Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 4 - 1

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VIAGGI DI ALI BEY EL-ABBASSI
IN AFRICA ED IN ASIA
DALL'ANNO 1803 A TUTTO IL 1807

_TRADOTTI_
DAL DOTTORE STEFANO TICOZZI
con tavole in rame colorate

TOMO IV

MILANO
Dalla Tipografia SONZOGNO e COMP.
1817.


VIAGGI IN AFFRICA ED IN ASIA
FATTI DAL 1803 AL 1807.


CAPITOLO XLIV.
_Haram, ossia Tempio musulmano nel luogo dell'antico tempio di
Salomone._

_El-Haram_, o il Tempio, detto altresì _Beit-el Mokaddes-el-Scherif_, o
la casa santa principale di Gerusalemme, è una unione di più edificj
fabbricati in varie epoche dell'islamismo, e che portano con loro
l'impronta del gusto dominante de' diversi secoli in cui furono fatti;
formando non pertanto un tutt'insieme abbastanza armonico. Non è
precisamente una moschea, ma un gruppo di moschee. Il suo nome Arabo
_El-Haram_ significa positivamente un tempio, un luogo consacrato dalla
presenza particolare della Divinità, e proibito ai profani,
agl'infedeli. La religione Musulmana non riconosce che due tempj;
questo, e quello della Mecca, il di cui ingresso è dalla legge proibito
a chiunque non sia musulmano, a differenza delle altre moschee non
proibite da alcun precetto canonico; cosicchè in virtù d'un ordine della
pubblica autorità un cristiano può entrare ancora nella moschea di
_Santa Sofia_ di Costantinopoli: ma nessun governatore Musulmano
ardirebbe permettere ad un infedele di penetrare sul territorio della
Mecca, o nel tempio di Gerusalemme; perchè tale licenza sarebbe
riguardata quale orribile sacrilegio, non sarebbe tollerata dal popolo,
e l'infedele, che tentasse di metter piede in questi santi luoghi
sarebbe la vittima della sua imprudenza.
[Illustrazione: PORTA DEL CAIRO NOMINATA BEB EL FATHA.]
Questo monumento forma l'angolo S. E. della città di Gerusalemme, nel
luogo medesimo in cui era altra volta il tempio di _Salomone_.
La storia musulmana attribuisce all'antico tempio de' Giudei 1563 piedi
e 3 pollici di lunghezza, e 958 piedi e tre pollici di larghezza della
misura Parigina. Il nuovo è composto d'una gran corte, o piazza chiusa,
lunga 1369 piedi, e larga 845. Ha nove porte dalla banda occidentale e
settentrionale, ma nessuna a levante e a mezzodì, perchè chiusa dalle
mura della città, che si alzano al di fuori sull'orlo dei precipizj del
torrente Cedron, e sull'orlo del burrone che la divide al S. dal monte
Sion.
La parte principale del tempio è formata di due corpi di magnifici
edificj, che potrebbero riguardarsi come due diversi tempj: ma per la
loro rispettiva situazione formano un insieme simmetrico, che non manca
d'una tal quale unità. Uno chiamasi _Aksa_, e l'altro _el-Sahhera_.
Il primo è composto di sette navi sostenute da pilastri e da colonne; ed
in testa alla nave del centro ha una bella cupola, a destra ed a
sinistra della quale apronsi due altre navi perpendicolari al corpo
principale della chiesa. Questo principal corpo è preceduto da un
portico di sette archi di fronte sopra uno di profondità, sostenuti da
pilastri quadrati; e l'arco centrale che risponde all'asse dell'edificio
ha inoltre colonne incrostate aderenti ai pilastri. La maggior nave può
avere 162 piedi di lunghezza e 32 di larghezza. È sostenuta da sette
archi, leggermente acuti, da ogni lato appoggiati sopra pilastri
cilindrici in forma di colonne, ma senza alcuna proporzione
architettonica, con capitelli a foglie che non appartengono a verun
ordine. I piloni cilindrici hanno più di due piedi e mezzo di diametro,
e sedici piedi d'altezza comprendendo anche le basi ed i capitelli. I
muri si alzano tredici piedi sopra gli archi con due ordini di 21
finestre per ogni rango; e quelle dell'ordine superiore guardano sulla
parte esterna perchè la nave centrale è più alta delle sei laterali, e
le finestre dell'ordine inferiore guardano nella parte interna delle
altre navi. Il tetto è di legno senza volta.
