I coniugi Varedo - 03

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L'Adelaide Nocera, ch'era a parte del segreto, sorrise.
Il consigliere marito, da uomo perspicace, indovinò subito.--Quest'è
un'improvvisata dell'amico Gustavo.
E, confidenzialmente, battè sulla spalla dell'ingegnere.
--Sempre perfetto cavaliere quell'Aldini--notò la signora Susanna
Duranti.
Ma Gustavo Aldini, schermendosi dai ringraziamenti, si voltò verso il
cameriere di quel riparto egli chiese:--Il nostro risotto a che punto
è?
--Si può servirlo quando vogliono.
--Benone... Aspettiamo un signore...
Accolto da applausi, giunse Alberto Varedo, vide i Nocera e durò
fatica a reprimere un moto di dispetto.
L'Adelaide, che s'era accorta della sorda ostilità del professore ma
non disperava di vincerla, gli si fece incontro con le mani tese.--Ci
perdona l'invasione? A Venezia, d'estate, se si vuol trovarsi, bisogna
venire al Lido... E io desideravo di star un'oretta con Diana... Così
ho scritto alla Valeria che, se non aveva nulla in contrario, avremmo
preso parte al pranzo anche noi.
--Anzi, è un piacere--disse Varedo. Le parole erano cortesi, ma
l'accento era gelido.
--Ecco il risotto!--gridò Gustavo Aldini.
Secondo le sapienti disposizioni dell'ingegnere le sedie erano
collocate soltanto a tre lati della tavola lunga e stretta, di modo
che nessuno voltasse le spalle al mare. Sul lato più lungo sedeva la
signora Valeria tra il cavalier Duranti, che aveva alla sua sinistra
Diana, e il cavalier Nocera, che aveva alla destra la signora Susanna
Duranti. Gli altri quattro commensali occupavano, fronteggiandosi, i
due lati minori; da una parte la signora Adelaide e Gustavo Aldini;
dalla parte opposta il professore Varedo e la signorina Duranti.
Questa che, dopo il matrimonio di alcune amiche più giovani di lei,
era diventata dura e spinosa come un vecchio carciofo, principiò
subito a malignare.
E poichè Varedo osservava che quell'abbondanza di fiori avrebbe fatto
credere a un banchetto di sposi--Oh--disse la ragazza--in questo caso
gli sposi sarebbero loro due... Ma non s'illudano... Quei fiori non
sono nè per Diana, nè per lei; sono per un'unica persona che, proprio,
non è una sposina... Ma dopo tutto, beate le civette!... E beati
quelli, uomini e donne, che dimenticano la loro età!
Aizzato dalla sua vicina, Alberto Varedo sbirciava di tanto in tanto
suo zio e l'Adelaide Nocera che non eran certo i più giovani, ma erano
i più giovanilmente allegri e vivaci dei commensali. E la riprovazione
ond'egli, puritano, colpiva ogni intrigo galante, si esacerbava per un
sentimento di diversa natura. Non era, non voleva essere invidia; era
una tacita protesta contro le ingiustizie della fortuna, così liberale
verso gli esseri frivoli, così avara verso coloro che hanno un alto,
austero concetto della vita.
Qualche cosa di simile passava intanto nell'anima di Diana. Ascoltando
distratta il cavaliere Duranti che vantava i servigi da lui resi allo
Stato quand'era intendente di finanza, ella guardava gli occhi
luminosi e ridenti dell'Adelaide Nocera, la quale doveva essere
avvezza a udire ben altri discorsi. E cercava di farsi un'idea
dell'esistenza di queste donnine amabili e spensierate che attirano
gli uomini come il miele attira le mosche e che volgono le forze del
piccolo ingegno a un unico fine, quello di piacere. E come vi
riescono! Come riescono a essere tollerate, accettate anche dalla
gente rispettabile! Ecco per esempio l'Adelaide Nocera che nessuno
credeva un fiore di virtù e che pur tutti andavano a gara per
festeggiare. La mamma di lei, di Diana, non la considerava una delle
sue migliori amiche? Non aveva pur dianzi preso calorosamente le sue
difese? La signora Duranti, così facile a scandalizzarsi, non la
trattava con cordialità, non ne frequentava, in compagnia della
figliuola, il salotto? È vero che quelle femmine trovan dei mariti
stampati a posta per loro, dei mariti i quali han l'aria di dire:--Se
siamo contenti noi, o chi ha il diritto di far lo schifiltoso?
