Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 2 - 02

Total number of words is 4450
Total number of unique words is 1695
33.9 of words are in the 2000 most common words
48.8 of words are in the 5000 most common words
56.2 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
commissario e fuor d'impiego.... dopo quindici anni finì con lasciar
Parigi, ove aveva contratto dei debiti, per rendersi in Moscovia, dove
non so cosa sia divenuto.”
CALDARA (Antonio), uno de' più celebri compositori dell'Italia sul
principio del 18º secolo, nacque in Venezia. Dal 1714 sino al 1763 egli
era a Vienna, vice-maestro dell'imperial cappella. Compose in questa
città, e a Mantova, e a Venezia e a Bologna, dove era stato per
l'innanti, un gran numero di opere sì per chiesa che per teatro. I gran
maestri del suo tempo cercavano di comporre delle melodie piene di
espressione e di sostenerle con un accompagnamento analogo al carattere
del canto. Caldara era un di quelli che si sono distinti maggiormente in
tal maniera: visse lunghissimamente e travagliò sino alla morte. A
giudicarne dal titolo d'una delle sue opere impresse, pare che nella sua
giovinezza, siasi ancor distinto qual sonator di violoncello. (_V.
Walther, Gerbert e la Borde_)
CALEGARI (Il P.) da Padova, francescano in Venezia, fioriva nel 1740. La
sua musica per chiesa era ammirata dai migliori maestri finchè gli venne
fantasia di bruciarla, e fare eseguire de' pezzi in cui pretendeva
realizzare i principj de' Greci sul genere enarmonico. Cotesta strana
musica disgustò gli uditori, ed i musici la trovarono ineseguibile. Il
p. Calegari era maestro di cappella di sant'Antonio in Padova, immediato
predecessore del Vallotti. (_v. Memor. e lett. del p. Martini_) Evvi
anche oggidì un buon compositore del nome di _Calegari_, di cui nel
_Magazino di Musica_ del Sig. Ricordi in Milano vi ha: Iº _Il Fanatico
per gli antichi Romani_; IIº _L'Amor soldato_, Opere buffe; IIIº _Il
matrimonio Scoperto, ossia le Polpette_, farsa in musica.
CALLIMACO, poeta greco e bibliotecario del re Tolomeo Filadelfo in
Alessandria, 246 anni innanti Gesù Cristo. Si dà per certo aver egli
scritto otto cento libri, fra' quali uno dee trovarsene sulla musica.
Kircher pretende che si conservi tuttora in Roma nella biblioteca de'
gesuiti, ma il Meibomio mette in dubbio cotale asserzione. (_V. Fabric.
bibl. gr._)
CALMET (Don Agostino), dotto benedettino ed abate di Senones nella
Lorena, assai celebre nella Repubblica delle Lettere per il gran numero
di opere date alla luce, e particolarmente per le sue dotte ricerche
sull'antichità della Bibbia, morì nel 1757. Nel suo _Comento su la
Scrittura_ pubblicato a Parigi nel 1720, trovansi i disegni
degl'instrumenti di musica degli Ebrei, con la loro spiegazione, e una
dissertazione sopra i medesimi, di cui ve n'ha una traduzione italiana
fatta in Lucca, tom. 2, in 4º, 1729.
CALVIERE (Antonio) nacque in Parigi nel 1695. Egli era il rivale e
l'amico insieme del celebre organista Daquin: nel 1738, Calviere fu
scelto per organista della cappella del re. Sono stimati i suoi mottetti
a due e tre voci con tutta l'orchestra. Il suo _Te Deum_ a gran coro con
istrumenti da corda e da fiato è un'opera degna di giugnere alla
posterità, e cel dimostra uomo di genio. Uno de' più belli passi di
questo _Te Deum_, dice un amator di musica che fu presente
all'esecuzione, si è il versetto _Judex crederis_. Dopo di avere
annunziata con un recitativo semplice e maestoso insieme, la venuta del
gran giudice, a cui i mortali tutti debbono render conto delle loro
azioni, Calviere, da uomo che sente vivamente le cose, ha dipinto
anticipatamente quel giorno terribile dell'estremo giudizio. Cominciano
i flauti dall'esprimere il fischio de' venti; tutto il corpo
dell'armonia eseguisce una tempesta che fa fremer di orrore. Un tamburo
situato nel mezzo dell'orchestra e di continuo battente, esprime lo
spaventevole fracasso del tuono unito a quello delle tempestose onde del
mare: già sentesi lo scompiglio della natura: va in rovina l'universo,
tutto è ridotto al nulla. Due trombe, situate dirimpetto l'una
dell'altra nelle due tribune de' fianchi, fanno alternativamente la
rassegna. Allora tutti i popoli presi dallo spavento, in un coro
patetico alzano la loro voce, e profferiscono; _Te ergo quæsumus_, etc.
