Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 1 - 03

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musica europea. Queste arie, cui difficilmente può aggiungersi un basso,
sono quasi sempre in tuono di _re_.
Sembra impossibile che questi suonatori di pira possano vivere
lungamente a fronte dello sforzo continuo ch'essi fanno suonando il loro
istromento; le loro guancie vedonsi estremamente enfiate, e malgrado un
cerchio di cuojo che le ricopre due o tre pollici intorno alla bocca,
gettano molta saliva, ed il loro ventre irrigidito per la violenta
espansione del fiato che devono aspirare e respirare, dimostra quanta
fatica essi sostengano.
Ho già fatto osservare che questi stromenti sono sempre accompagnati da
un grosso tamburro, il di cui rauco suono si fa sentire ad intervalli di
quattro o cinque minuti, ed anche più spesso, tranne in una specie
d'aria nella quale marca colpi regolari assai più vicini.
I musici accompagnano d'ordinario i matrimonj, le circoncisioni, i
complimenti di felicitazione, e le feste di Pasqua; ma non sono ricevuti
nelle moschee, e l'arte loro è straniera ad ogni atto del culto. Essi
temono, come facetamente osservò un viaggiatore, di risvegliare
l'Eterno.....
A Tanger non vi sono nè divertimenti pubblici nè private società. Il
Moro ozioso esce la mattina di casa, si pone a sedere in terra sulla
piazza e in altro luogo pubblico, ove altri abitanti sopraggiungono per
azzardo e fanno lo stesso, e per tal modo formano alle volte dei circoli
ove stanno parlando tutto il giorno.
Finchè io rimasi in quella città, la mia casa fu ogni sera l'unico luogo
di riunione dei fakihs, i quali venivano a prendere il te. I consoli e
gli altri Europei unisconsi tra di loro, formando una specie di
repubblica affatto segregata dai musulmani, dividendo fra di loro le
notti per le adunanze e le conversazioni.
Alle donne, assolutamente separate dalla società degli uomini, non altro
rimane a farsi ne' giorni di festa, che mandare a prova, di sotto alle
molte vesti onde sono coperte, acute e penetranti voci. Quando un
fanciullo ha terminati i suoi studj di leggere e scrivere, nel che
consiste tutta la scienza d'un moro, viene condotto per le strade a
cavallo colla medesima solennità delle circoncisioni, e le feste, che dà
in tale occasione la sua famiglia, sono sempre accompagnate dai
penetranti gridi delle femmine. Esse gridano per la presenza del re, e
gridavano per me poich'ebbi acquistata molta riputazione. Essendosi
ridotto ad arte, e risguardandosi come prova di talento il saper fare
spaventose grida, le donne approfittano d'ogni occasione per mostrare la
loro abilità, sforzandosi di sorpassar l'une l'altre non solo coi tuoni
più acuti, ma col saper più lungo tempo sostenerli. Talora io le udiva
due o tre ore dopo mezza notte gettare acutissime voci mentre passavano
in truppa innanzi alla mia casa.
La lettura è difficilissima, sia per la forma arbitraria dei caratteri
scritti, quanto per la mancanza di vocali e di segni ortografici;
difetti sempre crescenti, finchè non s'introduca una stamperia. Per ciò
gli abitanti di Tanger trovansi immersi nella più stupida ignoranza. Una
sola persona io trovai in questo paese, la quale aveva udito parlare del
movimento della terra. Riferiscono mille stranezze intorno ai pianeti,
alle stelle, al movimento dei cieli, senza che abbiano la più leggiere
conoscenza della fisica. Uno di coloro, che chiamansi dotti, vedendomi
un giorno tra le mani un orizzonte artificiale pieno di mercurio
nell'atto di fare un'osservazione astronomica, m'avvisò, come di cosa
importantissima, essere questo un eccellente rimedio per far morire i
schifosi animali e gl'insetti; m'insegnò la maniera d'applicarlo alle
pieghe ed ai contorni degli abiti; facendomi sentire essere questo l'uso
più utile che potesse farsi del mercurio.
I mori confondono l'astronomia coll'astrologia, e quest'ultima ha non
pochi coltivatori. Non sospettavan pure che siavi la chimica; ma
trovansi tra di loro alcuni pretesi alchimisti: la medicina è affatto
sconosciuta. Limitatissime sono le loro cognizioni aritmetiche, e
geometriche. Si può dire che non abbiano quasi poeti, e meno storici; e
quindi ignorano la storia del proprio paese, e le belle arti loro sono
affatto straniere.