Le navi laterali sono appoggiate sopra archi eguali a quelli della
centrale, sostenuti da pilastri quadrati.
La cupola è sostenuta da quattro grandi archi appoggiati sopra quattro
pilastri quadrati, che hanno belle colonne di marmo bruno balzanti dai
diversi loro lati. Questa cupola è sferica con due ordini di fenestre,
ed ornata di rabeschi dipinti e dorati assai belli.
Il suo diametro è uguale a quello della nave centrale.
Le navi laterali alla cupola sono sostenute da belle colonne di marmo
bruno simili a quelle degli archi di mezzo. Il braccio che si dispiega a
sinistra, perpendicolarmente al fondo della nave centrale, è formato
d'una semplice volta assai bassa, ed ha due navi. La volta del califfo
_Omar_ può avere press'a poco dodici piedi di lunghezza; l'altra sembra
avere la stessa lunghezza, ma è chiusa da una grata di legno; e perciò
io non vi entrai.
Nella parte esterna a sinistra sono addossate all'_Aksa_ molte case mal
fatte ove abitano gli impiegati dell'Haram. Avvi in faccia alla porta
principale un rialto lungo 284 piedi, in mezzo al quale trovasi una
bella vasca di marmo con un lavoro in forma di conchiglia, che
anticamente mesceva acqua. In fondo al rialto una superba scala conduce
all'_El-Sahhara_, che è l'altro ragguardevole edificio dell'Haram, il
quale riceve il nome da una rupe assai rispettata che trovasi nel suo
centro.
Il Sahhara è posto sopra un piano parallelogrammo lungo circa 460 piedi,
e largo 599. È sedici piedi più alto del piano generale dell'Haram, e vi
si sale per otto scale poste due al sud, due al nord, una all'est, e tre
all'ovest. Quasi in mezzo a questo piano superiore lastricato di bei
marmi sollevasi il magnifico edificio del _Sahhara_, tempio ottagono, i
di cui lati nella parte esterna sono lunghi sessantun piedi.
Si entra nel tempio per quattro porte collocate ne' quattro punti
cardinali dette _Beb-el-Kebla_, _el-Garb_, _Djenna_ e _Davoud_. La prima
ha un bellissimo portico sostenuto da otto colonne corintie di marmo. Le
altre sono senza portico.
Dal centro dell'edificio si spinge in alto una cupola sferica con due
ordini di grandi finestre, e sostenuta da quattro grossi piloni e da
dodici magnifiche colonne disposte in cerchio.
Questo cerchio centrale è circondato da due navi ottagone concentriche,
tra loro separate da otto pilastri e da sedici colonne della stessa
specie e grandezza di quelle del centro, del più bel marmo bruno che
vedere si possa. I tetti sono piani, ed ogni cosa è coperta d'ornati del
più squisito gusto e di modanature in marmo ed in oro ec. I capitelli
delle colonne sono d'ordine composito interamente dorati, ed attiche la
basi delle colonne, che formano il cerchio centrale; e quelle che
trovansi tra le navi ottagone, sono tagliate nella parte inferiore e
senza listello, ed invece della base vengono portate da un dado di marmo
bianco. La proporzione delle colonne le avvicina all'ordine corintio: il
loro fusto è di sedici piedi.
