Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 2 - 03

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altro: non vi son trilli;” quando eccoci alla fuga che chiudeva il sacro
componimento, e che? Comincia il tema da quattro note trillate, e d'un
trillo passandosi nell'altro, così si forma il soggetto. Ognun sa, che
nelle fughe il soggetto scorre da una all'altra parte e si rimescola,
senza mutarsi. Quando l'Imperatore, che dicono non rideva mai, udì nel
gran pieno della fuga questo diluvio di trilli che pareva una musica di
paralitici arrabbiati, non potè più contenersi, e proruppe in uno
scoppio di ridere clementissimo che fece poi la fortuna del Porpora.
Alla protezione e all'onore di poeti cesarei da Carlo VI accordato al
Zeno e al Metastasio dee la musica i preziosi loro drammi, che tanto
contribuirono a' suoi rapidi avanzamenti e alla sua perfezione.
CAROLI (Angelo), buon compositore in Bologna verso il 1710, era
partigiano dell'accompagnamento di gran rumore, di cui da qualche tempo
in quà si è fatto tanto abuso. Nel 1723, egli pubblicò quivi l'opera in
musica _Amor nato tra l'ombre_, ed alcuni anni più tardi una bellissima
serenata, che ebbero allora un felice successo.
CARPANI (Giuseppe), buon poeta italiano ed intendentissimo di musica a'
nostri tempi, non so se della stessa famiglia di Gaetano Carpani,
compositore per chiesa verso il 1750; egli ha pubblicato in Milano nel
1812 _le Haydine_ ovvero _Lettere su la vita e le opere del celebre
maestro Giuseppe Haydn_ dedicate al R. Conservatorio di musica di
Milano, in 8º. Ecco l'idea che dà egli stesso di quest'opera. “Io
scrissi unicamente, (son le sue parole) per l'onore di un Artista
incomparabile, e pei progressi di un'Arte che amo sopra ogni altra, e
vorrei perciò esser letto da tutti, e per le curiosità che contengono,
non che per le musiche quistioni che vi si agitano, potranno non
dispiacere... Io mi son uno che nato _nel paese della musica_, e dotato
dalla natura di due buone orecchie, sentii fin dalla culla amore per
questa dolcissima Arte, pascolo delle anime grandi, sollievo delli
infelici, e trattenimento quasi universale d'ogni Essere animato. Non
contento della fisica dilettazione, amai d'internarmi nella metafisica
di questa scienza, e scoprirne, per quanto era concesso al mio tenue
ingegno, le fonti e le ragioni del bello che è a lei proprio, onde
vieppiù gustarlo. Contrassi perciò amicizia con molti de' più celebri
artisti del p. p. secolo, che fu il secol d'oro della musica, e
singolarmente col maestro Haydn, che il padre dee dirsi della musica
istrumentale. Questi studj, e questi legami mi posero in istato di
compilare la vita di Haydn, _e di favellare della di lui arte_. È
innegabile che questa scienza va ognidì più decadendo, perchè,
abbandonate le tracce de' buoni compositori, si è andato in cerca di
novità pericolose”. (_Triste, tristissima verità, che non può abbastanza
inculcarsi a' giovani compositori d'oggigiorno!_) “E gli uni hanno
sostituito il capriccioso al vero, altri l'erudito al bello, e quasi
tutti hanno confusi i generi, e volte le spalle alla natura; con che un
bello fittizio si è introdotto, che invece di parti luminosi, produce
degli aborti di effimera durata. Mi parve ciò posto, opera e dovere
d'ogni buona persona l'opporsi, per quanto da noi dipende, e far argine
a questa rovina”. Questo dotto biografo di Haydn tesse adunque con i
lumi di una sana e giudiziosa critica la storia dell'arte musicale dello
scorso e del presente secolo in quindici lettere, in uno stile facile e
grazioso, evitando, come dice egli stesso, le aride espressioni tecniche
e le astruse ricerche dell'acustica e del contrappunto, ed occupandosi
principalmente della parte estetica, che d'ordinario è la più trascurata
dai maestri e che ha più bisogno delle altre di essere inculcata.
