Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. II - 03

Total number of words is 4042
Total number of unique words is 1898
28.5 of words are in the 2000 most common words
38.2 of words are in the 5000 most common words
44.9 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
membra alla palla. Tali racconti, intesi ad accrescere l'orrore e
l'efficacità dell'esempio, trovano ripetitori e rimaneggiatori: due
secoli dopo Sant'Antonino, sente il bisogno di mitigare alquanto le
feroci immaginazioni de' suoi predecessori, e con lodevole accorgimento
vuole che il papa si faccia tagliare a pezzi dopo morto[51]. Circa il
1260, il così detto Minorita Erfordiense narra, con parole di santa
esecrazione, che nella cappella dove seguì l'orribil fatto, nessun papa
volle più mettere il piede[52].
E la leggenda sempre più si diffonde, passando di secolo in secolo
e di gente in gente. Sin qui non abbiamo trovato scrittori italiani
che la narrassero. Romualdo Salernitano, morto nel 1181, sembra che
la ignorasse affatto; ma nel secolo XIV molti Italiani la narrano,
primi Riccobaldo da Ferrara[53] e Leone d'Orvieto[54]. Con essi la
leggenda penetra nelle storie speciali dei pontefici, d'onde non
uscirà più, se non molto tardi. Narrano quasi con le stesse parole,
succintamente, e nulla recano di nuovo. Ad essi tengono dietro Tolomeo
da Lucca[55] il quale cita Vincenzo Bellovacense e Martino Polono;
Giovanni Colonna[56], il quale attinge da Guglielmo di Malmesbury;
Domenico Cavalca, nel _Pungilingua_, il quale, del resto, è poco più
che traduzione di un libro francese, e nei _Frutti della Lingua_[57];
Andrea Dandolo, che parla della statua e dell'ambiguo responso[58].
Fuori d'Italia ripetono la leggenda Matteo di Westminster[59], Bernardo
Guidonis[60], Roberto Holkot[61], Pietro Bersuire (o Berchorio)[62],
Amaury d'Augier[63], Enrico di Ervordia[64], Giovanni d'Outremeuse[65],
l'autore del _Chronicon Vezeliacense_[66], ed altri parecchi. A forza
di viaggiare, la leggenda era giunta, già nella prima metà di quel
secolo, se non anche prima, sino in Islanda[67].
Nel secolo seguente, l'antica favola, non punto scemata di credito,
riappare nelle già citate Istorie di Sant'Antonino, il quale altro
quasi non fa se non copiare Giovanni Colonna; nelle Vite dei Pontefici
del Platina; nella _Fleur des histoires_ di Giovanni Mansel; nelle
_Rapsodiae historiarum_ di Marc'Antonio Sabellico; nelle _Novissimae
historiarum omnium repercussiones_ di Jacopo Filippo da Bergamo; negli
_Annales silesiaci compilati_, ecc.; e nel secolo XVI la riferiscono,
Giovanni Wier nel libro suo _De praestigiis daemonum_; Hans Sachs
in una delle innumerevoli sue poesie; Giovanni Guglielmo Kirchhof
nel _Wendunmuth_; i così detti Centuriatori di Magdeburgo nella loro
_Historia ecclesiastica_, e parecchi altri scrittori della Riforma,
ai quali stava molto a cuore di narrar le gesta di un papa che s'era
venduto al diavolo. Nel 1599 Giorgio Rodolfo Widmann introduceva la
novella di Santa Croce in Gerusalemme nella sua Storia di Fausto.
Ben s'intende come alla longeva e vagabonda leggenda dovesse far
codazzo un popolo di errori, che la leggenda, veramente, non chiedeva,
alcuni dei quali, anzi, essa volentieri avrebbe respinti, ma che in sua
compagnia non facevano poi troppo brutta figura. Ne additerò alcuni.
