Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 4 - 06

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morì carico d'anni e di fatiche, non cessando di studiare se non
cessando di vivere. Tra le molte sue opere dalla voracità del tempo
rapiteci, eravi quella dell'_Origine della Musica_, in tre libri ch'egli
avea scritto da metafisico piuttosto che da pratico. L'enciclopedista
_Plutarco_, che l'aveva letta, ci diede nel _Simposiaco_ l'argomento
della medesima, dicendo, che questo filosofo riconobbe tre differenti
origini del canto: 1. il dolore, da cui derivarono i canti lugubri; 2.
il piacere o la gioja, dalla quale ebbero origine le allegre cantilene
co' balli; 3. l'estro divino, da cui furono prodotti i canti eroici e
profetici; aggiungendo, che per perfezionare queste tre specie di canti,
altro principio che l'istinto del cuore e dello spirito non dovesse mai
consultarsi. Secondo Laerzio scrisse ancora Teofrasto un _Trattato
storico de' Musici_, ed un altro degli _Armonici_.
TEOFRASTO di Pieria, cel. musico dell'antica Grecia fiorì cinque secoli
innanzi G. C. Nicomaco afferma ch'egli aggiunse la nona corda alla lira
di Mercurio verso la parte grave (_Manual. mus. lib. 2_).
TEONE di Smirna, filosofo platonico, e celebre matematico nel secondo
secolo dell'era cristiana, scrisse a lungo della musica nel suo
_Compendio della dottrina matematica di Platone_, ed un altro libro
abbiamo di lui intitolato _Della Musica_, nel quale rapporta le
proporzioni de' musicali intervalli secondo la dottrina di Laso
ermionese, e d'Ippaso di Metaponto, e disapprova la divisione del tuono
data da Aristosseno.
TERPANDRO, nativo di Lesbo, poeta musico, guadagnò più d'una volta il
premio d'onore nei giuochi pubblici della Grecia (_V. Euclid. Introd.
music._): maggior onore recarongli però le sue scoperte. Da lui fu
aggiunto un quarto tetracordo nella cetra, chiamandolo _diezeugmenon_,
che prima tre soli ne avea, due congiunti ed uno disgiunto. Narra
Plutarco, che per tal novità fu chiamato a Lacedemone, dove egli
dimorava, in giudizio dagli Efori. Terpandro, armato della sua lira,
comparve dinnanzi al popolo, e disse primieramente in sua difesa, che la
musica non fu solo inventata per istruire, ma eziandio per dilettare,
che non consistendo il criterio de' piaceri nel senso o
nell'immaginazione di un sol uomo, ma della moltitudine, a questa egli
appellavasi; e mettendo mano alla lira fece delle sonate così nuove e
piacevoli, che fu assoluto dal popolo, e da' giudici; ed applaudita la
novità da lui introdotta nella lira. Compose egli altresì per differenti
strumenti alcune arie, che serviron poi di modello: fissò con note il
canto, che dar si doveva alle poesie d'Omero: introdusse nuovi ritmi
nella poesia, e coll'adattarvi l'azione diede spirito agli inni ne'
musicali conflitti (_Polluc. lib. 4, Plutar. de mus._) In Lacedemone era
chiamato per eccellenza il _cantore di Lesbo_ e gli altri Greci
conservaron per lui la stima profonda con cui eran usi onorare i
talenti, che contribuivano ai loro piaceri. Terpandro fiorì sette secoli
innanzi G. C.
TERRADEGLIAS (Domenico) nacque a Barcellona sui principj dello scorso
sec. e venne in Napoli a studiar la musica sotto il cel. Durante nel
Conservatorio di Sant'Onofrio. Mercè i suoi talenti e l'assiduità allo
studio pervenne al rango di uno de' migliori compositori del sec. 18,
principalmente pel teatro. Nel suo stile, egli più che altri si avvicina
a quello di Majo e del Sassone, ma vi unisce più fuoco e più brio.
