Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 4 - 04

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_Principj del calcolo razionale, della misura, e della divisione del
monocordo_, 1749. 5. _Esame de' temperamenti del cembalo di Schroeter_,
1754. 6. _Compasso musicale perfezionato_ in f. 7. _Osservazioni sul
sistema degli intervalli di Eulero_, Lipsia 1771. 8. _Sulla natura del
suono dell'organo_, 1771. _Istruzione nei principj del calcolo, e della
geometria per i costruttori di organi_, 1773. 9. _Compendium
harmonicum_, che diè occasione alla sua disputa con Marpurg, il quale lo
pubblicò col titolo di _Sorge's Anleitung ec._, o _Istruzione sul basso
continuo e l'arte della composizione di Sorge_, con note critiche di
Marpurg, 1760. 10. _Elementi della composizione musicale_, 3 vol. in 4º,
Lobenstein, la migliore certamente delle sue opere. 11. _Principj della
fantasia_, in 4º.
SOTERIDE d'Epidauro, detto il grammatico visse a' tempi di Nerone nel 1º
sec. dell'era cristiana. Tra le sue opere sono da rimarcarsi _Storia
della musica_ in tre libri, e due _Trattati sulla Comedia e sui diversi
Metri_.
SOUHAITTY (il Padre), religioso dell'Osservanza, nel 1677 pubblicò un
suo Saggio intitolato: _Nouveaux élémens du chant_, nel quale propone
una nuova maniera di scrivere la musica, facendo uso di cifre in vece di
note. Rousseau ne fa menzione nel suo Dizionario, e ne propone egli
stesso un'altra più semplice. _Ma il Pubblico_, egli dice _senza molto
discutere il vantaggio de' segni, che se gli propongono, s'attiene a
quelli che trova stabiliti, e preferirà sempre una cattiva maniera di
sapere a una migliore di apprendere_.
SOUTH (Robert), canonico della chiesa di Cristo a Oxford, è autore di un
poema latino, che ha per titolo: _Musica incantans, sive poema exprimens
musicae vires_ etc. Oxonii 1655, in 4º. South commendevolissimo per le
sue vaste cognizioni, e per la sua probità, dopo aver ricusato due
vescovati, morì nel 1716.

SPADARO (Giov.) da Bologna scrisse contro Gaffurio un _Trattato di
musica_, pubblicato in Venezia nel 1531 in fol.
SPIES (Meinardo), priore benedettino del convento d'Yrsee nella Svevia,
e membro della società di musica di Mitzler dopo il 1743, fu discepolo
di Giuseppe Bernabei maestro di cappella romano della corte di Baviera:
secondo l'ab. Gerbert egli viveva ancora nel 1774, compose molta musica
di chiesa, e pubblicò ad Ausburgo nel 1716, un'opera col titolo di
_Tractatus musico practicus_, che è divenuta rarissima. Vi si trovano in
vero molte bellissime cose, ma è così pessimamente scritta che lo stesso
_Hiller_ nell'atto di lodarla dice che sarebbe a desiderarsi, che
_qualcuno volesse tradurla dall'alemanno in tedesco_.
SPONTINI (Gaspare) nacque a Jesi, piccola città dello stato Romano li 14
novembre 1778. Dopo avere studiato i principj della musica sotto il cel.
P. _Martini_ a Bologna, e 'l maestro _Borroni_ in Roma, entrò all'età di
13 anni nel conservatorio _della Pietà_ in Napoli, sotto la direzione
de' maestri _Sala_ e _Trajetta_. A capo di un anno, divenne maestro in
quel conservatorio; nel 1795, in età di diciasett'anni, compose l'opera
buffa, _i Puntigli delle donne_, di cui fu così grande il successo, che
tutti gli impresarj dell'Italia si diedero premura di domandargli delle
opere. L'anno di appresso egli portossi in Roma, ove scrisse gli _Amanti
in cimento_, e quindi passò a Venezia per comporvi l'_Amor secreto_.
