Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 2 - 08

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terzo volume, p. 372 della sua biblioteca, con aggiugnervi le copie de'
disegni.
DESPAZE (M.), poeta francese tuttora vivente, nel 1800 diè al pubblico
_Les Quatre Satires ou la fin du 18 siècle_, in 8vo, che assicurano al
loro autore un luogo distinto tra i poeti satirici: la prima è diretta
contro i musici, che non amano se non il _pathos_ (ossia la musica che
muove solo le passioni) e 'l fracasso. Le altre tre sono contro gli
attori della scena francese, contro le persone di lettere, contro i
costumi del suo tempo, e contro i partiti. (_Desessarts Bibl., t. 2_)
DESSAULT (M.), medico di Bordeaux, nelle sue opere tratta della parte
che può aver la musica nella medicina. Egli assicura essersene servito
con gran successo pelle morsicature di cani arrabbiati, e che l'adoperò
pure con profitto nella tisi. (_V. Mojon, Lichtent., Hanauld, e
l'Enciclop._)
DEVISMES (Giacomo), direttore della R. Accademia di musica in Parigi, a
cui dee la Francia la rivoluzione musicale per le opere ch'egli fece con
impegno rappresentare di Piccini, di Gluck, d'Anfossi e di Paesiello e
Sacchini. Nel 1806, egli pubblicò un'opera col titolo di _Pasilogie_, ou
_de la musique considérée comme langue universelle_. Mad. Moyroud
Devismes sua sposa è eccellente sonatrice di piano-forte, e mise in
musica il _Prassitele_ che fu molto applaudita sul teatro. Steibelt le
ha dedicato la sua opera IV, che è l'una delle migliori sue
composizioni.

DIANA (Paolo), nato a Cremona verso il 1770, in età di 12 anni venne a
Napoli, per essere ricevuto nel conservatorio della _Pietà_, e studiare
sul violino in cui mostrava già una mirabil forza. La natura lo guidò
forse meglio de' suoi maestri, fornito avendolo di un coraggio
straordinario per la difficoltà, d'una immaginazione florida e ricca per
improvvisare, e d'una rara espressione per eseguire gli adagio. Ecco un
tratto che dipinge l'originalità del suo carattere. Obbligato a lasciar
Napoli, allora in guerra con la Francia, venne in Milano, e presentossi
al Sig. Rolla per ricever lezioni da lui. Questi si negò riconoscendo in
lui un talento che non aveva più bisogno di guida. Il Cremonese lo pregò
di dargli almeno le regole della composizione, nè riuscì anche in
questo. Offeso di una simile ostinazione, trovò l'occasione di
vendicarsene un poco appresso. Rolla componeva allora un concerto,
ch'egli doveva eseguire in una solennità vicina. Per più giorni, Diana
attese i momenti che l'altro studiava, copiò sotto alle sue finestre gli
_a solo_ e le _idee_ che potè raccorre, e se ne formò uno schizzo per un
concerto. Tre giorni innanzi la festa, invitò gli amatori di Milano a
sentirlo in una chiesa, secondo l'uso d'Italia. Professori, dilettanti
accorsero in folla, e Rolla tra gli altri; ma quale fu la sua sorpresa
nel riconoscere, a misura che quegli sonava, le idee del concerto che da
gran tempo egli preparava per la solennità che doveva aver luogo tre
giorni dopo? Diana è attualmente in Londra, direttore dell'orchestra del
concerto degli amatori.
DIDEROT (Dionigio), nato a Langres nel 1713, e morto in Parigi nel 1784,
repentinamente all'alzarsi da tavola. Vien egli considerato come uno de'
primi filosofi del secolo 18.º, a cui principalmente si debba la vasta
impresa dell'Enciclopedia. Noi quì non lo consideriamo che nella parte
delle sue opere, la quale ha rapporto alla musica. Tra queste vi ha,
_Lettre sur les sourds et muets, à l'usage de ceux qui entendent et qui
parlent_, 1751 in 12º. L'autore sotto questo titolo dà delle riflessioni
sulla metafisica, sulla poesia, sulla _musica_, ec., dove vi ha delle
buone vedute ed altre ch'egli non mostra se non imperfettamente: benchè
proccuri di esser chiaro, non sempre però si capisce. L'oscurità è un
difetto, di cui più volte è stato egli accusato: vi si trovano
tuttavolta degli eccellenti principj di acustica, ch'egli tratta da
geometra e da fisico. Veggasi il 2º tomo della bella edizione delle
opere di _Diderot_, pubblicata dal suo amico M. Naigeon nel 1798. In
questo volume trovasi: _Projet d'un nouvel orgue, et Observations sur le
cronomètre_.
