Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 4 - 07

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l'ajuto di M. Hennequin a Dresda, e la sottomise allora al giudizio de'
Signori Schuster, Babbi, Uhlig e Caselli. Egli è morto verso il 1806.
TRITTA (Giacomo), attualmente maestro di contrappunto nel R. Collegio di
musica in Napoli, fu allievo del cel. Sala. Nel 1787 scrisse _la Vergine
del Sole_, nel quale dramma vi ha un duetto, ed un terzetto di una
estrema bellezza. Nel 1788 compose la musica della _Molinarella_. Nel
magazzino del Ricordi in Milano vi ha di lui in oltre _Il Cartesiano
fantastico, e le trame spiritose_.
TROMLITZ (Giorgio), uno de' primi virtuosi sul flauto nella Germania, e
cel. nella costruzione di tali stromenti, benchè la delicatezza della
sua salute lo avesse obbligato dopo il 1780 a non più suonarlo. Egli
diessi allora all'istruzione di un gran numero di allievi
nell'università di Lipsia; e nel 1786 pubblicò quivi una _Dissertazione
sul flauto e sulla maniera di suonarlo_: di cui ve ne ha una seconda
edizione del 1790. Nel magazzino di Cramer trovansi di lui impressi
_Concerti di flauto_, che sono assai ricercati.
TRYDELL (John), musico di Londra, ove nel 1769 diè per le stampe: _Two
essays on the theory, and practice of music_, cioè _Due Saggi sulla
teoria e la pratica della musica_. Il primo contiene gli elementi
musicali, e 'l secondo i principj dell'armonia, della composizione e del
basso continuo.

TURINI (Ferdinando), veneziano, nipote del rinomato _Berton_, benchè
avesse avuta la disgrazia di divenir cieco nel 1772, nel fiore dell'età,
fu non di meno uno de' migliori organisti dell'Italia. Compose molti
intermedj e cantate, alle quali lo stesso Sassone non potè ricusare la
sua approvazione.
TURKI (Daniele) fece i suoi studj nell'università di Lipsia dopo il
1773, e coltivò insieme la musica. Il cel. Hassler gli diè lezioni di
cembalo sulla maniera di Emman. Bach. Turki si applicò quindi alla
composizione: e dopo il 1781 ha dato molti corsi pubblici di quest'arte
nell'università di Halle, dove pubblicò le seguenti opere: _Dei
principali doveri di un organista, 1787. Scuola di cembalo per i
maestri, e per i principianti con note critiche 1789. Introduzione allo
studio del basso continuo_ in 8º; la seconda edizione è del 1800, in
Lipsia. Quest'opera è pregiatissima. Vi sono di lui impresse eziandio
molte sonate per cembalo assai stimate.
TURN-TAXIS (il conte di), direttore generale delle poste italiana e
tedesca in Venezia, era il protettore e l'allievo dell'illustre Tartini,
col quale mantenne sempre un commercio non interrotto di lettere intorno
alla musica, di cui erane distintissimo amatore. Allorchè Rousseau si fè
lecito nel suo dizionario di musica di fare alcune osservazioni critiche
sul sistema di Tartini, egli ne prese vigorosamente la difesa: e venendo
a morte il Tartini lasciò in sua cura tutti i suoi manoscritti. Il
dottor Burney, che conobbe questo conte ancor giovane nel 1770 in
Venezia, lo annovera tra' migliori allievi del medesimo, comecchè il di
lui strumento favorito fosse il cembalo, ed ammirò il numero delle
messe, de' mottetti, e degli oratorj da lui composti. (_Present state of
music in Italy_).
TURNER (William), dottore in musica a Londra, e compositore al suo tempo
pregiatissimo sul gusto italiano, morì nel 1740. Egli è inoltre autore
di un'opera intitolata: _A philosophical essay on music_; cioè _Saggio
filosofico sulla musica_, in 4º, senza data.


