Il ritratto del diavolo - 15
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sembianza, non mai potuta cogliere appieno, per quanto egli si
arrovellasse nel suo proposito? E questa opinione non era forse
avvalorata dalla medesima bizzarria che riconduceva al suo pennello i
lineamenti di Fiordalisa, mentre egli doveva esprimere la bellezza di
uno spirito malvagio?
Vi ho detto che Tuccio di Credi sudava freddo, vedendo l'opera strana
che prendeva forma sotto le pennellate del pittore. Era bene madonna
Fiordaliso, che si presentava in tal guisa davanti a lui; era madonna
Fiordalisa, con gli occhi lampeggianti di sdegno; era madonna
Fiordalisa, che piombava nei regni della morte, maledicendo ai suoi
uccisori. Pensando a quei riscontri così naturali tra il soggetto
celeste e la rimembranza umana che prendeva vita da esso, Tuccio di
Credi si sentì correre un brivido di paura per le ossa. Se avesse
potuto tirarsi indietro, come lo avrebbe fatto volentieri!
E istintivamente voltando la testa, egli dava un'occhiata alla buca
donde era salito lassù. Ma proprio in quel punto messer Dardano
Acciaiuoli lo prendeva amorevolmente per un braccio.
--Vedete, Tuccio, com'è bello quest'angiolo!--diceva il vecchio
gentiluomo.--Se si potesse muovere un rimprovero all'artista,
ignorando quello che egli ha voluto fare, si direbbe che è troppo
bello, per rappresentare lo spirito del male.
--Sì, troppo bello;--balbettò Tuccio di Credi, facendosi livido dalla
paura.
--Che è?--disse allora messer Dardano, a cui non era sfuggito il
tremito della voce di Tuccio.--Che cosa avete voi?--soggiunse tosto,
vedendo il suo compagno con la cera stravolta.
--Io nulla, messere;--rispose Tuccio, confuso.--Notavo una
rassomiglianza.... Non è quello il volto di madonna Fiordalisa?
--Fiordalisa!--esclamò messer Dardano.--Chi è costei?--
Spinello, dalla eminenza su cui stava seduto, udì le parole di messer
Dardano e si volse di schianto.
--Che avete detto, messere? Perchè quel nome, pronunziato da voi?
--Perdonate, maestro;--rispose messer Dardano, turbato da quella
escita improvvisa, ma più assai dalla strana animazione del viso di
Spinello.--Si ragionava con Tuccio di Credi, il quale trova una certa
rassomiglianza, nel volto di Lucifero....
--Ah!--disse Spinello.--Tuccio di Credi ha trovato questo? La cosa
merita di esser chiarita.--
E scese dal trèspolo, su cui depose tavolozza e pennelli, per andarsi
a piantare in uno dei punti estremi del tavolato.
Messer Dardano lo seguiva degli occhi, non pronosticando niente di
buono da quella scena inaspettata.
--È vero!--ripigliò Spinello, dopo essere stato alquanto a guardare
l'affresco.--Ecco una somiglianza che io non aveva cercata. Una
somiglianza fatale!--proseguì, con accento cupo, che fece fremere il
vecchio Acciaiuoli.--Tuccio di Credi ha ragione, e a lui va fatto
omaggio di un cambiamento necessario. Infine, che diamine m'è saltato
in mente, di far così bello lo spirito delle tenebre? E perchè sarebbe
profanata così la più bella immagine che apparisse mai sulla terra?--
Così dicendo, Spinello correva al trèspolo, ripigliava i pennelli, e,
rimescolando i colori sulla tavolozza, andava mutando, insieme con le
tinte, i lineamenti del suo Lucifero.
--Tuccio di Credi ha ragione!--esclamava, parlando ad intervalli, tra
una pennellata e l'altra.--Bisogna correggere. Perchè questo incarnato
nel viso? Olivastro vuol essere; anzi terreo come il colore della
morte. E questi occhi, perchè così belli? Ispide sopracciglia, rughe
precoci, in cui vorrebbe appiattarsi la malvagità del pensiero,
trasformate voi questa fronte di dannato. Tuccio di Credi ha ragione.
E sarà contento, Tuccio di Credi! Va bene così, Tuccio? non vi par
egli che così, e non altrimenti, s'abbia ad esprimere lo spirito del
male?--
Tuccio di Credi non rispondeva; era allibito; era rimasto di sasso.
Ma non era rimasto di sasso il vecchio gentiluomo che lo aveva
condotto lassù, e che non poteva intendere le ragioni di quella gran
collera di Spinello Spinelli. E non si fosse trattato che di collera!
