Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 2 - 05

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con cui ha arricchita la scena francese. Compose quindi un gran numero
di pezzi staccati, che furono messi nell'opere italiane eseguite nel
1790, e ne' seguenti anni, dall'eccellente coppia di attori italiani,
che Parigi possedeva a quell'epoca. Si ha ancora presente l'entusiasmo
che tra gli altri eccitava il magnifico quartetto _Cara da voi dipende_,
posto nell'opera dei _Viaggiatori felici_. Cherubini presedea egli
stesso all'esecuzione delle sue opere, e non che a' talenti de'
virtuosi, ma altrettanto a' suoi consigli ed alla saggia sua severità si
dovette quell'esecuzione così perfetta, che ha distinto
quell'incomparabile coppia, della quale tutto ciò che l'ha seguito, dato
non ha che delle rimembranze imperfette. Nel 1791, diè Cherubini al
teatro Feydeau la sua grand'opera di _Lodoiska_. Questo dramma è
un'epoca nella vita di Cherubini e nella storia dell'arte. Fece egli
conoscere un nuovo genere, nel quale tutte le ricchezze instrumentali
sono unite a cantilene larghe e maestose. Lodoiska fu seguita d'_Elisa_,
da _Medea_ e dalle _due Giornate_, opere che appartengono allo stesso
genere e che furono framischiate d'altre produzioni d'un men sublime
genere; ma nelle quali si riconosce sempre il genio originale e la mano
maestra di un valente compositore. I prodigiosi successi ottenuti dal
Cherubini nella sua patria adottiva, portarono la di lui rinomanza sino
nel fondo della Germania; tutte le sue opere vi furono rappresentate ed
accolte con uguale entusiasmo, ed egli medesimo, essendosi portato in
Vienna nel mese di Giugno 1805, alla rappresentazione di _Faniska_,
ch'egli diede sul teatro imperiale di questa città, raccolse altresì
un'abbondante messe di elogj e di applausi in ogni genere. Tornato a
Parigi nell'Aprile del 1806, Cherubini non ha interrotta la serie delle
sue composizioni. Tra le opere uscite dalla dotta sua penna dopo
quell'epoca, metteremo nel primo rango la sua messa a tre voci con
orchestra, che de' giudici illuminati riguardano come una dotta riunione
delle bellezze de' due generi antico e moderno. Cherubini è stato scelto
uno de' cinque ispettori del Conservatorio del momento della sua
organizzazione, e al tempo della riforma che se ne intraprese a capo di
alcuni anni vi fu confermato; egli ha preso parte alla composizione di
più metodi pubblicati dal Conservatorio. Tali sono il metodo di violino,
e quello del violoncello, ne' quali egli vi ha aggiunto de' bassi in
contrappunto, che sono stati riguardati come degli eccellenti studj.
Comecchè noi parlato avessimo delle sue principali opere, gli amatori ce
ne sapranno certamente grado, se qui ne presentiamo loro un indice più
compito e metodico. Dal 1773 al 1779, messe, salmi, mottetti, oratorj,
cantate, e intermezzi, Firenze. Nel 1780, _Quinto Fabio_, opera in tre
atti, Alessandria, della Paglia. Nel 1782, _Armida_, _Messenzio_; drammi
in tre atti, Firenze; _Adriano in Siria_, Livorno. Nel 1783, _Quinto
Fabio_, Roma; _Lo sposo di tre femine_. Nel 1774, l'_Idalide_ opera in
due atti, Firenze; _Alessandro nell'Indie_, Mantova. Nel 1785, _La finta
Principessa_, Londra. Nel 1786, _Giulio Sabino_, e un gran numero di
pezzi aggiunti al _Marchese di Tulipano_, Londra. Nel 1788, _Ifigenia in
Aulide_, Torino; _Demofoonte_, Parigi. Nel 1790 Addizioni all'_Italiana
in Londra, di Cimarosa_, Parigi. Nel 1791, _Lodoiska_, Parigi. Nel 1793,