Gualtiero Map, forse più per proposito che per errore, fa nascere
Gerberto di nobile prosapia; ma molto prima di lui, in un Catalogo di
pontefici, attribuito, non so con quanta ragione, a Mariano Scoto,
il quale visse fino al 1086, Gerberto era stato fatto a dirittura
figliuolo dell'imperatore Ottone (di quale?)[68]. In alcuni, come
nell'autore della cronaca che andava sotto il nome di Guglielmo Godell,
nasce un dubbio, se, cioè, Gerberto e Silvestro II sieno una sola e
stessa persona, e in certi _Annales remenses et colonienses_ si dice
risolutamente che Silvestro II fece deporre Gerberto, il quale aveva
usurpato il luogo di Arnulfo, arcivescovo di Reims, e sospendere i
vescovi che avevano consentita la sua consacrazione[69]. Altri, a
cominciare da Guglielmo di Malmesbury, confondono Silvestro II con
Giovanni XVI, l'antipapa che da Crescenzio fu opposto a Gregorio V, e
a questo Gregorio Ugo di Flavigny fa precedere Silvestro, che invece
fu suo successore. Il nome stesso di Gerberto si altera in varii
modi: Guiberto, Gilberto, Giriberto, Goberto, Uberto, e talvolta,
come or ora vedremo, si muta, in nomi di tutt'altro suono. Gli anni
della esaltazione e della morte oscillano molto, e per solo citare
due esempii estremi, mentre, nel secolo XI, l'autore di una parte di
certi _Annales Formoselenses_[70] pone l'esaltazione all'anno 895, con
errore di più che cent'anni, Giovanni d'Outremeuse, nel secolo XIV, fa
che Gerberto riceva dal diavolo il fallace responso il 7 di giugno del
1022. Gli anni del papato variano da meno di uno a sette. Qui pure sono
da ricordare certe affermazioni di storici, le quali contraddicono,
o poco, o molto, alla leggenda diabolica. Più cronisti asseverano,
quando già la leggenda è larghissimamente diffusa, che fu il popolo
romano tutto intero quello che acclamò pontefice Gerberto[71]; e più
altri ricordano una santa visione che Gerberto ebbe concernente il
conferimento della corona d'Ungheria[72].
Ci riman da vedere come la leggenda traviasse, e come da ultimo si
perdesse, simile a un fiume, che, dopo lungo corso, dilegui, bevuto
dalle sabbie del deserto e dal sole.
Un poemetto inglese del secolo XIII narra la meravigliosa istoria
di Silvestro II, ma riferendola a un papa Celestino, il quale,
evidentemente, non può aver nulla di comune con Celestino II. Esso
ricorda in principio, per le cose che narra, il poemetto latino che ho
già citato, ma poi se ne scosta molto nel séguito. Celestino, perduto
assai tempo nelle scuole senza apprendere nulla, si dà al diavolo, e
il diavolo l'ammaestra, e nel corso di pochi anni lo fa arcidiacono,
poi arcivescovo, poi cardinale, poi papa. Divenuto papa, Celestino
predica, per dodici mesi consecutivi, contro la fede, poi un bel
giorno gli viene in mente che ha pur da morire, e vuol sapere quando
morrà. Il diavolo, appositamente evocato, lo inganna con quell'ambiguo
responso della messa da celebrare in Gerusalemme. Venuto il dì fatale,
e scoperta la frode, il papa si pente, e invoca l'ajuto di Gesù.
Vengono mille diavoli, urlando, strepitando, schizzando fuoco, e
fanno ressa alla porta della cappella, gridando a gran voci: Il papa
è nostro; il papa è nostro! Il povero papa si confessa davanti al
popolo adunato, disputa e contrasta con i sette peccati capitali, che
sono poi altrettanti diavoli, e non cessa di raccomandarsi a Cristo
redentore e alla Vergine Maria. I diavoli traggono innanzi un orribile
cavallo alato, per portare il papa in Inferno, e menano intorno alla
cappella una scorribanda furiosa. Celestino fa testamento, e lascia
agli avversarii le vesti, e le membra, che si fa troncar dal carnefice.
Quando costui s'appresta a tagliare il capo, ecco scende di cielo la
Vergine, con una schiera di angeli e consola il pentito, e gli promette
l'eterna salute. Il carnefice compie allora il suo officio, e getta il
capo del papa al diavolo Avarizia, che subito lo acciuffa e lo divora.
Le altre membra sono trasportate nella basilica di San Pietro, e lo
stesso principe degli apostoli scende con cento angioli dal cielo, per
assistere alla sepoltura del suo successore, e per dire che il trono di
lui è in Paradiso, accanto al suo proprio[73].
Nel racconto molto più tardo di un buon tedesco, cittadino cospicuo
di Norimberga, Niccolò Muffel, che nell'anno 1452 venne in Roma per
l'incoronazione dell'imperatore Federico III, e ivi comperò, a buon
mercato (così egli dice), una notabile indulgenza, Celestino si tramuta
in Istefano. E perchè non rimanga alcun dubbio, Niccolò narra la storia
due volte. Quando il papa Stefano vide venire i diavoli in figura
di corvi e di cornacchie innumerevoli, subito si confessò, e si fece
tagliare a pezzi, e gli uccelli diabolici ne portarono via i lacerti
e le viscere, meno il cuore che fu sepolto in San Giovanni Laterano.
Niccolò avverte espressamente che il ricordo di questi fatti si leggeva
nella chiesa di San Giovanni[74].
Finalmente, ai tempi di Francesco I re di Francia, la vecchia leggenda
riappare in una novella di Niccolò di Troyes; ma, come una moneta, che
a forza di correre per le mani degli uomini abbia perduto l'impronta
del conio, essa ha perduto l'effigie di Gerberto e non poco di ciò
che v'era scritto intorno: pur nondimeno gli è facile riconoscerla.
