Natalìa ed altri racconti - 13

Total number of words is 4358
Total number of unique words is 1770
36.8 of words are in the 2000 most common words
50.4 of words are in the 5000 most common words
58.0 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
dire, nel giorno in cui essi si accommiatavano, avevo un bel dire: —
Questa è sempre la vostra casa, dovete rammentarvene, dovete tornarci
spesso, chè sarete accolti come figliuoli. — Quanti ne tornavano poi,
o, pur tornandovi, quanti non si fermavano alla prima visita? Quanti
di quelli ch'eran lontani scrivevano più d'una lettera di cerimonia?...
Eh, cari signori miei, chi non è parato ai disinganni, non si consacri
all'educazione della gioventù.
Fatta questa riflessione profonda, il cavalier Flaminî offerse
nuovamente da bere al signor Nestore e alla signora Veronica, e
poich'essi lo pregarono di dispensarli, votò da solo la boccia di vino
che, mezza colma ancora, gli stava dinanzi; ciò che rese più varia e
più colorita, sebbene meno limpida, la sua eloquenza.
In principio prevalse la nota patetica. — Pur troppo molti di quelli
che avevano avuto le maggiori cure da me e da mia moglie, che avevano
mangiato i nostri migliori bocconi, che avevano figurato in prima
lista fra i nostri generi possibili, non si degnarono nemmeno, una
volta usciti di Collegio, di darci segno di vita. Peggio, peggio
assai; alcuni dissero roba da chiodi dell'Istituto, degl'insegnanti,
della Rosina, di me; ci accusarono di aver teso loro delle trappole,
ci misero in canzonatura.... Disgraziati!... Per me chi sparla della
scuola ove fu allevato è tutt'uno con chi percuote il seno che lo
nutrì. Latte per latte, qual è il più necessario?
Lasciando insoluto il problema, il signor direttore continuò:
— Per fortuna un manipolo di veterani ci restava fedele.... Ne tenevamo
a pensione due o tre che frequentavano l'Università cittadina; altri,
ch'erano del paese, seguitavano a bazzicarci in casa la sera per
giuocare al bigliardo o per fare un po' di musica.... Una dozzina in
tutti, compreso un paio di professori del Collegio, che, in mancanza
di meglio, potevano entrar in candidatura matrimoniale anch'essi.... Di
tratto in tratto, quand'eravamo a tu per tu la Rosina ed io, si tirava
fuori il registro delle figliuole, perchè c'era un registro scritto
dalla prima all'ultima riga di pugno di mia moglie. Ella n'era tanto
gelosa; e guai se sapesse ch'io ne parlo qui!... Ma spero bene che non
mi tradiranno.... Siamo fra amici.... Sì, c'era un registro. Ognuna
delle sei ragazze aveva una specie di conto, intestato al suo nome in
bel carattere rotondo: _Luisa,_ per esempio. Sotto la intestazione,
nella colonna a sinistra i nomi e i cognomi dei giovinetti che ci
parevano poter convenirle, con la data dell'iscrizione; nella colonna
a destra, allorchè per un motivo qualunque si doveva rinunziare a uno
dei candidati, si scriveva a fronte del suo nome e cognome un'unica
parolina: _Annullato_.... Dunque con la Rosa si tirava fuori il
registro, e lo si sfogliava, così per curiosità, ripassando nella
memoria quegli _annullati_.... Quanti erano!... A guardarli mi si
stringeva il cuore come se fossi in un cimitero.... Anche adesso....
E veramente il cavalier Flaminî aveva gli occhietti lustri, non si
sa se per la commozione o pel vino. Egli vi passò su il fazzoletto, e
riprese:
— La Rosa, più positiva di me, diceva: “O non hai pensato in che
imbroglio saremmo se dovessimo contentarli tutti?„ Quest'era Vangelo;
ma che colpa ne ho io se mi son sempre considerato il padre de' miei
allievi?
Il signor direttore andava divagando; citava nomi, citava date,
raccontava aneddoti che non avevano nulla a che fare con l'argomento;
onde la signora Veronica si permise di rimetterlo in carreggiata. —
Capisco; però l'essenziale si è che lei le sue ragazze le ha accasate
tutt'e sei.
