Natalìa ed altri racconti - 01

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ENRICO CASTELNUOVO

_Natalìa_
ED ALTRI RACCONTI

NATALÌA. — DUE FUNERALI.
ALLA “TRAVIATA„. — IL SIGNOR ANTENORE.
I CAVALIERI DELL'IMMACOLATA.
IL DOTTORE “DREAMS„.
ASSOLTO. — ALLO STABILIMENTO IDROTERAPICO.
NELLA NEBBIA. — LA LETTERA.
LE CONFIDENZE DEL DIRETTORE.
COSCIENZE AGITATE.
NELLE VACANZE DI SUA ECCELLENZA.
JOLIE. — L'ISOLA FORTUNATA.
EPILOGO.

MILANO
FRATELLI TREVES, EDITORI
1899.


PROPRIETÀ LETTERARIA
_I diritti di riproduzione e di traduzione sono riservati per
tutti i paesi, non escluso il Regno di Svezia e di Norvegia._
Tip. Fratelli Treves.


NATALÌA

I.
In quella calda giornata di maggio, Ernesto Landi faceva un po' di
siesta dopo colazione quando sentì picchiar forte all'uscio.
— Chi è? — egli borbottò fra la veglia e il sonno.
— Sono io. Si può entrare?
— Un momento, — rispose Landi levandosi a sedere. — Un momento.
Aspettami di là.
Egli aveva riconosciuto la voce di Lidia, la moglie di suo nipote
Fìdoli, nella cui casa egli abitava da alcuni anni.
— Spicciati, — ripetè dal di fuori la voce piena d'orgasmo.
— Un momento. Ci sono disgrazie?
— Or ora ti dirò.
— Valentina?
— È a scuola.
— Lo so.... Temevo le fosse accaduto qualcosa.
— No, grazie al cielo, non si tratta di lei.... Ma se vengo a
disturbarti così, avrò le mie ragioni.... Sei a letto che ti chiudi a
chiave?
— Fa conto ch'io fossi a letto.... Ero svestito.... Non cascherà il
mondo se aspetti un minuto.
I minuti della toilette di suo zio parevano sempre lunghi alla Lidia;
quel giorno le parvero eterni, bench'egli si affrettasse assai più del
solito.
— In nome di Dio, — ella disse allorch'egli si mostrò sulla soglia, in
veste da camera, terminando di farsi il nodo della cravatta.
Era un uomo verso la sessantina, di persona ancora svelta ed elegante,
di lineamenti regolari, ma con gli occhi pesti, con la pelle del
viso alquanto floscia e aggrinzita, segni infallibili di abitudini
dissipate. Del rimanente, come accade a molti libertini, Ernesto Landi
riusciva simpatico, oltre che per l'aspetto piacevole, anche pei modi
bonari e per una certa facile arguzia.
Egli stava per protestare contro le impazienze della nipote, ma la
fisonomia stravolta di lei lo dissuase dalle recriminazioni. Domandò
invece: — Che cos'è successo?
Lidia gli porse una lettera, intimandogli: — Leggi.
Ernesto Landi si avvicinò alla finestra, sollevò alquanto le stecche
delle persiane per far entrare più luce nella stanza, e guardò con la
lente la soprascritta, di cui, sulle prime, non parve riconoscere la
calligrafia.
— È una lettera diretta a tuo marito, — egli disse senza decidersi a
levarla dalla busta. — _Signor avvocato Carlo Fìdoli.-Sue mani._
— Sì, la busta non l'ho aperta io. L'ho trovata aperta.... E pure quei
caratteri dovrebbero esserti familiari....
Ernesto fissò con maggiore attenzione la soprascritta. — Ah! — egli
fece. E slanciò a Lidia un'occhiata interrogativa.
Questa vide che lo zio aveva capito, e nel timore ch'egli potesse voler
trattenersi la lettera, gliela strappò vivamente di mano.