U

UGOLINI (l'ab. Biagio), dottore veneziano, a cui si deve l'immensa
collezione in 34 vol. in fol. col titolo _Thesaurus antiquitatum
sacrarum_ etc. Venetiis 1766. Il trentesimo secondo vol. è interamente
addetto alla _Musica degli Ebrei_: vi si trovano in sul principio i 10
capitoli del _Schilte Haggiborim_, tradotti dall'ebreo in latino,
dall'ab. Ugolini, i quali trattano di quasi tutte le parti della musica
di questa nazione, e quindi 40 dissertazioni, o estratti dalle più
considerevoli opere di diversi autori, come Abicht, Bartoloccio,
Bocrisio, Bytemeister, Calmet, Drechsler, Glaser, Hasac, Heumann, Horch,
Kircher, Lamy, Mersenne, Hothon, d'Outrein, Pfeiffer, Paschio, Reime,
Schacchi, Schudt, Spencer e Van-Til, sullo stesso argomento.

UNGER (Federico) di Brunswick, ove fu consigliere di giustizia, inventò
ad Einbeck una macchina, che unita a un cembalo nota successivamente
tutto quello che si suona su questo istromento. Egli comunicò in una
lettera all'accademia di Berlino, di cui era membro, i disegni di questa
macchina, e nel 1774 ne pubblicò a Brunswick una descrizione
dettagliata. Quest'idea è stata di poi perfezionata da _Holfeld_, da
_Lenormand_, e nel 1810 da Mr. Nabot meccanico in Londra, che più che
altri vi è riuscito. (_V. Archiv. des découvertes t. 2_). Unger morì a
Brunswick nel 1781.

UREGNA (Pietro d'), monaco spagnuolo, visse nel decimosesto secolo a
Vigevano nel Milanese. L'ab. Arteaga dice, che egli merita esser cavato
dall'oscurità, ove indebitamente giaceva, poichè fu l'inventore della
settima nota aggiunta alla scala di Guido Aretino; che siffatta scoperta
si trova nel compendio del sistema di esso Uregna fatto, e pubblicato in
Roma in lingua spagnuola l'anno 1669. Il libro ha per titolo: _Arte
nueva della musica inventada por S. Gregorio, desconcertada an. 1022 por
Guido Aretino, restituida a su primera perfeccion por Fray Pedro de
Urena, y reducida a este breve compendio por J. C. in 4º._ L'autore del
compendio è il cel. M. Caramuele. (_Rivol. ec. t. I, p. 202_).


V

VACCARI (Francesco), nato a Modena circa 1772, cominciò a studiar di
violino dall'età di cinque anni, e mostrovvi le più grandi disposizioni.
Suo padre per farvelo vie più avanzare, gli offriva a suonare a prima
vista ogni specie di musica. Di nove anni eseguì in Parma un concerto di
violino dinanzi al duca e al conte del Nord: _Pugnani_, che si era
opposto a far suonare in corte un fanciullo, non lasciò, sentendolo, di
ammirarne l'esecuzione. Egli passò poi in Firenze a prender lezione del
cel. _Nardini_. Di tredici anni si rese a Mantova, ove _Pichl_
presentogli per saggio un concerto da lui composto, ch'egli eseguì
perfettamente a primo colpo d'occhio. Dopo aver viaggiato per quasi
tutta l'Italia, il figlio del gran-duca di Parma lo portò seco in
Ispagna, e verso l'anno 1804 fu dal re scelto come primo violino della
corte. Nelle turbolenze politiche di Madrid passò in Portogallo, dove
forse attualmente si trova. Egli ha scritto alcune sonate di violino.
VAGUE (M.), di Marsiglia, pubblicò in Parigi nel 1733, _l'Art
d'apprendre la musique, exposé d'une manière nouvelle et intelligible,
par une suite de leçons, qui se servent successivement de préparation_.
Gli elogj prodigamente accordati a quest'opera sin dalla sua
pubblicazione, e più ancora l'onore di una seconda edizione, sono una
prova del suo merito. Le dissertazioni, che vanno alla fine, meritano di
esser lette.