— Oh questo sì. — rispose il cavaliere rasserenandosi in viso; — e per
merito della mia idea, per merito del Convitto.... La Luisa, la prima,
è in Toscana e ha sposato un ex-convittore che ha campagne sue e mi
manda del vinetto che vorrei aver qui; due ne ho a Milano, l'Ernestina
e l'Amalia; i mariti sono in commercio; quello dell'Ernestina ha un
deposito di vermut e altri liquori, in via Monforte 15.... roba scelta
e prezzi di favore.... un bravo figliuolo, che in Collegio aveva
una gran disposizione per la chimica.... anzi glielo raccomando se
avessero da far provviste. La Maria abita a Torino; oh! quella è stata
fortunatissima. Mio genero Ettore Giorgi è nipote del proprietario
della ditta Fratelli Giorgi del fu Angelo, _Fabbrica d'olî medicinali,_
in piazza dello Statuto N. 4.... Quando Ettorino era da noi, la sua
casa ci forniva l'olio di ricino per il Convitto.... un olio che è un
nettare.... La Bianca è lontana, pur troppo.... laggiù a Napoli, ove il
suo sposo ha un posto in una redazione di giornale.... una testolina
vulcanica, fin da piccolo; appassionato per la politica.... non mi
meraviglierei di vederlo col tempo alla Camera dei deputati.... La sola
ch'è rimasta con me è la Paolina.... Non per lagnarmi, ma con tanti
aspiranti che ella aveva avuto, speravo che trovasse meglio.... Basta,
questo mio genero.... del rimanente un ottimo giovine.... non aveva
impiego, e l'ho nominato io professore nel mio Collegio; insegna la
letteratura e la bicicletta; conduce a spasso i convittori.... adesso
è con loro in una gita sui laghi.... Già io non ho maschi: prevedo
che lascierò a lui la direzione dell'Istituto.... Una volta le cose
avviate, non ci son difficoltà, e anche la croce di cavaliere, se il
ministro non mi manca di parola, mio genero l'avrà più presto che non
l'abbia avuta io.... Così va il mondo....
— E nipotini ne ha? — chiese il signor Nestore.
Il signor direttore allargò le braccia. — _Crescite et
multiplicamini_.... Ho dieci nipotine.... È la viziatura materna....
Nella mia famiglia non nascono che femmine.... Per fortuna che c'è
sempre il Collegio.
— Beato lei! — esclamarono i conjugi Ariani. Ma nella loro fisonomia
appariva un profondo sconforto. Il metodo del signor direttore non
aveva applicazione pratica per essi. Nè il Collegio-convitto Flaminî,
nè alcun altro Convitto del mondo poteva ormai fabbricare un marito per
la loro Tilde.
Anche sulla fronte del cavaliere s'era stesa una nube. Egli aveva la
vaga coscienza d'aver parlato troppo, e guardava con aria di rimprovero
la boccia vuota, come se avesse colpa lei d'esser stata bevuta.
A un tratto la signora Veronica tese l'orecchio e disse: — Mi par di
sentire la voce della signora Rosa.
Il signor direttore arrossì, raccolse in fretta gli occhiali e se
li accomodò sul naso, sforzandosi di riassumere l'aspetto grave e
cattedratico che piaceva a sua moglie.


COSCIENZE AGITATE

I.
Posto sul pendio d'un'amena collina che monti più alti difendono dai
venti di settentrione, ricco d'acque sorgive che abbeverano tutto
l'anno le belle praterie circostanti, il paese di Sant'Angelo dei
Pastori godeva sino a poco tempo addietro la fama invidiabile d'esser
uno dei luoghi d'Italia ove le malattie sono più rare ed è minore
la mortalità. Non è quindi da maravigliarsi che il vecchio albergo
ed il nuovo fossero ogni autunno pieni di forestieri e che vi si
fabbricassero ville e _chalets_ a cui non mancavano mai gl'inquilini.
Nè Sant'Angelo dei Pastori si vantava soltanto del suo clima, della sua
posizione, delle sue acque e della sua salubrità; esso andava superbo
altresì del suo segretario municipale, signor Geronimi, che sostituiva
il sindaco sempre assente, del suo parroco don Prospero, affabile,
gioviale, gran giuocatore di bocce, e del suo farmacista Saverio
Dorini, detto _il Mago_.