Il consigliere Nocera era il tipo di questi cinici ignobili. Era lui,
proprio lui che quella sera a pranzo portava in campo certe storielle
scabrose d'infedeltà coniugali, e da un capo all'altro della tavola
dava nomi e cognomi, e date e luoghi e particolari minuti, e fingeva
di non sentire i richiami della sua vicina Duranti, e rideva
sguaiatamente delle sue grasse facezie.
--Povera mamma!--sussurrava nell'orecchio al professore Varedo la
Olga, la ragazza emancipata.--È sui carboni ardenti per me.
--Quel Nocera è un uomo molto volgare--notò Varedo.
Olga Duranti fece una spallucciata.--È un filosofo.
--Cara signorina, non calunni i filosofi.
--Voglio dire che subisce con rassegnazione il proprio destino... E
poi la sua è un'allegria forzata... Deve ingoiarne tante!
Abbassò ancora la voce, e sfogando il suo mal animo contro l'Adelaide
Nocera soggiunse:--Egli ha almeno il merito di mostrarsi quello che è.
_Lei_ invece pare una santarellina... Basta, quelle son donne
fortunate... Hanno i mariti propri, i mariti delle altre e gli scapoli
ch'esse sviano dal matrimonio.
Varedo sorrise; ella si morse il labbro, pentita d'essersi lasciata
sfuggire una frase che tradiva il suo risentimento personale.
Asserivano infatti che qualche anno addietro, prima del ritorno dei
Nocera a Venezia, ella, nonostante la grande differenza d'età, avesse
gettato l'occhio sopra l'ingegnere Gustavo Aldini come su uno sposo
possibile.
Frattanto, appunto per opera dell'ingegnere che tirò il discorso su
alcune ultime pubblicazioni letterarie francesi e italiane, la
conversazione mutò indirizzo. Quelle pubblicazioni chi le conosceva
chi no, ma dal più al meno si conoscevan gli autori, e ognuno volle
dire la sua. Inopinatamente alleati, la pudica signora Susanna Duranti
e lo sboccato consigliere Nocera si scagliarono contro Emilio Zola che
qualificavano a gara d'immorale e di corruttore. Già per loro fra i
romanzieri francesi non c'era che Ohnet. _Le maîtres des forges_,
quello era un libro. Che caratteri! Che situazioni! Che ambiente
_confortable_!
Il cavaliere Duranti non aveva, per Zola, l'antipatia di sua moglie.
Aveva letto poco, ma quel poco gli era piaciuto. Era uno scrittore che
sapeva sviscerare i suoi argomenti e trovar il dramma in tutto quanto.
Oggi la miniera, domani la Borsa, doman l'altro le strade ferrate.
Avrebbe potuto, volendo, fare un romanzo sull'amministrazione della
finanza, e ce ne sarebbero stati degli aneddoti piccanti e dei tipi
gustosi!
--Il romanzo del registro e bollo!--esclamò Nocera in tono
canzonatorio.
--Non c'è niente da ridere--rimbeccò, seccato, l'ex intendente.
