Natalìa ed altri racconti - 09

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si attraversava, fosse la linea di condotta più savia, quale il più
savio linguaggio da tenere ai giurati. E valendosi della sua autorità
aveva fatto accettare il suo criterio direttivo ai colleghi, onde le
varie difese, anzichè rivolte a distruggersi a vicenda come avviene
sovente, parvero converger tutte ad un fine. Una frase sfuggita a uno
del giurì dopo lo splendido discorso del Maggesi lasciò intraveder
le disposizioni d'animo dei dodici cittadini ch'erano arbitri del
processo. — È un gran mondo di canaglie, — disse quel rispettabile
salumaio. — O si fa un _repulisti_ generale, o è inutile prendersela
con dei disgraziati che non son peggiori degli altri.
Nonostante questa indiscrezione, ancora l'ultimo giorno del
dibattimento i pareri sull'esito erano molto divisi.
— Li condannano.
— Io dico che li assolvono.
— Albissola no sicuramente.
— Anche Albissola.
— S'è lui che teneva tutti i fili in mano?
— Non importa.... Scommettiamo.
— Assolto? Albissola? È impossibile....
— Eh lo so.... A dirlo undici mesi fa c'era da farsi lapidare....
Basta, di qui a poco si vedrà chi ha ragione.
Quando il campanello annunziò che i giurati stavano per rientrare
nell'aula gli orologi suonavano le dieci.

II.
Già da più ore Virginia Albissola aspettava il verdetto che doveva
decider della sorte di suo marito. Alle sei, dopo che suo cognato era
venuto a dirle che secondo ogni probabilità le cose avrebbero tirato
in lungo, ell'aveva, come il solito, mandato a Michele il desinare
in prigione; indi, cedendo alle istanze di sua madre e d'un'amica
d'infanzia che le tenevano compagnia, s'era indotta a sedere a tavola,
ma non aveva preso che poche cucchiaiate di brodo. Adesso era ancora
nel salotto da pranzo con la faccia tra le mani, coi gomiti sulla
tavola sparecchiata; immobile quasi, se, ogni tanto, la sua persona non
avesse come vibrato per un fremito che le correva tutte le membra.
La madre e l'amica avevano tentato più volte di scuoterla, d'intavolare
una conversazione purchessia; visti riuscire inutili i loro sforzi,
tacevano anch'esse, scambiandosi, di tratto in tratto, un'occhiata, o
sfogliando macchinalmente una gazzetta, o regolando il lume a _carcel_
che andava soggetto ad ecclissi parziali.
Adagio adagio un uscio s'aperse e la Luisa, la cameriera, spinse la
testa fra i due battenti.
La signora Virginia balzò in sussulto, pallidissima:
— Che c'è?... È venuto qualcuno?... Gustavo?
Gustavo era il cognato che si trovava alle Assise.
— Nossignora; — rispose la cameriera. — È Carlino che s'è svegliato e
vuole alzarsi a tutti i costi.
— Provo io a chetarlo, se credi; — disse, alzandosi in piedi, la
signora Clara, la madre, ch'era una donna sulla sessantina, assai
vegeta e fresca.
— No, no; — dichiarò risolutamente la Virginia. — Vado io stessa. Mi
farà bene movermi un poco.
E s'avviò con passo fermo.
— Quel Carlino è così nervoso; — riprese la signora Clara, rivolgendosi
alla Bianca Dorelli, l'amica della Virginia, moglie d'un impiegato di
assicurazioni.
— Come somiglia al suo babbo! — osservò la Bianca.
— Non pei nervi, però; — ribattè l'altra. — Da questo lato tiene
piuttosto dalla mamma.... Oh pel resto sì.... Pel fisico, per
l'intelligenza, pel carattere....
— È un ragazzo precoce.... Perchè non ha che ott'anni e mezzo, mi pare.
— Appunto.... Saranno presto dieci anni dacchè la Virginia s'è
sposata.... Ma!.... Quanta ragione aveva il mio povero Luigi di non
veder di buon occhio questo matrimonio!
