Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 2 - 06

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a disporre e accommodare per suo uso soltanto i pezzi che gli piacevano
nella musica degli altri compositori. Così fu che trovandosi in Londra
nel 1792, e vedendo con pena che l'orchestra d'Haymarket ricusava di
eseguire le sinfonie di Mozart, per la loro eccessiva difficoltà, egli
ne accomodò dodici delle più belle in sestetti, con una settima parte
_ad libitum_. Questa interessantissima collezione ha avuto il più
meritevole successo, e questo si è quel che Cimador ha lasciato di più
importante.
CIMAROSA (Domenico), nato in Napoli nel 1754, e morto in Venezia li dì
11 gennajo 1801, in età di appena 46 anni. Egli ricevette le prime
lezioni di musica da Aprile, ed entrò nel Conservatorio di Loreto, dove
apprese i principj della scuola di Durante. Nel 1787, fu chiamato a
Pietroburgo dall'Imperatrice Caterina II per comporvi delle opere. Ecco
quelle ch'egli ha scritto in Italia, e che sono state applaudite con
entusiasmo sopra tutti i teatri dell'Europa. _L'Italiana in Londra_,
1769; _Il Convito_, _I due Baroni_, _Gli inimici generosi_, _Il pittore
parigino_, 1782; _Il Falegname_, 1785; _I due supposti conti_, 1786;
_Valodimiro_, _La Ballerina amante_, _Le trame deluse_, 1787;
_L'impresario in angustie_, _Il credulo_, _Il marito disperato_, _Il
fanatico burlato_, 1788; _Il convitato di Pietra_, 1789; _Giannina e
Bernardone_, _La Villanella riconosciuta_, _Le astuzie feminili_, 1790;
_Il matrimonio segreto_, 1793; _I traci amanti_, _Il matrimonio per
susurro_, _La Penelope_, _L'Olimpiade_, _Il sacrificio d'Abramo_, 1794;
_Gli Amanti comici_, 1797; _Gli Orazj e Curiazj_. L'ultima opera buffa
di Cimarosa è _L'imprudente fortunato_, rappresentato in Venezia nel
1800. _L'Artemisia_ non potè esser da lui finita; non v'ha del suo che
il primo atto: altri compositori si sono provati di aggiugnervi i due
ultimi, ma non è potuto lor riuscire. Il pubblico ha fatto abbassare il
sipario alla medietà del secondo atto. Tutte le opere di Cimarosa
brillano per l'invenzione, per l'originalità delle idee, per la
ricchezza degli accompagnamenti e la grazia degli effetti scenici,
principalmente nel genere buffo. La più parte de' suoi motivi sono _di
prima intenzione_. Nel sentire ciascun pezzo della sua musica, si vede
che la partizione è stata fatta di estro, e come di un solo getto.
L'entusiasmo che eccita il _Matrimonio segreto_ non può concepirsi:
basti il dire, che quest'opera giunse a fissare la mobilità
degl'Italiani. Cimarosa fu al Cembalo, nel teatro di Napoli, per le
sette prime rappresentazioni, il che non era mai avvenuto. In Vienna,
l'Imperatore avendo sentita la prima rappresentazione di quest'opera,
invitò i cantanti ed i musici a tavola, e rimandolli la sera stessa al
teatro, ove rappresentarono quel dramma la seconda volta. Si riferiscono
molti tratti di modestia che ingrandiscono il merito di questo
valentuomo. Un pittore, volendogli far la corte, gli disse che lo
riguardava come superiore a Mozart; _Io! oibò!_ riprese egli
seriosamente, _e che direste voi a un uomo che venisse ad assicurarvi
che voi sorpassate Raffaello?_ Cimarosa era di un carattere aperto,
franco, sincero, amichevole: quand'ei scriveva la sua musica, domandava
strepito, e voleva a se intorno gli amici per comporre. “Così gli
nacquero, dice Carpani, gli _Orazj e Curiazj_; e così il _matrimonio
secreto_, ed in esse (malgrado alcune improprietà d'espressione), la più
bella, la più ricca, la più originale _opera seria_, e la prima _opera
buffa_ del teatro italiano.” (_Lett. 13._) Egli compara Cimarosa a Paolo
Veronese. Gli amatori sono divisi tra Mozart e Cimarosa, riguardandoli
come compositori drammatici. Napoleone dimandava un giorno a Gretry qual
differenza eravi tra l'uno e l'altro. “Signore, rispose Gretry, Cimarosa
mette la statua sul teatro e il piedestallo nell'orchestra, mentre che
Mozart mette la statua nell'orchestra e 'l piedestallo sul teatro.”