Questo valentuomo, dopo aver fatto per lungo tempo le delizie di tutti
coloro che lo sentivano alla corte e nella città, finì di vivere li 18
aprile del 1755, nel sessantesimo anno dell'età sua.
CALVISIO (Seto), e propriamente Calwitz, musico dottore nella scuola di
San Tommaso in Lipsia, nato nella Turingia nel 1556, e morto a Lipsia
nel 1617, è molto famoso per i suoi talenti in musica, per la sua
erudizione nella cronologia e nella lingua latina. Nel 1592, pubblicò
egli: _Melopœia, sive melodiæ componendæ ratio, quam vulgo musicam
practicam vocant_. Questo libro è per così dire, _tutto d'oro_, secondo
il Brossard, e il migliore di tutti quanti trattano a quell'epoca della
composizione a più parti. Vi ha fra le altre cose un'eccellente
prefazione nella quale dopo aver fatta vedere la differenza della musica
degli antichi greci, e latini da quella del suo tempo, egli afferma che
la musica a più parti non si cominciò a introdurre che circa il 1300.
Abbiamo inoltre di quest'autore un'opera su la musica, intitolata:
_Exercitatio musica_, etc. Lipsiæ 1611. Calwitz fu uno de' primi a
adottare e commendar l'uso delle sette sillabe a dinotare le sette note
della scala, per così evitare la sconvenienza delle mutazioni
nell'antica maniera di solfeggiare. Walther dà dei dettagli bastanti per
quel che riguarda i suoi talenti e le sue produzioni in musica, ma
bisogna ancora aggiungervi le seguenti opere, cioè: 1. _De initio et
progressu musices, et aliis quibusdam ad eam rem spectantibus
exercitatio praemisso praelectioni musicae, in ludo Senatus Lipsiensis
ad D. Thomam_, Lipsiae, 1600 in 8º. Quest'opera contiene i principali
avvenimenti della storia della musica ben seguiti ed esattissimamente
sviluppati. 2. _Exercitationes musicae tres de praecipuis in arte musicâ
quaestionibus institutae_, Lipsiae 1611, in 8º. 3. Il _115º salmo per
dodici voci in tre cori_, Lipsia, 1615 in fol. 4. I _salmi di Davide_
posti in canto da prima dal fu Mr. Cornelio Becker, e ridotti a quattro
voci da Seto Calwitz, Lipsia 1617, in 8º, e molte altre composizioni per
chiesa.
CALVOER (Gaspare), nato a Hildesheim li 8 novembre 1650, morto nel 1725,
sovrintendente a Clausthal. Oltre la piccola opera intitolata: _De
musicâ ac sigillatim de ecclesiasticâ eoque spectantibus organis_,
Lipsiæ 1702, in 4º, di cui parla Walther, ha trattato ancor della musica
di chiesa nel vol. 2º del suo _Rituale ecclesiasticum_. Scrisse eziandio
l'introduzione alla temperatura pratica di Sin, che contiene alquanti
arcani della musica, e che si trova ancora nel _Vorhemache der
gelehrsamkeit_: ossia _gabinetto di erudizione_ di Falsio, pag.
567 — 624. Fu ancora Calvoer che incoraggiò e sovvenne il giovane
Telemann, per fargli proseguire la carriera musicale, che egli senza lui
avrebbe abbandonata.