La cupola ha quaranta piedi di diametro sopra novantatrè di altezza, ed
il totale diametro dell'edificio è press'a poco di cento cinquantanove
piedi e mezzo. Il piano del cerchio centrale, tre piedi e mezzo più alto
di quello delle navi che lo circondano, vien chiuso da un'alta e
magnifica grata di ferro dorato.
Entro a questo cerchio chiudesi la rupe _el-Sahhàra Allàh_, che è il
principale oggetto di questo ricco edifizio, ed in generale di quello
del tempio di Gerusalemme. _El Hadjerà el Sàhhara_, o rupe Sahhara, esce
di terra sopra un diametro medio di trentatre piedi in forma di segmento
di sfera. La sua superficie è disuguale, scabra, e nella sua forma
naturale. Nel fianco del nord vi si vede una cavità, che la tradizione
dice fatta dai Cristiani, che volevano rubare la porzione del masso che
manca; ma che questa si fece allora invisibile agli occhi degl'infedeli,
che fu poi trovata dai fedeli credenti divisa in due parti, che ora
trovansi in altri luoghi dell'Haram.
Il fedele musulmano crede che il _Sahhàra-Hallàh_ sia il luogo in cui le
preghiere degli uomini riescono più care alla divinità, dopo la casa
della Mecca. Per tale motivo tutti i Profeti dalla creazione del mondo
fino a _Maometto_ ci vennero a pregare, ed anco presentemente i profeti
e gli angioli vengono in schiere invisibili a fare le loro preghiere
sulla pietra, non compresa la guardia ordinaria di settantamil'angeli
che continuamente la circondano, dandosi ogni giorno la muta.
La notte che il profeta _Maometto_ fu rapito nella Mecca dall'angelo
_Gabriele_, e trasportato colla velocità del lampo a Gerusalemme sopra
la giumenta _El-Boràk_, che ha testa e seno di bella donna, lasciata la
giumenta alla porta del tempio, venne a fare la sua preghiera sul
Sahhara cogli altri profeti ed angioli, che avendolo rispettosamente
salutato gli cedettero il luogo d'onore.
Nell'istante in cui il Profeta si fermò sopra il Sahhara, la pietra
sensibile alla felicità di portare questa santa salma si abbassò, e come
una molle cera ricevette nella sua parte superiore verso il nord
l'impronta del suo sacro piede. Questa impronta fu poi coperta da una
specie di gabbia di filo di metallo dorato, fatta in modo che non si
vede l'impronta per causa dell'interna oscurità, ma si può per
un'apertura fatta nella gabbia toccare colla mano; e ci santifichiamo
passando all'istante la stessa mano sul volto e sulla barba: prova
troppo manifesta che dessa è la vera orma del piede del più grande dei
profeti.
L'interno della roccia forma una cavità nella quale si scende per una
scala dal lato di S. O. Vi si trova una camera d'un quadrato irregolare
di diciotto piedi di superficie, alta nel centro otto piedi. Il palco
consiste in una volta naturale irregolare. In fondo alla scala vedesi
alla diritta un piccolo frontispizio di marmo che porta il nome di
_el-Makam-Soulimàn_ossia lungo di _Salomone_; ed un'altra lapide posta a
sinistra chiamasi _el-Makam-Davoud_, luogo di _Davide_. Chiamasi poi
_el-Makam-Ibrahim_, o luogo d'_Abramo_, una nicchia cavata nella roccia
nel lato di S. O.; come un gradino semicircolare concavo si dice
_el-Makam Djibrila_, luogo di _Gabriele_: finalmente viene chiamato
luogo d'_Elia el-Makam el-Hòder_, una specie di tavola di pietra
all'angolo N. E.
In mezzo alla camera la spessezza della volta vedesi forata in forma
d'abbaìno cilindrico di tre piedi di diametro; e questo è il luogo del
Profeta.
La rupe è circondata da uno steccato di legno ad altezza d'appoggio; ed
al di sopra a cinque in sei piedi d'altezza vi è un padiglione di seta a
liste alternative rosse e verdi, sospese su tutta la larghezza della
rupe con pilastri e colonne.