Il Corano ed i suoi commenti formano l'unica lettura degli abitanti di
Tanger. Questo quadro è sgraziatamente rassomigliantissimo; e questi
paesi possono in tutta l'estensione del termine chiamarsi barbari.
Quella d'essere _Santo_ è tra i Musulmani una professione, o piuttosto
un mestiere, che si esercita, e si abbandona ad arbitrio, e talvolta
ancora diventa ereditario. _Sidi Mohamed el Hadji_ fu a Tanger un
riputatissimo Santo. Dopo la di lui morte viene riverito il suo sepolcro
posto nella cappella sopra descritta; suo fratello, che fu l'erede della
sua santità viene parimenti venerato. È questi un accortissimo furbo che
di quando in quando veniva a visitarmi; cosa risguardata dagli abitanti
come un singolar favore. La sua cappella ed il suo giardino sono un
sicuro asilo per i delinquenti perseguitati dalla giustizia; e non si
troverebbe verun musulmano tanto audace che esasse entrarvi senz'essersi
prima assoggettato alla legale abluzione dell'acqua del pozzo posto in
vicinanza della sua porta; ma io che per favore speciale della mia
origine ero risguardato come superiore agli altri, v'entravo talvolta a
cavallo col mio domestico per trovare il santo senza alcuna preventiva
ceremonia.
Tanger possiede pure un altro veneratissimo santo, che divenne anch'esso
mio amico; il quale, dopo avergli infinite volte detto ch'era un furbo
che ingannava i suoi concittadini coll'impostura, si ridusse a
confessarmi finalmente la verità, ed a ridersi meco in segreto
dell'altrui credulità; ripetendo spesse volte che su questa terra i
sciocchi servono ad alimentare i minuti piaceri degli uomini di spirito.
Un altro santo scorreva le strade come un insensato, seguito da molto
popolo: aveva la testa scoperta, una lunga capigliatura arricciata, e
portava in mano una specie di _spartum_ che abbonda nel paese.
Distribuiva come reliquie alcuni pezzetti di questa pianta a coloro che
glie ne chiedevano; de' quali, allorchè l'incontraj per istrada, me ne
diede un pugno come dimostrazione di particolar favore, che io mi posi
sul petto colla più grande venerazione.
Passeggiando una volta per la città mi s'avvicinò un moro, dicendomi,
_datemi una piastra e mezza per comperarmi un bournous; io sono santo, e
se non volete credermi, o se diffidate della mia parola, chiedetene ai
vostri domestici, ai vostri amici, e troverete che non v'inganno_.
Mostrando di credere a quanto mi diceva venni a patti, e gli diedi mezza
piastra.
Ricorderò pure un altro santo di Tanger, che è, o finge d'essere
imbecille: egli sta sempre sulla gran piazza imitando il grido dell'oca
o dell'anitra: estrema è la sua sudiceria, e sarebbe indecenza il
descriverla. Mi fu detto che questo santo aveva talvolta fatte
pubblicamente cose affatto contrarie al buon costume. Lo stupido
fanatismo degli abitanti su quest'oggetto non par credibile. I fakihs ed
i talbas lasciano il popolo nell'errore quantunque siano abbastanza
istruiti, e mi abbiano più volte parlato di queste aberrazioni dello
spirito umano.


CAPITOLO V.
_Giudei — Pesi, misure e monete. — Commercio. — Storia
naturale. — Situazione geografica._

I Giudei del regno di Marocco vivono nel più misero stato di schiavitù.
È veramente cosa straordinaria che i Giudei abitino in Tanger
indistintamente coi Mori senza avere un separato quartiere, siccome
costumasi in tutte le altre città ove domina l'islamismo, ma questa
stessa distinzione è una perenne sorgente di dispiaceri per questa casta
disgraziata; rendendo più frequenti i motivi di contese, nelle quali se
il giudeo ha torto il moro si fa giustizia da se medesimo; e se il
giudeo ha ragione è costretto di portare i suoi riclami al giudice
sempre parziale per il musulmano.