All'epoca della sua maggiore celebrità, circa 1746, i cantanti
amaramente lagnavansi delle difficoltà delle sue opere, il che certo non
avverrebbe oggigiorno. _Rousseau_ nella sua lettera sulla musica
francese rapporta che Terradeglias parlandogli una volta di alcuni
Mottetti da lui composti, dove aveva messo de' cori con gran maestria
faticati arrossiva di averne fatti così belli scusandosi sulla sua
giovinezza, _altre volte_, egli diceva, _io amava a far del fracasso,
cerco adesso di far della musica_. Nel Dizionario di musica dice che il
Genio guidò questo compositore, nel santuario del buon gusto, e
dell'espressione. Un giorno Terradeglias trovandosi in Francia, venne al
teatro ove si eseguiva la musica di una grand'opera francese. Al sentir
le grida e gli urli, che allora ne formavano l'essenza, e vedendo gli
applausi con i quali accoglievansi quelle svenevolezze, _i francesi_,
sclamò egli, _hanno le orecchie di corno_. Terradeglias si stabilì
finalmente in Roma come maestro di cappella di S. Giacomo de' Spagnuoli,
e morì quivi nel 1751.
TERZA (Giuseppe) nel 1805 pubblicò in Napoli, _Nuovo sistema del suono_,
in 8º, con un rame di esempj. Egli è una specie di Prospetto di un'opera
più lunga, che l'autore si propone di pubblicare sull'arte del maestro
di musica. Prima d'ogn'altra cosa vi esamina egli le idee di Aristotile,
di Descartes, di Newton e d'altri sull'origine del suono, e sviluppa a
questo proposito delle estese conoscenze, che prevengono in favore
dell'opera ch'egli annunzia.
TESI (Vittoria), nata in Firenze, fu una delle prime cantatrici
dell'Italia nel secolo 18. Francesco Redi maestro di cappella fiorentino
le diè le prime lezioni di canto. Ella portossi quindi a Bologna, e vi
proseguì i suoi studj sotto la direzion di Campeggi, e frequentò insieme
la celebre scuola del Bernacchi; applicandosi con zelo allo studio
dell'arte di cantare, il suo gusto naturale la portò sulle scene. Nel
1719 cantò sul teatro di Dresda, e nel 1725 su quello di Napoli: nel
1749 cantò la parte di Didone, dramma del Metastasio messo in musica dal
gran Jommelli, nel teatro di Vienna; e tutto che la Tesi sorpassasse
allora i cinquant'anni di sua età, piacque più che prima la sua
esecuzione. Lo stesso Metastasio scrivendo quell'anno alla principessa
di Belmonte, _andò in iscena la mia Didone_, egli dice, _ornata di una
musica che giustamente ha sorpresa, ed incantata la corte. La Tesi è
ringiovanita di venti anni._ Essa stabilitasi in Vienna lasciò il
teatro, ed impiegò i suoi ultimi anni nel formare delle giovani
cantanti, ed attrici, tra le quali si distinsero la _Teuber_, e la _de
Amicis_. Burney ne' suoi _Viaggi_ t. 2 p. 236 racconta, che in Vienna
ella ricusò generosamente la mano di un conte, per riguardo alla sua
famiglia, e sposò un giovane di bassa lega. Il re di Danimarca onorolla
nel 1769, della croce dell'ordine della fedeltà e della costanza. Morì
ella a Vienna in età di più di 80 anni verso il 1775. Aveva la voce
molto estesa, e cantava con uguale facilità sì nell'alto, che nel basso:
il genere serio e 'l grazioso le eran familiari ugualmente.
TESSARINI (Carlo) da Rimini, godè in Italia di gran rinomanza come
compositore, e come violinista, fu per molti anni maestro di concerto e
primo violino della cattedrale di Urbino: nel 1762 portossi a Amsterdam,
dove la sua musica strumentale ebbe un grandissimo incontro per il gusto
moderno, con cui era scritta, e molta ve ne ha quivi impressa, come
anche ad Urbino e in Parigi. Pubblicò altresì in Amsterdam: _Nuovo
metodo di apprender per teorica, in un mese di tempo, a suonar di
violino, diviso in tre classi, con lezioni a 2 violini_, 1762.