CARRÉ (Luigi), dell'Accademia delle Scienze, morto in aprile del 1711;
fu incaricato dall'abbate Bignon di fare la descrizione di tutti
gl'istrumenti in uso nella Francia. Egli pubblicò pienamente una _Teoria
generale di suono_, e nel 1709, diè la proporzione che aver debbono i
cilindri, per formare, col mezzo de' loro suoni, gli accordi della
musica.
CARRÉ (Fra Remigio), monaco benedettino laico, è autore del _Maestro de'
Novizj nell'arte del cantare_, Parigi 1744, in 4º. Nel _Giornale de'
Letterati_, che stampavasi in Parigi, dell'anno 1745, si fa l'elogio di
questo libro. All'articolo della voce, il frate Remigio fa il panegirico
del vino, lo raccomanda per tutti i morbi, e dice: _Il vino solo
senz'altro fa quasi altrettanto che gli altri medicamenti insieme._ Vi
si trovano ancora alcune altre proposizioni che non sono men curiose e
bizzarre.
CARTAUD DE LA VILATE (Mr.), autore di un _Essai historique &
philosophique sur le goût_, a Paris 1735, in 12º. Nella seconda parte di
questo _Saggio_ vi si trovano molte riflessioni che fa quest'autore su
la musica in generale, su la musica italiana, su la francese, e su i
cambiamenti da alcuni anni in quà fatti in quest'ultima. “I partigiani
di Lully, egli dice, gridano che l'armonia prende un tuono geometrico
che disgusta il cuore: convengono essi, che questa musica è dotta e bene
eseguita, ma che interessa meno le passioni di quella del Lully. De'
begli accordi ben variati, ma sprovveduti di sentimento, sono
effettivamente uno studio per gl'intendenti, e cagione di noja e di
sonno per quei che temono si fatte ostruzioni.” L'autore per ultimo
esamina in che consiste il _Geometrico dell'armonia_. Pare che egli
intenda poco questa materia.
CARTIER (Giovan-Battista), nato nel contado di Avignone, fu scolare del
Viotti per il violino nel 1783. Egli entrò nell'orchestra dell'opera nel
1791, e Paisiello il nominò nel 1804, membro della musica particolare di
S. M. Senza che fosse egli professore del Conservatorio di Parigi, Mr.
Cartier ha contribuito con le sue opere a formare i migliori violinisti
usciti da quella scuola. Egli ha dato successivamente le tradizioni di
Corelli, di Porpora e di Nardini, pubblicando le sonate di questi tre
valenti maestri. Segli deve in oltre l'_Arte del violino_, ossia _la
Divisione delle scuole_, per servir di compimento al metodo di violino
del Conservatorio, in un vol. in fol. Ella è questa una scelta delle
migliori sonate estratte dalle opere de' violinisti delle tre scuole,
Italiana, Francese e Tedesca. Mr. Cartier promette di recente la
tradizione dell'_Arte dell'archetto di Tartini_, e un _Saggio storico e
ragionato sopra l'arte del violino_. In tutte le orchestre de' teatri di
Parigi vi sono de' di lui allievi, che fanno molto onore al maestro e
all'arte.
CARUSO (Luigi), compositore distinto e vivente tuttora dell'Italia, nato
in Napoli da un padre maestro di cappella, e fratello di Emmanuele
Caruso abile cantante di tenore, da più anni stabilito in Palermo in
servigio delle chiese. Luigi nel 1777, scrisse in Firenze, _il Medico
magnifico_: ed _il Fanatico per la musica_ in Roma nel 1781; questa
musica diè molto nel genio de' Romani, e fece al suo autore gran nome in
Italia; nel 1787, e 1788 scrisse egli il _Maledico confuso_, _la
Tempesta_ ed _il Colombo_ tutte e tre per Roma, e _Gli Amanti
dispettosi_ per Napoli. È anche conosciuto in Germania per diverse
composizioni di musica vocale.
