Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 2 - 09

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quali distinguonsi le _Adieux à Clementi_, e le _Retour à Paris_; a cui
in Londra si è dato il nome di _plus ultra_, per opporla ad una sonata
di Woelff detta _Nec plus ultra_: ed in oltre una _Messa solenne_,
composta a Praga, e più _Oratorj_ in tedesco, de' quali il più bello si
è la _Risurrezione_ di Klopstok. Il suo _Metodo per il piano-forte_ in
lingua tedesca, impresso da Breitkopf, è certamente il migliore per i
principianti.
DUVAL (Mad.), celebre cantatrice del teatro serio di Parigi, viveva
ancora nel 1770. Se le dee un buon libro, che essa pubblicò col titolo
di _Méthode agréable et utile pour apprendre facilement à chanter juste
et avec goût_.


E

EASTCOTT (Riccardo), dotto Inglese, pubblicò nel 1793 _Sketches of the
origin_ etc. cioè _Ricerche su l'origine, i progressi e gli effetti
della musica_, un vol. in 8º (_Bent, the Lond. Catal._).

EBELING (Cristof. Daniele), nato a Garmisson, e nel 1784 professore di
storia e lingua greca nel collegio di S. Giovanni d'Amburgo, ha
pubblicata la prima parte di un _Saggio su la formazione d'una
biblioteca di musica_. Egli ha tradotti in tedesco i _Viaggi musicali di
Burney_, ed il _Messia_ di Hendel.
EBERHARD (Giov. Augusto), professore ordinario di filosofia
nell'università di Halle dopo il 1778, pubblicò quivi una _Dissertazione
sul Melodramma_ nel 1788, ed in una sua opera intitolata _Teoria
generale del pensiero e de' sentimenti_, si trova un gran numero
d'interessanti osservazioni relative alla musica.

ECKARD (Giov. Goffredo) venne molto giovine in Parigi per istudiarvi e
professar la pittura. Come il pennello gli dava poco da vivere, gli si
consigliò di professare la musica, che studiato aveva sotto a' più gran
maestri dell'Allemagna sua patria. Era egli assai abile sul
clavicembalo; ma ben comprese che per giungere al primo grado, gli era
d'uopo di un'ostinato travaglio. Per il corso di due anni, dipinse il
giorno per sussistere, e consacrò le notti allo studio della musica: a
un tal prezzo deve egli la riputazione d'uno de' più valenti cembalisti
dell'Europa, pubblicò più opere, e cessò di vivere nel 1809, in età di
75 anni.
ECKELT (Giov. Valentino) fu allievo nella scuola di Gotha e vi apprese
la musica che coltivò quindi ad Erfurt. Avendo acquistate bastanti
cognizioni in quest'arte per occupar qualche posto, intraprese de'
viaggi per farsi conoscere, ed ottenne l'organo di Werningerode, e nel
1703 quello della Trinità a Sondershausen, posto che occupò con gran
successo sino alla sua morte, nel 1732. Benchè vi siano di lui molte
ottime composizioni, egli cercò tuttavia a rendersi principalmente utile
come didattico, e lasciò le seguenti opere: 1. _Experimenta musicae
geometrica_, 1715; 2. _Instruzione per formare una fuga_, 1722; 3.
_Compendio di ciò ch'è necessario sapere per un musico_. La sua
biblioteca musicale, che dirsi poteva allora compiuta, conteneva tutte
le opere pubblicate sino all'epoca della sua morte. Le note da lui
aggiunte a ciascun volume erano una prova della di lui scienza.

EDELMANN (Giov. Federico), nato a Strasburgo nel 1749, valente sonator
di piano-forte, di cui vi ha 14 opere di concerti, e sonate dal 1770
sino al 1790, impresse a Parigi, a Manheim e ad Offenbach, ed alcune
opere per teatro come l'_Arianna a Naxos_ etc. Dopo di avere
rappresentato nella fatale rivoluzione il personaggio di un furioso
demagogo, Edelmann perì egli stesso nel 1794, con suo fratello sopra un
palco, dove aveva sacrificato molte vittime, e con ispezialità il barone
di Dietrich suo benefattore.

