L'Argentina vista come è - 04

Total number of words is 4190
Total number of unique words is 1646
31.2 of words are in the 2000 most common words
46.4 of words are in the 5000 most common words
53.7 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
«L'affermazione li lascerebbe a molto mal partito, poichè essi ci
presentano con tinte molto più oscure la situazione del paese, e
ci presentano quadri terrorizzanti sulla situazione dei lavoratori
nella Repubblica, come pure ci descrivono lo stato economico della
Nazione, che attribuiscono al Governo, alla sua mancanza di tatto,
ai suoi abusi e alla totale corruzione dei poteri pubblici.»
Tralascio tutti gli altri giornali stranieri, che ripetono le stesse
cose. Gli apprezzamenti concordi di tanti giornali che rappresentano
collettività diverse, cioè interessi diversi e diverse tendenze, spesso
in opposizione fra di loro, sono una prova luminosa che le verità da me
affermate sono proprio di quelle inconfutabili. E ciò prova inoltre che
la necessità di propalare il vero è egualmente, imperiosamente sentita
da tutti gli stranieri che vivono nell'Argentina, i quali sono
precisamente le prime vittime dei malanni del paese.
Ma anche fra gli argentini stessi abbondano uomini imparziali che
l'amore per la verità e per il bene spinge valorosamente contro la
turbolenta corrente del malinteso orgoglio di razza ed il cieco
_chauvinisme_ della massa _criolla_. Non tutta la stampa indigena si è
unita al coro d'insulti contro il _Corriere_ e contro di me.
Un importante giornale argentino, _El Municipio_, con un articolo
intitolato: _Un corrispondente italiano che ardisce di dire la verità_,
ha per il primo levato la sua voce serena sul tumulto degli improperî.
Esso ha scritto:
«Nelle sue corrispondenze il Barzini si occupa della crisi
argentina, e per studiarla ed esporre le sue cause ed i suoi
effetti, ha il coraggio di dire la verità intiera, portando alla
superficie il fango sociale e amministrativo.
«Non vediamo ragioni per censurare il Barzini per aver detto la
verità, questa verità nuda che la stampa argentina dovrebbe
proclamare ad alta voce.
«Malgrado gli attacchi anche grossolani, dei quali è oggetto il
menzionato corrispondente, dichiariamo che il Barzini merita il
nostro più alto concetto di considerazione e stima, per la sua
autorità, perla sua franchezza, per la sua indipendenza.
«Molto vale chi, come lui, ha saputo sottrarsi all'atmosfera di
corruzione che asfissia la maggior parte dei rappresentanti
dell'opinione pubblica, e trasmette alla penna le sue osservazioni
ed i suoi studî con l'impulso della sua coscienza e di profondi
sentimenti d'imparzialità e di giustizia.
«Si protesta contro lo specchio che denuncia le nostre deformità,
ma non si protesta contro la nostra bruttura. Che colpa ha la
macchina fotografica di prendere un brutto ritratto se non è
migliore l'originale? Dicendo ciò che ha detto, il Barzini non ha
fatto che trasmettere alla carta delle verità.
«Non c'è nè cortesia, nè coltura in un popolo che s'infuria contro
un uomo solo, un ospite che dovrebbe venir circondato di rispetto
perchè ha coscienza del suo dovere, e lo compie.»
Mi dispiace d'intrattenere il lettore sopra cose che sembrano personali;
ma di fronte alle accuse di malevolenza, di esagerazione e di falsità,
con le quali si è tentato di togliere ogni valore a ciò che ho scritto,
io ho più che il diritto, il dovere di difendere con me il lavoro mio.
*
* *
In riassunto, che ho detto nelle prime «lettere argentine?» Che vi è una
crisi spaventosa. Ebbene, oggi il Commissariato generale per
l'emigrazione comunica ufficialmente le stesse notizie sulla crisi,
sconsigliando l'emigrazione perchè vi sono ora centoventimila
disoccupati nell'Argentina. Ho detto che Buenos Aires ha una vita
artificiosa che assorbe le ricchezze del paese e che inutilizza quasi un
quarto della popolazione. Ed ecco che cosa dice nel numero del 2 marzo
un giornale argentino su questo argomento:
«Si sta facendo una vera mistificazione della prosperità del
paese, prendendo come base dello stato economico e sociale della
Repubblica la metropoli argentina.