— È stata la Virginia?
— È stata proprio lei a volerlo.... Io l'ho secondata, e me ne pento.
— Fammi indovino e ti farò profeta; — disse la Dorelli.
— Ella n'era innamorata perdutamente; — continuò la signora Clara,
abbassando la voce. — E anch'io, lo confesso, subivo il fascino di quel
giovine di bell'aspetto, pieno di facondia, d'ingegno, d'attività....
Inoltre un nome rispettabile, una buona condizione economica.... Dio
mio, con la difficoltà che c'è in questi tempi a maritar le figliuole!
— Cara signora, non deve aver rimorsi.... Tutti invidiavano la
Virginia.... E dopo il matrimonio più ancora di prima....
La signora Clara tentennò la testa.
— In quanto a me, non ho tardato molto ad accorgermi dello sproposito
commesso.... Gli affari di mio genero navigavano col vento in poppa, la
Virginia poteva levarsi qualunque capriccio, ma.... zitto.... È qui che
viene.
La Virginia si lasciò cader sul divano.
— Quel Carlino mi fa disperare.... Figuratevi che pretendeva ch'io
lo mandassi col servitore alla Corte d'Assise! Già sapete che scena
ha fatto oggi perchè Gustavo non lo ha preso con sè.... Ora, a furia
di suppliche, l'ho indotto a rimanere a letto mezzo vestito con la
promessa che se giunge il suo babbo lo chiamo subito, e che, _in ogni
caso_, vado a portargli le notizie, e se mai dormisse, lo sveglio.
— Un bambino di ott'anni e mezzo, pare impossibile! — esclamò la
signora Clara con tenerezza di nonna. — Lui ha capito tutto, lui ha
seguito tutto il processo....
— Ha un'adorazione pel suo papà; — notò la Dorelli.
— Anzi non vuol bene ad altri; — disse la Virginia con una intonazione
amara.
— Che idee!
— È positivo; — seguitò l'Albissola con lo stesso accento. — Già il suo
papà lo secondava in tutto.... La fatica che ho durato in quest'anno
per moderarlo!... Non deve veder l'ora di liberarsi dalla mia tirannia.
Ripiombò per poco nel suo mutismo; quindi, scattando di nuovo, proruppe:
— E non si sa nulla.... Non capita nessuno, nè mio cognato, nè Dorelli,
nè Malerotti, nè Dal Torso.... nessuno.
— È meglio che aspettino sino all'ultimo; — replicò la signora Dorelli.
— Speriamo che i giurati non ci faranno rimanere in pene tutta la
notte.
— Oh Dio, Dio, che supplizio! — gemette la Virginia.
La signora Clara posò una mano sulla spalla della figliuola:
— Pazienza!
— Oh mamma, — rispose la Virginia, — tu non puoi accusarmi di non
averne avuta, di non averne della pazienza.... Ma è un anno che soffro
tutti i martirii.... è un anno che vedo il nostro nome vituperato,
che non posso uscir di casa senza che mi segnino a dito, un anno che,
tranne con te, con la Bianca e con qualche altra amica, devo misurar
le mie parole, i miei gesti, le mie lacrime, i miei sorrisi.... Persino
davanti i miei figliuoli sono costretta a pesare ogni frase.... persino
in loro.... almeno in Carlino.... mi sembra d'aver dei giudici che mi
leggano in cuore....
— Via, son sogni tuoi....
— Oh, quest'è il meno.... Il terribile è la macchia sul nostro
onore.... Oh povero papà mio, come hai fatto bene a morire!... Se ti
fosse toccata un'umiliazione simile!
Singhiozzando, la Virginia abbandonò la testa sul petto.
— Ecco una delle sue crisi adesso; — disse la madre. E prendeva sulla
mensola la bottiglia dell'acqua di Melissa.
