Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 10

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cuoprila di porpora...
--Ma taci una volta, per amore del tuo Dio...
--No... non voglio tacere io... no; io voglio parlare... voglio
accusarti della tua empietà agli uomini e a Dio--traditore
--mentitore... marrano.
Lo sdegno fece ribollire la passione nel petto di Giacomo già
inacerbito dalla sventura così, che, come acqua per soverchio calore
ribocca impetuosa dagli orli del vaso, egli proruppe cieco e tremendo.
Cacciò la mano convulsa sotto il farsetto; ma, come piacque alla
fortuna, aveva perduto il pugnale: aggirandosi per la stanza frenetico
gli capitò uno di quei stocchi lunghissimi, taglienti da quattro lati,
che si chiamavano _verduchi_[10], e impugnatolo si gittò cieco di
furore contro la moglie.
Luisa presi in fretta i figli, si pose intorno i maggiori; il pargolo
si recò al collo, e, caduta in ginocchio dinanzi al marito che le
veniva incontro, senza battere palpebra disse:
--Nudriscilo del mio sangue, dopo che il latte mi è venuto meno...
carnefice!--
Giacomo stette; come persona percossa sul capo traballò, gittò via lo
stocco, e tese smanioso le braccia alla moglie; la quale volgendo
altrove il volto esclamò:
--No... mai...
Allora Giacomo ricorse ai figli tutto smarrito, e con senso di
tenerezza ineffabile scongiurava:
--Deh! figli miei, persuadete voi vostra madre che s'inganna; ditele
che l'ho amata sempre, e l'amo. Voi almeno corrispondete al mio
amplesso--venite al mio seno... consolatemi voi... che il mio cuore è
inebriato d'infinita amarezza.
--No--tu hai fatto piangere mamma.
--Volevi tirare a mamma--va...
--Noi non ti vogliamo più bene, cattivo...
--Va via:--va via... gridarono a coro i tre fanciulli.
--Va via? Sta bene. I miei figli mi scacciano dal seno loro...
mi bandiscono dalla mia casa--andrò.--Ma tu almeno,--soggiunse
Giacomo volgendosi al fantolino che Luisa aveva riposto nella
culla,--innocente creatura, che gli uomini non hanno ancora potuto
avvelenare... tu che sentirai vergine il grido della natura,
ricevi il mio amplesso, e tienlo come la unica eredità che possa
lasciarti il tuo padre infelice.
Il bimbo, spaventato dal sembiante sconvolto e dagli atti concitati di
lui, sollevò ambedue le manine facendosene schermo al viso, e mandando
fuori strilli di paura. Giacomo si fermò--lo contemplò--piegò le
braccia in croce sul petto, e con accento concentrato profferì queste
parole:
--Ecco; il padre mi perseguita a morte--la moglie mi rinnega--i figli,
mi scacciano--la stessa natura rovescia le sue leggi per me, e il
fantolino mi abborrisce come cosa, che lo istinto gli addita malefica.
A questi fati non dovrebbe mai condursi l'uomo... ed io soffersi
valicarne il termine estremo! A modo di tronco in mezzo alla via, io
mi attraverso alla vita dei miei, ingombro odiato e insidioso.--A che
più stai, anima sconsolata? Ora la tua partita giova a me e ai figli
miei:--un giorno gli educai sotto le mie fronde, adesso la mia ombra
toglie loro il sole:... velenose sono le rugiade, che cascano da
me:--andiamo;--devo benedirli, o no? Vorrei... e non ardisco... No...
chè le mie parole potrebbero, prima di scendere sul capo loro,
convenirsi in maladizione.--Vita acerba, morte miserabile, memoria
aborrita.--Tu, Dio, queste cose vedi? Le vedi, e le consenti?--Tu hai
rotto la canna inclinata... ed io mi chiamo vinto... oh! oh!