_Koukourgi_, opera inedita. Nel 1794, _Elisa_. Nel 1797, _Medea_. Nel
1798, _L'Osteria Portoghese_. Nel 1789, _La Punizione_; _La
prigioniera_. Nel 1800, _Le due Giornate_. Nel 1803, _Anacreonte_. Nel
1803, _Achille in Sciro_, balletto. Nel 1806, _Faniska_, Vienna. Nel
1809, _Pigmalione_, al teatro des Tuileries. Ed inoltre un grandissimo
numero di pezzi staccati di musica in tutti i generi, di chiesa, di
camera, di teatro, ed eziandio di musica instrumentale, fra l'altre una
sonata per due organi. Il grazioso e insieme erudito Carpani paragona il
Cherubini al _le Sueur_, e valentissimo scrittore lo chiama, e quasi il
solo dopo il Salieri, il Zingarelli, il Weigl tra li compositori
moderni, che sappia innalzare a tempo lo stile e preparare da lontano
gli effetti, e così ottenere quella esplosione d'applausi, che è più lo
scoppio impensato e fisico del sentimento, che una operazione
determinata della volontà. Racconta egli in oltre, che quando fu a
Vienna il Cherubini chiese al celebre Haydn il permesso di chiamarlo col
nome di padre, che a lui più che ad altri diceva dovere _Lo bello stile,
che gli ha fatto onore_. Haydn glielo concesse, ma colla condizione di
poterlo dal canto suo chiamare col nome di figlio, e gli fece dono
dell'originale di una sua sinfonia. Alla morte poi di Haydn, onorando la
di lui memoria il Conservatorio di musica di Parigi con un concerto, fu
in esso eseguito un inno in onor del grand'artista, posto in musica dal
Cherubini. “Questo bravissimo compositore, dice lo stesso Carpani, rese
al defunto maestro ed amico il vero omaggio che il talento può dare al
talento, quello di accrescere il numero delle belle produzioni collo
stesso lavoro destinato ad esaltarlo. Non sono molto contento della
poesia di quest'inno se bene la lodi un qualche giornalista, ma so che
_la musica era degna del Haydn stesso_, e non farete difficoltà a
crederlo, se vi ricorderete quant'anima e sapere campeggi in alcuni
pezzi della _Lodoiska_, in quasi tutto il dramma delle _due giornate_,
ed in altre produzioni di questo dotto pennelleggiatore d'affetti”.
(_Lett. 15._) Nè voglio qui omettere quel che racconta il tedesco
Lichtenthal intorno alla musica delle _due giornate_ di Cherubini. “Alla
prima rappresentazione, egli dice, della predetta opera, io mi vi trovai
con un mio amico, ora medico in Ungheria, il quale poichè alla fine
cadde il sipario, rimase lì incantato, sì ch'ebbi a scuoterlo più volte.
Mi guardò per alcuni momenti come estatico, poi mi disse: amico, noi
staremo qui, finchè si dia nuovamente quest'opera!” (_Dell'influenza
della mus. sul corpo um. Milano 1811._)
CHIAULA (Don Mauro), nato in Palermo circa 1544. In età di 17 anni entrò
nell'ordine dei Benedettini e fece la sua professione nell'illustre
monastero di S. Martino di quella città. Fece quivi i suoi studj
confacenti allo stato, e siccome il canto è una delle principali
occupazioni di quell'ordine, coltivò con ispezialità la musica, e
talmente ne divenne perito, che nel 1581 dovendo il Senato di Palermo
secondo il gusto e l'uso di que' tempi far rappresentare il sacro ludo
della Creazione del mondo nella chiesa di _S. Maria della Pinta_, fu per
ordine del vicerè M. Antonio Colonna scelto don Mauro per comporne la
musica. Essa ebbe tal successo, che fu stabilito darsi alle stampe. Il
_Sanctus_ che si canta tuttora da' Musici nelle solenni messe delle
chiese di Palermo, è quello stesso che cantossi in quell'occasione da un
coro di angioli, e conserva perciò il nome di _Sanctus della Pinta_.