DIDIMO, figlio di Eraclide, nacque in Alessandria probabilmente sotto
Tiberio. Vedendo il favore che Nerone mostrava a' musici, musico e
cantore insigne, ch'egli era, secondo Suida, scrisse un'opera di musica,
ed un'altra, secondo Porfirio (_ne' Com. a Tolom._) della differenza de'
due sistemi pittagorico ed equabile, ossia aritmetico ed armonico.
Tolomeo ci conservò le serie armoniche di Didimo, e il dotto Requeno le
ha provate sullo stromento _canone_, e ne ha dato il suo saggio, che può
vedersi nel tom. 2 della sua opera (_pag. 103_). Egli vi confuta il P.
Martini, il quale crede che Didimo co' suoi tuoni maggiori e minori
abbia facilitato la strada ai moderni per il loro sistema: la citazione
ch'egli fa di Tolomeo a questo proposito, è stata provata falsa
dall'accurato Requeno.
DIOCLE d'Elea, scolare di Gorgia di Lentini, e scrittore di musica verso
il quinto secolo innanzi l'era volgare. Secondo il Vossio e il Fabricio
dicesi che i _trattati musicali_ di Diocle siano tuttora nascosti in
alcuni angoli delle biblioteche d'Italia (_V. Suid. in Alcidam_).
DIODORO, musico greco, favorito di Nerone, diè maggior estensione al
suono del flauto, e ne accrebbe i fori. Nerone stimavalo al segno di
fargli fare l'ingresso trionfale in Roma sul carro imperiale (_V. Sveton
Cæs._)
DIONISIO (Elio) di Alicarnasso, detto il giovane per distinguersi dal
suo celebre avolo dello stesso nome, fiorì al tempo dell'Imperadore
Adriano. Aveva egli scritto in trentasei libri la _Storia della musica_:
altri ventidue di _Questioni musicali_, e cinque libri intorno a quello
che aveva scritto Platone di quest'arte nel trattato della _Repubblica_
(_V. Suid. e Fabric._) Porfirio lo cita ne' suoi comenti sugli
_Armonici_ di Tolomeo.
DIORION era un musico greco, di cui Ateneo ci riferisce questa storia.
In un viaggio nell'Egitto, egli era venuto a Milos, e non avendovi
potuto trovare alloggio, si riposava in un bosco sacro vicino
della città. _A chi è dedicato questo tempio?_ domandò ad un
prete — _Straniero, a Giove ed a Nettuno — E come trovar alloggio nella
vostra città, se gli dei medesimi vi si alloggiano due a due._
DITTERSDORFF (Carlo), compositore stimatissimo dell'Allemagna, di cui il
vero nome di famiglia è _Ditters_. L'Imperatore Giuseppe II, per
ricompensare i suoi gran talenti, gli accordò nel 1770 lettere di
nobilitazione, gli diè il nome che porta oggidì, e lo dichiarò signore
delle foreste nella Silesia austriaca. Egli è eccellente nella musica
strumentale, che per lo più è impressa. Nel 1785, stamparonsi in Vienna
le sue _Metamorfosi d'Ovidio_, ossia 15 sinfonie contenenti ciò ch'egli
ha sentito alla lettura di questi poemi: elleno incontrarono la
soddisfazion generale. Si ha di lui l'_Ester_, oratorio che diessi per
due volte nel 1785 in beneficio delle vedove de' musici, e fu accolto
ciascuna volta con grandi applausi. Per il medesimo oggetto diè egli
l'oratorio _Giobbe_ nel 1786. L'opera buffa il _Medico e lo Speziale_
nel teatro di Vienna ebbe tal favore in quello stesso anno, che ad una
sua rappresentazione assistendo Giuseppe II, non isdegnò di mostrare co'
suoi applausi e battimenti di mano al momento che Dittersdorff entrava
nell'orchestra, tutto il piacere che ne provava. _L'Artifizio per
superstizione_, _l'Amore agl'incurabili_, e il _Democrito corretto_,
altre di lui opere in musica, comparvero in Vienna dopo il 1788.