Ma c'era di peggio; c'era il segno di una gravissima ingiuria, o d'una
terribile vendetta. Il volto di Lucifero, sotto le rapide e convulse
pennellata di Spinello, si era tramutato dal bello all'orrido, dalle
sembianze di madonna Fiordalisa a quelle di Tuccio di Credi. Non c'era
da dubitarne. Tuccio era lì, e gli occhi di messer Dardano potevano
spiccarsi da lui per volgersi al Lucifero, o dal Lucifero per volgersi
a lui, e vedere tra l'uno e l'altro una rispondenza perfetta.
--Che vuol dir ciò?--chiese il vecchio gentiluomo, con accento
severo.--Spinello mio, non recate voi forse offesa a Tuccio di Credi,
che ha avuto il torto di fare una semplice osservazione al vostro
dipinto? E perchè una ingiuria così grave, senza cagione, ad un
compagno d'arte, all'amico della vostra giovinezza?--
Spinello era ridisceso in quel punto dal trèspolo.
--Senza cagione!--gridò egli.--Amico mio, quest'uomo!
--Amico, sì;--replicò messer Dardano.--Voi stesso non lo avete
richiamato ieri al vostro fianco?
--Io? Io richiamare quel tristo?
--Maisì, maestro, e dando a me l'incarico di parlargliene. Egli era
così felice di ritornare con voi!--
Spinello levò la fronte, come in atto d'interrogare la sua memoria; ma
essa non gli disse nulla di ciò che l'Acciaiuoli asseriva.
--Perdonate, messere,--ripigliò egli,--è impossibile. Vi sarete
ingannato; dovete esservi ingannato. Io richiamare quel Giuda? Ma se
ciò fosse, ci sarebbe stato un perchè, ed io sarei venuto con qualche
cosa al fianco,--soggiunse Spinello, tastandosi con moto convulso alla
cintola,--nè egli sarebbe più qui, ritto e sano davanti a me.
Guardatelo, messer Dardano; quello è il più malvagio degli uomini. Ah,
voi non sapete ciò che m'ha fatto? Amavo una donna, messere.... E
l'amava anche lui! Il rettile aveva osato levar gli occhi alla
colomba. La vigilia delle mie nozze, la bella creatura moriva,
avvelenata da lui. Almeno, così parve. Egli non aveva fatto che
addormentarla con uno de' suoi filtri, scaturiti d'inferno, e madonna
Fiordalisa fu seppellita per morta. L'avesse egli dissotterrata per
sè! L'avrei ucciso, ma non lo avrei disprezzato. In quella vece, egli
ha venduto il segreto ad un altro. L'amante s'è tramutato in....
--Cessate, messere!--interruppe l'Acciaiuoli, preso da un sentimento
di profondo disgusto.--Ma siete voi ben sicuro che una simile
infamia....
--Oh, giudicatene voi! Madonna Fiordalisa fu venduta al Buontalenti,
banditosi dalla sua città per godersi il frutto del tradimento. Ma
l'opera non è compiuta. A persuadere la povera donna, occorreva che
Spinello apparisse dimentico di lei, sposo felice ad un'altra. E
Tuccio di Credi si pose al fianco di Spinello, fu con lui a
Firenze.... Ciò che avvenisse a Firenze vi è noto. Ah, pazzo che io
fui! Mi credono pazzo, ora, a mi guardano sott'occhi e si tirano da un
lato quando m'incontrano per via. Lo sono stato, un pazzo, lo sono
stato, quando t'ho creduto un onest'uomo, o Tuccio di Credi, rettile
velenoso ed immondo, spirito malvagio, venuto daccanto a me per la mia
dannazione. Dillo, che non è vero; dillo a quest'uomo onorando, che
questo non era il tuo fine, quando portavi a me i lagni del mio povero
padre.... ed egli sentirà ora come sappiano fischiare i serpenti, e
qual suono abbia la voce d'un demone!--
Tuccio di Credi guardò bieco il suo avversario, ben vedendo di non
poter più ingannare nessuno, e crollò sdegnosamente le spalle.
--Quante parole inutili!--esclamò egli.--Bastava dire che mi sono
vendicato. Messere, statevi con Dio, e non vi provate a tenermi
dietro;--soggiunse, vedendo l'atto di Spinello che voleva scagliarsi
contro di lui.--Voi andate qualche volta senz'armi; io non ho mai
dimenticato questo spuntone, che so maneggiare, al bisogno, e che
punge assai meglio della vostra lingua.--
Così dicendo, si avviava verso la scala a piuoli, il cui capo usciva
due o tre palmi fuori del tavolato.
