Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 4 - 7

Total number of words is 4413
Total number of unique words is 1735
34.1 of words are in the 2000 most common words
49.8 of words are in the 5000 most common words
58.4 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
superiore ed inferiore, che sono formate con sassi di affatto diversa
natura, lo che fa torto al resto del monumento. La colonna comincia a
disfarsi.
Non dimenticai di visitare il mercato ove si vendono le donne d'ogni
colore. È questo un vasto cortile circondato di ammattonati alti tre in
quattro piedi, sui quali espongonsi le schiave, e di camerini ove il
compratore fa entrare la donna che ha scelto per osservarla più
minutamente. Quand'io vi andai era il giorno di Pasqua, e non si teneva
mercato. Il luogo è chiuso e ben custodito, e si dice che i cristiani
non possono entrarvi.
Il gran Bazar, dello _el Bezestein_, è magnifico, dividendosi in molte
strade tutte coperte di volte altissime, che ricevono la luce dagli
abbaìni. Alcune di queste contrade vengono esclusivamente occupate dai
mercanti di stoffe di seta riccamente provveduti; in altre non vedonsi
che gioje e materie preziose; per ultimo le altre offrono un'infinita
varietà di magazzini di ogni genere, di armi, di pelliccie, di
bardature, di tele dell'Indie, di tele di cotone e di lana, di libri,
sebbene in poca quantità, di oriuoli, e di prodotti di tutte le parti
del mondo. Vi osservai in particolare de' bellissimi brillanti, ed una
tazza d'oro col suo coperchio egregiamente lavorata. Vi si trovano armi
turche ricchissime, ma assai pesanti.
Io cercava nelle botteghe de' libraj la storia dell'impero Ottomano in
lingua turca; e me ne fu offerto un esemplare, diviso in due volumi, uno
de' quali era affatto nuovo, e l'altro vecchio, pel valore di ottanta
piastre: ne volli dare sessanta, ma non si volle rilasciarmelo a questo
prezzo, avrei potuto acquistarlo con poche piastre di più, ma per essere
un volume vecchio, ed in un paese così frequentemente esposto alla
peste, prendeva con ripugnanza oggetti ch'erano stati adoperati da altre
persone: e per tale motivo rinunciai di buon grado a tale acquisto.
Il Quartiere della città abitato dai Cristiani greci chiamasi il
_Fanale_. In questo quartiere trovansi le case del Patriarca e delle
principali famiglie di questa nazione. Nell'attraversarle osservai
alcune case d'un buon aspetto, ma senza lusso esterno. Quella del
_principe Suzzo_, nominato allora ospodaro di Valachia non distinguesi
dalle altre. È vietato ai Greci il dipingere esteriormente le loro case
con vivaci colori, dovendo farlo con colori cupi; lo che dà loro una
cotal aria di tristezza e di monotonia che dispiace.
Durante il mio soggiorno a Costantinopoli m'imbarcai tre volte per
visitare le rive del circondario.
La prima volta noleggiai una scialuppa per andare al terrazzo del
Sultano posto in sulla riva presso al porto, fuori del ricinto del
serraglio.
Questo belvedere, detto _Alàï Kiesk_, consiste in una piccola casa
quadrata, tutt'intorno alla quale gira una galleria sostenuta da colonne
di marmo, chiusa soltanto da cortine di grossa tela. Entrai senza
trovare veruna persona: il suolo era coperto di tappeti, il palco ornato
di pitture, di dorature, ed il soffà montato in argento massiccio, ma
senz'altri ornamenti, e senza mondanature; è largo quanto un letto, ed
aveva un materasso grossolano coperto con una tela turchina; innanzi al
soffà vedesi una fontana di marmo, ma senz'acqua.
