Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 08

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Contempla, sorella, quale e quanta sia l'abiezione a cui mi trovo
condotto. Io non ho vesti per cuoprirmi; mi mancano perfino camicie:
io non ho modo per curare la mondizie del corpo, di cui il difetto
tanto umilia il gentiluomo. Ma questo sarebbe poco dolore se
affliggesse me solo; ho quattro figli, e spesso mi manca tanto da
sostentarli, non che d'altro, di pane. Dei due mila scudi annui, che
il padre dovrebbe pagarmi per decreto del Papa, appena, ed a stento,
mi dà la ottava parte; i frutti della dote di Luisa mi nega[13]; onde
io sovente, tornando a casa, trovo i miei figliuoli nudi, la madre
piangente, e tutti domandare del pane... Ah! che cosa posso darvi?
Prendete, mangiate le mie carni. Sì, per Dio, le mie carni! egregio
cibo, in verità, le mie carni estenuate dal digiuno, e riarse dalla
febbre! Fuggo da casa mia per sottrarmi a cotesti gridi; ma la
disperazione viene meco, e mi ricinge a mille doppi la vita con le sue
spire orribili di serpe, mentre i suoi denti avvelenati mi mordono il
cuore.
--Ma perchè non ricorriamo al Papa? Vi ricorse pure Olimpia, e con
ottimo successo?
--E non vi ricorsi io? Mi prostrai ai suoi piedi; bagnai il pavimento
di lacrime; pregai pei figli miei, per voi, ed anche per me: gli
esposi a parte a parte le paterne enormezze; non gli nascosi nè anche
le più riposte, e più infami; lo supplicai, per quel Dio che presume
rappresentare in terra, a volerci prendere sollecito ed efficace
riparo. L'austero vecchio non si commosse, non battè ciglio; mi pareva
raccomandarmi alla statua di bronzo di san Pietro, di cui i piedi sono
logori dai baci; e sempre freddi. Mi ascoltò con faccia di pietra;
tenne ognor fitti nei miei gli occhi suoi grigi, e pesi come di
piombo; poi pronunziò lento queste parole, che mi caddero su l'anima a
modo di fiocchi di neve: «Guai ai figli, che manifestano le vergogne
paterne! Cam per questo fu maledetto. Sem ed Jafet, che usarono
reverenza al padre loro, furono all'opposto dilatati, e le loro
generazioni abitarono nei tabernacoli di Canaan. Leggesti mai che
Isacco mormorasse contro Abramo? La figlia di Jefet si ritirò forse su
i monti per maledire suo padre? I padri rappresentano Dio in questo
mondo. Se tu avessi tenuto reverente la faccia inclinata per adorare,
non avresti veduto le colpe del tuo genitore, e non lo accuseresti: va
in pace». E così favellando mi dimise dal suo cospetto. Ora tu lo vedi
a prova: Olimpia adoperando gli argomenti medesimi potè trovare la via
della grazia nel cospetto del Papa: io, invece, trovai quella della
indifferenza, o dello sdegno: qui dentro vi ha un destino, che vuole
così. Che cosa può l'uomo contro il destino?
--Può morire.
--Sì, eh! Ma tu non hai figli, Beatrice; tu non hai sposo, come ho io
sposa amante, ed amata. Se non fossi padre, chi sa da quanto tempo
avrebbero ripescato il mio cadavere ad Ostia; ma un giorno o l'altro,
pur troppo! vedo che cotesta sarà la maniera di liberarmi da questa
quotidiana, ed insopportabile disperazione. Davvero mi sembra nuotare
a ritroso alla corrente di un fiume, e a mano a mano sento venirmi
meno la lena alle braccia, e i piedi farmisi ogni ora più pesi.--Oh!
tu sapessi, quando passo vicino al Tevere, come il fiotto dell'acqua,
che si rompe per le pigne del ponte, mi pare che dica:--quanto
tardi!--Ma certo in questo modo ha da finire... anche Beatrice me ne
conforta... un sepolcro di acqua!