Ma l'amore della frase perdette Tuccio di Credi. Spinello conosceva
l'impalcatura del ponte su cui stava a dipingere, e il traballar che
fece un pancone su cui Tuccio di Credi aveva posto il piede per
ritirarsi verso la scala, gli rammentò in buon punto che le assi non
erano inchiodate, ma semplicemente posate sulle traverse, l'una di
costa all'altra. E subito chinatosi ad abbrancare un capo del pancone,
lo spinse verso l'apertura della scala.
--Riponi il tuo spiedo!--gridò, con accento di trionfo, mentre Tuccio
scivolava sull'asse inclinata.--Meglio ti sarebbe aver penne alle
mani.--
Colto alla sprovveduta, Tuccio di Credi annaspò con le braccia,
lasciando cadere lo spuntone, e tentò di aggrapparsi alla traversa,
nel punto in cui essa era assicurata all'abetella con parecchi giri di
fune. Ma non gli venne fatto, ed egli ebbe per gran ventura di trovare
un capo della fune, che penzolava dalla traversa, e ad esso
s'avvinghiò disperatamente, in quella che il suo corpo dava un
tracollo nel vuoto.
--Aiuto! aiuto!--gridò messer Dardano, sbigottito dall'atto
improvviso.
--Salvatemi, per amor del cielo!--urlava il caduto.--Salvatemi! Ve ne
supplico, messere Spinello!... Per la memoria di Fiordaliso!
--Infame!--tuonò Spinello, affacciato all'apertura del ponte.--E
ardisci profferire quel nome? Trovò ella misericordia presso di te?
Tuccio di Credi, bestemmia la tua ultima preghiera; l'abisso è
spalancato per accoglierti.
--Spinello!--gridò messer Dardano.--È un uomo che sta per morire!
--Orbene, che c'è di strano!--disse Spinello. La pena segue il
--delitto. A Colle Gigliato ho ucciso il suo complice; qui uccido lui.
--Se Iddio non avesse voluta la sua morte, non me l'avrebbe cacciato
--tra' piedi.--
Intanto quell'altro perdeva le forze. La fune, scorrendogli tra le
dita aggranchite, gli aveva lacerate le carni. I tendini denudati non
ressero allo strazio, e le mani sanguinolenti si apersero. Tuccio di
Credi mise un grido di alto spavento, che parve ruggito di fiera, e
precipitò nello spazio.
Il vecchio Acciaiuoli udì il tonfo del corpo sui gradini dell'altar
maggiore e si ritrasse indietro atterrito.
Poco stante si raccoglievano le membra sfracellate. In chiesa e fuori
si credette ad una disgrazia. Nè messer Dardano volle dire il
contrario; nè Spinello sapeva più che cosa fosse avvenuto. Sceso dal
ponte, il povero pazzo non ricordava più nulla.
Per altro quella notte fu un grande trambusto in casa sua. Spinello
aveva una visione e fu agevole intenderla dalle rotte parole che gli
uscivano di bocca. Lo spirito delle tenebre era apparso al pittore,
dolendosi con lui d'essere stato fatto così spaventosamente brutto,
--Brutto! Brutto!--gridava il povero pazzo.--Non eri forse Tuccio di
Credi? ed io non ti ho forse dato il tuo aspetto vero?--
Il vecchio Acciaiuoli prodigò al suo sventurato amico le più amorevoli
cure. Ma nè le cura dell'amicizia, nè quelle dell'arte, nè i pianti
della famiglia, nè le preghiere di tutta Arezzo, che amava il suo
grande artefice, valsero a rattenerlo in vita. L'amore di Spinello
Spinelli era morto; le sue vendette erano compiute; non gli restava
che di finire anche lui. Ed era misericordia pregare a quell'anima
travagliata il riposo della tomba.
E null'altro, forse? Non ci sarà dato di sperare che lo spirito
dell'infelice amatore si sia ricongiunto a quello della sua
Fiordalisa? Ciò che sentiamo di questi grandi esempi d'amore, così
rari purtroppo nel mondo, ci conforta a credere che tanto ardore non
possa e non debba morire con questa povera compagine d'ossa e di
polpe. Infine, ogni spettacolo di martirio non richiama l'idea del
trionfo?
FINE
arrovellasse nel suo proposito? E questa opinione non era forse
avvalorata dalla medesima bizzarria che riconduceva al suo pennello i
lineamenti di Fiordalisa, mentre egli doveva esprimere la bellezza di
uno spirito malvagio?