VALBURGA (M. Antonietta) di Baviera, figlia dell'imperatore Carlo VI,
elettrice vedova di Sassonia, morta a Dresda nel 1782, coltivò il suo
spirito collo studio delle scienze, e delle arti di gusto, e senza
mancar punto a' doveri d'una savia sovrana giunse così perfettamente a
possederle, che i più abili professori riguardaronla come un prodigio
del sesso. Alle profonde cognizioni in musica, univa somma abilità sul
cembalo, ed una grande espressione nel canto. Possedeva sì bene
l'italiano sino al segno di comporre degli eccellenti drammi in questa
lingua, che ella medesima metteva in note. Tali sono _il Trionfo della
fedeltà_, _Talestri regina delle Amazoni_, e l'oratorio _la Conversione
di S. Agostino_, cui fè porre in musica dal Sassone. Il cel. abbate
Eximeno nel dedicarle la sua Opera della Musica dice “che se il gran
Metastasio ha avuto l'immortal gloria di stimolare co' suoi drammi il
genio de' professori di musica; ella però non ha sofferto che altro
genio esprimesse colla musica i nobili sentimenti de' suoi drammi.”
Essendo venuta in Roma, fecesi ammirare pe' suoi sublimi talenti nella
poesia e nella musica, e l'accademia degli Arcadi recossi a gloria di
annoverarla tra' suoi membri, dove essa ebbe il nome di _Ermelinda
Talea_. Il dottor Burney sommamente la loda, per avere avuta occasione
nel 1772 di sentirla in Roma cantare un'intera scena, accompagnandosi al
cembalo, del suo dramma il _Trionfo_. Puossi anche vedere un'intera aria
della sua _Talestri_, che il surriferito _Eximeno_ ha fatto imprimere
alla fine del suo libro: lo stile ne è espressivo, grazioso, e pare
recentemente scritta. Porpora era stato il suo maestro sì per la
pratica, che per la composizione, ed essa aveva conservate nel suo
canto, e nelle sue produzioni la maniera grande, nobile e semplice
insieme di questo celebre maestro.
VALGULIO (Carlo), nato a Brescia da una antica e distinta famiglia, fu
uno de' più dotti uomini del sedicesimo secolo. Egli era secretario del
card. Cesare Borgia, e possedeva a fondo la lingua greca e latina. Nel
1507 pubblicò in Brescia la sua _traduzione latina del dialogo di
Plutarco sulla musica_ in 4º con sue dottissime annotazioni, a cui fa
precedere un _Discorso sull'antica musica_ per render più facile
l'intelligenza del suo autore. Spiega in esso i diversi termini della
musica usati da Plutarco; prende a difendere l'antico musico Aristosseno
contro le ingiuste accuse de' suoi avversarj, e deplora la totale
perdita di una musica così perfetta qual si era quella degli antichi;
perdita non per tanto, che secondo lui non è irreparabile, poichè
quest'arte può essere ristabilita per li medesimi mezzi, che la
portarono anticamente ad un sì alto grado di perfezione. Nè altra
cagione del cattivo stato della medesima crede potersi assegnare, se non
la trascuranza de' suoi professori nel non voler consultare le opere
degli antichi, ove troverebbero di che migliorare un'arte così utile.
Valgulio, dice M. Burette, merita della stima, e dell'attenzione per
avere avuto il coraggio di spianare il primo un pezzo cotanto difficile
a ben capirsi, qual si è questo dialogo di Plutarco sulla musica, e di
tradurlo in un latino puro abbastanza, perchè Enrico Stefano lo
adottasse nella sua edizione (_Histoir. littéraire du Dial. sur la
musique_). Tuttavolta fa maraviglia come la versione di Valgulio sia
sfuggita all'esatto Fabricio. Gaffurio, altro letterato musico di quel
secolo, fa onorevol menzione del Valgulio in un suo Trattato italiano, e
lo chiama _homo doctissimo, et experto in tutte le discipline_.