CAMBINI (Giuseppe), nato in Livorno verso il 1750, si stabilì a Parigi
dopo il 1770. Nella sua giovinezza ebbe la riputazione di eccellente
violinista. Le sue opere impresse sono: Cinque dozzine di _sinfonie_;
dodici dozzine di _quartetti concertanti_ pel violino: più opere di
_trio_, _duetti_ e di _sonate_ sì per violino, come per il forte-piano,
il flauto e 'l violoncello. La sua musica instromentale è stata
ricercata dagli amatori all'epoca della sua pubblicazione; la cantilena
ne è amabile e corretta la composizione. Cambini non si è limitato a
comporre solo della musica, egli pubblicò nel 1788, diversi solfeggi, di
una difficoltà che va per gradi, per l'esercizio del fraseggiare, dello
stile e dell'espressione, con alcune necessarie osservazioni ed un basso
in cifre per l'accompagnamento. Si dice ch'egli abbia in manoscritto un
suo _Trattato di composizione_, che studiato aveva sotto il pad.
Martini.
CAMPBELL (dottor), professore di medicina in Edimburg, pubblicò ivi nel
1777 una sua opera col titolo: _De musices effecta in doloribus
leniendis aut fugiendis._ Il dr. Lichtenthal la cita con elogio nel suo
_Trattato dell'influenza della musica sul corpo umano_ (Milano, 1811).
CAMPION, membro dell'Accademia di musica di Parigi, sul principio del
secolo 18º, diè al pubblico un _Trattato di accompagnamento e di
composizione_ secondo la regola delle ottave di M. Maltot, suo
predecessore nel posto all'Accademia.
CAMPIONI (Carlo-Antonio), maestro di cappella del gran duca di Toscana
dopo il 1764 viveva da prima in Livorno, d'onde fece incidere in Londra
i suoi trio per violino. Facevasene allora così gran conto che furon
contraffatti in Olanda e in Germania. Divenuto maestro di cappella
travagliò per la chiesa. Nel 1767, compose un _Te Deum_ che fu eseguito
da un'orchestra di dugento persone. Egli possedeva una delle più belle
collezioni di musica vocale de' maestri del secolo 16º, e 17º (_V.
Burney t. 1._).
CAMPRÀ (Andrea), nato a Aix nella Provenza nel 1660, fu successivamente
maestro di musica delle cattedrali di Tolone, di Arles, di Tolosa e
venne nel 1694 in Parigi, ove fu ricevuto maestro di cappella della
cattedrale. Dopo avere lungamente goduta la più grande riputazione, morì
a Versaglies nel 1744 in età di 84 anni. “Due uomini, dice l'ab. Laugier,
si sono particolarmente distinti nella composizione de' religiosi nostri
cantici; Camprà e la Lande. Camprà uno de' più bei genj per la musica,
che siano ormai comparsi, tutto dovette alla natura, e non gli fu d'uopo
di studio se non per lo sviluppo di tutte le molle di sua brillante
immaginazione. La Lande men felicemente nato per giugnere alla
perfezione, fu obbligato a spianarsene il cammino mercè un'assidua ed
ostinata fatica. Il primo, più fecondo e più ardito, fu alcuna volta il
bersaglio della troppo grande sua facilità. Il secondo, più riserbato e
più saggio, fu sovente troppo schiavo della severa sua correzione.
Camprà, spirito vivace e leggiero, non si diè mai la pena di limare e
finir le sue opere; tutto vi comparisce tocco al primo colpo; ma con un
sì prodigioso naturale, che si crederebbe i suoi canti essersi fatti da
per loro medesimi, e che per comporli, egli non ha avuto bisogno che
scriverli. La Lande, spirito lento e riflessivo, nulla ha prodotto che
non sia travagliato all'estremo; si sente che egli ha ritoccato più
volte, che non è riuscito se non a forza di studio e di pazienza. Camprà
non è stato pressochè mai mediocre: o è sublime, o è piano: o niente
egli esprime, o esprime divinamente, è un fuoco che scintilla e si
estingue; egli ha dei slanci che incantano e dei sdrucciolamenti che
rivoltano; quand'egli ha delle grazie, le ha tutte; quando piace, niuno
quant'egli. La Lande, più sostenuto, è molto uguale a se medesimo; egli
non è abitualmente sublime, e non è mai pur basso: la natura non sempre
il serve bene, l'arte mai l'abbandona: trovansi di raro in lui que'
pezzi amabili, che Camprà rende così ingenui e così toccanti quando gli
riesce di far bene; ma non vi si scorgono, come in cotesto, di que'
luoghi comuni e triviali, che sono il supplizio delle orecchie delicate.