Vi ho detto che Tuccio di Credi sudava freddo, vedendo l'opera strana
che prendeva forma sotto le pennellate del pittore. Era bene madonna
Fiordaliso, che si presentava in tal guisa davanti a lui; era madonna
Fiordalisa, con gli occhi lampeggianti di sdegno; era madonna
Fiordalisa, che piombava nei regni della morte, maledicendo ai suoi
uccisori. Pensando a quei riscontri così naturali tra il soggetto
celeste e la rimembranza umana che prendeva vita da esso, Tuccio di
Credi si sentì correre un brivido di paura per le ossa. Se avesse
potuto tirarsi indietro, come lo avrebbe fatto volentieri!
E istintivamente voltando la testa, egli dava un'occhiata alla buca
donde era salito lassù. Ma proprio in quel punto messer Dardano
Acciaiuoli lo prendeva amorevolmente per un braccio.
--Vedete, Tuccio, com'è bello quest'angiolo!--diceva il vecchio
gentiluomo.--Se si potesse muovere un rimprovero all'artista,
ignorando quello che egli ha voluto fare, si direbbe che è troppo
bello, per rappresentare lo spirito del male.
--Sì, troppo bello;--balbettò Tuccio di Credi, facendosi livido dalla
paura.
--Che è?--disse allora messer Dardano, a cui non era sfuggito il
tremito della voce di Tuccio.--Che cosa avete voi?--soggiunse tosto,
vedendo il suo compagno con la cera stravolta.
--Io nulla, messere;--rispose Tuccio, confuso.--Notavo una
rassomiglianza.... Non è quello il volto di madonna Fiordalisa?
--Fiordalisa!--esclamò messer Dardano.--Chi è costei?--
Spinello, dalla eminenza su cui stava seduto, udì le parole di messer
Dardano e si volse di schianto.
--Che avete detto, messere? Perchè quel nome, pronunziato da voi?
--Perdonate, maestro;--rispose messer Dardano, turbato da quella
escita improvvisa, ma più assai dalla strana animazione del viso di
Spinello.--Si ragionava con Tuccio di Credi, il quale trova una certa
rassomiglianza, nel volto di Lucifero....
--Ah!--disse Spinello.--Tuccio di Credi ha trovato questo? La cosa
merita di esser chiarita.--
E scese dal trèspolo, su cui depose tavolozza e pennelli, per andarsi
a piantare in uno dei punti estremi del tavolato.
Messer Dardano lo seguiva degli occhi, non pronosticando niente di
buono da quella scena inaspettata.
--È vero!--ripigliò Spinello, dopo essere stato alquanto a guardare
l'affresco.--Ecco una somiglianza che io non aveva cercata. Una
somiglianza fatale!--proseguì, con accento cupo, che fece fremere il
vecchio Acciaiuoli.--Tuccio di Credi ha ragione, e a lui va fatto
omaggio di un cambiamento necessario. Infine, che diamine m'è saltato
in mente, di far così bello lo spirito delle tenebre? E perchè sarebbe
profanata così la più bella immagine che apparisse mai sulla terra?--
Così dicendo, Spinello correva al trèspolo, ripigliava i pennelli, e,
rimescolando i colori sulla tavolozza, andava mutando, insieme con le
tinte, i lineamenti del suo Lucifero.
--Tuccio di Credi ha ragione!--esclamava, parlando ad intervalli, tra
una pennellata e l'altra.--Bisogna correggere. Perchè questo incarnato
nel viso? Olivastro vuol essere; anzi terreo come il colore della
morte. E questi occhi, perchè così belli? Ispide sopracciglia, rughe
precoci, in cui vorrebbe appiattarsi la malvagità del pensiero,
trasformate voi questa fronte di dannato. Tuccio di Credi ha ragione.
E sarà contento, Tuccio di Credi! Va bene così, Tuccio? non vi par
egli che così, e non altrimenti, s'abbia ad esprimere lo spirito del
male?--
Tuccio di Credi non rispondeva; era allibito; era rimasto di sasso.
Ma non era rimasto di sasso il vecchio gentiluomo che lo aveva
condotto lassù, e che non poteva intendere le ragioni di quella gran
collera di Spinello Spinelli. E non si fosse trattato che di collera!