CIONACCI (Francesco), prete e predicatore in Firenze, pubblicò nel 1685
a Bologna: _Dell'origine e progressi del canto ecclesiastico. Discorso
I._ (_V. Mart. Stor._)

CLEAVER (William), vescovo di Chester in Inghilterra, pubblicò a Oxford
nel 1777 il _decreto degli Spartani contro Timoteo poeta musico per
avere egli aggiunto due corde alla lira_, e che esisteva soltanto in
latino conservatoci da Boezio. Il dottor Cleaver trovato avendolo in
greco nella biblioteca di Oxford, il rese pubblico sotto il seguente
titolo: _Decretum Lacedæmoniorum contra Timotheum Milesium, e codd. mss.
oxoniensibus, cum commentario, etc._ Dobbiamo del pari a questo dotto
vescovo: _De rhytmo Græcorum liber singularis_ Oxonii 1788, in 8º.
CLAMER (Andrea Cristoforo) fè pubblicare a Salisburg nel 1783, _Mensa
harmonica_, etc. Non possiamo proferirne giudizio, non conoscendolo.
CLARI (Gian-Carlo M.) era maestro di cappella della cattedrale di
Pistoja. Egli fu uno dei migliori allievi che sortirono dalla scuola di
Giov. Paolo Colonna, maestro di cappella della collegiale di san
Petronio in Bologna. I suoi _duetti e terzetti_ sono pregiatissimi: vi
si trova, unito a una gran cognizione dell'arte, l'eccellente gusto
dell'autore in questa sorta di composizione. Egli fiorì sulla fine del
sec. 17º. L'ab. Eximeno rapporta un pezzo della sua musica come un
modello di buono stile; e di cui ogni nota è una pennellata da maestro
(_Dell'origin. ec., pag. 439._).
CLAYTON (Tommaso), compositore e secondo professore di musica nel
collegio di Gresham a Londra, è il primo de' musici inglesi che si sia
provato di porre in nota un dramma inglese: fu questo la _Rosemonda_ di
Addison. Quest'opera rappresentata nel 1707, fu accolta male, ma la
seconda intitolata _Arsinoe_ ebbe più gran successo, le arie sono state
impresse. (_Marpurg, Beytrag. t. 11._)
CLEMAN (Baltassare), è autore di un piccolo trattato di contrappunto,
secondo il catalogo di Hausmann. (_Ehrenpforte, pag. 108_)
CLEMENTI (Muzio), nato in Roma nel 1746, vien riguardato come il più
gran suonatore di piano-forte che abbia esistito. I Tedeschi non possono
opporgli che Carlo-Filippo-Emmanuele Bach. Egli riesce eccellente
nell'_adagio_ del pari che nell'_allegro_: eseguisce i passaggi più
difficili in ottave, ed eziandio i trilli in ottave con una sola mano.