«Tutto è una mistificazione.
«La grandiosità della capitale contrasta con l'esistenza
miserabile che trascinano le provincie, e poi la sua vita di
lavoro e di attività non è propria, perchè capitali, braccia,
intelligenze e sforzi sono genuinamente stranieri, si debbono al
capitale inglese, al braccio italiano, alla iniziativa degli
uomini di tutte le nazioni che sono venuti a popolare questa
terra, a convertire in fertili pianure le deserte _pampas_, ad
ammassare col sudore della loro fronte le basi del presente e a
marcarci la via dell'avvenire.
«Gli ospiti illustri che arrivano a Buenos Aires dovrebbero essere
strappati dall'aspetto seducente della metropoli, e condotti nelle
provincie, perchè possano formarsi un concetto esatto di ciò che è
la Repubblica Argentina, politicamente, socialmente,
economicamente; si dovrebbe far loro percorrere la campagna e
mostrar loro la miseria che vi domina, la fame che fa bagnare di
lacrime le misere abitazioni, l'abbandono che regna nelle
amministrazioni.
«Bisognerebbe indicar loro la verità, e la verità non si rivela
nelle immense _avenues_, nei superbi palazzi, nei comodi alberghi,
nell'ambiente aristocratico dei _clubs_, fra lo sciampagna e i
doppieri.
«Passino i limiti della capitale federale gli stranieri che ci
visitano, se vogliono studiare il vero aspetto nazionale, se
vogliono convincersi che questo è un paese senza libertà, senza
morale, senza amministrazione e senza giustizia.»
Ho scritto che il così detto _Hôtel de inmigrantes_, dove albergano i
nostri poveri connazionali che sbarcano laggiù in cerca di lavoro, è un
immondo lazzaretto della miseria, lurido come un canile. Il giornale _La
Nacion_ un mese dopo scriveva:
«Non si può negare che a bella prima l'_Hôtel de inmigrantes_ col
suo corteggio di casettaccie e di capannette deve dare ai nuovi
arrivati un'idea abbastanza sfavorevole dell'ospitalità
argentina. Le deficienze dell'immondo padiglione possono essere
praticamente comprovate anno per anno da migliaia di ospiti.
Sarebbe da desiderarsi che il Governo d'un paese come il nostro,
dove noi ci stanchiamo a furia di predicare la necessità di
fomentare l'immigrazione, cominciasse ad albergarla meglio.»
Non basta. La _Prensa_, il 27 dello scorso marzo, scrive:
«Dice un rapporto tecnico che l'_Hôtel_ si trova in uno stato di
distruzione tale che riesce impossibile mantenerlo in piedi senza
far tali spese da essere equivalenti al costo d'un altro edificio
nuovo. Le conclusioni del rapporto non lasciano luogo al dubbio:
l'edificio sta nel suo ultimo periodo e minaccia di cadere.»
Infine ho parlato di volo della sistematica irregolarità amministrativa
e della profonda immoralità politica. Si è gridato al calunniatore! Ma
ecco qua che cosa scrive recentemente un giornale argentino, intorno a
questo doloroso argomento:
«Lo spettacolo che offre in questi momenti la politica militante
è tale da irritare le anime più placide e far vergognare le
persone meno suscettibili ai vituperî della morale. Mai questo
paese ha conosciuto una decadenza simile alla presente. I
governanti non si occupano che di ripartire le rendite pubbliche,
gran parte delle quali sono aggiudicate al proselite e al
favorito. Domina in assoluto la preoccupazione assorbente del
traffico dei posti pubblici.»
E ancora:
«Nulla è al suo posto. Nell'ordine politico, economico,
finanziario tutto è fuori della sua orbita. La nazione precipita
nel sentiero che conduce al disastro. La corruzione domina con
impudenza e con ostentazione: la inettitudine si fa infermità
cronica nelle alte sfere governative, e la decomposizione avanza
senza incontrare ostacoli.