TESTORI (Carlo Giovanni), maestro di musica e professore di violino in
Vercelli, è autore di un'opera quivi pubblicata col titolo: _La Musica
ragionata, espressa famigliarmente in dodici passeggiate a dialogo_, in
4º, 1767, con 22 carte di rami. L'autore dice, che avendo avuto due
maestri di composizione, non ebbe dall'un di essi che sei lezioni,
dall'altro nove, e tutti e due _si fa così si dee far così_, e o le loro
ragioni, egli soggiunge, non furono abbastanza per me, od io non bastava
per loro, e così lasciando la cosa a suo luogo, non ne feci altra. Si
mise egli a leggere varj libri, che trattavan di musica, massime per
comporre, e benchè il titolo promettesse assai inoltrandosi nel leggerli
vi trovò un numero infinito di regole senza vedere un principio d'onde
derivassero. Leggendo attentamente queste regole trovonne molte tra di
loro contradicenti. Formossi egli dunque da se stesso un metodo, dedotto
da alcuni principj, che ben meditando sull'arte dispose gradatamente in
buon ordine, e procurossi così il vantaggio di capire il buono, e
scartare il cattivo negli scritti altrui. Incontratosi poi nel _Trattato
dell'Armonia di M. Rameau_, dice egli di averlo non solo inteso bene
dalla prima lettura, ma di averne eziandio capito lo spirito, per avere
egli già battuta la medesima strada. Chechè sia di ciò, l'A. nella sua
opera ha saputo farne buon uso, non adottando del Rameau che alcuni
buoni principj di pratica: non ha saviamente fatto uso di calcoli
aritmetici, che non son punto necessarj al fine ch'egli si propone; ed
ha solo sparso il suo libro di esempj chiari, e di semplici
dimostrazioni affine di formare in brieve tempo, e senza molta fatica
de' ragionevoli compositori di musica. Quel che reca alcun fastidio ai
suoi leggitori si è la prolissità e la bassezza del suo stile, onde
dommi a credere che questa sia stata la ragione del poco spaccio del suo
libro. Nell'avvertimento al lettore egli prometteva di dar fuori pure un
altro _Trattato della misura, e dello scrivere sotto le parole
coll'adattamento al senso di esse_. Non sappiamo però ch'egli ciò avesse
messo in effetto.
TEVO (Zaccaria), francescano di Venezia e professore di musica, pubblicò
quivi nel 1706 un'eccellente opera intitolata: _Musico testore_, in 4º,
ove trovansi molte profonde riflessioni sulla teoria, e sulla pratica
della musica. Chiama egli _testore_ il musico che vuol formare _a
texendo_, perchè insegna la maniera di _tesser_ un pezzo di musica di
qualunque genere egli sia. Egli sostiene il sentimento di coloro, che
non niegano agli antichi la cognizione del contrappunto, o dell'armonia
simultanea, sentimento il più abbracciato oggigiorno. L'opera di Tevo è
stata lodata da' più dotti scrittori di musica, particolarmente
italiani, e francesi.

THIEMÉ (Federico) musico tedesco, che ha passato in Francia la più gran
parte di sua vita, e dove si sono impresse molte sue composizioni
musicali. Egli pubblicò in oltre nel 1801 a Parigi, _Nouvelle théorie du
mouvement des airs, contenant le projet d'un nouveau chronomètre_.
Quest'opera non sorpassa la mediocrità.

TIEDEMANN professore di lingue dotte a Cassel, nel 1779 scrisse delle
_Osservazioni sulla Musica di Pitagora_, che Forkel ha inserite nel t. 3
della sua biblioteca di musica.
TIGRINI (Orazio), canonico di Arezzo, pubblicò in Venezia nel 1588
_Compendio della musica, nel quale si tratta dell'arte del contrappunto,
diviso in 4 Libri_ in 4º. La seconda edizione è del 1602.