Per quanto ho potuto vedere, sopra tutto l'interno della cantinetta,
questa rupe parmi di marmo fino, di color bianco rossastro.
A poca distanza dalla parte settentrionale vedesi nel pavimento un marmo
quadrato verde marezzato bellissimo, di circa quindici pollici da ogni
parte, assicurato con quattro o cinque chiodi dorati; e si dice essere
la porta del paradiso. Varj altri fori indicano ch'era fermato con più
chiodi che non lo è al presente, i quali chiodi credono che siano stati
rubati dal Diavolo, quando tentò d'introdursi in paradiso, impeditone
dal non aver potuto svellere i chiodi che tuttavia rimangono.
Il Sahhara ha una tribuna di legno pei cantori sostenuta da piccole
colonne. Vi ho veduto un Corano i di cui fogli sono quasi alti quattro
piedi, e più di due e mezzo larghi. Si pretende che appartenesse al
Califfo _Omar_; ma si dice lo stesso di altri affatto somiglianti che mi
furono mostrati al Cairo ed alla Mecca.
L'esterno del Sahhara è incrostato di varie qualità di marmi, fino a
metà della sua altezza; il rimanente è ricoperto di piccoli mattoni di
diversi colori elegantemente disposti. Le cinque finestre per ogni lato
dell'ottagono sono chiuse con bei vetri dipinti a rabeschi.
Il tempio ha quattro torri; una sull'angolo S. O. della gran corte, la
seconda nel mezzo del lato occidentale, un'altra sull'angolo N. O., e
l'ultima sull'angolo N. E. dello stesso cortile.


CAPITOLO XLV.
_Viaggio al sepolcro di Davide, e ad altri sepolcri. — Viaggio
al monte Oliveto. — Al sepolcro d'Abramo ad Hébron. — Al
presepio di Cristo a Betlemme. — Al sepolcro della Vergine. —
Al Calvario ed al sepolcro di Cristo. — Sinagoga de' Giudei.
Descrizione di Gerusalemme._

Dopo aver soddisfatto a tutte le cerimonie, ed a tutte le limosine
dovute al tempio lo stesso giorno del mio arrivo a Gerusalemme: nel
susseguente giorno fui condotto al sepolcro di _Davide_.
Sortendo di città per la porta di _Davide_ trovasi in distanza di 150
tese un edificio che ha l'apparenza d'un'antica chiesa greca. Appena
entrati, prendendo la sinistra, si arriva al sepolcro chiuso da molte
porte e grate di ferro. È questo una specie di catafalco coperto di bei
drappi di seta di varj colori ricamati in oro, che può avere tredici
piedi di larghezza.
Terminate le mie preghiere al sepolcro di _Davide_ fui condotto all'est
luogo le mura della città, e scendendo per un pendìo assai ripido giunsi
presso all'unica sorgente che trovasi a Gerusalemme, dai cristiani detta
_fontana di Neemia_. Credono i musulmani che l'acqua di questa sorgente
derivi per un miracolo dell'onnipotente dal pozzo di _Zemzem_ della
Mecca, quantunque l'ultima sia caldissima e salmastra, e quella di
Gerusalemme fresca e dolce. Di là passai il torrente Cedron, di dove a
traverso a varj poggi andai a visitare i sepolcri di molti santi e
profeti del primo e del second'ordine.
Dalla sommità di questi colli scopersi in distanza di tre o quattro
leghe in linea retta una parte del _Bàhar Lout_, detto da' cristiani
_Lago Asfaltide_, o Mar Morto. Col cannocchiale osservai due piccoli
seni, e le montagne che coprono il lago a S. E. Vedeva pure le onde
rompersi contro la riva; e l'agitamento dei flutti mi mostrava che
questo mare non è affatto morto, come lo indica il suo nome. Tutto il
paese che lo circonda è montuoso. Giunto in appresso alla cima del
_Diebel Tor_, detto dai cristiani _Monte Oliveto_; dove assicurasi
essere stati sepolti settantadue mila profeti, trovai la chiesa
cristiana, nella quale si venera sopra un marmo l'impronta del piede di
_Cristo_ lasciatavi quando salì al cielo dopo la risurrezione.