Allora scese in campo, zoliano convinto, non fanatico, Gustavo Aldini,
e pur non negando i difetti dello Zola ne mise in rilievo gli
altissimi pregi, specie la virtù evocatrice e l'arte di far mover le
masse, onde se molti lo superano nello scrutare i misteri d'una
coscienza individuale, nessuno l'uguaglia nel rappresentarci gli stati
di una coscienza collettiva.--Certo--concluse l'ingegnere--non è una
lettura per tutti; non lo darei nè alle persone frivole che vi cercano
solo le indecenze, nè agli adolescenti, maschi o femmine, a cui è
inutile anticipar le brutalità della vita.
--Ma che adolescenti?--replicò la signora Susanna Duranti--Io dico che
nessuna donna per bene può tener sul suo tavolino quei libri... Io mi
vergogno di averne letti due o tre.
La signora Susanna ignorava che sua figlia li aveva, di nascosto,
letti quasi tutti.
Il consigliere Nocera, che, mentre Aldini parlava, aveva manifestato
il suo dissenso con energici cenni del capo, gridò:--Sentiamo
l'opinione del professore. Scommetto che il professore è con noi.
--Ma io non mi occupo di letteratura amena--rispose Varedo. Però,
poichè gli altri insistevano ed egli non voleva che il suo silenzio
fosse interpretato come un'approvazione delle idee esposte da Gustavo
Aldini, egli dichiarò che conosceva assai poco dell'opera di Emilio
Zola e che si limitava a dire una sua impressione. Ed era questa. Che
Zola, mezzo francese e mezzo italiano, era, anche letterariamente, il
prodotto di due nazioni e di due civiltà decadute. Aveva, nonostante
una speciale tendenza al pessimismo, la visione lucida del mondo
esteriore: gli mancava la facoltà di penetrare nel mondo delle anime;
dipingeva con efficacia i vizi e le brutture del suo tempo, ma le vere
cause gliene sfuggivano, ma non aveva nemmeno la più lontana
intuizione dei mezzi acconci a promuovere un rinnovamento morale.
Alberto Varedo svolgeva questi concetti con abbondanza d'argomenti.
Aveva principiato semplice e piano; e poi l'abitudine della cattedra
gli aveva fatto alzar la voce ed arrotondare le frasi tantochè il suo
discorso prendeva via via il carattere d'una lezione o d'una
conferenza. Bello o brutto che fosse, in quell'ora, in quel luogo, fra
l'acciottolìo dei piatti e il tintinnio dei bicchieri, e il cicaleccio
allegro delle tavole vicine, esso aveva il torto d'esser perfettamente
stonato.
E appunto dalle tavole vicine si porgeva all'autore un'attenzione
canzonatoria.
Diana udì dietro di sè una signora che diceva:--Par d'essere alla
predica.
A lei quel pranzo sembrava interminabile. La svogliatezza fisica era
il meno; ella soffriva d'una grande depressione morale, provava una
irritabilità nervosa contro tutto e tutti, avrebbe dato non so che per
esser sola e per lasciar colar le sue lacrime. Perchè non avevano
desinato anche oggi in piena libertà, a casa loro? Perchè le toccava
subir la compagnia di quei Duranti, di quei Nocera, assistere alle
smorfie dello zio Gustavo e dell'Adelaide? Ma s'ella discendeva in sè
stessa trovava al suo disgusto, al suo turbamento un'altra causa più
intima. La discussione di poco fa l'aveva profondamente umiliata. Se
c'era soggetto che dovesse interessarla era quello; s'ella aveva
attitudini speciali d'ingegno erano attitudini letterarie. Ebbene, da
prima del suo matrimonio, da quando s'era promessa sposa, da un anno e
mezzo insomma, ella non aveva aperto un volume di letteratura, non
s'era occupata che degli studi di Varedo, non aveva visto che le opere
che piacevano, che occorrevano a lui, non aveva sfogliato che i
giornali scientifici di cui era piena la casa. Onde oggi s'era accorta
d'ignorar perfino il titolo di parecchi fra i libri che i vari
commensali, tanto men colti di lei, levavano a cielo o vituperavano.
Così ell'aveva accondisceso a sacrificar le sue inclinazioni, a
sopprimer la sua personalità? E con qual frutto? Era felice?