CARUZIO (Gaspare-Ernesto), al servigio dell'Elettore di Brandeburgo, ed
organista a Custrin, eccellente maestro nella sua arte, vi fece
imprimere nel 1603, un'opera intitolata _Examen Organi pneumatici_.
CASA (Girolamo della), udinese, professore di musica su la fine del
quindicesimo secolo. Oltre più madrigali da lui raccolti di diversi
autori, egli scrisse ancora un trattato con questo titolo: _Il vero modo
di diminuire con tutte le sorti di stromenti_, il quale è divenuto
rarissimo.
CASALI (Giovan-Battista), valente maestro di cappella di san Giovanni di
Laterano in Roma nel 1760, autore di un gran numero di messe, d'oratorj
ed eziandio di opere teatrali. Il suo stile era assai brioso e nitido:
egli ebbe per allievo il celebre _Gretry_.
CASALI (Ludovico) di Modena, autore di un libro intitolato: _Le
Grandezze e Maraviglie della musica_, Modena 1629. Il P. Martini lo cita
con elogio nella sua storia.
CASELLA, cantore e compositore in musica, contemporaneo di Dante e suo
intimo amico, viveva in Firenze verso il 1280. “Fu costui Musico
eccellentissimo, dice l'annotatore di quel poeta, e come s'intende da'
suoi versi di lui amicissimo, e un uomo di natura facile e
compagnevole.” Egli è il primo compositore di madrigali che si conosca.
Nella biblioteca del Vaticano si vede un madrigale del 1300, sul quale è
rimarcato Casella come autore della musica; e più altri ancora ne
compose di Lemmo pistojese. Egli morì prima del 1330, poichè fa di lui
onorevole menzione il Dante nel canto, secondo del Purgatorio — _Casella
mio_ — _Se nuova legge non ti toglie_ — _Memoria o uso all'amoroso
canto_ — _Che mi solea quetar tutte mie voglie_ — _Di ciò ti piaccia
consolare alquanto_ — _L'anima mia_, ec.
CASERTA (Filippo di), antico scrittore di musica, di cui fa menzione il
Gaffurio nella sua _musica pratica_, Martini e Gerbert nella _Storia_.
In un codice manoscritto di Ferrara del secolo 15º, si legge la di lui
opera _De diversis figuris_.
CASIMIR (Luigi-Arrigo Brecker, detto), nato in Berlino nel 1790, dalla
Prussia fu portato in Francia all'età di dieci anni dalla cel. madama
_de Genlis_, che dopo questo tempo il fece suo allievo e scolare per
l'arpa, ch'egli ha sonato in pubblico con i più brillanti successi.
“Questo Giovane virtuoso ha veramente perfezionato uno dei più belli
istromenti che si conoscono, mostrando che possono eseguirsi sull'arpa
le più difficili sonate per il piano-forte, e che eziandio possano
sonarvisi le difficoltà impossibili ad eseguirsi sul clavicembalo. Egli
è il solo sonator d'arpa che faccia uso delle due piccole dita, come sul
forte-piano, e che produca con ambe le mani de' suoni armonici con una
prestezza estrema. È inoltre il solo, la cui arpa sia montata di corde
eccessivamente tese, il che richiede una particolare forza; e rende il
suono dell'arpa infinitamente più bello. Egli ha sonato finalmente in
pubblico alcuni pezzi di sua composizione, fra l'altre una _Marcia a
battaglia_, e un rondò che hanno prodotto grandissimo effetto. Dicesi in
oltre che questo giovane e sorprendente artista, possegga per altro varj
talenti. Non si è entrato giammai nella carriera delle arti d'una più
brillante maniera, e con vantaggi così insieme riuniti” (_Mad. Genlis_).