Un cardinale di Roma desiderava ardentemente di diventar papa. Gli
viene innanzi il diavolo, e gli promette dieci anni di papato, e di
non porgli le mani addosso se non in _sancta civitas_ (sic). Trascorso
il termine, il papa va a celebrar messa in una chiesa di Roma, e come
appena v'è entrato, ecco più di dieci mila corvi calar d'ogni banda e
posarsi sul tetto. La chiesa è detta appunto in _sancta civitas_. Il
papa non si perde di animo: celebra la messa con gran devozione, chiede
a Dio perdono de' suoi peccati, e ottenutolo, vive ancora molt'anni
senza paura e senza pericolo[75].
La leggenda, sfinita, si perde.

VI.
A mezzo il secolo XV, in pien concilio di Basilea, Tommaso de
Corsellis, uomo, dice Enea Silvio Piccolomini, storico del concilio
stesso, di mirabile dottrina, amabilità e modestia, usciva dinanzi ai
padri assembrati, in queste parole: «Voi non ignorate che Marcellino,
per comando dell'imperatore, incensò gl'idoli, e che un altro
pontefice, cosa ben più grave ed orribile, salì al pontificato con
l'ajuto del diavolo»[76]. Egli non nominava Silvestro II, e non aveva
bisogno di nominarlo: tutti a quel cenno intendevano di chi si parlava.
Ma i tempi erano già molto mutati, e sempre più si venivano mutando.
Era nata la critica, e innanzi a lei, sotto il suo sguardo scrutatore,
le grandi e immaginose leggende venute su di mezzo alle caligini
del medio evo, cominciavano a vacillare, a diradarsi, a smarrirsi, e
non molto dopo dovevano dileguarsi affatto, come nubi leggiere in un
cielo caldo d'estate. Il secolo XVI vide sorgere i primi difensori di
Gerberto, i primi restauratori della sua fama, da tanti secoli offesa.
Un domenicano spagnuolo, Alfonso Chacon (Ciaconio), morto in Borna
verso il 1600, inseriva nelle sue _Vitae et gesta romanorum pontificum
et cardinalium_ un epigramma latino, in cui la imputazione di magia
fatta a Gerberto era ascritta alla inerzia ed ignoranza del volgo[77].
Due cardinali celebri, il Baronio e il Bellarmino, sgravarono l'antico
pontefice di un'accusa che a molti oramai sembrava assurda, e lo stesso
fece il dotto medico francese Gabriele Naudé nella sua _Apologie
pour tous les grands personnages qui ont été faussement soupçonnez
de magie_, stampata la prima volta nel 1625. Finalmente un domenicano
polacco, Abramo Bzovio, nato nel 1567, morto nel 1637, compose in onor
di Gerberto, e in trentotto capitoli, un vero panegirico, che vide
la luce in Roma nel 1629, e diede alla tenebrosa leggenda il colpo di
grazia. Peccato che alle favole antiche egli, di suo capo, sostituisse
una favola nuova, facendo di Gerberto un discendente della gente Cesia,
di Temeno re d'Argo e di Ercole. Gli stessi protestanti rinunziarono a
usare della leggenda come di un'arma contro la Chiesa di Roma, e alcuni
di essi risolutamente la confutarono.
Del resto, una smentita, per dir così, materiale, non si fece aspettar
troppo a lungo. L'anno 1648, rifacendosi per ordine d'Innocenzo X le
fondamenta alla basilica di San Giovanni, fu aperta l'arca marmorea
di Silvestro II, e il pontefice scelerato, che s'era fatto tagliare
a pezzi, e le cui membra erano state involate e divorate da corvi, da
cani e da diavoli, apparve, dice il canonico Cesare Rasponi, intero ed
illeso, vestito degli abiti pontificali, con le braccia in croce, e la
tiara in capo; ma appena sentì l'aria si sciolse in polvere[78].
Così finiva, dopo quasi sei secoli di vita, una delle più curiose e
celebri leggende del medio evo, meravigliosa per le finzioni di cui
è tessuta, notabile pel senso che racchiude. Nessuno la stimi una
immaginazione scioperata, fatta solo di sogno e di nebbia. Storia
essa non è, ma della storia è come un corollario e un commento. Anzi,
in certo senso, al pari d'altre leggende senza numero, è storia più
generale e più recondita, perchè se non narra singoli fatti veri,
esprime ragioni e condizioni di fatti, desiderii e terrori di popoli,
spirito, grandezza e miseria di secoli.