Tornò nuovamente in Roma e vi scrisse la musica dell'_Isola disabitata_
del Metastasio, che mandò a Parma dove non potè egli condursi, perchè
veniva allora richiesto pei teatri di Napoli e di Palermo. Compose in
Napoli _l'Eroismo ridicolo_, e si acquistò la stima di Cimarosa, di cui
divenne il discepolo e con lui dimorò cinque anni sino alla sua partenza
per Palermo. Dopo avere scritto quell'opera, Spontini si rese in Firenze
ove la sua opera seria, _il Teseo riconosciuto_ ottenne il più brillante
successo. Di ritorno in Napoli, fu ancora molto applaudito nelle due
opere _la Finta filosofa_ e _la Fuga in maschera_. A quest'epoca il Re e
la corte trovandosi in Palermo il direttore del nostro real teatro di S.
Cecilia, vi chiamò Spontini per iscrivere due opere buffe ed un'opera
seria: furono le prime _i Quadri parlanti_, ed _il finto pittore_,
l'altra _gli Elisi delusi_, in occasione della nascita del real
principe. Non ebbe molto felice incontro per la prima volta in Palermo
per il cattivo consiglio di alcuni malevoli. Gl'insinuarono questi, che
se voleva buona riuscita della sua musica per quel pubblico, dovesse far
uso di molto fracasso nello strumentale. L'esperienza lo fece a suo
costo ricredere dello sbaglio, e la musica degli altri due drammi ebbe
quivi un felicissimo incontro. Non essendo molto favorevole al suo
temperamento il clima di quest'isola, tornò egli in Roma, e vi scrisse
l'opera _il Geloso e l'audace_: poco dopo chiamato in Venezia compose
colà _le Metamorfosi di Pasquale_, e _Chi più guarda, meno vede_.
Spontini dopo aver dato con successo undici opere buffe e tre serie sui
primarj teatri dell'Italia, ebbe il progetto di portarsi in Parigi. Vi
si fece da prima conoscere colla sua _finta filosofa_, diè quindi il suo
_Milton_ che ebbe molti applausi. Ma non volle più scrivere che per il
teatro dell'accademia di musica, ove diè _la Vestale_ nel 1807 e
_Fernando Cortez_, nel 1809. Il _Jury_ istituito da S. M. pel giudizio
de' premj decennali, così si esprime nel suo rapporto sulla _Vestale_:
“Quest'opera ha ottenuto un brillante e fermo successo. Il compositore
ha avuto il vantaggio di applicare il suo talento ad una composizione
interessante, e veramente tragica. La sua musica ha dell'estro della
magnificenza e assai volte della grazia. Vi si sono costantemente e con
ragione applaudite due grand'arie d'un bello stile, e di bella
espressione, due cori di un carattere sagro e toccante, e il finale del
secondo atto, il di cui effetto è tragico insieme e piacevole. Il merito
incontrastabile, e la superiorità del successo della _Vestale_ non
permettono alcun dubbio al _jury_ di proporre quest'opera come degna del
premio.” Questo giudizio è a dir vero sommamente onorevole per Spontini,
ma la pubblica opinione decretò il premio ai _Bardi_ di Lesueur.

SQUARCIALUPI (Anton.) da Firenze, fioriva nel sec. 15. Egli per
maggiormente promuovere gli avanzamenti di quest'arte, dava come
professore de' pubblici corsi di musica. Gerardo Vossio (_de scientiis
mathemat. cap. 60_) dice ch'egli era in tale riputazione, che gli
amatori di musica occorrevano da tutte parti in Firenze per conoscerlo,
e sentire i suoni armoniosi, ch'egli ritrar sapeva da' suoi stromenti.
Il magistrato della città fecegli innalzare una statua presso la porta
della cattedrale. Dicesi ancora di avere scritto un libro sulla musica.