CASINI (Giovammaria), fiorentino, dotto compositore su i principj del p.
p. secolo, pubblicò in Roma: op. 1, _Moduli 4 vocibus_, 1706; _Pensieri
per l'organo_ in partitura, op. 3, Firenze 1714; ed inoltre: _Tastatura
per levare le imperfezioni degli strumenti stabili_, ove pretende
rinovare li perduti antichi _Generi_ con moltiplicare gli ordini de'
_Tasti_, onde non solo in tal sorta di strumenti vi si trovassero tutti
i semituoni diversi, come diesis e come bemolli, ma fin tutte le voci
corrispondenti agli intervalli della musica greca in qualsivoglia
_Genere_, ed in ogni varietà di ciascun _Genere_ (_V. Martini, Tom. I,
Dissert. 1._)
CASSIODORO (Magno Aurelio), nato da un'antica famiglia Romana nella
Lucania l'anno 472, fu console romano, ed impiegò presso il goto re
d'Italia Teodorico tutto il suo credito, le sue ricchezze e la sua
dottrina per far risorgere l'antica coltura degl'Italiani nelle arti e
nelle scienze. Sotto il re Vitige, dopo aver resi degli importanti
servigj allo Stato ed alle Lettere, ritirossi dalla Corte in un
monistero da lui fondato in Squillaci sua patria, dove avendo preso
l'abito religioso più non si occupò che della sua salvezza, de' suoi
studj, e de' mezzi di eccitare gli ecclesiastici a coltivar le scienze
sacre e profane. Egli procurava di svegliar l'antico amore de' Romani
per gli studj, e volendo far lo stesso co' suoi monaci, li providde di
una gran Biblioteca, ed impiegò una porzione de' suoi tesori a cercare
da per tutto i buoni manoscritti, ch'egli fece copiare, e di cui ne
accrebbe il numero con una diligenza incredibile. Egli morì nel 575,
nella decrepita età di 93 anni. Fra' suoi studj egli non aveva
trascurata la musica: mentre era ancora nel secolo aveva nella sua
Biblioteca in Roma raccolti alcuni libri intorno a questa scienza sì
greci, che latini, tra' quali, dice egli stesso, esservi stati quei di
Albino uomo proconsolare, che fu il primo tra' latini a scrivere di
questa facoltà, probabilmente sotto Augusto, e che Cassiodoro dice di
avere smarriti nell'invasione de' Barbari. Aveva inoltre fatto recare in
latino dal suo amico Muziano il libro della Musica del greco Gaudenzio.
Scrivendo finalmente a' suoi monaci le _Istituzioni delle divine ed
umane lettere_, nel secondo libro che tratta delle sette discipline, dà
loro un _Compendio di musica_, nella quale saggiamente voleva egli che
fossero istruiti. Il principe abbate Gerbert ha inserito nel primo
volume de' suoi autori di musica questo trattato di Cassiodoro, da lui
intitolato: _Institutiones musicæ_.
CASTEL (Luigi Bertrando), geometra e filosofo nato a Montpellier nel
1688, fecesi gesuita nel 1703. Fattosi conoscere da Fontenelle e dal p.
Tournemine per alcuni abbozzi, che annunziavano i più gran successi,
costoro il chiamarono dalla provincia nella Capitale nel 1720, e
sostenne quivi l'idea che i suoi Saggi dato avevan di lui. La sua
_Mattematica universale_ nel 1728, in 4º, fu applaudita in Inghilterra e
in Francia; la società reale di Londra aprì le sue porte all'autore. Il
suo _Clavecin oculaire_, di cui annunziò il progetto sino dal 1725, e ne
sviluppò tutta la teoria all'ill. Presidente de Montesquieu ne' sei
ultimi volumi del giornale di Trevoux del 1735, servì a far conoscere la
tempra del suo spirito naturalmente facile e fecondo nell'inventare.