NOTE
[1] Veggasi intorno a Gerberto: HOCK, _Gerbert oder Papst Sylvester II
und sein Jahrhundert_, Vienna, 1837; OLLERIS, _Oeuvres de Gerbert_,
Clermont, 1867, Introduzione; WERNER, _Gerbert von Aurillac, die
Kirche und Wissenschaft seiner Zeit_, Vienna, 1878. Questi autori
discorrono della leggenda in modo affatto insufficiente, e così ancora
il DOELLINGER, _Die Papst-Fabeln des Mittelalters_, edizione curata
da I. Friedrich, Stoccarda, 1890, pp. 184-8. In questi ultimi anni
molto si scrisse intorno a Gerberto, considerato nella politica, nella
scienza, nell'insegnamento, nel ministero ecclesiastico. Meritano
particolar menzione due pubblicazioni recenti che hanno per oggetto le
lettere di lui, cioè la fonte principale per la sua biografia: NICCOLÒ
BUBNOW, _Le lettere di Gerberto considerate come fonte storica_ (in
russo), Pietroburgo, 1888 sgg.: _Lettres de Gerbert publiées avec une
introduction et des notes par_ JULIEN HAVET, Parigi, 1889.
[2] _Magni ingenii ac vivi eloquii vir, quo postmodum tota Gallia acri
lucerna ardente, vibrabunda refulsit_ etc., etc. _Historiarum_ l. IV,
ap. PERTZ, _Mon. Germ. hist., SS._, t. III, pp. 616-21, 648-53.
[3] Ai citati aggiungansi gli anonimi compilatori degli _Annales
Hildesheimenses_, degli _Annales Pragenses_, degli _Annales Augustani_,
degli _Annales Sancti Vincentii Mettensis_, ecc.
[4] BOUQUET, _Recueil des historiens des Gaules et de la France_, t. X,
p. 67, vv. 166-7. Cf. le note di Adriano Valesio, pp. 82-3. La data del
1006 è resa più che probabile dal Mabillon.
[5] Ho dinanzi, non potendo averne altro, il testo dato da GIOVANNI
WOLF, _Lectionum memorabilium et reconditarum centenarii XVI_,
Lavingae, 1600, t. I, pp. 292-5.
[6] _Chronicon_, l. I, ap. Pertz, SS., t. VIII, pp. 366-7.
[7] Il DOELLINGER (op. cit., p. 185) è d'altra opinione. Egli crede che
Ugo abbia inteso parlare di sole arti cortigianesche, di lenocinii.
Certo, nel latino classico, il vocabolo _praestigia_ ebbe anche quel
significato; ma nel latino medievale prevalse l'altro di _artifizio
magico_.
[8] Ap. PERTZ, _SS._, t. VI, p. 353.
[9] L. I, ap. PERTZ, _SS._, t. XXVI, pp. 11-2.
[10] Nella Vita che, dopo il 1042, scrisse di Roberto il Pio; ap.
BOUQUET, _Rec._, t. X, p. 99.
[11] _Chronicon_, l. VI, cap. 61, ap. PERTZ, _SS._, t. III, p. 835.
[12] _Historiarum_ l. III, ap. PERTZ, _SS._, t. IV, p. 130.
[13] Vedi CHASLES, _Explication des traités de l'Abacus, et
particulièrement du Traité de Gerbert, Comptes rendus des séances
de l'Académie des sciences_, t. XVI, 1843, pp. 156 sgg.; MARTIN,
_Recherches nouvelles concernant les origines de notre système de
numération écrite, Revue archéologique_, t. XIII, parte 2ª, pp. 509
sgg., 588 sgg.
[14] _Loc. cit._
[15] Ep. XVI, ediz. Olleris.
[16] _Op. cit._, pp. 186.
[17] _De gestis regum anglorum_, l. II, capp. 167, 168, 169, 172, ap.
PERTZ, _SS._, t. X, pp. 461-4. Non traduco alla lettera; anzi in più
luoghi do solamente la sostanza del racconto del benedettino inglese.
[18] Pubblicato dal MONE, in _Anzeiger für Kunde des deutschen
Mittelalters_, anno 1833, coll. 188-9.
[19] _De nugis curialium_, dist. IV, cap. 11, ap. PERTZ, _SS._, t.
XXVII, pp. 70-2.
[20] Vedi, in questo volume, lo scritto intitolato _Demonologia di
Dante_, e LIEBRECHT, _Zur Volkskunde_, Heilbronn, 1879, p. 28.
[21] Vedi in proposito J. W. WOLF, _Beiträge zur deutschen Mythologie_,
Gottinga, 1857, parte 2ª, pp. 235 sgg.
[22] Cronaca detta di Guglielmo Godell, l. III, ap. PERTZ, _SS._, t.
XXVI, p. 196.
[23] _Weltbuch_, in VON DER HAGEN, _Gesammtabenteuer_, Stoccarda e
Tubinga 1850, vol. II, pp. 553-62.
