Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 4 - 12

tale franchezza di esecuzione, con tale esattezza d'intonazione e di
tempo, che destava maraviglia non che alla comune degli uditori, ma sino
ai più bravi professori. Nel monastero di S. Martino de' PP. Cassinesi,
per divertire nel carnovale i giovani in quella trista solitudine,
permettevasi l'esecuzione di alcuni drammi in musica del Metastasio in
un teatrino di burattini, eseguita da una scelta, benchè poco numerosa,
orchestra. Quivi fu chiamato a far da primo violino il Grimaldi di così
piccola età, che faceva mestieri porre uno sgabello ben alto sotto alla
sua sedia, perchè giunger potesse a veder la sua parte: ma egli eseguiva
e dirigeva anche gli altri nella esecuzione della delicata, difficile, e
allora nuova musica del famoso Schuster con tal maestria e destrezza,
che diè ben a divedere quel che sarebbe un dì divenuto con più maturità
di anni, e di studio. Una distinta articolazione di note, una chiara e
piacevole robustezza di voce, cosichè il suo violino fra cento altri
agevolmente distinguasi: esattezza e verità di suono, somma agilità e
franchezza nell'esecuzione; gusto, e quel che più vale, giudizio negli
abbellimenti, ecco il distintivo carattere della maniera di questo bravo
suonatore, ch'egli da se solo si è formata, senza che appresa l'avesse
da alcuna scuola particolare. Egli conosce a fondo tutt'il difficile e
'l bello del suo instrumento; e sa farne uso quando gli abbisogna: non
ha chi l'uguagli nella celerità, nell'espressione, e nella perfetta
intonazione de' suoni più acuti. Il gran Lolli, venuto essendo in
Palermo, non isdegnò di farne l'elogio. Finalmente egli ha formato e
perfezionato il suo gusto sulle inarrivabili composizioni di Haydn, di
Pleyel, di Mozart, di Beethoven, ch'egli ha eseguite a primo colpo
d'occhio perfettamente sin dalla prima volta che giunsero sino a noi. A
tanta abilità e valore nell'arte sua unisce egli quella modestia, e quel
basso sentimento di se stesso, che distinguono dalla comune l'uomo di
genio, e d'uno spirito e d'un cuore ben fatto. Vi sono di lui alcuni
concerti di violino, e notturne con accompagnamento di piena orchestra
sul gusto de' moderni tedeschi.
HELTA (Vincenzo de), palermitano, fu maestro della real cappella
palatina su i principj del sec. 17, per la quale compose la musica di
molti salmi ed inni di vespro a 4 e 8 voci con il basso continuo per
l'organo, che pubblicò per le stampe del Veneziani in Palermo 1636, in
4º. (_Mongit. Bibl. Sic._).
HOFMANN, costruttore di organi e piano-forte è l'inventore del _Piano à
archet_, ossia di un clavicembalo a corde di budello sulle quali fa egli
muovere circolarmente un arco di crino, che produce l'effetto de'
violini, della viola e del contrabbasso. Se ne trovano i dettagli nel
_Journal der fabriken, und manifacturen, cahier de novembre 1808_. (_V.
Archiv. des découvert. p. 372_).
JACQUIER (il Padre), francese dell'ordine de' Minimi, professore di
matematica nel loro collegio della S. Trinità de' monti in Roma, nel suo
_Corso di filosofia_ (_tom. 3 part. 2, 131, edit. rom._) spiega il
sistema musicale dell'Eulero, e lo abbraccia rigettando quello del
Galileo. Egli con altri filosofi deriva il piacere dell'armonia
dall'esatta ragione e proporzione, che si trova in alcune corde
musicali. _Musica_, dice il metafisico Leibnizio, _est exercitium
arithmeticæ occultum nescientis se numerare animi... Errant enim, qui
nihil in animâ fieri putant, cujus ipsa non sit conscia. Anima igitur
etsi se numerare non sentiat, sentit tamen hujus numerationis
insensibilis effectum, seu voluptatem in consonantiis, molestiam in
dissonantiis inde resultantem._ (_Epist. ad divers. t. 1, ep. 154_).