Egli fu trasportato dalla vivacità di sua immaginazione, e passò la più
parte di sua vita nell'esercizio quasi meccanico del suo _Clavicembalo
oculare_, progetto che fece allora gran rumore, ma fu ben tosto messo in
oblio qual progetto bizzarro e impossibile ad eseguirsi: “Non vi ha
sorta alcuna di assurdità (dice su questo proposito il ginevrino
filosofo) a cui le osservazioni fisiche non abbian dato luogo nella
considerazione delle belle arti. Nell'analisi del suono si sono trovati
i medesimi rapporti che in quelli della luce. Ben tosto si è
spiritosamente abbracciata cotesta analogia, senza imbarazzarsi
dell'esperienza e della ragione. Lo spirito di sistema ha confuso tutto,
e in mancanza di saper dipingere all'orecchie, si è pensato di cantare
agl'occhi. Io ho visto quel famoso clavicembalo, sul quale pretendevasi
far della musica per mezzo de' colori; ma ciò era lo stesso che mal
conoscere le operazioni della natura nel non iscorgere, che l'effetto
de' colori consiste nella loro permanenza, e quello de' suoni nella loro
successione”. (_V. Essai sur l'origine des langues cap. 16._) Il padre
Castel non proponeva da principio i suoi sistemi che come ipotesi: ma
poco a poco egli credeva di venire a capo di realizzarli: Montesquieu lo
chiamava _l'arlequin de la philosophie_. Bisogna non per tanto
convenire, che questa chimera del suo clavicembalo ha prodotto delle
scoverte utili (_Veggasi quì l'articolo del p. la Borde_). Sarà anche
utile il leggere quel che ne ha scritto l'ab. Arteaga, nell'indicare
l'analogia e la relazione tra i colori e i tuoni musicali secondo i
principj del Newton e del Mairan, benchè convenga poi che
nell'esecuzione il Gesuita mostrò più ingegno che giudizio (_V. tom. 1
delle rivoluz. in not. p. 10._) Il p. Castel morì in Parigi nel 1757. Se
gli attribuiscono due lettere contro la lettera di Rousseau su la musica
francese scritte a nome di un accademico di Bordeaux, e pubblicate nel
1754, a Parigi in 12º. Abbiamo ancora di lui: _Dissertation
philosophique et littéraire?, où par les vrais principes de la
geometrie, on recherche si les regles des arts sont fixes ou
arbitraires_, 1738, in 12º. In questa dissertazione il p. Castel, per
farsi vie meglio intendere, applica i suoi principj alla Musica; e
scelse tanto più volentieri quest'arte, in quanto non compose egli la
surriferita dissertazione se non in occasione di alcune conferenze avute
con Rameau: vi si trovano delle buone osservazioni su la maniera di usar
le regole, e quando il gusto ed il genio ci obbligano a trasgredirle.
Dicesi inoltre che il Rameau si sia servito del p. Castel, perchè
raffazzonasse le sue opere di teoria musicale, ove effettivamente si
scorge una certa tintura geometrica, di cui non era capace l'artista.
CASTILLON (Mr. du), della real accademia di Berlino, autore di una
Memoria _sur les flûtes des Anciens_, letta nella pubblica adunanza di
Gennaro 1774. Egli fa precedere una notizia di molti autori che hanno
trattato dello stesso argomento, benchè con poco buon esito, tali sono
stati un Tanneguy Le Fèvre, quel letterato così celebre per le belle
opere e per la dotta figlia ch'ei diè alle lettere; tale un Bartholin e
più altri: e ciò per avere scritto di un'arte, di cui eglino eran poco
intendenti. _Ma siete voi Musico?_ Se io rispondessi, egli dice, che
nella mia gioventù le mie dita impararono con arte il manico di un
violino, e la tastatura di un cembalo, mi si replicherebbe senza dubbio
che un cembalo ed un violino non sono un flauto. Dirò adunque che io non
sono stato costretto di andar molto lungi per trovare un pò di
letteratura unita alla teoria della musica ed alla pratica del flauto.