Quest'orribile disuguaglianza di diritti tra individui della stessa
setta rimonta fino alla culla; di modo che un giovinetto musulmano
insulta o batte un giudeo qualunque siasi l'età sua, e le sue infermità,
senza che questi abbia, sto per dire, il diritto di lagnarsene, non che
quello di difendersi. I fanciulli delle due religioni trovansi nella
medesima disuguaglianza, avendo più volte veduto i fanciulli musulmani
divertirsi a battere i fanciulli giudei, senza che questi osassero
giammai opporgli la più piccola difesa.
Per ordine del governo i Giudei vestono diversamente dagli altri: il
loro abito è composto d'un pajo di mutande, d'una tonaca che scende fino
al ginocchio, e d'una specie di bournous o mantello posto da un lato,
pantoffole, ed una piccola berretta; tutte le quali cose, devon essere
di color nero, ad eccezione della camicia le di cui maniche estremamente
larghe rimangono scoperte e pendenti.
Quando i Giudei passano avanti ad una moschea, sono obbligati di levarsi
le pantoffole, come pure innanzi alle case del kaïd, del kadi, e de'
principali musulmani. A Fez ed in alcune altre città non possono
camminare che a piedi nudi.
Se scontransi in un musulmano di alto rango devono a una certa distanza
precipitosamente gettarsi sulla sinistra, lasciar in terra le pantoffole
in distanza di un passo o due, e porsi in sommessa attitudine col corpo
tutto piegato davanti, finchè il musulmano sia passato, e trovisi a
considerabile distanza. Se non si prestano subito a così umiliante
dimostrazione, come a quella di smontare da cavallo quando scontransi in
un seguace di Maometto, vengono severamente castigati. Io dovetti più
volte richiamare i miei soldati o domestici, che avventavansi contro
questi sgraziati per batterli, quando avevano tardato un istante a porsi
nell'attitudine prescritta dal despotismo musulmano.
Malgrado tutto questo i Giudei fanno a Marocco un grandissimo commercio;
e più d'una volta ebbero la ferma delle dovane: accade però d'ordinario
ch'essi vengano spogliati dai Mori o dal governo. Quand'io v'andai la
prima volta aveva due giudei tra i miei domestici, ai quali, vedendoli
così duramente trattati, chiedevo perchè non riparavansi in altri paesi;
ed assi mi rispondevano di non lo poter fare per essere schiavi del
Sultano.
I Giudei sono i principali artigiani di Tanger quantunque travaglino più
male del peggiore artigiano europeo. Da ciò può argomentarsi cosa siano
gli artigiani mori. Ma nel medesimo tempo i giudei hanno una particolare
destrezza nel rubbare, vendicandosi dei cattivi trattamenti dei Mori col
giontarli continuamente.
I Giudei hanno in Tanger alcune sinagoghe; ed hanno pure alcuni santi, o
savj che vivono una vita beata a spese degli altri, come in tutte le
sette.
Le donne ebree sono generalmente belle, ed alcune bellissime, che per lo
più diventano le amanti dei Mori, lo che talvolta contribuisce ad
avvicinare le due sette nemiche. Estremamente bello è il colorito delle
ebree, mentre la tinta delle more è d'un bianco smaccato che
s'assomiglia a quello delle statue di marmo bianco, sia per cagione
della vita sedentaria che menano, o perchè vivono sempre rinchiuse nelle
loro case; e se sortono talvolta, sortono coperte in maniera che il loro
volto non rimane mai esposto all'aria aperta.
La sola misura lineare che conoscasi in Marocco è la _draa_, che
dividesi in otto parti chiamate _tomins_.
Non essendovi campione o modello originario per l'esatta dimensione
della misura, difficilmente se ne trovano due rigorosamente eguali, ma
per un termine medio tra le differenti _draa_ che io paragonai ai miei
modelli europei, trovai che quella di Marocco è uguale a 244, 7 linee
della tesa di Francia, e a 0,55126 d'un metro.
La misura di capacità per i grani chiamasi _el moude_: de' quali ve ne
sono due, il grande ed il piccolo, cioè il secondo la metà del grande.
Lo stesso difetto d'esattezza notata nella misura lineare trovasi ancora
in questo. _El moude_ è un cilindro vuoto assai mal fatto, la di cui
capacità, avuto riguardo a tutte le imperfezioni, può essere considerato
come eguale a 123 linee 56 di diametro, e 106 linee 29 di altezza, ciò
che dà 856 pollici e mezzo cubi della tesa di Francia.