ELENA, ateniese, anteriore di età ad Omero, si rese assai celebre nel
canto per la novità e per la grandezza delle sue musicali composizioni;
di essa fa menzione Tolomeo Efestione nel lib. 4º delle sue Storie
presso Fozio (_V. Requeno t. 1. p. 58_).
ELIANO, della scuola dei Platonici, scrisse dei _Comenti_ sul Timeo di
Platone, dove tratta della meccanica del suono, e senza ricorrere alla
mattematica ne spiega i fenomeni per mezzo della fisica. Da alcuni
lunghi passaggi di Eliano rapportati da Proclo (_ad Timæ_), e da
Porfirio (_in Harmon. Ptol._) intorno a questo argomento, si rileva la
scarsezza de' lumi degli antichi in questa scienza. S'ignora il tempo in
cui visse Eliano (_V. Fabric. Bibl. Gr. t. 3_).
ELLIOT (John) diè al pubblico in Londra nel 1769, _Philosophical
Observations on the senses_, etc. cioè: _Osservazioni filosofiche
intorno ai sentimenti della vista e dell'udito, e un Trattato sopra i
suoni armonici_. La quarta sezione si riferisce alla maniera con cui ci
formiamo un'idea de' suoni. Confessa ingenuamente l'autore che rispetto
a ciò non può dir cosa alcuna positiva: desidera solo di risvegliare la
curiosità dei filosofi, e di farla applicare a questo interessante
oggetto: tuttavolta non ne dà nel suo trattato che un superficialissimo
saggio.

EMPEDOCLE di Agrigento in Sicilia, città assai celebre negli antichi
tempi per la coltura delle scienze, e per la sua grandezza, sortì dalla
scuola dei pittagorici con quella superiorità di genio, che non
abbracciando alla cieca la dottrina de' maestri, sa conoscerne il
debole, e divenir egli stesso capo di partito. Egli illustrò la patria
colle sue leggi, e la filosofia co' suoi scritti, tra' quali
distinguevasi particolarmente il suo _Poema_, tanto celebrato da
Lucrezio, e nel quale spiegava con l'armonia i principali fenomeni della
natura. Egli coltivò in fatti la musica, applicandovi il calcolo
all'usanza dei pittagorici, e ne diè lezioni ad alcuni bravi giovani
capaci di fargli onore, dei quali il più illustre fu Archita di Taranto
maestro di Platone. Non men che nella teoria fu egli eccellente nella
pratica, suonava la lira, e con questa accompagnava i suoi versi, le di
cui bellezze, al dir di Laerzio, non avrebbe avuto a schivo lo stesso
Omero. I Greci raccontano delle maraviglie operate da questo filosofo
per mezzo della musica (_V. Porphir. et Jambl._): egli fioriva cinque
secoli prima di G. C. Intorno a lui possono consultarsi fra i moderni
letterati oltre il _Barthelemy_, e _le Recherches sur la vie
d'Empedocle, par M. Bonamy_ nel t. 10 dell'Accad. delle Iscriz., F. G.
Strurz _de vitâ et philosophiâ Empedoclis Agrig. ejusque carminum
reliquiæ_, Lipsiæ 1805, 2 vol. in 8º, ed il nostro dotto ab. Scinà
professore di fisica sperimentale nella R. Università, nelle sue
_Memorie sulla vita e filosofia d'Empedocle_, tom. 2 in Palermo 1813.