VALLA (Giorgio) da Piacenza, letterato di grido sulla fine del
quindicesimo secolo, e i principj del seguente, nel 1501 pubblicò in
Venezia, _de Musicâ_ libri V. Diè ancora una versione latina
dell'_Introduzione armonica_ del greco Euclide, cui egli attribuisce a
Cleonide (benchè non sia nè dell'uno, nè dell'altro, come lo abbiamo
avvertito all'artic. _Euclide_ t. 2 p. 124), pubblicata insieme con
l'_Architettura_ di Vitruvio a Venezia l'anno 1497, in fol.
VALLE (Pietro della), cavaliere romano, che secondo Kircher, era gran
musico e precettore di musica, nacque in Roma a' 2 di aprile del 1586.
Si ha di lui una dissertazione _de musicâ ætatis suæ_, che si trova
inserita nel secondo tomo delle opere di Doni, Firenze 1763.
VALLE (Guglielmo della), frate conventuale, che ne' suoi scritti mostra
aver del gusto per le belle arti, è autore delle _Memorie storiche per
la vita del Pad. Martini cel. maestro di cappella_, Napoli 1785 in 8º;
in esse dà egli un estratto delle di lui opere musicali, e specialmente
della sua storia pubblicata in tre volumi, ma rimasta imperfetta per la
morte del suo autore. Il P. della Valle dà eziandio l'estratto del 4º
tomo, che sui manoscritti del Martini continuar dovevasi dal Pad.
Stanislao Mattei: la musica degli Etruschi, de' Romani e de' bassi
secoli ne è il soggetto. Fa quindi le difese del Martini e della scuola
musicale italiana contro gli attacchi del frivolo autore di un libercolo
francese intitolato: _Brigandage de la musique italienne_, e rapporta
alla fine le lettere dell'avvocato Mattei, dell'ab. Eximeno, del P.
Martini ed alcune sue ancora sulla questione: _Se i greci ebbero
cognizione dell'armonia simultanea o contrappunto._ Diverse altre
lettere del Martini, e di alcuni celebri letterati al medesimo egli
riferisce molto interessanti alla letteratura della musica. Il P. della
Valle pubblicò anche il di lui elogio, che letto aveva nell'accademia di
Roma nel 1784 e che si trova nel tomo 57 del _Giornale de' letterati_.
VALLO (Domenico), napoletano, diè alle stampe un _Compendio elementare
di Musica specolativo-pratica_, in 8º, Napoli 1804. L'autore dice che
“obbligato dalle circostanze di apostatare dal foro, e di dare un addio
ai libri della dotta legge, la necessità ridestò in lui quei musicali
talenti, la di cui acquisizione, abbenchè estranea allo scopo che
mirava, pure adolescente la riguardò come mezzo salutare a poter
suffogare talvolta nel camin della vita il molesto senso delle edaci
cure; che metamorfosato in tal guisa da uom legale in musico, giunto in
paese straniero meritò il compatimento de' particolari del luogo, e la
benemerenza degli allievi a lui affidati per essere istituiti nell'aurea
scienza musicale. Dopo aver così consumato un intero lustro, essendosi
avvisato della mancanza di un breve metodo di musicali rudimenti,
vennegli in pensiero di compilare il presente, che ora offre al
pubblico.” _In esso lungi dall'occuparmi_, egli dice, _de' rapporti
chimerici tra la musica e le altre scienze, e lungi dal prescrutare il
principio fisico della risonanza de' corpi sonori, ed il principio
metafisico del sentimento dell'armonia, è solo mio disegno di fornire a'
principianti in iscorcio le sommarie cognizioni di teoria sufficienti a
rischiarar la pratica de' principj._ Pare in verità che questo compendio
sia assai ben fatto, e possa riuscir di profitto non che agli scolari,
ma ai maestri eziandio; mancando essi d'ordinario di un buon metodo
elementare. Gli uni e gli altri vi troveranno chiarezza e precision
nelle idee, una scelta erudizione, e de' principj atti a formare un
musico di buon gusto.