[Illustrazione: MONUMENTO ANTICO NEL SERRAGLIO DEL GRAN
SIGNORE A COSTANTINOPOLI]
Continuai ad osservare dalla scialuppa la punta del serraglio, ove sono
molti belvederi coperti quasi tutti di fitte gelosie, ch'io supposi
essere gli appartamenti estivi delle sultane. Questi terrazzi sono di
diverse altezze, e senza apparente simmetria; e vidi presso uno di tali
edificj delle colonne di una breccia preziosa. Entro al serraglio ed a
poca distanza dalla punta trovasi un'antica magnifica colonna, che può
avere circa sessantadue piedi d'altezza; ma è posta in luogo tanto
rimoto che non può vedersi dagli occhi profani, onde non potè prima
d'ora essere descritta da veruno viaggiatore: e soltanto in occasione
dell'ultimo attacco degl'Inglesi, essendo stati ammessi gli Europei
nell'interno del serraglio per regolarvi il servigio della batteria
spagnuola, fu disegnato questo monumento, che il rispettabile marchese
d'Almanara ebbe la gentilezza di comunicarmi[4].
[4] _Vedi il Viaggio del sig. _Pouqueville_ e circa questo, e
circa altre particolarità del serraglio._
La seconda volta ch'io m'imbarcai fu per esaminare la fronte della città
dalla banda del mare di Marmara, che presenta un prospetto veramente
magnifico e straordinario di una sorprendente quantità di case e di
edificj d'ogni sorte, che stendonsi a perdita d'occhio lungo le rive di
questo mare.
Ho già fatto osservare che la punta che mette capo alla bocca del porto
viene formata dal serraglio circondato da una semplice muraglia merlata
con loggie, terrazzi e giardini posti in diverse distanze.
Al di fuori il piede di questa muraglia vien difeso da una linea di
batterie da campagna costrutte nell'indicata epoca sotto la direzione
degli ambasciatori di Francia e di Spagna, il generale _Sebastiani_, ed
il marchese d'Almanara. Queste batterie sostenute da quelle delle
opposte rive del porto e del Bosforo, assicurano il serraglio da ogni
insulto dalla parte del mare. Io non vidi sulle mura del serraglio che
una sola batteria; chiamata _batteria degli Spagnuoli_, la quale fu
nell'interno del serraglio servita dagli individui di questa nazione;
ciò che prova l'estrema confidenza del Gran Sultano.
Queste mura sono perfettamente simili a quelle che circondano la città
in riva al mare. Nell'ultima batteria del serraglio posta a mezzodì vidi
alcuni antichi cannoni turchi di una colossale grossezza, alcuni de'
quali hanno sette ed otto bocche minori intorno alla grande centrale; e
gli altri un piede di diametro: questi servono a tirare palle di sasso,
preparate ed ammucchiate presso ad ogni pezzo. Questi grandi cannoni
stanno sul suolo senza carro per tirare a fior d'acqua; di modo che
qualsiasi bastimento toccato da uno di questi projetti deve
necessariamente colare a fondo. Ma perchè queste pesantissime macchine
non possono muoversi, difficilmente possono cogliere oggetti mobili. Il
rimanente delle mura al di là del serraglio non si trova già più nel
medesimo stato di difesa.
M'imbarcai l'ultima volta il primo giorno di Pasqua ad oggetto di
osservare il fondo del porto.
Tutti i bastimenti ottomani avevano spiegato il loro paviglione, ma
nessuno era pavesato, ed una perfetta calma rendeva inutili i
paviglioni. Vi contai circa trenta tra vascelli, fregate e corvette, di
cui venti disponibili, e dieci scialuppe cannoniere.
Ammirai il bel frontispizio della caserma de' bombardieri, presso alla
quale facevansi delle salve di allegrezza con una linea di mortaj.
Dopo essere passato in faccia alla moschea al quartiere d'_Eyoub_, ed a
varie case di piacere del Sultano, trovai il canale del porto, ristretto
e diviso in più canali tra le isole a fior d'acqua, e coperto di
giunchi. Di là il battello entrò in un canale d'acqua dolce, che deriva
da un villaggio detto Belgrado, tre ore lontano della strada; indi
essendo passato sotto due ponti di legno poco discosti uno dall'altro,
scesi a terra per vedere una delle case di piacere del Sultano posta a
destra del canale, un'ora circa di cammino distante dal luogo del mio
imbarco. È questa formata di varie casucce, e di un bellissimo terrazzo
con colonne di marmo; i palchi hanno ricche dorature: il centro della
gran sala è ornato da una bella fonte, e da un canto vedesi il soffà del
Sultano consistente in un materasso ed alcuni origlieri rossi ricamati
d'oro posti sopra un rialto, e coperti dal padiglione ottomano in forma
di cortina.
