Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 2 - 07

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CRESCENTINI (il cav. Girolamo), nato ad Urbania presso Urbino patria di
Raffaello. Questo celebre soprano ha brillato su i principali teatri e
nelle differenti corti di Europa. Nel 1804, era a Vienna; in una
rappresentazione di _Giulietta e Romeo_, dopo la bell'aria _Ombra
adorata_, che Romeo canta negli giardini, due colombe scesero dalle
nuvole e recarongli una corona di alloro: gli si gettarono da ogni parte
e fiori e corone. Nel 1809 rappresentò il medesimo personaggio di Romeo
in quel dramma, eseguito nel teatro della corte di Francia, e ne riportò
immensi applausi e magnifici doni. Una singolare e bellissima qualità di
suono della sua voce, una maniera svelta, ed una inimitabile
espressione, ecco i suoi titoli all'immortalità. Egli ha composto molti
pezzi di musica vocale, che hanno avuto incredibil successo. Nel 1811
pubblicò egli presso M. Imbault: _Recueil d'exercices pour la
vocalisation musicale_, in 4º. L'autore, in un discorso preliminare,
assai ben fatto, sviluppa i principj di questa bell'arte, ch'egli
applica ad alcuni scelti esempj.


D

DAFNI SICILIANO, a cui comunemente si attribuisce l'invenzione
dell'egloga, benchè la sua storia sia un poco abbellita dalla favola,
era un pastore di Siracusa; nè dee tal condizione farci maraviglia,
poichè ne' tempi antichi, quando il lusso non aveva corrotto ancora i
costumi, la vita pastorale era praticata sin da' figliuoli dei signori e
dei re, come ne fan fede la Scrittura ed Omero. Diodoro Siculo (_Lib.
IV_) scrive, che Dafni accompagnava i suoi versi al suono de' flauti,
ch'egli introdusse que' conflitti, usati poi da' Greci, in cui due
giovani rivali si disputavano il premio del canto e della musica. Eliano
(_Var. l. X, c. 18_) ci racconta i suoi amori, dei quali divenne
vittima, e morì sul fior degli anni. Ateneo (_Dipnos. L. 14_) chiama
Dafni il Pastore siculo che inventò questo genere, ed afferma che di lui
fè in due luoghi menzione Epicarmo. Nel 5º tomo dell'accad. delle
Iscriz. trovasi _l'esame di alcuni dubbj sul luogo della nascita di
Dafni di Sicilia_ dell'ab. _Goulley_, e nel t. 6, _Histoire du berger
Daphnis le plus renommé des anciens poètes de la Sicile: Par M.
Hardion_.
DALAYRAC (Niccola), di nobil famiglia, sortito aveva dalla natura un
deciso pendio per la musica e l'arte drammatica: apprese il contrappunto
sotto la direzione di Langlé, scolare di Caffaro; che l'era stato del
cel. Leo. Nel 1782 Dalayrac cominciò a comporre per il teatro dell'opera
buffa, e vi si riconobbe il germe di un talento variato ed amabile, che
si è sviluppato con tanta sua gloria. Modellandosi su le opere buffe
degl'Italiani, è sempre rimasto esattamente ne' confini del gusto. Così
_Dalayrac_, dice Gretry (_Essais sur la musique, tom. III_) è uno de'
musici che abbia meglio rispettato le convenienze. Quelle tra le sue
opere, che hanno avuto maggior successo, sono _Gulistan_, 1805, _Camille
ou le Souterrain_, 1791, e _La Nina_, 1786. Questi due ultimi pezzi sono
stati anche posti in musica da Paer e Paesiello. Dalayrac è morto di un
catarro che trascurò sul principio ai dì 27 novembre 1809. _M.
Marsollier_ profferì un discorso assai toccante su la tomba del suo
amico.
DALBERG (Gio. Federico, barone di) è un abile sonator di forte-piano e
un compositore di primo ordine: nel 1781, pubblicò un libro col titolo
di _Blicke eines etc._, cioè _Colpo d'occhio di un musico sulla musica
degli spiriti_. Tra le composizioni di lui distinguonsi nove opere di
sonate per il piano, molte delle quali a quattro mani, ed i _Pianti
d'Eva_ (estratti dal Messia di Klopstok) impressi in partitura per il
cembalo, a Spira nel 1785.