VALLOTTI (Franc. Antonio), nato a Vercelli nel 1697, fece i suoi primi
studj nel Seminario di quella città, ed applicatosi con ispezialità alla
musica sotto il cel. Brisson, fece in quest'arte de' molto rapidi
progressi. La poco fortuna de' suoi parenti l'obbligò a prender l'abito
di minore conventuale; dopo il noviziato, ritornò in Piemonte, studiò la
teologia e la filosofia, e lasciò ben tosto le lettere per la musica.
Egli fu dapprima organista del suo gran convento di Padova, e poco
appresso ne divenne maestro di cappella. La sua maniera sembrò tutta
nuova: fornito di un sentimento delicato, e di un'anima, per così dire,
tutta armonica, fu del paro applaudito da' suoi compatriotti e dagli
esteri. Dopo il 1750 veniva riguardato come uno de' migliori teorici, e
de più bravi compositori per chiesa. Il dottor _Burney_ rapporta di aver
veduto presso di lui nel 1770 in Padova, oltre ad una preziosa
biblioteca, due grandi armadii pieni di partiture delle sue
composizioni, tra le quali eravi la Messa di _Requiem_ per le esequie di
Tartini (_Travels, etc._). Nel 1779, diè egli alla luce in Padova la
prima parte della _Scienza teorica e pratica della moderna musica_, in
4º. Questo primo libro è puramente teorico: altri tre ne prometteva
l'autore, che son rimasti inediti. Il _secondo_ dovea contenere _gli
elementi pratici della musica_; il _terzo i principj del contrappunto_,
e 'l _quarto le regole dell'accompagnamento_. Egli morì a 16 gennaro del
1780, l' ab. Fanzago pronunziò il suo elogio. Il cel. P. Martini fu
incaricato dai Padri di Padova a cooperarsi alla pubblicazione del resto
di quell'opera del Vallotti, ed essendogli stati perciò rimessi i
manoscritti, così loro scriveva: _Non posso esprimere con quanto piacere
abbia dato una scorsa a tali scritti, dai quali rilevasi il profondo
sapere del P. Vallotti, e il danno che ne verrebbe al pubblico se non si
proseguisse a stampare quanto manca al compimento di tutta l'opera._ Non
sappiamo però per qual ragione sia svanita l'esecuzione di un sì util
progetto. Anche il Burney grandemente bramava che se ne facesse parte al
pubblico per la maniera chiara ed intelligibile, con la quale era
scritta. Nell'Effemeridi letterarie di Roma del 1780, uscì quindi una
mordace critica al primo tomo del Vallotti, che recò molto disgusto al
Martini. _Sono stato tentato_, dice egli in una lettera, _per la stima e
l'onore del defunto a rispondervi; ma il mio naturale abborrisce troppo
la guerra. Codesto P. Barca amicissimo del Vallotti, e che è informato
del profondo suo sapere potrebbe confutare i Signori Effemeridisti, per
far noto al mondo, che se fosse vivo il cel. Vallotti, forse non si
sarebbero azzardati a tanto, perchè loro avrebbe risposto per le rime._
La migliore apologia però sarebbe stata al certo la pubblicazion delle
sue opere, il che, per disavventura dell'arte non si è sinora avverato.
VALMALETE (Louis de), dilettante assai distinto sul violino, nato a
Rieux circa 1768, fece i suoi primi studj musicali sotto M. Fonces, e a'
quindici anni di sua età cantava qualunque musica a batter d'occhio.
Ebbe le prime lezioni di violino da Turlet, primo violinista del teatro
di Tolosa, a cui davasi il nome di _Tartini della Provenza_: nel 1787
venne a Parigi, e prese lezioni da Gaviniès. M. de Liron iniziavalo ne'
misteri della composizione, finchè venne a morire nel 1806. M. Valmalete
è oggidì uno de' primi dilettanti della Francia: egli suona da primo
violino con altrettanto di esattezza che d'intendimento nelle
composizioni di Tartini, di Haydn, e di Boccherini: accompagna molto
bene al piano-forte, ed ha fatto sinora imprimere a Parigi tre romanzi,
di cui ha composto i versi e la musica. Nel 1805, pubblicò inoltre le
_Due odi sull'armonia_ di Dryden, e di Pope, ch'egli ha tradotto da
poeta e da musico.
