Roberta - 6

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--«Chi direbbe, questo, un convegno d'amore?»--si domandò, mentre
Emilia aveva cominciato a parlare.
--Mi ha scritto che desiderava un colloquio,--ella disse, incerta
nella voce.--Perchè vuole spiegarmi una cosa assurda ed inutile?...
Non le basta avere per sempre spezzato la nostra amicizia, dandole un
significato che io non posso accettare?
Egli incrociò le braccia al petto, e dichiarò:
--Non è cosa assurda, il mio amore; forse, non sarà cosa inutile.
Debbo ripetervi quanto vi ho già scritto: ho bisogno di voi per
vivere.
--No!--proruppe Emilia, alzando la testa a guardar, più che l'uomo, la
realtà della passione ond'era ormai stretta e incalzata.--Io non
ascolto queste frasi. Con una parola posso toglierle ogni speranza, se
non le ha tutte ancora perdute.... Odio l'amore di Lei, odio l'amore
di chiunque.
Cesare fece un passo verso la leggiadra figura dolorosa, la quale
parlando aggiungeva una grazia ignara al suo aspetto, e gli toglieva
l'ombra di durezza, che l'abito aveva tentato di dargli.
--Emilia,--egli disse, prendendole una mano.--Voi mi sapete incapace,
per indole e per abitudini, a compor delle frasi.... Mi vedete calmo,
perchè non ho esitanze, e la fine di questo convegno sarà anche la
fine di lunghi tormenti.....
--Non si muore per una donna sconosciuta,--mormorò Emilia,
distogliendo lo sguardo dal volto di Cesare, e liberando la mano....
--Sconosciuta?...--esclamò il Lascaris.--Io vi conosco.
La giovane tornò a fissargli in viso gli occhi grigi, a cui la luce
scialba non aveva rapito l'espressione di smarrimento e di timida
carezza.
--....E so che in questo istante nessuno è meno sincero di
voi,--proseguì l'uomo, con voce calda.--Volete ingenuamente tradire
voi medesima.... Perchè non dirmi che vi sono indifferente, che non
v'ispiro la simpatia più modesta?... Ciò è ben possibile!... Ma mi
dite che tutti gli amori vi sono odiosi, ed è falso, Emilia. Voi
desiderate l'amore quanto lo desidero io; voi l'aspettate, come
vogliono la giovanezza vostra e la vostra bellezza. Siete pura, ma non
fredda, nè insensibile.
--Oh, ve ne prego!...--ella interruppe, Avvertendo una vampata di
rossore salirle alle guance e alla fronte, per l'acuta indagine, la
quale pareva emergere da un di quei sogni, che non dànno tregua, e
popolano la mente di fiamme, e soffian sulle carni.
Cesare le afferrò di nuovo le mani, le trattenne, inginocchiato presso
di lei, parlandole quasi all'orecchio.
--Ascoltami, Emilia, e rispondimi. La tua anima non ha più segreti per
me; essa vive con la mia, da lunghi giorni, da mesi.... Perchè
sottrarla alla gioia?... Perchè odii il mio amore, se ancòra non si è
espresso? Non è una passione della quale tu debba arrossire. Non è un
ingannò. Forse, colmerà la lacuna de' tuoi sogni...
Emilia pensò in quel punto:
--«Davvero, dunque, la mia alcova è chiusa invano.... Qualcuno vi
passeggia in ispirito ogni notte....»
Il rossore bruciante che di nuovo soffuse il volto della donna, fece
pensare a Cesare:
--«Ah, quest'abito nero sarà l'ultimo, che me la tolga allo sguardo!»
Avvenne una pausa brevissima. Si guardarono negli occhi, sentendo
quasi tattile il nembo del destino che li avvolgeva.