E così mormorando, con la morte nell'anima e le mani nei capelli,
traendo dolorosi guai abbandona la casa. Chiunque lo avesse visto, e
gli fosse pure stato nemico, avrebbe detto: «il Signore abbia
misericordia di questo sciagurato!»
La moglie, sebbene la procella continuasse a scompigliare il suo
spirito, sentiva levarsi in cuore un'aura mite foriera di pianto
appassionato, mercè la spontaneità dello amore mostratole dai suoi
cari figliuoli; e se per questo le venissero mille volte più cari non
è da dire.
Vive nei genitori, io non dirò senza accorgersene, ma senza che lo
confessino a se stessi, una emulazione nello affetto dei figli, la
quale suole procedere ordinariamente così. Alle madri riesce farsi
amare in preferenza del padre dalle femmine, ed anche dai maschi fino
a tanto che si sentono deboli ed infermi; ma quando la vita rifiorisce
in loro vigorosa, vaghi dei campi aperti o del fragore delle città,
dalle madri mano a mano si scostano, e si avvicinano al padre. Ora i
figli di Giacomo si trovavano nella età in che il bisogno gl'inclina
meglio alle carezze, ed agli aiuti materni: quindi natural cosa era,
che tutti per la madre parteggiassero.
Luisa non avvertì la partenza del marito, o, se pure l'aveva
avvertita, poco le calse; sazia, per così dire, di amore filiale. I
baci ardenti e le focose carezze che in quel punto riceveva, e più
partecipava, le fecero obliare che il vincolo più forte di famiglia
giaceva infranto. Ahimè! Quanto le costerà amaro il mal momento in cui
ella, incauta, commise la sua anima in balìa di cieca passione!

NOTE
[1] Estratti dello Evangelo di san Matteo:
«Or quivi erano _molte donne_ riguardando da lontano, le quali
avevano seguitato Gesù nella Galilea ministrandogli». _Cap. 27.
n. 55_.
«Fra le quali erano Maria Maddalena, e Maria madre d'Jacobo, e
d'Jose, e la madre, e i figliuoli di Zebedeo». _Cap. 27. n. 56_.
«Or Maria Maddalena, e l'altra Maria erano quivi _sedendo di
rincontro al sepolcro_». _Cap. 27. n. 61_.
«Or finita la settimana, quando il primo giorno della settimana
incominciava a schiarire, Maria Maddalena e l'altra Maria vennero
a _vedere il sepolcro_». _Cap. 28. n. 1_.
«Ma l'Angiolo fece motto _alle donne_, e disse loro: Voi non
temiate, perchè so che voi cercate Gesù il quale è stato
crocifisso». _Cap. 28. n. 3_.
«E andate prestamente ai suoi discepoli, e dite loro, ch'egli è
resuscitato dai morti. _Cap. 28. n. 7_.
«Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: bene state. Ed esse
accostatesi gli presero i piedi e lo adorarono». _Cap. 28. n. 9_.
[2] Il Signore Dio disse ancora: _E' non è bene, che l'uomo sia
solo: io gli farò uno aiuto convenevole a lui_». _Genesi, C. II.
n. 18_.
[3] Oltre le urbanità riferite nel testo, san Piero Damiano
favellando delle donne in generale, aggiunse: «Venite itaque,
audite me scorta, postribula, volutabra porcorum pinguium, cubilia
spirituum immundorum ec.» Si vede chiaro, che tra san Pier Damiano
e monsignore Giovanni della Casa corre il tratto di parecchi
secoli. E pare, che san Piero Damiano si reputasse nato da una
zucca; non già da una donna. Le Signore, che avessero talento di
sapere quello che le parole del Santo significhino, se le facciano
volgarizzare da qualche studente tornato per le vacanze a casa.
[4] Nella _Storia della Inghilterra_ di DAVID HUME (T. I. pag. 143 e
seg.) leggiamo questo fatto atrocissimo, raccontato così: «Edvigo
figlio di Edmondo, malgrado _l'affinità_, e senza ottenerne
dispensa dalla Chiesa, sposa Elgiva. Di qui le sacerdotali ire.