VANDERMONDE (M.), nato in Parigi nel 1735, e quivi morto nel primo di
gennaro 1796, era gran geometra e fisico, e non per tanto falso spirito.
Nel 1780 espose in una sessione pubblica dell'accademia delle scienze,
di cui era membro, un nuovo sistema di armonia. Egli riferisce le
maniere di procedere adottate sino a lui a due regole principali, una
sulla successione degli accordi, l'altra sulla disposizione delle parti;
queste due leggi generali, secondo lui, dipendono da una legge più
sublime, che regolar deve tutta l'armonia. L'autore temendo che si
potesse trar profitto dalla sua scoverta, inviluppò il suo sistema di
tanta oscurità, che finì col non comprendervi niente egli stesso.
VANHAL (Giovanni), boemo, dimorante in Vienna, ove viveva da semplice
particolare del prodotto della vendita di sue composizioni, che sono
state impresse per la più parte a Amsterdam, a Berlino, e a Parigi.
Queste consistono in sonate di cembalo, in divertimenti e rondò con
variazioni, in sinfonie, in concerti, ed anche in musica vocale, e tutte
stimatissime. Le sue prime sinfonie comparvero nel pubblico nel 1767, e
furono generalmente ricercate. Vi si ammirava la vivacità
dell'espressione, e la leggiadria del canto. Si pretendeva a quest'epoca
ch'egli fosse soggetto ad attacchi di follia: Burney, che il vide in
Vienna nel 1772, par che confermi tal voce, nel dire che lo trovò
guarito di siffatta malattia. Vanhal migliorò notabilmente la sua
fortuna con un vantaggioso matrimonio; e sarebbe divenuto ricchissimo,
se non portava tanto avanti la prodigalità verso i suoi confratelli. Gli
è assai volte accaduto di torsi l'abito dalla persona per vestirne un
musico bisognoso.
VAN-SWIETEN (il Barone di), prefetto dell'imperiale biblioteca di
Vienna, e presidente della commissione d'istruzione pubblica, uomo
dottissimo anche nella musica, e compositore non privo di merito, morto
a Vienna nel 1806, è inoltre autore d'una dissertazione _De musicæ in
medicinam influxu atque utilitate_, Leida 1773. A lui dobbiamo la divina
musica dell'Haydn, _della creazione, e delle quattro stagioni_: eccone
il come. Osservato aveva il Barone, che sebbene la musica non abbia un
linguaggio, pure come sa esprimere a maraviglia gli affetti, così può
colorire e dipingere le immagini, mercè la imitazione degli effetti
analoghi: aveva pure osservato che sebbene quà e là s'incontrino nelle
produzioni dei valenti maestri, dei cenni di questa imitazione, nulla di
meno un tal campo restava pressocchè tutto a scorrere, e l'additò al suo
amico Haydn, l'impresa da tentarsi fu dapprima un oratorio tutto di
genere descrittivo. Haydn accettò l'invito, e ne nacque questo capo
d'opera: il barone tradusse in tedesco il testo inglese del cel. Milton
dell'oratorio intitolato la _Creazione del mondo_, e vi aggiunse cori,
arie, duetti, ed altri pezzi concertati, onde pompeggiar potesse il
talento del maestro. Nel 1795 l'Haydn vi pose la prima mano: non meno di
2 anni vi sudò sopra, ma fece un lavoro di secoli. Due anni dopo, cioè
nel 1800, animato dal successo, e più ancora stimolatovi dall'amico
Barone, compose le _quattro stagioni_. Il poema è una imitazione di
quello di _Thompson_, ridotto a cantata da Van-Swieten: in quanto alla
musica, è opera tale da assicurare il primato nel genere descrittivo al
suo autore, quand'anche non avesse composta la creazione. Può leggersi
la dotta analisi, che fa della musica dell'Haydn su questi due poemi del
Van-Swieten, il non mai abbastanza lodato _Carpani_ nelle lettere 10 e
12. Dice egli inoltre, che se il Barone non moriva, avressimo un terzo
oratorio dell'Haydn de' _quattro novissimi_. Tanta era l'autorità, egli
soggiunge, che il detto Barone aveva preso sopra il buon vecchio, che
d'altronde non poco doveva ai di lui lumi, ed alla di lui amicizia.