Era qualche cosa tragica, fra loro, come un urlar lontano di lupi
famelici, che a mandra lascino le steppe nevose, per addentrarsi ov'è
speranza di preda. Grandi visioni li turbavano, inesplicabili visioni
d'altri luoghi e d'altri tempi. La passione quasi taceva, innanzi al
mistero di due anime congiunte da ineluttabile fatalità.... Era il
silenzio minaccioso, il quale precede un terribile duello?... Era la
corrente del fascino, irradiatrice d'ultimi bagliori, prima che i due
corpi balzino, s'allaccino, si travolgano nell'eternità?
Ascoltavano come lo stormire di una immensa foresta.
Emilia si scosse la prima, bruscamente, atterrita. Udì le parole
intime dell'uomo, e le interruppe con un grido, chinandosi su di lui:
--Ma io, io, non vi conosco, Cesare!... Io non so chi voi siate!...
Che cosa avete fatto di me?
--È vero,--disse il Lascaris.--Hai bisogno del mio passato, Emilia,
per giudicar del nostro avvenire.
--Neppur questo,--ella seguitò, con voce profonda, quasi mistica nel
silenzio vivo del giardino.--Neppur questo, Cesare. I fatti son forse
ben poca cosa, in paragone dei sentimenti.... Ma io non so il vostro
animo.... Chi siete? Ditemi chi siete! Che cosa volete da me? Vedete
come sono triste? Non vi manca il coraggio di prender parte alle mie
angosce? E perchè volete sacrificarmi il vostro avvenire?...
Così parlando, ella non ebbe forza a trattenere un affettuoso gesto
istintivo, in cui la sorella pareva confondersi con l'amante; e le sue
mani sfiorarono i capelli del giovane, e vi s'indugiarono in una mite
carezza.
--Dimmi che mi ami, prima!--egli esclamò, stendendo le braccia a
cingerle il busto, con un gioioso slancio di vittoria.
Le cercò avidamente la bocca, e la risposta migrò da labbra a labbra,
non udita nemmeno dalle pallide foglie immote. Ma poichè Emilia
sentiva la stretta divenire ardente, e il suo cuore e il cuore
dell'uomo precipitare i battiti come nell'ora delle supreme follie,
ella aggiunse:
--Lasciami!... Lasciami!... Lasciami!...
E si scostò con un balzo.
Da quel punto, tutto aveva mutato significazione. Il passato era
sepolto nell'oscurità; non fiammeggiava di fronte ai due innamorati se
non il futuro, un'ampia via pagana, che luccicò un attimo
visibilissima ai loro sguardi; poi essa pure si spense, e Cesare ed
Emilia si ritrovarono nella notte, nel chiosco, entro il circolo delle
cose reali, che dovevano essere vissute ad una ad una. _Nero_ si
drizzò inquieto. Aveva udito romore e scrutava nel giardino
grigiastro, le orecchie aguzze; cominciò a ringhiare, e si slanciò
fuori d'un tratto, abbaiando distesamente.
Emilia pure aveva guardato la villa, impallidendo; e mentre Cesare la
raggiungeva, ebbro di desiderii, avido di baci, ella lo arrestò con la
mano.
--Ve ne prego!--disse con voce spenta.--Che cosa ho fatto? Che cosa
speri?
--Ah non pentirti di vivere!--esclamò il Lascaris, vedendole il volto
tutto bianco di sgomento.--Più tardi, più tardi, mi dirai: concedimi
ancòra un lampo di felicità.
E fissandola così ritta, pallida, pallidissima per l'abito bruno, per
il diadema di capelli neri, coi grigi occhi illuminati da
un'espressione in cui lottavano mille sentimenti contrarii, fissando
la svelta forma, ch'egli aveva temuto di non potere allacciar mai
colle braccia,--l'inno semplice e immortale gli sgorgò dal cuore e
dalle labbra:
--Come sei bella!--proruppe, non osando quasi avvicinarla.--Come sei
bella, anima mia, divina statua!... Come sei bella!
Emilia rabbrividì allora, al sogno: l'uomo che sorridendo le aveva
preso una mano, appena per l'estremità delle dita, e l'aveva condotta
sulla soglia della porta invarcabile. Fuori del sogno, in quella notte
estiva, Cesare era ancòra innanzi a lei, ed ella rabbrividiva di
spavento e di pudore....