— Su, Virginia, — diceva intanto la Bianca Dorelli, — non ti smarrire
d'animo vicino al porto.... Ho il presentimento che tutto finirà
bene.... Mi assicurava Vittorio che anche i più ostili sono stati
scossi dall'arringa di Maggesi.
— Oh, gli avvocati! — borbottò l'Albissola.
— E quando te lo avranno assolto come ne ho fede, — ripigliò la Dorelli
senza badare all'interruzione, — non ci sarà più da discorrer di
macchie sull'onore.
— Tu credi? — domandò la Virginia, rialzando il viso con una strana
espressione negli occhi.
Ma non soggiunse altro.
Invece, rivoltasi alla madre che le si avvicinava per porgerle il
calmante:
— No, grazie, — le disse, — è passato.

III.
Una violenta scampanellata, uno sbatacchiar d'usci, un rumore di passi.
Erano le dieci e pochi minuti.
— Signora Albissola! Signora Virginia! Assolto! Assolti tutti! —
urlò dal di fuori Vittorio Dorelli che veniva trafelato dalla Corte
d'Assise.
La Virginia, pallidissima, si slanciò nell'andito e gli tese ambe le
mani. — È proprio vero?... Assolto?
— Diamine! Ho sentito coi miei orecchi. E ho voluto essere il primo a
dar la notizia!... Avevo giù la mia bicicletta, e via come un fulmine,
a rischio di farmi mettere in contravvenzione.
— Grazie....
— Suo cognato, — proseguì Dorelli reggendo la signora Virginia ed
entrando con lei in salotto da pranzo, — Dal Torso, Malerotti e tanti
altri amici son rimasti ad attendere il signor Michele.
— Ma non è libero?
— Sì ch'è libero.... Però c'è qualche piccola formalità, qualche carta
da sottoscrivere.... Sarà qui fra un quarto d'ora, fra venti minuti.
E Dorelli continuava rispondendo a sua moglie e alla signora Clara che
lo tempestavano di domande: — Assolti tutti nove. Non l'ho detto?...
Se c'era gente nell'aula?... Altro che gente.... Una folla.... E quanti
applausi!
— Hanno applaudito?
— Con entusiasmo.... Non mi meraviglierei se facessero una
dimostrazione sotto le finestre....
— No, — gridò con una specie di terrore la Virginia Albissola. — No,
per carità, nessuna dimostrazione.... Me la ricordo quella dell'anno
passato....
— Ma questa scancellerebbe la memoria di quella.
— No, Dorelli, no, — riprese la Virginia giungendo le mani in atto
supplichevole. — Procuri che ci lascino tranquilli....
— Da me non dipende, — rispose Dorelli alquanto confuso. — Già è
tardi.... credo che non faranno niente.
— Oh la pace, la pace.... Non chiedo altro al Signore.
— Egli ti esaudirà, spero, — disse la signora Clara. — Intanto t'ha
esaudita rendendoti tuo marito.... Su, su, Virginia; Michele non può
tardare.... Prepàrati a riceverlo con un viso allegro.... E voi altri,
— soggiunse indirizzandosi alla servitù che la gran notizia aveva
richiamata in salotto, — voialtri non istate qui incantati.... Lesti.
Voi, Giovanni, apparecchiate la tavola.... E voi, cuoca, in cucina....
Il padrone avrà bisogno di qualche cosa.... Del brodo ce n'è?...
Sì.... E c'è poi tanta roba avanzata da oggi.... Avrai fame anche tu.
Virginia....
— Oh, io no....
— Se non hai preso quasi nulla in tutta la giornata? — osservò la
Bianca Dorelli.
— È inutile, non posso....
— Ti proverai.
— Ehi, Luisa, — ripigliò la signora Clara, — la camera, di là, è pronta?
— Sissignora.
— Ah! — esclamò la Virginia. — Ci siamo dimenticati di Carlino.... Gli
avevo promesso di avvertirlo....
— Forse dorme.... Lo sveglierà il suo papà.... Già Michele vorrà
vederli tutti e tre i suoi bambini. La Olga e Giorgetto saranno con gli
angioli.