STAINER (Giacomo), cel. costruttore di violini di una piccola città del
Tirolo, sulla fine del secolo 17 era allievo di Amati. Non fu se non
dopo la sua morte, che si cominciò a conoscere il valore de' suoi
stromenti, e tanto più vengono oggidì apprezzati quanto più di raro se
ne incontrano de' veri e de' ben mantenuti. E così pur si può dire, che
talvolta allo Stainer, o all'Amati è uscita di mano una zucca, mentre
qualche oscurissimo guastamestieri urta a caso nell'ottimo: (diceva il
conte di S. Raffaele), cosichè non si deve dal nome del facitore misurar
sempre il pregio dello stromento, ma sì dall'intrinseca sua perfezione.
(_Dell'arte del suono Lett. 1_)
STAMITZ (Giovanni). Boemo, da cui la terza rivoluzion della musica
stromentale prende cominciamento dopo quelle del _Corelli_ e del
_Tartini_, viveva circa 1770 a Manheim, ove fondato aveva la sua famosa
scuola di violino, che conservò lunghissimamente gran fama. “In tutti i
generi di musica stromentale, dice il dotto conte di San Raffaele, ha
posto mano e conseguito gran lode il Boemo Stamitz. Maravigliosa di vero
è stata la fertilità della sua penna a stendere duetti, trio, sinfonie,
concerti con una rapidità, che suol essere incompatibile col ben
riuscire. Lo stile suo è grandioso, vastissimo, sorprendente: la
modulazione agiata, corrente, naturale: i passi ben concatenati: i
principj semplici, inaspettati, luminosi. Se dal _Brioschi_ o dal
_Tartini_ ei toglie a nolo qualche concetto, sì se l'appropria che il fa
parer cosa sua; sì l'abbellisce che non è più desso; sì ben l'adatta e
il pone in opra, che meglio per avventura nol seppe collocar quel
medesimo che ne fu l'inventore. Lo stile di Stamitz è un ingegnoso
composto di stil tedesco e d'italiano. Egli ha saputo accoppiar queste
scuole per modo, che i suoi compatrioti ebbero ad ammirar ne' suoi
dettati una soavità di canto dianzi non intesa, e noi italiani una
novità di passaggi non mai conosciuta. Ma dove singolarmente campeggia
la vaga fecondità del suo ingegno inventore, egli è ne' concerti, i
quali se tanta non fosse la malagevolezza di venirne a capo, sarebber
eglino senza dubbio la più saporita musica ad ascoltare, e la più
dilettosa ad eseguire, di quanta ne sia finor caduta di penna agli
scrittori da suono. Un erudito, ma insipido contrappuntista veggendo in
codesti concerti tanti e sì smaniosi gruppi di note, tanta folla di
salti, di capitomboli, di rompicolli, smascellava dalle risa, come a
vista delle più strane mattezze, che produr possa un cervello eteroclito
ed offeso. Ma il poveruomo traendo poi di tasca le sue armoniche
fanfaluche, nelle quali tutte erano esattamente osservate le regole di
non dar gusto, restava in fatti il solo contento delle proprie melense
produzioni. Nondimeno a far ragione al vero m'è d'uopo il dire, che
affatto ingiuste non erano cotali rampogne; essendo pur vero che Stamitz
al par di quanti sono iti in grido d'esimj sonatori, smodatamente corse
dietro al difficile; troppo degli acutissimi si compiacque, troppo amò
il rischio di stuonare, mentre che anche nel suono è pur vera quella
gran massima, che _l'amor del pericolo è l'amor della propria rovina_.”