[24] Negli _Annales Parchenses_ (ap. PERTZ, _SS._, t. XVI, p. 601), il
verso si trova ridotto a metà. Ottone fa Gerberto, prima arcivescovo di
Ravenna, poi papa: _unde dictum est: Scandit ab R. Gerbertus ad R._
[25] Ap. PERTZ, _SS._, t. XXIII, p. 89.
[26] Vedi STEINSCHNEIDER, _Apollonius von Thyana_ (_oder Balinas_) _bei
den Arabern, Zeitschrift der Deutschen Morgenländischen Gesellschaft_,
voi. XLV (1891), pp. 439-46.
[27] _Notices et extraits des manuscrits de la Bibliothèque Nationale_,
t. IV, pp. 118-20. Il libro è analizzato da Silvestro de Sacy.
[28] _Rerum memorandarum_ l. IV (_Recentiores, Innominatus_), Opera,
Basilea, 1521, p. 486.
[29] _Gesta Romanorum_, ed. OESTERLEY, Berlino, 1872, cap. 107;
COMPARETTI, _Virgilio nel medio evo_, Livorno, 1872, vol. II, pp.
183-5; _Die Êneide_, ediz. di Lipsia 1852, col. 255; GRAF, _Roma nella
memoria e nelle immaginazioni del medio evo_, Torino, 1882-3, vol. I,
pp. 161-70; vol. II, p. 241.
[30] _De rebus anglicis sui temporis_, ediz. di Parigi 1610, l. V, cap.
6, p. 562.
[31] Vedi le note del BERNECCER alle _Istorie_ di GIUSTINO, l. XII, c.
2.
[32] ISTORIE FIORENTINE, l. IV, c. 18. Vedi pure ciò che il Villani (l.
VI, cap. 73) e l'autore degli _Annales mediolanenses_ (ap. MURATORI,
_Scriptores_, t. XIV, coll. 661-2) narrano di Ezzelino da Romano
morente, e cf. A. BONARDI, _Leggende e storielle su Ezelino da Romano_,
Padova e Verona, 1892, pp. 70-1.
[33] SCHEIBLE, _Das Kloster_, t. XI, Stoccarda, 1849, p. 529.
[34] LIEBRECHT, _Op. cit._, p. 48.
[35] _Op. cit._, p. 472.
[36] _Bonum universale de apibus_, Duaci, 1627, r. II, cap. 51, num. 5.
[37] Vedi per esempio LUZEL, _Légendes chrétiennes de la
Basse-Bretagne_, Parigi, 1881, vol. I, pp. 161, 175.
[38] _Gemma ecclesiastica_, ap. PERTZ, _SS._, t. XXVII, p. 412.
[39] Ap. MABILLON, _Museum Italicum_, t. II, p. 568.
[40] _Chronica Albrici monachi Trium Fontium a monacho novi monasterii
Hoiensis interpolata_, ap. PERTZ, _SS._, t. XXIII, pp. 774, 778.
[41] _Speculum historiale_, l. XXV, capp. 98-101.
[42] _Chronique rimée_, ap. Pertz, SS., t. XXVI, pp. 727-9.
[43] _Chronicon pontificum et imperatorum_, ap. PERTZ, _SS._, t. XXII,
p. 432.
[44] _Je ne sçai pourquoi aucuns se scandalisent de voir librement
accuser la vie de quelque particulier prelat, quand il est connu et
publicq; car ce jour là, et à S. Jean de Latran, et à l'église Sainte
Croix en Jerusalem, je vis l'histoire escrite au long en lieu tres
apparant, du Pape Silvestre second, qui est la plus injurieuse qui
se puisse imaginer_. D'ANCONA, _L'Italia alla fine del secolo XVI.
Giornale del viaggio di_ MICHELE DE MONTAIGNE _in Italia nel 1580 e
1581_, Città di Castello, 1889, p. 297.
[45] Roma, 1750, p. 78.
[46] Helmstadii, 1592, f. 128 r.
[47] Lo reca, fra gli altri, il GREGOROVIUS, _Le tombe dei papi_ (trad.
dal tedesco), Roma, 1879, pp. 203-4.
[48] Secondo l'autore di certi _Flores temporum_, composti negli ultimi
anni del secolo XIII, il sepolcro suda o rumoreggia quando il pontefice
è morto. Ap. PERTZ, _SS._, t. XXIV, p. 245.
[49] Vedi, per esempio, gli _Annales Marbacenses_ del secolo XIII, ap.
PERTZ, _SS._, t. XVII, p. 154.
[50] ALBERICO DELLE TRE FONTANE, Op. cit., p. 778.
[51] _Historiarum_ P. II, tit. XVI, cap. I, § 18.
[52] _Chronicon minor_, ap. Pertz, SS., t. XXIV, p. 187.
[53] _Historia pontificum romanorum_, ap. MURATORI, _SS_. t. IX, coll.
172-3.
[54] _Chronica romanorum pontificum_, ap. LAMI, _Deliciae eruditorum_,
t. II, pp. 162-83.