«La frode elettorale eretta a sistema è fonte e germe di tutti i
mali. Il personale delle amministrazioni, composto dei premiati
nello _sport_ politico, inocula nell'ingranaggio amministrativo il
virus della decomposizione. La somma dei mali costumi forma una
quantità voluminosa di elementi funesti... ecc.»
Il giornale che parla così è la _Prensa_, il più diffuso giornale
dell'Argentina. Precisamente quella _Prensa_, amico lettore, che ha dato
il _la_ dell'indignazione per le mie povere lettere, le quali, con molta
meno crudezza, accennavano genericamente alle stesse cose che tanto
giustamente la preoccupano.
Ma c'è di più. La _Prensa_ ha inventato la _Campagna anti-argentina_!
«Possiamo dire--ha scritto--che _quasi tutta la stampa europea comprese
le riviste illustrate_, è compromessa in questa campagna.» Si tratta di
«giudizî interessati pubblicati nei giornali più serî d'Europa, _fra i
quali menzioneremo il TIMES di Londra e il TEMPS di Parigi_.» E non si
salva nemmeno l'Agenzia Havas! Si capisce che è tutta propaganda cilena
in questa «campagna che aprirono contro la Repubblica _quasi tutti_ i
giornali europei.»
In queste ridicole accuse che insultano in blocco la migliore parte del
giornalismo europeo, colpevole solo di aver raccolto un po' di
verità--la quale ha pur sempre le gambe più lunghe della bugia--di
quella verità che la _Prensa_ non nasconde, vi è uno strano e mostruoso
miscuglio di orgoglio cieco e di palese malafede.
All'estero non si _deve_ parlare dell'Argentina se non per lodarla ed
adularla ad ogni costo. È un vecchio costume, al quale il paese ha
l'abitudine.
Soltanto i giornalisti argentini hanno il diritto di «osservare tutti i
dettagli in relazione con la vita nazionale»--ha proclamato la _Prensa_
in un articolo insolente che era indirettamente dedicato a me. E un
altro giorno, lavando la testa al _Temps_, ha ripetuto: «Noi abbiamo il
diritto di tollerare i nostri errori e di accogliere gli apprezzamenti
della stampa nazionale, perchè sono i nostri proprî interessi che
discutiamo con l'ampio _diritto di cittadinanza_, e con il merito di
provati servizî ad una nobile causa; però, quando si tratta di giornali
stranieri che _debbono mantenersi estranei_ ai dettagli delle passioni
delle altre nazioni, la missione del giornalismo argentino è altra...»
Ah! no!
Quando anche non fosse un diritto innegabile del giornalismo la serena
critica di tutto quanto interessa l'umanità, se anche non fosse un suo
sacrosanto dovere il desiderio del bene in qualsiasi luogo dove vivono
uomini, e la persecuzione del male sotto tutte le latitudini e in ogni
suo rifugio, anche se occorresse questo _diritto di cittadinanza_ per
interessarsi a ciò che voi chiamate i _dettagli_ delle vostre passioni,
ebbene noi potremmo parlare, perchè noi questo diritto di cittadinanza
lo abbiamo!
Pensate che vi è più d'un milione d'italiani nell'Argentina, e che più
della metà degli abitanti è di sangue italiano. Le nostre braccia sono
invitate anche ora che, a centinaia di migliaia, altre braccia laggiù
penzolano inerti lungo i fianchi con l'abbandono della disperazione.
Abbiamo il dovere di vedere che cosa avviene di questo esercito di
nostri lavoratori che abbandona la Patria per dare l'immensa sua forza
ad un altro paese.
Noi abbiamo come voi, giornalisti argentini, il diritto di additare e
studiare nelle loro origini e nel loro sviluppo le gravi malattie del
vostro paese, perchè quanto voi, se non di più, noi ne desideriamo la
guarigione.
Nessuno più sinceramente degli italiani può augurare al paese, che
alcuni chiamano la Giovane Italia, quel completo risanamento morale,
politico ed economico, che solo potrà sollevarlo dalle sue sciagure, e
che gli darà finalmente la forza di occupare il posto che per le sue
latenti energie si merita.