TIMOTEO, poeta musico di Mileto, fornito di un singolar talento dalla
natura venne a darne in Atene i suoi primi saggi: ma sonato avendo
dinanzi al popolo, gli Ateniesi lo fischiarono. Scoraggiato da questo
primo incontro, pensava di rinunziare alla musica per la quale credeva
già di non avere disposizione alcuna, quando Euripide, più perspicace
della moltitudine talmente lo consolò e fecegli animo, che obbliar gli
fece la sua disgrazia. Egli diessi di poi interamente a coltivar la sua
arte, e giunse col suo genio a fare una rivoluzione nella musica de'
Greci. Ad imitazion di Terpandro aggiunse quattro nuove corde alla lira,
e trasse dal nuovo istromento un'armonia sì penetrante, sì dolce, che il
Senato di Sparta, riguardando siffatta innovazione come pericolosa a'
costumi condannò con un rigoroso decreto conservatoci da _Boezio_ i
nuovi progressi dell'arte, e l'artista insieme. (_V. l'artic._ Cleaver,
_nel 2º tom._). Si pensava già al riferir di _Ateneo_, di tagliar quelle
nuove corde secondo il decreto, quando si accorse Timoteo di una statua
di Apollo, la di cui lira aveva l'ugual numero di corde della sua:
mostrolla ai giudici, ed ei fu assoluto. Proseguì a perfezionare allora
l'antica musica, e vien riguardato qual inventore del genere cromatico,
e di un canto più scientifico e più variato. La sua riputazione tirò
alla sua scuola un'infinità di scolari. Egli esiggeva doppia paga da
quegli, che venivano per imparar da lui a suonar di flauto, o la lira,
dopo avere avuto un altro maestro: e davane per ragione, che un abil
maestro, succedendo a de' precettori semidotti, ha doppiamente ad
affaticarsi, con fare obbliare al discepolo quel che aveva appreso male,
e con nuovamente istruirlo. Egli morì in età di 90 anni cinque secoli
innanzi G. C. Si sa la bella ode di _Dryden_, nella quale il poeta
celebra con entusiasmo i sublimi talenti di Timoteo, e M. _Delille_ nel
suo poema de _l'Imagination chant V_, se non che ambidue lo han confuso
con un altro Timoteo posteriore a costui.
TIMOTEO di Tebe, cel. musico e suonatore di flauto nella corte del
grande Alessandro, fiorì alcun tempo dopo del precedente. Chiamato alle
nozze di Alessandro con Rossane, Timoteo ne fece l'apertura
accompagnando con la tibia un inno ad Apollo (_V. Plutarc. de nupt.
Alex._), e talmente fecesi ammirare da quel conquistatore, che volle
presso di se ritenerlo per sempre. Egli aveva il talento di eccitare, o
di calmare in questo principe il suo umore guerriero. Se gli
attribuiscono dei _libri sulla musica_, che non sono giunti sino a noi.
TINCTOR, o TEINCTURIER (Giovanni), di Nivelles nel Brabante, fu dapprima
cappellano e musico del re di Sicilia, come nelle sue opere si chiama
egli stesso, e quindi nella sua patria canonico e dottore in dritto. Fu
egli che fondò in Napoli, mentre era in corte del re Ferdinando, insieme
con Gaffurio e Garnerio, quella cel. scuola di musica, che fu in quel
tempo sommamente utile ai progressi dell'arte in Italia. A quest'oggetto
egli scrisse più opere sulla teoria e la pratica della musica in latino
idioma, assai puro per quel secolo: a lui si deve il primo _Dizionario
di musica_ col titolo di _Terminorum musicæ definitorium_, e quest'opera
è altresì il primo trattato dell'arte, che siasi onorato colle stampe di
Napoli, e da lui dedicato a Beatrice di Aragona figlia di Ferdinando
verso il 1478. Forkel l'ha fatto ristampare nella sua _Letteratura
generale della musica_ a Lipsia 1792. Questo dizionario, dove sono
spiegati i termini dell'arte in uso ne' secoli di mezzo, è di un'estrema
importanza per la sua storia: pare che i più accurati bibliografi in
musica, come Sammler, Doni, Zarlino, Bottrigari non ne abbiano avuto
notizia: e sino al P. Martini, Burney e Forkel se n'era quasi del tutto
perduta la memoria. Le altre opere di questo dotto autore del secolo 15
sono rimaste manoscritte.