Mentr'ella rivolgeva a sè medesima questa grave domanda sentì lo zio
Gustavo che diceva a suo marito:--Caro nipote, tu hai sollevato delle
questioni che non si risolvono su due piedi e sarebbe già lungo
determinare i punti ove andiamo d'accordo e ove no. Propongo il
rinvio, tanto più che c'è un magnifico chiaro di luna, e che sarà
meglio godercelo in santa pace.
La proposta incontrò l'approvazione generale.--Sì, sì, non guastiamoci
la digestione.
Fra le cose che avevano bisogno d'esser digerite c'era anche il
discorso, ammiratissimo, di Alberto Varedo.
Di lì a poco tutti s'erano alzati di tavola.
Diana, dopo di aver scambiato qualche parola con sua madre, si
affacciò al parapetto della terrazza, sul mare.
--Che notte d'incanto!--esclamò, posandole una mano sulla spalla,
l'Adelaide Nocera.
--Discutono ancora?--chiese Diana.
--No. I nostri signori uomini stanno regolando i conti.
--Non c'è aria nemmeno qui--riprese la Varedo.
--Figurati--replicò l'Adelaide--che le Duranti vorrebbero persuadere
la tua mamma a chiudersi nella sala per sentir quella parodia di
operetta.
--Per amor del cielo! E la mamma consente?
--Non credo. Finiranno con l'andarci loro, le Duranti, insieme con mio
marito ch'è appassionato di questi spettacoli. Noi resteremo sulla
terrazza o faremo quattro passi sulla spiaggia ove sarà anche più
fresco.
--Diana!--chiamò qualcuno.--Diana!
--Scusi--ella disse staccandosi dall'Adelaide. E si avvicinò a suo
marito di cui aveva riconosciuto la voce.
Alberto la trasse in disparte e le parlò concitato.--Perchè mi sforzi
a ripeterlo?... Non voglio che tu stringa dimestichezza con la
Nocera... Tuo zio non ha il diritto d'imporci le sue concubine.
--Bada!--supplicò Diana pallidissima e tutta tremante. Ella s'era
accorta che lo zio Gustavo era lì presso e sentiva ogni cosa.
--Ah!--fece Varedo, mutando colore.--Ormai...
I due uomini si trovarono faccia a faccia.
Varedo s'era ricomposto.--Mi duole che tu abbia inteso--egli disse
fissando in viso l'ingegnere Aldini--ma non ho nulla da ritirare.
Aldini lo guardò con piglio sarcastico.--Sapevo ch'eri un pedante,
vedo che sei anche un villano.
E si tolse di là bruscamente, senza dar tempo al suo avversario nè di
reagire, nè di rispondere.
La scena, svoltasi in un lampo, fu avvertita da due sole persone;
dalla signora Valeria i cui occhi non lasciavano mai la figliuola e
dall'Adelaide Nocera che aveva indovinato esser lei la causa di quella
disputa.
Stava ella ritta, immobile, con le mani dietro la schiena, col dorso
appoggiato al parapetto della terrazza, la piccola testa ed il busto
spiccanti in ombra sul nitido azzurro del cielo ove sorgeva alta la
luna. Aldini la raggiunse, e si allontanarono insieme.
Ma la signora Valeria piantò il crocchio degli amici e corse ov'erano
sua figlia e suo genero.--Che c'è?... Cos'è successo?
--C'è cara suocera mia--replicò, irritatissimo, Alberto--che suo
fratello ha bisogno di una lezione... E se non fossimo in un luogo
pubblico...
--No--supplicò Diana--no, Alberto.--E soggiunse lasciandosi cader su
una sedia:--Io lo prevedevo che la presenza dei Nocera avrebbe recato
dei guai...
--Ma, insomma, spiegatevi...
--Insomma--riprese il professore--io non amo che mia moglie abbia
contatti con certa gente... E mi meraviglio che una donna come lei...