ENGEL (Gian-Giacomo), nato a Parchim, nel 1786, direttore del teatro
nazionale di Berlino, e dopo il 1790 del Concerto degli Amatori. Ha
pubblicati più scritti interessanti sulla musica e l'arte mimica, tra i
quali quello sulla _Pittura in musica_, diretto a Reichardt, ch'è stato
tradotto in francese da Arrigo Jansen, in Berlino, 1780 in 8º. Engel
volse in tedesco le _Lettere di Eulero_ sulla musica ad una Principessa
Alemanna.
ENGRAMELLE (P. Gius.) agostiniano, pubblicò in Parigi nel 1775, la
_Tonotechnia, ou l'art de noter les cylindres_, in 8º. Quest'opera nuova
nel suo genere, è la prima che sia stata scritta sopra queste materie, i
fabbricanti avendo fatto sempre un mistero dell'arte loro. Il P.
Engramelle, nell'assemblea delle Belle-Arti 21 aprile 1779, ha mostrato
un instromento di sua invenzione, il quale dà, secondo lui, la divisione
geometrica de' suoni per la più perfetta maniera di accordare
gl'instromenti. Comechè si possa mettere in dubbio la verità de'
principj ch'egli avanza, non dee lodarsi meno frattanto il suo amore per
le arti.

EPICARMO, uomo di spirito come la più parte de' siciliani, al dir di
Cicerone (_De clar. orat. c. 12_), e filosofo, se non fu l'inventore
della commedia, fu certo il primo a dar della regolarità a questo genere
di poesia, come espressamente lo dice Aristotele (_Poet. c. 3_). Alla
commedia puramente recitabile vi aggiunse egli i cori, che di tempo in
tempo divertivano col canto e con la musica. La sua prima commedia sulla
trasmigrazione delle anime rappresentossi nel teatro di Siracusa
all'Olimp. 77; l'autore vi riscosse sommi applausi, ma si tirò addosso
la nimicizia degli altri filosofi per avere divulgato il segreto dei
loro dogmi sulle scene, e quindi fu bandito dal re Gerone. Gli Ateniesi
accolsero l'autore e i suoi drammi con trasporti, come se di fresco
riportato avessero una vittoria. Platone lo riguardò come il più
perfetto scrittore in questo genere, e Plauto, al dir di Orazio (_art.
poet._) se lo propose per modello. Epicarmo fiorì cinque secoli innanzi
G. C.
EPICURO, uno de' più gran filosofi del suo secolo, e forse ancora
dell'antichità, fiorì nell'Attica quattro secoli prima di G. C., e
stabilì la sua scuola in un giardino, dove tranquillamente filosofava
co' suoi amici e discepoli, che a se attaccava con graziose maniere, e
con una dolcezza non disgiunta dalla decenza e dalla gravità. Fra i
piaceri, ch'egli ammetteva nella vita sociale, come non pregiudizievoli
alla filosofia, non esclude la musica, e trattò ancora di quest'arte,
secondo Laerzio, in un libro, che oggidì più non esiste. Il dotto
Requeno è di parere, che costando troppa fatica l'impararla, i suoi
seguaci non si trattennero in coltivarla: “e non si trova, ch'io sappia,
egli dice, un epicureo antico celebre in quest'arte.” Ma io piuttosto
sarei di avviso, che siccome si ebbe impegno dagli altri filosofi di
discreditar questa setta, e di porre in odio i loro scritti, così non
sono essi giunti sino a noi, ed assai poco sappiamo della loro storia.
Le stesse opere di Epicuro, che al riferir di Laerzio, sorpassavano i
300 volumi, si sono smarrite. Il di lui _Trattato sulla Natura delle
cose_, che servì di base al Poema di Lucrezio, e di cui non si sapeva
quasi più l'esistenza che per alquante citazioni di antichi scrittori,
sappiamo essersi ultimamente scoverto tra le rovine dell'Ercolano, e che
l'inglese _Haiter_, spedito in Napoli per isvolgere gli antichi volumi
sepolti sotto gli avanzi di quella città, ci fa sperare che ne
pubblicherà quattro libri. Epicuro morì di calcolo in età di 70 anni,
nel 271 innanzi G. C.