Descartes ha proposto gli stessi principj nel suo Tratt. _de homine_, p.
3, § 36, e nel _Compendio di musica_. L'Eulero, il Diderot, e il P.
Jacquier li hanno adottati; ma il dotto Eximeno sulle tracce del
d'Alembert, li ha tutti seriamente confutati nel secondo capitolo del
suo primo libro a carte 75. “L'insegnare a dilettare l'udito per le
proporzioni delle corde è lo stesso, che insegnare a convincere
l'intelletto per il numero delle parole, e lo stesso ancora che voler
condire i cibi per regole di geometria.” Il P. Jacquier viveva ancora
nel 1781. Ne' suoi commentarj a Newton, ch'egli compose insieme col suo
confratello il P. _le Seur_, per supplire al difetto della teoria de'
suoni del matematico inglese, ha fatto de' calcoli così complicati, che
non puossi pienamente restar affidati nelle loro conclusioni, e _i
posteriori geometri_, dice l'ab. Andres, _non hanno infatti abbracciata
la dottrina del Newton_.
JANIDE, antichissimo musico della Grecia, inventò il modo frigio
contenuto entro il _diapason_ ossia, secondo il Requeno, il sistema
armonico più usitato da' Greci detto _eguale_, o _equabile_ (V. Plutarc.
_de Mus._). I marmi arundelliani non solo confermano il detto di
Plutarco, ma aggiungono che Janide lo inventò a Celene, e che fu egli il
primo, che con regolata armonìa facesse delle cantilene alla gran madre.
Lo fanno eziandio inventore non del flauto, come dei scrittori poco
accorti hanno stampato più volte, ma del _canto tibiale_: la qual cosa
non vale a dir altro, se non che Janide applicò al flauto il ritrovato
della divisione della corda armonica, e il modo frigio da lui inventato.
LAMPILLAS (ab. Saverio), exgesuita spagnuolo nato nell'Andalusia nel
1739, e morto a Genova nel 1798 dopo l'espulsione del suo ordine passò
in Italia, si diè alla letteratura, e indegnato della maniera con cui i
suoi confratelli Bettinelli e Tiraboschi giudicato avevano nelle loro
opere del merito letterario di sua nazione, attribuendo alla medesima il
dicadimento e la corruzione del gusto dell'antica Roma, e della moderna
Italia, e della loro letteratura, diè al pubblico per le stampe di
Genova la sua opera in italiano idioma col titolo di _Saggio storico
apologetico della letteratura spagnuola contro le pregiudicate opinioni
di alcuni moderni scrittori italiani_, in 6 vol. in 8º, 1778-1781. Egli
ebbe delle onorevoli e lucrose ricompense dal re Carlo III, per avere
vendicata con quest'opera la nazione spagnuola. Siccome l'apologista
percorre tutte le scienze, e i rami tutti della letteratura, così nel 2º
tomo (_Part. 2, diss. 3, § 5_) parla egli della scienza musica degli
Spagnuoli, e parecchi di loro ne accenna, che stabiliti in Italia furono
impiegati a tenervi cattedra di musica, o ad esercitarla con
distinzione.
LERIS (Antoine de), nato a Montlouis nel Rosciglione, è autore di un
_Dictionnaire portatif historique et littéraire des théâtres_, 1754 in
8º; la seconda edizione è del 1765. Egli ha avuto parte eziandio come
editore al libro intitolato: _Sentiment d'un harmoniphile_, 1756. De
Leris è morto sul principio di questo secolo (_V. l'artic. Laugier_).