La cameriera fece un segno affermativo col capo.
— In ogni modo, — le ordinò la signora Clara, — salite piano un momento
e sappiateci dire se Carlino si muove.
La Virginia guardava con riconoscenza sua madre che la liberava dalle
cure di padrona di casa; guardava con ammirazione quella donnetta
di circa sessant'anni, che nonostante i molti dolori sofferti (aveva
perduto in gioventù due figliuoli e recentemente un marito adorato)
conservava intatta la serenità dell'umore e la vigoria della fibra.
Ella, la Virginia, si sentiva così vecchia, così stanca, così
accasciata!
La signora Clara accostò la mano all'orecchio e si mise in ascolto.
— Che c'è? — dissero a una voce la Virginia e i Dorelli. — Son qui?
— No, è disopra.... È Carlino.... Sicuro è Carlino che strepita....
Eccolo che fa la scala in due salti.
E il bimbo si precipitò nel salotto in maniche di camicia, con la
faccia accesa, coi capelli arruffati, con le scarpe slacciate, coi
calzoncini cascanti.
La Luisa si sfiatava a urlargli dietro: — Ma aspetti.... Ma prenda la
roba.
Carlino non le badava neppure, e gridava: — Il babbo, dov'è il mio
babbo?... Voglio il babbo, io....
La mamma, la nonna, la signora Dorelli gli furono attorno per
quietarlo. — Viene il babbo, or ora.... Sì, bambino, è libero.... Viene
con lo zio Gustavo.
— Mi ha sentita sul pianerottolo, — spiegò la cameriera che aveva
sul braccio una parte degli indumenti del ragazzo. — È balzato dal
letto.... Ha voluto sapere.... La fatica che ho durato a fargli infilar
i calzoni!...
— Cattiva mamma, cattiva, — borbottò Carlino, e un lampo d'ira gli
passò negli occhi fieri e bellissimi. — M'avevi promesso di avvisarmi
subito.... Cattiva!
— Zitto là, — intimò la signora Clara, chiudendogli con una mano
la bocca, mentre con l'altra gli ravviava i capelli bruni, folti e
ricciuti.
Intanto la Virginia e la Bianca, aiutate dalla Luisa, gli passavano la
giacchetta, gli allacciavano i calzoni e le scarpe.
La signora Clara sorrise. — Tutti al servizio di questo gran
personaggio.
Seguendo una sua idea fissa, Carlino lasciava fare, divenuto ormai
mansueto, almeno nelle apparenze. Però quando la sua _toilette_ fu
compiuta si svincolò bruscamente, e col suo piglio imperioso: — Luisa,
— disse, — vammi a prendere tosto il cappello.
Fu una meraviglia generale. Il cappello? Perchè?
— Voglio uscire. Voglio andare incontro al babbo.... Luisa, ubbidisci!
— Ts, ts, ts, — fece la nonna. — Guarda chi comanda.... Un ometto alto
così!
— Il cappello! Il cappello! — strillava Carlino, pestando i piedi. —
Se no, vado a capo scoperto.... E vado anche solo.... Ma già il signor
Vittorio mi accompagna, non è vero?
— Io?
La Virginia intervenne. — Non gli dia retta, Dorelli.
E prese il figliuolo per un braccio. — Insomma, Carlino, che scenate
fai?
— Voglio andare incontro al babbo, — ripeteva Carlino, liberandosi. —
E non ho bisogno di nessuno. La so la strada delle Assise....
— Se il babbo è qui a momenti.... — cominciò la signora Clara.
In quella, Giovanni, il domestico, annunziò:
— S'è fermata una carrozza alla porta.... È certo il padrone.... Corro
giù....
— Scendiamo tutti.... Vedi, Carlino, come presto....
La signora Clara credeva di parlare al nipote.... Ma il nipote non
c'era. Era sgattaiolato fuor dell'uscio, aveva fatto in un lampo le
scale, e tendeva già al babbo le piccole braccia. — Papà mio, papà mio!