Anche il peso va soggetto alle medesime varietà o vacillazioni come le
misure; ma finalmente dopo il confronto di molti di questi pesi co' miei
campioni d'europa, risulta, preso un termine medio, che la libra di
Marocco chiamata _artal_ contiene 16 oncie 347 grani 40 centesimi del
grano di Parigi.
La più piccola moneta del paese è il _kirat_, e la più grande il
_banind'ki_. Eccone la progressione:
In rame { il _kirat_[4].
{ il _flous_[5].
In argento { il _mouzouna_, o blanquilla[6].
{ il _derham_, o l'oncia[7].
{ il mezzo ducato.
In oro { il _metzkal_, _mat'boa_, o ducato
{ che vale dieci oncie.
{ il _baind'ki_ che vale 25 oncie.
[4] 4 kirats — _un_ flous.
[5] 6 _flous_ — _il_ mouzouna.
[6] 4 blanquilles — _l'oncia_.
[7] 5 _oncie un mezzo ducato_.
Ogni moneta di Spagna ha corso a Marocco, e mi sembra che il _duro_ o la
piastra spagnuola che chiamano arrial sia la più abbondante specie del
paese: ma il suo valore varia ad arbitrio, poichè la piastra spagnuola
vale ordinariamente dodici oncie del paese, e la pezzetta di Spagna tre
oncie, cosicchè dall'una all'altra passa una diversità del 25 per 100; e
quantunque venga cambiato il duro o la piastra per quattro pezzette e
mezza, ciò che ristringe il guadagno, tale varietà è cagione di
grandissimi contrabbandi di moneta, poichè la maggior parte di piccoli e
grandi bastimenti che vengono d'Europa portano _piecettes_ di Spagna per
cambiarle coi _derros_.
Vi sono pure molto monete false che provengono dall'estero, e dietro le
notizie ch'io mi sono proccurate potrebbero essere di fabbrica inglese.
La bilancia del commercio è assai vantaggiosa per le vittovaglie ma
altissima per le manifatture. Malgrado l'eccellente posizione del porto
di Tanger il suo commercio trovasi ridotto ad una limitata esportazione
di viveri, ad un piccolo commercio di contrabbando colla Spagna, ed a
qualche languida corrispondenza con Tetovan e Fez ove spedisconsi pochi
oggetti europei. Rispetto al commercio del regno di Marocco in generale
tornerà più in acconcio di parlarne diffusamente altrove. Le botteghe di
Tanger sono tanto anguste, che il mercante seduto in mezzo, non ha
bisogno di scomodarsi per prendere tutti gli oggetti e presentarli al
compratore.
Il suolo che forma la base della costa di Tanger è composto di varj
strati di granito secondario di tessitura compatta, ossia di grana fina.
Questi strati che sono inclinati all'orizzonte formano con lui un angolo
di 50 a 70 gradi; la loro spessezza è ordinariamente d'un piede e mezzo
ai due piedi; la loro direzione all'est-ovest; e la loro inclinazione
per formare l'angolo è dalla parte del nord.
La distanza d'uno strato all'altro è ordinariamente di due piedi, e
questo spazio è ripieno d'un'argilla poco compatta, che nella stessa
direzione forma degli strati intermedj d'ardesia.
Questi strati di granito d'argilla alzansi pochissimo sopra il livello
del mare, poichè la maggiore altezza che gli abbia trovato è di 30 ai 40
piedi, ma grande è la loro estensione, poichè sono esattamente le
medesime al fiume di Tetovan distante otto leghe. Ho inoltre osservati
alcuni strati di granito che entrano nel mare nella stessa direzione e
ad una grande distanza.
Se fosse permesso di tirar grandi induzioni da piccole cose, direi che
la catastrofe che aprì lo stretto di Gibilterra, fu un subitaneo
sprofondamento, non del suolo che forma il fondo dello stretto, ma di
quello che l'avvicina al mezzodì, e sul di cui vuoto cadde la montagna,
o la massa terrestre che occupava lo spazio oggi riempiuto dal braccio
di mare: ed in conseguenza di questo movimento gli strati perpendicolari
del granito presero l'attuale direzione: ma d'altronde siccome questo
granito compatto sembra d'una formazione secondaria, possono ammettersi
nella sua stratificazione tutte le possibili direzioni, senza aver
bisogno di supporre uno smottamento posteriore alla sua formazione.