DAMONE (poeta musico, e secondo Porfirio, capo di una setta di musica
detta dal suo nome _Damonèa_), nato ad Oa, villaggio dell'Attica,
precettore di Pericle, fiorì cinque secoli innanzi G. C. Egli possedeva
perfettamente la musica, principalmente aveva coltivata quella parte,
che tratta dell'uso che dee farsi del ritmo o della cadenza; si sforzò
di provare che i suoni in virtù d'un certo rapporto, o di una certa
analogia che acquistavano con le qualità morali, potevano formare nella
gioventù ed anche nelle persone provette, dei costumi che non esistevano
per l'innanzi, o che non erano sviluppati. Platone nel lib. III della
sua repubblica, _Damone vi dirà, egli dice, quali sono i suoni capaci di
far nascere la viltà dell'animo, l'insolenza, e le virtù a tai vizj
opposte_. “Non già, secondo la riflessione dell'illustre _Montesquieu_
(_De l'Esprit des loix, liv. IV, c. 8_) che la musica inspirasse la
virtù, lo che sarebbe incomprensibile, ma essa impediva l'effetto della
fierezza dell'istituzione de' Greci, e faceva che l'anima avesse
nell'educazione una parte, che non vi avrebbe avuta.” Damone in fatti,
al riferir di Platone, sosteneva, che l'innovazioni ed i cambiamenti
nella musica avevano la più grande influenza su i costumi pubblici,
sulle leggi e la costituzione degl'imperj. Lo stesso Platone (_in dial.
Laches; vel de fortitud._) chiama Damone, _un maestro di musica
superiore agli altri, uomo civile, e perito non solo nella musica, ma
anco nelle altre facoltà, per le quali si fa degno che alla di lui
disciplina si commettano i figliuoli_. Damone sotto le piacevoli
apparenze della musica, voleva nascondere alla moltitudine la sua
profonda capacità. Si unì con Pericle, e lo formò al governo: ma egli fu
bandito per l'ostracismo, come avendo avuta parte a troppo d'intrighi, e
favorevole alla tirannia, verso l'anno 430 prima di G. C. Segli
attribuisce l'invenzione del modo _hypolydio_.
DANZI (Francesco), nacque a Manheim nel 1763, da Innocenzo Danzi
italiano, pregiatissimo sonatore di violoncello al servizio dell'elettor
Palatino: apprese di buon'ora la musica, ed all'età di nove anni compose
alcuni pezzi istrumentali, senza saper le regole della composizione,
ch'egli studiò sotto il cel. abate Vogler, allora maestro di cappella
dell'Elettore. Il gusto, che aveva per la poesia e 'l teatro, l'obbligò
ad applicarsi a queste due arti. Nel 1779, egli diè la sua prima opera,
_Azakia_, al teatro di Monaco, e nel 1796 divenne maestro di cappella di
questa città. Dopo quest'epoca, ha composto molta musica di chiesa,
delle opere, e più concerti e sonate per il forte-piano, di cui la più
parte è stata impressa a Lipsia o a Monaco. Danzi è al presente a
Stuttgart, maestro del Duca di Vittemberga, e direttore de' concerti
della corte e del teatro.