DIVISS (Procopio), nato in Boemia, è l'inventore di uno stromento di
musica a cui diè il nome di _Denis d'or_. Si assicura ch'egli dà i suoni
di quasi tutti gl'instromenti a fiato e da corda, e ch'è suscettibile di
130 variazioni. Si suona come l'organo, colle mani e co' piedi. Il
Vescovo di Bruck Giorgio Lambeck, ne possedeva uno nel 1790, e manteneva
un musico per sonarlo. Diviss morì pastore a Prenditz nella Moravia nel
1765. Si pretende in Alemagna, ch'egli avesse inventato il parafulmine
lungo tempo prima di Franklin.

DODART (Dionigio), medico del re, e dell'Accademia delle scienze morto
nell'anno 1707. Si ha di lui: _Mémoire sur la voix de l'homme et ses
différens tons, avec deux supplemens_ (_V. Mem. de l'Ac. 1700_).
L'autore vi fa delle ricerche su la maniera, con cui la voce forma i
suoni musicali, ma non tutte sono da approvarsi secondo le osservazioni
e li sperimenti che ne ha fatto il dotto _Eximeno_ (_nel lib. 2, c. 5,
p. 149_).
DOERNER (Giov. Giorgio), organista a Bitterfeld, fece imprimere nel
1743, _Épître au docteur Mitzler sur l'origine du son, et des tons
principaux_.
DONI (Ant. Franc.) pubblicò in Venezia nel 1544, _Dialoghi della musica_
che il dottor Burney mette tra i libri rari, per non averne venduto che
un solo esemplare nella famosa libreria del P. Martini, e di cui ne ha
egli una gran parte trascritto.
DONI (Giov. Batt.), patrizio fiorentino, professore di eloquenza e
membro delle Accademie di Firenze e della Crusca, scrittore elegante
insieme e profondo teorico, morto quivi nel 1647 d'anni 53. Ecco i
titoli delle opere da lui pubblicate: _Compendio del trattato dei generi
e modi della musica_, Roma 1636, in 4º. _De præstantia musicæ veteris_
1647, in 4º. _Trattato sopra il genere enarmonico. Cinque discorsi sopra
gl'istrumenti di tasti ec. Dissertatio de musica sacra vel
ecclesiastica, recit Romæ_ an. 1640. _Della musica scenica e teatrale._
Tutte coteste opere e molte altre di Doni sono state raccolte e stampate
in Firenze in 2 vol. in fol. nel 1763, alla quale edizione ebbero parte
più cel. letterati come: _Gori_, _Passeri_, ed il P. _Martini_ ne
compilò il copiosissimo indice, sotto il seguente titolo: _Io: Bapt.
Doni Florent. opera, pleraque nondum edita, ad veterem musicam
illustrandam pertinentia, ex autographis collegit et in lucem proferri
curavit Franc. Gorius, absoluta vero op. et stud. J. B. Passerii._
Tuttavia molte opere di Doni rimangono ancora inedite, non meno delle
sopraddette pregevoli, di _Lettere_, di _Dissertazioni_, di
_Ragionamenti_ ec. di cui ne ha dato il catalogo nella di lui vita il
Sig. Canon. _Bandini_, bibliotecario della Lorenziana di Firenze (_V.