Nello stesso tempo egli è un compositore di primo ordine: sin dall'età
di dodici anni compose una fuga a quattro parti. Aggiungasi ch'egli è
ben istruito nelle scienze e nelle arti, e che unisce alla cognizione
degl'antichi autori quella delle mattematiche. Verso il 1780 era a
Parigi: quindi portossi in Londra, ove ha stabilito un magazino di
musica e di cembali a forte-piano. Nel 1809, si era fatta correr voce di
sua morte, ma egli era allora in Italia ed è attualmente in Vienna. La
collezione compiuta delle opere del Sig. Clementi è stata di recente
pubblicata a Lipsia presso Breitkopf. Le sue opere che giungono sino a
43 possono ancora trovarsi presso Mr. Leduc. Ecco quello che un degno
allievo di Clementi (Mr. Bertini di Parigi) ha scritto intorno al suo
illustre maestro: “I pezzi che Clementi ha composti fannosi rimarcare
per la saviezza del piano e la disposizion delle idee. Il suo stile in
generale è severo e sempre puro: le sue composizioni sono brillanti,
dotte, aggradevoli. Egli ha fatte molte sinfonie, che sono ammirate
dagl'intendenti. La sua esecuzione è brillante e di moltissimo gusto, nè
stanca giammai il sentirlo sul forte-piano: egli improvvisa in maniera a
far credere che il tutto sia scritto. Alla testa de' suoi allievi
distinti che ha formati, por si debbono Cramer, Field, madama
Bartholozzi ed altri.” Clementi, mentre era in Francia, era molto
economo ne' suoi abiti; in sua casa viveva con somma sobrietà, ma amava
moltissimo di essere ben trattato in casa altrui. Aveva dello spirito,
delle cognizioni, era affabile, obbligante, buon amico, e incapace
totalmente di gelosia e d'invidia. “Il celebre Clementi dice l'illustre
Carpani, l'emulo del Mozart nelle sue composizioni pel gravicembalo, ed
unico forse in oggi nella maniera insuperabile di sonare
quell'istrumento, pubblicò in Londra anche un saggio di ritratti
armonici assai bizzarro. Intraprese a contraffare i più noti compositori
di cembalo de' suoi giorni: il Mozart, l'Haydn, il Kozeluch, lo Sterkel
ec. non che se medesimo. E intitolò la sua galleria _Caratteri
musicali_. Il pregio di questo scherzo consiste nell'avere l'autore così
ben colta la fisonomia dell'ingegno d'ognuno de' suoi originali che,
senza altra notizia chiunque, pratico delle loro opere, si pone ad
eseguire queste sonatine composte d'un preludio e d'una cadenza,
indovina a dirittura il maestro di cui si tratta. Non ha lasciato
l'autore in mezzo alla fedeltà della imitazione, di rallegrare il
soggetto con qualche saporito frizzo d'una satira delicata, appoggiando
quà e là su quelle affettazioni o sviste, in cui taluno di suddetti
originali cadeva talvolta, scherzo in vero degno di quel felicissimo
ingegno.” (_Lett. 7ª._)
CLEONA, suonatore di tibia, di cui fa menzione Plutarco (_dial. de
music._), asserendo, che trovavasi maggior vaghezza di ritmo nelle sue
composizioni, che non in quelle di Polimnesto, da cui Cleona aveva preso
moltissimo, singolarmente ne' canti da regolare la milizia, chiamati
Orzj, e Smintj. Egli era di Tegea, e fioriva nel settimo secolo innanzi
G. C.
CLINIA DI TARANTO, filosofo pitagorico e musico viveva circa quattro
secoli prima di G. C. Egli rendeva amene le lezioni della filosofia co'
divertimenti della musica, e trovava ne' suoni della sua lira un
lenitivo che calmava i movimenti della sua collera. (_E. Plutarc., loc.