Diana si portò il dito alla bocca.--Parlerete a casa... Zitto adesso,
ve ne scongiuro... Non siamo soli...
In fatti si avvicinavano la signora Susanna e la Olga, e dietro di
loro, fumando, il cavaliere Duranti e il cavalier Nocera.
--Che conciliaboli avete?--dimandò la signora Susanna.
--Nulla, nulla--rispose con fretta affannosa Diana Varedo.--Sono io
che non mi sentivo... che non mi sento bene... Anzi, Alberto, te ne
prego, fammi avere un bicchier d'acqua.
S'era un pretesto, non poteva esservene alcuno che avesse maggiore
apparenza di verità.
Diana aveva arrovesciata la testa sulla spalliera della sedia, era
bianca come un cencio lavato, un pallore freddo le imperlava la fronte
e le gote.
--Abbiate pazienza, tiratevi un momento indietro--disse la signora
Valeria agli altri.--Le levate l'aria.
Si curvò ansiosamente sulla figliuola e le chiese sottovoce:--Ti senti
poco bene, proprio?
--Sì... ma passerà...
--Sarà stata quella brutta scena?...
--No, non credo... La scena di poco fa m'ha recato un dolore
immenso... Ma ero già mal disposta... Credo invece che tu abbia
ragione...
E Diana bisbigliò qualche parola nell'orecchio di sua madre.
--Magari!--esclamò questa battendo palma a palma.--Magari!... Ti
ostinavi sempre a negare.
--Impressioni!... Adesso ho un'impressione contraria... Siamo un
impasto di contraddizioni... Forse m'inganno adesso...
--Speriamo di no... Ecco tuo marito che torna col bicchier d'acqua...
Diglielo anche a lui...
La signora Valeria si riaccostò agli amici.
--Dunque? Dunque?
--Effetto del caldo, del pranzo... in una donna che potrebb'essere in
una condizione anormale.
--Ma senza dubbio--disse con enfasi la signora Duranti.--Io n'ero
sicura malgrado le vostre negative.
--E anch'io--soggiunse la Olga.--Appena ho visto Diana, ho pensato
subito: quella è una donna incinta.
--Ma Olga...
--O che male c'è a chiamar le cose col loro nome?
Il consigliere Nocera, che non aveva sentito, chiese schiarimenti
al cavalier Duranti, e accolse la notizia con segni di
approvazione.--Egregiamente... S'era già tardato troppo, e quasi
toglievo la mia stima al nostro professore... Gli scienziati
qualche volta dimenticano l'essenziale. Così va bene. _Crescite et
multiplicamini..._ Si può congratularsi con gli sposi?
--No, consigliere, stia buono--pregò la signora Valeria.--Li lasci in
pace gli sposi... Sono ipotesi, semplici ipotesi.
Nocera fece una spallucciata; poi ripigliò guardandosi intorno:--A
proposito, dove diamine si sarà cacciata mia moglie?
--Era con l'ingegnere Aldini--rispose pronta l'Olga Duranti.--Mi pare
che siano usciti da quella parte...
E accennò con la mano a sinistra.
Se la maliziosa ragazza credeva d'aver svegliato con le sue parole la
gelosia del consigliere, ella s'ingannava a partito.
--Ah--disse placidamente Nocera--mi immagino che quelle due creature
romantiche saranno andate a passeggiare sulla spiaggia, al chiaro di
luna... Buon divertimento!... Hanno fatto il dente del giudizio tutt'e
due, e non c'è pericolo che si perdano per la strada.
--Oh, ecco Diana a braccio di Varedo--osservò la signora Duranti.--Va
meglio?
Diana si sforzava di sorridere e di stringer le mani che l'erano
tese.--Sì, va meglio, molto meglio... A ogni modo, è opportuno ch'io
vada a casa subito... Alberto m'accompagna... Tu, mamma, puoi
restare...