ERACLIDE del Ponto, nativo di Eraclea, venne a stabilirsi in Atene, dove
fu discepolo di Speusippo, quindi de' Pitagorici, poi di Platone e
finalmente di Aristotele. Tra le opere di costui si trovano alcuni libri
su la Musica: Ateneo (_libr. 10. Diun._) ne cita il terzo: ma Diogene
Laerzio facendo un catalogo de' suoi scritti, non rammenta che due libri
di lui della musica: ben egli è vero, che nell'articolo precedente egli
dice: _Trattati di Musica di Eraclide, a proposito di quel che di
quest'arte si trova presso Euripide e Sofocle, in 3 libri_: il che
giunto a due libri ne farebbero cinque, ma forse vi ha errore nel testo.
Che che ne sia, Porfirio (_lib. 1, ca. 3, Com. in Harmon. Ptol._) cita
un passaggio _intorno alla musica coltivata da Pitagora_, il quale è
estratto, secondo egli stesso lo dice, da Eraclide del Ponto nella sua
_Introduzione alla Musica_. Egli fioriva quattro secoli prima di G. C.
(_Plutarc. de Mus._).
ERASTOCLE, greco filosofo, fu il primo secondo Aristosseno, che
trattasse in Grecia del _diapason_ e delle sue figure o sieno modi, del
sistema perfetto, del numero e delle differenze degl'intervalli, che lo
formavano: benchè di ciò scrivesse Erastocle da musico pratico senza
dimostrazioni. Lo stesso Aristosseno però fa di costui una severa
critica, attaccandolo di aver fallato fino nelle cose, che si giudicano
col solo senso dell'orecchio (_Aristox. l. 1, Req. t. 1, c. 4_).
ERATOSTENE, celebre matematico e bibliotecario di Alessandria, morto 194
anni prima di G. C., coltivò con successo la poesia, la critica, la
filosofia, le matematiche, e la musica, per cui gli fu dato il nome di
secondo Platone. Trovando egli in discredito il sistema armonico de'
pitagorici, con l'autorità di primo bibliotecario della celebre libreria
di quella dotta capitale, e colla celebrità acquistatasi nel calcolo, si
credè in grado di poter ripigliare i computi numerici, e riformare le
serie armoniche di Archita, di Filolao e di quanti l'avevano preceduto
nello studio della musica. Le sue invenzioni ebbero gran plauso fra'
suoi scolari. Tolomeo lo ha in conto d'uno de' principali musici di
Alessandria. Pappo parla di lui con gran lode. Presso il dotto Requeno
trovansi i numeri della scala diatonica di Eratostene, benchè con
ragione egli creda che la musica abbandonata in balía de' mattematici ne
abbia recato men vantaggio e più discapito (_Tom. 1. p. 231_). Quel poco
che ci resta delle opere di Eratostene è stato ristampato secondo
l'edizione di Oxford del 1672, con dotte note da Conr. Schaubach a
Gottinga in 8º, 1795.