Purtroppo non ho ancora esposto che una parte dei mali, e prima di
occuparmi diffusamente delle condizioni e dell'opera degli italiani,
dovrò consacrare parecchie lettere alla descrizione talvolta dolorosa,
ma sempre necessaria dell'ambiente nel quale i nostri connazionali
esplicano la loro attività.
Non è col tacere o col mentire, perpetuando equivoci, errori e
disinganni, che si può giungere al bene! È per questo che io continuo la
mia via con la serena coscienza di compire un dovere.


LE BASI DELL'OLIGARCHIA ARGENTINA.
[Dal _Corriere della Sera_ del 25 maggio 1902.]

Sotto grandi titoli, una mattina, non è molto, i giornali argentini
avevano delle notizie di questo genere:
«_San Martin, ore nove._--Un gruppo di Casaristas ha aperto il
fuoco sugli avversarî. La polizia, agli ordini di un commissario,
rispose al fuoco. Gli assalitori si ritirarono lasciando dei
feriti. A Lamadrid v'è stato un vivo scambio di fucilate.»
«_Chivilcoy._--I membri dei seggi hanno dato di piglio alle armi,
vi è stato un nutrito scambio di fucilate, aumentato con
l'intervento della polizia. I feriti sono molti. Il fuoco durò per
ben dieci minuti.»
«_Pila._--Un gruppo d'Ugartisti ha attaccato il Municipio e la
Commisseria. La polizia respinse l'attacco. Vi sono feriti gravi.
Si spararono moltissimi colpi di remington.»
«_San Fernando._--Un forte gruppo d'individui fece fuoco lungo il
canale in direzione della piazza. La polizia rispose al fuoco
respingendo l'attacco.»
Se si parlasse di Boeri, invece che di Casaristas e di «Polizia del
Capo», invece che di semplice polizia, tutti, leggendo tali notizie,
penserebbero che la guerra nell'Africa Australe non è mai stata più
attiva di così. Ma siccome non si trattava che di elezioni (parziali,
per fortuna) nella provincia di Buenos Aires, nessuno si è commosso, ed
una parte della stampa ha persino colto l'occasione per gridare, con
legittima soddisfazione, che: «... in queste elezioni si è provato il
progresso morale del popolo, il quale pacificamente è accorso alle urne
a compire il più sacro dei suoi doveri, senza che si verificassero i
deplorevoli fatti dei passati Comizî...»
Ringraziamo il buon Dio di averci tenuti lontani dai passati Comizî, e
di averci così permesso di vedere tanto progresso morale. Il quale
appare però seriamente pregiudicato dai risultati che delle suddette
elezioni (parziali, per fortuna) dà il più autorevole giornale, la
_Nacion_.
In un paese, San Nicolas, votano centoventi persone e si trovano mille e
duecento voti. A Barracas al Sur compaiono mille voti prima della
formazione del seggio. A Lomas de Zamora quattrocento elettori producono
mille e duecento voti. In tre seggi non c'è stato concorso, ma hanno
tuttavia figurato tremila e duecento voti. In altri quattro seggi è
avvenuto lo stesso miracolo. A Patagones una persona ha contato ventidue
elettori concorrenti alle urne: voti mille e centocinquantatre. Infine
si calcola a trentamila la somma dei voti fraudolenti in queste elezioni
(parziali, per fortuna). Il _Pais_--giornale _pellegrinista_--rimprovera
alla _Nacion_--che è _mitrista_--queste oziose inchieste, rammentandole
che i _mitristi_, in certe altre elezioni, crearono a Buenos Aires un
vero _atelier_ con _sedici_ scritturali per la fabbricazione di registri
elettorali falsi, in base ai quali stabilirono il loro trionfo. Queste
sono cose, del resto, consuetudinarie. Una Commissione, che per incarico
d'un _Comité Demòcrata_, ha voluto rivedere alcune liste elettorali a
Buenos Aires, ha trovato che in un seggio il falso ammontava al 47%, in
un altro al 58%, in uno al 79% e nel resto del distretto al 45%. I
giornali _El Tiempo_ e la _Prensa_, che pubblicano l'inchiesta, ne
offrono tutte le prove. Ma chi bada a queste piccolezze?