IV.
Michele Albissola salì portando in collo Carlino che gli si era
avviticchiato e non voleva lasciarlo. Soltanto quando fu in salotto,
il bimbo consentì a esser deposto per terra. Allora Michele ribaciò
la moglie e la suocera, ringraziando quest'ultima d'aver lasciato
la campagna per far compagnia alla Virginia in quei giorni critici;
strinse cordialmente la mano alla signora Dorelli e ringraziò lei pure
dell'amicizia dimostratagli; poi si rivolse con affabilità alla Luisa,
a Giovanni, alla cuoca che gli presentavano i loro omaggi. — Grazie,
grazie.... Siete sfuggiti alle _riduzioni d'organico_ voi altri.... E
la Maria — (era la cuoca) — ha avuto una promozione? E che ce n'è del
nostro maestoso Giuseppe?
— È a Torino, dai conti Soana, — disse la cuoca.
— Cospetto! Una casa aristocratica.... E li sapete fare quei pasticcini
che faceva lui?
— M'ingegno.
— Brava. Intanto domani vi metto alla prova. Avremo a pranzo il mio
avvocato, l'onorevole Maggesi.... E insieme con lui tutti questi
signori che vedete qui.
Erano, oltre a quelli di casa, i coniugi Dorelli, Malerotti, Dal Torso
e un quarto, l'ingegnere Verganti, ch'era stato anch'egli fra gli
accompagnatori di Albissola.
Qualcheduno cercò schermirsi.
— Oh, non accetto scuse, — ribattè Michele. — Ho proprio bisogno di
passar un pajo d'ore con le persone che mi si son mantenute fedeli nei
tempi tristi.... E sarà un gran piacere anche per la Virginia.... Non
è vero?
Il vero era che l'idea di questo banchetto contrastava al programma
di economia, di riserbo che la Virginia Albissola avrebbe voluto
far adottare a suo marito. Tuttavia, interrogata così a bruciapelo,
davanti agl'invitati, alcuni dei quali le erano carissimi, ella dovette
dissimulare il suo pensiero. E balbettò: — Sì, certo.... un gran
piacere.... per gli amici.... in confidenza.... Pur che l'avvocato
Maggesi, che conosco poco, non ci metta in soggezione.
— Lui? — esclamò Michele. — Quando ha svestito la toga è l'uomo più
alla mano di questo mondo.... Piacevole, allegro, ricco d'aneddoti....
me ne appello a Gustavo che s'è trovato spesso con lui.
— Sì, sì, — disse Gustavo Albissola, — non ha alcun sussiego.
— E dobbiamo pur usargli qualche cortesia, — soggiunse il cavaliere. —
Dopo quello splendore di difesa!
La Virginia chinò il capo rassegnata. Nè gli altri insistettero nelle
loro obbiezioni.
— Dunque siamo intesi, — ripigliò Albissola. — Domani alle sette, l'ora
di una volta.
— Sta bene. E adesso buona notte....
— Che fretta avete?... La tavola è apparecchiata. Volete bere un
bicchiere di vino con me?
— No, grazie.
Tutti sentivano la convenienza di ritirarsi, di lasciar Michele solo
con la famiglia.
E s'accommiatarono in massa, con nuovi baci, e strette di mano, e
congratulazioni.
— Oh, eccoci in libertà, — esclamò Michele quando gli ospiti furono
usciti. — Una gran bella cosa essere in casa propria.... dopo un
anno....
— Adesso metteranno in prigione quei cattivi, — disse Carlino che non
s'era mai staccato dal suo papà.
— Quali cattivi? — chiese ridendo il cavaliere.
— Quelli che ti hanno fatto del male....
— Zitto, zitto.... che non son discorsi da bimbi, questi.... A
proposito, e la Olga e Giorgetto dormono?
— Son rimasti alzati fino alle otto, — rispose la Virginia. — Ma
cascavano dal sonno.... Non vai a vederli?