Anzi, per esser sinceri, il signor Dorini era tenuto anche in maggior
conto del segretario e del parroco. La sua farmacia all'insegna del
_Leone_ e della _Giraffa_ alla quale la gente veniva a provvedersi di
medicinali da quindici, da venti miglia di distanza, era considerata
una gloria locale. E quella farmacia non poteva scindersi dalla persona
del suo proprietario e conduttore, che l'aveva portata a così alta
riputazione con la sua opera sagace e indefessa.
I confratelli invidiosi schizzavano veleno contro il signor Saverio,
mettevano in canzonatura il suo soprabito scuro che gli scendeva fino
alle calcagna ed era chiuso fino al collo, le sue scarpe di panno, il
suo berretto di velluto col fiocco di seta, la sua faccia macilenta e
legnosa ove brillavano due occhietti che parevano fatti col succhiello;
e, quasi ciò non bastasse, malignavano sulla sua aria di mistero, sulla
sua vita solitaria, sul suo gatto Masaniello dal pelo nerissimo, dagli
occhi lucenti come due monete d'oro, gettavano sospetti sulla sincerità
dei suoi prodotti farmaceutici, cercavano nuocergli presso i contadini
ignoranti chiamandolo _il Mago_. E l'epiteto aveva fatto fortuna; ma,
volutogli dare dai rivali con un significato ingiurioso, era rimasto
aggiunto al suo nome come un titolo nobiliare per merito de' suoi
compaesani. Un mago sì, un mago benefico che aveva saputo arricchire
giovando agli altri, che non si concedeva riposo nè di giorno nè
di notte, e che attendendo quasi solo ai suoi negozi non aveva mai
commesso una svista.
Del loro affetto per questa fenice dei farmacisti, gli abitanti di
Sant'Angelo dei Pastori diedero una prova solenne tre anni or sono,
quand'egli, ridotto in fin di vita da una fiera malattia, superò
insperatamente la prova. Vi fu allora persino chi propose di erigergli
addirittura un piccolo ricordo marmoreo, come fece la Repubblica
di Venezia al doge Francesco Morosini, _adhuc viventi_. L'idea fu
abbandonata per desiderio espresso del modesto signor Dorini che ne
aveva avuto sentore, ma intanto s'era potuta raccogliere in cinque
giorni la somma di undici lire e venticinque centesimi, erogate subito
in opere di pubblica beneficenza.

II.
È però un caso singolare. Appunto da circa tre anni, le cose di
Sant'Angelo dei Pastori non vanno più come una volta. Il paese, sfido
io, non ha mutato nè situazione, nè clima, e le sue acque continuano
a scorrere limpide, pure, abbondanti; il signor Geronimi è sempre il
_factotum_ del Comune, gli stessi due medici si dividono la clientela,
don Prospero regge sempre la parrocchia, il signor Saverio Dorini,
detto _il Mago,_ siede sempre dietro il banco della sua farmacia sulla
cui insegna dipinta a nuovo il fiero leone dalla lunga criniera e la
mite giraffa dal lunghissimo collo seguitano a guardarsi in patetico.
E, fino a ieri, il gatto Masaniello, tacito e grave, compiva le solite
evoluzioni fra i boccali e sugli orli delle scansie, o si accosciava
sulla soglia in atteggiamento di Sfinge.
Ma il signor Geronimi, uomo versato negli studi statistici, ha notato
un piccolo aumento nella media della mortalità a Sant'Angelo dei
Pastori, e questo fatto unito ad un altro che cade sotto gli occhi
di tutti desta le sue ansietà patriottiche. L'altro fatto è questo:
il farmacista ed il parroco hanno cambiato umore e abitudini. Sarà
discutibile se abbiano cambiato in meglio od in peggio; il cambiamento
è sicuro. Il signor Dorini, il quale prima d'ammalarsi non andava in
chiesa che nelle feste solenni, adesso mostra uno straordinario fervor
religioso e si confessa ogni mese. Bisogna dire però che la fede non
gli dia la pace dell'animo, perchè è turbato, inquieto, come se un
pensiero molesto lo crucci. Nè passa più due o tre ore ogni notte
chiuso nel suo laboratorio con l'unica compagnia del suo gatto; lo si
vede invece, in quell'ore, girar solo nell'orto, con la testa china
sul petto e le mani dietro la schiena, lasciando che Masaniello, privo
delle usate occupazioni, si dedichi sfacciatamente al libertinaggio,
corra sui tetti, penetri nelle case altrui e spaventi le oneste
famiglie col miagolio petulante e il luccicar delle gialle pupille. Don
Prospero, dal canto suo, già così gaio e socievole, sfugge le allegre
brigate, gioca di rado alle boccie, ed è sovente nervoso e irascibile,
sopratutto dopo i suoi colloqui spirituali con l'amico Saverio. E sì
che per un ministro del Signore non dovrebb'esser piccola soddisfazione
l'aver ricondotto all'ovile una pecorella smarrita.