STEFFANI (Agostino) di Castelfranco, piccola città dello stato Veneto,
fu uno de' più gran compositori, e cantanti del suo tempo. Suo principal
maestro nella musica fu Ercole Bernabei, uno de' primi virtuosi a
quell'epoca, e maestro di cappella di S. Pietro in Roma. Fece ancora i
suoi studj di dritto, prese la tonsura a Monaco, e il titolo di abbate
che portò sempre di poi. Dopo avere composto molta musica per teatro, e
per camera con incredibil successo, Innocenzo XI gli conferì la dignità
di vescovo di Spiga, nelle possessioni spagnuole dell'America: non volle
più mettere allora il suo nome alle sue composizioni musicali, e corsero
d'indi in poi sotto il nome di Greg. Piva suo copista. Sin dallo
stabilimento dell'accademia di musica antica in Londra nel 1724,
Steffani ne fu scelto di unanime consenso il presidente, posto che egli
occupò sino alla morte. Dopo una lunga assenza dalla sua patria, nel
1729, tornò in Italia, ed ebbe in Roma l'onore di esser sempre nella
compagnia del cardinale Ottoboni, il quale faceva spesso rappresentare
le di lui opere, oratorj, o altri suoi capi d'opera. Egli morì
finalmente a Francfort nel 1730, di anni 80. L'ab. Steffani era di
mezzana taglia, e di delicato temperamento, indebolito altresì da' suoi
studj, e dalle continue fatiche. Era di serio contegno, ma modificato
nella conversazione da una estrema affabilità. Oltre a molte di lui
composizioni musicali vi ha una sua Dissertazione italiana, dotta
insieme e profonda in difesa della musica contro alcuni pretesi
filosofi, i quali sostenevano non esser ella fondata sulla natura,
Amsterdam 1695.
STEIBELT, compositore eccellente e gran virtuoso sul piano-forte nacque
a Berlino nel 1756. Il re di Prussia conoscendo le belle sue
disposizioni per la musica, lo fece istruire dal famoso Kirnberger, ed
egli ben corrispose alle cure del suo maestro. Viene rimproverato, dice
schiettamente M. Gerber, d'estrema incostanza nella scelta di sua
dimora. Ed infatti or egli è a Londra, or a Parigi, ed attualmente è in
Russia. La sua musica di _Juliette et Romeo_ ottenne in Parigi il più
brillante successo nel 1809. Egli ha composto per il piano-forte gran
numero di sonate, di concerti, e di variazioni: vi si trova sommo estro
e fantasia, ma la loro lunghezza assai sovente ne rovina l'effetto. La
più prezzata è la sua Op. 4 di Sonate. Steibelt è uno de' primi
improvvisatori sul forte-piano de' nostri giorni.
STEINBART (Samuele), professore di filosofia a Francfort pubblicò nel
1785 un'opera col titolo _Idee per la Filosofia del Gusto_, di cui la
prima parte contiene la _Teoria generale della Musica_.
STERKEL (l'Abbate Giuseppe), primo cappellano della corte dell'elettore
di Magonza, nacque a Wirzburgo nel 1755. L'elettore il fe' viaggiare in
Italia nel 1781, ove acquistossi prima in Roma, e poi in Napoli la
pubblica stima sì per l'amabilità del suo carattere che per le piacevoli
sue composizioni per cembalo. In Napoli per un espresso ordine della
regina compose anche la musica del _Farnace_. Tornò quindi nel 1782 in
Germania, ove il numero delle sue sonate impresse è una prova del
successo, che vi ha ottenuto. Sino al 1787 egli aveva fatto già
imprimere 28 opere, l'ultima delle quali consiste in 4 sonate a quattro
mani per i principianti. Le precedenti 27 contengono per lo più sonate
per il forte-piano con violino e basso.
STESICORO d'Imera, città della Sicilia, celebre poeta-musico
dell'antichità, visse a' tempi del tiranno Falaride d'Agrigento, sette
secoli innanzi G. C. Egli accompagnava i suoi versi al suono del flauto
e della lira, ed avendo fatto tutto il possibile per impedire che
Falaride usurpasse il governo, e non essendovi riuscito, abbandonò la
sua patria, e passò in Atene. A 35 anni dell'età sua alzò cattedra fra'
greci, e riformò per ordine del governo i _nomi_, o sieno i canti de'
più antichi e de' più celebri greci compositori. Chi avrà osservato
nella storia la gelosia con cui gli ateniesi custodivano le musicali
leggi de' loro maggiori, dovrà concepire una sorprendente idea
dell'abilità di Stesicoro nella musica, per avergli il senato dato tale
incarico. Pieno di nobile franchezza e di amore dell'altrui profitto,
pubblicò alcuni de' suoi canti con l'instruzione in iscritto del modo,
con che dovevano cantarsi; non avendo così fatto gli antichi, perchè
nessuno si facesse bello con le loro composizioni. Stesicoro tornò
finalmente nella sua vecchiezza in Sicilia, ove gli si resero ed in vita
e dopo morte i più grandi onori. In Catania, la porta della città,
d'onde egli era entrato, fu d'allora in poi detta porta _Stesicora_, vi
si eresse una statua lavorata da celebre artefice, rappresentante
Stesicoro incurvato dagli anni, involto nel suo pallio, e con un volume
in mano. Tale è la descrizione che fa M. Tullio di questo illustre
monumento, l'ammirazione de' viaggiatori, finchè fu rubato da Verre.