Da questa montagna, posta a levante di Gerusalemme, si scopre la città
sì bene che se ne possono contare le case.
Sceso dalla montagna e giunto in fondo al torrente Cedron, passai a lato
del sepolcro della madre di _Cristo_; e dopo salito un colle rientrai in
città per la porta detta di _Maria_.
All'indomani 25 luglio sortii di Gerusalemme al levare del sole per
visitare il sepolcro d'_Abramo_.
Alle sette ore ed un quarto del mattino giunto presso a Betlemme,
incontrai una truppa di pastori cristiani che venivano a Gerusalemme per
accusare i pastori musulmani di Ebron che loro avevano presi molti
bestiami, per rappresaglia dei quali i cristiani avevano portati via due
cammelli. Il principale pastore raccontò ad uno de' più rispettabili
Sceriffi che m'accompagnava tutto l'accaduto, in così energica maniera,
che la mia immaginazione mi rappresentò all'istante le contese de'
pastori d'_Abramo_ e di _Lot_, la guerra dei cinque re, ec., tanto essi
ne conservano ancora il carattere, le abitudini e perfino le vesti
consistenti in una camicia di lana bianca rossastra attaccata con una
cintura, e in un drappo nero gettato sulla spalla, con una fascia di
tela bianca intorno al capo.
Appena congedati i pastori, avendo Betlemme a sinistra e Beit-Diele
dall'altro lato, mi si presentò lo spettacolo della più singolare
meteora che veder si possa. Il sole alto sopra l'orizzonte circa trenta
gradi brillava alla sinistra di tutta la sua luce a traverso di una
atmosfera purissima; e la luna, vicina al suo ultimo quarto, era sulla
mia diritta quasi nella stessa elevazione del sole, così chiara e così
bella quanto è possibile di vederla in tale circostanza. Tutt'ad un
tratto vidi comparire sotto forma d'una stella due o tre volte più
grande, e molto più luminosa di Giove o di Venere nel loro più grande
splendore, una meteora che svolse dalla banda di levante una coda, la
quale parvemi lunga due gradi. Io non mi potei contenere, e gridai _Kif
hàda! Kìf hàda!_ cioè _che è questo! che è questo!_ Le mie genti
sbalordite gridarono in pari tempo _Minn Allàh! minn Allàh! Dio! Dio!_
Frattanto la meteora s'avanzava verso occidente facendo ondeggiare
dolcemente la sua coda lungo una linea orizzontale, all'altezza di circa
30 gradi, come il sole e la luna. La coda che ben tosto si divise in più
raggi, riuniva tutti i colori dell'iride assai vivaci, ed un mezzo
minuto dopo, avendo la meteora nel suo pacifico movimento scorsi quasi
sei gradi all'O. scomparve senza esplosione, senza tuono, nè alcun'altra
spaventosa circostanza. Io mi buttai a terra prostrato avanti al
Creatore, e lo stesso fecero tutti quelli che mi seguivano.
Continuai il cammino al sud, assorto nella meditazione di ciò che aveva
veduto: la stella dei pastori, la stella de' magi, tutto ricorreva alla
mia memoria; ma io sospetto che i vapori bituminosi salini del Mar Morto
rendano in questi paesi simili meteore assai frequenti. Lasciai a destra
un eremitaggio dedicato ad _Elia_, ed alquanto più avanti giunsi ad un
bell'Alcassaba mezzo ruinato, accanto al quale trovasi una sorgente di
bonissima acqua con un serbatoio lungo cinquanta passi, largo trenta, e
più a basso da altri di quasi eguale grandezza: finalmente dopo aver
superate diverse montagne giunsi in sul mezzo giorno ad _el Hhalil_, che
i cristiani dicono _Ebron_, e presi alloggio all'osteria.