— Sicuro, è di Natalìa, della tua cara Natalìa.... E ora, per
risparmiarti la fatica, te ne darò lettura io stessa.
Tirò fuori dalla sopraccarta il biglietto profumato, lo spiegò e
lesse con voce vibrante di collera: “Carlo mio. — Siamo quasi in
porto. Morini non accetta il trasloco. L'ho persuaso che sarebbe una
bestialità il lasciarsi sbalestrare in fondo all'Italia per una misera
promozione che gli verrà anche restando qui, sol che abbia un po'
di pazienza. Adesso bisogna ottenere che a Roma non si ostinino. Il
Presidente del Tribunale con cui ho parlato e ch'è contentissimo di
aver presso di sè un giudice del valore di Morini mi disse che qualche
volta al Ministero stentano a tornar sulle decisioni prese. Egli a ogni
modo ci appoggerà. Fa tu il resto in questa settimana che vai a Roma,
tu che conosci tanti pezzi grossi della politica e della burocrazia.
Anche mio marito, senza scherzi, te ne sarebbe riconoscente. Egli non
sospetta di nulla, figúrati. La sua Natalìa, e non si va più in là....
Checchè vedesse, non crederebbe.... Da Roma scrivimi. E fammi saper
quando torni.... Passeremo ancora insieme molte di quelle ore deliziose
nel nostro nido.... Ti rammenti, amore?... Un tenero abbraccio dalla
tua Natalìa.„
La Lidia che aveva, leggendo, sottolineato ogni frase, cacciò in
tasca il foglio sgualcito, e piantatasi dinanzi allo zio, esclamò
ironicamente: — Almeno c'è il merito della chiarezza.
Confuso, turbato, Ernesto Landi balbettò: — Io casco dalle nuvole.
— Oh, — ella ribattè in tono sarcastico. — Spero bene che non avrai
creduto alla virtù di Natalìa.... Ci vuole il povero Morini per
crederci.... Tu poi meno di qualunque altro avevi diritto di farti
illusioni.... Ci sono qualità ereditarie.
— Via, Lidia, lascia in pace i morti.
Ma la giovine signora continuò tra seria ed ironica: — Cerco anzi
di attenuare la responsabilità della tua protetta.... Aveva la
corruzione nel sangue.... Tu sei stato generoso.... Hai pagato
largamente il debito che avevi verso la madre, procurando di riabilitar
la figliuola.... Le hai assegnato una dote.... L'hai sposata a un
galantuomo.... L'hai introdotta in case di galantuomini, in casa
nostra, per esempio, ove ha portato il suo alito vizioso, ove ci ha
rubato la pace....
— Chi poteva immaginarselo?
— Io, — disse Lidia, — io dovevo immaginarmelo pensando da quali
origini ella veniva, guardando quella sua bellezza procace e superba.
Invece, sciocca, ci ho dormito su.... Mi son limitata a trattarla
con un certo sussiego, a respinger l'intimità ch'ella mi offriva....
Non era donna con cui potessi stringermi in lega.... Le ho sentito
attribuire persino tre amanti in una volta.
— Esagerazioni! — interruppe Landi.
— Se ne spiattellavano i nomi e i cognomi, — riprese la nipote. — Ma
questo, confesso la mia viltà, mentre mi raffermava nel proponimento
di tenerla a una rispettosa distanza, mi rassicurava sotto un altro
aspetto. Dicevo a me stessa: I tre amanti le daranno da fare a
bastanza.... Come se la donna che ne ha tre non possa averne quattro,
cinque, una dozzina!... Solo negli ultimi tempi non ero tranquilla....
A ogni modo, se il caso non mi faceva cader tra le mani questa
lettera....
— Fu proprio il caso? — domandò lo zio.