Il terrazzo trovasi di fronte ad una cascata, nella quale l'acqua si
precipita sopra gradini in forme di conchiglia per tutta la larghezza
del canale che può essere di circa settanta piedi: al di sotto vedesi
uno stagno quadrato ove cade l'acqua da un secondo ordine di gradini.
Vedonsi entro allo stagno tre pergolati isolati assai gentili, ed in
faccia al terrazzo una fonte che imita la figura della colonna dei
serpenti dell'Ippodromo, e getta l'acqua per la bocca dei serpenti.
In fondo al canale trovasi una fontana di marmo rozzamente lavorata, ed
alquanto più sotto ancora un'altra in forma di gran vaso.
Dall'alto della caduta il canale si presenta in retta linea fino a
ragguardevole distanza, mantenendo costantemente la stessa larghezza.
Due filari di pioppi ne orlano le due sponde.
Questo luogo altra volta chiuso, resta ora aperto al pubblico, ma in uno
stato di deplorabile deperimento, non essendo frequentato dal Sultano
presente, il quale lo vide una sola volta. Vi sono alcune case ove
alloggia un corpo di bostangì, presso alle quali vedonsi pochi cannoni
che servono per esercitare gli artiglieri. Le guardie mi accolsero
gentilmente, e servirono anche il mio seguito di caffè. Il canale si
scarica in un'angusta valle chiusa tra montagnette incolte. Questo luogo
vien detto _le acque dolci_.
S'impiegò un'ora ed un quarto per tornare allo sbarco di Costantinopoli
quantunque la barca assai leggiera, ed armata di quattro remi facesse
più di una lega per ora.
Nelle notti classiche del Ramadan le moschee sono illuminate, e
magnifica è l'illuminazione delle moschee imperiali, e sopramodo bella
quella di S. Sofia. In questa circostanza soltanto può aversi una
perfetta idea di questa immensa cupola; perchè la luce che v'entra di
giorno non basta a far rilevare la grandezza dell'edificio. Molte
migliaja di lumicini posti lungo le cornici, sulle mondanature e le
parti saglienti dell'interno, altre migliaja sospesi alle volte, ed una
infinità di lampade di cristallo e di vetro di varia grandezza, fanno
assai meglio comprendere la maestà di questo tempio che la luce del
sole; e confesso che io non ne ebbi una compiuta idea fino all'istante
che lo vidi illuminato.
Mi riuscì pur nuova la maniera di spegnere tanti lumi. Molti uomini con
grandi ventagli di penne agitano l'aria, e ad ogni colpo spengonsene
dieci, dodici, venti, benchè distanti otto o dieci piedi dal ventaglio;
di modo che in pochi istanti tutto il tempio ritorna oscuro.
Mentre consumansi tanti lumi nelle moschee, ed anco sopra le torri ove
non servono a nulla, non se ne trova un solo nelle strade, ingombre di
nero fango, ed in mezzo a case ordinariamente dipinte di oscuri colori,
che rendono ancora più cupa l'atmosfera; la luna non rischiara parecchie
notti del Ramadan, e le profonde tenebre che regnano in tal tempo in
tutte le strade mal selciate, più o meno ripide, e sempre bagnate, le fa
incomodissime, quantunque si abbia seco una o due lucerne; perchè quelle
adoperate comunemente dagli abitanti essendo coperte di tela rendono una
così debole luce, che appena distinguonsi le persone che le portano; e
la quantità di queste pallide luci che si vedono andare da un luogo
all'altro come sospese in così bassa regione dell'aria, le fa
rassomigliare ad una danza di spettri. In tempo di notte non ho mai
incontrato donne per istrada.