--No, no, io vengo con voi... Gli amici mi scusano...
--Ma nemmeno noi abbiamo nessuna ragione di rimanere--disse la Susanna
Duranti.
Il cavaliere marito si offerse di perlustrare la spiaggia in cerca
della signora Adelaide e dell'ingegnere. Così si sarebbe fatta tutta
una carovana.
--Oh--saltò su Nocera--prima che li trovi!... Li aspetterò io, nel
salone dei concerti... Di là è probabile che passino.
--Quello che non capisco--notò la Olga Duranti--è come non si siano
accorti del malessere di Diana... Erano appunto con lei.
--Che vipera!--pensò la Varedo. E disse forte:--Non se ne potevano
accorgere... m'è capitato dopo.
Il professore mostrò a sua moglie l'orologio dello Stabilimento--Se
vogliamo prendere il tram e partire col primo vapore abbiamo appena il
tempo necessario.
Il cavaliere Duranti interrogò la consorte.--E allora che cosa si
decide?
Alberto Varedo ebbe un gesto d'impazienza. La signora Valeria se ne
accorse e intervenne a proposito.--Si decide che partiamo noi tre,
Diana, Alberto ed io; gli altri non devono sacrificar la serata per
colpa nostra.
--Non era un sacrificio--replicò la signora Susanna--ma sarebbe fuor
di luogo l'insistere. Buon viaggio e buona notte. Domattina poi
soneremo il vostro campanello per aver notizie.
--Grazie... ma è inutile.
--O niente affatto... Una notizia l'avremo... una bella notizia...
autenticata nelle debite forme.
--Zitto, zitto...
L'Olga Duranti volle dar un bacio a Diana.--Mi rallegro, sai, mi
rallegro sinceramente... Sarà per Febbraio o Marzo?...
--Lascia stare i pronostici... Se fosse una bolla di sapone?... Addio,
addio...
--Quanto dispiacerà all'Adelaide di non averle salutate!--gridò Nocera
mentre Diana e la signora Valeria s'allontanavano. Indi borbottò:
--Quel professore Varedo ha una prosopopea intollerabile. Fa una
grazia a toccarsi il cappello.
--Finalmente vi siete liberati dagl'importuni--disse Alberto a sua
moglie e a sua suocera, allorchè furono soli.--Pare impossibile il
tempo che le donne impiegano a congedarsi...
Erano sul ponte che dallo Stabilimento mette al piazzale ove si
fermano i tram a cavalli. Uno di questi tram arrivava allora.
--Presto, presto!
Salirono trafelati in vettura.
La signora Valeria chinandosi su Diana rinnovò per la centesima volta
la solita domanda:--Come ti senti?
--Non c'è male--mormorò Diana. E fece segno che aveva bisogno di
riprendere fiato.
La Inverigo si voltò verso suo genero.--E adesso si può sapere che
parole son corse tra Gustavo e te?
Ma Diana toccò lievemente il braccio della madre.--Oh mamma, perchè
torni su questo argomento? Alberto e lo zio si riconcilieranno... Per
amor mio--ella soggiunse, fissando con occhi supplichevoli il marito.
--L'insolente è stato lui--disse Alberto.
--Tu l'avevi provocato...
Varedo troncò il discorso.--Non agitarti ora... Non hai forza per
discutere... Auff! Che viaggio interminabile!... A piedi, in carrozza,
in vapore... Neanche se si andasse alla Mecca.
Per fortuna il vaporino era pronto, e non c'era molta gente.
--Che delizia! Qui si respira meglio--disse Diana sedendo a prora.