Il carattere di la Lande è più serio: quel di Camprà è più ridente: la
musica del primo è sempre più dotta; quella del secondo è abitualmente
più vera. La Lande è un artista che maggiormente si stima; Camprà è un
seduttore che infinitamente fa amarsi.” (_Apologie de la musique p.
122_). Passa quindi l'ab. Laugier a far l'analisi della musica dei
_Salmi_ composti da Camprà. “Evvi, egli dice, un'immagine più nobile
delle grandezze di Dio, quanto il _Quis sicut Dominus_ del suo _Laudate
pueri_? un'espressione più forte della di lui onnipotenza, quanto il
_Conturbatæ sunt gentes_, grandioso magnifico coro del _Deus refugium_?
una più ardita insinuazione della confidenza che Dio inspira, quanto il
_Propterea non timebimus_ del medesimo salmo? un quadro più soave delle
sue bontà come il _Memoriam fecit_ del _Confitebor_? una rappresentazion
più naturale della fuga miracolosa delle onde in presenza di Mosè, come
il _Mare vidit et fugit_ dell'_In exitu_? e cento altri ammirabili
luoghi, che dico? anzi inducenti alla disperazione per tutti coloro che
hanno a percorrere la stessa carriera, ec.” (ibid.)
CANNUTIIS (Pietro de), di Potenza nel regno di Napoli de' frati minori
conventuali, e professore di musica su la fine del 15º secolo; da Tevo e
da Martini viene annoverato tra gli autori di musica, perchè nel 1501,
pubblicò egli in Firenze un trattato col titolo di _Regulæ florum
musicæ_ (_Walther_).
CANOVIO (Alessandro), uno de' più dotti italiani che nel 15º secolo
coltivarono la teoria musicale: scrisse su i principj specolativi di
quest'arte, che manoscritti conservansi nella biblioteca dell'Istituto
di Bologna, e di cui fan menzione Haym e Fontanini nella loro
_Biblioteca italiana_. Un altro dello stesso nome Canovio assai più
recente fece imprimere verso il 1780, in Parigi sei duetti per flauto e
violino, ed altrettanti in Venezia.
CANTEMIRO (Demetrio), principe di Valachia al servigio di Pietro il
Grande imperator delle Russie, celebre per le vaste sue cognizioni nelle
scienze, è stato direttore dell'Accademie di Pietroburgo. Egli morì
nelle sue terre d'Ucrania in molta stima presso a' suoi sudditi nel
1723. Tra le molte di lui opere vi è ancora un'_Introduzione alla musica
turca_, stampata in lingua moldava; e nella sua _Storia compita della
Turchia_ egli dice di essere stato il primo ad introdurre nel 1691, le
note della musica presso i Turchi in Costantinopoli, e che egli ha
formato non solo una collezione di canzoni turche, ma anche
un'istruzione su la musica di questa nazione. Quest'ultima, come ce lo
assicura Mr. Reichardt, si è perduta nel mare; ed in quanto alle note,
niun Turco oggidì ne ha la menoma cognizione (_V. Hunstmagazin_).
CAPELLA (Marziano Mineo Felice), nato in Africa, viveva in Roma verso
l'anno 490 di G. C. onorato come si crede, della dignità proconsolare.