Povero don Prospero! Non vorremmo calunniare un degno ecclesiastico,
ma abbiamo forti ragioni per credere ch'egli dica spesso in cuor suo:
— Benedetto uomo quel Saverio! Dal momento ch'egli era giunto sulla
soglia del Paradiso, che ghiribizzo gli è saltato di far frontindietro
e di rimanere in questo brutto mondacccio ove rischia di compromettere
di nuovo la salute dell'anima sua?
Ah, il giorno della confessione di Saverio Dorini (della prima) era
stato un dì memorabile pel parroco di Sant'Angelo dei Pastori. Con zelo
d'apostolo egli era accorso al letto del moribondo, con mansuetudine
di santo ne aveva ascoltato le rivelazioni inattese, con gaudio di
sincero credente ne aveva accolto il pentimento e gli aveva concessa
l'assoluzione. Quindi ai curiosi che affollati intorno alla farmacia
tentavano strappargli qualche indiscrezione egli s'era contentato di
dire: — Fa una gran bella morte.... Una morte da vero cristiano.
— Non poteva essere altrimenti, — qualcheduno aveva soggiunto. — Dopo
una così bella vita!
Senza rispondere, don Prospero s'era ritirato frettolosamente in
canonica, ove alla serva Cesira che lo tempestava di domande aveva
ripetuto l'identica dichiarazione: — Fa una gran bella morte.
Ma la sera, tornando dal _Mago,_ l'aveva trovato in condizioni molto
migliori; la mattina il medico era venuto in persona ad annunziargli,
che, secondo lui, il signor Saverio era fuori di pericolo.
— Diamine, diamine! — aveva borbottato fra i denti il buon prete.

III.
Tutti i particolari di quella confessione erano stampati in caratteri
indelebili nella memoria di don Prospero a cominciar dalla fuga
precipitosa del gatto Masaniello che, sguisciando dalla camera del
malato in un accesso di folle terrore, gli si era impigliato nella
tonaca e fra le gambe. C'erano momenti in cui egli sarebbe stato in
grado di ripetere parola per parola le cose dettegli dal farmacista, e
di aggiungervi l'esclamazioni che la sorpresa gli aveva strappato dal
labbro, le interruzioni, l'esortazioni che aveva fatto. Gli bastava
chiuder gli occhi per rievocare la scena.
Ecco, dopo liberatosi la coscienza di alcuni peccatucci minori,
il signor Saverio si alzava faticosamente sul gomito, e tirando un
sospirone principiava: — Ella sa, caro don Prospero, di quanta stima io
godessi come farmacista....
A cui egli, il sacerdote: — Stima meritatissima, figliuolo. Ma non
conviene esaltarsi.
— Eh si tratta di ben altro che di esaltarsi.... Se su cento medicinali
esistenti nel mio laboratorio ce n'eran dieci di genuini è già
molto.... L'olio di ricino, la cassia in canna, la polpa di tamarindo,
non dico.... Ma il resto! Pillole, acque minerali....
Qui a don Prospero era scappata una frase di cui egli si pentiva
amaramente, come di quella che tradiva una preoccupazione affatto
personale: — Anche le acque minerali!
Don Prospero faceva ogni estate la cura delle acque di San Pellegrino.
— Le acque minerali sopratutto, — continuava l'infermo.... Però in modo
da non recar danno alla salute....
— Meno male.... Avanti, avanti, figliuolo.
— Ah, da questo lato non ho rimorsi.... Delle disgrazie non ne son
successe per causa mia.... Forse col mio sistema se ne sono evitate....
Si ricorda, don Prospero, quel giovine tedesco che anni sono, mentr'io
ero fuori di paese, era riuscito a procurarsi dal mio garzone una
fortissima dose di laudano ch'egli ingoiò tutta d'un colpo credendo di
morire? Invece egli se la cavò con una dormita di ventiquattr'ore....