[55] _Historia ecclesiastica_, l. XVIII, capp. 6-8, ap. MURATORI, SS.,
t. XI, coll. 1049-50.
[56] _Mare historiarum_ (in massima parte ancora inedito), l. VIII,
cap. 27. Ebbi copia del capitolo ove la leggenda è narrata dalla
cortesia del signor A. Salmon, che la trasse dal cod. 4914 della
Nazionale di Parigi.
[57] _Il Pungilingua_, ediz. di Milano 1837, cap. XXX, pp. 264-5; _I
Frutti della lingua_, ediz. di Milano, 1837, cap. XXXVII, pp. 343-4.
[58] _Chronicon venetum_, lib. IX, cap. I, part. XXXIV, ap. MURATORI,
SS., t. XII, col. 231.
[59] _Flores historiarum_, Londra, 1570, pp. 383-5.
[60] _Catalogus pontificum romanorum_, ap. MAI, _Spicilegium romanum_,
t. VI, Roma, 1841, pp. 244-5. Il Mai non riferisce il racconto per
intero.
[61] _Opus super sapientiam Salomonis_, lect. CLXXXIX, ediz. di
Basilea, 1506, f. 172 v.
[62] _Reductorium morale_, Parigi, 1521, l. XIV, cap. 62.
[63] Ap. MURATORI, _SS._, t. III, P. 2ª, col. 336.
[64] _Liber de rebus memorabilioribus_, Gottinga, 1859, pp. 86, 91-3.
[65] _Ly myreur des histors_, Bruxelles, 1869-80, t. IV, p. 205-6.
[66] Ap. LABBE, _Nova Bibliotheca manuscriptorum librorum_, t. I, p.
395.
[67] _Islendzk Aeventyri. Isländische Legenden Novellen und Märchen
herausgegeben von_ HUGO GERING, Halle a. S., 1882-4, v. I, pp. 47-9; v.
II, pp. 32-3.
[68] _Catalogus pontificum Mariani ut videtur_, ap. Pertz, SS., t.
XIII, p. 78.
[69] In una parte scritta probabilmente prima del 1150; ap. PERTZ,
_SS._, t. XVI, p. 731.
[70] Ap. PERTZ, _SS._, t. V, p. 35.
[71] ROMUALDO SALERNITANO, già cit.; _Historia Francorum senonensis_,
ap. PERTZ, _SS._, t. IX, p. 368; _Historia regum Francorum monasterii
Sancti Dionysii_, ibid., p. 403, ecc.
[72] _Annales Kamenzenses_, ap. Pertz, SS., t. XIX, p. 581; _Annales
Cracovienses compilati_, ibid., p. 586; _Annales Polonorum_, ibid., pp.
618, 619; _Annales Sanctae Crucis polonici_, ibid., p. 678.
[73] Pubblicato da C. HORSTMANN nell'Anglia, v. I, 1878, pp. 67-85.
[74] NIKOLAUS MUFFELS _Beschreibung der Stadt Rom. Bibliothek des
litterarischen Vereins in Stuttgart_, CXXVIII, Tubinga, 1876, pp. 12-3,
35-6.
[75] _Le grand parangon des nouvelles nouvelles_, nov. 37, ediz. di E.
MABILLE, Parigi, 1869, pp. 161-3.
[76] AENEAE SYLVII _postea_ PII II _pontificis romani, commentariorum
historicorum libri III de Concilio Basileensi_, Cattopoli, 1667, p. 15.
[77] Eccolo:
Ne mirare Magum fatui quod inertia vulgi
Me (veri minime gnara) fuisse putat,
Archimedis studium quod eram sophiaeque secutus
Tum cum magna fuit gloria scire nihil.
Credebat magicum esse rudes sed busta loquuntur
Quam pius, integer et religiosus eram.
Qui si allude alla iscrizione posta da Sergio IV.
[78] _De basilica et patriarchio Lateranensi_, Roma, 1656, pp. 75-6.

APPENDICE
ALCUNI TESTI DELLA LEGGENDA DI SILVESTRO II.

1.
BENONE (m. 1098), _Vita et gesta Hildebrandi_, ap. WOLF, _Lectiones
memorabiles_, Lavingae, 1600, t. I, p. 295.
Theophilacto autem et Laurentio adhuc juvenibus, infecerat urbem
iis maleficiis Gerbertus ille, de quo dictum est:
Transit ab R. Gerbertus ad R. post Papa viget R.
Et iste Gerbertus quidem paulo post completum millenarium,
ascendens de abysso permissionis divinae, quatuor annis sedit,
mutato nomine dictus Sylvester secundus. At per quae multos
decepit, per eadem daemonum responsa deceptus, morte improvisa, Dei
judicio, est interceptus. Hic responsum a suo daemone acceperat,
se non moriturum nisi prius in Hierusalem missa ab eo celebrata.