Beatrice alle parole di Giacomo aveva mutato colore più volte: una
forza interna visibilmente la spingeva a parlare; pure si trattenne
finchè, riassunta una mesta tranquillità, abbassò il capo, stese la
mano verso Giacomo, e favellò pacata:
--La empietà allaga la terra come il diluvio universale!--Fratello, io
ho profferito stolte parole... perdona, ed oblia.
--Ora sorgi... Chi troppo si curva alla terra, i suoi consigli si
risentono di fango... Vieni, e sii uomo. Io nell'impeto del mio dolore
diffidai della misericordia di Dio; egli mi ha perdonato, perchè sento
scendermi su l'anima la serenità, foriera del buon consiglio...
--Tra l'altare e i sepolcri si congiura qui...?
Un brivido ricercò le ossa dei Cènci: volsero la faccia spaventata, e
videro il vecchio Conte, come se fosse uscito fuori del pavimento,
livido in volto, tutto abbigliato di nero, col tòcco vermiglio in capo
secondo che allora costumavano i patrizii romani. La sembianza del
fiero vecchio era quieta di paurosa tranquillità; impenetrabile e
sinistra come quella della sfinge. Si restrinsero insieme, tacquero;
non osarono levare gli occhi, nella guisa che gli uccelli, tacendo
acquattati sotto le foglie, allo accostarsi del falco s'immaginano non
essere veduti. Sola Beatrice gli stette ferma, e risoluta davanti.
--Testimoni i santi, egregi figli congiurano la morte del padre
scellerato.--Fatevi oltre... chi vi trattiene, via? Di che temete?
Quale può opporvi resistenza un vecchio inerme, e solo? Acconcio è il
luogo... presente il Dio... preparato l'altare... pronta la vittima...
dove avete, sciagurati!, il coltello?
E poichè tutti, presi da stupore, stavano muti, Francesco con voce
pacata continuò:
--Ah! voi non osate... i miei occhi vi spaventano?... a veruno di voi
basta il cuore per guardarmi in volto? Poveri figliuoli! Or via, se
nol sapete, v'insegnerò io il modo per consumare il vostro disegno con
sicurezza piena... con tutta la viltà di cui siete capaci. Quando la
notte è cheta, e vostro padre... Francesco Cènci... insomma, io
dormo... allora i miei occhi non vi metteranno spavento... cacciatemi
presto presto un ferro ben tagliente--un pugnale bene appuntato da voi
tra un rosario e un altro--qui--sotto la mammella manca... vedrete
come penetra agevolmente. È un filo la vita del vecchio: anche la mano
di un fanciullo... anche la zampa di questo ragnatelo (--e così
favellando sollevò la destra del morticino, che poi rilasciò cadere
con infinito disprezzo sopra la bara--) potrebbe tagliarlo.
E siccome alcuni, come inorriditi, si nascondevano la faccia, il Conte
colla stessa orribile ironia riprese:
--Capisco... anche tacendo vi fate intendere. A voi la morte non
basta... volete godere il frutto del vostro delitto. Sta bene, e a me
pure importa l'onore della famiglia; nè per cosa al mondo sosterrei,
che la mia stirpe rimanesse infamata con la pena... il delitto è
nulla. Uditemi dunque... noi siamo fra parenti... non vedo alcuno, che
ci possa tradire:--porgetemi una bevanda medicata... che faccia
dormire... il regno della natura va copioso di piante che hanno
siffatta virtù! O natura, _alma parens_, tu fino dai primi giorni
della creazione producendo tante erbe venefiche presentisti i bisogni
futuri, e i desiderii dei figli... come questi, che uscirono dal mio
fianco amorosi, e dabbene... Provvidissima madre! Vedete...