Egli fu uno de' pochi latini scrittori della greca armonia: il suo
barbaro poetico-prosaico, e greco-latino linguaggio, e la sua affettata
e dura collocuzione sono manifesti indizj di aver egli scritto in assai
barbari tempi. Coll'occasione di qualche maritaggio (per quanto pare del
suo scritto) della primaria nobiltà, compose egli le _Nozze della
Filologia_, nel cui nono libro dà un compendio degli scritti armonici di
Aristide Quintiliano. Egli scrisse da poeta non mai da armonico, comeché
il di lui compendio non sia privo dell'intelligenza dell'arte. Meibomio
ha dato questo suo _libro di Musica_ nella raccolta dei Greci Musici
alla fine del secondo tomo, a Amsterdam 1652, in 4º. Marciano mette in
bocca d'una Dea il suo ragionamento dell'armonia, benchè questa
s'ignorasse allora dai mortali. La divisione della battuta in otto parti
non si trova che in questo scrittore, quantunque non sia aliena da'
Greci pratici: del rimanente costui nulla ha di nuovo, e detta il
sistema equabile de' Greci tale, quale si trova nel primo libro di
Aristide. L'erudizione da lui raccolta alla pag. 177 di quella edizione,
sopra i prodigj adoperati dalla musica, deve considerarsi come una
finzion da poeta: manca in questi l'esattezza storica e regna l'iperbole
da per tutto. Pur nondimeno tutta l'enciclopedia de' secoli barbari
consisteva in questo libro delle _Nozze filologiche_, ossia _Trattato
delle sette Arti liberali_ di Capella, come espressamente lo dice
Gregorio di Tours nel libro decimo della sua storia.
CAPELLI, compositore italiano de' nostri giorni, ha scritto la musica
del dramma di _Achille in Sciro_, e quella del salmo 116º in latino a
quattro voci, con molte altre ariette e cantate. Nel 1783, comparve di
lui nel pubblico una _canzonetta_ di Metastasio con accompagnamento di
un Violino, e nella _Gazzetta di musica_ di Bossler, trovasi in oltre di
sua composizione una scena di un'opera italiana, per un soprano, in
partitura.
CAPOCINO (Alessandro), nato nel ducato di Spoleto, viveva in Roma nel
1620, ove ha egli scritto cinque libri di musica. (_V. Joecher_)
CAPRANICA (Cesare), maestro di musica in Roma sulla fine del secolo 16º,
diè quivi al pubblico: _Brevis et accurata totius Musicæ notitia_, Romæ
1591, in 4º. Quest'opuscolo poco interessante fu ristampato in Palermo
nel 1702, per opera di don Vincenzo Navarra prete beneficiato della
cattedrale, con alcune di lui correzioni. Della stessa famiglia
_Capranica_ di Roma troviamo ne' _Viaggi musicali_ di Burney, (tomo 11),
una giovine cantatrice _Rosa_ di nome, allieva della Mingotti, dopo il
1773, a Monaco al servigio dell'elettor di Baviera. Essa veniva allora
da Roma, e cantava con una straordinaria nettezza; e di una maniera
molto aggradevole.
CAPRARA, maestro di cappella dell'imperatore in Vienna, nel 1736 vi
dirigeva al teatro di quella città una numerosa orchestra de' migliori
musici.
CARAMUELE DE LOBKOWITZ (Giovanni), dottore e professore in teologia,
vescovo di Vigevano, dell'ordine de' Cisterciensi, nato a Madrid nel
1606, oltre a molte sue opere di altro argomento una ven'ha pubblicata
in Roma su la musica, ella ha per titolo: _Arte nueva_ ec. cioè _Nuova
arte della musica inventata da san Gregorio nel 600; corretta l'anno
1026 da Guido Aretino; restituita alla primiera sua perfezione l'anno
1620, da Fr. Pietro de Urenna, ora ridotta a questo breve compendio_,
l'anno 1644, in 4º, Roma. La stessa opera è stata impressa ancora in
Vienna nel 1745. Chi ne brama ulteriori dettagli, potrà consultare
Walther e Arteaga, tom. I, cap. 4, pag. 203.
CARAPELLA (Tommaso), maestro di cappella in Napoli verso il 1700. Il P.