--Dimmi che vuoi essere mia per sempre,--egli le susurrava,
prendendole una mano, timidamente, appena per l'estremità delle dita,
e chiamandola a sè.--Perchè non comprendi che io ti amerò sempre come
oggi? Io darò per te il mio sangue, la mia vita, il mio orgoglio;
abbandonerò gli amici, porterò superbo il più greve giogo che ti
piaccia impormi; rinnegherò ogni fede, e avrò la tua sola fede, la tua
religione....
Quindi aggiunse, esaltato, traendola dolcemente a sedere sulle sue
ginocchia, e cingendola con le braccia:
--Tutto questo, io te l'ho già detto, da molto tempo. E tu l'hai
udito, non è vero, senza che io parlassi? Hai capito che la mia
esistenza cessava, per raddoppiarsi con la, tua?...
Abbandonata fra le braccia di lui, Emilia non osava far moto, bevendo
la dolcezza dell'inno eterno. E di repente, sollevò la testa col suo
atto risoluto, e offerse il viso ai baci, perdutamente, ebbramente,
avvinghiata al petto dell'amante. Tutti i baci scesero sulla bocca di
lei, sugli occhi, sui capelli, sulla gola; ella li rese, così assetata
di delizie, che non avrebbe resistito al tentativo più audace.
Sotto l'impeto della passione senz'argini, ebbe d'improvviso la
visione della strada che conduceva a Pieve di Sori; vide sè stessa
calma in apparenza e turbata nell'anima: vide Cesare al suo fianco;
capì come già da quel giorno tutto fosse stato predisposto....
Ella aveva resistito assai, aveva sacrificato abbastanza alla
verecondia del suo sesso. Nessuno avrebbe ormai osato condannarla.
--Ascoltami,--disse Cesare sottovoce.--Non mi negherai ciò che ti
domanderò?
Sorrise, vedendo Emilia ritrarsi un poco, e fissarlo inquieta.
--È un piccolo capriccio,--aggiunse,--una cosa puerile.... Voglio
salir con te nella tua camera da letto; voglio vedere dove tu
riposi...
--No, no, no,--rispose la giovane, sgomenta.--È impossibile.... È già
una pazzia riceverti qui.... Non chiedere.... Debbo rifiutare....
--Faremo così adagio,--proseguì Cesare, tranquillamente
implacabile.--Saliremo all'oscuro: tu mi condurrai. Resteremo un solo
minuto; vedrò dove tu riposi, e torneremo.... Non rifiutare, mia
divina.... Voglio respirare il profumo della tua camera, un minuto
solo....
Mentr'egli parlava, la donna s'era levata dalle ginocchia di lui, e
guatava la villa piena d'ombra.
--Dov'è la _sua_ finestra?--interrogò il Lascaris, ritto alle spalle
d'Emilia.
--La finestra di mezzo è la _sua_ finestra,--mormorò Emilia, immobile.
--Senti che silenzio?... Dorme.... Non la sveglieremo.... Suvvia,
anima, non rifiutare!
--Ma non capisci?--esclamo Emilia, volgendosi a guardarlo.--Non
capisci che rifuggo dal condurti nella casa dov'ella dorme...?
--Di che cosa siamo colpevoli, Emilia?--rispose Cesare.--Quando vivrai
dunque per te, senza spettri? Manchi di fede a qualcuno? Sono io
legato a qualcuno? Siamo liberi; ci amiamo.... Perchè devi arrossire?
E camminando per il chiosco, seguitò concitato:
--È dunque vero che hai rinunziato a vivere! Non potevo credere, tanto
la cosa è triste e strana! Ti vergogni d'amare, e ti avveleni ogni
istante di gioia! Dovrò nascondere la passione ch'è il mio orgoglio,
per lasciar dormire i tuoi scrupoli?
--Cesare!--implorò la giovane, fermandolo e prendendogli una mano.
Esitava; guardava ora lui, ora la villa assopita coi due palmizii i
quali ne vigilavano il sonno.