DAQUIN (Claudio), nato a Parigi. Alquante lezioni di contrappunto del
famoso Bernier, allievo di Caldara, bastarono a Daquin per comporre,
all'età di otto anni, un _Beatus vir_ a gran coro ed orchestra. Nel
1727, venne a vacare l'organo di San Paolo, ed intimatosi il concorso vi
si presentò egli e Rameau. Costui avendo sonato il primo una fuga, a cui
si era preparato, Daquin se ne avvide, e non lasciò d'improvvisarne una
che fe' restare in sospeso i voti. Egli salì nuovamente all'organo, ed
alzando le cortine, che lo nascondevano ai spettatori: _son io_, disse
ad alta voce, _che vado a suonare_. Fuori di se e pieno di estro
sorpassò se stesso, ed ebbe la gloria di vincere il suo rivale. Allorchè
Hendel venne a Parigi, portossi a sentire Daquin in S. Paolo, e restò
così sorpreso della sua maniera di sonare, che malgrado le più premurose
istanze, non volle mai sonare dinanzi a lui. Egli morì nel 1772, e
lasciò più composizioni stampate per chiesa. Daquin suo figlio è autore
del _Secolo letterario di Luigi XV_, nella cui prima parte vi sono otto
capitoli _sulla Musica, su i musici, e gl'istrumenti di quell'epoca_:
l'autore è prolisso e superficiale. Un bello spirito (_M. Guichard_)
così ha detto de' due Daquin, uno organista, e letterato l'altro: _On
souffla pour le père, on siffle pour le fils_.
DAUBE (Gio. Federico), consigliere e secretario dell'Accademia Imperiale
delle Arti e Scienze in Vienna, e secretario della Società di musica di
Firenze, era da prima musico di camera del duca di Wurtemberg a
Stuttgart. Nel 1756 pubblicò in Lipsia un libro col titolo, di _General
Bass_ etc., cioè: _Basso continuo a tre accordi, dietro le regole degli
autori antichi e moderni, con una istruzione di qual maniera si può, per
mezzo di due accordi intermedj, passare a ciascuna delle altre 23 specie
di tuoni_, in 4º. Può leggersi nel tom. II. di Marpurg (_Beytr._) la
severa critica che ha fatta di quest'opera il D.r _Gemmel_. _Daube_
fece stampare in oltre a Vienna, nel 1773, _Der musikalische_ etc. cioè:
_Il Dilettante di musica_, o _Dissertazione sulle fughe_, in 4º. Nella
Gazzetta di Francfort del 1774 si annunziò ch'egli aveva terminato un
manoscritto pronto a darsi alle stampe, su la _Maniera di dipingere le
passioni per mezzo della musica_; e di cui si fecero allora de' grandi
elogj. I titoli di queste opere leggonsi nell'_Almanacco musicale di
Forkel_ del 1784. Vi sono ancora delle sonate di _Daube_ stampate a
Nuremberg.
DAVAUX (Mr.): nel Giornale Enciclopedico di Parigi nel 1784, vi ha nel
mese di giugno alla pag. 534, una lettera sotto questo nome intorno ad
un istrumento o pendolo di nuova invenzione che ha per iscopo di
determinare con la più grande esattezza i diversi gradi di celerità o di
lentezza dei tempi in un pezzo di musica, dal _prestissimo_ sino al
_largo_, con le gradazioni impercettibili di uno all'altro.
DAVELLA (Giovanni) pubblicò in Roma nel 1657, _Regole di musica_, in sei
trattati ne' quali egli promette le vere e facili istruzioni sul _canto
fermo_, sul _figurato_, sul _contrappunto_, il _canto_ ec. Queste
magnifiche promesse sono assai lontane però dall'esser poste in effetto.
(_Ved. Burney, Hist. tom. 3, p. 539_)
DAVID, celebre tenore nato in Bergamo verso il 1748, ebbe delle lezioni
di contrappunto da Sala in Napoli, e formossi da se solo per il canto.
Egli non ha cantato che nelle sole _opere serie_. Nel teatro di Milano
cantò de' duetti insieme con Marchesi, ed a questo proposito egli disse:
_Noi siamo due lioni_. Si è fatto anche più ammirare nella musica di
chiesa. Nel 1785, nel Concerto Spirituale in Parigi tirò a se
l'ammirazione e i suffragj di tutti gli spettatori nell'esecuzione dello
_Stabat_ di Pergolese. Ecco quel che ne dice uno de' giornali di quel
tempo: “Qual metodo eccellente! quale giustezza! qual sicurezza
d'organo! qual meravigliosa precisione! con quale _a piombo_ non ricade
egli nelle più lente misure sopra ciascuno de' tempi che vuol marcare!