TISSOT (Samuele-Augusto), cel. dottore in medicina, in molte delle sue
opere parla degli effetti della musica sul corpo dell'uomo, e divide la
musica medicinale in _incitativa_, e _calmante_. (_V. Lichtenthal p. 57,
e 79_). Merita altresì che si legga un suo piccol libro intitolato:
_Essai sur la mue de la voix_.
TITON DU TILLET (Evrard), morto in Parigi nel 1762. Egli conservò sino
alla fine de' suoi giorni un vivo gusto per le belle lettere: nel suo
_Parnasse français_, Paris 1732 in fol. si trovano molte osservazioni
sulla poesia e sulla musica, e le notizie necrologiche de' musici
francesi. I supplementi ch'egli pubblicò in un altro volume in fol.
giungono sino al 1760, e contengono la storia de' musici in
quest'intervallo defunti. Il suo stile è negletto, e monotono.

TODERINI (l'ab. Giambattista), precettore dei figlio dell'ambasciadore
di Venezia a Costantinopoli, ove dimorò per sei anni, è autore di
un'opera in 3 vol. intitolata: _Letteratura turchesca_, Venezia 1787.
Nel primo tomo egli tratta _della Musica de' Turchi_, e mostra esser
falso contro l'asserzione di Dunbar, e Niebuhr inglesi che i turchi di
distinzione disdegnino di apprender la musica: essi evitano soltanto di
farsi sentire in pubblico. I turchi, egli dice, hanno preso dai Persiani
la loro musica; il Sultano mantiene un numeroso coro di musici, i quali
fanno sentirsi in occasione di solennità. Al serraglio vi ha una musica
da camera, che il Sultano fa eseguire più volte per settimana: vi fa
alle volte introdurre eziandio i più distinti musici della città Greci,
Armeni, Giudei o Turchi. Toderini dà alla fine di questo volume un
saggio della musica turchesca. La sua opera è stata tradotta in tedesco
dal professore _Hausleutner_ a Stuttgard, ed in francese dall'ab. _de
Cournand_ a Parigi.
TOEPFER (Carlo), precettore nel ginnasio d'Eisenach, è autore di
un'opera in tedesco che ha per titolo: _Elementi per imparare la musica,
e principalmente il cembalo, con una introduzione critica_, Breslavia
1773 in 4º.
TOLEMAIDE di Cirene, donna seguace della filosofia di Pitagora, secondo
l'uso di questa scuola coltivò anche la musica. Porfirio ne' Comenti
sugli armonici di Tolomeo, cita alcuni di lei scritti sulla musica (_V.
Fabric. Bibl. Gr. t. 2_).
TOLOMEO (Claudio), cel. matematico di Alessandria nell'Egitto fiorì
verso l'anno 130 dell'era cristiana. Egli coltivò la musica, che presso
gli antichi sappiamo aver fatta parte delle mattematiche, e de' studj
de' filosofi. Abbiamo di lui _Tre libri degli Armonici_, sopra i quali
vi fece Porfirio de' lunghi Comenti. Il D. Wallis li ha tradotti in
latino, e col testo greco promesso dal Meibomio pubblicolli a Oxford,
dapprima in 4º, nel 1682, e quindi nel 1699 in fol. con una sua
appendice: _De veterum Harmonica ad hodiernam comparata._ Il dottissimo
ab. Requeno dopo un profondo esame della dottrina di Tolomeo e de' suoi
Comentatori, “I moderni credono, egli dice, che la musica debba più a
Tolomeo che a nessun altro de' Greci; ma dall'esame de' greci armonici,
e da' miei sperimenti sul greco sistema si conchiude, che nessun altro
rovinò tanto l'antico sistema, nè autorizzò col calcolo armonico tanti
errori su gli intervalli consoni, quanto Tolomeo. Egli era uomo molto
erudito ed accreditato nel calcolo, ed un grande ingegno. Il suo
eccellente ingegno lo avrebbe condotto a fare delle dimostrazioni
verissime intorno agli intervalli delle sei consonanze, se il fondamento
della misura del tuono, con cui le computò, fosse stato vero, anch'esso:
ma le fece falsissime per l'insussistenza del principio, da cui fu
guidato. Il credito non di manco del suo sapere autorizzò questi computi
a tal segno, che Boezio suo seguace giunse fino a sistemare i suoi
errori, e a dimostrarli col metodo geometrico in diversi teoremi. Il
dotto Zarlino gli copiò e li difese, e Rousseau li trascrisse dal
Zarlino: _I commentarj di Porfirio_ sono degni dell'autore dell'Isagoge
de' cinque predicabili, celebrati tanto da' nostri scolastici.