Questa profonda e radicata immoralità rivela molto più di una semplice
stranezza di costumi politici: le sue cause sono gravissime, e le sue
conseguenze hanno un'influenza disastrosa sull'intera vita della nazione
argentina.
*
* *
Spieghiamoci. Laggiù la politica è una professione. È la professione
naturale del «figlio del paese», la quale gli offre il modo di
vivere--con uno splendore relativo ai di lui mezzi intellettuali e alla
sua _viveza_--fornendogli una rendita sotto forma di stipendio per un
impiego qualsiasi, oppure facilitandogli guadagni d'ogni genere per via
d'influenze. Così si vedono degli impiegati che non hanno la necessità
d'andare all'ufficio, ed altri che non sanno precisamente in che cosa il
loro impiego consista.
Perciò la lotta politica non è altro che la lotta di gente che vuole
degli impieghi per diritto di nascita contro gente che non se li vuol
lasciar sfuggire, in nome dello stesso diritto. È una «lotta per la
vita»: e trattandosi della vita si capisce che ci si... ammazzi, qualche
volta. «La vera lotta elettorale è oggi, come sempre, circoscritta alle
rivalità di clientele ristrette, per non dire di pochi uomini,
aggruppati in due fazioni avverse per la impossibilità di mettere tutti
contemporaneamente il muso nella stessa mangiatoia»--scriveva il 31 del
marzo passato la _Patria degli Italiani_.
È chiaro che questa politica di speculazione vive della ricchezza
pubblica come di una preda legittimamente conquistata, invece di esserne
la tutrice vigile e sapiente. Ora, la ricchezza è prodotta dal lavoro;
il lavoro è in massima parte straniero; è quindi precisamente a danno
degli stranieri che si alimenta l'enorme pianta parassitaria della
politica, che ha più ramificazioni d'un'intera foresta di baobab.
Gli stranieri si vedono completamente esclusi dalla cosa pubblica. Il
paese risulta nettamente diviso in dominatori e in dominati. Questo non
sarebbe un gran male, se una tale politica non avesse logicamente la più
perniciosa delle influenze su tutte le amministrazioni pubbliche--nelle
quali si sazia--e, quel che è peggio, sulla giustizia; di modo che i
dominati si trovano esposti--privi delle armi del diritto politico--a
tutte le violenze, ai soprusi, agl'inganni, alla ingiustizia senza
limiti.
Come si vede, la politica argentina, per quanto in sè stessa priva
d'interesse per noi, assume una importanza capitale in quanto serve a
spiegare e illustrare la situazione dei nostri connazionali laggiù. E
permettetemi di parlarvene a lungo. Del resto, l'argomento non è noioso:
avvengono nella politica di questo paese delle cose tanto strane!...
*
* *
La lotta politica ristretta alle persone, animata da bassi interessi,
isolata nei varî centri provinciali, prende spesso alimento dagli odî
personali, e diviene di una brutalità selvaggia. Si combatte con tutte
le armi, con la frode, con la corruzione e col terrore. Da una parte
l'arbitrio, dall'altra la violenza. Avvicinandosi un Comizio, i crimini
politici diventano cosa di tutti i giorni, specialmente nelle provincie
interne. La cronaca registra giornalmente minaccie a mano armata,
arresti e condanne arbitrarie eseguiti contro gli oppositori,
persecuzioni poliziesche, maltrattamenti, ferimenti, assassinî. A
prestar piena fede ai giornali i più diffusi vi sarebbe da inorridire.
Dai luoghi desolati dalle elezioni arrivano loro notizie di treni
assaltati dalla polizia per arrestare gli avversarî del Governo che vi
viaggiano, di prigionieri posti alla tortura dei ceppi, di spedizioni di
soldati armati di remingtons inviati in tutti i dipartimenti di una
provincia con l'ordine di non lasciarsi sfuggire l'opportunità di
fucilare gli avversarî (_Prensa_, 11 e 12 febbraio).