Histoir. de la Litter. d'Ital. par A. Landi, t. 5, p. 163_). Doni nella
sua opera intitolata _Lyra Barberina_ (in memoria d'Urbano VIII, che
l'onorò di sua amicizia,) o _Amphichordum_ dà la descrizione, e spiega
l'uso di questo istrumento di sua invenzione. Ma ecco dove egli è men
riuscito: pretese egli trovare l'antica lira de' greci. “Raccoglie
perciò i monumenti appartenenti a questo stromento, si fa delle
difficoltà, tenta di scioglierle, e sorte del gran mare delle sue
ricerche con presentar all'Europa per termine delle sue fatiche una
chitarra pregna di molti chitarrini, confessando egli stesso, non essere
questo stromento degli antichi, ma parto solamente della sua
immaginazione. Egli è tanto complicato, che niuno l'ha curato, nè
fabbricato dopo la sua morte.” Questo si è il giudizio che ne dà
l'accurato Requeno (_Tom. 2. p. 415_). Doni frattanto, per le altre sue
fatiche sulla musica, meritamente ha riportati gli elogj di Rhenesio, di
Gassendi, di apostolo Zeno, del dotto Burney e del Martini.
DORAT (Claudio Gius.), nato a Parigi nel 1734 ed ivi morto nel 1780.
Egli divise quasi con Voltaire la pubblica attenzione (_V. Biblioth.
d'homme de goût, t. 1, Paris 1808_); il suo _Poema sopra la declamazione
teatrale_ in tre canti, pubblicato nel 1767, in 8º, stabilì la sua
riputazione. Nell'ultimo Canto egli tratta dei _Drammi in musica_, e
vien riguardato come il migliore.
DOURLEN (Vittore), allievo di Gossec, ottenne nel 1806 il gran premio di
compositore proposto dall'Istituto nazionale; ed in questa qualità andò
in Roma alla scuola delle Belle Arti. M. Lebreton secretario della
classe delle bell'arti dell'Istituto, nel suo rapporto letto il dì 1
ott. del 1808, parla con elogio di un _Dies iræ_ che _Dourlens_ fece
eseguire in Roma. “Questo canto di desolazione e di terrore, egli dice,
è ben concepito, ben condotto, ben scritto. Veri ne sono i motivi,
variati e non escon mai da quel tuono solenne e malinconico, di cui la
tristezza ne forma il pregio. In questo bel pezzo di musica religiosa la
parte vocale vien trattata con una nobile semplicità.” Di ritorno
dall'Italia egli ha composto pel teatro _Filoclete_, _Linneo_, e la
_Dupe de son art_.
DOUWS, Mansionario in una chiesa nella Frisia, pubblicò a Francker nel
1722, un'opera assai mediocre intitolata: _Traité de la musique et des
instrumens de musique_.

DRAGHETTI (il P. Andrea). Ges. professore di metafisica in Brera
pubblicò in Milano nel 1771, una _Dissertazione su la musica_, nella
quale considerando le consonanze e le dissonanze quasi altrettante
grandezze propone la curva musica. A questa oppose il p. Sacchi la dotta
opera _Della legge di continuità nella Scala musica_, Milano ec. “Gli
esempj, egli vi dice con molta verità, di chi volle trasportare alle
Metafisiche cose le matematiche espressioni, e con curve e con formole
sviluppare la teoria del commercio, rappresentare l'accrescimento e la
decadenza delle scienze, i progressi dello spirito umano ed altre sì
fatte cose, in vece d'incoraggire, dovea allontanare l'autore dal
proporre la sua _curva musica_. Simili ghiribizzose espressioni dalle
quantità trasportate ad altri enti, che non hanno con quelle relazione
alcuna fissa, portano a conseguenze false ed inintelligibili. La smania
di parlar sempre in tuono matematico ha corrotta la semplicità del
linguaggio, ed oscurata non poco la precisione delle idee metafisiche.
Non lo ripeteremo mai abbastanza. Le scienze hanno tutte il loro
carattere, e si deformano quando vuolsi il carattere di una applicare
all'altra ec.” Malgrado queste inconcusse verità e la dotta confutazione
del Sacchi, volle sostenere ancora l'arrogante Gesuita il suo svarione,
e pubblicò in Milano nel seguente anno _Replica del P. Draghetti_, a cui
quegli credette miglior partito di non più rispondere.