Dicesi in oltre che la fama della sua perizia nella composizione a più
cori lo rese celebre non che in Sicilia, ma in Roma presso i sommi
pontefici e in Venezia. Morì egli decano del suo ordine nel mon. di S.
Martino verso il 1600; nella di cui riguardevole Biblioteca conservansi
più volumi della sua musica di chiesa. (_Mongit. Bibl. Sic._)
CHIAVELLONI (Vincenzo) pubblicò in Roma nel 1668, _Discorsi della
musica_, in 4º. Sono questi ventiquattro edificanti sermoni per
insegnarci che il compositore dee sempre avere in vista l'amore della
virtù e l'osservazion della natura. Questi precetti morali possono del
pari applicarsi alla pittura, alla scultura, e a tutte in generale le
belle arti. “Io non ho avuto il coraggio, dice _M. de Boisgelou_, a cui
dobbiamo quest'articolo, di leggere sino al fine tutte queste divote
omilie.”
CHLADNI (Ernesto-Ferdin-Franc.), dottore in filosofia e in dritto, nato
in Wittemberga nella Sassonia li 30 novembre 1756, fece i suoi studj
nelle scuole provinciali di Grimme, e in quelle di Wittemberga e Lipsia;
dove suo padre uno de' giureconsulti più riputati del suo paese,
l'obbligò ad applicarsi al dritto, e dopo avervi preso i gradi di
dottore, vi fu anche professore. Ma egli abbandonò la giurisprudenza
dopo la morte di suo padre, ed applicossi principalmente allo studio
della natura, ch'era stata sempre la sua occupazione secondaria, e
tuttavia a lui più gradita. Come grande amator della musica, di cui
aveva appreso a diciannove anni di sua età i primi elementi, osservò
egli che la teoria del suono era il più negletto tra i rami della
Fisica, e questo fecegli nascere il pensiero e la brama di supplire a
tal difetto, e di esser utile con alcune scoverte a questa parte della
Fisica; ei cominciò nel 1785 i suoi sperimenti sull'Acustica. I
risultati delle ricerche da lui fatte intorno a questa scienza leggonsi
in alcuni Giornali della Germania e nelle Memorie di differenti Società:
la prima comparve in Lipsia nel 1787, sotto il titolo: _Entdeckungen_
ec. cioè: _Scoverte su la natura del suono_. Quindi diede egli al
pubblico il suo _Trattato di Acustica_ in tedesco stampato in Lipsia nel
1802 e da lui stesso tradotto in francese con molte addizioni; fu
pubblicato in Parigi nel 1809 in 8º, dopo aver riportata l'approvazione
della classe delle scienze matematiche e fisiche dell'Istituto di
Francia. L'opera è divisa in quattro parti, che trattano
rispettivamente: 1º. de' rapporti numerici delle vibrazioni dei corpi
sonori; 2º. delle leggi de' fenomeni che esse offrono; 3º. delle leggi
della propagazione del suono; 4º. della parte fisiologica dell'Acustica,
in cui l'autore esamina quel che riguarda la sensazione del suono e
l'organo dell'udito degli uomini e de' bruti. Ecco il giudizio de'
Commissarj dell'Istituto intorno a quest'opera. “Le scoperte, di cui Mr.
Chladni ha arricchita la fisica del suono, ci sembrano di riunire al
merito di essere, per quanto sia più possibile, e curiose ed
interessanti, il vantaggio di offrire a' Fisici ed ai Geometri degli
importanti e nuovi fenomeni, che debbono eccitar singolarmente la loro
curiosità e l'emulazione loro, per trovarne le spiegazioni e
determinarne le leggi; questa carriera aperta alle ricerche degli uomini
dotti non sarà la menoma obbligazione che eglino professano _all'autore
della nuova Acustica_; Mr. Chladni, _dice un moderno scrittore_, dotto
fisico, a cui dobbiamo delle scoverte così nuove, così interessanti
nella Fisica del suono, ha dato di recente un aspetto tutto nuovo
all'Acustica” (_M. Raymond, lettre sur la musiq. Paris 1811._) Oltre a
questi scritti, Mr. Chladni abile del pari nella teoria e nella pratica
della musica, è l'inventore di due nuovi strumenti. Il primo, a cui egli
ha dato il nome di _Clavicilindro_ è un instrumento a tasti, presso a
poco dalla forma stessa del forte-piano, ma di più piccole dimensioni.