Certo è che in questi periodi di fermento politico la vita pubblica si
svolge sotto il più tirannico dei regimi. In certe provincie è un vero
regime del terrore. I giornali di opposizione sono talvolta assaltati,
le macchine spezzate, i redattori minacciati di morte, come è avvenuto a
Chacabuco e durante le ultime elezioni di San Juan. La mancanza di
giustizia rende possibile ogni violenza. Durante queste elezioni, che
hanno fatto versare tanto sangue, la polizia ha assassinato nel suo
stesso domicilio il direttore del giornale _El Censor_, colpevole di
reato d'opposizione. Questi delitti hanno fatto sfuggire al più
autorevole giornale argentino una frase caratteristica: «Dalla frode e
dalla tranquilla _esploitation_ delle posizioni ufficiali non è
ammissibile che si passi al regime del terrore, alla legge del pugnale e
della corda» (_Nacion_, 8 gennaio). Pare che la frode e la tranquilla
_esploitation_ siano... ammissibili!
Intanto si procede alla formazione delle liste elettorali. Mancando uno
stato civile in regola, le iscrizioni si fanno volta per volta, alla
domenica a mattina, nell'atrio delle chiese parrocchiali, dove il
registro è depositato sopra un tavolo fra due _vigilantes_ che
sonnecchiano e i membri d'un Comitato. Gli elettori iscrivendosi
dichiarano a quale partito appartengono. Lo scopo di questa usanza è
chiaro: le sole iscrizioni bastano a dare la più ampia idea della
situazione, e le _manovre_ poi si possono fare a ragion veduta. Se il
partito «legale» è un po' deboluccio, si rinforza con un po' di nomi. Se
alle elezioni non si presentano gli elettori, si fanno figurare
gl'iscritti come votanti. Nel marzo passato, nelle elezioni di Santiago
de l'Estero, a Quebrachos concorsero alle urne il giudice di pace, il
commissario di polizia e suo figlio e vi lasciarono.... mille e tanti
voti. Il falso diventa usuale. Non c'è controllo: i giudici si guardano
bene dall'ascoltare i reclami di illegalità perchè essi stessi nascono
quasi sempre dall'illegalità.
*
* *
E si viene alle elezioni. Qui entrano in scena i _caudillos_, uomini
che, per il prestigio della criminalità, godono di ascendenti sulla
parte infima della popolazione _criolla_, la quale forma quasi
esclusivamente la massa elettorale. Il _caudillo_ porta in campo le sue
forze al servizio di questo o quel partito, come un capitano di ventura.
Queste forze vengono dalla campagna, dalla prateria, spesso
semiselvaggie, _gauchos_, ignoranti sempre, che considerano le elezioni
come un carnevale, un'epoca di godimento e d'impunità (se stanno dalla
parte governativa). Arrivano nelle città ostentando il loro armamento di
rivoltelle e di coltelli intorno alla cintura, e incomincia il terrore
dei pacifici cittadini. Tipi sinistri percorrono a cavallo le vie,
insultano i passanti, spingono la cavalcatura sui marciapiedi e talvolta
nei negozî. Spesso si fermano a mangiare e bere nelle _fondas_, poi non
pagano, bastonano chi protesta e se ne vanno gridando: _Viva el
Gobernador!_--il grido che è il _sesamo apriti_ della circostanza.