LEVESQUE (Pierre-Charles), membro dell'Istituto nazionale di
Letteratura, e Belle-Arti diè al pubblico nel 1797 _Considérations sur
les trois poètes tragiques de la Grèce_, a Paris in 8º. L'A. vi tratta,
della poesia lirica e della musica de' Greci. “Io credo assai probabile,
dic'egli, che i Poeti tragici e lirici componevano eglino stessi la
musica delle loro opere. La musica entrava nell'educazione dei Greci ben
nati. Io vedo altresì che gli antichi fan menzione di Cantori celebri,
di celebri Suonatori: ma non ci offrono mai l'idea di una classe
distinta di Musici-Compositori.”
MANGO (ab. Vincenzo), nato in Palermo da antica e nobil famiglia nel
1741, uomo d'alto ingegno, di molto criterio e gusto, versato nelle
lingue dotte, e d'immensa letteratura sia sacra, sia profana, ha fatte
nella musica sorprendenti scoperte, benchè per un curioso fenomeno della
natura, simile in ciò al cel. M. Sauveur, per difetto di orecchio, nè
colla voce nè colle mani potesse esercitarla. Egli senza negligere altri
studj più serj, o le occupazioni del proprio stato, mercè le più
profonde meditazioni su varj sistemi di musica sì antichi che moderni, è
giunto colla propria intelligenza a formare un nuovo filosofico sistema
della bell'arte della musica, che scevro di calcoli e di numeri, di
sofisticherie pedantesche e scolastiche, di termini insignificanti e
d'idee parassite, presenta un tutto ben ragionato e connesso di ben sodi
principj e di regole inalterabili, formato sulla natura stessa della
cosa. Ecco il catalogo delle sue opere, di cui ci fa sperare che al più
presto farà parte al pubblico. 1. _Elementi della moderna musica
conforme alle correzioni fatte alle sue parti artificiali._ 2. _Discorso
sopra i caratteri della musica._ 3. _Progetto delle Note novelle della
musica._ 4. _Discorso sopra la riforma delle note volgari della musica._
5. _Sopra la moderna musica e suo temperamento._ 6. _Origine storica del
Canto-fermo ecclesiastico-diatonico._ 7. _Origine della musica teatrale
diatonico-cromatica._ 8. _Origine storica dei volgari caratteri della
musica._ Come l'A. ha saputo riunire ne' suoi scritti due difficili
pregi, concisione, e chiarezza, così io credo che tutti potran
contenersi in 2 tomi in 8vo.
MANFROCE, giovane compositore di grandissima espettazione morto in
Napoli in sul fior dell'età nel 1813. Egli non sorpassava il ventunesimo
anno: delle sue produzioni non ci resta che l'_Alzira_, dramma serio,
impresso dal Ricordi in Milano.
MATTUCCI (Pietro), nativo dell'Abruzzo, famosissimo cantante di soprano,
dopo aver fatta la prima figura sui principali teatri di Europa, or già
vecchio fa sua dimora in Messina. La fortuna non avendolo molto favorito
nella negoziatura, che aveva intrapresa dacchè erasi ritirato dal
teatro, vive oggidì pressocchè nel disagio. Era egli inoltre molto
portato per il bel sesso, ma vecchiezza smorza tutt'i fuochi.
MOLINO (Luigi), nato in Torino sulla fine dello scorso secolo, fu
allievo del Pugnani e suo successore come primo violino del teatro reale
e direttor della musica di S. M. Sarda. La forza, l'espressione ed il
sentimento con cui maneggia il suo stromento, l'eleganza, il gusto ed il
bello stile delle sue composizioni lo han fatto giudicar da taluni come
superiore allo stesso Pugnani. Nel 1809 egli ha fatto imprimere un suo
concerto per l'arpa con accompagnamento di due violini, viola e basso,
due corni e due clarinetti, dedicato a Mad. Louisa Pascal distinta
suonatrice di arpa. Questo concerto è d'una composizione dotta e
graziosa, e molto adattata a dar risalto a quell'instromento. Vi sono
altresì impresse a Parigi presso Pollet molte di lui canzonette
italiane.