L'estensione della sua tastiera è di quattro ottave e mezzo, dal _ut_ il
più grave sino al _fa_ il più acuto del clavicembalo. Allorchè vuolsi
sonar quest'instromento, si fa girare, mediante una maniglia a pedale
munita d'una piccola ventola, un cilindro di vetro posto nella cassa tra
l'estremità interiore de' tasti e la tavola di dietro dello strumento.
Il Cilindro non è egli medesimo il corpo sonante, come le campane
dell'_Armonica_, ma produce i suoni mercè il suo fregamento sul
meccanismo interno. I suoni possono prolungarsi a piacere, con tutte le
gradazioni del _diminuire_ e del _crescere_, come del pari si accresce o
diminuisce la pressione sopra i tasti. L'accordo dell'instromento è
inalterabile, allorchè le sue parti interne sono state una volta per
sempre aggiustate e bene regolate, il che è uno de' suoi più grandi
avantaggi. In quanto alla qualità ed alla voce del suono, ha somma
analogia coll'_Armonica_, senza eccitar come questa, nel sistema nervoso
un aizzamento ed un'irritazione assai sensibili in alcuni individui, e
che li mettono in istato di patimento. Ha eziandio il vantaggio su
l'_Armonica_ d'una graduazione d'intensità de' suoni meglio disposta tra
i _soprani_ ed i _bassi_; ed è inoltre superiore a questo riguardo al
suono degli organetti da camera, a' quali potrebbe paragonarsi. Il primo
instromento di questo genere, construito dall'autore sul principio del
1800, e quindi da lui perfezionato, per trasportarlo ne' suoi viaggi,
non ha che 34 pollici di lunghezza, sopra 21 di larghezza e 7 di
altezza; ma possono aggiungersi più suoni a ciascuna estremità, ed
accrescere la sua forza e la sua estensione con ingrandire lo strumento
(_V. Archive des Découvertes, etc. Paris 1809_). Ma quel che distingue e
caratterizza essenzialmente il _Clavicilindro_, si è la pregevole
proprietà ch'egli ha di ben filare i suoni in un grado eminente dal
_medio_ d'intensità sino allo _smorzando_, di rendere delle successioni
rapide de' suoni, de' trilli, a prestarsi all'esecuzione dell'_allegro_:
benchè per fargli produrre tutto l'effetto di cui è capace, bisogna
principalmente adattarlo ai pezzi di musica di un carattere tenero,
malinconico, e fin anco il più tristo. “Mr. Chladni, (_si dice nel
Rapporto datone all'Instituto in dicembre 1808_) ce ne ha eseguiti molti
di questi diversi generi, che hanno sul suo strumento un'espressione che
veramente rapisce, e che ci hanno fatto comprendere tutto il vantaggio
che può trarne un valente musico per esprimere con verità ed energia il
sentimento che l'anima. Le successioni degli accordi, le tenute di
armonia, fredde su l'organo e secche sul cembalo, prendono sul
_Clavicilindro_ della vita, dei colori, ed offrono al compositore de'
mezzi di variare ed arricchire i suoi quadri. La di lui invenzione parci
che aggiunga delle nuove risorse a quelle, cui di già possiede l'arte
musicale.” L'_Eufonio_, che è il secondo instromento inventato da Mr.