precipitarmi giù dai balconi, a meno che non fossero altissimi, io non
vi consiglierei; avvegnadio il caduto di rado rimanga morto sul colpo,
e la forza del dolore potrebbe allora strapparmi dalla bocca un
segreto, che il cuore invano si affaticherebbe a nascondere.--Potreste
ancora... sì, per san Felice patrono della nostra famiglia... questo
parmi un partito veramente imperiale e reale;--potreste imitare il re
Manfredi, il quale se non può celebrarsi affatto come un santo,
nemmeno si può dire demonio, poichè Dante lo pone nel Purgatorio; e il
fatto seguente ve lo chiarirà. Tardava a Manfredi eredare il regno
della Sicilia, e allo imperatore Federigo suo padre non tardava punto
morire: come si fa? La vita degli autori sta in contradizione con
quella degli eredi. Vi ha chi fa professione di aiutare il parto: qual
danno trovereste dunque ad aiutare la morte? Tutto sommato, chi sa se
ringraziereste più la balia del primo, o la balia della seconda; e se
la viltà non tenesse la bocca del sacco alla vita, la ragione non
lascerebbe vincersi dalla disperazione per gittarla al diavolo:--ma
via, mettiamo questo da parte... compatisco la vostra impazienza... e
voi perdonatemi la mia prolissità; non fosse altro in grazia della
lezione per liberarvene perpetuamente. Manfredi leggeva accanto al
letto del padre; gli occhi del vecchio erano diventati gravi... si
addormentò profondamente così, che un lieve alito ne svelava la
vita... un alito capace appena di appannare un cristallo, di muovere
una piuma... lembo estremo di ruscello, che si perde fra la sabbia...
Il padre aveva torto a conservarlo; al figlio non correva obbligo di
rispettarlo... insomma, un fiato come il mio... Manfredi prese un
piumino di sotto al capo del padre, e glielo pose sopra... cosa, come
vedete, di nessun momento... un moto _a quo_, come insegnano i
grammatici; e poi saltò sul letto, e con ambedue le ginocchia gli
compresse il seno, con ambedue le mani il piumaccio contro le narici e
la bocca... e così stette finchè non ebbe perduto un padre che non gli
premeva nulla, ed acquistato una corona che gl'importava moltissimo...
--Orribile! orribile! esclamò Beatrice.
--Orribile! ripeterono gli altri atterriti.
--E che vi spaventate voi? Voi temete scottarvi le dita co' tizzi
dello inferno, e presumete sostenere le parti di demonii nel mondo? E
non sapete, che per essere demonii bisogna nuotare scherzando sopra un
mare di fuoco, e ridere fra i tormenti? Allora l'uomo si conosce
valoroso di forbirsi le mani dal sangue come le labbra dal vino, e
dire, anche al cospetto di Dio: «Non ho peccato». Farfalle!...
presumete commettere il delitto a colpi di ale? Lasciate a me la
rigida parte di Satana, perocchè io mi senta scellerato nella pienezza
delle mie facoltà. Guardate questi sette sepolcri... io gli ho
preparati per voi, per Olimpia, per Cristofano e per Felice... non vi
trovate il mio perchè io voglio morire dopo di voi.--O Dio cui non
conosco, e che non so se tu sia; dove ti piaccia avere uno adoratore
di più, che ti confessi, quale ti vide Moisè, prepotente e geloso
persecutore della quarta, e della quinta generazione di quelli che ti
odiano--concedimi la grazia di potere assistere all'agonìa di tutti i
miei figliuoli; chiudere loro gli occhi, e comporli in pace dentro
questi sepolcri; e poi giuro da gentiluomo onorato di bruciare il
palazzo, e farne un fuoco di gioia: e se questo tu non mi puoi
concedere, ecco io consento morire prima di costoro, a patto che mi
sia dato di sporgere la mano fuori dalla mia fossa, e strascinarveli
dentro per morte sanguinosa. Ma tu non ascolti, e dormi su le piume
celesti un sonno d'oro.--Provvederò da me stesso, e fie meglio così;
perchè l'uomo, finchè il fiato gli dura, non deve commettere il
pensiero delle sue vendette a nessuno--neanche a Dio.--Andate;
liberatemi dalla vostra presenza.--Andate.