MONGEZ (Mr), dell'Istituto nazionale di Francia è autore di una _Mémoire
sur la réunion des littérateurs et des artistes dans l'Institut
Français, et sur l'esprit qui doit les animer_, 1796. “Bacone, dic'egli,
quel bel genio, che simile al Giove di Esiodo, ha fatto germogliare dal
suo vasto cerebro le cognizioni di tutti i gradi di perfezione, di cui è
suscettibile l'umano spirito, aveva proposto di riunire le fatiche de'
letterati, e quelle degli artisti. Questa riunione era desiderata dallo
spirito filosofico, che distingue il secolo già vicino a terminare...
Gli architetti allorchè costruiranno delle sale di adunanza,
apprenderanno dagli artisti divenuti giustamente celebri mercè lo studio
della declamazione e della musica, le forme, che l'abitudine sovente
meglio instruita che la teoria, avrà mostrate loro come le più
vantaggiose per il canto, e per la voce. Isolati sinora i musici, ed i
maestri della declamazione acquisteranno nella società degli altri
artisti, un grado di perfezione, di cui la loro modestia gli impediva di
credersi capaci. L'accento della verità, quell'accento che con tanta
fatica imita l'arte, perchè nemmeno l'aveva sospettato, sortirà da
quella bocca, che declamando, o piuttosto cantando i suoi versi,
riaccenderà il bel fuoco che li aveva inspirati. Quest'accento prezioso
colpirà l'immaginazione del musico osservatore che ne farà l'ornamento
del suo recitativo, e dell'Artista giudizioso, che lo farà rimbombare
sulla scena sorpresa. Quanto sarà loro favorevole l'intima conoscenza
dei tragici, e de' comici greci o romani? Gli amatori delle lingue
antiche ne comunicheranno loro i tesori. Finalmente questi artisti, sì
cari a' nostri occhi, ed alle nostre orecchie apprenderanno dai
grammatici a modulare il canto e la declamazione secondo la vera
espressione delle idee. Gli uni eviteranno quelle sospensioni almanco
oziose, che dividono un pensiero complesso; e gli altri temeranno il
rimprovero fatto assai volte con ragione alla turba dei compositori
esteri, quello di ravvicinare o de' termini opposti, o delle idee
incoerenti. Figlie di Mnemosine le Muse sono sorelle, e si danno a
vicenda uno scambievole appoggio. La presenza degli artisti, le loro
osservazioni, la discussione delle loro opere, e delle loro opinioni,
produrranno ancora degli effetti sensibili sulle fatiche de' letterati.
I Poeti saranno allora più obbligati agli Artisti che abbelliscono la
scena, e che animano l'orchestra. Eglino daranno costantemente ai loro
drammi un andamento favorevole alla melodia; faranno rivivere la cesura
antica, o quei riposi simmetrici, situati nelle stanze e nelle strofe
dell'istesso metro, tanto ardentemente bramati dai nostri celebri
musici, e tanto felicemente usati da _Metastasio_, il Quinault di
Firenze, e di Vienna. Io qui devo invocar la tua ombra illustre immortal
cantore d'Ifigenia, d'Alceste e di Armida. Nudrito nella lettura di
Sofocle e di Euripide, Gluck aveva acquistato, mediante la meditazione
de' loro capi d'opera, e lo studio della lingua armoniosa, nella quale
essi hanno scritto, una conoscenza della scena ed un tatto delicato, di
cui i poeti, i quali accompagnavano colle loro le di lui fatiche,
risentirono spesse volte de' felicissimi effetti. Gli eruditi
imploreranno altresì il vostro soccorso, _o emuli di Amfione_, per
dileguare le tenebre, sotto alle quali è ancor ricoperta quella musica
de' greci, di cui tanto si sono vantati i prodigiosi effetti... Così a
vicenda viaggiatori e guide _i Letterati, e gli Artisti_ si presteranno
de' scambievoli soccorsi, che aspettar non si potevano, se non se da una
riunione già progettata da gran tempo da Bacone e da altri filosofi.”