Terminato il Ramadan l'ultimo giorno di novembre, si celebrò la Pasqua
il 1.º di decembre. Il Sultano fece la festa alla moschea _Ahmed
Dieamisti_, secondo praticarono i suoi predecessori. Desiderando di
vedere il suo seguito, volli preventivamente prender posto nella
moschea, perchè S. Altezza entra nella tribuna per di fuori; onde
recatomi a quattr'ore del mattino in un'altra moschea vicina per fare la
preghiera pasquale allo spuntar del sole, venni in appresso a quella
d'_Ahmed_, ove trovai nel cortile due o tremila donne, pochi uomini,
alcuni soldati bostangì, i giannizzeri, ed i cavalli del Sultano e del
suo seguito. Prima che terminassero le cerimonie la strada era già
affollata di gente, oltre due file di giannizzeri. Questi avevano
l'ordinario loro abito, ed i bostangì avevano dei caftan rossi con
lunghe berrette dello stesso colore. Una dozzina di giannizzeri avevano
in dosso una specie di pianeta grigia, ricamata d'argento. Io mi posi
nell'angolo interno della porta. Un certo numero di _capigi bascialà_
sfilarono, vestiti di grandi _caftan_ con finte maniche pendenti per di
dietro, foderate di ricche pellicce, ed esternamente tessute d'oro ed
avevano bellissimi cavalli riccamente bardati.
I personaggi d'alto rango avevano in capo doviziosi turbanti di
cerimonia, a guisa di cono troncato e rovesciato, alto circa un piede e
mezzo, tutto guernito di mussolina.
Molti ufficiali, e grandi impiegati del serraglio uscirono in appresso
con magnifici cavalli; indi il _Scheih el-Islam_, o Mouftì circondato
dai suoi _Oulems_ o Dottori.
Gli tennero dietro dieci o dodici cavalli di apparato del gran Sultano,
con bardature coperte di brillanti e di altre pietre preziose; ed in
particolare ricchissime erano la briglia e le staffe di uno di questi
cavalli. Alcuni altri avevano sulla sella a destra uno scudo del
diametro di due piedi, ed a sinistra una sciabla, ricchissima d'oro e di
gemme.
Volgendomi dall'altro lato vidi passare a cavallo _Moussa Pacha
Kaimakan_ del gran Visir in mezzo a quattrocento in cinquecento
ufficiali, impiegati, e soldati tutti a piedi, che quasi lo portavano in
aria. Avendomi conosciuto, mi salutò graziosamente, e continuò la marcia
volgendo il capo per vedermi; ed uscendo dalla porta mi salutò di nuovo
con un leggiero affettuoso sorriso, lo che fece tanta sensazione, che
molti ufficiali dei giannizzeri chiesero alle mie genti notizia di me,
dicendo che non avevano ancor veduto il sorriso sulle labbra di questo
Catone Musulmano. Mi spiacque assaissimo che le circostanze non mi
avessero acconsentito di andare ad abbracciare un così affettuoso amico;
ma perchè questo riconoscimento avrebbe contrariato il mio piano di
condotta, ebbi bastante forza per oppormi alle affezioni del mio cuore,
e soffocare le passioni, che in simile circostanza avrebbero potuto
vincere altri assai da più di me. In fatti potevo io, dopo aver
resistito alle affettuose istanze, ed alle energiche persuasioni del mio
più caro amico Mulley Abdsulem, e di suo fratello Mulley Solimano,
abbandonarmi all'affetto che mi legava a Moussa Pascià, e forse
rimanere oppresso dagli onori onde poteva ricolmarmi in meno di
ventiquattr'ore?.... No: perdonatemi, caro amico: so che in
quest'istante mi aspettate; ma io vi fuggo: domani abbandonerò
Costantinopoli.
Seguiva il Kaimakan un corpo di bostangì a piedi: allora risuonò il
grido di _viva_ e comparve il Sultano a cavallo, ma coperto dai
grandissimi pennacchi di sei in otto ufficiali che lo circondavano. Per
altro potei vederlo in volto, e fargli un saluto, cui egli gentilmente
corrispose: la sua tinta mi parve assai pallida e sparuta: aveva un bel
caftan color rosso, ma la ricchezza, ed il lampeggiare della rosa e del
pennacchio di brillanti che ornavano il suo capo, richiamarono come cosa
affatto straordinaria e di una sorprendente ricchezza, tutta la mia
attenzione.