Egli ha eseguito con semplicità e con la più profonda espressione il
primo duetto dello _Stabat_; ed il _Vidit suum_, la di cui lugubre tinta
non sembrava ammettere degli ornamenti. Egli non ha abbellito, ma creato
sì bene il versetto, _Quæ mœrebat_, ec.” Il Sig. _Nozari_ da Bergamo,
eccellente tenore, è l'allievo di David.
DAVIES (Miss), parente dell'Illustre Franklin, si è resa celebre nella
sua patria per il suo canto piacevole, per la sua abilità sul
forte-piano, e soprattutto pel vantaggio che essa ebbe di far la prima
conoscere al pubblico, nel 1765, i suoni dell'Armonica, che Franklin
aveva inventata l'anno innanzi, e di cui le ne aveva fatto un dono. Essa
fece ammirare tutti questi suoi talenti a Parigi, in Vienna e nella più
parte delle gran città dell'Alemagna, e anche d'Italia. Di ritorno in
Londra, dopo più anni, le convenne dare un addio alla sua armonica, a
cagione del nocivo effetto che le produceva su i nervi. _Miss Cecile
Davies_, a cui si diè in Italia il nome dell'_Inglesina_, era la di lei
più giovane sorella, e una delle prime cantatrici su la fine del passato
secolo. Essa apprese da principio la musica sotto il celebre Sacchini,
ma non cominciò a sviluppare i suoi gran talenti se non allorquando
accompagnò sua sorella nel suo andar a Vienna. Dimorando nella stessa
casa ove abitava il rinomato _Hasse_, detto il _Sassone_, ella insegnò
la lingua inglese alla costui figliuola, e ricevette da lui in
contraccambio delle lezioni nell'arte del canto. _L'Inglesina_ cantò di
poi da prima donna sul teatro di Napoli nel 1771, in quello di Londra
nel 1774, e in Firenze dal 1780 sino al 1784.

DELAIRE (Mr.) pubblicò per la prima volta, nel 1700 secondo Rousseau, la
_Formula Armonica_ detta Regola dell'ottava, la quale determina sul
cammino diatonico del basso l'accordo convenevole a ciascun grado del
tuono, sì nel salire che nel discendere. (_Diction. de mus. p. 405_)
DELILLE (Giacomo), il celebre traduttore di Virgilio e 'l più insigne
de' moderni poeti della Francia nacque a Aigue-perse, e venne assai
giovane a Parigi ove fece i suoi studj nel collegio di Lisieux, ne'
quali tali progressi vi fece che presagivano i successi che ottener
doveva nella carriera della letteratura. Nel suo viaggio di
Costantinopoli con l'Ambasciadore M. de Choiseuil, suo amico, la loro
barca fu inseguita da' pirati, ch'erano sul punto di assalirla. In mezzo
della costernazione e del silenzio che regnavano in quel legno, Delille
diè de' contrassegni di sangue freddo e di giovialità. “Ces coquins-là,
egli disse, ne s'attendent pas à l'epigramme, que je ferai contr'eux.”