Nel 1801 Mongez fece all'Istituto nazionale, di cui egli è membro, un
rapporto _Sur les moyens de faire entendre les discours et la musique
par tous les spectateurs, en quelque nombre qu'ils puissent être_.
Questo Rapporto, e la Memoria, di cui se n'è dato un piccolo saggio,
possono leggersi nel primo e nel terzo volume _des Mémoires de
l'Institut_ ec.
MONTALBANI (P. Bartolomeo), minor conventuale da Bologna, nel 1651 era
maestro di cappella in Palermo, ove stampò mottetti ad una ed in sino ad
otto voci, dedicati ai Senator Bargellini suo parente. Più alcune
sinfonie di violini impresse in Palermo nel 1629. Egli morì finalmente
maestro di cappella del suo convento di S. Francesco di Bologna (_V.
della Valle Mem. del P. Martini p. 7_).
NOZARI da Bergamo, allievo del suo concittadino David rinomatissimo
cantante di tenore d'oggigiorno. Benchè non fosse molto bella la sua
voce, con l'arte e la profondità del suo sapere ha egli così ben saputo
correggere i difetti della natura, che tutti i teatri fanno a gara per
averlo. Il suo canto alletta ed istruisce. Trovasi egli attualmente nel
R. teatro di Napoli.
PAGES (M.) è autore di un'eccellente opera pubblicata nel 1800 a Parigi
in 6 vol. in 8vo, col titolo _Cours d'études encyclopédiques redigé sur
un plan neuf_. Contiene la storia dell'origine e dei progressi di tutte
le scienze, delle Belle-Lettere, delle Bell'Arti, e dell'arti meccaniche
con l'analisi de' loro principj. Gli amatori di musica troveranno molto
di loro profitto ne' varj articoli, in cui si tratta della medesima come
arte, e come scienza.
PANANTI (Dr. Filippo), da Mugello in Toscana, poeta e bello spirito del
secolo, da alcuni anni in quà ha fatta la sua dimora in Londra, sebben
nello scorso anno 1814 fu per suoi affari alcun tempo in Palermo. Egli è
uno della società d'italiani autori dell'_Italico Giornale_, che dal
1813 si va pubblicando in Londra, ove trovansi di lui alcuni _Saggi
teatrali_ (Agosto 1813, p. 408). Il primo ha per titolo: _Musica e
Parole_; vi si contengono delle buone, benchè non nuove riflessioni
sull'intima parentela della poesia e della musica, e sul dovere del
compositore di dare il colorito proprio alle immagini disegnate dal
poeta: ma gli esempj e gli aneddoti, che a tal proposito vi si
rapportano, par che vengano smentiti dal buon senso, e dalla
sperimentata saviezza delle persone, alle quali attribuisconsi.
“_Haydn_, vi si dice, pretendea che il poeta componesse dietro alla
musica, e un giorno che il Dr. Morell che avea fatto le parole de' di
lui oratorj si avvisò di fargli osservare che la musica non
corrispondeva bene, non esprimeva il senso delle parole, _Haydn_ tutto
sdegnato esclamò: maledette le vostre parole, ecco le mie idee; voi far
dovete su quelle idee le parole. (_Credat judæus apella, non ego_). Di
questo lagnavasi, e si burlava l'ab. Casti. Un giorno Giuseppe II gli
disse, fatemi delle parole, arriva il gran duca di Russia, vò dargli un
nuovo spettacolo. Chi farà la musica, domandò Casti. La musica è fatta,
disse l'imperadore; ho trovato prima di voi Salieri, ed egli ha già
finito il travaglio. Oh questa è da ridere veramente, disse il leggiadro
autor del _re Teodoro_, degli apologhi e delle novelle. Sapete cosa
farò? Io farò il Signor del villaggio che ordina uno spettacolo, e fa
far la musica prima delle parole. _Musica e poi parole_ sarà il titolo
del mio dramma.” Io lascio giudicar a' lettori, se è pur verisimile che
così pensasse un _Haydn_, un _Salieri_: se è possibile lo scriver la