Sopra questo letto, o base generale della costa, le acque ed i venti
accumulavano altri strati d'argilla sciolta, e di arena che formano le
colline e le montagne della strada Tetovan: finalmente le spoglie
vegetali ed animali formano quello strato di terra vegetabile che copre
il tutto, ed è di una maravigliosa fertilità.
Al sud della baja di Tanger sulla riva del mare i venti dell'est
formarono a poco a poco grandi ammassi di arena, che hanno di già forma
di colline, le quali vanno restringendo la baja, che un giorno
chiuderanno affatto. Queste arene sono assolutamente mobili, e non hanno
in se principio che possa legarle: ma null'ostante questa particolarità
vi si vedono vegetare i liliacei, ed alcune altre piante che conservo
nella mia raccolta.
La temperatura di Tanger è assai dolce. Il mio termometro collocato
colla necessaria attenzione affinchè non ricevesse nè l'impressione
diretta, nè la riflessione immediata del sole, onde esprimesse soltanto
la vera temperatura della massa dell'aria, non marcò nei maggiori caldi
della dimora da me fattavi che 24° 6′ di Reaumur il 31 agosto a
mezzogiorno, in cui si ebbe un calore straordinario. Un altro termometro
posto colla possibile cura al sole affinchè ricevesse tutta la sua
maggiore influenza marcò il giorno 22 agosto alle due ore dopo mezzo
giorno 39° 5′.
La maggiore altezza del barometro fu di 28 pollici, 1 linea, 9 decimi di
linea del piede parigino e la più piccola 27 pollici, 3 linee, ciò che
dà un risultato di 4 linee e 9 decimi di linea di variazione.
La minore umidità atmosferica osservata fu di 38 gradi dell'igrometro di
Supur il 15 luglio: ma qui l'aria trovasi comunemente impregnata
d'umidità, che si rende sensibile non solo colle indicazioni
dell'igrometro, ma dalla rapidità con cui a Tanger s'ossidano tutti i
metalli a cagione della soprabbondante umidità atmosferica.
Assai marcata è in Tanger la differenza delle stagioni. L'estate fu
costantemente serena. Verso l'equinozio cominciarono le pioggie e le
borrasche, che continuarono colla medesima costanza. In questo tempo
cadde più volte la folgore sulla città, ed uccise un uomo.
Malgrado la fertilità del terreno le specie delle piante ne' contorni di
Tanger sono pochissimo variate: e lo stesso deve dirsi rispetto
agl'insetti, almeno pel tempo ch'io vi dimorai; giacchè la stagione più
propizia a tali indagini dev'essere la primavera.
A Tanger non può un uomo senza compromettersi salire sul terrazzo della
propria casa per la gelosia degli abitanti delle case vicine. Le due
case ch'io abitai successivamente erano così mal collocate, che non
potei fare che pochissime osservazioni astronomiche, e queste ancora con
molto stento: inoltre avendo lasciati i miei stromenti astronomici col
mio equipaggio a Cadice, non mi furono portati che nella stagione delle
pioggie, nella quale rarissime volte vedesi il cielo scoperto per pochi
istanti. A fronte di questi ostacoli, la mia latitudine osservata per un
termine medio assai poco distante dagli estremi, diede 35° 47′ 54″ nord.
A fronte degli ostacoli che s'opponevano al mio desiderio di fare una
collezione di storia naturale, raccolsi a Tanger nella sua baja molti
articoli, tra i quali trovansi alcuni _fucus_ assai belli. Tutte le
piante marine furono da me raccolte assai vivaci in fondo al mare.
Noi altri musulmani dobbiamo sormontare troppe difficoltà quando
vogliamo fare delle collezioni entomologiche; e per cagione della purità
legale che proibisce di toccare gli animali immondi, e perchè non
possiamo abbruciare verun animale vivo. Il primo ostacolo difficolta la
formazione d'una collezione di Cleoptere, ed il secondo rende inutile
quella delle farfalle d'ogni genere, perchè avanti di morire senza
fuoco, battono le ali per la semplice ferita della spilla che le
assicura. Per lo stesso motivo m'accadde un giorno, che uno scarabeo
fortissimo che aveva riposto nella scattola con altri insetti, si andò
dibattendo con tanta violenza, che staccò la sua spilla, e distrusse
tutti gli insetti da me raccolti. Trovavasi in questo numero una falsa
tarantola assai grande, ed assai interessante.