Il nostro poeta terminò il suo viaggio, giunse a Costantinopoli dove
passò gran tempo in una deliziosa casa dirimpetto l'imboccatura del mar
Nero, ove aveva sotto gli occhi il grandioso spettacolo d'innumerabili
vascelli, e sull'altra riva i ridenti prati dell'Asia ombrati da
grand'alberi, e traversati da amene riviere. In questi dilettevoli prati
passava egli tutte le mattine, faticando al suo celebre _Poema
dell'immaginazione_, in mezzo alle scene le più adatte a muoverne
l'estro. _Il quinto canto_ di questo _Poema_ è consecrato a dipingere
gli effetti dell'_Armonia_ (_2. vol. in 12º, a Paris 1806_). Allorchè
Parigi fu sì violentemente diviso tra Gluck e Piccini, non fu possibile
di fare prender parte a M. _Delille_ in questa guerra civile, sebben
fosse nata nel seno dell'Accademia. _Marmontel_ nel suo poema inedito
_de l'Harmonie_ disse di lui a questo proposito: _L'abbé Delille, avec
son air enfant, Sera toujours du parti triomphant_, etc. Egli era di un
commercio facile ed amabile; lepido, ma non satirico, e portava spesso
nella compagnia quella franchezza e sincerità che i belli spiriti
chiamarono _un abandon d'enfant_. La sua memoria era un vasto repertorio
di aneddoti e raccontavali con un'arte inesplicabile. Egli era ricco
delle beneficenze della corte, di cui nè meno una sola erane stata da
lui sollecitata: la sua fortuna svanì nella rivoluzione. Si cercò di
trascinarlo nelle fazioni che dividevano la Francia; ma lo spirito che
animava i partiti dominanti, era troppo opposto al suo carattere: egli
non volle associarsi a quelli, che non avevano altro mezzo di regnare in
un paese se non quello di assassinarlo. Poco ambizioso, restò fedele
alla sua povertà, e coltivò le muse in mezzo alle fiamme che divoravano
le biblioteche e i monumenti delle arti. Quando la falce rivoluzionaria
mieteva la più parte degli uomini dotti, e de' letterati, eravi senza
dubbio a temer tutto per Mr. Delille, egli ne fu salvato come per un
prodigio: allontanossi da Parigi nel 1794, ritirossi a Sant-Diez nella
Lorena, ove compì in una profonda solitudine la sua traduzione
dell'_Eneide_, uno de' più bei monumenti della sua gloria, per
l'eleganza e l'esattezza pressochè religiosa con la quale egli ha reso
il suo originale. Nel 1795, trovandosi in Londra alcuni Membri
dell'Instituto che ammesso avevano nel lor seno il _Virgilio francese_,
furono piccati di non vederlo ritornare a prender il suo posto tra loro,
e fecero delle intimazioni al Poeta. M. Delille rispose al ministro che
gli annunziò quest'invito: “Io mi sono trovato così bene della mia
oscurità, e della mia povertà, durante il regno del terrore, che vi sono
attaccato, anche per riconoscenza. Mi si fa sentire che questo rifiuto
potrà trarre su di me delle persecuzioni. Se ciò avviene io dirò come
Rousseau: _Vous persecutez mon ombre_.” Egli morì finalmente nello
scorso anno 1814. (_V. Notic. hist. de Delille, a Paris in 8vo, 1807_)
DELLAMARIA (Domenico), nato a Marsiglia d'una famiglia italiana, si diè
sin dalla sua giovinezza allo studio della musica. Di anni diciotto
aveva già composto una grand'opera, che fu colà rappresentata: gonfio di
questo primo successo, partì per l'Italia, non per studiare, ma come
diceva egli stesso, _per perfezionarsi nella sua arte_. Per il corso
però di dieci anni che dimorò in Italia, egli fece i suoi studj sotto
molti maestri, Paesiello fu l'ultimo. Imbevuto delle lezioni di questo
gran maestro, compose sei opere buffe, tre delle quali ebbero molto
incontro, e specialmente quella del _Maestro di cappella_. Tornò in
Francia verso il 1796, e diè principio al teatro dell'opera comica, dal
_Prigioniero_, che accrebbe la sua riputazione. Ecco il giudizio di un
compositore molto capace di apprezzarne il merito (_M. Dalayrac_). “I
suoi primi passi nella carriera drammatica sono stati marcati da' più
brillanti successi. _Le Prisonnier_, _l'Oncle valet_, _le Vieux
Chateau_, ed alcune altre opere, date da lui successivamente ed in meno
di due anni, mostrano il talento dell'autore e la sua fecondità. Io non
intraprenderò di farne l'analisi; basterà il dire, che vi si trova da
per tutto un canto amabile e facile, uno stile puro, elegante, degli
accompagnamenti leggieri e briosi, uniti alla vera espressione delle
parole, ec.” Questo giovane compositore in età di appena 36 anni, morì
quasi repentinamente nel 1800, egli era ancora abilissimo sul
piano-forte.