musica di un dramma intero pria che esistessero le parole, e se un
principe così illuminato come Giuseppe II avesse potuto esiger dal Casti
un così scempiato strafalcione, ovvero se il Dr. Pananti vuol farci
ridere a carico de' grand'uomini. _Dummodo risum — Excutiat sibi, non hic
cuiquam parcet amico._ L'altro di lui saggio è intitolato _La musica
dolce e patetica_: pensieri usati e comuni come nel primo. Nel suo
_Romanzo poetico_ in sesta rima intitolato: _il Poeta di teatro_, Londra
1809, 2 vol. in 12º, trovansi alcuni canti sulla musica: _Le due
sorelle_, _Musica e Poesia nacquer gemelle_, _il Canto_; _la Perfetta
armonia_; _la Musica_ ec. Nelle annotazioni s'incontrano delle notizie
di molti distinti soggetti tuttora viventi, e che si son fatti un chiaro
nome nella musica. Io le trascriverò quì: “_La Grassini_, per la
soavità, l'espressione, per quella che chiaman voce accostante,
accompagnata da una mirabile azione; _Braham_, per l'agilità, pel sonoro
metallo, pel così detto bel corpo di voce; _Siboni_ per l'eccellente
stile, il metodo giudizioso, la dotta azione; _Naldi_, per la vivacità
della scena, la chiarezza del sillabare, e pel talento raro di far
brillare non tanto il cantante quanto il declamatore, tutti questi si
distinguono nell'Europa per la scienza profonda del canto, hanno
moltissimo merito, e tutti si rendono commendabili per il lor carattere
onesto e per la dolce urbanità dei loro costumi. Io rendo questa
giustizia al merito e alla verità.” (_t. 2, p. 302_). Grazioso è
l'aneddoto di _Farinelli_, che l'A. racconta a carte 346. “Il musico
Farinelli vantava al Papa Lambertini i grandi onori e le gran ricchezze
ottenute in Ispagna. Rispose il faceto e spiritoso Papa. Avete fatta
tanta fortuna colà perchè vi avete trovate le _gioje_ che avete perdute
in quà.” Ho creduto però dover omettere un altro aneddoto riguardante il
musico _Guadagni_, non molto a lui onorevole, perchè, per servirmi
dell'espressioni dell'autore medesimo, sembrami una _storia strampalata
e una vera fandonia_.
PAU (Felice), vescovo di Tropea, al di cui articolo nel 3º t. p. 157
puossi aggiungere che scrivendo all'avvocato Mattei nel 1769, egli dice
di avere impiegato parecchi anni in sua gioventù nella musica per
acquistare una non leggiera cognizione di tale facoltà e per esaminare
quanto dell'antica musica ne aveano scritto i più dotti autori: che avea
disegnata un'opera divisa in tre libri. Nel primo faceva il confronto
dell'antica colla moderna musica; nel secondo comparava l'antico al
moderno teatro; e nel 3 esaminava in qual maniera la musica opera i suoi
effetti nel nostro meccanismo, che a suo talento ci dispone alla
letizia, ed alle tante altre diverse passioni. Egli non ne compose
altro, che il primo, mentre dimorava in Roma. Era così perito nella
musica che racconta nella stessa lettera, come ne' primi anni ch'egli fu
in Roma, fu condotto nella cappella pontificia ad udir nella settimana
santa il cel. _Miserere_, che veramente lo sorprese, e perchè seppe, che
ci era pena di scomunica a chi mai ne dava fuori la copia, egli per
averlo portò seco nell'altre sere un pezzo di carta di musica con un
calamaretto, e col solo udirlo in quello, e nell'anno seguente, sel
copiò e lo teneva poi presso di se. _Per poterlo copiare_, egli dice,
_io posi l'orecchio in prima al solo basso, ed andai seguitando la
traccia de' suoi tuoni, e così ne notava le figure musicali. Dopo
terminato il basso, feci lo stesso col soprano, al contralto ed al
tenore_.