--Vieni!--disse rapidamente.
Cesare spense la lampada sulla tavola, ed uscirono dal chiosco.
Il giardino susurrava con un brivido ignoto alla vita diurna, e il
gracidar delle rane era cessato; ma certi fiori che non s'aprono, se
non nell'umidità dell'ombra, effondevano un profumo di notte romantica
ed antica. Emilia pensò alle sere innocenti in cui scendeva ad aspirar
la fragranza selvatica di quei fiori, tra i quali le lucciole
nottiludie vibravano i loro piccoli lampi.
--_Nero!_ Povero _Nero!_--ella mormorò, vedendo il cane sbucar da un
viale, e tornare a lei.
Esso veniva cautamente, trascinandosi dietro la catena; Emilia si
chinò a staccargliela dal collare, e il cane si drizzò a ringraziare,
scodinzolando.
--Va, va, _Nero!_--disse Cesare, a bassa voce.
--È inquieto: vuol seguirci,--osservò Emilia.--Non si fida....
--Non si fida di me,--soggiunse il Lascaris, sorridendo.
Emilia gli strinse la mano in silenzio. Quanto più procedeva, tanto
più si smarriva di coraggio; l'inutile audacia di ciò che stava per
fare, le sembrava enorme.
--Sai quale pericolo affrontiamo?--bisbigliò, quando giunsero a' piedi
della breve scala di marmo--....Di notte, ella si sveglia, e qualche
volta entra nella mia camera,
--Perchè?
--Ha paura.
--Di che cosa?
La giovane fece un gesto perduto, rabbrividendo.
--E tu temi anche per questa notte?--chiese il Lascaris, con lo stesso
fremito.
Emilia tacque, guardò la scala bianca, e, al sommo, la porta chiusa.
--Vieni, vieni!--ripetè febbrilmente.--Non temo nulla.... Ti ho
promesso....
Parve infinita la breve scala; parve ai due innamorati che nella
oscurità qualche spirito potesse ergersi minaccioso; sentirono il
respiro affievolirsi e il battito del cuore crescere vertiginosamente.
Procedettero, sapendo pure che ad ogni passo il pericolo aumentava.
--Eccoci!--susurrò a un trattò la donna, aprendo cauta un uscio.--Sei
nella mia camera.
--Chiudi la porta che comunica, ed accendi, accendi un lume, una
lampada,--pregò Cesare, stringendo Emilia fra le braccia.
--No! No! Sei pazzo?--balbettò questa, tutta tremante.--Se non
dorme?... Udrà il romore, vedrà la luce....
Ebbe un sussulto che la scosse dalla testa ai piedi. Le sembrava già
di scorgerla sulla soglia, d'ascoltarne il grido.... Come erasi potuta
dimenticare così? In brevi ore, ella s'era mutata, compieva degli atti
di cui non aveva quasi coscienza, e che in pieno giorno le sarebbero
parsi d'un'arditezza proterva e malsana.
--Perchè siam venuti qua su?... È una cosa spaventevole,
Cesare!--continuò, soffocata dalla paura.--Ella cammina così
adagio!... E l'uscio è aperto; non si può chiuderlo; stride.
--Suvvia, anima,--tentò l'uomo,--non pensare.... Dorme!...
Parlavano senza vedersi, ritti ed abbracciati, con le voci morte; a un
passo da loro, non si sarebbe udito verbo. Infine, dopo una pausa
d'angoscia, Emilia dichiarò:
--È impossibile resistere.... Voglio assicurarmi che dorma....
Aspettami; non muoverti di qui; entro nella sua camera e torno.
Già si avviava decisamente; ma Cesare la trattenne.
--Vuoi andare così?--disse.--Così vestita?... Se non dorme,
t'interrogherà.... Che cosa risponderai?... Spogliati!...
Hai dimenticato che son le due di notte,--proseguì,
sorridendo.--Spògliati, Emilia; devi fingere di essere scesa
dal letto.... Spògliati!