DELPIANO (Donato), di Nivano diocesi di Aversa, ma stabilito in Catania,
prete di una singolare probità e molto abile nel costruire organi e
clavicembali, di cui può dirsi che se non il primo fu certo tra' primi
ad introdurre in Sicilia e in Napoli il piano-forte, e molti ne
costrusse che furono allora in sommo pregio ed estimazione. Ma deve egli
la sua maggiore celebrità al grande organo da lui costruito in s.
Niccolò l'Arena di Catania, monastero di Cassinesi ragguardevole per la
magnificenza delle fabbriche, pel suo grandiosissimo tempio, e per la
condizione dei soggetti che lo compongono. Quest'organo, opera di più
anni e d'ingenti spese, tira a se l'ammirazione anche degli esteri per
il gran numero dei registri, per la dolcezza del suono, e per l'ordine
con cui è disposto: spiccano sopra ogn'altro i fagotti, i bassetti, i
traversieri ed un registro, il quale sebbene non imiti verun istrumento
d'orchestra, pure riesce assai grato all'orecchio. Ferve ancora la
rivalità e si rimane indeciso, a chi debbasi, de' due organi di s.
Martino di Palermo, e di s. Niccolò di Catania, dar la preferenza. Non
si può mettere in dubbio, che sono due capi d'opera dell'arte, e che ha
ciascuno di essi delle cose singolari e pregevolissime, onde i veri ed
imparziali intendenti sostengono che sia fuor di proposito una tale
rivalità, e che se di ambidue potesse formarsene un solo, ne
risulterebbe un terzo veramente insuperabile. Questo santo prete, che in
Palermo mi onorò della sua amicizia, dopo avere per più anni soggiornato
in quel monastero di Catania, vi finì i suoi giorni in età di 80 anni
nel 1785, lasciato avendo degli allievi non men di lui virtuosi, ed una
memoria immortale di sue virtù. I Catanesi, che sanno apprezzare il vero
merito, han fatto incidere in rame la di lui immagine nel 1810.
DEMAR (Sebastiano), nato a Wurtzbourg nella Franconia nel 1763, ebbe per
primo maestro di composizione Richter maestro della cattedrale di
Strasburgo. Dopo di essere stato institutore e primo organista della
scuola normale di Weissenbourg, prese a Vienna lezioni dal celebre
Haydn, ed in Italia da Pfeiffer suo zio, compositore assai distinto: da
più di 18 anni egli è maestro della musica militare della città di
Orléans, ed ha fatti de' buoni allievi nella composizione ed eziandio
nel piano-forte, e nel corno. Egli ha composto molte messe e un _Te
Deum_ a grande orchestra, e molta musica strumentale assai pregevole.
DEMOCRITO nacque nell'opulenza in Abdera città della Tracia, ma non
ritenne che una porzione de' suoi beni, e dopo d'aver viaggiato
sull'esempio di Pitagora presso le nazioni dai Greci chiamate barbare, e
che erano le depositarie delle scienze, passò il restante dei suoi
giorni nello studio e nel ritiro: non avendo altra passione che
d'istruirsi colle sue meditazioni, e d'illuminare gli altri coi proprj
scritti. Egli era stato scolare di Anassagora e di Leucippo, e pubblicò
la prima opera di musica, di cui non mai si era scritto fra Greci: vi
trattava, secondo _Laerzio_, dei _Ritmi_, dell'_Armonia_, del _Canto_, e
delle _Lettere consonanti e dissonanti_: il che ci dimostra, che
esisteva nell'antica musica il canto stromentale significativo, e che
dalle corde degli stromenti certune servissero per le vocali, certe
altre per le lettere consonanti: giacchè non si può capire, come delle
sole lettere dovessero essere alcune consonanti, ed altre dissonanti nel
canto, se le corde non servivano per le lettere dell'alfabeto. (_V.
Requen. tom. 1, p. 149, e tom. 2, p. 375_) Democrito fiorì cinque secoli
innanzi G. C. e sorpassò l'età di cento anni. Democrito di Chio, altro
musico, fu di costui contemporaneo (_Laert. L. 9. § 48_).