Chladni nel 1789, e compiuto l'anno d'appresso, consiste esteriormente
in piccoli cilindri di vetro, che longitudinalmente si fregano con le
dita umide di acqua. Questi cilindri, della grossezza d'una penna da
scrivere, sono tutti uguali in lunghezza, e la differenza de' suoni è
prodotta dall'interiore meccanismo dell'instromento. Il suono è più
d'ogni altro strumento, analogo a quello dell'_Armonica_. In alcuni
viaggi dell'autore in Germania, a Pietroburgo ed a Coppenhague,
l'_Eufonio_ ha ottenuto una grande approvazione. “Ciascuna invenzione,
dice egli stesso, essendo la proprietà del suo autore, non merito
rimprovero, se non ne ho ancor pubblicato il meccanismo interno e la
costruzione. Io non ho fin ora perduta la speranza, che tempo verrà in
cui una compensa proporzionata a' sacrifizj che ho fatti, mi farà render
pubblico tutto ciò che riguarda la teoria e la costruzione di questi
instromenti.” (_V. Préf. au Traité d'Acoustique_, pag. XIV.)
CHOQUEL, avvocato al Parlamento di Provenza, pubblicò nel 1759, un'opera
intitolata: _La Musique rendue sensible par la mécanique_, ec. cioè “La
Musica resa sensibile per mezzo della meccanica, ossia nuovo sistema per
apprendere facilmente da se stesso la musica” in 8vo. L'autore v'impiega
con profitto il monocordo e 'l cronometro, strumenti noti a dir vero, ma
de' quali non si era pensato ancora a trarne così buon partito, e la cui
costruzione è sì facile, che può ciascuno procurarseli agevolmente. In
una parola, quest'opera mette coloro, che si troverebbono privi di
maestro, in istato di apprendere da loro medesimi a solfeggiare ed a
cantare con giustezza e in misura di tempo.
CHORON (Alessandro-Stefano), nato a Caen a 21 ottobre 1772, ove suo
padre era direttore delle gabelle, non intraprese lo studio della musica
che al compir de' suoi studj, da lui terminati prima dell'età di
quindici anni, nel collegio di Juilly. Privo d'ogni specie di soccorsi,
e contradetto ne' suoi gusti, cominciò dall'apprendere da se stesso,
senza libri e senza i consigli di alcun maestro, a notare tutti i canti,
che poteva trattenere a mente o inventare, e giunse così ad acquistare
bastante facilità in quest'esercizio, ma prima altresì di essere in
istato di leggere una nota di musica. Le opere di Alembert, di Roussier,
di Rousseau e d'altri scrittori della setta di Rameau, gli servirono
quindi di guida nello studio della composizione, e 'l menarono a grado
di comporre sì bene che male, in parti, o in accompagnamento. Mr. Gretry,
a cui mostrò egli alquanti saggi in tal genere, lo impiegò a far degli
studj metodici; e indicogli l'abbate Roze, uno de' migliori maestri
francesi, con cui travagliò per alcun tempo. Desiderando in appresso
aver cognizione dell'altre scuole, faticò per lungo corso di tempo col
signor Bonesi della scuola di Leo, e con altri professori della scuola
d'Italia, e lesse con molta attenzione i migliori didattici tedeschi, di
cui apparò espressamente il linguaggio. Nel tempo, ch'ei studiava le
opere di d'Alembert, ec. la voglia di capire alcuni calcoli che vi
s'incontravano, l'indusse a intraprender lo studio delle mattematiche.