CAPITOLO VI.
_Continuazione della storia d'Ali Bey. — Notizie intorno
all'interno dell'Affrica. — Presentazione all'imperatore di
Marocco. — Visite del Sultano e della sua Corte._

Poco dopo arrivato a Tanger la mia esistenza cominciò a diventare
aggradevole. La prima visita che mi fece il Kadi _Sidi Abderrahman
Mfarrasch_; il mio annuncio dell'eclissi del sole che doveva aver luogo
il 17 agosto, e di cui io ne avevo disegnata la figura quale doveva
vedersi nella sua massima oscurità; la vista de' miei equipaggi e de'
miei istromenti che arrivavano d'Europa in un battello; i miei regali al
Kadi, al Kaïd, ed ai primarj personaggi; le mie liberalità verso altre
persone, tutto contribuì a fissare sopra di me l'attenzione del
pubblico; cosicchè in breve tempo acquistai un'assoluta superiorità su
tutti i forastieri, e sopra i più distinti abitanti della città.
Dall'altro lato il cambiamento del clima, le sostenute fatiche, ed il
nuove genere di vita da me abbracciato alterarono alcun poco la mia
salute: onde fui costretto di assoggettarmi ad un regime rinfrescativo,
ed a prendere i bagni di mare. Queste precauzioni mi resero ben tosto la
salute; ricuperata la quale potei occuparmi delle mie collezioni. Un
giorno che, nuotando, mi ero alquanto allontanato dalla spiaggia, vidi
avvanzarsi quasi a fior d'acqua un enorme pesce lungo dai venticinque ai
trenta piedi, onde presi precipitosamente la direzione verso terra ove
le mie genti attonite mi richiamavano ad alta voce. Il pesce andò
sott'acqua, ma pochi istanti dopo ricomparve precisamente nel luogo ove
io mi ritrovavo quando lo vidi.
Un _talbe_ chiamato Sidi Amkeschet, venendo un giorno a trovarmi, ed
entrati accidentalmente sull'argomento dell'interno dell'Affrica, mi
parlò in tal modo:
«Dalla mia provincia di Sus, e di Tafilet partono spesse volte le
carovane che attraversano in due mesi il gran deserto per portarsi a
_Ghana_ ed a _Tombouctou_.»
«Nell'interno dell'Affrica conosconsi due fiumi col nome di Nilo; l'uno
de' quali attraversa il Cairo ed Alessandria, l'altro si dirige verso
Tombouctou.»
«Questi due fiumi sortono da un lago che trovasi nelle montagne della
Luna (_Djebel Kamar_). Quello dal Tombouctou non arriva fino al mare, ma
si perde in un altro lago. Le montagne della Luna ebbero tal nome dal
colore che prendono in ogni lunazione d'una corona, o d'un arco baleno».
«Da Marocco alle rive del Nilo di Tombouctou si viaggia con piena
sicurezza come in mezzo ad una città _quantunque colle mani piene
d'oro_; ma nell'altra banda del fiume _non avvi più giustizia nè
salvaguardia_, perchè abitata da nazioni assai diverse da questa. Entro
al fiume trovansi ferocissimi animali chiamati tsemsah, che divorano gli
uomini».
M'indicò colla mano la direzione dei due fiumi; il Nilo del Cairo,
diss'egli si volge a levante.... Io gli chiesi allora, interrompendolo;
«quello di Tombouctou anderà dunque a ponente?»... Certamente, risposemi
egli senza esitare, verso l'occidente».
Come mai conciliare tanta contraddizione? Stando al racconto che mi fu
fatto, farebbesi un commercio assai attivo e continuato tra i paesi
meridionali di Marocco e di Tombouctou; e per conseguenza sembra
impossibile che quella gente possa ignorare il corso del Nilo di
Tombouctou, trovandosi quasi giornalmente frequentate le sue rive dai
Marocchini. Riferiscono questi ultimi che quel fiume va ad Occidente; e
Mungo-Park assicura che volge le sue acque verso l'Oriente: che dobbiamo
conchiuderne?.... Accordando alla scoperta di Mungo-Park tutta la fede
che merita, diremo che passa per Tombouctou verso Occidente un altro
fiume, che ancora non conosciamo, e che i Marocchini confondono senza
dubbio col gran _Nilo Occidentale_ o _Joliba_ scoperto da Mungo-Park, il
quale confessò che questo fiume non passa precisamente per Tombouctou, o
pure che il Joliba fa in questo luogo uno straordinario contorcimento,
che è cagione dell'errore in cui versano gli abitanti di Marocco; o pure
convien supporre che questi ultimi ne parlino senza aver nulla veduto, e
soltanto dietro il racconto degli antichi geografi. Frattanto questa
relazione spogliata dagli errori che la sfigurano, indica sempre due
cose singolari: _l'unione, o la comunicazione dei due Nili verso la loro
origine nello stesso lago, e lo smarrimento del Nilo occidentale in un
altro lago_. Ritorneremo altrove su questo argomento.