DRESLEN (Ernesto), uno de' più pregevoli cantanti dell'Opera italiana in
Germania, apprese a Greussen, dove era nato, i primi elementi di musica,
visitò quindi l'Università di Hall, di Jena e di Lipsia, dove si formò,
restandovi sino al 1656, sul violino e nel canto. Alcun tempo di poi,
venne a Bayreuth, ove dopo aver ancora preso alcune lezioni dalla cel.
cantatrice Turchotti, entrò nella cappella del Margravio, e nominato
poco appresso secretario della camera delle finanze. Egli nel 1773, fece
sentirsi in Vienna dinanzi all'Imp. Giuseppe II, ed impegnossi come
cantante all'Opera di Cassel, ove morì nel 1779. Egli è anche un buon
scrittore su la musica. Abbiamo di lui in tedesco: 1º. _Frammenti d'idee
dello spettatore di musica su i progressi della medesima in Allemagna_,
Gotha 1764; 2º. _Riflessioni sulla rappresentazione dell'Alceste_,
Erfurt 1774; 3º. _Scuola di teatro per gli Alemanni, intorno all'opera
seria_, Annover 1777; 4º. _Alcune cantate a parte, e collezioni delle
medesime_. Segli attribuisce in oltre la Dissert. sull'opera italiana di
Benda, rappresentata a Gotha, che è inserita nel 1º vol. delle _Novelle
musicali_ (_V. Neusel Miscell. e Cramer, Magazin, an. II_).
DRYDEN (John), cav. poeta laureato, nato nella contea di Northampton
ebbe per maestro a Westminster il Dr. Busby, e fu uno dei primi membri
della società R. di Londra. All'avvenimento di Giacomo II al trono, egli
abbracciò la Rel. Cattolica, e divenne di lui istoriografo: morì in
Londra nel 1701. Acquistossi una fama immortale sì per le opere che ha
lasciate, come per le sue poesie. La sua Ode _sublime_ _Al potere
dell'Armonia_ per la festa di santa Cecilia, gli dà il diritto di esser
citato in quest'opera. Più celebri compositori l'han messo in musica,
come Hendel e Gluck. L'Ode di Dryden diè l'idea a Pope di comporne una
su lo stesso soggetto, ma i pensieri di Pope non hanno la stessa
sublimità. Si ammira il potere della musica sull'anima di Alessandro in
tutto il corso di quest'Ode, e si resta intenerito della disavventura di
Orfeo in quella di Pope. La prima è scritta con tutto il fuoco del
genio, e la seconda dee il suo merito all'armonia imitativa de' versi.
L'Ode di Dryden è il capo d'opera della poesia lirica. Essa ha avuto
molti traduttori francesi come Dorat, Trochereau, ed Hennet. M. de
Valmelete, abile violinista, ne ha fatta un'elegante imitazione, che si
trova nelle _Quatre Saisons du Parnasse_ Automne, 1805 (_V. Biblioth.
d'un homme de goût, tom. 1_).

DUBOS (l'Ab.), secretario perpetuo dell'Accademia francese, morto in
Parigi nel 1742. I suoi viaggi in Italia, in Allemagna, in Inghilterra e
in Olanda acquistar gli fecero delle cognizioni profonde nella poesia,
nella pittura e nella Musica, e noi gli dobbiamo un'eccellente opera
intitolata _Reflexions critiques sur la poesie, sur la peinture et sur
la musique_, la di cui seconda edizione è del 1770, in tre vol. in 12º.
“Quel che rende pregevole quest'opera, (dice l'autore del secolo di
Luigi XIV, Voltaire) egli è, che non vi ha se non pochi errori, e molte
riflessioni vere, nuove e profonde. Manca non per tanto d'ordine e
principalmente di precisione: ma lo scrittore pensa e fa pensare. Egli
non sapeva frattanto la musica, ma aveva molto letto, veduto, inteso, e
molto aveva pensato, e niuno ha meglio di lui ragionato intorno a tutte
queste materie. L'antica letteratura eragli così nota come la moderna, e
sapeva le lingue dotte e straniere, quanto la sua propria.”