— Sì; mezz'ora fa sono andata in studio di Carlo per cercarvi una
polizza da pagare che doveva essere sulla sua scrivania.... Trovai
la polizza, e lì accanto, senza dubbio dimenticata, la lettera ch'è
di questa mattina perchè c'è scritto a piedi martedì, e di cui ho
subito indovinato la provenienza dalla calligrafia e da quell'orribile
profumo.... Potevo non leggerla, ma non è permesso esigere da nessuno
l'abnegazione dei santi.
— E ora che mediti? Uno scandalo?
— Se sarà necessario, — rispose Lidia. — Dipende da te.
— Da me?
— Da te, e da lei, s'intende.... Ma tu sei l'unica persona che possa
aver autorità sulla Morini.
— No, no, non lo credere, — disse lo zio smarrito, sgomento.
— Ti deve tutto, — insistè Lidia con energia. — La sua posizione, la
sua agiatezza.... tutto insomma.... Vorrei vederla risponder di no a un
tuo ultimatum.
— Non è vero, Lidia.... Io non ho il diritto d'imporle alcun ultimatum.
— Te ne lavi le mani? — proruppe la signora Fìdoli accendendosi in
volto. — Preferisci ch'io scriva al marito?
— No, Lidia, non è possibile che tu pensi a questo.
— Se ci penso!
— Insomma, che cosa mi domandi?
Lidia, ch'era stata ritta fino allora, sedette e ripigliò con più
calma: — Ti domando d'andar senza indugio da Natalìa e di dirle che
come ha persuaso Morini a non accettare il trasloco, lo persuada
subito ad accettarlo.... e che le pratiche da lei fatte per ottener
la revoca delle disposizioni ministeriali ella deve rifarle perchè
quelle disposizioni siano mantenute.... A me occorre la certezza piena,
assoluta che fra due, fra tre settimane ella sarà lontana di qui.... A
questi patti vendo il mio silenzio, e le do la mia parola d'onore che
fuori di te e di Carlo nessuno saprà nulla di ciò ch'è successo.... Se
rifiuta, se tentenna, mi servirò delle armi ch'ella mi ha fornito.
Evidentemente la parte di ambasciatore e la natura dell'ambasciata
pesavano oltre a ogni credere a Ernesto Landi, ed egli rinnovò il
tentativo di esimersi. — Riflettici, Lidia, può essere un passo
falso, o almeno un passo inutile.... Non è facile indurre una persona
a disdirsi in un giorno.... Come spiegherebbe questo cambiamento di
fronte?... D'altra parte, qual è il tuo scopo? Quello di staccar tuo
marito da Natalìa.... E non ci arrivi ugualmente avvertendo Carlo che
hai scoperto la tresca e che non sei disposta a tollerarla?... Egli
sarebbe ben forzato a romper la relazione per evitare guai maggiori.
— Egli mentirebbe, — replicò Lidia con enfasi. — Mentirebbe come
voi uomini mentite tutti in queste occasioni.... Giurerebbe di aver
troncato i rapporti con la sua ganza e li manterrebbe ancora.... Solo
avrebbe imparato ad esser più cauto.... Ma come?... C'è il mezzo di
liberarsi da quella triste femmina, e me lo lascerò sfuggire?... No,
zio, ho un sentimento troppo alto dei miei doveri e dei miei diritti
per non voler sradicare il male dalla radice.... Ancora una volta,
accetti o non accetti l'incarico?... Hai paura?
Landi respinse l'insinuazione. — Ah paura, poi. — In fatti era
stato sempre debole con le donne; non era mai stato un codardo....
Giovanissimo, aveva preso parte alla campagna del 1859; più tardi
aveva avuto un paio di duelli che ricordava volentieri; l'accusa di
pusillanimità era quella ch'egli tollerava meno. — Paura?... E di che
dovrei averne?
La signora Fìdoli approfittò di questo momento per insistere. — Quand'è
così, non hai più una scusa al mondo.... Vedi, zio, io metto nelle
tue mani la nostra sorte.... Se riesci, questo non sarà stato che un
temporale passeggero. Ti giuro che farò di tutto per perdonare a Carlo,
per riconquistarmi il suo amore, e tu avrai intorno a te una famiglia
riconoscente che ti vorrà sempre bene, come te ne ha voluto finora....