Egli vi si diede con un estremo ardore, e vi fece de' sufficienti
progressi a segno che il cel. geometra M. Monge lo giudicò capace di
ricevere i suoi consigli e lo adottò per suo allievo. In questa qualità
fece egli le funzioni di ripetitore per la geometria descrittiva alla
scuola Normale nel 1795, e fu quindi nominato capo di brigata alla
scuola Politecnica al tempo della sua formazione. Agli studj delle
mattematiche M. Choron ne aggiunse ancora degli altri ch'ei credette
aver più o meno rapporto con la musica, alla quale riferiva tutto,
ed ai quali lo portavano il desiderio di sapere e l'abitudine di
generalizzare le sue idee; così fu che abbracciò quelli dell'analisi
dell'intendimento, della letteratura in generale, delle lingue antiche e
moderne, sino all'ebrea, di cui supplì più volte la lezione nella classe
del collegio di Francia in assenza del suo professore. Se essi furon di
ostacolo perchè dar non si potesse esclusivamente alla pratica, gli
furono almeno utili in quanto gli facilitarono l'acquisizione d'una
teoria più profonda. Sin da' primi passi che aveva fatti nella carriera
della musica, erasi innalzato a un grado sufficiente per iscorgere, da
una parte, molte imperfezioni del sistema generale della musica in se
stesso; dall'altra, la povertà della letteratura di quest'arte,
principalmente nella lingua francese. Questi furono adunque li due
oggetti a' quali riferì tutta la sua attenzione. Sarebbe qui forse il
luogo opportuno per entrare in alcuni dettagli intorno a questa materia:
ma siccome riuscirebbe impossibile l'intraprenderli di una sufficiente
maniera, senza eccedere singolarmente i limiti che ci siamo prescritti
in questi articoli, ci ristrigneremo a dire che M. Choron prepara sopra
tutti siffatti oggetti de' travagli della più grande importanza, che
diverranno a mano a mano pubblici, e su i quali egli non vuole prevenire
il giudizio degli artisti. Le opere intorno alla musica ch'egli sino a
questo giorno ha date al pubblico sono: 1º. _Principes d'accompagnement
des écoles d'Italie, en société avec le sieur Fiocchi_, Paris 1804; 2º.
_Principes de composition des Écoles d'Italie_, Paris 1809; opera
classica, in tre vol. in folio, di mille quattrocento cinquanta sei
rami, il che ne rende ai particolari malagevole l'acquisto, per il
prezzo che necessariamente dee valere. L'opera è formata della riunione
dei modelli i più perfetti in ogni genere, arricchita di un testo
metodico disposto a norma dei documenti delle scuole più celebri, e
particolarmente di quella d'Italia, e degli Scrittori didattici i più
apprezzati. Può dirsi in verità che questo è il solo corpo di dottrina
compiuto intorno all'arte della composizione (_V. quì l'art. di Sala nel
3. tomo_). Di buon grado ne avrei qui dato l'analisi, ma nol permette la
brevità di cui mi sono compromesso. 3º. Nel 1811 Mr. Choron ha pubblicato
un _Metodo elementare di Musica e di canto-piano_, per uso de' seminarj,
e delle scuole delle cattedrali, in 12º. Nel 1800, aveva egli inoltre
dato al pubblico un _Metodo d'istruzione primaria_, per apprendere nel
medesimo tempo a leggere ed a scrivere che, dopo l'esperienze fatte
sopra più di mille persone e l'attestato della società Filantropica di
Parigi, economizza in circa i tre quarti del tempo. Mr. Choron è
finalmente insieme con Mr. Fayolle autore di un _Dizionario Storico dei
Musici Artisti_, ec., di cui si è abbastanza da noi parlato nella
prefazione del presente Dizionario.
CHRETIEN (Egidio-Luigi), valente sonator di violoncello della cappella
del Re a Versailles ove era nato nel 1734. Egli sonava con ispeditezza e
facilità delle sonate di violino molto difficili, e tirava un bel suono
dal suo instromento, benchè sia stato accusato di non attaccarsi
abbastanza all'espressione. Nel 1760, egli diede agl'italiani _Le
Precauzioni inutili_. Finì egli di vivere li 4 marzo 1811, come finiva
egli di emendare le prove di un'opera su la musica, che la sua vedova ha
di recente pubblicata, e di cui Mr. Choron promette l'analisi nel suo
supplemento. Chretien non si era addetto unicamente alla musica, a lui
si devono eziandio i ritratti disegnati su la fisonomia, e che prendono
perfettamente la rassomiglianza degli originali.