Appoggiò il gomito alla sponda del bastimento e d'una mano si fece
puntello al capo mentre l'altra cercava, con un rinnovato bisogno di
carezze, la mano di Alberto. Il chiarore latteo del cielo, lo
scintillìo argenteo dell'acqua su cui batteva la luna, i bruni
contorni dell'isolette lontane, e i campanili e le cupole e le
piccole, tremule luci della città verso cui filava con moto uniforme
il battello silenzioso l'avvolgevano in un'atmosfera di sogni. Ed
ella, sforzandosi di dimenticare il penoso incidente di poco fa,
sforzandosi di bandir dal suo spirito ogni triste pensiero, si cullava
nella dolcezza del sogno. Appunto perchè, nelle ultime ore, ell'aveva
cominciato a dubitare della sua felicità coniugale, aveva sentito i
primi impeti di rivolta della sua personalità compressa e asservita,
appunto per questo ella si aggrappava al suo sogno che, divenendo
realtà, la avrebbe salvata da' suoi dubbi, dal suo orgoglio, da tutto.
Intanto la signora Valeria ed Alberto parlavano piano fra loro...


V.
Nel travaglio del parto.

Una lampada a petrolio sul cui globo era accomodata una ventola di
cartone proiettava un cerchio luminoso sulla tavola piena di carte e
di libri. In quel cerchio spiccava la testa, già accennante a un
principio di calvizie, del professore Varedo, e la sua mano si moveva
di quà e di là per prendere ora questo volume ora quello. Il rimanente
della stanza era nell'ombra. Di tratto in tratto il professore si
alzava dalla sedia, si accostava all'uscio, tendeva l'orecchio, poi
tornava al suo posto e si rimetteva al lavoro. Si capiva però ch'egli
non era tranquillo e non lavorava con la solita lena. Nella camera
nuziale, che il salotto da ricevimento e il salottino da pranzo
dividevano dallo studio, sua moglie era nel travaglio del parto. Aveva
cominciato a sentir le prime doglie alle cinque del pomeriggio, e
benchè non vi fosse la minima complicazione le cose procedevano con
lentezza.
--Ci vorranno altre quattro o cinqu'ore--aveva detto la levatrice ad
Alberto l'ultima volta ch'egli verso le undici, era venuto a veder sua
moglie. E, poichè a questa notizia egli s'era lasciato sfuggire un
gesto d'impazienza, Diana sforzandosi di sorridere, aveva sussurrato
dolcemente:--Se dipendesse da me!
E la signora Valeria, riaccompagnando il genero fino all'uscio dello
studio, aveva soggiunto:--È meglio che tu cerchi di dormire.... A suo
tempo ti chiameremo.
Il letto era stato improvvisato nella camera da studio, liberando un
divano dai libri che l'ingombravano e che adesso erano sparpagliati
sulle sedie o ammonticchiati negli angoli.
Ma Alberto Varedo non seguì il consiglio della suocera. Voleva finir
l'esame d'un pajo d'opere nuove che s'era fatto mandar dalla
biblioteca della Scuola, voleva terminar la correzione di certe stampe
speditegli dagli editori due giorni innanzi. Quest'ufficio di
corregger le stampe Diana l'aveva conservato anche durante la
gravidanza, e le prime cartelle delle bozze che Varedo esaminava erano
state riviste da lei la mattina stessa. Ora Alberto pensava che per un
bel pezzo neanche questo piccolo aiuto egli avrebbe potuto aver da sua
moglie. Meno male che c'era Bardelli.
Ed era appunto di Bardelli, del nostro amico Eugenio Bardelli, la
timida voce che, di dietro l'uscio chiuso, domandava:--È permesso?
--Avanti!--gridò il professore.
E soggiunse:--Non l'ho sentito nè sonare il campanello, nè camminare.
È entrato pel buco della serratura?
--Ho sonato adagio e ho camminato in punta di piedi... Passavo di qui
e desideravo saper qualche cosa, anche per conto della mamma.
--Grazie, non c'è ancora nulla di nuovo.
--Lo so... Ho parlato con la signora Valeria... La mamma rinnova le
sue offerte... Se c'è bisogno di lei, è sempre a disposizione... Ha
pratica di parti, la mia mamma.