_Porfirio_ muove disputa contro Tolomeo per avere definito il suono per
quantità, essendo, dice egli, una qualità. Lo riprende inoltre per aver
egli confuso il suono con la voce; e fuori di qualche erudizione, che
allora poco si valutava, e adesso si stima molto, Porfirio ed i suoi
commentarj su Tolomeo sono poco pregevoli.” (_Saggi ec. t. 1_). Veggasi
ancora la confutazione della dottrina di Tolomeo che ne ha fatta questo
dotto critico nel t. 2 de' suoi _Saggi pratici, part. 2, c. 3_. Nelle
_Memorie_ di Gruber _per la letteratura della musica_ trovansi eziandio
delle ricerche critiche molto interessanti sui libri armonici di
Tolomeo. “In molti punti, dice l'ab. Andres, Tolomeo si rende
inintelligibile, e passa in altri da' ragionamenti e dimostrazioni in
sogni e delirj” (_Dell'Acustica c. 8_). Reca quindi meraviglia come
l'inglese Burney lo chiami il più dotto, più preciso, e più filosofico
scrittore in questa materia (_History of music_ c. V).
TOMEONI (Florido), nato in Lucca, ma stabilito attualmente in Parigi da
più di venti anni, come compositore e professore di musica, nel 1799
pubblicò quivi: _Teoria della musica vocale con osservazioni sulla
pronunzia delle due lingue italiana e francese_, in 8º. Quest'opera
contiene delle giudiziose riflessioni sulle due scuole di musica
dell'Italia, e della Francia; vi si veggono le ragioni della superiorità
degli Italiani nell'arte musicale, ed i mezzi di giungere alla
perfezione, che eglino hanno acquistata nell'esecuzione.
TONELLI (Antonio), nato a Carpi nello stato di Modena, studiò in Bologna
la musica, ove fecesi un nome celebre pe' suoi talenti. Nominato
all'impiego di maestro di canto nel collegio di Parma, ottenne per la
sua virtù la protezione del duca. Dopo un soggiorno di 15 anni in quella
città, per la stranezza del suo pensare, partì subitamente senza danaro,
senz'equipaggio, con un solo abito nero, e 'l suo violino, che
eccellentemente sonava: portossi in Danimarca, e vi restò per tre anni.
Nel 1720 tornò in Italia come ne era sortito, sfornito di tutto, e
ricusò lungo tempo i beneficj de' principi, che offrivangli a gara
ottimi stabilimenti, ma egli non volle fissarsi mai in verun luogo. Non
fu che nel 1760, che si stabilì finalmente nella patria in qualità di
maestro di cappella della cattedrale di Carpi, ove morì li 26 dicembre
del 1765, dopo aver dichiarati suoi eredi i poveri incurabili di Faenza.
Egli lasciò manoscritto un _Trattato della musica_. Coltivava altresì la
poesia, e si hanno di lui alcuni eccellenti pezzi satirici, sparsi in
diverse raccolte.
