un'ignoranza visibile della storia dell'arte.
Malgrado tutti questi difetti, che forse imputar si debbono a
particolari circostanze, quest'opera è importante e utile: essa ci è
stata di grandissimo ajuto, e come confessar ci è d'uopo, ha servito di
base al nostro travaglio, che è in gran parte una rettificazione e
correzione di quello di Gerber.” In tal caso bastava di dire: _Et veniam
damus, petimusque vicissim_: senza di ciò chi non darebbe lo stesso
giudizio del dizionario di M. Fayolle?
GERBERT (Martino), principe abbate della congregazione benedittina di S.
Biagio nella Selvanera, che ad una scienza molto estesa univa lo spirito
più elevato e 'l carattere più semplice e più amabile: sin da giovane
concepì quell'affezione per la musica, a cui dobbiamo le sue dotte e
penose ricerche sulla storia di quest'arte. Nella mira di renderle più
profonde e più utili, intraprese egli un viaggio di tre anni in Francia,
in Italia e in Allemagna; pervenne, colla sua autorità, a farsi mostrare
i tesori più reconditi, soprattutto le biblioteche de' conventi, ed
attinse in tal maniera nelle primarie sorgenti i materiali per la sua
Storia della musica di chiesa. In Bologna, strinse la più intima
familiarità col P. Martini, con cui convenne di comunicarsi a vicenda le
loro ricchezze. Il numero di diciassette mila autori raccolti dal
Martini sorprese in vero l'ab. Gerbert, ma egli assicura che più di
altrettanti avevagliene fatti conoscere da lui estratti dalle librerie
di Germania. Egli pubblicò nel 1774 _De cantu et musica sacra, a prima
ecclesiæ ætate usque ad præsens tempus_, in 2 vol. in 4º. Dà però a lui
maggior diritto alla riconoscenza dei letterati e degli artisti un'altra
più importante opera del 1774, _Scriptores ecclesiastici de musicâ sacrâ
ex variis Italiæ, Galliæ et Germaniæ codd. MS. nunc primum editi etc._,
dessa è una collezione di oltre a 40 autori originali sulla musica,
disposti secondo l'ordine cronologico, dal terzo secolo sino
all'invenzione della tipografia, in tre gran volumi in fol.; è divenuta
per disavventura così rara che è assai malagevole il procacciarne una
copia. M. Forkel ne ha dato una lunga e ragionata analisi nella sua
_Storia della musica_. L'ab. Gerbert è morto d'una infiammazione di
petto nel 1792, in età di 73 anni.
GERVASONI (Carlo). Milanese, professore e maestro di cappella di Borgo
Taro. Egli fece un corso compito di studj, e nel 1781, dice egli stesso,
di avere terminato quello della mattematica sotto il cel. ab. Frisi in
Milano; benchè possedesse allora già in buona parte la pratica della
musica. Nel 1800 pubblicò in Piacenza _La Scuola della musica divisa in
tre parti_, in 2 vol. in 8.º, opera che non manca di merito, benchè l'A.
abbia il comune pregiudizio di sostenere, che sia la musica parte della
matematica, e che _somministri i mezzi più opportuni per acquistare le
più sublimi cognizioni della musica speculativa_. Si lagna inoltre che
_la più parte de' compositori non cura lo studio della matematica,
perchè crede che questa niente affatto contribuisca alla pratica della
musica_. Per la pratica poi è un pò troppo, e pare che l'A. voglia
millantarsi alcun poco con questo suo trascendente zelo per la necessità
della matematica nella musica. Dà egli per altro delle buone regole di
pratica, degli esempj bene scelti; mostra dell'erudizione e dello
studio, ma uno stile pesante e sommamente diffuso ne rende penosa e
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