La voce era commossa, quasi l'invito avesse avuto un'altra, ben più
cara significazione; e l'idea lo incalzava senza pietà, non venuta da
lui, non meditata prima, balzata viva dalle tenebre infide.
--Spògliati,--ripetè.--È oscuro; non potrò vederti. Dubiti di me?...
Coraggio, mia divina; l'uscio è aperto, ed ella può giungere.
--Ah, non lo dire!--esclamò Emilia, aggrappandosi a lui, come per
sottrarsi al pericolo.
Angosciata, smarrita, con un ronzìo di terrore negli orecchi, la
giovane avrebbe in quell'istante obbedito a qualunque voce
imperiosa.... Girò lo sguardo nella spessa tenebra; non uno spiraglio
di luce che potesse tradirla.... Si decise.
--Sì, sì, mi spoglio,--acconsentì febbrilmente, senza pensare che la
parola sembrava in bocca di lei un grido di passione.--Farò come tu
vuoi, Cesare.... Mi spoglio!...
Cesare la sentì staccarsi e avventurarsi nella camera, francamente,
con l'infallibile destrezza dell'abitudine. Egli aveva trovato il vano
della finestra, e vi stava immoto.
Non mai un più energico dominio di sè stesso gli era stato imposto; si
curava ben poco del pericolo, si rideva dell'uscio aperto. A due passi
da lui, l'amante si spogliava tutta, e rivestiva la molle veste
notturna. Oh, giungere alla donna invisibile, e sentirla palpitare fra
le braccia!... Vi doveva essere un momento in cui l'oscurità ammantava
il corpo nudo di Emilia, e glie la sottraeva allo sguardo innamorato.
Egli pensava alla sventura dei ciechi, profonda come un abisso.
E sussultò, udendo; la voce della donna mormorare sommessamente:
--Ecco; ora vado.... Aspettami.... Tornerò sùbito....
Egli protese le braccia nell'ombra, bevendo, il profumo della giovane
discinta; ma non riuscì se non a sfiorare una mano di lei, che non si
lasciò attrarre.
--Aspettami,--disse ancòra Emilia.--Dopo, sarò più tranquilla.
Cesare si calmò.
Ella doveva tornare. Nessuna forza umana, allora, avrebbe potuto
contenderla al suo destino.


XIII.

Il cane, che aveva abbaiato buona parte della notte, e che ancòra
abbaiava, da lontano, da vicino, per una grande inquietudine,--non
aveva permesso a Roberta di addormentarsi.
Era a letto, ma leggicchiava uno de' suoi libri romantici, alla luce
di un doppiere, sul tavolino; e le avveniva di ripetere una stessa
frase, senz'afferrarne il significato.
Quando scorse Emilia varcar la soglia, stese le braccia, ed un buon
sorriso le rischiarò il volto. Emilia s'accostava, tutta chiusa in una
leggera veste da camera, con un gran collare alla Stuart, i capelli
crespi e lunghi snodati per le spalle.
--Anche tu non dormi?--chiese Roberta.--_Nero_ non è mai stato così
cattivo...! Come sei rosea!--aggiunse, guardandola attentamente,
nell'abbracciarla.--Come sei calda!--osservò ancòra, prendendole le
mani.
--Smetti di leggere,--le ordinò Emilia.--Ora dormirai, non è vero?
I suoi occhi contemplarono quasi con ostilità il volto della sorella e
le forme che s'indovinavano sotto le lenzuola. Ella tremava al
pensiero che se non avesse affrontato così il pericolo, Roberta
sarebbe venuta a trovarla; e sentiva nell'animo agitarsi il rancore
per colei, la quale anche da lungi dava ombra a tutta la sua vita, e
le dimezzava, le rubava un'ora della breve felicità.
Accomodò i guanciali a Roberta, e le tolse il libro. Sapeva d'avere
sulla giovanetta un impero senza confini; la sua mano passata nei
capelli di lei, per materna carezza, poteva addormentarla; la sua
presenza era più volte bastata a rassicurarla da qualunque timore.