Martini nella sua _Storia_ parla vantaggiosamente del di lui stile
madrigalesco. In Napoli si è stampata nel 1728 una collezione di cantate
a 2 voci composte da questo autore.
CARBASUS (L'abbate). Nel 1739, comparve sotto questo nome un opuscolo in
12º, col titolo di _Lettre sur la mode des instrumens de musique_: M. de
Boisgelou riguardava come pseudonimo quest'autore.
CARBONEL (Gius. Franc. Narcisso), figliuolo di Giuseppe Natale Carbonel
inventore di uno stromento detto _galoubet_, e morto nel 1804, nacque in
Vienna d'Austria nel 1773. Allorchè i suoi parenti vennero a Parigi egli
non aveva più di cinque anni: suo padre insegnogli gli elementi della
musica, ed allorchè si stabilì la scuola reale del canto verso il 1783,
egli fu del numero de' ragazzi scelti per entrarvi, e vi proseguì in una
maniera più estesa, i suoi studj musicali. Fu anche del numero di
coloro, le di cui felici disposizioni dando delle speranze, meritarono
delle pensioni. Benchè allievo, egli esiggeva 400 lire per anno. Aveva
allora una graziosa voce di soprano, e cantava in tutte le messe solenni
eseguite nelle chiese di Parigi: a quest'epoca cantò tre volte sin nella
cappella del re, ove i capi della scuola reale desideravano di farlo
sentire. Egli fu allievo nella scuola di Gobert per il cembalo; di
Rodolphe e di Gossec per l'armonia e la composizione; di Piccini, Langlé
e Guichard per il canto. Verso il 1787, egli fece eseguire al Concerto
Spirituale una scena di sua composizione (_la Morte del principe
Leopoldo di Brunswick_). Egli stesso cantovvi la prima aria con la sua
voce di soprano; ma nello spazio de' due pezzi che cantavano Rousseau e
Chardini, la commozion naturale a un ragazzo di quattordici anni
produsse in lui tale rivoluzione, che affrettò il cambiamento della sua
voce, e senza avere provato altro effetto della mutazione, cantò egli il
trio che termina la scena, metà in voce di soprano, metà in voce di
tenore. Dopo quest'epoca non ha conservati che de' tuoni medj bastanti
per dare le sue lezioni come professore di canto. Tra gli allievi ch'ha
formati in Parigi, vi si distingue Mad. Scio celebre attrice del teatro
Feydeau. Carbonel è autore di più scene ed oratorj eseguiti nel Concerto
Spirituale, e di tre opere di sonate per il piano-forte stampate con
altri pezzi separati in Parigi.
CARCANI (Giuseppe), maestro di cappella agl'incurabili in Venezia, nato
a Crema nella terra ferma, cui propose il medesimo Hasse per suo
successore, allorchè lasciò quel posto per rendersi a Dresda. Si
conservano ancora molte di lui composizioni: nel 1742, egli compose
l'opera _Amleto_ per il teatro di Venezia. Egli fu uno de' primi,
secondo il Carpani, a scrivere delle sinfonie in Italia, secondo l'uso
di allora, a primo e basso e non più. (_V. letter. 1._)
CARESANI (Cristofaro), organista nella real cappella di Napoli verso il
1680, viene annoverato tra i migliori compositori del suo tempo. I suoi
duetti, che comparvero nel 1681, sono singolarmente pregiatissimi: i
terzetti o solfeggi, esercizj a tre voci su gl'intervalli della scala
che le vanno appresso, dovrebbono essere in tutti i conservatorj e in
tutte le scuole di canto. Mr. Choron li ha inseriti nel libro IIº de'
_Principj della Composizione_ delle scuole d'Italia, Parigi 1808.