ESCHENBURG (Giov. Gioacchino), professore di belle lettere a Brunswick e
consigliere della corte, nato in Amburgo nel 1743, ha reso molti servigj
alla musica nell'Alemagna per i concerti che stabilì verso il 1770, e
per le opere o traduzioni tedesche di più libri stranieri. Non ne
citeremo che le seguenti: 1. _Considerazioni sulla poesia e sulla
musica, tradotte dall'inglese del d.r Brown, con note ed accresciute
di due appendici_, Lipsia, 1769, in 8vo — 2. _Riflessioni sull'affinità
della poesia e della musica, di Webb_, tradotto dall'Inglese, Lipsia
1771, in 8vo — 3. _Dissertazione sull'antica musica di Burney_, tradotto
dall'inglese con alcune note, Lipsia 1781 in 4º. Questa dissertazione
precede la storia generale di Burney. Eschenburg aveva promesso di dare
eziandio una traduzione di questa storia, ma non ha sinora messo ad
effetto la sua parola. — 4. _Lettera sulla pompa funebre di Jommelli,
tradotta dall'italiano_. Essa è nel Museo allemanno, t. 1, p. 464. — 5.
_Dissertazione intorno a Cecilia_, nel Magaz. di Hannover del 1786, n.
96 — 6. _Notizia sulla vita di Hendel e sulla funebre pompa che si è
eseguita in suo onore a Londra ne' mesi di maggio e giugno_ 1785,
_tradotto dall'inglese di Burney_, Berlino 1785, con fig. in 4º. Abbiamo
di lui inoltre alcune _dissertazioni_ a parte _sulla musica_, e molte
discussioni nei giornali e gazzette di Germania. Egli è ancora autore di
alcune buone traduzioni tedesche di drammi in musica italiani, come
_Roberto e Callisto_ musica di Guglielmi, i _Pellegrini al Calvario_ di
Hasse, ec.
ESCHERNY (il conte di), nel 1809 pubblicò un libretto col titolo di
_Fragmens sur la Musique_, dove avanza molti strani paradossi e più
svarioni. Egli pretende che la lingua francese sia la più bella e la più
perfetta delle lingue moderne, e che in se stessa racchiuda i germi di
una melodiosa musica. Parla poi con trasporto della voce degli eunuchi:
_voce per eccellenza_, egli dice, _che più non si sente se non ne'
cieli, se si abolisce sulla terra!_ e giunge sino a maledir Ganganelli,
per aver vietate queste mutilazioni, ed accusa di balordaggine coloro
che han trovato lodevole il divieto del Papa, e poco sta a non
iscomunicarlo per aver impedita la crudele specolazione d'una trista
madre, che voleva in questa maniera _fare la sua fortuna e quella del
suo ragazzo_. A tanto arriva la filantropia del conte di Escherny!
ESCHTRUTH (Giov. Adolfo barone di), membro di più accademie e società in
Francia, in Italia, e in Allemagna, nato ad Amburgo nel 1756, studiò la
composizione sotto Hupfeld, maestro di concerto in Marburgo, e quindi
sotto Vierling allievo di Kirnberger, che lo familiarizzò mano a mano
co' principj di Bach, al segno di voler egli passare soltanto per costui
discepolo. Oltre i pezzi critici ch'egli ha pubblicati nei giornali
letterarj di Erfurt ed altri, vi ha di lui: Iº _Biblioteca di musica_,
primo num. Marburgo 1784; secondo numero 1785, terzo numero 1789; IIº.
_Istruzione per scrivere la musica, di Gian-Giac. Rousseau, traduzione
dal francese con molte sue addizioni_, 1786; IIIº. _Principj della
musica trascendente, ove si tratta principalmente della letteratura e
dell'espressione della musica_, 1789, in 4º; _Biografia di Carlo-Emm.
Bach_, 1789. Per la musica pratica, oltre a molte sue opere, sono da
rimarcarsi: 1º. _Settanta canzonette del prof. Miller d'Ulm, poste in
musica, con una prefazione molto interessante sulla composizione_,
Cassel 1788; 2º. _Dodici marcie, con la teoria, la storia e la
letteratura di questo genere di musica ec_. Pregevoli sono i suoi
scritti per l'imparzialità, per l'erudizione e lo stile, e
commendatissime le sue composizioni musicali.
ESTÈVE (Pietro), membro della soc. reale di Montpellier, in un'opera
pubblicata nel 1751, sotto il titolo di _Nouvelle découverte du principe
de l'harmonie_, attacca con ragione la pretesa dimostrazione del
_Principio di Rameau_, che non è effettivamente se non un sistema, ma vi
sostiene alcuni suoi principj, che non possono facilmente adottarsi. M.
Estève pubblicò ancora _l'Esprit des beaux-arts_, 1753 in 12º.

ETTMULLERO (Michele Ernesto), dottore professore di medicina in Lipsia,
nato colà nel 1673. Dopo di avere ottenuti molti onorevoli posti nella
sua patria, egli vi morì nel 1732. Delle sue opere non faremo menzione
che di quella, che ha per titolo: _De effectibus musicæ in hominem_,
Lipsiæ 1714 in 4º (_V. Lichtent. p. 45_).