VATRY (l'abbé Jean), morto nel 1769, membro dell'accademia delle
Iscrizioni, nel di cui tom. 8 1733 trovansi due sue _Dissertazioni sulle
tragedie degli antichi_. Egli ragiona de' vantaggi, che l'antica
tragedia ricavava da' suoi Cori per la gran varietà del loro canto,
diverso da quello delle scene: abbraccia l'opinion di coloro, che
sostengono essersi cantate le tragedie dal principio sino al fine, come
si fa ne' nostri drammi per musica. Su tal principio mette in luogo
della declamazione una specie di musica così differente da quella de'
Cori, come lo era la Poesia de' medesimi da quella delle scene, sì per
la cadenza e l'armonia, come per l'espressione. L'Autore va innanzi
all'obbjezione, che è un assurdo il minacciare, il lagnarsi, e il morir
cantando: risponde che la Tragedia è a dir vero una imitazione, ma una
imitazione in versi, ossia un Poema destinato a divenire spettacolo: che
imita non che per i suoi discorsi, ma eziandio per via dell'azione, e
de' gesti, che esser debbono diversi dal tuono naturale e di
conversazione, e a cui preseder fia d'uopo la musica: in somma che non è
meno assurdo il parlare in versi, che il cantare nel più forte di una
passione.

VECCHI (Orazio), diverso da Orfeo Vecchi maestro di musica nello stesso
secolo, era poeta insieme e maestro di cappella in Modena circa 1590.
Deesi a costui la prima Opera buffa, e poesia e musica, che sortì alla
luce in Vinegia l'anno 1597 col titolo: _Anfiparnasso Commedia_ dedicata
a D. Alessandro d'Este. L'accademia filarmonica possiede nella sua
biblioteca un esemplare di quest'opera così rara, che il _Zeno_,
comecchè in tal genere di erudizione fosse versatissimo, confessa in una
sua lettera al _Muratori_ d'ignorarne persin l'esistenza. Il Vecchi
nella Dedica dice: “Non essendo questo accoppiamento di commedia, e di
musica più stato fatto, ch'io mi sappia da altri, e forse non
immaginato, sarà facile aggiungere molte cose per dargli perfezione; ed
io dovrò essere se non lodato, almeno non biasimato dell'invenzione.” Ed
in fatti nell'Epitafio del Vecchi in Modena, che rapporta il Muratori
nella sua _Perfetta Poesia_, così vi si legge: _Qui harmoniam primus
comicæ facultati conjunxit, et totum terrarum orbem in sui admirationem
traxit._ Ma il dotto Arteaga, che ebbe alle mani questa rara edizione
dell'Anfiparnasso dice che “nè la musica, nè la poesia meriterebbono,
che se ne facesse menzione, se la circostanza d'esser la prima nel suo
genere non mi obbligasse a darle qualche luogo nella Storia.” (_Rivoluz.
t. 1, p. 264_).
VENINI (Francesco), nativo di Lago di Como fu da prima Somasco, e sin
dal 1755 professor pubblico di matematica in Parma: lasciò poi quella
congregazione, e venne da abate secolare in Francia al servigio di
Monsignore di Aix. Uscì una di lui _Dissertazione_ in Parigi _sui
principj dell'armonia musicale e poetica_, in 8º gr. Ella è divisa in
cinque capitoli. Nel primo ragionasi dei principj dell'armonia musicale,
e in pria di quella, che risulta dalla combinazione equitemporanea o
successiva dei suoni gravi cogli acuti. Nel secondo si tratta
dell'armonia risultante dalla durata dei suoni, ossia del ritmo
musicale. In questi due capi evvi molto uso di frazioni, e l'autore
protesta a p. 17 di essersi valuto del sistema di Rameau, e del terzo
suono del Tartini. Il conte Giovio fa menzione del Venini nel suo
_Dizionario ragionato degli scrittori Comaschi_.