--Come sei calda!--ripetè la fanciulla, avvertendo la carezza tra i
capelli biondi.
--Dormi, dormi!--Emilia mormorò impaziente.
Agiva con la tranquillità consueta; e tuttavia, se Roberta avesse
voluto oltrepassar la soglia, ella si sarebbe uccisa, piuttosto che
darle il passo.
--Chi sa perchè _Nero_, abbaia in questo modo?--osservò Roberta,
udendo ancòra il latrato del cane, sotto la finestra.
--Risponde agli altri, che abbaiano nelle altre ville,--disse la
giovane.--Hai paura anche del cane, stanotte?
--No, non ho paura.... Rimani fin che mi sono addormentata?
--Sì, certo; fin che ti sei addormentata....
Roberta sorrise, e chiuse gli occhi, tossendo di tempo in tempo.
--«Dormi,--le imponeva la sorella col pensiero.--Io sfiorisco
lentamente qui, ma qui non dovrei essere, e il mio destino è più forte
d'ogni calcolo pietoso. Dormi; non rapirmi il tempo che è mio, non
amareggiarmi l'ebbrezza che tu ignori, e che mi appartiene.»
La guardava con uno sguardo quasi magnetico, e la sua mano non ristava
dalla lenta carezza, in cui si era trasfusa una volontà imperativa, in
cui vibrava un dominio nuovo e assoluto. A poco a poco, il respiro
della giovanotta si fece eguale; sotto le palpebre, gli occhi non
vagarono più; la bocca si schiuse leggiadramente; il corpo tutto si
distese in una quiete benefica e profonda.
Allora Emilia ritrasse la mano; il suo còmpito era terminato; Roberta
dormiva....
Fu, d'un tratto, come se in un perduto villaggio di montagna
risonassero inaspettate mille trombe di guerra.... Nell'animo
d'Emilia, la quietudine della camera virginale e il proprio contegno
affettuoso, non ebbero più senso; ella si volse ad altre imagini; una
turba d'aspettazioni gioconde la invase.... L'intermezzo candido era
finito, e la notte di fiamme la riallacciava....
Prima di spegnere il doppiere, si chinò sopra Roberta per udirne
ancòra il respiro eguale, e la fissò un attimo duramente, con la
crudeltà d'un egoismo che trionfa.
Poi soffiò sulle candele, uscì, accostò la porta, stette un poco in
ascolto, e quasi di corsa traversò il salotto per raggiungere
l'amante.


XIV.

--Non dormiva,--ella disse in un tronco bisbiglio.--Ora l'ho
addormentata.... Ma, tu partirai, Cesare, non è vero?... È l'alba....
--Mancano tre ore all'alba. Non mandarmi via, adorata,--pregò Cesare,
trovando la donna nell'ombra, e abbracciandola come avesse temuto di
non più rivederla.
Egli, aspettando, aveva fatto il giro della camera, e nella densa
oscurità poteva adesso muoversi non meno destramente d'Emilia.... Pure
aspettando, aveva udito i colpi di tosse, e aveva pensato alla
fanciulla; un confronto audace tra le due sorelle gli si era imposto
allo spirito, gli aveva infiammato le vene d'un ardore quasi cupo....
Andò all'uscio che comunicava, e lo chiuse, senza farlo stridere,
prudentemente.
--Che cosa fai?--domandò Emilia, la quale conosceva il romore.
--Chiudo.... Voglio vederti....--rispose il Lascaris, tornato a lei,
riprendendola fra le braccia.
--Per carità, non pensarlo....
--Voglio vederti, mia unica bellezza, coi capelli sciolti così.... Che
profumo hanno i tuoi capelli!
--Non insistere, Cesare.... Appena siamo sfuggiti a un pericolo.
--Dorme; se anche si sveglia, non oserà disturbarti nuovamente.
Emilia s'accorse ch'egli la lasciava...
--Si vedrà il lume,--disse, impaurita.