Perchè non ti puoi lagnare di noi, zio.... Io non faccio che il mio
dovere; sposando Carlo, sono diventata tua nipote e ho l'obbligo di
fare per te quello che mio marito, così occupato, non può. A ogni modo,
anch'egli mi raccomanda continuamente di badare che non ti manchi
nulla. E la piccola Valentina non ti chiama nonno, non ti considera
veramente come il suo nonno?... L'hai voluto tu, sai; io non avrei
permesso ch'ella invecchiasse uno zio ancora elegante ed arzillo....
E Lidia prendeva la mano dello zio Ernesto, e sorrideva in mezzo alle
lacrime, e spiegava tutti quei tesori d'eloquenza che la donna trova
in sè stessa quando lascia parlare il suo cuore. Ell'aveva toccato il
punto debole; suo zio era un egoista buono (per quanto le due parole
possano star insieme), un egoista che aveva bisogno d'esser cinto di
cure, e, sebbene incapace di grandi sacrifizi, e sollecito sopratutto
dei propri agi, s'affezionava facilmente a quelli che gli stavano
vicino. I bambini gli piacevano, intendo dire i bambini degli altri,
appunto perchè i sacrifizi ch'essi domandano sono continui ma piccoli e
perchè si può sbarazzarsene quando si vuole. Così egli amava scherzare
con la Valentina, amava prendersela in collo, e sentir fra i peli della
sua barba le piccole dita di lei, e partecipare ai suoi giuochi, e
stuzzicare le sue rabbiette infantili.... salvo a riconsegnarla alla
madre s'ella diventava troppo molesta. Anche quel nomignolo di nonno
gli vellicava dolcemente l'orecchio; lo avrebbe gradito assai meno
se fosse stato nonno davvero. Ormai tutto il suo studio era questo:
conciliar la libertà dello scapolo coi vantaggi della famiglia. E ove
avrebbe potuto meglio raggiunger l'intento? Qui era in casa ed era
fuori di casa, in un quartierino avente ingresso e scala comune, ma a
cui si accedeva dal pianerottolo per una porta separata; c'era poi fra
le due abitazioni una comunicazione interna che Landi teneva aperta
per comodo suo, tant'era sicuro che nessuno dei Fìdoli, nemmeno la
Valentina, sarebbe venuto nelle sue stanze senza farsi annunziare. — È
un uscio che si apre da una parte sola, — notava scherzando la Lidia. —
Noi non abbiamo segreti. Da noi puoi venire quando ti piace. — Ed egli
pranzava dai nipoti due volte per settimana, il giovedì e la domenica,
e avrebbe potuto pranzarvi più spesso sol che avesse desiderato. — A
colazione e a desinare la tua posata c'è sempre, — diceva la Lidia con
la solita cordialità. In fine Landi si ricordava che, durante una sua
malattia, Lidia aveva passato lunghe ore al suo capezzale, attenta,
discreta, silenziosa per lo più, ma pronta a rispondergli, ad alzar
verso di lui il suo viso buono, illuminato da un onesto sorriso.
Anche i Morini gli avevano offerto di tenerlo presso di sè; e Natalìa
che gli era cresciuta sotto gli occhi aveva insistito perch'egli
desse la preferenza a loro. — La nostra casa è più tranquilla, — ella
ripeteva. — Noi non abbiamo bambini.