cit._)

COCCHI (Gioachino), maestro di cappella del Conservatorio
_degl'incurabili_ in Venezia, nato a Padova nel 1720. Egli fu un de'
primi che per il suo estro comico, fece gustare l'opera _buffa_ in
Italia: vien paragonato in questo genere a Galuppi. Nel 1771, viveva
ancora in Londra. _V. Gerbert._
COLBRAN (Isabella Angela) nacque in Madrid nel 1785, da Gianni Colbran
professore di musica della cappella e camera del re di Spagna. “Le sue
disposizioni per la musica e per il canto presentir si fecero sin dalla
culla. All'età di tre anni, essa già intonava bene, all'età di sei don
Francesco Pereja, primo violoncello di Madrid e compositore, donolle
lezioni di musica. A' nove anni, studiò ella sotto Marinelli, che la
diresse sino alli quattordici. Allora fu che il celebre Crescentini ebbe
il piacere di formarla nell'arte del canto e, allorchè la credette in
istato di prendere il suo volo, profetizò egli la riputazione di cui
ella goder doveva un giorno: _Io non credo_, egli diceva, _che vi sia in
Europa un talento del suo più bello_; ed a questo elogio unì egli il
dono di tutta la sua musica.” Madamigella Colbran ha eccitato la più
viva ammirazione in tutti i concerti nei quali si è fatta sentire, in
Ispagna, in Francia e in Italia. Nel 1809, essa si è molto distinta in
qualità di _Prima donna seria_ sul teatro _della Scala_ in Milano; e nel
1810, sul teatro _della Fenice_ in Venezia. Essa ha composto in oltre
più _canzoncine_, sei delle quali son dedicate alla regina di Spagna,
sei altre all'imperatrice delle Russie, sei al principe Eugenio e sei al
sign. Crescentini suo maestro.
COLLYER, dotto musico e letterato inglese scrisse verso il 1784, alcuni
schizzi sulla musica, dei quali Archenholtz ha data la traduzione
tedesca nel suo _Liceo inglese_, vol. primo n. 20.
COLONNA (Fabio) nato in Napoli nel 1567, sin dalla più tenera età diessi
tutto allo studio della storia naturale, delle lingue, delle
mattematiche, della musica, della pittura, dell'ottica, della botanica.
Egli è autore di un'opera sulla musica pubblicata in Napoli nel 1618,
col titolo di _Sambuca lincea_, libri III, in 4º. Vi si dà la
descrizione d'un istrumento, che l'autore chiamò _Pentecontachordon_,
perchè è composto di 50 corde, e che divide il suono in tre parti.
Quest'opera è pregevole benchè poco comune.
COLONNA (Giov. Paolo), di Bologna, maestro di cappella di san Petronio
verso il 1780, è un compositore del primo ordine e per la scienza e per
lo stile. Le sue opere trovansi impresse dal 1681 sino al 1694, ed i
suoi manoscritti conservansi con venerazione. In una chiesa di Venezia
ve ne ha un considerevol deposito, e non è permesso di tirarne delle
copie. Si ha ancora di lui un'opera in musica, l'_Amilcare_.

CONSTANT DE LA MOLETTE (Filippo du). Vicario generale di Vienna nel
Delfinato, dottor della Sorbona, possedeva molte lingue, ed oltre a
molte opere su la Scrittura una ne pubblicò sotto il titolo di _Traité
sur la poésie et la musique des Hébreux, pour servir d'introduction aux
psaumes expliqués_, Parigi 1780, in 12º. Quest'opera è assai
interessante per gli amatori della filologia e dell'antichità, e vi si
trovano delle cose nuove benissimo esposte. L'autore già noto per
discussioni profonde sopra le sagre carte, non mostra minor acutezza ed
erudizione nella presente opera in quel che riguarda le due facoltà
musicale, e poetica presso quell'antichissima nazione. L'abb. du
Constant morì nel 1793.
CONTI (L'abbate Antonio), nobile Veneziano, unito in stretta amicizia
col celebre Benedetto Marcello, somministrò alla sublime musica di
questo compositore una poesia degna di essa. Egli visse molti anni in
Francia e in Inghilterra. A Londra il gran Newton gli comunicò le sue
idee e gli svelò tutti gli arcani della scienza. L'ab. Conti morì nel
1749, in età di 71 anno. Tra le sue opere postume in Venezia, 1756, in
4º, vi ha una _Dissertazione_ sensatissima _su la Musica imitativa_, e
su gli abusi che già a' suoi tempi signoreggiavano nel canto. “Io non
vado al teatro, egli dice, per ammirare il Musico che canta, ma per
esser toccato e per sentire la cosa che imita. Il volgo che ode per
l'altrui orecchie, come vede per gli occhi altrui, sente ancora sovente
col cuore altrui, ed applaude ai trilli, ai ricami, ai precipizj della
voce, per la stessa ragione che applaudiva nel 17º a quelle gonfie e
stravaganti poesie, ove sudavano i fuochi, e s'avvelenava l'obblio
coll'inchiostro. Qual nome debbo dar ad una Musica, nella quale il
compositore gareggia col modulatore, a cui più offuschi, o confonda il
senso delle parole? Non è questa certamente una musica nè italiana, nè
latina, nè ebrea, perchè coloro che intendono queste lingue, nulla
intendono delle parole espresse dal modulatore. Quando si canta in
un'opera, o in una chiesa, io non cerco d'udire un rossignuolo od altro
che mi solletichi, ma un uomo che parli dolcemente al mio cuore, alla
mia fantasia, alla mia mente ec.”