CHRISTMANN (Giov. Federico), ministro luterano a Heutingsheim, nato a
Ludwigsbourg nel 1752, dee essere annoverato tra i più abili dilettanti
di musica de' nostri giorni. Fornito di molti talenti, ebbe occasione di
sentire spesso la cappella, allora sì eccellente del duca di Wurtemberg,
e di personalmente conoscerne i primi artisti che frequentavano la casa
di suo padre: egli si rese nel suo decimo anno al ginnasio di Stuttgart.
Essendo già abile sul flauto e il clavicembalo, continuò a coltivare
questi due instrumenti, e giunse a un tale grado di perfezione che ancor
assai giovane, fu ammesso a eseguire un solo di flauto dinanzi al duca.
Egli si rese quindi a Tubinga per studiarvi la Teologia: vi proseguì i
suoi esercizj, e cominciò a comporre de' concerti per quegli stromenti.
Eletto vicario presso un ministro, lasciò quel posto a capo di due anni,
e nel 1777 portossi a Winterthur nella Svizzera, in qualità di
precettore; quivi egli compose negli intervalli d'ozio, i suoi _Elementi
di Musica_, (_Elementarbuch_), che diede alle stampe nel 1782, a Spira,
presso Bosler, con un volume d'esempj pratici. Egli vi fece imprimere
nel tempo medesimo i suoi _Divertimenti per il cembalo_
(_Unterhaltungen_ etc.). Nel replicare alcune esperienze su l'aria
infiammabile, che occupavano allora i fisici dell'Europa, in occasione
di essersi inventate le macchine aerostatiche, ebbe la disgrazia di
perdervi un occhio. Fu in tal congiuntura ch'egli tornò nel 1782, nella
casa paterna. Guarito appena, accettò anche un posto di precettore a
Carlsruhe: quivi fece conoscenza col maestro di cappella Schmidtbauer, e
nel tempo stesso con Vogler, che trovavasi allora alla corte di quella
città, ove fece più volte sentirsi. Dopo un soggiorno di nove mesi a
Carlsruhe, Christmann fece un viaggio nel Palatinato per riconoscere più
da vicino lo stato delle scienze e delle arti in quel paese. Nel 1783,
ottenne alla fine la carica di ministro nella patria. Le differenti
opere, ch'egli ha di poi pubblicate, provano con quale successo esercita
ancora, in quella nuova situazione, i talenti ch'egli ha per la musica.
Debbonsi comprendervi le numerose produzioni e d'ogni specie, con cui ha
abbellita l'opera di Bosler intitolata: _Musicalische Blumenlese_, ossia
_Scelta di fiori di Musica_. Il secondo volume de' suoi _Elementi di
musica_, ch'egli fece imprimere nel 1789, presso Bosler, e che
contengono i principj del basso continuo e dell'accompagnamento; e la
parte finalmente ch'egli ha avuto al piano e all'esecuzione della
_Gazzetta musicale di Bosler_, per la quale egli ha somministrato molti
articoli interessanti. Nel 1790, era inoltre occupato di molte
importanti ricerche relativamente alla storia letteraria della musica, e
travagliava a un _Dizionario generale di musica_, in più vol. in 4º, di
cui fece pubblicare il Prospetto nei giornali del 1788. Gli amatori di
quest'arte possono consultare, a questo riguardo, la gazzetta di musica
nel mese di febbrajo 1789; dove troveranno eziandio la di lui Biografia
con più dettaglio. Non sappiamo sin ora che sia stato pubblicato il suo
Dizionario.
CHRYSANDER (Gugl.-Cristiano-Giusto), dottore in teologia e filosofia,
professore ordinario di teologia nell'Università di Rinteln, nacque a
Gœddekenroda, nel paese di Halberstadt, li 9 dicembre 1718. Era egli
grand'amatore di musica, cantava, sonava la chitarra, il flauto e il
cembalo fin nella sua più grande età, nella quale aveva ancor l'abito di
cantare i salmi ebrei, accompagnandosi su la chitarra. Egli scrisse e
pubblicò nel 1755, un trattato sotto il titolo: _Historiches_ etc. cioè:
_Ricerche storiche su gli organi di chiesa_, in 8vo.