DUBUGARRE, maestro del S. Salvadore in Parigi, pubblicò nel 1754
un'opera assai mediocre sotto il titolo: _Méthode plus courte et plus
facile pour l'accompagnement du clavecin_, con alcune domande e
risposte, perchè lo studente imparandole a memoria, potesse essere
esaminato dai parenti stessi nell'assenza del maestro.
DUCERCEAU (Giov. Ant.), gesuita nato a Parigi, e morto a Veret nel 1730.
Oltre le opere ch'egli ha lasciate, nelle _Memorie_ di Trevoux vi ha
molte di lui _Dissertazioni sull'antica musica_, ch'egli scrisse contro
il sentimento di Burette, e che oggidì più non meritano di esser lette.
DUCLOS, nell'antica Enciclopedia a l'artic. _Déclamation_ vi ha di lui
la spiegazione fisica delle diverse specie di _voce_. Un altro _Duclos_,
meccanico di Parigi, nel 1787 presentò alla Scuola reale, un
_ritmometro_ di sua invenzione, in cui si riconobbe una superiorità
sopra tutti gli stromenti presentati sino allora in questo genere.
DUMAS (Luigi), nato a Nimes nel 1676. Le matematiche, la filosofia, e le
lingue l'occuparono interamente: il suo spirito era assai metodico ed
inventore; la sua immaginazione viva e feconda. Egli morì nel 1744.
Abbiamo di lui: _L'art de transposer toutes sortes de musique sans être
obligé de connoitre ni le tems, ni le mode_, a Paris 1711 in 4º. Molti e
tra gli altri Rousseau hanno proposto sì fatti sistemi curiosi ed
inutili: “ma siccome nel fondo (_dice questo stesso filosofo_),
correggendo gli antichi difetti co' quali si è fatto già un uso, non
facevamo tutti che sostituire degli altri, di cui si ha ancora da
acquistar l'abito, io credo che il pubblico saggiamente ha fatto di
lasciar le cose come sono, e di rimandar noi ed i nostri sistemi nel
paese delle vane speculazioni.” (_Dictionn. art. character. de musiq._)
DUMONT (L'Ab.). Se gli dee l'invenzione d'un grande istromento di
musica, a cui diè il nome di _Consonante_, e che partecipa del cembalo e
dell'arpa. La sua forma è di un gran clavicembalo messo a piombo su d'un
piedistallo che ha le corde dalle due parti della sua tavola, le quali
si toccano della stessa maniera che nell'arpa. (_V. Encyclop. method. de
musiq. p. 315_).
DUNI (Egidio Romualdo), nato nel 1709, a Matera nel regno di Napoli, fu
messo all'età di nove anni nel conservatorio della _Pietà_, dove studiò
sotto il celebre Durante. Assai giovane fu ricercato in Roma per
comporvi un'opera; e trovossi, con suo disgusto, in concorrenza con
Pergolese, di cui era grand'ammiratore ed amico. Fu eseguita da prima
l'opera di Pergolese, che si ricevette assai male; e pochi giorni
appresso, quella di Duni incontrò moltissimo: ma in vece di andar
superbo di quell'avventura, egli disse, consolandolo a Pergolese: _O mio
amico! o mio maestro, costoro non ti conoscono!_ Una musica naturale,
variata e pittoresca, una deliziosa e soave melodia era il distintivo
carattere delle composizioni di Duni. Quando se gli voleva opporre
ch'egli non faceva fracassi: _Io bramo_, rispondeva, _lunga vita al mio
canto_. Marmontel, nel suo poema inedito su la musica, impiega più versi
nel far con ragione l'elogio di questo grande artista. Egli morì il dì
11 giugno del 1775 nel 66º anno di sua età.
DUNSTABLE (Giov.), così detto dal luogo della sua nascita presso Bedford
in Inghilterra, morto nel 1453 o 1458, che alcuni scrittori Tedeschi,
tra' quali Marpurg, hanno confuso fuor di proposito con Dunstano Vescovo
di Cantorbery, il quale viveva quattro secoli prima. Quest'autore
contribuì ai progressi della musica in Inghilterra, e dell'arte in
generale d'una maniera assai considerevole, cosichè alcuni scrittori
poco giudiziosi e male instruiti gli hanno attribuito l'invenzione del
contrappunto, assurdità dimostrata da tutti i monumenti storici (_V.