San Dunstano seduto al banchetto nuziale, visto il Re scomparire
da mensa, gli corre dietro; e trovatolo ridotto nella segreta
stanza con lei gli muove amaro rabbuffo, e lo rimanda _a
bere_.--Dunstano per la temerità sua è sbandito. Odone arcivescovo
di Cantorbery invade armata mano il palazzo reale, e sfregia con
un ferro rovente il volto di Elgiva. Il Re, superato dalle mene
pretesche, è costretto a divorziare la moglie. Elgiva risanata
dalle ferite in guisa, che non le lasciarono traccia veruna,
torna in Inghilterra. Odono arcivescovo le va incontro, la
sorprende, e le taglia i garetti, onde in mezzo ad atrocissimi
spasimi dopo alquanti giorni muore a Glocester.--Così avveniva ai
Re poco obbedienti alla Chiesa: pei Re devoti e benigni la
faccenda procedeva altrimenti. Edgardo rapisce, e viola Edita
monaca. I Monaci se la passarono di leggieri; lo assolverono,
imponendogli per penitenza di non mettersi in capo la corona
durante lo spazio di sette anni.
[5] Alessandro II eccitando Guglielmo il Conquistatore alla impresa
contro i Sassoni d'Inghilterra, gli mandò unitamente alla bolla
d'investitura la bandiera benedetta, e l'anello di oro con un
capello di san Pietro. THIERRY, _Storia della Conquista
d'Inghilterra_, T. I. p. 269.
[6] Callisto papa invia in Inghilterra il Cardinale di Crema per
bandire la necessità del celibato dei preti. Il Cardinale,
convocato il Sinodo, fra le altre bellissime cose diceva: «essere
empietà esecrabile che un sacerdote fosse tanto temerario di
toccare il corpo di Gesù Cristo, uscendo dal lato di una bagascia
(così egli chiamava, senza cerimonie, le mogli dei preti). Gli
uffiziali di giustizia, mossi dalle istanze di alcuni
ecclesiastici, ch'erano andati vigilando le azioni del
predicatore, ruppero nella notte vegnente le porte dell'albergo
del buon Cardinale, e lo trovarono giacente a letto con una
femmina di partito. HUME, _Storia d'Inghilterra_, T. I. p. 368.
[7] «I figliuoli di Dio veggendo che le figliuole degli uomini erano
belle, si presero per mogli quelle, che si scelsero d'infra
tutte». _Genesi, C. VI. v. 2_.
[8] La Chiesa di Lione instituì il dogma della Immaculata Concezione
nel 1134. San Bernardo le mandò una epistola, severamente
ammonendola contro coteste nuovità (epistola 174). Il Concilio di
Oxford, nel 1222, lo condannò. I Domenicani parteggiarono per San
Bernardo, furono contrarii i Francescani. Giovanni XXII, sotto
pena di scomunica, vietò a tutti i fedeli trattenersi in simile
controversia.
[9] Raccolta di Sonetti col titolo: _Per donne romane, rime di
diversi_--stampata in Bologna a quel tempo
[10] _Voi che portaste già spada, e pugnale,
Stocco, daga, _verduco_, e costolieri_.--BERNI.
È voce affatto spagnuola. _Verdugo_ in Ispagnuolo significa
_Carnefice_


CAPITOLO IX.
IL SUOCERO.
............il maligno
Che in lei strada sì larga aprir si vede,
Tacito in sen le serpe, ed al governo
Dei suoi pensieri lusingando siede:
E qui più sempre l'ira, e l'odio interno
Inacerbisce......
TASSO, _Gerusalemme Liberata_.

--Io mi vo' chiarire da me stessa, esclamò Luisa con gesto risoluto.