— Or ora.... dopo lo spuntino....
La signora Clara si mosse per andar a sollecitare la cuoca, ma intanto
Giovanni entrò con la zuppiera fumante.
— Oh, prendiamo i nostri posti, i soliti posti — disse Albissola
spiegando il tovagliuolo. — Qua, Carlino.... Virginia, qua.... Là,
Gustavo.... E lei, mamma, non siede?
— Si, sì, sediamo tutti.... Ma io ho pranzato.
— E anch'io, diamine! E con grande appetito.
La Virginia fece un segno di maraviglia.
— In primo luogo, — soggiunse Michele, — dalla piega che la faccenda
aveva preso, io mi tenevo sicuro dell'esito. E poi, lo confesso, ho
sempre mangiato di gusto, persino nel grosso della burrasca.
— Ha uno stomaco di ferro, — osservò Gustavo, natura subalterna,
avvezzo ad ammirare per ogni lato il fratello maggiore.
— Per questo sì. Digerirei i sassi.... Virginia, una tazza di brodo?...
Un sorso di vino?
La signora Clara si unì al genero per indur la figliuola ad accettar
qualche cosa. — Sei quasi a digiuno.... Ti farà male.... Sforzati....
— Non posso.
— Quella creatura vive d'aria, — osservò la madre.
— Infatti è pallidissima, — disse il marito.
— Sono stanca.... Passerà.
— È l'orgasmo di questi giorni, — ripigliò la signora Clara. — Anche
Carlino lo troverai giù di cera.... Anche lui è nervoso.
— Oh, io adesso sto benissimo, — saltò su il fanciullo. — E se mi dai
un altro dito di quel Bordeaux...?
— Con l'acqua, mi raccomando.
Michele si voltò verso la moglie. — La cantina sarà quasi vuota?
— Siamo alle ultime bottiglie.
— La riforniremo....
— Oh, non c'è furia!... Non avremo mica corte bandita, spero....
E la voce della Virginia tremava.
— Corte bandita!.. No certo.... Ma non per questo ci chiuderemo in
un eremo a far penitenza.... Sii sincera, t'è dispiaciuto ch'io abbia
invitato per domani gli amici?...
— No, non dico questo.... Ma è per la massima.... Non possiamo scialar
come prima.
Albissola si strinse nelle spalle. — Non s'è mai scialato.... Si
spendeva in relazione alla nostra rendita, alla nostra posizione
sociale.... Se poi è capitata una crisi, pazienza!... Ora,
naturalmente, non siamo più quelli d'una volta.... Ma torneremo....
oh se torneremo!... _Post fata resurgunt_... Non son uomo da
accontentarmi d'un posto subalterno, io.... Lo so bene che c'è della
gente che vorrebbe vedermi umiliato, avvilito, che a questo patto
m'accorderebbe forse il suo patrocinio.... Poveri sciocchi! Avranno un
bell'aspettare.... Se non ho perduto la mia salute, la mia energia, il
mio buonumore in questi dodici mesi, si figurino se mi lascio abbattere
ora che son padrone di me, nel pieno possesso di tutte le mie forze
e di tutta la mia intelligenza.... Ma non aver paura, Virginia.... Si
può esser audaci e prudenti nel medesimo tempo, e tu non avrai più da
passare quello che hai passato.... Via, via, non malinconie oggi....
E non bisticciamoci la prima sera che stiamo insieme dopo tante
tribolazioni.
Alzandosi in piedi, Michele sfiorò con una carezza la guancia della
moglie che arrossì e ritrasse il viso istintivamente. Egli sorrise.
Indi, voltatosi verso Carlino che ormai stentava a tener aperti gli
occhi, soggiunse: — Adesso poi, Carlino, va a letto.
Il fanciullo uscì dal suo dormiveglia con un sobbalzo. — Ma io non ho
sonno.
— Carlino va a letto con il suo babbo.... — seguitò Albissola.
— Allora sì, allora sì, — gridò il figliuolo battendo le mani.