Encyclop. method. art. contrepoint p. 347_). Quel che vi ha di vero egli
è, che gl'Inglesi, a riserba di poche eccezioni, sono stati in ogni
tempo i più cattivi musici dell'Europa, e che il solo merito, che essi
abbiano nella musica, si è di saperla pagar bene. Il trattato di
Dunstable intitolato _De mensurabili musica_, si è perduto, ma ne han
fatto menzione alcuni scrittori di quel tempo, o poco posteriori, come
Tomm. Morlay, e Gaffurio.
DUNSTANO, vescovo di Cantorbery sulla fine del 10º secolo, era assai
perito nella musica di quel tempo, e dicesi di aver inventata un'arpa
assai singolare che sonava da se sola, per cui, in que' tempi di
profonda ignoranza fu accusato dinanzi al re di magia. Oltracciò diede
egli un organo alla badia di Malmesbury, stromento che cominciava allora
a divenir comune, e fece di poi lo stesso regalo a molte chiese, o
monasteri. Alcuni scrittori Tedeschi lo han confuso con Dunstable, come
poco fa si è detto. Dunstano morì nel 988 (_V. Enciclop. method. p.
81_).
DURANTE (Francesco), nato in Fratta vicino a Napoli nel 1693, fu allievo
nel conservatorio di S. Onofrio sotto la direzione del celebre
Alessandro Scarlatti. Venne in Roma spinto dalla fama di B. Pasquini e
di Pittoni: faticò cinque anni sotto questi due gran maestri, ed apprese
dal primo l'arte del canto e della melodia, e dall'altro tutte le
risorse del contrappunto. Tornò, quindi in Napoli, e diessi alla
composizione; ma travagliò quasi unicamente per la chiesa, e nulla
scrisse mai pel teatro: nel catalogo delle sue opere non veggonsi in
fatti che pochissime cantate e duetti da camera, ed un picciol numero di
musica strumentale. Il genere di musica da chiesa e gli studj furono
dunque gli oggetti, a' quali diessi principalmente. Per il genio e
l'arte che vi diè a divedere, egli pervenne all'acquisto del più sublime
grado di gloria, e ad essere riguardato come il più classico di tutti i
moderni maestri. Durante è quegli che ha stabilita la recente tonalità;
in questa parte egli è ciò che fu il Palestrina nel genere antico, se
pure nol sorpassò. Niuno ha saputo meglio di lui l'arte di fissare il
tono, di guidare la modulazione e di stabilire un'armonia ben conforme
al senso della frase musicale. A tal riguardo merita egli di servir di
modello a tutti i compositori per l'avvenire, ed egli è la più sicura
guida che possa adottarsi. In quanto al genere di sua composizione, i
motivi sono semplici, ed a primo colpo d'occhio sembrano anche mediocri;
ma sono realmente così ben concepiti, e maneggiati con tant'arte e genio
che sa trarne effetti prodigiosi. Egli sa applicarvi tutte le forme
immaginabili, e non mai se non quelle che convengono, di modo che sa
sempre interessar l'ascoltante, e gli lascia il desiderio d'intenderlo
ancora; lo che tanto più è sorprendente che la sua maniera è severa e
seria, ed in generale poco egli sacrifica alle grazie. Al merito di
esser divenuto Capo-scuola e modello per le sue composizioni, unì
Durante anche quello di essere stato un gran professore. Sino dal 1715,
egli era maestro del conservatorio di _S. Onofrio_: era ancora alla
testa di quello dei _Poveri di G. C._ quando il cardinale Spinelli,
arcivescovo di Napoli, lo distrusse per farne un seminario. Dalla sua
scuola sono sortiti i più illustri compositori delle generazioni
posteriori. Tali furono Pergolese, Sacchini, Piccini, Terradeglias,
Guglielmi, Traetta, Dol, Finaroli, Speranza, che tanto han reso celebre
la scuola di Napoli nel 18º secolo. In una parola, tutta l'attuale