TOSCANELLO (Orazio), uno di quegli eruditi cinquecentisti italiani, che
tentarono di ristabilire l'antico genere enarmonico de' Greci, ma
ponendo per base le corde diatoniche, e cromatiche de' moderni, e
facendone lo sperimento sul nostro clavicembalo, presero moltissimi
abbagli. Orazio pubblicò la sua _Arte metrica_ in Venezia nel 1567. “Su
tali principj o su tali supposizioni lascio alla considerazione
degl'intelligenti armonici qual conto debba farsi delle loro dotte
dicerie, e de' loro tomi in foglio sopra il cromatico o enarmonico de'
Greci. Non sono però affatto indegni que' soggetti di stima, mentre,
cercando essi l'antica musica, avanzaronsi nella moderna, e rischiararon
con la loro pratica varie corde dubbiose della nostra armonia.” Questo
si è il savio giudizio che reca di tali opere il _Requeno t. 2, p. 125_.
TOSI (Pierfrancesco), socio dell'accademia filarmonica di Bologna, si
rese illustre sui principj dello scorso secolo per la sua eccellente
maniera di cantare, e come compositore e scrittore eziandio. Fu
applaudito ne' più gran teatri d'Italia, e d'oltramonti. Quanz il
conobbe a Londra nel 1724, benchè in un'età molto avanzata: ma stimato
ancora pel suo raro merito. Lasciò quindi il teatro, e consacrossi a
formar degli allievi nel canto. La sua opera pubblicata in Bologna, col
titolo di _Opinioni de' cantori antichi e moderni, o sieno Osservazioni
sopra il canto figurato_, 1723, è molto pregiata non solo in Italia, ma
altresì in Germania ed in Francia (_V. Enciclop. metod. art. Aria_).
Agricola nel 1757 la tradusse in tedesco, con aggiungervi delle
interessanti note.

TRAETTA (Tommaso), uno de' più celebri scolari di Durante, e de'
migliori compositori pel teatro nello scorso secolo, nacque a Napoli nel
1738. In età di anni 21, sortì dal conservatorio della Pietà, e due anni
dopo scrisse il _Farnace_ per il gran teatro di S. Carlo, di cui fu così
brillante il successo, che gli si fecero comporre altre sei opere di
seguito sì serie che buffe. In Roma scrisse l'_Ezio_: e tutti i gran
teatri dell'Italia facevano a gara per averlo. Dopo averli tutti
percorsi, si attaccò egli al servigio della corte di Parma: fu richiesto
in Vienna, e vi scrisse due grandi opere con cori e balli, l'_Ifigenìa_
e l'_Armida_. Il successo ne fu prodigioso. Dopo la morte dell'infante
D. Filippo, Traetta portossi in Venezia, ove se gli affidò il
conservatorio dell'_Ospidaletto_, ma non vi si trattenne lungo tempo.
Due anni dopo l'Imperatrice Caterina II lo chiamò a Pietroburgo per
succedere a Galuppi, e nei sette anni del suo soggiorno nella Russia vi
scrisse sette opere, e molte cantate. Dopo la prima rappresentazione
della sua _Didone_ dicesi che l'imperatrice mandogli in dono una scatola
d'oro col di lei ritratto, e dentro un biglietto scritto di sua mano, in
cui gli diceva, che _Didone morendo avevagli fatto quel legato_.
L'Inghilterra volle anche averlo, ma provò quel clima assai nocivo alla
sua salute, e dopo un anno tornò in Italia per guarirsi. Il male
tuttavia fu incurabile, ed egli venne a morire in Napoli nel 1779,
compiti appena i 40 anni dell'età sua. Traetta musico profondo e
melanconico, riesce soprattutto eccellente negli effetti pittoreschi, e
patetici dell'armonia. Le migliori sue opere passar possono per
altrettanti modelli di musicale poetica, e come esemplari di correzione
e di grazia. “Bisognerebbe, dice l'elegante Arteaga, aver approdato or
ora da qualche Isola boreale scoperta dal celebre viaggiatore Cook per
ignorar i talenti, e la scienza del sempre bello, e qualche volta
sublime Traetta.” (_Rivol. t. 2_). M. Ginguené rapporta il seguente
aneddoto, all'art. _crier_ dell'Enciclop. metodica. Nella Sofonisba di
Traetta, questa Regina framettendosi tra 'l suo sposo, e l'amante, _Ah!