DEMOZ, prete della diocesi di Ginevra, diè al pubblico nel 1782 un'opera
col titolo di _Méthode de musique selon un nouveau système_, in 8º.
Questo sistema non fece maggior fortuna di quello del P. Souhaitty, e
Rousseau si è sforzato in vano di rinnovarlo nel 1743.
DENINA (l'ab. Carlo), dotto italiano nato in Torino, e celebre per più
opere date alla luce, morì in Parigi, dove aveva dimorato più anni in
grande stima presso i letterati di quella nazione, nel 1813. Nel quarto
libro della sua _Storia Politica e Letteraria della Grecia_, Torino
1781, vol. 6, in 8º, egli impiega tutto il capit. XIII, nel descrivere
il carattere dell'antica musica. (_Gior. letter. d'Ital. 1782_)
DENIS (Pietro), musico attualmente in Parigi, ove fece stampare o per
dir meglio, dove trovò degli editori assai sciocchi per far imprimere
alcune cattive opere didattiche da lui composte, cioè: 1º. _Une Méthode
de musique et de chant_; 2º. Un'esecrabile _traduzione in francese_ del
_Gradus ad parnassum_ di Fux, ec. pubblicate da Boyer. L'esecuzione
tipografica è degna di cotale produzione e del suo stile.
DENTICE (Luigi), gentiluomo napolitano, nel 1533 pubblicò in Roma due
_Dialoghi su la musica_, che sono citati dal P. Martini. Un'altra
edizione ven'ha di Napoli del 1552, in 4º.
DERHAM, dotto matematico Inglese dell'accad. reale delle scienze di
Londra, secondo Rousseau fece diversi sperimenti sul suono, che trovansi
negli atti di quell'Accademia, co' quali vengono corretti alcuni errori
del Mersenne e di Gassendi.
DESAUGIERS (Marcantonio), nato in Provenza nel 1742, venne a Parigi nel
1774, ove fece gran fortuna per più opere buffe poste da lui in Musica,
ed eseguite con applauso nel teatro italiano. Il suo più grand'elogio è
stata l'intima sua unione coi celebri Gluck e Sacchini, e la messa che
egli compose alla memoria di quest'ultimo, fu riconosciuta degna da
tutti gli artisti del talento dell'uomo immortale, che gliel'aveva
inspirata. Nel 1776 egli pubblicò una traduzione francese dell'arte del
canto figurato di G. B. Mancini.
DESBOUT (Luigi), chirurgo e maestro de' studenti dell'ospedale militare
in Livorno, ove diè al pubblico nel 1780, _Ragionamento
fisico-chirurgico sopra l'effetto della musica nelle malattie nervose_,
in 8º. A questa dotta opera diede occasione una felice cura per mezzo
dell'Armonia nella persona della Sig. Settimia Tedeschi di Livorno,
fanciulla Ebrea. Questa cura viene ivi esattamente descritta, e serve
poi di introduzione il racconto succinto che fa l' A. dei più portentosi
effetti della musica su' corpi animali, e sull'animo degli uomini,
secondo che gli scrittori hanno trasmesso alla nostra memoria. Di più ci
dimostra com'ella possa applicarsi con esito felice in alcune morbose
affezioni, e come sia stata di fatto applicata in moltissimi casi, che
gli antichi e i moderni raccontano, e che egli con particolare
erudizione raccoglie: la parte ultima, cioè quella dove l' A. dà un
saggio generale del modo, con cui la Musica può risolvere la causa
promovente le malattie nervose, e specialmente le convulsioni, è la più
ingegnosa e la più dotta, e mostra com'egli sia corredato di buoni
principj fisici. Egli così conchiude: “Da questa nostra asserzione non
si creda però, che con il per altro dotto e stimabilissimo Giov. Porta,
vogliamo fare della musica un rimedio universale, il quale al parer
nostro non esiste, se non se nell'imperio delle chimere, ma bensì
vorremmo insinuare di fare uno studio serio per conoscere i casi, ove
può giovare, e quali generi di musica sono i più confacenti alle varie
specie di malattie, per le quali è applicabile, per indi farne un uso
saggio e più comune di quello che si fa, nei mali isterici, convulsivi e
ipocondriaci, posciachè quando non se ne traesse altro vantaggio, almeno
si otterrebbe quello di suggerire un rimedio piacevole a tutti, agente
non meno sopra la spirito, che sopra il corpo.” L'autore passò quindi al
servigio dell'Imperatore delle Russie col titolo di primo Luogotenente e
Chirurgo (_V. Lichtenthal, p. 82_). Questo libro di M. Desbout è stato
da lui stesso tradotto in francese, e stampato a Pietroburgo nel 1784.