Poi si acconciava alla meglio le vesti dimesse: trasse fuori della
cassa una mantiglia di seta nera per avvilupparvisi dentro; e,
raccomandati i fanciulli alla unica fantesca che teneva in casa,
ammonendola più e più volte che non li perdesse di vista, se ne andò
difilato al palazzo del suocero.
Giunta nell'anticamera notò come gli staffieri la sbirciassero
sott'occhio, reputandola femmina di piccolo affare; e forse già
stavano per straziarla con motteggi plebei, quando la gentildonna
troncò a mezzo cotesti sguardi, e favellii villani; imperciocchè
andando loro incontro, con signorile atteggiamento comandasse:
--Avvertite il Conte don Francesco, che donna Luisa Cènci sua nuora si
è recata al suo palazzo per visitarlo... e che adesso sta aspettando
in anticamera...
Ora sì che parve ai servi essere usciti dalla padella e saltati su la
brace. Non sapevano se dovessero annunziarla, o no: l'un partito e
l'altro pieno di pericolo. Tanto era arabico il carattere del padrone,
che, se non la indovinavano, il meno che potesse andarne loro stava
nel perdere il pane.
Il _pane_! Ago magnetico, che conduce più bestialmente delle stesse
bestie l'armento dei figli di Adamo.
Il _pane_! Nutrimento quotidiano, che gli uomini o più infelici o più
bassi dei bruti, troppo spesso non sanno procacciarsi senza delitto, o
senza viltà.
Il _pane_! Sasso, che la necessità lega al collo ad ogni nobile
sentimento per affogarlo nello inferno del male.--Certo fu grande la
sapienza, che insinuò nella preghiera domenicale la domanda a Dio di
somministrarci il nostro pane quotidiano; ma poichè la troviamo
sovente inesaudita, gioverebbe grandemente aggiungervi queste altre
parole: _e se non puoi, o non vuoi darmi pane, dammi almeno la
costanza per morire di fame senza viltà_.
Intanto l'uomo non vuol morire di fame, e stende la viltà sul pane
come burro; nè pare che gli turbi lo appetito, o gli guasti la
digestione.
I servi più vecchi, ormai per tre quarti diventati carne di volpe, si
restrinsero insieme per avvisare il da farsi, e fu il consiglio corto;
imperciocchè uno di loro, ch'era stato cantiniere al Convento del Gesù
in Roma, ammiccando degli occhi certo giovane staffiere preso da pochi
giorni agli stipendii del Conte, di natura vanitoso anzichè no,
profferisse la sentenza: «loda il folle, e fallo correre». A questo
fine gli dissero:
--Ciriaco... da bello... tocca a voi:--vi lasciamo il campo di
affiatarvi col padrone;--e poi voi siete giovane, e garbato--noi siamo
vecchi, e dei modi che costumano oggi con le Signore non sappiamo
niente... sicchè la presentazione della gentildonna vi spetta proprio
_de jure_.
I vecchi servi tesero la insidia per malignanza, il giovane v'incappò
dentro per vanità;--forse col concetto segreto di supplantarli un
giorno nel favore del padrone. Tristi tutti, come per ordinario
avviene della famiglia dei servi guidata sempre dallo iniquo istinto
del _pane_.
--Eccellenza, inchinata la persona come il primo quarto di luna, parlò
Ciriaco pervenuto al cospetto del Conte;--sta qui fuori certa
gentildonna, la quale si annunzia per nuora della Eccellenza vostra, e
desidera udienza.
--Chi, dite voi?--
Gridò il Conte dando un balzo sopra la sedia. Egli procedeva verso i
servi con sembianze sempre severe: oggi poi comparivano paurose; molto
più che teneva il volto avviluppato dentro fasce di tela, e nella
guancia tumefatta sentisse acerbissimo il dolore della scottatura.
--La nuora di vostra Eccellenza...