E con la mano fece segno respingerli da se: ma ad un tratto, mutato
pensiero, accorse dietro Giacomo, e, afferratolo pel braccio manco, lo
costrinse a tornare indietro; poi guardandolo fisso, accostato il suo
al volto di lui, gli favellò:
--Tu ti sei lamentato, che non hai camicie:... infingardo! Va al
sepolcro di colei che ti fu madre; scoperchialo, levane il lenzuolo
dentro il quale venne avvolta, e portalo a tua moglie onde ne faccia
camicie ai tuoi figliuoli: così potessero, come quella di Nesso,
incenerirli tutti!--Tu le dirai che ne faccia avanzare due pezzi: uno
per cuoprirti il viso quando morirai di mala morte, e l'altro per
asciugarsi le lacrime,--se sarà così stolida di spargerne per tanto
vile--tanto abietto--tanto schifoso uomo come sei tu...
--Per Dio! lasciatemi, Conte... urlava Giacomo tremando e fremendo,
mentre adoperava gli estremi sforzi per isvincolarsi dalle mani del
truce vecchio.
--No, io non ti lascerò finchè non ti abbia insegnato a procacciare
quanto fa d'uopo al tuo bisogno. Vuoi pane pei tuoi figli? Portati a
casa un pugno di cenere di tua madre, ed empine loro la bocca... i
serpenti si nutriscono di terra. O piuttosto va, e porta la mia
maledizione, di cui faccio loro dono irrevocabile _inter vivos_... tu
la spargerai sopra i loro capi infantili... sta di buono animo, essa
non cadrà su pietre, nè sopra spine... non torcere il viso... io ti
dico la verità: è costume della nostra famiglia, che i figliuoli
odiino il padre; dal diavolo nasciamo, al diavolo ritorneremo[14]; la
maledizione, che avrai sparsa alla sementa, ti sarà resa moltiplicata
a raccolta. Fra la tua moglie e te d'ora in avanti non corrano altre
parole, che di obbrobrio e di rissa: ti respinga da letto, te lo
contamini; ti diventi la vita un supplizio, la morte un sollievo...
E più diceva se Giacomo, con una violenta strappata liberando il
braccio, non fuggiva turandosi con le mani le orecchie.
--Va... va--continuava il fiero vecchio;--invano ti chiudi le
orecchie; le mie parole sono della natura delle stimate del mio
serafico patrono San Francesco: bruciano le carni, forano le ossa.....
dopo morte ancora se ne distingue il segno....
Lucrezia e Bernardino tutti tremanti si erano cacciati a corsa dietro
a Giacomo; Beatrice rimase sola, immobile, a capo della bara.
--E tu non tremi?--le domandò il padre.
Beatrice senza rispondergli, volgendosi con pietosissimo atto a mani
giunte verso l'altare, disse:
--Santissimo Crocifisso usate misericordia a quella povera anima...
--Stolta! Che parli tu di Crocifissi? Qui non vi è Cristo, nè Dio...
--Silenzio, vecchio; pensate che da un punto all'altro potreste
comparire davanti il suo tribunale; ed egli solo... egli solo può
perdonarvi, e salvarvi...