Mi son sempre servito di sostanze innocue.... Per i medicamenti
liquidi, dell'acqua del mio pozzo, ch'è la migliore del paese.... Avevo
un buon assortimento di bottiglie, di etichette, di tappi e facevo da
me tutto il lavoro.... Per esempio da una bottiglia d'acqua di Vichy
ne venivano tre.... Per le polveri, per le pillole, c'era la farina
finissima, la gomma arabica....
A questo punto il signor Saverio s'era sentito mancar le forze e aveva
lasciato ricader la testa sul capezzale.
— Basta, figliuolo, basta, — aveva detto don Prospero. — Non vi
affaticate, non vi agitate.... Senza dubbio il peccato è grande.
Avete ingannato la buona fede del pubblico.... vi siete arricchito
illecitamente.
— Ho fatto molte carità, — sussurrò il farmacista con un filo di voce.
— Non sono carità buone quelle che si fanno coi danari carpiti agli
altri.... A ogni modo, voi riconoscete il vostro torto?.
Il malato accennò di sì col capo.
— La misericordia di Dio è infinita e non manca mai a chi si pente con
sincerità ed effusione di cuore. Vi pentite, figliuolo?
— Sì, sì.
Docile, ubbidiente, il signor Saverio, col poco fiato che gli
rimaneva, compì il suo atto di contrizione, ripetè con fervore le
preghiere recitate dal sacerdote, promise, se il cielo gli accordava
ancora qualche anno di vita (non lo sperava, ma al Signore nulla è
impossibile) promise di condurre d'allora innanzi la farmacia secondo
le norme della più rigorosa onestà, di frequentare le funzioni di
chiesa, di osservare il magro e i digiuni, di ristaurare a sue spese
il campanile e di andare nel settembre in pellegrinaggio alla Madonna
di Monte Balestro. Tutte cose che spiegavano l'affermazione enfatica di
don Prospero: — Fa una gran bella morte.

IV.
Appena guarito, il signor Saverio Dorini portò al parroco un acconto
della somma necessaria pei lavori del campanile, vi aggiunse un'offerta
per i poveri, e s'intrattenne lungamente di soggetti religiosi,
mostrando tutto lo zelo d'un neofita.
— Bravo, bravo, figliuolo, — diceva don Prospero. — Mi avete dato una
delle maggiori consolazioni della mia vita.... Ma intendiamoci, veh....
Voi dovete mantenere il vostro impegno circa alla farmacia.... Non più
sotterfugi, non più falsificazioni.... Prodotti genuini, e nient'altro.
— Si figuri, don Prospero.... E poi non verrò da lei ogni mese?.... Non
le racconterò tutto.... in confessione?
— Anche fuori di confessione.... quando volete.... nel mio orto, a tu
per tu, con un buon bicchiere di vino davanti.
— No, no, son temi delicati.... E mi raccomando, per carità.... Di
quello che ha saputo....
— Mi meraviglio! — interruppe don Prospero, scandalizzato del dubbio
ingiurioso.
Pei primi tempi le cose andarono a gonfie vele, e il farmacista
ebbe persino l'eroismo di distruggere con le sue mani alcuni vecchi
medicinali adulterati per non cedere alla tentazione di rimetterli in
vendita.
— È proprio un sant'uomo, — pensò don Prospero il giorno in cui
ricevette questa confidenza sbalorditiva.
Era anche l'opinione delle donnicciuole del paese, le quali, quando
videro _il Mago_ accompagnarsi a loro per andare a piedi, secondo il
voto ch'egli aveva fatto, in pellegrinaggio alla Madonna di Monte
Balestro, ruppero in esclamazioni ammirative e vollero una per una
baciargli il lembo del vestito.
Naturalmente, fra gli _spiriti forti,_ vi furono scrollatine di spalle
e allusioni sarcastiche. E ch'erano ostentazioni bell'e buone, e che i
farmacisti devono attendere al loro mestiere e non fare i collitorti,
e che certo il signor Saverio aveva dei gran peccati sull'anima se
provava il bisogno di bazzicare tanto in chiesa.
E c'erano gl'indiscreti che tastavano il parroco. — Ah, don Prospero,
chi sa che orrori avrà sentito da quel signor Saverio! Se potesse
parlare!
— Zitti là, scomunicati! Quel Saverio è un sant'uomo.
Don Prospero diceva così, forse convinto, forse no.
E presto il _sant'uomo_ cominciò a dargli non poche tribolazioni.