PERNE (François-L.), nato a Parigi nel 1772, allievo dell'abb.
d'Haudimont, e professore di armonia, unisce ad una profonda cognizione
della teoria della musica quella di più lingue sì antiche che moderne,
ed è presso a dare alla luce alcune opere interessantissime alla
letteratura musicale. Hanno elleno per principale oggetto di ristabilire
un certo nesso in tutte le parti dell'istoria della musica, e di
rischiarar quella de' tempi di mezzo. A tal fine ha posto già in
partitura una raccolta di composizioni di Guglielmo de Machault (_V.
quest'artic. nel t. 3, p. 41_), di alcuni altri musici de' secoli 13, e
14, ch'egli spera far risalire sino a Guido di Arezzo. Questo dotto
artista è membro attualmente della R. Accademia di musica, ed ha
composto molta musica per chiesa, fra la quale distinguesi una messa a
grande orchestra, eseguita in S. Gervasio, e la prima che si fosse
intesa dopo le turbolenze della rivoluzione.
PFEIFFER e PEZOLD, tedeschi costruttori di stromenti in Parigi, nel 1806
esposero in vendita un _forte-piano verticale_ di loro invenzione, il di
cui meccanismo è stato a perfezione eseguito. Egli non occupa altro
luogo, fuorchè quello necessario per la larghezza della cassa di un
piano-forte ordinario, stabilita verticalmente, aggiungendovi
l'estensione di una tastiera: i suoni ne sono piacevoli, e facile
l'esecuzione. Un'altra loro invenzione è di un _forte-piano orizontale_
di forma triangolare, che può situarsi alle mura di una stanza, senza
che il suonatore sia costretto a volger le spalle agli ascoltanti. La
sua tastiera trovasi riposta sopra uno de' lati del triangolo,
aggradevole del pari ne è l'armonia. (_V. Archiv. des dècouvert. 1808_).
POISSON (Nic. Joseph), prete dell'Oratorio, nato a Parigi, viaggiò
lungamente in Italia, e vi si fece ammirare per l'erudizione e lo
spirito. Aveva molto studiato le opere di Descartes suo amico, e morì
assai vecchio a Lione nel 1710. Egli pubblicò in Parigi: _Abrégé de la
musique par M. Descartes, avec les éclaircessemens nécessaires_, 1668 in
4º, ed in latino: _Elucidatio physica in Cartesii musicam_, dove più uso
fa delle ragioni e delle sperienze del Galileo, che di quelle del suo
autore Cartesio, che prese ad illustrare.
POLLET (Nicolina), nata a Parigi nel 1787 da M. Simonin autore d'una
meccanica per l'arpa, studiò per tre anni sotto Blattman
quest'istrumento, e perfezionossi quindi colla direzione di M.
Dalvimare. Ella prese in marito _M. Benedetto Pollet_, abilissimo
anch'egli professore di arpa, ed il primo ad unir questo stromento col
corno di caccia, a cui si dee _un metodo_, e _un giornale di arpa_. Mad.
Pollet ha composte molte arie con variazioni per arpa, che sa vieppiù
render belle colla sua esecuzione. Essa si è fatta sentire a Parigi in
più pubblici concerti, e nella Sala-Olimpica con molto successo. In
quest'anno 1815 venne ella in Palermo, e nel R. teatro Carolino vi si è
fatta ammirare sull'arpa per la chiarezza, agilità ed una singolar
espressione di suoni, che sa trarne. Oltre a questa virtù che
eminentemente possiede, rendesi commendevole per la coltura del suo
spirito, e l'amabilità della sua compagnia.