Aggiunge il romano oratore, che Stesicoro in ogni tempo è stato
riguardato come uno de' più bei genii della Grecia (_l. 2, contra
Verr._). Platone nel _Fedro_, Ateneo, Pausania ne parlano con elogio:
Dionigio di Alicarnasso lo dice superiore a Pindaro, ed a Simonide, e
Quintiliano afferma ch'egli sostenne sulla lira la dignità e la
nobilezza del poema epico (_Instit. Orat. l. X c. 10_).
STILLINGFLEET (Beniamino), nipote del vescovo di Worcester, poeta e
naturalista inglese, e assai dotto nella musica, viaggiò lungo tempo in
diverse contrade dell'Europa; al suo ritorno pubblicò in Londra le sue
opere, di cui non faremo qui menzione che di quella sulla musica,
intitolata: _Principles and powers of Harmony_, in 8vo London 1771, cioè
_Principj e potere della musica_, di cui fa menzione l'Ab. Andres (_t.
4, c. VIII dell'Acustica_). Questo dotto autore morì nel 1772, di 69
anni. M. Fayolle gli imputa a delitto la predilezione, ch'egli ha per
gli antichi, il che, egli dice, lo ha strascinato in molti errori, come
l'avere attribuito a' medesimi la cognizione dell'armonia e del
contrappunto. Una tale censura dà a divedere l'ignoranza di M. Fayolle
nella storia degli antichi musici. Veggasi qui appresso l'articolo
_Stratonico_.
STOELZEL (Arrigo), dopo avere profondamente studiato in Allemagna la
musica, ed aversi fatto distinguere per la bellezza di sue composizioni,
la seducente pittura che gli venne fatta da un suo amico dell'ameno
soggiorno dell'Italia, lo fe' risolvere a farvi un viaggio. Portossi da
prima in Venezia, ove visitò que' conservatorj sì celebri per le loro
belle musiche. _Gasparini_, _Vivaldi_, _Polaroli_, _Biffi_, ed il
cavaliere _Vinaccesi_ erano allora gli inspettori ed i professori delle
quattro scuole di musica. Stoelzel si recò a somma fortuna il far con
essi conoscenza, e 'l godere della loro amicizia, e de' loro consigli.
Il cel. _Bened. Marcello_ gli offrì il comodo di assistere alla musica
dei _Nobili_ nel palazzo _alli fondamenti nuovi_. Si rese quindi a
Firenze, ove conobbe _Ludwig_ di Berlino: il duca Salviati gli procacciò
nello stesso tempo la conoscenza della principessa Eleonora di Guastalla
intendentissima di musica. Il favore, di cui venne onorato da questi due
illustri personaggi, avrebbe potuto servire a far la sua fortuna, se non
fosse stato di ostacolo la diversità della religione. Venne in Roma di
poi, dove contrasse amicizia col cel. _Bononcini_, ed Aless.
_Scarlatti_: passò per Bologna, e nel 1719 entrò al servigio del duca di
Saxe-Gotha come suo maestro di cappella, dove visse più di 30 anni,
continuamente occupandosi di nuove composizioni, come Messe, oratorj, e
molta musica stromentale. La sua musica ben si distingue per un canto
leggiero e piacevole: non è caricato il suo accompagnamento. La
disposizione de' suoi cori è variata all'infinito; molti compositori
moderni han tirato profitto da ciò, ch'è stato da costui prima di loro
eseguito. Il suo genio nell'espressione musicale del testo era
inesauribile, ed egli vi riuscì assai volte di una felicissima maniera.