--È inutile; è tutto inutile,--esclamò il Lascaris,
abbassando poi sùbito la voce imprudente.--Non resisto più a
una simile tortura; dovessi perderti per sempre, voglio
vederti così, come ti ho sognata e non ti ho vista mai....
Questa notte, non ha paura, è tranquilla,--continuò, mentre
s'avvicinava al tavolino, sul quale aveva prima tastato un
lungo candelabro.--Tu l'hai rassicurata,--soggiunse.--Una
forza divina ci protegge....
E accese i cinque bracci del candelabro, e si rivolse.
Emilia s'avvide che il momento era terribile; non tanto pel pericolo
di Roberta, forse, poichè ogni notte in camera era accesa la lampada
pènsile, e l'oscurità sarebbe parsa alla fanciulla più strana della
luce; quanto per l'uomo, superbo di desiderio e di speranze.
No; Emilia doveva confessarselo: ella non lo conosceva, non aveva mai
supposto d'essere così violentemente agognata, di poter così
intimamente mutarlo.... Per tutto il volto di lui raggiava un maschio
tripudio; la linea scura della fronte era scomparsa; si sarebbe detto
che la morte sola potesse arrestarlo.... Emilia lo fissava, amandolo;
e cercava un mezzo, pensava a un grido per isfuggirgli.
--Non vi avvicinate!--gli ordinò, a bassa voce.--Non vi avvicinate!
Girò lo sguardo intorno, più sgomenta di sè che di lui, non sapendo
come togliersi all'abbraccio, che presentiva invincibile.
--Volete approfittare della mia debolezza e del pericolo!--gli lanciò
ancòra.--È un tranello, questo!
Cesare s'era fermato, pallido.
--Che cosa dici, Emilia?--susurrò,--che cosa temi?
--Non avvicinatevi!--ripetè la giovane, con lo stesso imperio nella
voce.
Ella ignorava d'essere straordinariamente bella. Abbandonata sul
letto, svelata dalla luce aurea in ogni linea della sua positura di
battaglia e di rifiuto, dominava l'uomo e i desiderii con uno sguardo
bruciante.... Aveva chiamato a raccolta le formidabili energie di
resistenza, insite nella donna; e ormai riposava tranquilla, sapendo
che così debole, così indifesa, non aveva tuttavia nulla a temere,
poichè non temeva più nulla da sè medesima.
Cesare capì.
--Perdonatemi,--disse lentamente.--Vi ho spaventata!, e ve ne chiedo
perdòno.... Volete concedermi di baciarvi le mani?
Emilia lo lasciò avvicinare e gli diede le mani, ch'egli si chinò a
coprire d'intensi baci; ella lo guardava, sommesso e vinto; ma quando
Cesare allungò un braccio per cingerla intorno al busto, la donna si
sciolse vivamente.
--Non osate di più,--disse.--O mi alzo, e vado da Roberta, e mi vi
rinchiudo.
Poi, mentre il Lascaris le si sedeva ai piedi, sulla candida pelle
d'orso ch'era stesa di fianco al letto, Emilia seguitò:
--Questa, è stata una notte di pazzie.... Anche ora, siamo in mano del
caso, ed io posso perdermi, da un minuto all'altro.... Una simile
notte, non tornerà più. Avete voluto sapere s'io vi amassi.... Lo
avete saputo; ed è molto...., ed è tutto....
--Tutto?... Tutto finirà qui?--domandò Cesare angosciosamente.--Vi ho
chiesto se volete essere mia per sempre.... Tu lo vedi, Emilia; io non
ho mai supposto che tu potessi essere una conquista.... Per il tuo
amore, ti offro la mia vita.....
«Dove vai?»--gridò in quel punto lo spirito loico nell'animo dell'uomo
libero.... Ma l'uomo non ebbe tempo a rispondersi, che già
l'attitudine d'Emilia s'era cangiata, e sul viso di lei tornava la
chiara fiducia, e nella sua preziosa figura splendeva il gaudio d'una
felicità senza sospetto.
Poi ebbe un cenno muto della testa, verso l'uscio chiuso.