CORDOVERO maestro di musica fiammingo del quintodecimo secolo, di cui
parla il _Morigi_ nel suo libro sesto della nobiltà milanese, ove di
Galeazzo Sforza Duca di Milano, che vivea nel 1470. Il che dimostra che
vi erano allora in Italia de' maestri di musica, e de' cori di musici, e
per lo più esteri; ma l'arte non vi aveva acquistata ancora quella
superiorità, a cui levossi verso la medietà del sedicesimo secolo per
opera dei maestri italiani.
CORELLI (Arcangelo) nacque a Fusignano, presso d'Imola sul territorio di
Bologna, nel febbrajo del 1653. Secondo il racconto di Adami, ricevette
le prime lezioni di contrappunto da Matteo Simonelli della cappella del
Papa; e generalmente si crede che fu suo maestro di violino un tal Giov.
Batt. Cassani di Bologna. Burney (_tom. 3, History of music_) rigetta
come insussistente la fama che ha corso, che nel 1672 Corelli era venuto
in Parigi e che Lulli per bassa gelosia ne lo aveva fatto cacciare.
Corelli al terminar de' suoi studj musicali, partì per la Germania, e fu
anche al servigio del duca di Baviera nel 1680. Verso questo tempo tornò
in Italia, e portossi in Roma, ove pubblicò la prima sua opera, composta
di dodici sonate per due violini e basso con una parte pel cembalo.
Questo valent'uomo ricevette prestamente in Roma i più rimarchevoli
contrassegni di benevolenza del Cardinale Ottoboni, illuminato protettor
delle belle arti. Crescimbeni ci fa sapere che egli teneva ogni lunedì
un'accademia di musica nel suo palagio; e quivi fe' il Corelli amicizia
col celebre _Hendel_. Quel Cardinale dichiarò il Corelli primo violino e
direttor della sua musica, dandogli un appartamento nel suo proprio
palagio. Corelli gli rimase attaccatissimo sino alla sua morte, accaduta
li 18 gennajo del 1713, sei settimane dopo la pubblicazione della sua
opera sesta de' _grossi concerti_. Gli aneddoti che abbiamo qui raccolti
intorno al Corelli, ci danno a divedere che il di lui carattere era
dolce, e pien di modestia. Un giorno ch'ei suonava il violino in una
numerosa adunanza, si accorse che ciascuno mettevasi a ciarlare: egli
posò pian piano il suo violino in mezzo della sala, con dir che aveva
paura d'interrompere la conversazione. Questa fu una lezione per
l'udienza, che 'l pregò a riprendere il suo violino, e prestogli tutta
l'attenzione dovuta al suo talento. Un'altra volta, ei suonava dinanzi
Hendel la sinfonia dell'opera il _Trionfo del tempo_ da costui composta.
Hendel montato in furia perchè Corelli non la sonava nel suo genere,
strappogli il violino, e cominciò a suonarla egli stesso. Corelli senza
commuoversi punto, si contentò di dirgli: _Ma caro Sassone, questa
musica è nello stile francese, di che io non m'intendo_. Corelli era
eziandio di buon umore, come lo prova quest'aneddoto raccontato da
Walther. Nicola-Adamo Strunck, violino dell'Elettore di Hanover, essendo
giunto a Roma ebbe il più gran desio di veder Corelli. Qual'è il vostro
_instromento_, gli domandò egli. _Il cembalo_, rispose Strunck, _e alcun
pochetto il violino; ma mi riputerei assai contento di sentirvi_.