Nel 1739 egli aveva scritto un _Trattato sul recitativo_ per la società
musicale: Albrecht a Mulhausen aveva promesso di pubblicarlo nel 1762 ma
egli con dispiacere degli intendenti non mantenne la sua parola. Chi lo
ha letto, lo trova dottissimo. La sola opera, che si ha di lui impressa,
prova insieme e la sua profonda scienza nel contrappunto, e 'l poco
conto ch'egli faceva de' gran pieni e del fracasso in tal maniera di
comporre. Questo trattato comparve nel pubblico nel 1725 col titolo di
_Musica pratica_ in tedesco, ma non è stato mai posto in vendita,
attesochè l'A. non fè tirarne che cento copie, ch'egli divise tra gli
amici. Stoelzel morì nel 1749 di anni 60.
STRADELLA (Alessandro), famoso cantante e compositore Veneziano sulla
metà del sec. 17. La di lui vita offre una sensibile prova della
possanza della musica, ed insieme un terribile esempio dell'eccesso
della vendetta. Com'egli frequentava le più distinte case di Venezia,
gli amatori di musica facevano a gara per aver da lui lezione. Tra' suoi
allievi eravi una giovane signora, chiamata Ortensia, di un'antica
famiglia di Roma, che teneva un amoroso intrigo con un signor veneziano.
Stradella ne fu innamorato, e non stentò molto a farsi da lei preferire
al suo rivale; la rapì, e seco menolla in Roma facendosi credere di già
maritati. Il Signor veneziano, montato in furore per quel ratto, fece
appostar due assassini sulle loro tracce: costoro, dopo averli
inutilmente cercati in alcune città d'Italia, scopersero finalmente il
luogo del loro ricetto, e giunsero in Roma una sera, che Stradella dava
un oratorio in S. Giovanni di Laterano. Questi scellerati, risoluti a
compire il loro delitto al sortire ch'ei farebbe dalla chiesa, entrarono
per sentire la musica, o sibbene per vegliare sulla loro vittima, e non
far che sfuggisse loro. Ma questo lo salvò. Al sentire appena la voce
incantatrice di Stradella furon eglino presi di compassione e di
rimorsi; rimprocciaronsi a vicenda il loro orribile disegno, ed altra
brama e voglia non ebbero che di salvar quello, di cui un istante avanti
avevan giurata la morte. Lo aspettarono dinanzi alla porta della chiesa,
e vedendolo uscire insieme con Ortensia, gli si accostarono con
pulitezza e con garbo, lo ringraziarono del piacere che aveva lor
cagionato, e gli confessarono dover egli la sua salvezza
all'impressione, che su di loro fatto aveva la sua voce: gli spiegarono
dappoi il motivo del loro viaggio, e conchiusero consigliandogli di
lasciare al più presto Roma, affinchè potessero far credere a quegli,
che gli aveva spediti, di esser giunti assai tardi. Stradella ubbidì
loro, e portossi con la donna a Torino, mentre quelle due persone di
ritorno a Venezia scusaronsi della maniera che di già si è detta. Ma un
tal successo non fece che accrescer rabbia al furibondo veneziano; alla
sua vendetta fece compagno il padre stesso di Ortensia, dandogli a
sentire, che lavar ei non potrebbe la sua ignominia se non col sangue