CARESTINI (Giovanni), detto il Cusanino, dalla famiglia dei Cusani di
Milano, che lo prese sotto la sua protezione dall'età di dodici anni,
nacque a Monte-Filtrano nella Marca di Ancona, e brillò quasi per
quarant'anni su la scena, come uno de' primi cantanti. Dal 1733 sino al
1735, cantò in Londra sotto Hendel; fu quindi a Parma, d'indi a Berlino
nel 1754. L'anno di poi fu finalmente a Pietroburgo, nel teatro
dell'opera sino nel 1758, che fu l'anno medesimo in cui fè ritorno alla
sua patria per gustarvi il riposo, ma poco tempo dopo egli vi finì di
vivere. Hasse ed altri gran maestri dicevano che nulla erasi inteso
quando non si fosse inteso il Carestini. Non ostante la sua gran
perfezione, ei studiava continuamente, e un giorno rispose ad un amico
che avendolo sorpreso in tale occupazione, glie ne mostrò la sua
sorpresa: _Come volete che io soddisfaccia altrui, se io non so
soddisfare me stesso._ Egli aveva nel medesimo tempo l'azione così
perfetta, che unita alla sua bella figura, sarebbe stata sola bastante
per renderlo famoso. _Quantzio_ parlando di lui, così s'esprime: “Aveva
egli una delle più forti voci di contralto; saliva dal re sino al sol:
era inoltre sommamente esercitato ne' passaggi che egli eseguiva a via
di petto, conforme a' principj della scuola di Bernacchi, e della
maniera di Farinelli. Era egli assai ardito, e spesso felicissimo nelle
variazioni.” In Dresda e a Berlino fu principalmente ove si perfezionò
nell'esecuzion dell'adagio.
CARILLES (Pasquale), nato in Madrid nel 1770, fu allievo di Manuele
Carilles suo padre, violinista della cappella reale di S. M. Cattolica.
I suoi grandi progressi sul violino lo fecero entrare ne' suoi più
freschi anni presso la duchessa di Ossuna sino al 1788. Egli occupò
nello stesso tempo il posto di violinista al teatro del _Los canos del
Peral_, come nella real cappella di _Lasdelcalzas_. Da quest'epoca sino
al 1792, percorse la Spagna: al suo ritorno in Madrid, fu
successivamente primo violino della musica del fratello del duca di
Medina-Celi, e di quella della Duchessa madre di Ossuna. Nel 1793
portossi in Lisbona, e percorrendo nuovamente la Spagna nel 1797, il suo
talento interamente formato gli attirò tutti i suffragj: visitò ancora
l'Olanda e l'Inghilterra, ma in Francia la vanità e la millanteria di
essersi spacciato in tutte le compagnie di Parigi come il primo violino
del mondo, fecelo sfigurare alcun poco. Invitato a sonare il primo di un
quartetto di Haydn, in compagnia di Kreutzer, Rode e Lamarre, questi tre
bravi artisti postisi a gara a chi meglio di loro adornava le sue parti,
lo misero in tal disordine che il povero Carilles restò compiutamente
smarrito, e bisognò tornarsene prestamente in Ispagna. Ma nel 1800,
fecesi sentire con applauso e con buon successo a Bordeaux, a Tolosa, a
Marsiglia, a Lione e finalmente in Parigi sul teatro dell'Accademia;
egli si è ora stabilito a Nantes, ed applicato a tenere scuola, forma
continovamente degli allievi che gli fanno onore.