Corelli suonò il primo. Strunck prese di poi il violino, e tenendolo a
bada con iscordarlo, cominciò a improvvisare: percorrendo i tuoni
cromatici con una destrezza così sorprendente, che Corelli dissegli in
cattivo tedesco: _Se mi chiamano Arcangelo, dovreste ben esser chiamato
voi Arcidiavolo_. Molte persone d'alto rango essendo Corelli in Roma si
diedero premura d'intenderlo, e di prender eziandio le sue lezioni, tra
le quali lord Edgecombe, che fe' scolpire in rame il suo ritratto da
Smith su l'originale fattone da Arrigo Howard. Corelli lasciò morendo
una somma di circa sei mila lire sterline. Era egli strettamente amico
di Carlo Cignani, e Carlo Maratta, che gli donarono moltissimi quadri
de' migliori maestri. Ecco i titoli delle Opere composte dal Corelli e
le date della loro pubblicazione. La prima di sonate a tre, comparve in
Roma nel 1683. La seconda nel 1685, sotto il titolo di _Balletti di
Camera_, e trassegli addosso una lite con _Paolo Colonna_, sopra una
successione diatonica di quinte tra il primo violino e 'l basso
d'un'alemanna della seconda sonata. Nel 1690, pubblicò la terza opera di
sonate, e nel 1694 la quarta che consiste, come la seconda, in balletti.
_La quinta_ è il capo d'opera di Corelli, giusta l'osservazione di
_Avison_, autore di un libro inglese _su l'espression musicale_.
“Avvegnachè dopo Corelli, egli dice, lo stile della musica sia molto
cambiato, e che siansi fatti grandiosi progressi nella ricerca
dell'armonia, trovansi frattanto ne' migliori autori moderni il fondo
delle idee di Corelli, di cui hanno eglino saputo trar profitto,
principalmente dall'opera terza, e dalla quinta delle sue sonate.”
L'opera sesta, contenente dodici sonate per due flauti e basso, è stata
impressa a Londra e a Amsterdam. L'opera settima è composta di _Concerti
grossi_, che prendono il titolo di opera sesta, e ch'egli stesso
pubblicò li 3 dicembre 1712. Secondo il parere di Mr. Cartier, le sonate
di Corelli debbono riguardarsi da coloro che attender vogliono al
violino, come i loro rudimenti. Tutto vi si rinviene, l'arte, il gusto,
il sapere. Il dott. Burney osserva con ragione, che Albinoni, Alberti,
Tessarini, Vivaldi non formano che delle truppe leggiere e irregolari.
La sola scuola romana, di cui n'è fondator Corelli, ha prodotto non che
istromentisti, ma in compositori ancora pel violino i più grandi artisti
di cui vantar si possa l'Italia dopo la prima metà del diciottesimo
secolo. “Le più celebri scuole d'Italia, dice l'Arteaga, furono quella
del Corelli, e non molto dopo quella del Tartini. La prima che ebbe
origine dal più grande Armonista, che mai ci sia stato di qua dai monti,
spiccava principalmente nell'artifizio e maestria delle imitazioni,
nella destrezza del modulare, nel contrasto delle parti diverse, nella
semplicità e vaghezza dell'armonia. La superiorità nell'arte sua e la
facilità di piegarsi a' diversi gusti di entrambe nazioni italiana e
francese, procacciò al Corelli un nome immortale in tutta Europa,
quantunque un numero assai discreto di produzioni ci abbia egli lasciate
memore della massima di Zeusi: _Dipingo adagio, perchè dipingo per tutti
i secoli_.” Fra i rinomati discepoli di questo grand'uomo la posterità
annovera tuttora il Locatelli, il Geminiani e il Somis. Veggasi _la
Storia del Violino_ di M. Fayolle. Nel Vaticano se gli ha eretto un busto
con questa iscrizione: _Corelli Princeps musicorum_. È da rimarcarsi che
dopo Corelli sino a' nostri giorni, l'Italia ha conservato il primato
nelle scuole del violino, mercè i Tartini, i Nardini, i Pugnani, i
Viotti e i loro allievi.