Seguivano il sovrano tre grandi ufficiali, uno de' quali portava un
altissimo turbante ricco di una rosa e di un pennacchio eguali a quelli
del turbante che il Sultano aveva in capo; gli altri due un turbante
ciascheduno della dimensione e forma ordinaria. Tutti questi turbanti
appartengono a S. Altezza che ne pone in capo ora uno ora l'altro
secondo vuole il rituale delle ceremonie della moschea.
Venivano in seguito a cavallo i grandi personaggi dell'Impero con vesti
e turbanti ordinarj, e senza verun segno distintivo: mi fu detto essere
questi il fiore della nobiltà musulmana, i figli, i nipoti dei principi,
ec. Finalmente chiudeva l'accompagnamento un corpo di soldati a piedi.
I turbanti del Kaimakan, del gran Visir, e del Reis Effendì avevano il
distintivo di un ricamo d'oro nella mussolina. Notai molti grandi
ufficiali negri di orrendo aspetto, vestiti ed equipaggiati così
riccamente come gli altri.
Il capo degli eunuchi neri aveva sul turbante lo stesso distintivo del
gran Visir. Tutti i principali personaggi avevano a lato un domestico o
impiegato che portava avvolto in ricco drappo un turbante di ordinaria
grandezza, che sogliono porsi in capo in tempo della preghiera nella
moschea invece di quello di ceremonia.
I Turchi ne' tempi del Ramadan e della Pasqua hanno costumanze diverse
dagli altri musulmani. Ho di già fatto osservare che nelle notti del
Ramadan non illuminano le strade, e che nelle feste di Pasqua non fanno
corse di cavalli nè finte guerre, nè giuochi pubblici come negli altri
paesi soggetti all'islamismo: tutte le dimostrazioni nelle pubbliche
allegrezze riduconsi a passeggiare gravemente da uno all'altro luogo, a
visitarsi a vicenda, a mangiare il più che si possa, ed a tirare in
determinate ore colpi di cannone nel porto.
Ho veduti i vasti depositi delle acque potabili di Costantinopoli, le
quali tutte derivano, attraversando il quartier nord-ovest della città,
dal distretto di _Belgrado_, villaggio popolato pressochè di soli Greci,
siccome tutte le terre del circondario.
Trovansi in questo distretto, in tre diversi luoghi, tre grandi
muraglie, che chiudendo le valli da una montagna all'altra, formano
vasti serbatoj delle acque piovane. Queste dighe vengono dai Turchi
dette _Bent_.
Il più gran Bent è lontano tre leghe all'incirca da Costantinopoli, e
può avere cento sessanta piedi di lunghezza sopra, e quindici di
grossezza nel piano superiore con una grande scarpa, che ne accresce
considerabilmente la grossezza inferiore: è formato di pietre tagliate
ed ottimamente conservato; ma perchè non era peranco cominciata la
stagione delle pioggie non aveva che le acque d'un piccolo ruscello.
A non molta distanza di questo Bent trovasi il secondo fabbricato dalla
sultana Validè, madre di Selim III. La muraglia che abbraccia quasi
tanto spazio come il precedente, è più solidamente costrutta, perchè
appoggia le due estremità a due solide roccie: sgraziatamente però fu
data poca base alla scarpa, per cui a lungo andare potrebbe cedere al
peso delle acque.
Negli acquedotti che conducono l'acqua dei bent a Costantinopoli si
cercherebbe invano la grandiosità e la magnificenza delle opere romane
dello stesso genere, ma non lasciano di essere generalmente fatti con
bastante solidità. L'acquedotto di _Giustiniano_ posto nel greco
villaggio di _Pirgos_ ha fino tre ordini di archi gli uni sopra gli
altri di marmo di nicchi; ma la sua costruzione mostra il decadimento
delle arti all'epoca in cui fu fatto: i piloni sono troppo pesanti, gli
archi strettissimi, e di diversa luce in larghezza ed in lunghezza come
se fatti fossero senza preventivo disegno, e senza calcolare le spinte
degli uni sugli altri.