Ebron è una città di circa 400 famiglie Arabe, posta sul pendio di una
montagna con un castello. I viveri sono abbondanti, ed ha molti
fondachi. È governata da un Arabo del paese col titolo di _Hakim_, e di
_Scheih el Bèled_.
I sepolcri d'_Abramo_ e della sua famiglia trovansi in un tempio che fu
già una chiesa greca. Si sale per recarvisi una bella e vasta scala che
guida ad una lunga loggia, di dove si entra in un piccolo cortile. Dalla
banda sinistra vedesi un portico sostenuto da pilastri quadrati, presso
al quale sorge il vestibolo del tempio composto di due camere, una delle
quali posta a destra contiene il sepolcro di _Abramo_, e l'altra
dall'opposto lato quello di Sara. Nel corpo della chiesa che è gotica,
tra due grossi pilastri a destra vedesi una casuccia isolata contenente
il sepolcro d'_Isacco_, ed in simile casuccia a sinistra quello di sua
moglie. Questa chiesa ridotta a moschea ha il suo _Mereb_, la tribuna
per il sermone del venerdì, ed un'altra pei cantori. Nell'opposto lato
della corte avvi un altro vestibolo con due camere laterali destinate ai
sepolcri di _Giacobbe_ e di sua moglie.
All'estremità del portico per una specie di loggia si passa in altra
camera contenente il sepolcro di _Giuseppe_, le cui ceneri furono
trasportate dall'Egitto dal popolo d'Israele.
I sepolcri di questi patriarchi sono tutti coperti di ricchi tappeti di
seta verde, magnificamente ricamati in oro: rossi egualmente ricamati
sono quelli delle loro consorti, che il sultano di Costantinopoli manda
di quando in quando. Io ne contai nove, uno sopra l'altro sul sepolcro
di _Abramo_. Anche le pareti delle camere sono coperte di bei tappeti.
Le grate delle finestre sono di ferro dorato, e le porte di legno
coperte di piastre d'argento con serrature e catenacci dello stesso
metallo. Si contano pel servigio del tempio più di cento tra impiegati e
domestici; onde può agevolmente calcolarsi il numero delle elemosine che
vi si debbono lasciare.
Terminata la visita ai sepolcri all'indomani 26 luglio allo spuntar del
giorno ripigliai la Strada di Gerusalemme. A breve distanza da _Ebron_
lasciai da un canto un eremitaggio sacro al profeta _Jona_; e mi fermai
per fare colezione presso ad una bella sorgente; indi presi la strada di
Betlemme, ove giunto alle dieci ore e mezzo del mattino, mi recai a
dirittura al convento de' Cristiani ove si venera il luogo in cui nacque
_Gesù Cristo_.
È questo convento fatto a guisa di rocca, e la sola porta che serve
d'ingresso è tanto bassa, che convien piegare il corpo per entrarvi. Vi
stanno circa venti monaci, europei, cattolici, greci, ed armeni; e quasi
tutti gli abitanti di Betlemme sono cristiani. Scordava di dire che
questa città posta sopra un monte conta circa cinquecento famiglie.
Gli abitanti che vivono in continuo sospetto de' musulmani, vedendoci
arrivare a cavallo ed armati, si adombrarono, e molti erano già corsi
alla porta del convento che trovarono chiusa; ma rassicurati del nostro
contegno, picchiarono essi medesimi alla porta, che dopo molti discorsi
ad alta ed a bassa voce con quelli che stavano al di dentro, ci fu alla
fine aperta.
Introdotto in un angusto vestibolo oscuro, vi trovai molti uomini armati
che avevano l'aria di corpo di guardia. Da questo vestibolo entrai in
una vasta sala, il di cui palco è sostenuto da circa quaranta colonne di
marmo alte quindici piedi, con basi e capitelli d'ordine corintio,
comecchè il fusto abbia le proporzioni del dorico: sala comune dalla
quale per diverse porte si passa ne' separati appartamenti de' monaci
romani, greci, ed armeni.