della figlia, e del di lei rapitore; e lo snaturato vecchio messosi alla
testa de' due assassini prese il cammino della Savoja; dopocchè fè darsi
delle commendatizie per l'ambasciadore di Francia, allora il marchese di
Villars. Frattanto la duchessa reggente di Savoja, informata dell'arrivo
de' due amanti, e del motivo della loro partenza da Roma, pensò
sottrarli alla vendetta del veneziano. Mise Ortensia in un convento, e
diè a Stradella il titolo di primo suo musico, con alloggio nel suo
stesso palazzo. Tali precauzioni parvero bastevoli alla sicurezza di
ambidue, ed essendo scorsi tranquillamente già alcuni mesi, Stradella
credeva non aver nulla a temere, allorquando una sera trovandosi a
diporto sui baloardi della città, venne assalito dai tre sicarj, che gli
diedero un colpo di pugnale al petto; e lasciandolo per morto in sul
luogo, andarono prestamente a ricoverarsi nel palazzo dell'ambasciadore
di Francia. Eran costoro il padre di Ortensia, e i suoi due satelliti,
che il ministro francese, il quale nè voleva difenderli dopo un sì
atroce delitto, nè abbandonarli alla giustizia dopo avergli dato asilo,
fece secretamente fuggire alquanto dopo. Fra questo mentre Stradella
guarì della ferita, che non era mortale, e 'l Veneziano vide una seconda
volta andar in fumo i progetti di sua vendetta, ma non perciò
abbandonolli. Stabilì soltanto a differirne d'or innanzi l'esecuzione
per renderla più sicura, e contentossi di far spiare il suo nemico da'
suoi emissarj. Passò così un anno senza tentare nuova impresa, ed era da
presumere che i persecutori eran già stanchi dell'inutilità de' loro
sforzi. La duchessa regente di Savoja pensò esser giunto il tempo di
render sicura la felicità de' due amanti, e legittima la loro unione.
Stradella ed Ortensia contrassero alla fine il lor matrimonio, e si
credettero al termine delle loro sciagure. Ma una trista sperienza
avrebbe dovuto far loro aprir gli occhi, e diffidare d'una calma
apparente; la troppa sicurezza fu infatti la loro rovina. La curiosità
di andare a vedere il porto di Genova fece abbandonar loro Torino. Il
veneziano ne fu avvisato, e l'indomani del loro arrivo in Genova,
entrarono i sicarj nella loro stanza, e gli assassinarono ambidue.
L'epoca di questa fatale avventura è dell'anno in circa 1670. Stradella
oltre all'essere un cantante di prima sfera, era altresì sommamente
virtuoso sull'arpa e 'l violino, e gran compositore insieme. Il dottor
Avison afferma ch'egli fu de' primi ad introdurre il recitativo nelle
arie.
STRADIVARI (Antonio) da Cremona, rinomatissimo costruttore di stromenti
a corda: i suoi violini vengono ricercati tuttora. Gli _Amati_ han fatti
de' violini convessi e ricurvi, costui all'opposto li ha fatti tutti
poco men che piani. Hanno i primi più dolcezza, e più sonorità i
secondi: questi sono più adatti ad eseguire le carte di Haydn e Mozart,
e quelli di Boccherini. Stradivari viveva sino al 1734.
STRATONICO di Atene, celebre suonatore di cetra, fioriva nel quarto sec.