L'autore procura di provare che gli antichi non avevano che delle spezie
d'oboè, cioè di Flauti che risonavano per via di linguette; che questi
flauti erano di due sorti, l'una avente la linguetta a scoverto, come
nei nostri oboè; l'altra con la linguetta occulta, presso a poco come
nelle trombette dei ragazzi. Questa _Memoria_ vien terminata con la
spiegazione di alcuni passaggi degli Antichi, e con alcune riflessioni
sopra diverse parti degli flauti degli antichi, e sopra i differenti
nomi dati a questi flauti, nomi che spesso non sono che degli epiteti
poetici (_V. Tom. 30 des Mem. de l'Acad. de Berlin 1774._).
CASTRO DE GISTAU (Salvadore), d'una nobil famiglia aragonese, nacque in
Madrid nel 1770. Come la più parte de' spagnuoli, egli sonava sin da
ragazzo la chitarra. Questo passatempo nazionale sviluppò il suo gusto
particolare per la musica, che in breve tempo lo mise nel numero degli
amatori ricercati nella società. Fornito d'una viva fantasia, si avvide
che la chitarra poteva pretendere ad altri vantaggi oltre a quelli di
accompagnare il canto degli amanti spagnuoli: fecene adunque uno studio
particolare, e applicossi a quello dell'armonia e della composizione,
senza voler sortire dalla classe degli amatori. Un talento così ben
formato non tardò a farlo ricercare in tutti i circoli, ove gli artisti
ragionavano de' suoi successi, ma Mr. Castro, come lo ha scritto Mr. de
Boufflers (_pag. 479 del Mercurio di Francia del mese di giugno 1809_),
sapeva, che i più piccoli appartamenti si convengono alla chitarra; che
essa non vi fa mai più chiasso di quello che se le domanda; e che con la
voce la meno forte fa le veci d'un'amica modesta, sempre attenta a dar
risalto alla sua amica, senza pretendere di rivolgere a se l'attenzione.
Conoscendo dunque tutto il merito di tale istrumento, e scegliendo
giudiziosamente i luoghi ove può far meglio intenderla, Mr. Castro non ha
mai avuta pretenzione che quella di non farsi sentire se non in un
salone della famiglia, o nel modesto asilo dell'amicizia. Ciò non
ostante, l'incantatrice sua maniera di sonarla lo ha fatto desiderar per
ogni dove, e specialmente in quei luoghi, come in Francia, ove i
successi della chitarra si limitavano a darle la riputazione di uno
strumento ingrato. A lui deve quest'istrumento il diritto a nuovi
titoli, che con la sua abilità gli ha acquistati: giunto appena in
Francia, la musica contò realmente un istrumento di più. Invitato a
farlo sentire a Bayonne in un concerto, egli vi eseguì a solo differenti
pezzi, che servirono di misura del suo gusto e del suo talento. Questo
successo gli preparò la più favorevole accoglienza in Parigi, dove si è
stabilito, e dove vien ricercato dalla miglior compagnia: egli vi ha
avuto degli illustri scolari. La premura di piacere a tutti avevagli
fatto comporre e pubblicare un giornale di chitarra. Quest'opera ha il
singolar merito di dare in ciascun numero un pezzo spagnuolo, un
italiano, un altro di canto dell'una e dell'altra lingua con
accompagnamento, e un pezzo di chitarra, ma scelti sempre nelle
composizioni che meglio caratterizzano il gusto particolare di ciascuna
delle due nazioni, e che vie più si risentono delle abitudini e de'
costumi del paese. Mr. Castro non limita i suoi travagli alla
pubblicazione del suo Giornale: egli prosiegue quelli della
composizione. Le sue opere hanno un carattere d'originalità ben marcata,
che le faranno ricercar sempre da quegli, i quali amano che la musica
esprima bene i sentimenti che ella dee dipingere; e Mr. Castro si mostra
da dovvero dipintore, nello scrivere un accompagnamento o dei temi,
ch'egli sviluppa con tutta la grazia che risiede nella sua feconda
immaginazione.