— Cioè, — corresse il padre, — il suo babbo l'accompagna, lo aiuta a
svestirsi, lo mette sotto le coperte.... Così do un bacio a Giorgetto
e alla Olga, senza svegliarli....
— Io ti mostrerò domani quelle carte, — disse Gustavo al fratello.
— No, tu vieni con me dai bimbi.... Dopo, andremo insieme nello
studio....
— Ma, Michele! — esclamò la Virginia. — Va piuttosto a riposare.
— Eh, con Gustavo ci spicciamo in meno di mezz'ora.
— La tua camera è pronta.
— E qual'è la mia camera?
— Oh bella! La tua camera è.... la tua camera.... Di là....
E la Virginia indicò l'uscio a sinistra.
— Ma non l'occupava la mamma?
— L'occupavo, — rispose la signora Clara, — perchè la Virginia non
fosse sola nell'appartamento.... Tu sei tornato e io risalgo al secondo
piano.
Il cavaliere protestò vivamente. — Nemmen per sogno.... Fin che ci fa
l'onore di restar con noi non voglio che si scomodi. Per questa sera
domanderò ospitalità a mia moglie.
— Oh Michele! — disse la Virginia mal dissimulando la sua ripugnanza a
secondare il desiderio di suo marito. — Ormai è preparato tutto; ormai
la roba della mamma è stata portata su.... Dovrei far metter sossopra
di nuovo ogni cosa.... a quest'ora.... E anche per la mamma sarebbe un
disagio.... Non è vero?
— Per me, veramente, dormir su o giù sarebbe lo stesso; — rispose la
signora Clara. — Ma non hai bisogno di dar nessun ordine.... Io vado
nella camera al secondo piano.... e Michele farà quello che gli piacerà
meglio.
— La senti? — soggiunse Albissola. — Siamo intesi allora?
— Ma no.... Giacchè la tua camera è disponibile.... E la mia è così
piccola!...
Michele si mise a ridere.
— Ci si stava pure una volta!
Egli aveva un capriccio, e i capricci si aguzzano con le ripulse. Tirò
in disparte la Virginia, le cinse amorevolmente la vita, e sussurrò:
— Sei stanca, sei nervosa.... Non m'attendere alzata.... Va intanto a
coricarti.... Io verrò più tardi, verrò in punta di piedi.
Non le lasciò tempo di replicare e si voltò verso Carlino che s'era
abbandonato sopra una sedia, con la testa rovesciata sulla spalliera.
Gustavo, che s'era chinato sul nipotino, disse piano:
— Dorme.
— Non lo svegliate; — ammonì la nonna. — Prendetelo in collo com'è....
Vengo su anch'io.
Mentre Michele prendeva il bimbo fra le sue braccia robuste, la
Virginia slanciava un'occhiata supplichevole a sua madre.
La signora Clara le si avvicinò e la baciò teneramente sulle due
guancie:
— Felice notte, tesoro mio.
— Resta ancora! — implorò la figliuola.
— Ts! — fece la signora Clara posandole una mano sulla bocca. E, a
mezza voce, con accento grave e solenne, soggiunse: — Sei _sua_ moglie
e devi essere una buona moglie.
— Mamma! — chiamò Michele. — Viene?
— Eccomi.
— Felice notte, Virginia.
— Arrivederci, Virginia.
Gustavo precedeva con una candela accesa.

V.
La Virginia aveva licenziato la Luisa, e sola nella sua camera, seduta
davanti allo specchio, faceva la sua _toilette_ da notte. Due volte
s'era alzata per dare il chiavistello all'uscio, due volte s'era
rimessa a sedere senza porre ad effetto il suo proponimento. Aveva
sempre nell'orecchio le parole di sua madre: — Sei _sua_ moglie e devi
essere una buona moglie.
Credeva di sognare. Già da quasi tre anni, dalla nascita di Giorgetto,
una separazione di fatto era avvenuta tra lei e suo marito. Era
avvenuta quietamente, tacitamente, senza spiegazioni reciproche.