Hac ambage, hac nominis aequivocatione delusus, dum Palestinae
civitatem Hierusalem praedictam sibi credit, Romae in ecclesia,
quae vocatur Hierusalem missam faciens in die stationis, ibidem
miserabili et horrida morte praeventus, inter ipsas mortis
angustias supplicat, manus et linguam sibi abscindi, per quas
sacrificando daemonibus, Deum inhonoravit.

2. SIGEBERTO GEMBLACENSE (m. 1112), _Chronographia_, ad a. 995 (ap.
PERTZ, _Mon. Germ., Script._, t. VI, p. 353).
Gerbertus, qui et Silvester, Romanae ecclesiae 140us presidet, qui
et ipse inter scientia litterarum claros egregie claruit. Quidam
transito Silvestro Agapitum papam hoc in loco ponunt; quod non
otiose factum esse creditur. Quia enim is Silvester non per ostium
intrasse dicitur; — quippe qui a quibusdam etiam nichromantiae
arguitur; de morte quoque eius non recte tractatur; a diabolo enim
percussus dicitur obisse; quam rem nos in medio relinquimus; — a
numero paparum exclusus videtur. Unde lector quaeso, ut et hic et
alibi, si qua dissonantia te offenderit de nominibus vel annis vel
temporibus paparum, non mihi imputes, qui non visa, sed audita vel
lecta scribo.

3. ORDERICO VITAL, _Historia ecclesiastica_, l. I (ap. PERTZ, _Mon.
Germ., Script._, t. XXVI, pp. 11-12). Orderico scrisse la _Historia_
fra il 1124 e il 1142.
Gerbertus in divinis et secularibus libris eruditissimus fuit,
et in sua scola famosos et sullimes discipulos habuit, Rodbertum
scilicet regem et Leothericum Senonensem archiepiscopum, Remigium
presulem Autisiodorensium, Haimonem atque Huboldum aliosque
plurimos fulgentes in choro sophystarum. Remigius pontifex
luculentam expositionem super missam edidit et artem vel editionem
Donati gramatici utiliter exposuit. Haimo [p. 12] quoque sancti
Pauli apostoli epistolas laudabiliter explanavit et alia multa de
evangeliis aliisque sacris scripturis spiritualiter tractavit.
Huboldus autem musicae artis peritus ad laudem Creatoris in
ecclesia personuit et de sancta Trinitate dulcem historiam
cecinit aliosque multos delectabiles cantus de Deo et sanctis
eius composuit. Hos aliosque plures Gerbertus erudivit, quorum
multiplex sequenti tempore scientia ecclesiae Dei plurimum
profuit. Qui postquam de throno Remensi, quem illicite usurpaverat,
depositus est, cum rubore et indignatione Galliam relinquens, ad
Ottonem imperatorem profectus est; et tam ab ipso quam a populo ad
praesulatum Ravennae electus est. Inde post aliquot annos ad sedem
apostolicam translatus est, annoque dominicae incarnationis 999.
Silvester papa sullimatus est.
Fertur de illo, quod dum scolasticus esset, cum demone locutus
fuerit et quid sibi futurum immineret inquisierit; a quo protinus
ambiguum monadicon audivit:
Transit ab R Gerbertus ad R, post papa vigens R.
Versipellis oraculum tunc quidem ad intelligendum satis fuit
obscurum, quod tamen postmodum manifeste videmus impletum.
Gerbertus enim de Remensi kathedra transivit ad presulatum Ravennae
ac postmodum papa factus est Romae.

4. GUGLIELMO DI MALMESBURY (m. 1141), _De gestis regum anglorum_, l.
II, capp. 167-72 (ap. PERTZ, _Mon. Germ., Script._, t. X, pp. 461-4).
167. _De Gerberto_.
Decedente hoc Iohanne, successit Gregorius. Ei item Iohannes sextus
decimus. De hoc sane Iohanne, qui et Gerbertus dictus est, non
absurdum erit, ut opinor, si litteris mandemus quae per omnium
ora volitant. Ex Gallia natus, monachus a puero apud Floriacum
adolevit; mox cum Pitagoricum bivium attigisset, seu taedio
monachatus seu gloriae cupiditate captus, nocte profugit Hispaniam,
animo precipue intendens ut astrologiam et ceteras id genus artes
a Sarracenis edisceret. Hispania, olim multis annis a Romanis
possessa, tempore Honorii imperatoris in ius Gothorum concesserat.
Gothi usque ad tempora beati Gregorii Arriani, tunc per Leandrum
episcopum Hispalis et per Ricaredum regem, fratrem Herminigildi,
quem pater nocte paschali pro fidei confessione interfecerat,
catholico choro uniti sunt. Successit Leandro Isidorus, doctrina
et sanctitate nobilis, cuius corpus nostra aetate Aldefonsus rex
Galatiae Toletum transtulit, ad pondus auro comparatum. Sarraceni
enim, qui Gothos subiugarant, ipsi quoque a Karolo Magno victi,
Galatiam et Lusitaniam, maximas Hispaniae provincias, amiserunt.