CORILLA (la Signora Morelli), celebre improvisatrice e poetessa, morta
in Firenze li 13 novembre 1799, in età di 72 anni, era allieva di
Nardini pel violino. Ella improvvisava de' versi sopra ogni sorta di
soggetti, suonava la sua parte di violino in un concerto, e cantava con
moltissima grazia e talento. Come Petrarca, ha avuto l'onore sotto Pio
VI, il protettore delle belle arti, di essere coronata in Campidoglio.
CORINNA, celebre cantatrice e poetessa lirica era di Tanagra: ebbe per
maestra in poesia e in musica Mirti, donna distinta pe' suoi talenti;
più famosa ancora per avere annoverato fra' suoi discepoli Pindaro, e la
bella Corinna. Questi due allievi furono insieme uniti almeno dell'amore
delle arti. Pindaro più giovane di Corinna si faceva un dovere di
consultarla, e di prendere da lei lezioni di poesia e di canto: ma il di
lui fervido genio assoggettar non si poteva non che a comuni precetti,
molto meno a quei d'una scrupolosa donna e più minutamente attaccata
alle regole; per il che si slontanò da Corinna, e lasciò correre senza
freno la naturale sua fecondità. Il credito anteriore di Corinna,
l'esser ella stata maestra di Pindaro fece, che per sei diverse volte,
se diam fede ad Eliano, ne' pubblici giuochi presentatosi a disputare a
Corinna la preferenza nel canto e nella poesia, fu tutte le volte alla
medesima posposto. Pausania crede che in tanto era preferita Corinna, in
quanto preveniva essa, oltre al suo merito reale, con la sua bellezza
(_lib. 9, cap. 22._) Pindaro immaginossi in oltre, che ella si fosse co'
giudici prevalsa delle femminili lusinghe per guadagnarsi il voto della
superiorità; e quindi ei si scagliò con mille vituperi contro questa
gaja donna. Corinna fiorì cinque secoli innanzi l'era cristiana.
CORSI (Giacopo), gentiluomo fiorentino fautore delle belle arti, nè meno
intelligente della musica massimamente teorica, viveva sulla fine del
sedicesimo secolo. Alla di lui casa si trasferì la letteraria adunanza
che tener soleasi in quella di Giov. Bardi dei conti di Vernio, di cui
si è ragionato al suo articolo, e ove intervenivano Caccini, Peri,
Galilei, Rinuccini e altri grand'uomini, che unendo i loro lumi e i
sforzi del loro ingegno giunsero a dare una regolar forma all'opera di
musica tale quale si è conservata sino al presente. Il primo saggio che
se ne fece fu la _Dafne_ del Rinuccini, messa in note dal Caccini e
rappresentata in casa del Corsi nel 1594 alla presenza del gran-duca.
Allorchè questi valentuomini vollero inventare la vera musica
drammatico-lirica, non trovarono a perfezionar la melodia mezzo più
spedito di quello di sbandirne, e screditarne il contrappunto allora
regnante. Il Corsi in un _Discorso da lui indirizzato a Giulio Caccini
sopra la musica antica e il parlar bene_, che va inserito nelle opere di
Giambattista Doni, (tom. II.) chiama quel contrappunto: _quella spezie
di musica tanto biasimata dai filosofi, e in particolare da Aristotile_.
COTUMACCI (Carlo), nato in Napoli nel 1698, studiò sotto il celebre
Scarlatti nel 1719, e succedette al suo condiscepolo Durante nella
carica di maestro di cappella nel conservatorio di sant'Onofrio. Egli
era un buon organista dell'antica scuola e un abilissimo professore, che
molto ha scritto per la chiesa: aveva oltracciò composte due opere, che
destinava alle stampe, l'una delle quali conteneva _le regole
dell'accompagnamento_, con de' _partimenti_ disposti per gradi: l'altra
era un _trattato di contrappunto_. Cotumacci finì di vivere verso il
1775.