Ma no; indipendentemente dal torto che avrebbe fatto ai suoi nipoti,
egli non poteva accettare l'offerta. Già da tempo, e prima ancora
ch'ella si maritasse, la Natalìa lo turbava per quella sua strana
rassomiglianza con la madre, per quelle sue grazie feline, per quel
sottile alito di corruzione (l'aveva ben detto la Lidia) ch'emanava da
tutta la sua persona. Ora che la giunonica bellezza di lei sfolgorava
nella florida maturità dei trentacinqu'anni, e in lei, più seducente
ancora, più raffinata, pareva rivivere la madre morta, ora Ernesto
provava in presenza di quella donna una inquietudine, un malessere
inesplicabili. Ond'egli non le faceva visite frequenti, e cercava
di non trovarla sola; cosa che del resto gli riusciva facile, perchè
o ell'era con suo marito, un buon diavolo, innamorato fin sopra gli
occhi, o aveva alle costole qualcheduno dei tanti cicisbei, ch'ella
teneva a bada con arte sopraffina senza lasciar capire a quali
accordasse la sua preferenza, benchè non vi fosse al mondo nessuno,
da Morini in fuori, che la credesse femmina da appagarsi d'innocenti
civetterie.
Oggi, però, non c'era rimedio. Se Landi doveva assumersi l'ingrato
ufficio impostogli dalla nipote, era necessario ch'egli parlasse a
tu per tu con Natalìa; e questo non era l'ultimo motivo delle sue
riluttanze. D'altra parte Lidia insisteva tanto, si mostrava così
risoluta a fare un colpo di testa se lo zio le negava il suo aiuto,
ch'egli finì col piegare il capo.
— Basta, basta, Lidia.... Che vuoi che ti dica? Tenterò.
— Sia ringraziato il cielo.... Non potevo proprio persuadermi che tu
fossi diventato cattivo.
— Ma bada che tentare non è tutt'uno con riuscire....
— In questo caso dev'esser tutt'uno.... Per impudente, per audace
che sia la Morini, è impossibile ch'ella non senta la gravità della
situazione, e non afferri la tavola di salvezza che l'è offerta....
E non faccia troppo assegnamento sulla credulità di suo marito....
Anche ai mariti creduli e buoni può cascar la benda, e allora non si sa
mai....
— Ella vorrà indietro la sua lettera, — soggiunse Ernesto.
— L'avrà la sua lettera, quando sarà arrivata laggiù.
— E se mettesse per condizione d'averla subito?
— Non gliela darei, — protestò Lidia. — Per ora ella si contenti ch'io
non ne faccia uso.... E giuro che s'ella mi si leva dai piedi non ne
faccio uso.... Ella non ha il diritto di dubitare della mia parola;
io ho quello di dubitar della sua.... Ah, non voglio mica esser
giocata....
— Faremo fiasco, — ripeteva lo zio, mezzo pentito di aver accondisceso.
— No.... ti do tempo tutta la giornata.... Andrai subito?
— Vedremo.... Bisogna ch'io scelga il momento.... Se non è sola, è
inutile.
— Le farai dire che ti preme.
— E se c'è Morini?
— Quello lì fino alle cinque è in ufficio.... È un impiegato
modello.... E che marito prezioso per Natalìa!.... Ma bada a me, se vai
subito è meglio.... È quasi il tocco.... Ancora non sarà uscita, e non
avrà visite.... Se ritardi....
Lo zio sorrise. — Permetterai ch'io finisca di vestirmi....
— Hai ragione.... Ti lascio.... E se puoi farmi avere un biglietto di
qui a un'ora, di qui a due ore....
Landi si ribellò a questa imposizione. — Non cambiarmi le carte in
mano.... Dianzi mi accordavi tutta la giornata, e adesso vorresti che
mi spicciassi in un paio d'ore....
— Non voglio.... Desidero, spero.... Tu pure, se hai una buona notizia,
avrai fretta a comunicarmela.... Pranzi con noi?... Sono sola con
Valentina....
— Grazie.... Ho un mezzo impegno....
— Fa quel che credi.... La tua posata c'è.... A ogni modo, stasera
non vado a letto se non t'ho visto.... E hai capito!... nessun
equivoco, nessun malinteso.... _Aut aut_. Non lasciarti gingillar dalle
chiacchiere, non accettare nessun mezzo termine.... Pensa che ce ne
va della pace, dell'avvenire di una famiglia, che, in fin dei conti,
è la tua famiglia; pensa a ciò che potrebbe accadere anche a colei se
rifiutasse.... Perchè non t'illuda la calma con cui ti parlo.... Sarei
inesorabile.... Guai se noi donne oneste non ci difendiamo!