CARISSIMI (Giacomo), maestro della cappella pontificia e del collegio di
Roma verso il 1609, fu riguardato in tutta l'Europa come il più valente
compositor del suo secolo, ed egli ha conservata cotesta riputazione
nelle generazioni di appresso. Carissimi fu il maestro di Cesti, di
Scarlatti, di Bononcini, di Bassani e di più altri. A lui attribuiscono
generalmente gl'Italiani l'attuale modificazione del recitativo, che
Caccini, Peri e Monteverde avevano veramente trovato prima, ma a cui non
avevano data ancora che imperfetta forma. Carissimi il perfezionò
dandogli un canto più facile, più naturale, e vie più ravvicinandolo
all'accento del parlar familiare. Egli fu eziandio il primo che diè
qualche movimento ed alcune figure al basso, fino allora assai pesante e
monotono; idea di cui in appresso si servì Corelli con tanto successo
nelle sue composizioni. Fu ancora egli il primo ad unire e introdurre
nelle chiese l'accompagnamento della musica instrumentale ne' mottetti;
e si dà anche per certo essere egli stato il primo inventor delle
cantate: pare pur nondimeno che egli abbia cominciato soltanto a
servirsene per la chiesa e per soggetti sacri. Le più celebri fra le sue
cantate sono il _Giudizio di Salomone_ ed il _Sacrifizio di Gefte_. Si
fanno generalmente grandi elogi de' suoi mottetti, e si cita
particolarmente quello che comincia, _Turbabuntur impii_: Galuppi
facevane grande stima. Il suo stile era dolce, fluido, senza che perciò
fosse men sublime e men nobile. Signorelli dice che quando egli veniva
lodato per la facilità del suo stile, rispondeva: _Ah! questo facile
quanto è difficile!_
CARLENÇAS (Giovenale de), autore di un'opera intitolata: _Essai sur
l'histoire des belles lettres, des sciences et des arts_, 4 vol. in 8º,
1751. Quest'è una storia ristretta dello spirito umano, un colpo
d'occhio sopra le scienze, e sopra l'arti d'eloquenza, della poesia,
della musica ec. “Esaminare, dice l'autore de la _Nouvelle Bibliothèque
d'un homme de goût_, (Paris 1808, tom. 4), esaminare senza veruna
eccezione ciascuna scienza, ciascun'arte in particolare, darne da prima
un'idea giusta, chiara, e precisa, fissare ad epoche certe la loro
origine, i loro progressi, la lor decadenza, il loro risorgimento;
seguirle presso tutti i popoli che le han coltivate, e fare il carattere
di tutti quegli che vi si sono distinti o per le loro scoverte, o pe'
loro scritti: ecco in qual maniera si è condotto _de Carlenças_
nell'esecuzione del suo libro, e si vede che questo piano corrisponde
perfettamente all'idea che fa nascere nello spirito dei lettori il
titolo del suo libro.”
CARLETTI, abbate in Roma, uno dei redattori del _Giornale delle belle
arti_, nella parte della poesia e della musica, che pubblicavasi in Roma
nel 1788, e ne' seguenti anni.
CARLO VI, Imperatore di Germania nel 1711, morto nel 1740, gran
conoscitore ed amatore della musica e fornito di tutte le cognizioni che
formano un vero virtuoso. Egli stabilì in Vienna un musico liceo, dove
insegnavasi a tutto rigore il contrappunto, massimamente il fugato: era
egli stesso gran contrappuntista e dilettavasi moltissimo a comporre e a
cantare de' canoni, ch'egli inoltre faceva scrivere da' migliori maestri
italiani e tedeschi. Un giorno ch'egli sonava al forte-piano lo spartito
di un opera di Fux, suo antico maestro di cappella, che gli volgeva le
foglie, esclamò questi con entusiasmo: _Ah! vostra Maestà potrebbe esser
maestro di cappella da per tutto!_ Al suo tempo il gran _Porpora_ se ne
viveva povero ed ozioso in Vienna, perchè la sua musica non piaceva a
quell'intelligente sovrano, trovandola troppa piena di trilli e di
mordenti. Hasse detto il Sassone, che era allora maestro della sua
Corte, e che stimava il Porpora, dopo aver fatto un oratorio per S. M.
ebbe l'ordine di farne un secondo. Egli, che era ottima persona, pregò
il direttore dalla musica di corte perchè ottenesse da S. M., che in
vece sua lo scrivesse il valente Porpora. Fattane la proposizione al
sovrano, rispose egli da prima che non amava quello stile caprino e
balbettante; ma lodata la generosità del richiedente, finì col dire che,
se ciò stavagli a cuore, glie lo accordava. Hasse tutto lieto corse
colla buona novella al collega, ma lo avverte di moderarsi ne' trilli.
Porpora scrive, e per tutto l'oratorio non mette un trillo, un mordente.
Si fece al solito la prova generale davanti all'imperatore, il quale
incantato della nuova maniera del Porpora, andava dicendo “È tutto un
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 2 - 03