barbari che fate?_ dice loro: _Se di sangue dissetarvi bramate — Ferite,
uccidetemi, ecco il mio seno_, e come eglino sono ostinati a partire per
battersi, ella esclama: _Dove andate? Ah! no._ A quell'_Ah!_ vien
interrotta la musica. Il compositore, vedendo che quì gli era d'uopo
esimersi dalla regola generale, e non sapendo come esprimere il grado
della voce, che dar doveva l'attrice, mise sulla nota _sol_, tra due
parentesi: (_Un urlo francese_). Traetta intendeva molto bene, che urlo
_francese_ era il più acuto grido che formar possa la voce dell'uomo.
TRASILLO, greco scrittore di musica, filosofo platonico, e matematico,
familiare dell'Imperatore Tiberio, vien citato con elogio come dotto
musico da Plutarco, da Nicomaco, da Teone di Smirna e da Porfirio; il
quale ne' suoi _Comenti sugli armonici di Tolomeo_ fa menzione di un suo
_Trattato dell'Eptacordo_. Svetonio rapporta, che Trasillo come
matematico fu in Roma molto onorato da Tiberio, sino a dargli alloggio
nel palazzo. (_Vit. Cæsar, in Tiberio n. 14_).
TREJER (Padre maestro), valoroso contrappuntista di Firenze e autore di
quel curiosissimo canone a quattro, intitolato il _Ponte di santa
Trinità di Firenze_. Sanno i Fiorentini, che su quel bellissimo ponte
accorrono li venditori d'ogni genere di frutta e di utensigli, e vi
fanno un chiasso del diavolo per tirare ciascuno a se stesso i
passeggieri. Questo frastuono di voci e caratteri diversi prese egli
facetamente ad imitare con tanta precisione, che a chi l'udiva sembrava
proprio di trovarsi in quel luogo, e vi sentiva per sino il romore delle
carrozze, non che le grida de' barcaruoli d'Arno, miste a quelle de'
venditori. (_V. Carpani Haydine lett. 7_).
TRENTO (Vittorio), compositore italiano dei nostri giorni per teatro
rinomatissimo, per un gusto tutto nuovo nelle sue produzioni, e per
l'originalità e le grazie del suo strumentale, onde a ragion, io credo,
che detto ei venga dagl'intendenti l'Haydn e il Mozart dell'Italia. Le
sue sinfonie sono pregiatissime per la novità, e brio, e vivacità de'
motivi: per lo più vi dà egli principio da un _Grave_, ove impiegando
tutte le ricchezze delle transizioni armoniche, e scorrendo per varj
tuoni o modi, interessa non meno il cuor che l'orecchio, comecchè ambi
alletti e soddisfaccia. Il suo stile è dignitoso, elegante metodico, e
di tale forza a resistere più che ogn'altro all'instabilità del gusto
italiano. Nel magazzino di musica del _Ricordi_ in Milano trovansi di
lui impressi _Gli assassinj_ ossia _Quanti casi in un giorno_, _Teresa
vedova_, _le astuzie di Ficchetto_ oltre a più canzonette con
accompagnamento di forte piano stampate in Londra, e altrove.
TRICHET (Pietro), avvocato di Bordeaux, morto a Parigi nel 1644, di 57
anni. Nella Biblioteca di S. Genovefa si conserva un di lui _Trattato
manoscritto sugli stromenti di musica_.
TRIKLIR (Giovanni) nato a Dijon nel 1750, mostrò sin da' primi anni
molta abilità sul violino, e in età di 15 anni portossi a Manheim per
perfezionarvisi. Fece quindi tre viaggi in Italia, ove acquistò molti
lumi per la sua arte, e nel 1783 di ritorno in Alemagna entrò al
servigio dell'Elettor di Sassonia. Egli era allora uno de' più gran
virtuosi sul violoncello, e uno de' migliori compositori eziandio su
questo istromento. Deesi a lui l'invenzione del _microcosmo musicale_,
pel cui mezzo possono mettersi gli stromenti da corda al sicuro delle
variazioni dell'aria. Terminò egli questa sua scoperta l'anno 1785, con
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