Michele era rimasto nella camera occupata durante il puerperio di
lei, ecco tutto. E ora, dopo quel ch'era successo, egli le ridomandava
l'ospitalità, e sua madre, anzichè difenderla, non sapeva dirle se non
questo: — Sei _sua_ moglie e devi essere una buona moglie.
Macchinalmente ella riappuntava alla meglio i lunghi capelli castani
che l'erano caduti, sciolti, giù per le spalle, e guardava distratta
la sua immagine nello specchio. Com'era pallida e smunta, come anche il
suo sorriso (si sforzava di sorridere) era impregnato di tristezza! Non
aveva che trentadue anni, ma l'ultimo aveva contato per dieci, e oggi
ella ne mostrava quaranta.
Rivolò col pensiero al passato, quand'era fanciulla, e cento vagheggini
le svolazzavano intorno, attratti dalla vivacità del suo spirito non
meno che dalla leggiadria del suo volto. Il mondo le pareva così bello
allora, le pareva così ricco di promesse l'avvenire. Poi s'era sposata,
con un uomo scelto, voluto da lei, nonostante le obbiezioni di suo
padre, a cui Michele Albissola non andava a genio. Ella invece non
trovava il più piccolo neo nel suo preferito. Lui piacente d'aspetto,
lui figlio e nipote di patrioti, lui esuberante di vita, d'ingegno,
d'attività. Fu sua, fu per qualche tempo pienamente felice. Non a
lungo però. Le prime nubi del suo matrimonio erano state nuvolette
di gelosia. Michele si distraeva.... Oh come le sarebbe stato facile
pagarlo di ugual moneta! Ella sdegnò questa forma di vendetta. Amava
sempre suo marito, e un fondo ereditario d'onestà la salvava dai
capricci passeggeri. Vi furono lacrime e singhiozzi, vi furono scene
coniugali a cui tennero dietro i pentimenti e le paci. Quindi, o
Michele Albissola salvasse meglio le apparenze, o in lei fosse minore
la suscettività, o le cure materne l'assorbissero tutta, fatto si è che
queste ragioni di dissidio andarono attenuandosi. Subentrarono altre,
e sotto certi rispetti, assai più gravi inquietudini. Michele s'era
slanciato a corpo morto negli affari; in breve era divenuto ricco e
influente. Ambizioso per sua natura, egli, appena i mezzi cresciuti
glielo permisero, portò addirittura una rivoluzione nella casa già
modesta e tranquilla. Riammobigliato a nuovo il quartiere, aumentate
le relazioni, sostituiti i banchetti e le veglie ufficiali ai desinari
in famiglia e ai ricevimenti di pochi amici. E palco a teatro, e
carrozza e cavalli, e _toilettes_ sfarzose per la moglie, e vestiti
eleganti pei bimbi che dovevano essere i primi dovunque andassero. Ella
predicava contro l'eccesso delle spese, contro la smania di ricevere
e di cacciarsi da per tutto; raccomandava l'economia, la previdenza,
necessarie specialmente quando vi son figliuoli. Erano parole al vento.
Suo marito le rispondeva che sapeva fare i suoi conti e proporzionare
le spese ai guadagni, e che, del resto, metteva da parte ogni anno
alcune migliaia di lire. Fors'era vero, ma ciò non bastava a quetare
le apprensioni di lei. Ella rimuginava sempre nella mente una frase
sfuggita a suo padre. — Le fortune accumulate troppo presto mi fanno
venire la pelle d'oca. — Era stato un logorarsi continuo. Ogni successo
finanziario di suo marito era per lei, anzichè una gioia, un dolore.
A qual prezzo era ottenuto? Avvezza a mettere in cima a ogni cosa
la probità, ella non reggeva all'idea che l'uomo ond'ella portava
il nome potesse arricchire con mezzi illeciti. Con l'intelligenza
aguzzata dal sospetto ne studiava gli atti, i gesti, le parole, lo
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