CASTRO (Rodrico de), medico giudeo nel Portogallo, fece i suoi studj in
Salamanca, e vi si distinse talmente con la sua assiduità e le sue
cognizioni, che ottenne la dignità di dottore. Verso il 1594, egli si
stabilì ad Hambourg: esercitò quivi l'arte sua con molto successo sino
al 1627, in cui morì alli 20 di giugno. Oltre a molte opere, egli
pubblicò nel 1614 a Hambourg, il suo _Medicus politicus_, il di cui
capitolo decimo quarto del quarto libro tratta dell'utilità della musica
nella cura delle malattie.
CATALANI (la Signora), celebre cantatrice italiana attualmente in
Inghilterra, brillò grandemente nel 1807, nei concerti di Parigi. Niuna
l'uguaglia nelle arie di bravura, ma lascia molto a desiderare dalla
parte dell'espressione.
CATALISANO (Il P. Gennaro), nato in Palermo da un padre maestro di
musica bravo contrappuntista, ma di poco gusto nelle sue composizioni:
da costui apprese egli i primi elementi di quest'arte, ma entrato quindi
nell'ordine dei Minimi, dopo quivi compito il corso de' studj, si diede
intieramente a quello della musica. Portatosi in Roma divenne maestro di
cappella della chiesa nazionale di sant'Andrea delle Fratte del suo
ordine, e quivi pubblicò per le stampe una _Grammatica Armonica
Fisico-matematica ragionata su i veri principj fondamentali
teorico-pratici_, Roma 1781, in 4º con varj esempj e figure in rame.
L'autore suppone i suoi proseliti iniziati nelle mattematiche, o almeno
istruiti del libro quinto di Euclide. Quindi prende egli cominciamento
da quanto appartiene alla musica, rimettendo al fine le matematiche
nozioni. Cinque capitoli abbraccia l'opera, tre appartenenti al musicale
sistema, e due relativi alla matematica. Nel primo capitolo tratta della
generazione delle consonanze e delle dissonanze in forza delle
proporzioni armonica, aritmetica e geometrica, e de' fenomeni
fisico-armonici. Si riserba però a spiegare nell'ultimo capo le
proporzioni matematiche. Nel cap. secondo tratta de' precetti
particolari dell'armonia, e della maniera di comporre a più parti. Nel
cap. terzo spiega i noti artifizj dell'imitazione, del canone e della
fuga. Nel capitolo quarto tutto si occupa in trovare dati numeri un
mezzo geometrico, aritmetico ed armonico. Nel quinto s'ingolfa
nell'immenso mare delle proporzioni numeriche. Leggiadria di stile,
colta favella, chiarezza e precisione d'idee, buon metodo, tutto è da
desiderarsi in quest'opera. Lo spirito dell'autore agghiaccia quello de'
suoi lettori; invano vi cercherebber eglino di che trarre il loro
profitto. Senza gusto, senza genio, per la teoria egli copia Mersenne,
Rameau e alcun altro più usato: per la pratica dice quel che altri ne
hanno già detto e nulla più. Tale in somma è il suo libro, che poche
persone a mio credere, aver potranno la pazienza di leggerlo; nè l'avrei
avuta io stesso, se non portasse in fronte l'approvazione di sommi
uomini, come un Jacquier suo confratello e di gran nome fra'
mattematici, un Sabbatini illustre fra' scrittori didattici di
quest'arte, ed alcuni altri. Con queste lettere di raccomandigia può
viaggiar quanto vuole il suo libro, ma difficilmente troverà ricapito
presso gl'intendenti e gli uomini di gusto; lungi dal poter ritrarne la
gioventù studiosa dell'armonia una chiara ed utile istruzione. Il pad.
Catalisano morì in Palermo nel 1793, poco meno che sessagenario.
CATEL (Mr.), nato a Parigi nel 1770, allievo di Gossec e professore
d'armonia e di accompagnamento nel Conservatorio, ha composto un gran
numero di opere musicali in differenti generi; ma quel che gli ha fatto
maggior nome si è il _Trattato d'armonia_, che ha pubblicato nel 1802,
adottato dai direttori del Conservatorio per servire all'istruzione.