Il Conte squadrava il servo con occhi così truci, ch'egli sentì
venirsi addosso il freddo della quartana: pure, sostenuto dalla virtù
del _pane_, e vie più curvandosi verso terra, soggiungeva Ciriaco:
--Quantunque non mi sia sfuggito d'occhio che la sua gente, per cento
motivi uno più plausibile dell'altro, non va a genio di vostra
Eccellenza...
--Voi avete osservato questo?
--Questo ed altro, perchè egli è proprio il mio gusto non lasciare
nulla inosservato nelle voglie dei miei padroni per antivenire i
desiderii loro; ciò nonostante mi parve villania rimandarla, attesa la
riverenza della clarissima casa di cui la gentildonna afferma portare
lo illustrissimo nome.
Don Francesco sorrise un tal suo riso di sdegno considerando come quel
gaglioffo, a prova di lusinghe, s'ingegnasse insinuarglisi nel cuore;
e poichè quegli ebbe posto fine al parlare, egli tenendogli gli occhi
fitti nel volto così prese a dire:
--E qual cosa vi ha dato motivo di supporre che i parenti miei, ed in
ispecial modo donna Luisa mia signora nuora, potessero riuscirmi
molesti? Voi spiate gli andamenti dei vostri padroni, ed è gran male;
voi interpretate alla rovescia le loro intenzioni, e questo è peggio.
Andate dal mio maestro di casa; fatevi pagare l'annata intera, e
spogliate la mia livrea;--stasera non avete a dormire in palazzo[1].
Il servo rimase come colui, che cercando sotto un albero rifugio dalla
pioggia, sente cascarsi sul capo un ramo rotto dal fulmine; volle
prostrarsi, s'ingegnò parlare, e così con voce e con cenni domandare
mercede; se non che il Conte, mal sofferendo che il servo si
trattenesse dopo il suo comando, con suono al quale era impossibile
resistere aggiunse:
--Uscite...
--Ah! clarissima ed illustrissima donna Luisa,--diceva il servo con
parole ardenti--vede... per aver fatto entrare vostra signoria tocca
adesso uscire a me. Lascio considerare a lei se sia giusta. Io mi
trovo proprio per le strade:--non dirò per colpa sua, Dio me ne
guardi!; ma finalmente per renderle servizio mi capita addosso questo
male:--veda un po' di ripararlo: mi raccomando a lei, gliene va di
coscienza...
L'anima del servo, mezzo supplicando e mezzo rinfacciando, stretta
dalla agonia del _pane_, si attaccava a donna Luisa (disprezzata poco
anzi) come ultima àncora di speranza.
Luisa per vero dire sentì stringersi al cuore pel duro caso, e più per
quel meschino; e stette in forse se dovesse andare oltre, o
ritornarsene a casa; come quella a cui pareva avere avuto schiarimento
abbastanza, ed essercene di avanzo: tuttavolta prevalse in lei il
consiglio peggiore, ed entrò.
I vecchi servi furono attorno al compagno disgraziato, e sottilmente
deridendolo gli medicavano la ferita con l'olio di vetriolo.
Luisa, con atto nè umile nè superbo, si fece accosto al banco dove il
suocero l'aspettava in piedi; e poichè, ella per onorarlo come padre,
voleva prostrarglisi davanti, egli non lo permise; ma rilevandola
prontamente, con voce benigna favellò:
--No, figlia mia, io non ho le orecchie nei piedi. Non sia per
rimprovero; ma la creatura umana non deve prostrarsi ad altri, che a
Dio.
--Signor padre, poichè voi così benigno mi concedete il diritto di
adoperare questo nome, permettete che innanzi tratto vi domandi
perdono di non essermi mai presentata al vostro cospetto. Mi avevano
assicurato che voi mi avreste bandita da casa vostra... questa onta,
voi intendete, è insopportabile per una gentildonna romana...