Possident usque hodie superiores regiones. Et sicut christiani
Toletum, ita ipsi Hispalim, quam Sibiliam vulgariter vocant,
caput regni habent, divinationibus et incantationibus more gentis
familiari studentes. Ad hos igitur, ut dixi, Gerbertus perveniens,
desiderio satisfecit. Ibi vicit scientia Ptholomeum in astrolabio,
Alandraeum in astrorum interstitio, Iulium Firmicum in fato.
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. II - 04
  • Parts
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. II - 01
    Total number of words is 4471
    Total number of unique words is 1691
    38.8 of words are in the 2000 most common words
    52.8 of words are in the 5000 most common words
    60.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. II - 02
    Total number of words is 4508
    Total number of unique words is 1731
    36.6 of words are in the 2000 most common words
    51.6 of words are in the 5000 most common words
    58.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. II - 03
    Total number of words is 4042
    Total number of unique words is 1898
    28.5 of words are in the 2000 most common words
    38.2 of words are in the 5000 most common words
    44.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. II - 04
    Total number of words is 3776
    Total number of unique words is 2250
    7.0 of words are in the 2000 most common words
    9.6 of words are in the 5000 most common words
    12.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. II - 05
    Total number of words is 4108
    Total number of unique words is 1799
    23.0 of words are in the 2000 most common words
    31.6 of words are in the 5000 most common words
    37.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. II - 06
    Total number of words is 4452
    Total number of unique words is 1678
    36.5 of words are in the 2000 most common words
    49.8 of words are in the 5000 most common words
    58.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. II - 07
    Total number of words is 4393
    Total number of unique words is 1857
    33.4 of words are in the 2000 most common words
    44.4 of words are in the 5000 most common words
    51.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. II - 08
    Total number of words is 3937
    Total number of unique words is 1602
    28.4 of words are in the 2000 most common words
    38.6 of words are in the 5000 most common words
    43.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. II - 09
    Total number of words is 4355
    Total number of unique words is 1755
    35.3 of words are in the 2000 most common words
    48.5 of words are in the 5000 most common words
    55.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. II - 10
    Total number of words is 4296
    Total number of unique words is 1992
    28.4 of words are in the 2000 most common words
    39.2 of words are in the 5000 most common words
    45.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. II - 11
    Total number of words is 4552
    Total number of unique words is 1676
    38.4 of words are in the 2000 most common words
    53.1 of words are in the 5000 most common words
    60.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. II - 12
    Total number of words is 4483
    Total number of unique words is 1665
    37.0 of words are in the 2000 most common words
    52.9 of words are in the 5000 most common words
    60.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. II - 13
    Total number of words is 4436
    Total number of unique words is 1699
    36.8 of words are in the 2000 most common words
    50.6 of words are in the 5000 most common words
    57.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. II - 14
    Total number of words is 4424
    Total number of unique words is 1744
    37.5 of words are in the 2000 most common words
    50.7 of words are in the 5000 most common words
    58.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. II - 15
    Total number of words is 4488
    Total number of unique words is 1733
    37.6 of words are in the 2000 most common words
    52.7 of words are in the 5000 most common words
    58.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. II - 16
    Total number of words is 4262
    Total number of unique words is 1782
    34.6 of words are in the 2000 most common words
    47.0 of words are in the 5000 most common words
    53.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. II - 17
    Total number of words is 3934
    Total number of unique words is 2202
    21.7 of words are in the 2000 most common words
    30.4 of words are in the 5000 most common words
    34.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. II - 18
    Total number of words is 4516
    Total number of unique words is 1637
    37.3 of words are in the 2000 most common words
    51.0 of words are in the 5000 most common words
    58.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. II - 19
    Total number of words is 4164
    Total number of unique words is 1971
    27.3 of words are in the 2000 most common words
    38.0 of words are in the 5000 most common words
    43.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. II - 20
    Total number of words is 4102
    Total number of unique words is 1797
    30.3 of words are in the 2000 most common words
    41.5 of words are in the 5000 most common words
    48.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. II - 21
    Total number of words is 4441
    Total number of unique words is 1740
    34.6 of words are in the 2000 most common words
    48.0 of words are in the 5000 most common words
    55.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. II - 22
    Total number of words is 4333
    Total number of unique words is 1984
    18.3 of words are in the 2000 most common words
    26.5 of words are in the 5000 most common words
    31.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. II - 23
    Total number of words is 232
    Total number of unique words is 166
    50.5 of words are in the 2000 most common words
    63.7 of words are in the 5000 most common words
    69.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.