Strinse la lettera fra le dita nervose, e s'avviò con una mossa altera
del capo. Sempre compito cavaliere, Ernesto Landi le aperse l'uscio.
Dopo quindici o venti minuti che le parvero secoli, Lidia, appoggiata
al davanzale della finestra della sua camera, dietro le persiane
abbassate, udì chiudersi la porta di strada. Spinse adagio adagio le
imposte e guardò per lo spiraglio. Era suo zio, in vestito elegante
da mattina, con un fiore all'occhiello e una canna di bambù tra le
mani. Veduto per di dietro, pareva piuttosto un giovinotto in via
di conquiste che un uomo serio e maturo incaricato d'una missione
delicatissima. Lidia lo segui con lo sguardo fin ch'egli ebbe svoltato
l'angolo della strada; poi si ritrasse dalla finestra e s'abbandonò
singhiozzando sul canapè. Nella naturale reazione che succede a un
periodo d'orgasmo, nel presentimento che lo zio Ernesto non avrebbe
saputo difender la causa affidatagli, tutta la sua energia era venuta
meno ad un tratto. No, per lei non c'era più felicità, non c'era più
pace, non c'era nemmeno il piacere crudele della vendetta, perchè mai,
mai ell'avrebbe avuto il coraggio di valersi della lettera accusatrice.
Poteva ella mettere a fronte due uomini, uno dei quali era suo marito,
suo marito che, pur troppo, ell'amava? Poteva suscitare uno scandalo
che avrebbe colpito lei e la sua Valentina?... D'altra parte, nella
migliore delle ipotesi, in quella cioè che Natalìa si desse per vinta
e accettasse i patti che l'erano offerti, ella, la Lidia, non era
ugualmente una moglie tradita? Tradita, e chi sa da quanto tempo!

II.
L'immagine di Natalìa si associava nell'animo di Lidia ai primi ricordi
della sua giovinezza, quand'ella veniva a Venezia con la famiglia
nella stagione dei bagni, e sulla terrazza del Lido, insieme alla
madre, che pareva una sorella più matura, vedeva ogni giorno questa
ragazza bruna, alta, snella, dagli occhi e dalle ciglia nerissime,
dalla voce musicale e sonora, dal riso argentino, dal vestito elegante
e chiassoso, cinta sempre da uno sciame d'adoratori. La vedeva sulla
terrazza, e sulla spiaggia, e nell'acqua, nuotatrice intrepida,
offrente al bacio dell'onda il turgido petto di cui la maglia attillata
disegnava i contorni, gareggiante di velocità e di resistenza coi più
provetti, così da sembrare talvolta, tanto si spingeva lontano, un
punto perduto nello spazio. Indi la madre, inquieta, affacciandosi
alla ringhiera agitava le braccia e gridava: Natalìa! Natalìa! _Natalìa
Maggianico,_ quest'era il nome che i conoscenti di Lidia pronunciavano
innanzi a lei con qualche reticenza, con qualche tentennatina di
capo, facendo intendere, con la debita discrezione, che non erano,
nè lei nè la madre, signore della buona società. Anzi i puritani
aggiungevano che ormai al Lido si trovava _di tutto_. Ah, più tardi,
fatta esperta della vita e vedendo in che cosa consisteva la _buona
società,_ e che angioli di purezza e di virtù fossero gli uomini e
le donne che vi appartenevano, com'ell'aveva riso di questa frase
stupida e pretenziosa! Allora però n'era rimasta colpita, e deplorava
sinceramente che non si potesse andare al Lido senza incontrarvi le
due Maggianico. Nè al Lido soltanto, da per tutto le incontrava; per la
strada, in gondola, sui vaporetti, la domenica in chiesa San Marco, la
sera in Piazza al Florian. La madre declinava, più rapidamente forse
che non comportasse l'età, ma Natalìa era ogni anno più bella, simile
a una pianta che ogni anno estende i suoi rami e si carica di nuovi
fiori. E sempre, sempre c'era una corona di giovani intorno a lei;
e ovunque ella movesse il piede o sostasse c'era qualcheduno che si
voltava per guardarla, qualcheduno che la segnava a dito, accompagnando
il gesto con un'esclamazione ammirativa. Intorno alla Lidia non veniva
nessuno; nessuno si fermava sul suo passaggio; nessuno chiedeva al
vicino: — Chi è?