È poco tempo che Santa Fè, Rosario e tutte le città della provincia,
come più recentemente San Juan, hanno attraversato un periodo elettorale
con il relativo accompagnamento di morti e di feriti. Le scene che si
sono svolte in questi luoghi non sembrano dei nostri tempi. I negozî si
chiudono, la gente per bene si tappa in casa con le provvigioni, come
per un assedio in regola; e l'illusione è perfetta quando--e non di
rado--si sentono echeggiare attraverso le imposte serrate i colpi delle
armi da fuoco. La _Prensa_ ha riportato da un giornale di San Juan
questa descrizione d'ambiente: «Le famiglie non escono per nessun
motivo, nessuno si mostra per le piazze, e ad ogni momento si aspetta di
sentire il rumore d'una scarica che ponga termine alla vita d'un
cittadino, o il galoppo d'uno squadrone di polizia che sciaboli senza
pietà. Non si domanda che resultato ebbe questa o quella elezione, ma
quanti morti si ebbero. Da ogni parte si parla di domicilî che saranno
assaltati. Le versioni sono fondate perchè abbiamo visto il popolo
indifeso sciabolato per le vie di pieno giorno e assassinare miseramente
e vigliaccamente...» È certo che in queste descrizioni, che potrei
riportare a sazietà, vi è di quell'esagerazione che è propria di queste
riscaldate fantasie ispano-americane; ma non molta. I crimini esistono.
Non vi è forse che Buenos Aires dove tali miserie siano meno visibili,
perchè si perdono nella vastità e nel cosmopolitismo.
In prossimità dei seggi elettorali si vedono talvolta dei veri bivacchi
di questi _gauchos_ armati, accoccolati intorno ai barili della _caña_ e
all'arrosto che si va cuocendo all'aria aperta, il tradizionale _asado
electoral_. Questi bravi elettori si aggruppano a seconda dei partiti
nei posti prestabiliti di fronte al sagrato della parrocchia--dove si
tiene l'elezione--in attesa d'essere chiamati ad esprimere i voti della
coscienza del popolo.
L'appello viene fatto partito per partito. Si comincia dal partito
governativo, il quale in caso di dubbia riuscita adopera tre sistemi di
guerra che si potrebbero chiamare: il pacifico, il semi-pacifico e il
bellicoso. Il primo è semplicissimo; si fa l'appello tanto lentamente
che giunge l'ora stabilita per la chiusura prima che gli avversarî--che
votano dopo--abbiano avuto il tempo di votare.
Il secondo consiste nel sollevare degli incidenti ad ogni voto
avversario, domandando la prova della personalità. L'adito è aperto
all'arbitrio; si fanno votare dei partitarî due o tre volte, si
stabiliscono officine di falsificazioni, si fa di tutto.
Quando ciò non basta per assicurare la vittoria, entrano in campo i
remingtons della polizia che circonda le urne e che sta appostata
persino sui tetti delle case vicine. È il sistema bellicoso. Nelle
recenti elezioni di San Juan, intorno ad un'urna sono caduti sei morti e
venti feriti. Questo non ha impedito al vice-governatore di scrivere un
rapporto dove diceva: «Le elezioni si sono svolte _tranquillamente e in
completo ordine in tutti_ i Comizî; solamente in Pocito...., ecc.!» Oh!
una cosa da nulla!
All'inganno d'un partito risponde, naturalmente, l'inganno dell'altro,
alla frode la frode, e alla violenza la violenza. Il resultato è la più
mostruosa mistificazione della volontà popolare.
*
* *
Su queste elezioni poggia l'oligarchia che strema le forze
dell'Argentina e ne prostra le promettenti energie. Dalle elezioni nasce
la piovra governativa, e viceversa: come la storia dell'uovo e della
gallina. È un circolo chiuso, la cui anacronica esistenza è spiegata
dalla esclusione della vita politica di quella grande parte della
popolazione che più lavora, produce e paga, la quale avrebbe
precisamente il più grande interesse ad una politica onesta: alludo agli
stranieri.
Con questa straordinaria organizzazione, elettorale viene a mancare
completamente il controllo del popolo nel complesso organismo
governativo. Una macchina senza regolatore.
Appurate così le origini della disorganizzazione, vedremo prossimamente
fino dove ne arrivano le ineluttabili e disastrose conseguenze.


SULL'ARGENTINA: IL GOVERNO IN AZIONE.
[Dal _Corriere della Sera_ del 29 maggio 1902.]

L'ultima volta, mio buon lettore, abbiamo osservato l'allegra _parodia
electoral_--per dirla con la frase del paese--argentina. Vediamo oggi
che cosa ne viene fuori--che, come vedremo, è per noi italiani il più
interessante.