Non molto lontano da questo è l'altro inalzato dal Sultano _Solimano
Canouni_, che io non vidi abbastanza vicino per poterne dare sicura
notizia.
Alquanto più sopra di _Pirgos_ trovasi un antico acquedotto fabbricato
dai Greci: l'arditezza degli archi, e la bellezza della sua costruzione
provano per conto delle arti la superiorità della prima sulla seconda
epoca: ma questo bel monumento, da molti secoli affatto trascurato, è
già sensibilmente danneggiato nella parte più alta.
Per ultimo andai a visitare un quarto acquedotto fatto recentemente dai
Turchi in faccia al Bosforo, presso a _Bouyoukdere_; i di cui archi
fatti sull'andamento di quelli di Giustiniano, sono però alquanto più
regolari.
Questi acquedotti formano colle loro projezioni degli angoli colle
sinuosità delle montagne, ove i condotti sono posti a terra.
Il distretto di Belgrado è tutto sparso di basse montagne coronate di
belle foreste, che stendonsi a ragguardevole distanza, e per quanto mi
fu detto, abbondano di selvaggiume.
Il carattere dei Turchi è grave; e direi anzi melanconico.
Confrontandolo con quello degli Arabi, credo di poter asserire, che se
gli uni e gli altri giugnessero all'incivilimento europeo, gli Arabi
avrebbero il carattere dei Francesi, ed i Turchi quello degl'Inglesi.
Le belle arti sono talmente proscritte dai paesi musulmani, che un Turco
si crederebbe avvilito se suonasse un istromento, se, fuorchè nelle
preghiere, cantasse o danzasse. Essi quasi non conoscono la costumanza
di adunarsi in grandi conversazioni per ingannare il tempo. Le donne
affatto escluse dal commercio degli uomini, non possono colla naturale
dolcezza del loro sesso correggerne i feroci costumi, e spargere la
piacevolezza nella società. L'ignoranza quasi assoluta in cui versano i
Turchi delle lingue d'Europa, e le limitatissime loro corrispondenze
all'estero, li privano delle notizie di quanto accade su questo vario e
grande teatro; onde riguardano con occhio d'indifferenza le vicende
politiche di questa bella parte del globo. Finalmente la mancanza di
libri, e di maestri per imparare le scienze fisiche, e le innumerabili
scoperte degli ultimi secoli, li privano di quelle interessanti
cognizioni, che sole potrebbero operare il loro incivilimento.
Queste cause unite alla precaria esistenza di un governo dispotico: a
quello stato di diffidenza, e dirò meglio, a quello stato di guerra, in
cui deve trovarsi ogni paese ove il culto de' governanti è diverso da
quello di quasi tutti i governati; a quelle false idee di felicità che
ogni turco riceve nella sua prima fanciullezza; fanno sì che quantunque
incapace di aprire il suo cuore ad una libera innocente allegrezza, si
creda non pertanto felice, ed inoltre più valent'uomo allorquando più si
avvicina allo stato de' bruti. Passare l'intero giorno seduto nella più
assoluta inazione fisica o morale, fumando la pipa, e prendendo caffè ed
altre droghe; ubbriacarsi coi liquori, o con pillole d'oppio; esaurire
le forze fisiche e morali con replicati eccessi di godimenti naturali, o
contro natura: questi sono i piaceri che formano la felicità dei
Musulmani; i quali se degnansi talvolta di porgere attenzione ad uno
qualsiasi spettacolo, non è se non quando loro presenti l'immagine degli
oggetti de' loro unici piaceri.
Di fatti i Turchi non sono privi di spettacoli; ma quali spettacoli!