PUPPO (Giuseppe), nato a Lucca nel 1749 fece suoi primi studj di musica
nel Conservatorio di _S. Onofrio_ a Napoli. I suoi progressi nello
studio della composizione furono brillanti e rapidi; ma una inclinazione
predominante per il violino lo indusse a darvisi interamente. A tal fine
narra egli che andò in Padova per aver lezione dal cel. Tartini, che
dopo aver esaminato le sue disposizioni, questo gran maestro gli disse
_tre cose esser necessarie per sonar bene di violino: suono, arco e
giustezza_: in quanto alle dita è la natura che le dà. In conseguenza
Tartini raccomandava al suo allievo di filar de' suoni sopra tutti i
tuoni e sopra tutte le posizioni a lunghe arcate. Quest'esercizio durò
per diciotto mesi, ed otto ore per ciascun giorno senz'interruzione.
Ecco quello ch'egli chiamava _gettar delle grosse pietre per la base
dell'edificio_. Puppo assicura di esser restato cinque anni sotto di
lui, e che nol lasciò se non quando quel grand'uomo il riconobbe di non
essere egli un violino del volgo. Puppo viaggiò quindi per l'Italia, la
Spagna, il Portogallo, l'Inghilterra e venne a Parigi, ove soggiornò per
venti sette anni. Nel 1799 pubblicò i suoi studj per violino, e tre
_duo_ per violini. Quel che eminentemente caratterizza lo stile e la
maniera di questo eccellente artista egli è una leggiera tinta di
malinconia, che s'impadronisce dolcemente dell'anima. Egli eseguisce con
magìa ed incanto la musica del suo concittadino Boccherini, che così
graziosamente ha chiamato _la moglie di Haydn_. Puppo attualmente è in
Napoli direttore di orchestra di un teatro secondario di quella città.
RADICATI da Torino, famoso suonator di violino fu scolare del Pugnani.
Dopo essersi arricchito col prodotto della sua arte, sposò la celebre
cantante la _Bertinotti_, e oggidì vivono agiatissimamente in Bologna.
Egli ha abbandonato il suo istromento per darsi alla composizione, e vi
si distingue pel gusto e le grazie della novità, non men che per la
solidità del suo sapere.
REGA (la Signora), napoletana, moglie del rinomato incisor di camei
Filippo Rega, è la più abile suonatrice di Arpa che siavi in Napoli, e
una delle virtuose di quella Real Accademia. Eseguisce con precisione ed
esattezza qualsivoglia concerto o composizione che gli si presenti. Il
suo nome è conosciutissimo in Europa, cosichè i forestieri si fanno un
pregio di conoscerla, ed ammirarla, e ne prendon nota ne' loro giornali
di viaggi.
RENAUDIN, professore di arpa a Parigi, è l'inventore di un nuovo
_Cronometro_, ch'egli propose nel 1785 come il più semplice di tutti
quelli, che sin'allora eransi inventati, e il più facile per
l'esecuzione. È questo un cordone di seta, alla cui estremità pende una
balla di piombo. La sua lunghezza è divisa da alcuni segni posti a certe
convenute distanze, e che formano altrettanti gradi. Si sa che le
oscillazioni di un pendolo sono sempre in ragione della sua lunghezza;
cosicchè quei segni servono per dinotare, ove bisogna sospendere il
_cronometro_, cioè la lunghezza che bisogna dargli per accelerare o
ritardare il moto proprio ad ottenere tutt'i gradi di celerità
possibili. Il vantaggio di questo strumento sopra tutti gli altri
consiste nell'essere di una costruzione facilissima, e di pochissima
spesa, nell'essere portatile, e soprattutto nell'essere un esatto mezzo
di corrispondenza tra' musici alle più rimote distanze.
RIFFELSEN, meccanico danese, cel. per l'invenzione di più importanti
macchine, è anche inventore di un nuovo strumento detto _Melodica_. Essa
è composta di tubi di metallo battuto di varie grandezze, e di una
tastiera simile a quella del forte-piano. Vi si adatta una ruota per
mettere i mantici in movimento: il suono ne è armonioso, aggradevole, e
gli intendenti lo preferiscono a quello del piano-forte. L'inventore
avendo osservato che un cordone passando dalla ruota allo strumento
eccitò, mediante le sue vibrazioni, delle straordinarie sensazioni sulla