Dopo esserci trattenuti alcun tempo in questo luogo, un monaco greco
aprì la porta del suo appartamento, e ci fece entrare in una sala, alla
di cui estremità scendesi per una scala in una specie di grotta, che è
il luogo sacro della nascita di _Cristo_. Giunto nella grotta vidi una
nicchia quasi semisferica nel vivo della rupe, nella quale, secondo mi
assicurò il monaco che mi accompagnava, nacque _Cristo_; e fu deposto
dalla Vergine nella mangiatoja, che è una specie di bacino di marmo; di
fronte al quale fu innalzato un altare che ha un bel quadro
rappresentante l'adorazione dei Magi. Ed il presepio, ed il luogo della
nascita sono arricchiti di superbi addobbi, e di molte lampade di
cristallo e d'argento; tra le quali ne vidi una in figura di cuore,
contenente il cuore del divoto _Antonio Camillo de Lellis_, il di cui
nome con bella iscrizione latina e l'anno 1700 è scolpito nella stessa
lampada.
Sortendo dalla grotta il monaco greco mi condusse nella chiesa posta
sopra alla grotta, che non ha cosa alcuna di molta importanza. Tutti i
luoghi santi furono ampiamente descritti in tanti libri, che avrei
potuto dispensarmi dal darne una nuova descrizione; ma ho creduto di
farne un cenno in grazia di coloro che non ne avessero verun'altra alla
mano.
Dopo aver ringraziato il buon monaco, e lasciategli prove della mia
gratitudine, ripresi la strada di Gerusalemme ove arrivai poco dopo il
mezzo giorno.
All'indomani, lunedì 27, scesi in fondo al torrente Cedron per una bella
scala, alla metà della quale trovansi alla diritta i sepolcri di
_Gioachino_ e di _Anna_, ed in un'altra cavità a sinistra quello di
_Giuseppe_ sposo di _Maria_. In fondo alla scala entrasi in una chiesa
greca, il di cui _Sancta Sanctorum_ contiene il sepolcro della
_Vergine_. Ascoltai in chiesa un armonioso coro di monaci, mentre il
celebrante vestito de' sacri abiti restava nel santuario.
Dopo mezzo giorno mi recai al sepolcro di _Cristo_; ma non aprendosi la
porta del convento che in certi determinati giorni, trovavasi allora
chiusa secondo il praticato, al di fuori dai turchi, dai monaci al di
dentro.
A traverso alla grata della porta mi trattenni con un monaco spagnuolo
nativo di Ocanna, detto _Ramirez_ d'_Arellano_, che mi diresse al
procuratore generale pure spagnuolo, onde avere il permesso d'aprire la
porta. Il procuratore era ammalato, e fu il suo vicario, che ci accolse
con estrema cortesia; ma sopraggiungendo il governatore ed il kadì della
città, mi ritirai, dopo avere ottenuto di entrare all'indomani nel
sepolcro di _Cristo_.
In fondo ad una vasta chiesa gotica vedesi una magnifica cupola, o
rotonda, nel di cui centro è posta una casuccia isolata, nella quale i
cristiani venerano il sepolcro di _Gesù Cristo_. Per entrare in questa
casuccia si scende per pochi gradini: il sepolcro è a destra in una
piccola camera, che può avere sei piedi e mezzo di lunghezza, e quattro
di larghezza. È questi un avello che occupa tutta la lunghezza della
camera, e può avere ventisette pollici di larghezza: parvemi di marmo
bianco rossiccio, il di cui coperchio è composto di due pietre. Il
sarcofago è alto in modo da formare una specie d'altare, sopra il quale
i monaci celebrano la messa. In questa angusta camera posta sotto al
piano della chiesa, e priva di finestre, ed inoltre riscaldata dai
moltissimi lumi che vi si accendono qualunque volta si apre, non è
possibile di rimanervi a lungo senza incomodo. Il sarcofago è semplice e
senza ornamenti, ma riccamente decorata la camera.