--Certo, farvi moglie del mio figliuolo primogenito sul quale aveva
riposto ogni mia tenerezza come ogni mio orgoglio,--senza pure
impetrare il mio consenso,--anzi senza domandarmi la benedizione
paterna:--ma che parlo di benedizione e di consenso? senza pur farmene
un semplice motto,--parmi tale oblìo di ogni autorità,--tale un
disprezzo di qualunque reverenza, che il cuore di un padre non può
astenersi di gemerne profondamente. In quanto poi al cacciarvi dalla
mia presenza, perdonate,--ma la mia nuora, come colei che sente essere
gentildonna romana, dovrebbe sapere, che un barone romano non può mai
mancare di cortesia verso una donna, anche quando potesse riuscirgli
per avventura molesta...
E siccome Luisa, punta dalla sottile allusione al suo umile lignaggio,
stava per rispondere con vivezza, l'astuto vecchio, che bene se ne
accorse dal colore vermiglio che le si diffuse su per le guance, si
affrettava soggiungere con voce soavissima:
--Molto più che avendo voi sortito onesti natali, e predicandovi la
fama valorosa donna, io non avrei trovato ragionevole causa per
oppormi a queste nozze. Neppure avrebbero fatto ostacolo le mediocri
sostanze della vostra famiglia sia perchè la mia casa non ne
abbisogni, sia perchè la fortuna faccia delle ricchezze come il mare
delle acque, che ne cuopre e ne discuopre i lidi senza posa; e a me
talentò sempre piuttosto virtù senza danaro, che dovizie con superbia,
con malignità, o con istolidezza...
--Don Francesco, duolmi per iscolpare me dovere appuntare altrui; ma
importa che sappiate come Giacomo, vinto dalla sua passione,
m'ingannasse affermandomi, sotto parola di gentiluomo onorato, voi
sciente e consenziente le nostre nozze: solo per certi particolari
riguardi desiderare, che i nostri sponsali rimanessero per alcun tempo
celati...
--Ed ecco come--esclamò il Conte percuotendo di forza con un piede il
pavimento--il disprezzo del primo dovere di gentiluomo, ch'è la
lealtà, conduce sempre in miserabili rovine. Voi pertanto foste
ingannata; io tradito. Forse potrei riprendervi di soverchia facilità
a credere;--forse potrei chiamare incauti i vostri parenti, e
voi;--ma, in qualunque caso, qual colpa mai avrebbero i vostri
figliuoli?
--Ed è appunto per questi, che pure sono sangue vostro, e devono
continuare la vostra discendenza...
--E ne avete?...
--Quattro, e leggiadrissimi tutti--angioli d'innocenza e di
beltà--rispose vivacemente Luisa mentre le pupille le sfolgoravano
traverso due grosse lacrime, figlie dell'orgoglio materno...
--Com'è feconda la razza delle vipere!--pensò nel suo segreto il Conte
Cènci;--poi con labbra sorridenti riprese:
--Dio ve gli salvi...
--Padre mio le vostre parole mi ridonano gli spiriti. Ascoltatemi
dunque, perocchè io sia venuta appunto per favellarvi dei vostri
nepoti. Voi vedete in me una madre desolata, una vera madre del
Pianto. Di me non parlo. Non badate a questo abbigliamento vilissimo,
per cui divenni favola poco anzi dei vostri medesimi staffieri.....ma
sappiate che i figliuoli miei, i nepoti vostri, non hanno vesti che
bastino a cuoprire la loro nudità;--mancano spesso di pane per saziare
la fame.--
E le lacrime d'orgoglio, che versava poco anzi liete e rare, si
convertirono nella povera madre in pianto dirotto, e pieno di dolore.
--Come può essere questo? Certo io non vorrò negare di essermi
mostrato sempre a Giacomo piuttosto scarso, che no; però che la
esperienza mi avesse ammaestrato, com'egli crescesse nei costumi poco
lodevoli in proporzione della facoltà ch'ei possedeva per alimentarli.