Veniva al confessionale, s'accusava di parziali ricadute negli antichi
errori. Rispettava i medicamenti solidi; gli accadeva talvolta, per
distrazione, di _allungare_ i liquidi.
— In nome di Dio benedetto! — esclamava il sacerdote. — Non torniamo da
capo.
— Che vuole? Con tutte quelle bottiglie, quelle etichette, quei tappi
che mi son rimasti in magazzino, con quel pozzo eccellente che ho sotto
le mani, è uno scongiuro....
— E voi distruggete le vostre bottiglie, le vostre etichette, i vostri
tappi.... Avete pur fatto qualcosa di simile in passato.
— Delle scatole di pillole, delle cartoline di polveri son presto
distrutte.... Ma quella roba voluminosa....
— Vendetela quella roba.... o regalatela.
— Oh sì.... Sarebbe il modo di svegliare i sospetti.
— Chiudete il pozzo allora.
— E per gli usi domestici?
— C'è tanta acqua in paese.
— No, don Prospero, le giuro che d'ora in poi starò in guardia.
M'imponga che penitenza crede, ma mi assolva per oggi.... Vedrà, vedrà.
Don Prospero si lasciava commovere, imponeva la penitenza e rimandava
assolto il peccatore.
Una volta però egli fu irremovibile. _Il Mago_ aveva avuto l'impudenza
di proporgli una specie di compromesso. Avrebbe limitate le sue
manipolazioni a certe acque, astenendosi scrupolosamente dal toccar le
altre.... quelle di San Pellegrino, per esempio.
L'onesto sacerdote scattò. — Ma questo è un ricatto. E avete il
coraggio di tenermi un discorso di questa specie, in confessione?
Profanatore! Via, via subito.
E poichè il signor Saverio s'indugiava, biascicava delle scuse, don
Prospero lo piantò in asso.
La lezione servì, e successe un periodo nel quale il nostro farmacista
non sgarrò d'un punto.
— Nessuna miscela, nessuna sofisticazione? — chiedeva il parroco.
— Nessuna.
— Proprio?
— Che il Signore mi punisca qui all'istante se dico una bugia.
— Bravo, amico mio. Perseverate.
Ma una mattina, dopo che nella settimana c'erano stati due funerali in
paese, Dorini si presentò turbatissimo al suo confessore. — Caro don
Prospero, io ho una gran paura che volendo far il bene noi facciamo il
male.
— Cosa c'è? Che fisime son queste? Spiegatevi.
— Ha visto di quei poveri Giorgetti e Silanda?
— Son morti, pur troppo.... Me ne dispiace perch'erano due buoni
diavoli, due padri di famiglia.... Meno male che avevano qualche po'
di terra e i figliuoli non restan nella miseria.... Insomma, _pulvis
sumus_.
— Ebbene, avevano l'identica malattia e son stati curati con
gl'identici rimedi, arsenico e noce vomica, che quattr'anni fa si
son somministrati al gastaldo del conte Ferro e a Gigi Bonai, il
maniscalco, i quali son guariti tutti e due e adesso stanno meglio di
noi.
— Oh bella, si sa, con la stessa malattia, con la stessa cura chi
guarisce e chi no.
— Sissignore; però, quattr'anni fa, quei veleni, perchè sono veleni,
uscivano in ben altra forma dalla mia farmacia. Un bambino avrebbe
potuto prenderne qualunque dose senz'accorgersene. Ora sono genuini, e
ammazzano.
— Ammazzano, ammazzano? I medici sapranno il loro mestiere.
— Sarà: per me son convinto che s'io non cambiavo sistema quei due
disgraziati campavano.
— Che vorreste concludere?
— Niente. Lei fa il suo dovere a ordinarmi quello che mi ordina, io
faccio il mio a ubbidirle. Ma roviniamo il paese. Anche iersera, in
farmacia, il segretario Geronimi e il dottor Cianchi dicevano che la
salute pubblica è peggiorata, che i forestieri cominciano ad essere in
sospetto e che da due autunni si notano delle diserzioni.

V.
Don Prospero rimase con questa spina nel cuore. Gli pareva assurdo,
gli pareva immorale il pensare che la maggior lealtà d'un farmacista
dovesse aver per effetto un peggioramento nella salute pubblica;
tuttavia, se in qualche punto Dorini avesse ragione, se l'abuso dei
rimedi fosse fatale e se il render innocui questi rimedi fosse un
correttivo della mala tendenza dei medici a esagerare nelle ricette?