EUCLIDE, matematico di Alessandria, dove professò la Geometria sotto
Tolomeo figlio di Lago circa tre secoli prima dell'era cristiana, fu di
qualche tempo anteriore ad Eratostene e ad Archimede. Dalla sua scuola
sortirono molti valentuomini. Tra le sue opere trovansi _due libri di
Musica_, che comunemente gli si attribuiscono, benchè per più ragioni
glieli contrastino i critici. Il primo di questi libri è intitolato:
_Introduzione Armonica_, e l'altro _Divisione del Canone Musico_.
L'inglese Gregory nella superba edizione, che diè delle opere di Euclide
in Oxford in fol. rapporta questi _due libri_ secondo l'edizione che tra
i suoi _Greci Armonici_ ne aveva dato il Meibomio, con correggervi solo
alcuni luoghi, specialmente nella versione, in cui, egli dice, avervi
trovate diverse maniere di parlare, che più sentivano della moderna
musica, anzichè di quella del tempo di Euclide, e prova non aver essi
costui per autore, perchè gli antichi non glie l'hanno attribuito.
Infatti alcuni di loro ne credettero autore Cleonide, ed altri Pappo
d'Alessandria. Ma l'accurato _Requeno_ dopo di aver bene esaminati
ambidue questi libri, conchiude che l'_Introduzione armonica non è che
l'opera d'un infelice sciolo, il quale ne' tempi posteriori lo spacciò
per libro del celebre geometra Euclide_ (_Saggi T. 1, p. 230_) e che il
compilatore del _Canone Musico_ o è un altro impostore, ovvero lo
stesso, il quale per ignoranza è in contraddizione coi principj del
primo, e copia così alla rinfusa _senza capirne un jota_. Veggassene la
dotta confutazione ch'egli ne ha fatta nel secondo tomo, alla p. 207 e
seg. Vi ha una traduzione dalla musica di Euclide pubblicata in 12º, da
M. Forcadel professore di mattematica in Parigi.
EUFRANORE pittagorico, secondo l'uso di questa scuola esercitò la
musica, dice Ateneo (_lib. 4, et 14_), e scrisse in oltre un trattato
_sull'armonia de' flauti_, ed un altro storico _dei più celebri
suonatori di tibia_. Di lui fanno anche menzione Aristosseno, Trifone, e
Jamblico (_in Nicom. arithm._).
EULERO (Leonardo), cel. mattematico nato a Basilea nel 1707, passò 25
anni a Berlino, e fu membro di quell'illustre Accademia. Chiamato a
Pietroburgo, una violenta malattia lo lasciò cieco; ma la forza
singolare della sua intelligenza servì di supplemento a' suoi occhi, e
non cessò di fatigare sino alla morte che avvenne li dì sette settembre
del 1783. Abbiamo di lui più opere sulla musica: _Dissertation sur la
nature et la propagation du son_, Basil. 1727, in 4º, e molte altre
_Dissertaz._ sull'Acustica, che si trovano nelle memorie delle Accademie
delle scienze di Berlino e di Pietroburgo. Ed inoltre: _Lettres sur la
musique à une Dame allemande_; e _Tentamen novæ theoriæ musicæ ex
certissimis harmoniæ principiis dilucide expositæ_, Petropoli 1738, in
4º. “Niun filosofo, dice a ragion l'Eximeno, nel trattar della musica
s'è lasciato così trasportare dalle illusioni matematiche, come il Sig.
Eulero nel libro intitolato _Tentamen_ ec.” Egli ne rileva gli errori di
teoria, e di pratica “e questa teorica ci fa comprendere (_conchiude il
dotto spagnuolo_) che non è la Matematica, come volgarmente si crede, un
deposito di verità infallibili. Il trattato di musica d'_Eulero_ va
fondato nel calcolo più esatto; ed è pieno di quelle formole
matematiche, che si rispettano come sorgenti d'infinite verità; eppure
tutto è una pura fallacia.... Sopra tutto falla la Matematica, qualor
vien applicata ad oggetti che si suppongono per puro vizio della
fantasia, come è stata finora attribuita a' suoni l'estensione delle
corde, e come si suppone dall'_Eulero_ stesa e divisibile in gradi la
soavità..., in somma l'immagine dell'estensione, di cui la fantasia si
serve per rappresentarci ogni cosa, è sorgente d'infiniti errori nella
matematica, nella Fisica, e nella Metafisica.” (_Orig. ec. P. 11, c.
3_). Quindi non fia meraviglia, se, come scrive il _Sacchi_, _il Sistema
di questo gran Matematico in musica non è da alcuno abbracciato_.
L'autore del _Dictionaire Historique des Musiciens_ per l'articolo
dell'Eulero ci rimette al Supplemento del secondo tomo, ma quivi
s'appiglia al partito di non parlarne affatto.