E prima di tutto vediamo chi ha il monopolio del Governo nell'Argentina.
Un giurista, il prof. Martinoli, in una sua monografia sul Diritto
argentino, calcola che tolti gli stranieri, i loro figli ancora in
minore età, le donne e i bambini, che se figurano nel censimento non
sono per ora nelle liste politiche, e tolti gl'indiani, i semibarbari, i
_gauchos_ e tutti i detriti in dissolvimento delle razze inferiori, i
quali non sono che «docili e incoscienti strumenti di qualunque
_caudillo_, rimangono pochi argentini padroni del campo politico.» «Gli
argentini, dunque, atti al Governo--egli scrive--sono in franca
minoranza, in dichiarata insufficienza, chiamati ad amministrare
interessi in enorme proporzione alieni, senza controllo da parte degli
amministrati, senza che essi sentano in carne propria il peso principale
dei tributi, con tutti i vantaggi in cambio delle cariche pubbliche, e
con tradizioni finanziarie ed economiche che non li fan certo
raccomandabili come modelli di reggenti ordinati e scrupolosi: formano
cioè una vera oligarchia.» Un'oligarchia i cui difetti sono aggravati
You have read 1 text from Italian literature.
Next - L'Argentina vista come è - 05
  • Parts
  • L'Argentina vista come è - 01
    Total number of words is 4064
    Total number of unique words is 1657
    33.9 of words are in the 2000 most common words
    48.0 of words are in the 5000 most common words
    55.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • L'Argentina vista come è - 02
    Total number of words is 4279
    Total number of unique words is 1853
    30.5 of words are in the 2000 most common words
    44.6 of words are in the 5000 most common words
    51.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • L'Argentina vista come è - 03
    Total number of words is 4172
    Total number of unique words is 1551
    32.6 of words are in the 2000 most common words
    47.3 of words are in the 5000 most common words
    54.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • L'Argentina vista come è - 04
    Total number of words is 4190
    Total number of unique words is 1646
    31.2 of words are in the 2000 most common words
    46.4 of words are in the 5000 most common words
    53.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • L'Argentina vista come è - 05
    Total number of words is 4189
    Total number of unique words is 1698
    31.9 of words are in the 2000 most common words
    48.1 of words are in the 5000 most common words
    56.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • L'Argentina vista come è - 06
    Total number of words is 4190
    Total number of unique words is 1703
    32.8 of words are in the 2000 most common words
    46.1 of words are in the 5000 most common words
    53.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • L'Argentina vista come è - 07
    Total number of words is 4318
    Total number of unique words is 1731
    31.6 of words are in the 2000 most common words
    47.6 of words are in the 5000 most common words
    55.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • L'Argentina vista come è - 08
    Total number of words is 4318
    Total number of unique words is 1798
    30.8 of words are in the 2000 most common words
    44.8 of words are in the 5000 most common words
    52.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • L'Argentina vista come è - 09
    Total number of words is 4350
    Total number of unique words is 1813
    29.7 of words are in the 2000 most common words
    43.1 of words are in the 5000 most common words
    51.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • L'Argentina vista come è - 10
    Total number of words is 4254
    Total number of unique words is 1711
    31.5 of words are in the 2000 most common words
    46.8 of words are in the 5000 most common words
    53.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • L'Argentina vista come è - 11
    Total number of words is 4297
    Total number of unique words is 1546
    36.3 of words are in the 2000 most common words
    51.0 of words are in the 5000 most common words
    57.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • L'Argentina vista come è - 12
    Total number of words is 4386
    Total number of unique words is 1668
    32.2 of words are in the 2000 most common words
    46.4 of words are in the 5000 most common words
    54.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • L'Argentina vista come è - 13
    Total number of words is 4276
    Total number of unique words is 1650
    33.2 of words are in the 2000 most common words
    47.4 of words are in the 5000 most common words
    53.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • L'Argentina vista come è - 14
    Total number of words is 2153
    Total number of unique words is 955
    39.9 of words are in the 2000 most common words
    54.0 of words are in the 5000 most common words
    60.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.