DESCARTES (Renato), filosofo rinomatissimo, nato nel 1596. Durante il
suo soggiorno a Breda, scrisse nel 1618, in età di 22 anni, il suo
_Compendium musicæ_, nel quale stabilì per principio che la terza
maggiore dee riporsi tra le consonanze perfette; ma avendo riguardata
quest'opera come molto imperfetta, non volle mai permettere che fosse
data al pubblico. È verisimile che fosse stata dopo la di lui morte
pubblicata da Beckmann a Utrecht nel 1650. Nel 1653, fu tradotta in
inglese; nel 1659 comparve la seconda edizione originale a Amsterdam.
Trovasi ancora questo Compendio musicale di Cartesio alla fine della di
lui Geometria impressa colà nel 1683, in 2 vol. in 4º e ristampata a
Francfort in 4º, fig. 1695. Il padre Poisson dell'Oratorio lo tradusse
in francese, e pubblicollo a Parigi nel 1668, col titolo di _Abrégé de
la musique par M. Descartes, avec les éclaircissemens nécessaires_.
Cartesio morì in Svezia presso la regina Cristina nel febbrajo del 1650.
DESESSARTS (Giov. Carlo), dottore reggente delle facoltà di medicina di
Parigi, e uno de' primi membri dell'Instituto di Francia, celebre per
più opere sulla sua professione e di letteratura, morto in Parigi li dì
13 Aprile 1811, lasciato avendo un'eterna rimembranza de' suoi talenti e
delle sue virtù all'umanità, di cui fu sempre il benefattore. Nel 1803
presentò egli all'Istituto nazionale una sua _Mémoire sur la Musique_,
nella quale ingegnosamente sviluppa le difficoltà che si oppongono a far
uso della medesima come rimedio nelle malattie, e co' lumi della fisica
ne dimostra i salutevoli effetti. “Si è provato, egli dice, che i suoni,
con saggia economia gradatamente usati, producono nell'uomo delle idee,
de' pensieri diversi da quelli che l'occupavano, e fanno nascere in lui
delle commozioni, alle quali in niun conto la volontà vi ha parte. Si sa
inoltre che queste commozioni, quasi sempre d'accordo con l'intensità
de' suoni, operano dei straordinarj cambiamenti nelle funzioni animali,
e si è più volte osservato che cotesto accordo ha gradatamente portati
alcuni infermi a' più violenti eccessi, di cui alcuna salutevole crisi
ne è stata la conseguenza.” Egli è in oltre insieme con M. Barbier,
autore della _Nouvelle Bibliothèque d'un homme de goût_, 4 tomi, in 8º,
a Paris 1808, dove fra gli altri, alcuni autori rapporta su la musica, e
dà un saggio delle loro opere.
DESIDERI (Girolamo), letterato di Bologna del 17º secolo, è autore di un
_Discorso della musica_, nel quale tratta di diversi stromenti di
musica, e de' loro inventori. Questo trattato è tra le _Prose degli
Accademici Gelati di Bologna_, 1671, in quarto.
DESMARCHAIS (Cav.). Nel viaggio, che il Pad. Labat pubblicò in 4 vol. in
8vo, sotto il titolo: _Voyage du chev. Desmarchais_, etc. si trovano
molte memorie sulla musica degli abitanti del regno di Juida
nell'Africa, e i disegni de' loro stromenti. Mitzler ha tradotto di
quest'opera tutto ciò che ha rapporto alla musica, e l'ha inserito nel
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