La botte delle Danaidi fu favola, ma la prodigalità di mio figlio è
vizio pur troppo irreparabile. A me repugnò sempre contribuire a
renderlo peggiore di quello ch'ei sia. Mi ha ognora trattenuto dal
mostrarmi largo soverchiamente con lui una sorte di rimorso, e il
timore di doverne rendere un giorno conto a Dio. Se i nostri antenati
non avessero fondato i fidecommissi, ed io non attendessi a imitarli
in questa lodevolissima pratica, ma sapete mia cara Signora, e
spettabile nuora mia, che io andrei pensoso--ma pensoso davvero
intorno alla sorte dei vostri figli, e miei nepoti?--Nonostante ciò,
mi sembra che con duemila ducati annui si possa provvedere alle
necessità, ed anche alle comodità della vostra famiglia.
--Ma Giacomo afferma che voi gliela trattenete, e che gli gettate
pochi scudi, così di tanto in tanto, piuttosto in segno di oltraggio,
che in sollievo della sua miseria...
--Egli lo afferma? E forse anche lo giura con la stessa parola di
gentiluomo onorato con la quale vi accertava me sciente, e
consenziente del vostro matrimonio?--Io non vi giuro, perchè mi è
stato insegnato che il parlare del Cristiano ha da essere: sì, sì; no,
no...Ma ecco, chiaritevi di per voi stessa sopra i libri di casa (e
preso un libro di ricordi lo aperse, glielo pose sott'occhio
segnandole col dito diverse partite, che la nuora si astenne di
leggere) se gli sia stata pagata, o no, la pensione pattuita. Poichè
questo sciagurato riduce il suo genitore alla umiliazione di
giustificarsi, le pietre stesse insorgeranno per fare testimonianza
contro di lui.--Calunnia--e sempre calunnia ingiustissima; eppure non
è la più trista delle colpe, che deva rimproverare a Giacomo il mio
cuore paterno! Ma i miei dolori devono rimanere sepolti qua dentro.
Ahimè! Francesco Cènci, quanto sei misero padre, ed infelice
vecchio...Ahimè!--E si cuopriva con ambedue le mani la faccia.
Luisa alla venerabile sembianza, allo accento di uno affanno così
profondo si sentiva commossa. Il perverso, sempre con voce di lamento,
proseguiva dicendo:
--Potessi almeno trovare un cuore col quale sfogare la immensa
amarezza dell'anima mia!...
--Padre mio!--Signor Conte...ed io pure sono madre e sposa
infelicissima,--sfogatevi...noi piangeremo segretamente insieme...
--Egregia donna! Mia buona figliuola! No--no--la religione della
moglie consiste nello stare attaccata come osso a osso all'uomo, che
scelse a suo compagno nella vita:--però io devo astenermi dalle
parole, e forse ne ho favellate troppe, chè potrebbero farvelo amare
meno... O Giacomo! quanta notte di angoscia tu versi sopra gli estremi
anni del tuo povero padre! Ecco mi è ignota la faccia dei miei
nepoti--gentile orgoglio degli avi.--Noi potremmo vivere tutti sotto
il medesimo tetto, uniti nella benedizione di Dio! Questo palazzo è
troppo vasto per me; io lo percorro solitario, e assiderato; io, che
dovrei specchiare le mie sembianze rinnuovate nelle sembianze dei miei
nepoti--io, che dovrei riscaldarmi nelle loro carezze; tra i cuori
nostri, che anelerebbero accostarsi, e le nostre persone sorge un muro
di bronzo; e tu, sciagurato Giacomo, ne sei stato l'artefice!
Luisa, considerando la sembianza del vecchio tinta nella cenere
dell'odio, temè avere aggravata soverchiamente la sorte del marito.
Onde cauta si ritrasse domandando pacata:
--E tanto vi offendono, Padre mio, le colpe del vostro figlio, che la
speranza di un meritato perdono non possa scendere mai dentro il
vostro cuore paterno?