CIANCHETTINI (Pio), figlio di Francesco Cianchettini Romano, e di
Veronica Dusseck, nacque in Londra li 11 dicembre 1798. Sin dall'età di
quattro anni, mostrò delle grandi disposizioni per la musica. Sua madre,
sorella del cel. Mr. Dusseck, e come lui famosa sonatrice di piano-forte,
gl'insegnò a sonare questo instrumento, e lo istruì nell'armonia. Non
aveva egli che cinque anni, quando comparve per la prima volta in
pubblico, nella gran sala di concerto al teatro dell'opera Italiana in
Londra, ove eseguì sul forte-piano con molta grazia, la prima sonata da
lui composta, ed improvvisò delle variazioni sopra temi che furongli
presentati. Fu riguardato come un prodigio. Da quell'età sino a sei
anni, egli viaggiò con suo padre in Germania, in Olanda ed in Francia:
ne' varj giri per questi paesi egli fu accolto della più distinta
maniera, e ricevette in fin il soprannome di _Mozart Britannico_. Di
ritorno in Londra proseguì i suoi studj. Alli otto anni parlava
benissimo quattro lingue, l'inglese, la francese, l'italiana e la
tedesca. Prima di aver compiti i nove anni, aveva già composte molte
sonate, capricci ed un gran concerto che fu da lui eseguito li 16 maggio
1809 nella gran sala del concerto in Londra, e che eccitò i più vivi
applausi. Veronica Dusseck sua madre era nata in Boemia nel 1779, ebbe
da suo padre lezioni di musica. All'età di diciotto anni, suo fratello
Giuseppe Dusseck, famosissimo sonatore di forte-piano, chiamolla in
Londra, ove ella diede con molto successo delle lezioni di
quell'instromento. Abbiamo di lei molte sonate e due gran concerti per
il cembalo: ella maritossi in Londra con Francesco Cianchettini Romano.
CICOGNINI: compositore italiano della metà del secolo 17º. Planelli,
Tiraboschi e Signorelli lo riguardano come l'inventor delle arie, perchè
fu il primo che nel suo _Giasone_, diede al teatro un'opera mescolata di
recitativi e di stanze anacreontiche. Ma l'accurato abbate Arteaga nella
sua _Storia del teatro italiano_ ha provato che Jacopo Peri aveva già
nel 1628, dato delle arie nel suo dramma _Euridice_.
CICONIA (Gio.), canonico di Padova nel secolo decimo quinto, lasciò
un'opera manoscritta col titolo: _De proportionibus_, che si conserva in
Ferrara.
CIMA (Gian-Paolo), organista di Milano, è autore di un _canone_ che vien
riferito dal padre Martini nel suo saggio fondamentale pratico del
contrappunto fugato. Questo canone è fatto con molto artifizio: tutte le
voci cominciano dal _fa ut_ grave del tenore; quando la seconda voce
entra in canto, la prima cambia di registro e passa alla chiave di
contralto, e la prima a quella di secondo soprano; finalmente quando si
viene alla quarta voce, la terza passa alla chiave di contralto, la
seconda a quella di mezzo soprano, e la prima a quella di soprano.
L'autore di questo canone avendosi inutilmente lambiccato il cervello
per trovare un enigma relativo a tutti que' cambiamenti di registro,
determinossi a rompere il nodo della difficoltà, mettendovi: _Intendami
chi può che m'intend'io_.
CIMADOR (Francesco), nato in Venezia verso il 1750, era un musico assai
poco istruito nella composizione, ma pieno bensì d'estro e di fantasia.
Essendo ancora nel proprio paese, scrisse l'opera di _Pigmalione_, che
ben può dirsi frutto dell'inspirazione, e del genio. Fu questa ricevuta
con sommo aggradimento dal pubblico a motivo dell'espressione e
dell'originalità che vi regnavano: ma in quanto a lui medesimo, ne fu
così malcontento, che gettonne lo spartito alle fiamme, e giurò di non
più scrivere in sua vita. Ei mantenne parola, e d'indi in poi limitossi
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