EXIMENO (Ab. don Antonio), scrittore classico di musica, nato a
Balbastro nel regno di Aragona nel 1732. All'età di dieci anni venne a
Salamanca, dove con tale ardore applicossi allo studio, che abilissimo
divenne sopra tutto nella fisica e nelle mattematiche. Nel 1764, fu egli
scelto a dar lezioni di queste scienze nella Real scuola di artiglieria,
di recente stabilita a Segovia per l'educazione de' giovani signori, che
abbracciavano la professione dell'armi, e più opere diè egli alla luce
in quest'occasione sì scientifiche, che storiche con tale imparzialità,
dottrina e purezza di lingua, che lo resero celebratissimo. S'ignora
l'epoca in cui entrò ne' gesuiti: dopo la loro espulsione dalla Spagna,
egli visse in Roma, la patria della musica, ed a questa, ch'egli con
trasporto aveva amata sin dall'infanzia, consacrossi interamente. Dopo
sei anni d'un'assidua fatica compose l'opera, che tirò su di lui gli
sguardi non che dell'Italia, ma dell'Europa intera. Egli pubblicolla in
Roma nel 1774 in lingua italiana, pura abbastanza comechè fosse
spagnuolo, con questo titolo: _Dell'Origine e delle Regole della musica
colla Storia del suo progresso, decadenza e rinnovazione_, in 4º. Egli
vi prova l'inutilità delle mattematiche per la musica, ed offre un nuovo
semplicissimo sistema. Secondo lui essendo la musica un vero linguaggio,
le regole non debbono esser cercate nella mattematica, ma sibben nella
prosodia, e confuta il sistema de' Greci pittagorici sulla musica, e le
teorie dell'Eulero, del Rameau, del Galilei, del d'Alembert e del
Tartini. Quest'opera riportò in Italia l'approvazione e gli applausi non
che de' Letterati, ma fin anco de' bravi professori di musica, tra'
quali dee valer per tutti il gran _Jommelli_. “Ho gran premura, egli
dice in una lettera all'A., di manifestargli cogli effetti tutto
l'elogio e tutta la giustizia che merita il suo _bellissimo e
vantaggiosissimo trattato_... da un uomo del suo gran merito possiamo
tirare quei lumi, che assolutamente ci abbisognano, per vedere nella sua
più convenevole chiarezza, _e nel più vero buon cammino_ questa divina
nostr'arte, tanto infelicemente traviata e prostituita.” Nel nostro
_Discorso preliminare_ p. XVI abbiam riferiti i trascendenti elogj, che
ne han fatto il _Bettinelli_ e 'l _Requeno_: eccone quello dell'autore
delle _Novelle letterarie di Firenze_ 1774: “L'Italia e le nazioni
estere saranno così grate al Sig. Eximeno quanto lo sono state verso
coloro, che hanno introdotto la moderna filosofia.” Tuttavolta M.
Fayolle nel suo _Supplemento al Dizionario Storico de' Musici_, dice
freddamente che in quest'opera _non vi si trovano in generale che de'
ragionamenti superficiali, frammischiati d'alcune buone vedute: che
l'autore, allorchè le diè mano, non si occupava della musica che da
quattro anni avanti; e che gl'Italiani l'hanno chiamata Bizzarro Romanzo
di musica, con cui l'autore vuol distruggere senza poter poi
rifabbricare_. M. Fayolle non si era certo preso la pena di leggerla, e
non cita per suo mallevadore che un frivolo libro. Veggasi perciò qual
fondamento dee farsi sui suo Dizionario, ed in qual maniera egli
giudichi de' più classici e celebri autori. Non così però han giudicato
di quest'opera gli autori della nuova Enciclopedia metodica suoi
nazionali (_v. p. 340 e 352_), non così altri dotti francesi, _M.
Raymond_ (_Lettre à M. Millin p. 198_) e _Mr Tourner_. Il _Monthly
Review_, giornale di Londra del 1774, parlando di quest'opera così si
esprime: “Ella è questa una produzione _di primo ordine_ per il gusto,
l'erudizione e _la profondità del ragionamento_.” L'ab. Eximeno pubblicò
in oltre nel 1775, in Roma: _Dubbio sopra il saggio di contrappunto del
P. Martini_, che è una risposta a questo scrittore di musica, il quale
lo aveva criticato nel suo _Saggio di contrappunto_. Ma riparò ben
presto il torto, e diede all'Eximeno una prova incontrastabile di stima
e di amicizia riponendo il di lui ritratto tra gli illustri scrittori
della sua pinacoteca musica, _tostochè_ (dice egli stesso in una lettera
amichevolmente a lui diretta) _mi giunsero alle mani le prime sue
ingegnose ed erudite fatiche_, cioè l'_Opera dell'Origine e delle
Regole_ ec. Nelle _Memorie storiche_ del Martini pubblicate nel 1785, in
Napoli dal P. della Valle, trovansi alcune _Lettere_ dell'ab. Eximeno
sulla questione della Greca Musica, e sulla sua riconciliazione col
Martini. Morì questo valentuomo in Roma nel 1798, in età di anni 66.