È vero ch'ella sentiva ripeter sovente: — A quella Maggianico tutti
fanno la corte, ma nessuno la sposa.
Magra consolazione! A lei nessuno faceva la corte, e nessuno la
sposava.... Così nel suo animo, pur buono e gentile, covava un sordo
rancore contro la bellezza sfacciata di Natalìa e contro il mondo
vigliacco che le si prostrava ai piedi. E, nondimeno, il suo fascino
Natalìa l'esercitava anche su lei, su lei non conosciuta e non curata,
ed ella ci pensava involontariamente, e involontariamente la cercava
in mezzo alla folla e tendeva l'orecchio se altri la nominava. A poco
a poco, mettendo insieme varie frasi côlte qua e là, ell'aveva saputo
che, per ora, la ragazza non era che una civetta; le colpe grosse
erano della madre, la quale aveva fatto una vitaccia da maritata e
da vedova, e continuava a portare in trionfo la sua relazione con
Ernesto Landi.... Di questo signor Landi s'era parlato spesso davanti
a Lidia deplorando che un uomo così piacente d'aspetto, così garbato
di modi, un uomo che avrebbe potuto aspirare a qualsiasi partito, si
fosse lasciato succhiare il sangue e smunger la borsa da un vampiro
come la Clara Maggianico. A tale proposito però c'era stato un giorno
un signore, lugubre come il vecchio Silva, il quale aveva soggiunto:
— Meno male che ne avrà per poco.... La Clara Maggianico è spedita
dai medici. — E il signore, uno di quelli che s'ingrassano a raccontar
disgrazie, s'era diffuso a descriver tre o quattro malattie incurabili
da cui la povera donna era affetta e che le avrebbero concesso al più
cinque o sei mesi di vita. Dopo questa rivelazione il malanimo di Lidia
verso la Maggianico fu temperato da un senso di pietà dolorosa. Era
sul finire della stagione; tra una settimana Lidia avrebbe lasciato
Venezia per non tornarvi che nell'estate ventura; e nell'estate
ventura ella non avrebbe più rivisto quella madre e quella figliuola
ch'erano certo leggere e corrotte, ma che andavano sempre insieme e
senza dubbio si volevano bene; avrebbe rivisto forse la sola Natalìa,
vestita di nero, ella che amava i colori sfoggiati, dimessa e contrita,
ella nelle cui pupille sfavillava la gioia, sulle cui labbra fioriva
il sorriso.... Ma prevedeva ella il lutto imminente? Conosceva la
madre il proprio destino? In Piazza, gli occhi di Lidia si fissarono
quella sera, non ostili ma tristi, sulle due donne; e le parve di
scorgere un'ombra sul volto bellissimo di Natalìa, una trepida ansietà
che si rivelava in certe contrazioni dei muscoli, in certi sguardi
furtivi;.... ma sul volto della madre ella lesse la morte.... Era così
smunta quella faccia, era così livida nella bianca luce delle lampade
ad arco voltaico; era diffusa una tale stanchezza invincibile su tutta
la persona!... La signora Clara si sforzava di parlare e di ridere,
specialmente nei momenti in cui ella sorprendeva gli occhi di Natalìa
fissi nei suoi, ma di tanto in tanto la testa le si piegava sul petto,
come se il sonno fosse per coglierla....