Il vecchio ridendo, come lo consiglia il suo fiero talento, digrigna:
--Vuoi tu avere una prova che non vi è Cristo, nè Dio? Eccola.--
E saliti i gradini dell'altare, forte percuotendo col pugno chiuso la
tavola di marmo, proseguiva:
--Cristo, se sei sopra questo altare, consacrato da un vescovo che
dicono, e che io non credo, santo, dinanzi al tuo ciborio, alla
presenza della ostia dentro la quale ti confina la stupidità dei
credenti[15], io ti rinnego dieci volte e cento: confesso il mio
peccato di non averti offeso abbastanza fin qui, e mi propongo
fermamente, d'ora in poi, offenderti in pensieri, in opere e in
omissioni con tutti i sentimenti del corpo, tutta la forza della
volontà, tutte le potenze dell'anima... Se sai, e se puoi,
inceneriscimi:... io ti sfido a fulminarmi...--E qui piegava il collo
sull'altare; e, trattenutosi alquanto, per bene tre volte gridò: non
odi?--In fine levò audacemente il capo maledetto: le membra gli
tremavano, non l'anima. Guardò la figlia: gli occhi grinzosi a mano a
mano gli si stringevano, e ridevano il riso della vipera; si mosse
minaccioso contro a lei, che lo aspettò senza battere ciglio, e con
parole forsennate volubilmente favellò:
--Che cosa è Dio? _Deus erat verbum_: Dio è una parola--niente altro
che una parola; e san Giovanni lo ha detto.--Questo morto non è morto
(e con la mano percuoteva forte la fronte del morto figliuolo). Gli
enti mutano forma, non si disperdono mai. La materia fu prima della
creazione, e sarà dopo lo scioglimento del mondo. Da questo cadavere
nasceranno migliaia di viventi, e, morti anch'essi, ne diverranno
altri vivi: perpetua vicenda di vita e di morte, ecco tutto. La vera
sapienza, o figlia del mio cuore, la vera sapienza, intendimi bene,
consiste nel ricavare la somma maggiore di piaceri dalla forma che la
natura ci destina attualmente.--Vieni, Beatrice, te sola amo... tu sei
lo splendore della mia vita».... te...
E più, e più sempre, invaso da diabolica insania, si accosta lo iniquo
vecchio a Beatrice; e già la tocca, e già fa prova di gittarle
smanioso le braccia al collo; quando la donzella dà indietro un passo
inorridita, e forte spingendo la bara, esclama:
--Tra me e voi io pongo il vostro parricidio.--
La bara urlata si rovescia portando seco le ghirlande dei fiori, il
morticino, e parecchi candelieri co' ceri accesi: i quali cadendo a
rifascio addosso a Franceseo Cènci, ebbero virtù di stramazzarlo per
terra. Il capo del cadavere percosse sul capo dei vecchio; la bocca
fredda di quello si allacciò ai labbri di questo; i capelli biondi del
giovanetto trapassato, e i capelli canuti del vecchio vivo, si
confusero insieme;--la fiammella di un cero appiccò fuoco in cotesta
chioma mescolata di vita e di morte; la vampa dilatandosi arde ad un
punto la guancia e la tempia di Virgilio, e la guancia e la tempia del
Conte: da entrambi usciva un leppo nauseabondo di carne abbrustolita;
uno solo sentì lo spasimo. Il vecchio, scuotendosi come serpente
calpestato, trafitto da angoscia ineffabile ruggiva:
--Il morto mi brucia!...
Con disperato sforzo il vecchio si liberò dal cadavere; giunse a
mettersi a sedere; poi a stento in piedi. Oh quanto era orribile a
vedersi Francesco Cènci! Le chiome arse, e tuttora fumanti; la guancia
e la tempia gonfiate per la scottatura; le pupille rientrate tutte nel
ciglio, sicchè degli occhi non si vedeva altro che il bianco chiazzato
di sangue, e giallo in parte di colore bilioso: le membra tutte
tremendamente convulse.
--Ah Francesco Cènci!--battendo i denti sussurrava costui;--voi avete
avuto paura! Codardo! tu hai avuto paura. Una fanciulla e un morto mi
hanno messo paura... adesso io vedo, che tu sei vecchio davvero!