CRAMER (Carlo-Federico) nato a Quedlinbourg nel 1752, professore di
filosofia a Kiel nel 1775, ha reso alcuni servigj all'arte musicale per
la pubblicazione di più opere, e singolarmente per il suo _Magazino
Musicale_, che comparve alla luce dal 1783 sino al 1789; ha pubblicato
ancora più collezioni e più opere di maestri celebri, ed era egli stesso
alcun poco poeta e musico; ha fatto delle canzonette che sono state
poste in musica da diversi compositori. Verso il 1792 Cramer stabilì la
sua dimora in Parigi come stampatore. Egli era un uomo originale, un pò
matto, e d'una erudizione mal ordinata, e pieno d'ogni sorta di
prevenzioni; morì quivi verso il 1800, pressochè pazzo come era vissuto.
CRAMER (Guglielmo), nato a Manheim verso il 1730, era un eccellente
violinista: riuniva egli, dicono i biografi tedeschi, il suono brioso di
Lolli coll'espressione e l'energia di Fr. Benda; ed era riguardato come
il primo violino del suo tempo in Germania. Fu impiegato alla cappella
dell'elettor Palatino a Manheim dal 1750 sino al 1770, nel quale anno
passò in Inghilterra, il solo paese ove gli artisti distinti trovano
facilmente il mezzo di fare una fortuna degna de' loro talenti. Egli vi
fu nominato musico di camera del re, suonatore _a solo_ della cappella
reale e direttore dell'orchestra dell'opera: veniva ricercato in tutti i
concerti, ed egli fu che nel 1787, regolò un'orchestra di 800 musici che
eseguirono il funerale di Hendel: finì di vivere in Londra verso il
1805. Cramer pubblicò un grandissimo numero di opere, di sonate, duetti,
terzetti, e concerti per violino di un'ottima cantilena, d'un eccellente
stile e di una agiatissima posizione per l'instromento. Il di lui
figliuolo _Giovambattista Cramer_, nato a Manheim, aveva appena un anno,
quando il suo padre passò in Inghilterra; egli ricevette da lui le prime
lezioni di musica, e passò quindi sotto la disciplina del celebre
Clementi, di cui dee riguardarsi l'allievo. Nato con felici
disposizioni, e coltivato da un maestro così abile, è giunto a tenere un
rango tra' primi suonatori di piano-forte, e i primi compositori pel
medesimo instromento. Cramer ha pubblicato per il forte-piano, de'
duetti, de' concerti e oltre a 37 opere che sonosi stampate in
Inghilterra, in Germania, in Francia. I suoi due corsi di _studj_ per il
piano-forte sono riguardati come l'opera la più classica che esista in
questo genere.
CREED, ecclesiastico di Londra, morto nel 1770, concepì il primo l'idea
d'una macchina che, nel tempo dell'esecuzione di un pezzo di musica,
segnasse sulla carta tutto ciò che si era sonato, e la propose alla
società delle scienze di Londra nel 1747, in una Memoria intitolata: _A
demonstration of the possibility of making a machine that shall write ex
tempore voluntaries, or other pieces of music, etc._ cioè:
_Dimostrazione della possibilità di fare una macchina, che scriva i
pezzi di musica o estemporanei, o già notati_. Questa memoria si trova
nelle transazioni filosofiche del 1747, num. 183, ed eziandio in _Martin
abridgement_, vol. X, pag. 266. (Veggasi su tale macchina quì gli
articoli di Hohlfeld, Sulzer, Nabot, Unger, ec.)
CREOFILO, poeta musico, che fiorì presso a nove secoli innanzi l'era
cristiana, sposò la figlia di Omero, del cui matrimonio parlò più di un
antico scrittore all'occasione dell'eccellente poema da lui pubblicato.
Dedicato egli allo studio della musica, fecevi tali progressi, che potè
pubblicare con plauso universale una maestrevolissima composizione.
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