Un gran problema. A ogni modo, poteva egli permettere, tollerare le
frodi? Al penitente che si accusava d'ingannare la propria clientela
poteva egli dire — Continuate? — Poteva cader nell'agguato che forse
Dorini gli tendeva, e, con le sue compiacenze, legittimar dei guadagni
illeciti?
E il guaio si era che quel furbo del _Mago_ non si lasciava sfuggir una
sillaba sull'argomento fuori di confessione, e imponeva quindi a don
Prospero il più scrupoloso segreto, sotto pena di sacrilegio.
Si tirava avanti così. Con l'usata regolarità Saverio Dorini veniva
a fare il suo atto di contrizione ed era rimandato ora assolto ora
no, perchè se il farmacista aveva abbandonato le falsificazioni su
larga scala, ricascava ogni tanto nelle piccole. Comunque sia, egli
accettava con mansuetudine le penitenze che gli erano inflitte, ma
di tratto in tratto tornava volentieri sulla sua teoria di medicinali
_semplificati,_ e citava casi, anche recenti, di malati gravi ch'eran
guariti prendendo poco più che dell'acqua fresca o della farina
schietta mentre credevano di prendere o l'antipirina, o il calomelano,
o l'aconito, o qualche pasticcio simile.
Un giorno don Prospero commise un'insigne debolezza.
— Sentite un po', caro Saverio. Con quelle che chiamate semplificazioni
voi otterrete una gran riduzione sul costo....
— Oh Dio, non dico di no.
— E vendete ai prezzi degli altri?
— È necessario, per non rovinare il mestiere.
— Ecco, se tutto quello che risparmiate, fino all'ultimo soldo, lo
deste ai poveri, chi sa ch'io non fossi più corrivo?
Ma Dorini protestò. Del danaro in carità ne spendeva già molto; non
poteva esporsi al rischio di passare per dissipatore e di perdere il
credito di cui ogni industriale ha bisogno.
Il rifiuto del farmacista fu una fortuna per don Prospero che s'era
accorto immediatamente di aver messo il piede in fallo e sarebbe stato
in un bell'impiccio se _il Mago_ avesse accondisceso a stringere il
contratto. Anzi, riflettendoci, egli temette d'esser caduto in peccato
mortale pel solo fatto della proposta.
E a pranzo non toccò quasi cibo, tanto aveva la coscienza angustiata.
La serva Cesira, che da un pezzo lo vedeva così diverso da quello d'un
tempo, uscì allora in queste gravi parole:
— Lo so io che cosa c'è di guasto in paese.
— Eh? — fece il parroco.
— C'è il diavolo, — affermò la donna con serietà imperturbabile.
Don Prospero trasalì. Era figlio di contadini, e nonostante il suo
naturale buon senso non era mai riuscito a liberarsi interamente dai
pregiudizi ereditari.
Pur volle fare il disinvolto. — Sciocchezze!
— C'è il diavolo, — ripetè la serva. — E son parecchi anni che c'è.
— Finiamola! — disse don Prospero nella vaga apprensione di sentir
accusar il suo penitente Dorini. E soggiunse ironico: — Son parecchi
anni che c'è, e aspettate adesso ad avvisarmene?
Con l'ostinazione delle sue pari, la femmina riprese: — Finchè _il
Mago_ se lo teneva con sè la notte, fin che lavoravano insieme, non
dava disturbo a nessuno, e forse la farmacia andava meglio. Ora _il
Mago_ è rientrato in grazia di Dio e quello si sbizzarrisce a spese dei
cristiani.
Il parroco era in preda a un indistinto malessere. _Quello?_ chi era
_quello?_ Chi era il misterioso collaboratore di Dorini?
— Alle corte, spiegatevi. Chi è questo signor diavolo?
— Come non se lo immagina? È il gatto Masaniello che anche questa notte
è venuto nel nostro orto a rubare una gallina.
Don Prospero avrebbe voluto ridere, ma non poteva. Senza dubbio
erano minchionerie; nondimeno egli si ricordava di certe storie udite
nell'infanzia, secondo le quali il demonio non isdegnava di vestir la
forma di qualche animale domestico per sorprendere la buona fede delle
famiglie.
— Provi a esorcizzarlo, — suggerì la Cesira.
— Un gatto?
La serva si meravigliò dell'obbiezione. Nel suo villaggio, da bimba,
ell'aveva visto esorcizzare una capra.