Beatrice era scomparsa. Il vecchio brancolando si ridusse alle sue
stanze, chiuso in pensieri di spavento e di sangue. [Blank page]

NOTE
[1] Francesco Cènci, figliuolo di Cristofano, attese a terminare
questo tempio e corredarlo delle cose necessarie all'ornato ed al
culto divino, come colui che n'era diventato il patrono. In
memoria eterna del fatto. L'anno del Giubbileo 1575.
[2] Questi miracoli leggemmo riportati nelle gazzette dei nostri
tempi: però mentre la fama di quelli operati dalla Madonna di
Rimini si mantiene e si spande, si dilegua l'altra della Madonna
di Tredozio. Io mi guarderò bene d'ingolfarmi in siffatte materie;
e protestandomi parato sempre a ritrattarmi da qualunque opinione
mal sonante, non posso astenermi da confessare, che talora sono
venuto pensando tra me e me: «Dacchè alla Beata Vergine ha preso
vaghezza di operare un miracolo, o non era meglio mandare qualche
quattrino a Sua Santità, che ne ha tanto e poi tanto bisogno?»
Capisco ottimamente anch'io, che in questi negozii non si può
mettere mica la legge in mano ai santi; tuttavolta, favellando
umanamente, bisogna convenire, che sarebbe stato più utile per
gl'interessi della Chiesa avere scudi, che lacrime. Basta,
speriamo sempre: _quod differtur non aufertur_.
[3] Queste notizie furono ricavate dal Tesoro Sacro del Cavaliere
GIUSEPPE VASI, tomo II.
[4] Durante la mia prigionia l'arte di mutare vestito ha fatto
notabilissimi progressi, e non poteva essere a meno. I sarti, per
accomodarsi ai bisogni dei tempi, hanno inventato un vestito che
si mette da due parti, ed è diverso il colore: così, laddove prima
per mutare casacca bisognava almeno tornare a casa, adesso si può
entrare nero nel primo uscio che si para davanti, ed uscirne rosso
scarlatto. I sarti, nel presagio dei tempi, hanno fatto quanto
Carlo in Francia: il punto sta nel vedere se il giuoco duri.
[5] _Genesi_, C. II.
[6] Lettera di Cristoforo Colombo a Ferdinando ed Isabella, dopo il
suo quarto viaggio in America. NAVARETTE citato dal MICHELET,
_Storia dei Francesi_, t. III. p. 106.
[7] HUME, _Storia d'Inghilterra_, t. I. p. 64. THIERRY, _Storia
della Conquista de' Normanni_, t. I. p. 63.
[8] Apparecchiarsi alla morte è disprezzare la vita.
[9] Se grazia tu cerchi e carità, le troverai qui dentro. Francesco
Cènci, non ingrato padrone, procurò si ponesse questa memoria al
benemerente suo cane Nerone.
[10] Fu sparsa voce, che Lord Byron si comportasse verso la sua
moglie Mibbank presso a poco come il Conte Cènci con la Lucrezìa
Peroni. Nelle _Conversazioni_ del capitano Medwin Lord Byron così
si esprime intorno a questo argomento: «Mi accusano averle detto,
salendo in carrozza, ch'io l'aveva sposata per dispetto, e perchè
ella mi aveva rifiutato due volte. Comecchè io rimanessi, anzichè
no, impermalito della sua repugnanza, o come meglio vi piaccia
chiamarla, sono convinto che se avessi adoperato seco lei un
linguaggio così poco gentile, per non dire brutale, Lady Byron mi
avrebbe piantato in carrozza con la cameriera; ella non è donna da
sopportare simili affronti». Lady Byron gode una triste celebrità
per le angustie arrecate al suo inclito sposo: possano le mogli
buone aborrire da questa sorta di fama!--La figlia di Lord Byron,
viaggiando in Italia, visitò tutti i luoghi dove aveva albergato
suo padre. Mi narrano ch'ella si recasse a Montenero, dov'egli
stette prima di andare a Genova: vi si portò sola, accompagnata
dalla sua pietà. Sua madre non le permetteva guardare il ritratto
di suo padre, che teneva coperto di un velo nero come quello di
Marino Faliero decapitato _pro criminibus_. La figlia si mostrò
degna della magnifica invocazione dello Child-Harold, e la madre
dell'allusione del personaggio Inez nel Don Giovanni. La figlia di
Lord Byron presto moriva, la moglie tuttavia vive, ed è ragione;
avvegnachè a viver molto, ammoniva certo Vescovo di buono umore,
si richiedano principalmente due cose: stomaco buono, e cuor
cattivo.