F

FABRE D'OLIVET (M.), nato nel 1768, si è fatta una riputazione in Parigi
per le sue dotte opere in letteratura ed in musica, non avendo avuto
altro maestro per l'una e per l'altra, che la natura e se medesimo.
_Naturâ ducimur ad modos_, diceva Quintiliano. Sin dal 1789, egli aveva
composto un grandissimo numero di opere drammatiche, e di alcune la
poesia e la musica, che ebbero grande incontro: dedicò ancora a M.
Pleyel un'opera di quartetti per due flauti, viola e basso. Finalmente,
nelle profonde ricerche ch'egli faceva in occasione di avere intrapresa
un'opera archeologica, trovò negli avanzi della letteratura greca, o
piuttosto credette buonamente di trovare il sistema musicale di quel
popolo celebre. Pensò quindi arricchirne il sistema moderno, e ne formò
un terzo modo, pubblicandolo nel 1804 sotto nome di _modo ellenico_, che
altro non è in sostanza se non il terzo modo inventato da _Blainville_,
tanto preconizzato da Rousseau, e prezzato poi al suo giusto valore
dagli intendenti (_V. l'articolo di Blainville nel I tom._). Questa
impostura letteraria ebbe la stessa fortuna di quella che la precedette,
un effimero applauso fu tutta la sua ricompensa. Nel 1804, M. Fabre fece
eseguire al Tempio dai primi artisti del teatro di Parigi un suo
_Oratorio_ a grande orchestra, composto quasi interamente su _questo
modo_, che dicesi essere stato inteso con piacere da più di due mila
persone: i giornali, coll'usato entusiasmo de' francesi, ne parlarono un
momento con vantaggio, e poi si tacquero.
FABRICIO (Giov. Alb.), dottore in teologia e professor d'eloquenza in
Amburgo, nato a Lipsia da _Wernero Fabricio_ celebre professore di
musica nell'anziscorso secolo, è autore di più opere di pratica col
titolo di _Deliciæ Harmonicæ_, in 4º, Lipsia 1657. Giov. Alberto
consacrò tutta la sua vita all'utilità del pubblico, e acquistossi
un'immortal rinomanza per le sue dotte e profonde opere di erudizione.
Nelle sue immense _Biblioteche Greca e Latina_ trovansi delle accurate
notizie intorno agli scrittori di musica di queste nazioni, come ancora
nella sua _Bibliographia antiquaria_, Hamburgi 1713, e 1760, 2 edit.
vol. 2, in 4º, opere molto utili per la storia letteraria della musica,
di cui abbiamo fatto grand'uso. I più belli Genj dell'Europa, di tutte
le comunioni, han reso giustizia ai talenti ed alla singolar modestia di
questo scrittore, che terminò la sua vita nel 1736 (_V. Formey dans son
eloge, a Berlin 1757_).
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