I musulmani fanno preghiere in tutti i luoghi consacrati alla memoria di
_Gesù Cristo_ e della _Vergine_, fuorchè al sepolcro. Credono essi che
_Cristo_ non morisse, e che salendo al cielo vivente, lasciasse le
apparenze della sua figura a _Giuda_ condannato a morire per lui; che in
conseguenza essendo stato crocifisso _Giuda_, può ben questo sepolcro
aver contenuto il corpo di _Giuda_, ma non quello di _Gesù Cristo_, e
perciò non lo onorano. La chiave della cappella in cui trovasi il
sepolcro viene custodita dai monaci latini, che però non possono aprirla
senza la presenza di un monaco greco, che resta a lato al sepolcro
finchè la cappella è aperta.
La rotonda ove trovasi la cappella del sepolcro è sostenuta da informi
colonne e senza proporzioni architettoniche. Tutti i capitelli sono
d'ordine corintio o composito. La sommità della cupola è vòta, e forma
un'apertura di tredici piedi di diametro per la quale riceve la luce.
Unite alla cupola trovansi le separate chiese de' Cattolici Romani,
degli Armeni, de' Sirj, de' Cofti, degli Abissini; ed il corpo centrale
del tempio forma la chiesa de' Greci.
Presso al _Sancta Sanctorum_ della chiesa greca una scala conduce ad una
cappella. Salendo a sinistra vedesi un altare formato nel vivo sasso, in
mezzo al quale trovasi un foro di tre in quattro pollici di diametro,
ove si dice che fu piantata la croce; in distanza di tre piedi mi fu
mostrata nella rupe una fessura naturale perpendicolare, apertasi
nell'istante della morte di _Gesù Cristo_. Tre o quattro passi più in là
vedesi un altare, ed avanti a questo altare uno spazio quadrato, che si
venera come il luogo in cui _Cristo_ fu crocifisso. II Monte Calvario,
un tempo fuori delle mura dell'antica Gerusalemme, trovasi nel centro
della moderna.
La casa posta accanto al tempio che contiene il sepolcro di _Gesù
Cristo_, è abitata da alcuni monaci Musulmani, i quali dalle finestre
della casa che guardano nell'interno del tempio, diedero più volte
giuste cagioni di lagnanza ai monaci cristiani.
Gerusalemme conosciuta dai Musulmani sotto il nome d'_el-Kods_, ossia la
santa, e per quello d'_el-Kodse-scherif_, è posta al grado 31 46′ 34″ di
latitudine settentrionale, e nel 33º di longitudine orientale
dell'osservatorio di Parigi. La di lei forma, quantunque irregolare, ove
facciasi astrazione dalla cittadella addossata all'angolo occidentale
della città, si avvicina assai al quadrato.
Fabbricata sul lato meridionale della sommità d'una montagna con qualche
inclinazione al S. E. è circondata di precipizj, sul di cui orlo girano
le mura dalla banda di S. E., di E., e di O., non avendo che un breve
piano al S. che conduce al sepolcro di _Davide_, ed un altro più esteso
al N. che forma la parte superiore della montagna attraversata dalla
strada di Jaffa.
Le strade di Gerusalemme sono assai regolari, diritte, ben selciate, e
molte con marciapiedi; ma triste, strette, e quasi tutte poco o molto
inclinate. Le case hanno quasi tutte due o tre piani, e poche finestre
con porte assai basse, e colla facciata semplice di pietra senza verun
ornamento, di modo che quando si passeggia per la città, sembra che si
cammini ne' corridoj di una vasta prigione. In una parola vi si ravvisa
la verità della pittura fattane da Geremia: _facta est quasi vidua
domina gentium_.
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