prima dell'era cristiana. Il suo talento per le risposte pronte e vivaci
uguagliava in lui quello della musica: egli passava la sua vita
viaggiando per i varj paesi della Grecia. Ateneo ci ha conservati
parecchi aneddoti intorno a lui. (_lib. 8, cap. 9_). Avendo non so in
qual luogo, promesso di dare pubbliche lezioni di musica, non potè
radunare più di due scolari. Egli insegnò in una sala, ove trovavansi le
nove statue delle muse con quella di Apollo: Quanti scolari avete voi,
gli disse certuno? Dodici, rispose con l'ajuto degli dei. Secondo Faria,
citato da Ateneo, egli si esercitò ancora nel canto, aumentò la cetra di
molte corde e fu il primo a regolare ed insegnare le corde, ed i ritmi,
che potevano negli stromenti, e nel canto unirsi per contrappunto o
armonia simultanea con le loro variazioni, e con le regole da osservarsi
per l'accordo. “Le innumerabili dissertazioni, dice al proposito di
questa invenzione di Stratonico il dotto Requeno, fatte da' moderni per
negare il contrappunto a' greci, mi sono sembrate simili alle
dissertazioni degli antichi, che negavano l'esistenza degli antipodi:
nelle quali si presentavano argomenti e ragioni, che scoperta l'America
ci fanno ridere. Scoperta l'antica musica, si vede, che i greci ebbero
tutte le nostre corde, ed altre dippiù benchè diversamente ordinate: che
divisero la battuta come noi ed il tempo con maggior arte de' moderni,
che ebbero le note richieste per variarlo, o contrassegnarlo con
maggiore semplicità di noi altri: onde le dissertazioni dei moderni, che
adducono per ragioni da negare a' greci il contrappunto, il non aver
essi conosciute le nostre consonanze, il non aver distinti che due tempi
breve e lungo, e la scarsezza de' segni da notare i tempi, svaniscono e
si risolvono in nulla, letti o intesi i greci armonici. Le parole di
Ateneo parlando di Stratonico sono: _Primumque docuisse concentus
musicos, ac cantuum numeros varietatesque designasse_. Ecco
l'interpretazione che ne dà lo stesso accurato scrittore: Il _concentus_
è accordo di voci diverse: se la dottrina di Stratonico si fosse ridotta
all'unisono di molte e differenti voci, era affatto superfluo
l'insegnare come doveva distribuirsi il tempo vario delle parti cantanti
unite in una cantilena. Stratonico dunque con accurato esame fissò le
regole da unire le corde consone in diverso tuono, e in ogni specie di
canto; distinguendo e spiegando in ogni canto la maniera, con cui doveva
distribuirsi il tempo, e i numeri ritmici di qualunque specie” (_Saggi
t. 1, p. 200_).

SUARD (Giov. Antonio), secretario perpetuo dell'accademia francese nato
a Besançon, ha pubblicato molti scritti sulla musica. Insieme con l'abb.
Arnaud suo amico prese con zelo la difesa di Gluck contro le cabale
ordite dallo spirito di partito: tutti i pezzi che nelle memorie per
servire alla storia di Gluck vanno sotto il velo dell'anonimo di
Vaugirard, sono di M. Suard: ve ne ha ancora di lui nel 4º tomo di
Supplemento all'_Essai sur la musique_ de M. la Borde. Finalmente a M.
Suard ed all'ab. Arnaud, un poco prima della rivoluzione fu affidata la
compilazione generale della parte della musica nell'Enciclopedia
metodica, e dopo la morte del suo amico, Suard rimasto solo nell'impresa
associossi M. Framery per la parte tecnica dell'arte musicale, e riserbò
a se la parte istorica, e ciò che dir si potrebbe la rettorica
dell'arte: ma non se ne ha sinora che il solo primo volume; senza
speranza di averne il resto. Gli articoli di M. Suard sono di un uomo di
gusto, e di profonda erudizione, ha chiarezza e vivacità nel suo stile:
propone delle ottime viste, e stabilisce eccellenti principj. Egli è
morto in età molto avanzata nel 1812.
SULZER (Giorgio), della R. Accademia di Berlino, nacque nel 1720 a
Winterthur nel cantone di Zurigo. Nel 1763 intraprese la sua _Teoria
universale delle Belle Arti_ in tedesco, opera importante, che gli
assicura un distinto posto nella Repubblica delle Lettere. Per gli
articoli di musica egli fè uso de' lumi, e delle cognizioni profonde di
tre celebri maestri, _Agricola_, _Kirnberger_ e _Schutz_. Il primo tomo
di quest'opera fu pubblicato nel 1771 ed il secondo nel 1774. Una nuova
edizione della medesima n'è stata fatta in Lipsia nel 1792, 4 vol. in
8º, e M. Millin ha data la traduzione de' principali articoli nel suo
_Dictionnaire des beaux-arts_, 3 vol. in 8º, Paris 1806. Nelle Memorie
dell'accademia di Berlino per l'anno 1770. si trova di Sulzer una
distinta relazione dell'opera dell'ab. Roussier, _Sur la musique des
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