Quantunque la loro musica non abbia armonia, offre alcune dolci
modulazioni; ma trovasi mescolata con tante dispiacevoli discordanze,
che non può a lungo andare soffrirsi: e per tal motivo appunto sogliono
d'ordinario avere un buffone che di tratto in tratto eseguisce una danza
o una ridicola indecente pantomima, terminando sempre col rappresentare
un uomo ubbriaco.
Hanno pure de' ballerini la di cui abilità si ristringe al camminare con
misura, a fare una semplice contradanza, rapide giravolte, movimenti e
pantomime della più sfacciata indecenza, camminando in giro l'uno dietro
l'altro col capo imbacuccato in una parrucca a lunghissimi capelli,
avendo in mano i crotali o castagnette di metallo; e tutto ciò
eseguendosi nel più sgraziato modo che immaginar si possa. Ho veduto
alcuni di questi danzatori fare delle pantomime nelle quali
rappresentavano le più schifose e lascive attitudini. Hanno ancora le
ombre chinesi colle quali rappresentano orrende lubricità.
Tali sono gli spettacoli dei Turchi, cui i grandi, i dotti e lo stesso
gran Visir non vergognansi di essere spettatori.
Io sono stato testimonio d'un giuoco di forza assai curioso: un uomo
girando rapidissimamente a suono di musica, si attaccava alla cintura un
gonnellino, che la velocità del giro faceva spiegare in figura di
campana o di ombrello; levavasi in appresso la camicia senza sbottonarsi
il farsetto che la copriva, divideva in più treccie la ciocca de'
capelli del suo capo, e prendendo a volo una dopo l'altra molte sciable
nude che gli presentava un suo compagno, attaccava ogni impugnatura ad
una delle sue treccie, e lo vidi in tal modo attaccarne dodici o
quattordici, che per la rapidità de' giri, venivano a formare un cerchio
o disco orizzontale intorno al suo capo: in appresso prendeva un'altra
sciabla ignuda coi denti, ne collocava alcune altre in altre parti del
suo corpo, non saprei in qual modo, finchè trovavasi tutto coperto di
sciable nude. Continuando a girare colla medesima rapidità senza
interrompimento, sguainò una sciabla, e la mise nella guaina colla
stessa facilità, e con una sorprendente destrezza. Allora si levò le
sciable ad una ad una per darle al suo compagno, si levò il gonnellino,
si rimise la camicia senza sbottonarsi il farsetto, e dopo più di un'ora
e mezzo di rapidissimi giri, il compagno terminò questo bizzarro
spettacolo coprendolo con una gran pelliccia: precauzione necessaria per
impedire che non soffrisse passando da così violento moto allo stato di
quiete.
A Costantinopoli vengono strettamente custodite le donne di alto rango:
ma le plebee sortono sole a loro piacere: nelle strade, nei _bazar_,
nelle cappelle, ai cimiterj, e sulla spiaggia del mare, in qualunque ora
del giorno s'incontrano tante femmine che uomini. Tale libertà in così
popolata capitale, circondata di giardini, di colli e di boschi, deve
singolarmente favorire il libertinaggio; che infatti è in questa città
grandissimo. Malgrado il denso velo che le dovrebbe coprire le donne
hanno quasi sempre il volto scoperto, perchè ne dilatano in modo i fori
destinati al solo uso della vista, che a traverso di tali aperture si
vede quasi interamente la loro fisonomia.
Malgrado la sua distanza dell'equatore il clima di Costantinopoli è
assai dolce, perchè trovasi al livello del mare, difeso dai venti
settentrionali delle montagne di Belgrado, ed affatto aperto al Sud ov'è
il mare di Marmara; di modo che quantunque sia sensibile la diversità
delle stagioni, non vi si conoscono gli estremi tanto incomodi negli
altri paesi posti nella medesima latitudine di questa città.
Avevo disposto ogni cosa per osservare l'eclissi del sole del 29
novembre; e salii per tale oggetto sopra una torre, ma le nuvole si
opposero al mio desiderio.


CAPITOLO LIII.