VENTO (Mattia), maestro napoletano, dopo aver fatti i suoi studj, e la
sua riputazione in Italia, fu chiamato in Inghilterra, ove soggiornò gli
ultimi sette anni di sua vita, che terminò quivi l'anno 1778. Le sue
opere per teatro sono poco conosciute oggi giorno, comecchè avessero
ottenuto del successo a' suoi tempi: egli aveva messo anche in musica
quasi tutte le canzoni anacreontiche del Metastasio, in uno stile facile
e naturale. Le sue sonate per cembalo, pria che si avesse preso gusto in
Italia per quelle de' tedeschi, vi ebbero gran voga.
VENUTI (l'ab. Rodolfo), nativo di Cortona, per le sue profonde
cognizioni in letteratura divenne primo ispettore delle antichità in
Roma, ove è morto verso il 1780. Delle sue opere non farem qui menzione
che delle addizioni da lui fatte all'opera del cel. Bianchini
sull'antica musica, di cui fu egli il primo editore: _Blanchini de
tribus generibus musicæ veterum, opus ineditum, nonnullis additis a Rod.
Venuti_, etc. Romæ in 4º, 1742.
VERACINI (Francesco M.), fiorentino, uno de' più gran virtuosi sul
violino, la di cui maniera ardita e nuova diè occasione, e stimolo al
cel. _Tartini_ di formar la sua novella scuola come si è detto nel suo
articolo. Nel 1720 Veracini fu chiamato a Dresda in qualità di
compositore per la cappella del re di Polonia. Mattheson rapporta,
ch'egli perdè colà prestamente l'uso della ragione, sì per la lettura
de' libri di alchimia, per cui andava perduto, come per uno studio
avanzato di troppo della musica. In un accesso di manía egli
precipitossi, li dì 13 Agosto del 1722, dalla fenestra della sua camera,
ed ebbe la fortuna di non farsi altro male che rompersi una gamba.
Dacchè fu guarito sì della follia, che della frattura lasciò Dresda, e
venne a stabilirsi a Londra, ove probabilmente finì i suoi giorni.
Walther cita di lui dodici _a solo_ per violino impressi a Dresda nel
1721. Cramer lo accusa di aver mostrato dell'orgoglio, e del dispregio
pei virtuosi del paese in Dresda.

VIADANA (Ludovico), nativo di Lodi nel Milanese, era maestro di cappella
della cattedrale di Fano sul principio del sec. 17, e nel 1614 della
cattedrale di Mantova. Egli si rese celebre per avere il primo
introdotto de' concerti nelle chiese, ed inventato il _basso continuo_:
o per dir meglio egli fu il primo ad usare il basso _sonante_ oltre il
basso che canta con le altre voci, e a renderlo _continuo_ allorchè
questo intermette in certe pause, così può ben capirsi quel che
_Brossard_, e _Rousseau_ hanno con poca esattezza detto ne' loro
dizionarj di musica, cioè che _un certo Lud. Viana fu il primo a mettere
il basso in uso sul principio del diciasettesimo secolo_. Viadana diè
delle regole del basso continuo in un'opera scritta nelle tre lingue
latina, italiana, e tedesca. Le di lui composizioni per chiesa, molto in
istima presso i suoi contemporanei, trovansi impresse in Roma, in
Venezia, ed altrove.
VICENTINO (D. Nicolò). Prete di Vicenza assai dotto pel suo secolo nella
teoria, e nella pratica della musica, trovavasi in Roma nel 1551, e vi
sostenne una disputa con Vincenzo Lusitano altro scrittore di musica
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