Anche il giorno appresso Lidia vide le Maggianico. Le incontrò in
Merceria dell'Orologio, la signora Clara trascinantesi a stento
appoggiata al braccio di Natalìa. Fu l'ultima volta. Ella partì di
lì a poco per la sua Verona, e non seppe nulla delle due donne fino
all'inverno successivo, quando una mattina, nello sfogliar la _Gazzetta
di Venezia_ a cui suo padre era abbonato, vi lesse queste righe:
“_Cronaca rosa_. Il nostro amico, dottor Vittorio Morini, aggiunto
giudiziario, si è promesso sposo a una delle più belle e più eleganti
signorine della nostra città, molto ammirata dai frequentatori del
nostro Lido, la signorina Natalìa Maggianico. Congratulazioni ed
auguri.„ Era una notizia ben diversa da quella che Lidia s'aspettava
di trovare nella rubrica dello stato civile. Ahi, l'altro annunzio,
l'annunzio funebre non si fece attendere un pezzo, e due settimane
dopo, aprendo lo stesso giornale, le caddero sott'occhio, nella lista
dei morti, queste parole asciutte asciutte: “Clara Maggianico, d'anni
49, vedova, civile.„ Funerali e nozze! Anche nella sua sventura era
una privilegiata della fortuna la Natalìa Maggianico, se, proprio
nell'ore in cui la sua famiglia si sfasciava, una nuova famiglia le
apriva le braccia, se il lutto della figliuola era temperato dalle
gioie della fidanzata!... Indi Lidia sentiva raccendersi nell'animo
l'avversione contro la splendida ragazza; e tanto più s'inaspriva
verso di lei quanto più era disposta all'indulgenza verso la signora
Clara che aveva ormai espiati i suoi falli, che forse s'era purificata
nell'amor materno, che certo durante gli strazi degli ultimi mesi
non aveva pensato ad altro che ad assicurar l'avvenire di Natalìa,
che aveva certo lei stessa, al suo letto di morte, combinato il
matrimonio. Ma la felicità di Natalìa irritava Lidia, la offendeva
come un'ingiustizia, come una smentita a quella legge dei meriti e dei
compensi che suo padre, essenzialmente ottimista, aveva l'abitudine di
predicarle, condensando le sue teorie in pochi aforismi: — _Semina il
bene e raccoglierai il bene._ — _Via recta, via certa._ — _Chi fa il
proprio dovere non ha mai a pentirsene._ — Massime sacrosante.... Ciò
nondimeno, ella che, a quanto assicuravano, possedeva tutte le virtù
teologali, rischiava di marcire in casa, mentre quella fraschetta della
Maggianico aveva già trovato il suo bravo marito.
Senonchè, quell'anno stesso, in primavera, la Lidia fu fidanzata
con l'avvocato Carlo Fìdoli di Venezia; ch'era venuto alle Assise
veronesi, quale difensore in un processo lungo e clamoroso, e aveva
una lettera d'introduzione per la famiglia Polidossi. S'invaghì egli
realmente della ragazza, o pensò soltanto a conchiudere un buon affare?
Fatto si è ch'egli chiese la mano di Lidia e che la sua offerta fu
gradita. Aveva trentacinqu'anni, e godeva già la riputazione d'uno
fra i migliori avvocati del foro veneto, specie nelle cause penali;
buon parlatore, d'aspetto simpatico, non sprovvisto di mezzi di
fortuna, poteva aspirare benissimo alle centocinquantamila lire
che la Polidossi portava a titolo di dote. Lidia gli si affezionò
sinceramente, profondamente, come ogni giovine casalinga, non avvezza
alle galanterie, s'affeziona al primo uomo che dica d'amarla; e quando
ella tornò nell'estate a Venezia, oltre che pei bagni, per visitare
i parenti del futuro marito e veder la casa che doveva esser la sua,
il nuovo sentimento l'aveva trasfigurata. — Non par più quella la
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