“Questo Trattato, dice M. Choron (_dans la préfac. aux Princip. de
composit._), contiene una teoria della scienza armonica, che da alcun
tempo in quà, ha fissato l'attenzione degli artisti, e che non può far a
meno di non divenire classica. Essa consiste a non considerar come
accordi propriamente detti se non quelli, che non hanno bisogno di
preparazione alcuna. M. Catel gli chiama accordi naturali, il loro
impiego dà l'armonia naturale. L'armonia artifiziale si deduce da
questa, mediante il ritardo di una o più parti, che si prolungano su gli
accordi seguenti. Questa teoria è straordinariamente semplice e
luminosa, e mi è stata sommamente utile.” Quest'idea propriamente
parlando, è un'estensione di quel principio del contrappunto, che la
dissonanza non è se non la prolungazione della consonanza; ma applicato
alla scienza degli accordi, ne ha fatto in certo modo una scienza
dell'intutto nuova. Noi ignoriamo se questa teoria appartenga in
proprietà a M. Catel, o pur la debba alla scuola d'onde è sortito; ma
essendo stato egli il primo ad enunciarla d'una positiva maniera, deesi
a lui appartenere l'onor dell'invenzione. Mr. Choron ha aggiunto alcune
nuove ed interessanti considerazioni sopra questa materia ne' suoi
_Principes de harmonie et d'accompagnament à l'usage des jeunes élèves_.
Le composizioni di Mr. Catel consistono in una massima quantità di musica
istrumentale, sinfonie, concerti ec. e in tre drammi: la _Semiramide_,
l'_Albergo di Bagneres_ e gli _Artisti per occasione_. De' due primi
possono leggersene i saggi ed il giudizio nel libro intitolato: _Rapport
et discussions pour les prix dècennaux_, Paris 1810 in 4º.
CAVALIERI (Bonaventura) nacque in Milano nel 1598, e giovanetto entrò
ne' gesuiti (non nell'ordine de' gesuati, come dicono alcuni dizionarj,
che più allora non esisteva). Fu celebre mattematico del suo tempo,
della quale scienza fu professore primario nell'università di Bologna
fin dal 1629. Morì di podagra nel 1647. Egli era stato discepolo del
Galileo, e fu sommamente amato da tutti i letterati ed intimo amico di
Castelli, Torricelli e dello stesso Galileo, che nelle opere sue
grandemente lo loda. Tra le altre sue opere è molto stimata quella che
ha per titolo: _Centuria di varj problemi per dimostrare l'uso e la
facilità de' Logaritmi nella Gnomonica, Astronomia, Geografia ec.,
toccandosi anche qualche cosa della Meccanica, arte militare e Musica_,
Bologna 1639, in 12º. Il dotto ab. Frisi ha scritto un erudito elogio
del Cavalieri, Milano 1778, in 8º, in cui lo difende contro alcuni
attacchi del Montucla.
CAVALIERE (Emilio del), celebre compositore del sec. 16º, nato in Roma,
si conta fra quegli che cercarono i primi di levar l'arte in Italia. La
corte di Firenze vi contribuì moltissimo nominandolo nel 1570, al posto
di maestro di cappella. Egli fu il primo a tentar l'impresa nel genere
delle rappresentazioni teatrali scegliendo il più semplice della
pastorale, e due componimenti di questa specie intitolati _la
Disperazione di Sileno_, ed _il Satiro_, lavorati da Laura Giudiccioni
dama lucchese, mise egli sotto le note fin dall'anno 1590. Ma non
essendo fornito abbastanza di quel talento, nè di quella cognizione
della musica antica, che bisognava per così gran novità, e ignorando
l'arte d'accommodar la musica alle parole nel recitativo, altro non fece
che trasferir alle sue composizioni gli echi, i rovescj, le ripetizioni,
i passaggi lunghissimi e mille altri pesanti artifizj, che allora nella
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