— Basta, — disse don Prospero, alzandosi in piedi. — Tronchiamo questo
discorso. — La Cesira uscì proferendo minaccie incomprensibili.
Dopo una notte insonne, don Prospero prese una risoluzione energica
e partì all'alba pel capoluogo ove chiese ed ottenne un'udienza dal
vescovo della diocesi. Allorchè, ventiquattr'ore più tardi, egli
rientrava in canonica meditando su gli aurei consigli del venerabile
prelato, gli si affacciò sulla soglia la Cesira, nell'atteggiamento
di Giuditta reduce dal campo nemico. Anch'ella aveva ucciso il suo
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Natalìa ed altri racconti - 14
  • Parts
  • Natalìa ed altri racconti - 01
    Total number of words is 4378
    Total number of unique words is 1701
    36.5 of words are in the 2000 most common words
    52.6 of words are in the 5000 most common words
    60.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Natalìa ed altri racconti - 02
    Total number of words is 4467
    Total number of unique words is 1695
    36.9 of words are in the 2000 most common words
    51.2 of words are in the 5000 most common words
    58.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Natalìa ed altri racconti - 03
    Total number of words is 4377
    Total number of unique words is 1731
    35.1 of words are in the 2000 most common words
    51.4 of words are in the 5000 most common words
    59.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Natalìa ed altri racconti - 04
    Total number of words is 4379
    Total number of unique words is 1766
    37.5 of words are in the 2000 most common words
    54.5 of words are in the 5000 most common words
    62.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Natalìa ed altri racconti - 05
    Total number of words is 4364
    Total number of unique words is 1789
    34.6 of words are in the 2000 most common words
    49.0 of words are in the 5000 most common words
    56.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Natalìa ed altri racconti - 06
    Total number of words is 4328
    Total number of unique words is 1749
    36.8 of words are in the 2000 most common words
    52.5 of words are in the 5000 most common words
    59.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Natalìa ed altri racconti - 07
    Total number of words is 4404
    Total number of unique words is 1755
    34.1 of words are in the 2000 most common words
    48.4 of words are in the 5000 most common words
    55.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Natalìa ed altri racconti - 08
    Total number of words is 4322
    Total number of unique words is 1762
    37.1 of words are in the 2000 most common words
    50.1 of words are in the 5000 most common words
    57.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Natalìa ed altri racconti - 09
    Total number of words is 4241
    Total number of unique words is 1598
    39.1 of words are in the 2000 most common words
    53.9 of words are in the 5000 most common words
    59.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Natalìa ed altri racconti - 10
    Total number of words is 4493
    Total number of unique words is 1876
    33.9 of words are in the 2000 most common words
    50.1 of words are in the 5000 most common words
    57.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Natalìa ed altri racconti - 11
    Total number of words is 4445
    Total number of unique words is 1887
    34.8 of words are in the 2000 most common words
    48.8 of words are in the 5000 most common words
    56.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Natalìa ed altri racconti - 12
    Total number of words is 4431
    Total number of unique words is 1784
    36.4 of words are in the 2000 most common words
    51.4 of words are in the 5000 most common words
    59.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Natalìa ed altri racconti - 13
    Total number of words is 4358
    Total number of unique words is 1770
    36.8 of words are in the 2000 most common words
    50.4 of words are in the 5000 most common words
    58.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Natalìa ed altri racconti - 14
    Total number of words is 4244
    Total number of unique words is 1768
    35.1 of words are in the 2000 most common words
    50.7 of words are in the 5000 most common words
    58.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Natalìa ed altri racconti - 15
    Total number of words is 4447
    Total number of unique words is 1897
    34.0 of words are in the 2000 most common words
    49.4 of words are in the 5000 most common words
    56.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Natalìa ed altri racconti - 16
    Total number of words is 4390
    Total number of unique words is 1984
    31.5 of words are in the 2000 most common words
    47.3 of words are in the 5000 most common words
    55.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Natalìa ed altri racconti - 17
    Total number of words is 4263
    Total number of unique words is 1772
    35.2 of words are in the 2000 most common words
    51.1 of words are in the 5000 most common words
    58.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Natalìa ed altri racconti - 18
    Total number of words is 3222
    Total number of unique words is 1409
    39.5 of words are in the 2000 most common words
    54.1 of words are in the 5000 most common words
    60.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.