scuola non è che un'emanazione di quella di Durante. Egli era un uomo
flemmatico, sofferente, imperturbabile, e superiore a tutte le
traversie: ebbe tre mogli, la prima delle quali fu una vera _Santippe_,
che col suo imperioso carattere, co' suoi capricci, e soprattutto colle
sue dissipazioni per giocare al lotto, tenne in continuo esercizio, e
pose alle più ardue prove la di lui pazienza. Obbligavalo a faticare,
sino a privarlo dell'ore necessarie per il sonno. In occasione di un
giro, ch'ei fece per l'Italia, al suo ritorno trovò vendute tutte le sue
carte, il di cui prezzo era stato erogato dalla moglie in soddisfare
l'accennata sua passione: e però gli fu d'uopo ricominciar da capo a
comporre la sua musica per le chiese. Quando finalmente ebbe la sorte,
che il cielo il liberò da una sì tormentosa compagna, sposò la propria
serva; e morta indi ancor questa, si maritò pure con un'altra donna di
suo servizio. Per un atto singolare della sua filosofica
imperturbabilità si è rimarcato, che in occasione di aver perduta la
seconda, cui teneramente amava, non solo dispose egli senza la menoma
agitazione tutto quel che occorreva pe' di lei funerali; ma dippiù nelle
preci, che fece cantare in casa, presente il cadavere della medesima,
assistette egli stesso di presenza e regolò colla battuta i cantanti.
Quest'uomo invidiabile ugualmente pel suo carattere, che per la sua
abilità cessò di vivere in Napoli nel 1756, in età di sessant'anni in
circa. Le di lui composizioni dovrebbero essere in tutte le scuole ed i
conservatorj di musica, come son divenuti classici i suoi _Partimenti_
in tutta l'Europa. Il dotto _Carpani_ saggiamente riflette sul motivo
perchè le opere del _Carissimi_, del _Pergolesi_, del _Durante_, per
quanto ancora si vantino per tradizione, hanno molto scapitato nelle
nostre orecchie? “Ancora le giudichiamo venerabili, egli dice, ma quasi
ognuno preferisce d'udire un rondò d'_Andreozzi_, un quartetto di
_Tarchis_, una scena di _Mayer_, ed anche di men pregiati scrittori,
anzichè alcuna di quelle composizioni che si credevano il _non plus
ultra_ della musica da' nostri antenati. Donde ciò, se non dal non
esservi un vero bello riconosciuto, e canonizzato per tale nella
musica?” (_Lett. XI._)
DURIEU (M.) pubblicò nel 1793, in fol. _Nouvelle Méthode de musique
vocale, a Paris_, come ancora _une Méthode de violon_. Queste due opere
gli han meritato un posto tra i buoni professori per l'ammaestramento.
DUSSECK (Giovan Luigi), nato a Czalau in Boemia nel 1760, da una
famiglia che ha da gran tempo prodotto più bravi artisti; dall'età di
dieci anni cominciò i suoi studj in uno de' primi collegj
dell'università di Praga. Oltre la letteratura antica e moderna coltivò
la musica, e profittò moltissimo delle lezioni di un benedettino, che lo
esercitò in tutti i contrappunti. In Amburgo ebbe la sorte di vedere il
celebre Emmanuele Bach, e di profittar de' suoi consigli: partì quindi
per Pietroburgo, e fu trattenuto dal principe Radzwill che gli propose
un vantaggioso partito. Alcun tempo di poi venne in Parigi, ma la
rivoluzione l'obbligò ben presto a partire, passò in Inghilterra e restò
in Londra nel 1800. A quest'epoca, pensò egli di riveder la sua patria,
dove viveva ancora suo padre celebre organista, cui da 25 anni non aveva
più veduto. Mr. de Talleyrand, principe di Benevento lo volle quindi in
sua casa, ed egli morì in Parigi in marzo 1812 di quarantadue anni.
Questo celebre artista pubblicò 70 opere per il forte-piano, tra le
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