--Il nostro avvenire è là,--disse.--S'ella si oppone, siamo perduti
per sempre....
--Tu non lo pensi!--esclamò il Lascaris, levatosi in ginocchio a
guardarla con intensità.--Non è possibile fidar due esistenze al
capriccio d'una fanciulla!...
--Noi giuochiamo anche la sua vita, e tu non lo capisci!--insistette
Emilia, solcando ancòra teneramente con la mano i capelli di lui.--Tu
non capisci quale strazio sarebbe per me stessa il compiere un atto
che potesse amareggiarla!... Ma lo capirai, non è vero? quando ti dirò
che sono pronta a rinunziare, se la mia rinunzia le darà un giorno di
pace....
--Siete pronta a rinunziare?--ripetè Cesare.--E come chiamate, allora,
il sentimento vostro per me?... Se mi amaste, non esitereste un
istante a superare un ostacolo...
Si drizzò in piedi, e rimase a testa bassa, pensando.... Aveva
pronunziato le ultime parole con tanto odio, che la giovane sentì un
leggero, brivido correrle per le spalle.
--Voi non pensate....--egli proruppe quindi.
Emilia fece un gesto di preghiera, perchè smorzasse la voce incauta;
scivolò dal letto, continuando il gesto silenzioso, e andò all'uscio,
e vi restò qualche minuto, con tutto il sangue alle tempia e al
cuore.... Le era parso d'udire un colpo secco di tosse, lontano; poi,
rassicurata dalla taciturnità successiva, s'appressò a Cesare.
--Può svegliarsi,--disse.--Non abusiamo della nostra fortuna!... Va!
Va! Tornerai quest'altra notte, mio amore!
Ma Cesare non ascoltava; osservando l'atto pieno di grazia, col quale
ella s'era un po' inchinata a studiare il silenzio oltre la porta, e
l'armonìa del suo passo inavvertibile,--l'uomo le andò incontro, di
nuovo in preda a un'esultanza veemente, l'accolse e la serrò nel
cerchio delle braccia, la ricoperse di baci vivi, sentendola tutta
fremere.
Fu di quegli schianti appassionati, che sfiorano i giovani corpi come
folate aquilonari, e in una vita rimangono, inestinguibili. Ambedue
gl'innamorati risplendevano, per la gioia di spezzar fugacemente la
catena diuturna, di riscattare il passato gelido, forse l'avvenire
temibile, con un magnifico slancio d'oblio....
Cesare adagiò sul letto la donna, languida; le mani di lui avevano
sganciato l'abito notturno d'Emilia, e ancòra un gesto gli avrebbe
tutta scoperta l'amante, nuda e bianca, sotto i cinque raggi del
candelabro.... E osò il gesto rapido, e la contemplò nivea fra la
molle custodia della veste, e le sue labbra diedero i baci ultimi....
La scena era stata così violentemente fuggevole, che Emilia sentì
quasi a un tempo il gesto e i baci.... Si sollevò d'un balzo, si
ristrinse l'abito attorno al corpo.
Era pallida del mortale pallore che aveva sgomentato Cesare, al
principio del convegno....
--Ah, tu credi,--bisbigliò questi, chiamandola a posare il capo su la
sua spalla,--ah tu credi ch'io vorrò rinunziare a te?... È dunque così
difficile, a voi donne, penetrare il senso della vostra propria
bellezza, e comprendere ciò che potete in noi? Nessuna forza umana,
capisci?... arriverà a contrastare la mia passione!... Perchè sei così
pallida, anima? Perchè piangi? Perchè piangi?...
Ella piangeva, ma, dominata ed ebbra, non si staccava da lui....
Rimasero in un calmo silenzio lungamente, avvinti; udirono nell'aria
qualche cosa eterna passare,--il tempo, l'amore, la morte?--e
sfiorarli, e procedere incontro ad altri destini, che aspettavano.
--Ancòra mi darai una notte come questa, è vero?--mormorò Cesare
timidamente.--Ancòra molte notti di gioia?
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