--Grazie, grazie. Ma vede bene, non può occorrer nulla... C'è la
levatrice, c'è mia suocera, c'è la mia cameriera, c'è stato il
dottore... Tutto va in regola; non c'è che da lasciar tempo al tempo.
--Eh, capisco--riprese Bardelli girando fra le mani il cappello a
cencio.--A ogni modo anch'io se posso...
--Lei, caro Bardelli, può anche meno delle donne... Dica piuttosto, fa
freddo fuori?
--A bastanza... Un freddo asciutto però.
--E qui le pare che si stia bene!
--Qui si sta da papi.
--A me pare tutt'altro... I caloriferi sono spenti e ho dovuto
chiuderne le bocche... Prima di mattina si gelerà.
--In camera della signora Diana c'è la stufa?
--Sì, ed è accesa... Ma quella non riscalda me.
Eugenio Bardelli atteggiò il viso ad un'espressione di sincero
rammarico, come deplorando di non poter mutarsi lui in una stufa o in
un braciere per riscaldare il suo amato professore.
Non essendo facile il tradurre in parole un sentimento così generoso,
il giovine assistente (perchè fin dall'ottobre Bardelli aveva
conseguito il posto onorifico) balbettò:--Per domattina
all'Università, vado io...
--Sì, va lei, e fa ripetizione... Ma mi raccomando, Bardelli, non
abbia quell'aria d'uomo che domanda perdono di esistere. Il sapere è
una bella cosa, ma bisogna anche mostrar di sapere, sopra tutto quando
s'ha da fare coi giovani.... Se no, malgrado la sua dottrina finiranno
col prenderla di sotto gamba.
Era pur troppo quello che avveniva, ma Bardelli non osava confessarlo.
--L'arte di tener la disciplina, caro amico--continuò Varedo--non c'è
maestro che la insegni. Ci sono di quelli che la sanno già il primo
giorno che salgono in cattedra; ce ne sono altri che non la imparano
mai.
Bardelli chinava il capo in segno d'assenso, sbirciando nello stesso
tempo i frontispizi dei libri nuovi sparpagliati sulla tavola.
--Sono gli ultimi acquisti della Biblioteca della Scuola--spiegò il
professore.--Ci son anche due volumi di Spencer, ancora intonsi...
Vuol portarseli via?
Gli occhi dell'assistente brillarono di compiacenza.
--Così mi risparmia la briga di tagliar le carte. A me basterà
riaverli entro domani.
--E delle prove di stampa ce n'ha?--disse Bardelli.
--Queste finisco di correggerle io, tanto fa--disse Alberto.--Da
domani in poi, fin che mia moglie è impedita, ricorrerò a lei.
--Si figuri!--esclamò l'altro, contento come una Pasqua.--Sarà un
onore per me.--E soggiunse tentennando la testa:--Eh, la signora Diana
dovrà stare in riposo per un bel pezzetto.
--Chi sa?... I parti delle donne son faticosi, son dolorosi, non c'è
dubbio; però, nella peggiore ipotesi, è una fatica, è un dolore di
uno, di due giorni... Noi uomini di studio, siamo nel travaglio del
parto tutto l'anno, e le nostre creature fatte, rifatte, distrutte
persino con le nostre mani ci costano molti più spasimi di quelle che
non abbiamo costato noi alle nostre genitrici.
Il professore Varedo parlava come persona convinta di esser vittima
d'un'ingiustizia sociale. O che forse non meritava anch'egli una parte
dell'interesse, della sollecitudine ansiosa che in quel momento si
consacrava a sua moglie?
Non avvezzo a considerar la questione sotto questo aspetto originale,
Bardelli se la cavò con poche frasi sconnesse.
--Sicuro... Anche gli uomini di studio.... è positivo... sono in
gestazione continua.
Varedo lo licenziò.--Buona notte... Vada, vada, lei che può coricarsi
tranquillamente.... Prenda i due libri, e arrivederci...
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