_Stato attuale della Turchia. — Barbarie dei Turchi. —
Giannizzeri. — Stravaganze di questo corpo. — Bostangì. —
Cannoniere e bombardieri. — Altre truppe. — Il gran Signore. —
Pascià ribelli. — Tesoro pubblico. — Venalità degl'impiegati. —
Disperazione dei popoli._

L'impero ottomano è un colosso composto d'una bizzarra mescolanza di
parti eterogenee affatto inconciliabili: di Turchi, di Tartari, di
Arabi, di Greci cattolici, di Greci scismatici, di Cofti, di Drusi, di
Mamelucchi, di Giudei, e di altre razze affatto diverse le une dalle
altre di costumanze, di religione, di opinioni, non convenendo in altro
che nel profondo inveterato odio che si portano: tali sono gli elementi
che compongono quest'immensa massa.
I Cristiani perduti in altri tempi dietro le quistioni scolastiche, gli
Arabi divisi dallo stesso motivo, e privi di una costituzione che
assicurasse la successione al trono del Califfato, aprirono, per una
deplorabile apatia le porte a quella irruzione di _Tartari_ quasi
selvaggi, che successivamente distrussero il trono degli Abassidi, e di
Costantino, fondando sulle loro rovine l'impero della Mezza-luna.
Il caso, che gli aveva fatte cominciare le loro conquiste nell'Asia
allora dominata dai successori di Maometto, rese maomettani questi
Tartari idolatri: se avessero invasa prima l'Europa, essi sarebbero
adesso Cristiani; perchè ogni culto appoggiato alla sublime idea di un
essere supremo ed unico deve egualmente convincere, e soggiogare l'uomo
idolatra.
Ecco ciò che ha resi, ed ancora non cessa di rendere i Turchi affatto
stranieri alle costumanze d'Europa; se si fossero convertiti alla fede
cristiana, sarebbero diventati Europei.
Perchè i Califfi Abassidi accolsero le arti e le scienze, che le
irruzioni de' Vandali avevano scacciate dall'Europa, questi Tartari
trovarono colla religione gli elementi della civiltà, di cui ne presero
a bella prima una leggier tinta, ma i di cui progressi furono in pari
tempo contrariati da alcuni dommi, che proscrivendo le belle arti,
stabilendo la dottrina del fanatismo, e proclamando odio ed aversione ad
ogni individuo opposto all'islamismo, li veniva a privare degli elementi
del buon gusto; e facendo loro riguardare come inutili i mezzi, e le
combinazioni dell'umana saggezza, li privava dei vantaggi di un'intima
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 4 - 8
  • Parts
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 4 - 1
    Total number of words is 4555
    Total number of unique words is 1462
    35.4 of words are in the 2000 most common words
    51.0 of words are in the 5000 most common words
    59.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 4 - 2
    Total number of words is 4316
    Total number of unique words is 1586
    35.3 of words are in the 2000 most common words
    50.9 of words are in the 5000 most common words
    59.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 4 - 3
    Total number of words is 4431
    Total number of unique words is 1608
    33.5 of words are in the 2000 most common words
    48.2 of words are in the 5000 most common words
    56.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 4 - 4
    Total number of words is 4480
    Total number of unique words is 1631
    34.2 of words are in the 2000 most common words
    49.5 of words are in the 5000 most common words
    57.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 4 - 5
    Total number of words is 4525
    Total number of unique words is 1555
    34.6 of words are in the 2000 most common words
    51.0 of words are in the 5000 most common words
    59.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 4 - 6
    Total number of words is 4517
    Total number of unique words is 1615
    35.6 of words are in the 2000 most common words
    50.7 of words are in the 5000 most common words
    58.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 4 - 7
    Total number of words is 4413
    Total number of unique words is 1735
    34.1 of words are in the 2000 most common words
    49.8 of words are in the 5000 most common words
    58.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 4 - 8
    Total number of words is 4332
    Total number of unique words is 1687
    34.7 of words are in the 2000 most common words
    50.2 of words are in the 5000 most common words
    58.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 4 - 9
    Total number of words is 365
    Total number of unique words is 242
    41.7 of words are in the 2000 most common words
    52.4 of words are in the 5000 most common words
    58.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.