--Io lascio giudicarlo a voi. Vi rammenterò cosa, la quale per essere
conosciuta universalmente mi dispensa da rinnuovarne l'acerbo
racconto. E chi fu quegli che condusse Olimpia a dettare lo scellerato
memoriale al Papa, per cui mi svelsero dalle braccia cotesta figlia
traviata con tanta ferita al mio cuore, e danno della mia
reputazione?--Giacomo.--Chi procurò che cotesto libello infamatorio
pervenisse nelle mani di Sua Santità?--Giacomo.--Chi fu che, prosteso
ai piedi del Vicario di Cristo, lo scongiurò con sospiri e con lacrime
della mia morte?--Chi?--Un nemico, forse? L'erede di uno, a cui io
avessi dato la morte?--No--Giacomo--l'uomo, che mi deve la vita...
--O Padre mio, deh! via, placatevi: forse vi riportarono di Giacomo
più, e peggio di quello ch'ei dicesse o facesse. Il vostro antico
senno conosce l'usanza pessima dei servi di mettere male del caduto in
disgrazia presso il padrone, ingegnandosi di venirgli in grado
coll'aggiungere legna al fuoco.--E se anche i falli del vostro
figliuolo fossero gravi come voi dite, risovvengavi ch'egli è vostro
sangue;--risovvengavi che il nostro Signore Gesù Cristo perdonò a
coloro che lo avevano crocifisso, perchè non sapevano quello che
facevano...
--Ma Giacomo sa troppo bene quello che si faccia. Ogni giorno egli
cresce nella sua empietà:--ogni ora egli si affatica a togliermi la
fama, e questo avanzo infelice di vita ...--Ferocemente impaziente il
figliuolo meraviglia della lentezza della mia morte, a cui crebbe le
ali con tanti desiderii.--Senti, figlia mia; e se lo impeto gitta
l'argine e trabocca, tu vogli perdonarmelo. Però questi orrori, io ti
raccomando stieno fra Dio, me e te: soprattutto i miei nepoti
gl'ignorino sempre, onde non imparino ad aborrire il padre loro.--Ora
sono pochi giorni egli venne qui a pervertirmi Beatrice e Bernardino,
persuadendoli perfidamente avere io procurato la morte di Virgilio;
come se cotesto infelice fanciullo, per somma sventura sua e di me,
non fosse colto dal male insanabile del tisico. Nè questo è tutto: giù
nella Chiesa di san Tommaso, eretta dalla pietà dei nostri avi, e da
me restaurata, mentre si celebravano esequie solenni all'anima del
defunto figliuolo, convertita la bara in cattedra di abominazione,
senza rispetto alla santità del luogo, ai sacri altari, alla religione
del rito, al Dio presente, congiurava con gli altri traviati figliuoli
e la consorte--la morte mia...--Tu fremi, buona Luisa?--Sospendi il
tuo orrore, chè avrai a fremere di bene altre cose poi. Quando io,
misero padre! mi faccio a piangere sul cadavere dell'angelica
creatura, avanti tempo chiamata a vita migliore, io non so quale o
nuova insania, o inaudita rabbia gli strascinasse... ecco mi
rovesciano addosso il morticino... mi percuotono... mi feriscono...
Guarda, figlia, di per te stessa, esamina... io porto impressi nel
volto i segni del sacrilego attentato...
Qui si fermò come rifinito dall'atroce memoria; quindi, in suono di
pianto, riprese a favellare:
--D'ora in avanti, quando mi verranno incontro i miei figliuoli...
Giacomo sopra tutti... sai tu, che cosa mi toccherà a fare? Tentare se
mi abbiano bene affibbiato il giaco... frugare se mi sia dimenticato
il pugnale. Tra lui e me porre un cane fedele, che dal suo furore mi
preservi la vita... Sì, un cane; poichè il mio sangue mi procede
siffattamente nemico. Sfiduciato della razza umana, bene è forza che
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