[11] «Mi chiedete se Lady Byron mi abbia mai amato? Ho già risposto
a questa interrogazione. No: era di _moda_ quando ella apparve nel
mondo, ed io aveva fama di rompicollo, e di vagheggino: ora le
femmine amano molto queste due maniere di uomini; ella mi sposò
per vanità, e con la speranza di convertirmi, e d'incatenarmi ai
suoi piedi». MEDWIN, _Conversazioni di Lord Byron_, p. 50.
[12] Fatto noto, che se ti piace puoi leggere in Svetonio, e lo
merita perchè è bellissimo, come quello che dimostra lo stupore
affannoso dell'ambizione resa sterminatamente presuntuosa dalla
fortuna. I Tedeschi sterminarono due legioni di Romani _ladroni
antichi del mondo_, che andarono ad opprimerli in casa loro, e
fecero bene. Arminio, o Herman, _uomo di guerra_ (donde il nome di
Germani) generoso capo del popolo dei Cheruschi, a buon diritto
forma adesso altero vanto della Germania. Popoli e re gli eressero
statue, e di recente il Re di Baviera collocò la sua immagine nel
_Vaux-hall_: poeti illustri lo celebrarono; Klopstock, il cantore
della Messiade, fra gli altri (e veramente chi cantò le glorie del
divino Redentore meritava dire le lodi dello eroe della
indipendenza della patria): nè il prode Tedesco mancò
d'illustrazione fra noi, che il gentilissimo Ippolito Pindemonte
lo tolse a soggetto di nobile tragedia.
[13] La dote di Luisa Vellia, moglie di don Giacomo Cènci, fu di
scudi diecimila, come si ricava dal chirografo del luglio 1600 col
quale Clemente VIII conferisce facoltà a Monsignore Taverna di
transigere le liti dei Cènci: _et præsertim quod ejus dotem
scutorum 10m. eidem Jacobo præsolutam usque modo recuperare minime
potuit_.
[14] Riccardo Cuore di Leone della iniqua sua stirpe diceva: «_Non
esse mirandum si de tali genere procedentes mutuo se infestent
tanquam de diabolo revertentes, et ad diabolum transeuntes_.
BROMTON apud MICHELET, _Storia dei Francesi_, t. III p. 379.--Le
infamie della famiglia dei Cènci, pur troppo in cotesti tempi
comuni a parecchie famiglie d'Italia, assai si rassomigliano a
quelle dei Plantageneti. La barbarie, o la società corrotta
sogliono partorire i medesimi frutti. Onde non paia, che per noi
la malvagità umana venga esagerata, leggasi la famiglia
Plantageneta qual fosse, secondo che ci racconta il medesimo
MICHELET nel luogo citato: «Fu casa piena di sangue, e di
perfidia. Certa volta, che il re Enrico venne a conferenza co'
figli suoi, i soldati loro trassero le armi contro di lui. I figli
di Guglielmo il Conquistatore più di una volta nel paterno petto
puntarono la spada. Folco aveva messo il piè sul collo al figlio
debellato. La gelosa Eleonora, veemente e vendicativa come donna
di paese meridionale, coltivò la turbolenza e la ribellione dei
figli educandoli al parricidio. Questi figli, nei quali si
mescolava il sangue di tante diverse razze normanna, aquitana e
sassone, pareva riunissero, oltre l'orgoglio dei Folchi di Angiò e
dei Guglielmi d'Inghilterra, tutte le opposizioni, gli odii e le
discordie delle razze donde uscivano. Non seppero mai se
derivassero da mezzogiorno, o da tramontana: quello che sapevano
si era, che uno odiava l'altro, e il padre odiavano più di tutti.