L'artiglieria delle batterie di Tanger annunciò il 5 ottobre l'arrivo
del Sultano _Muley Solimano_ imperatore di Marocco, che scese al suo
alloggio nell'_Alcassaba_ o castello della città. Siccome non ero ancora
stato presentato al Sultano, io non sortivo di casa, onde aspettarvi gli
ordini, a seconda delle intelligenze che avevo col kaïd ed il kadi: e
perciò non potei vedere la cerimonia del suo arrivo.
All'indomani il kaïd mi fece sapere, che potevo allestire il regalo di
pratica per il susseguente giorno; lo che io feci all'istante. Al
mattino del giorno indicato ebbi una conferenza col kaïd ed il kadi
intorno al modo della mia presentazione. Il kaïd mi chiese la lista dei
doni che destinavo al Sultano; io gliela diedi, e fummo subito
d'accordo.
Perchè era giorno di venerdì andai prima alla gran moschea per fare la
preghiera del mezzogiorno, perchè questa è una indispensabile
obbligazione, e perchè doveva recarvisi ancora il Sultano.
Fui appena entrato nella moschea che un moro mi s'accostò, dicendomi,
che il Sultano aveva allora mandato uno de' suoi domestici per
prevenirmi che io potevo salire all'Alcassaba alle quattr'ore,
ond'essergli presentato.
Prima che giungesse il Sultano alla moschea entraronvi alcuni soldati
disordinati, e, quantunque armati, si posero dall'una parte e dell'altra
senza conservare alcun rango.
Il Sultano non fecesi aspettar molto; entrò seguito da un piccolo
accompagnamento di grandi, e di ufficiali tutti così semplicemente
abbigliati, che non distinguevansi altrimenti dal rimanente della
compagnia. Eranvi nella moschea, affollata di popolo, circa due mille
persone. Finchè io vi rimasi ebbi cura di tenermi un poco appartato.
La preghiera si eseguì al solito degli altri venerdì; ma la predica si
fece da un fakih del Sultano, che perorò con molta energia intorno
all'argomento «essere gravissimo peccato il commerciare coi cristiani,
non doversi dar loro nè vendere alcuna specie di vittovaglie, e simili
altre cose.
Terminata la preghiera mi feci aprire un passaggio dai miei domestici, e
sortj. Un centinajo di soldati negri trovavasi sotto le armi in
semicerchio fuori della porta, ov'era adunata moltissima gente. Tornato
a casa venne a cercarmi un domestico del Sultano per significarmi gli
ordini del suo padrone, ed in pari tempo per ricevere la mancia di
consuetudine.
Alle tre ore dopo mezzogiorno il Kaïd mi spedì nove uomini per ajutare
la mia gente a portare il mio regalo composto de' seguenti oggetti:
Venti fucili inglesi colle loro bajonette.
Due moschetti di grosso calibro.
Quindici paja di pistole inglesi.
Alcune migliaja di pietre focaje.
Due sacchi di piombo per la caccia.
Un equipaggio compiuto da cacciatore.
Un barile della miglior polvere inglese.
Varie pezze di ricche mussoline semplici e ricamate.
Alcune piccole bijotterie.
Un bellissimo parasole.
Varie confetture ed essenze.
Le armi erano entro alcune casse chiuse a chiave, e le altre cose
disposte sopra grandissimi piatti coperti da stoffe di damasco rosso
gallonate d'argento. Salj all'alcassaba alla testa degli uomini e dei
domestici che portavano il dono. Il kaïd aspettavami alla porta, ove mi
complimentò. Attraversai un portico sotto al quale trovavansi molti
ufficiali della corte; di dove entrai in una piccola moschea che gli sta
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