Riandando la genealogia loro incontravano in qualunque grado o
stupro, o ratto, o incesto, o parricidio. Un santo uomo profetò
all'avo di costoro, quando certa femmina rapita al suo consorte
gli partorì Eleonora: «da voi non può nascere nulla di buono».
Eleonora fu druda del padre di Enrico III, e i figli ch'ella ebbe
da questo correvano pericolo di trovarsi fratelli del proprio
padre. Intorno a lui citavano il detto di santo Bernardo: «dal
diavolo viene, al diavolo ritornerà.» Riccardo, uno di questa
stirpe, affermava altrettanto. Quando un Chierico con la croce in
mano andò a scongiurare Goffredo di riconciliarsi col padre, e non
imitare Assalonne: «E che? rispose il giovane, vorresti tu ch'io
mi spogliassi del mio diritto di nascita?» A Dio non piaccia,
signor mio, rispose il Sacerdote; io non voglio cosa, che vi
apporti danno. «Tu non comprendi le mie parole, soggiunse il Conte
di Brettagna; è destino della nostra stirpe odiarci, e veruno di
noi renunzierà a questo retaggio». Correva certa tradizione
popolare intorno ad una antica contessa di Angiò ava dei
Plantageneti, la quale era questa: suo marito, dicevano, aveva
notato che di rado andava a messa, e sempre usciva alle segrete:
deliberò pertanto di farla tenere in quel punto da quattro
scudieri: ma ella lasciò loro il mantello nelle mani, e volò via
dalla finestra senza comparire più». Nei tempi in cui visse
Francesco Cènci, per tacere di moltissimi fatti, Darnley re di
Scozia ammazza Riccio in camera di sua moglie Maria Stuarda la
quale adultera con Bothwell, e fa ammazzare il marito Darnley.
Elisabetta commette ad Amia Paulet avvelenare Maria Stuarda;
questa consente, che Elisabetta venga trucidata da Sauvage, ed
altri sei gentiluomini. Enrico III fa scannare a tradimento il
Duca, e il Cardinale di Guisa. Filippo II commetteva ad Antonio
Perez suo ministro l'omicidio di Escovedo segretario di Don
Giovanni di Austria; e basta. Ora quando i principi sono violenti,
traditori, fedifraghi, qual maraviglia è mai che i sudditi
gl'imitino? Il pesce incomincia a infracidire dal capo, dice il
proverbio greco, e due esempii buoni fanno più profitto di una
dozzina di ammonimenti.
[15] La empietà dei Cènci non era derivata da una sola setta, bensì
partecipava di tutte, e ne aggiungeva di suo. Lo spregio
dell'ostia sembra che lo imparasse dagli Albigesi, specie di
Manichei di Linguadoca, i quali «annullavano i sacramenti della
Chiesa così alla ricisa, che pubblicamente insegnassero: non
correre divario alcuno fra l'acqua del battesimo, e quella del
fiume; l'ostia del santissimo corpo di Gesù Cristo pane comune,
insinuando alle orecchie dei semplici questa bestemmia orribile:
che quando ancora il corpo di Gesù Cristo fosse stato grande come
le Alpi, da lungo tempo l'avriano logoro tutti quelli che ne
avevano mangiato ec. _Estratto di un antico registro della
Inquisizione di Carcassona_ apud MICHELET, Op. cit. t. III, p.
417.--Ma figlia del perverso pensiero del Conte Cènci era la
empietà, che si affaticava stillare nell'animo di Beatrice, per
vincere il suo errore da commettere incesto, come dal connubio del
padre con la figliuola nascessero santi; anzi i maggiori santi,
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