Ma c'era di peggio; c'era il segno di una gravissima ingiuria, o d'una
terribile vendetta. Il volto di Lucifero, sotto le rapide e convulse
pennellata di Spinello, si era tramutato dal bello all'orrido, dalle
sembianze di madonna Fiordalisa a quelle di Tuccio di Credi. Non c'era
da dubitarne. Tuccio era lì, e gli occhi di messer Dardano potevano
spiccarsi da lui per volgersi al Lucifero, o dal Lucifero per volgersi
a lui, e vedere tra l'uno e l'altro una rispondenza perfetta.
--Che vuol dir ciò?--chiese il vecchio gentiluomo, con accento
severo.--Spinello mio, non recate voi forse offesa a Tuccio di Credi,
che ha avuto il torto di fare una semplice osservazione al vostro
dipinto? E perchè una ingiuria così grave, senza cagione, ad un
compagno d'arte, all'amico della vostra giovinezza?--
Spinello era ridisceso in quel punto dal trèspolo.
--Senza cagione!--gridò egli.--Amico mio, quest'uomo!
--Amico, sì;--replicò messer Dardano.--Voi stesso non lo avete
richiamato ieri al vostro fianco?
--Io? Io richiamare quel tristo?
--Maisì, maestro, e dando a me l'incarico di parlargliene. Egli era
così felice di ritornare con voi!--
Spinello levò la fronte, come in atto d'interrogare la sua memoria; ma
essa non gli disse nulla di ciò che l'Acciaiuoli asseriva.
--Perdonate, messere,--ripigliò egli,--è impossibile. Vi sarete
ingannato; dovete esservi ingannato. Io richiamare quel Giuda? Ma se
ciò fosse, ci sarebbe stato un perchè, ed io sarei venuto con qualche
cosa al fianco,--soggiunse Spinello, tastandosi con moto convulso alla
cintola,--nè egli sarebbe più qui, ritto e sano davanti a me.
Guardatelo, messer Dardano; quello è il più malvagio degli uomini. Ah,
voi non sapete ciò che m'ha fatto? Amavo una donna, messere.... E
l'amava anche lui! Il rettile aveva osato levar gli occhi alla
colomba. La vigilia delle mie nozze, la bella creatura moriva,
avvelenata da lui. Almeno, così parve. Egli non aveva fatto che
addormentarla con uno de' suoi filtri, scaturiti d'inferno, e madonna
Fiordalisa fu seppellita per morta. L'avesse egli dissotterrata per
sè! L'avrei ucciso, ma non lo avrei disprezzato. In quella vece, egli
ha venduto il segreto ad un altro. L'amante s'è tramutato in....
--Cessate, messere!--interruppe l'Acciaiuoli, preso da un sentimento
di profondo disgusto.--Ma siete voi ben sicuro che una simile
infamia....
--Oh, giudicatene voi! Madonna Fiordalisa fu venduta al Buontalenti,
banditosi dalla sua città per godersi il frutto del tradimento. Ma
l'opera non è compiuta. A persuadere la povera donna, occorreva che
Spinello apparisse dimentico di lei, sposo felice ad un'altra. E
Tuccio di Credi si pose al fianco di Spinello, fu con lui a
Firenze.... Ciò che avvenisse a Firenze vi è noto. Ah, pazzo che io
fui! Mi credono pazzo, ora, a mi guardano sott'occhi e si tirano da un
lato quando m'incontrano per via. Lo sono stato, un pazzo, lo sono
stato, quando t'ho creduto un onest'uomo, o Tuccio di Credi, rettile
velenoso ed immondo, spirito malvagio, venuto daccanto a me per la mia
dannazione. Dillo, che non è vero; dillo a quest'uomo onorando, che
questo non era il tuo fine, quando portavi a me i lagni del mio povero
padre.... ed egli sentirà ora come sappiano fischiare i serpenti, e
qual suono abbia la voce d'un demone!--
Tuccio di Credi guardò bieco il suo avversario, ben vedendo di non
poter più ingannare nessuno, e crollò sdegnosamente le spalle.
--Quante parole inutili!--esclamò egli.--Bastava dire che mi sono
vendicato. Messere, statevi con Dio, e non vi provate a tenermi
dietro;--soggiunse, vedendo l'atto di Spinello che voleva scagliarsi
contro di lui.--Voi andate qualche volta senz'armi; io non ho mai
dimenticato questo spuntone, che so maneggiare, al bisogno, e che
punge assai meglio della vostra lingua.--
Così dicendo, si avviava verso la scala a piuoli, il cui capo usciva
due o tre palmi fuori del tavolato.
Ma l'amore della frase perdette Tuccio di Credi. Spinello conosceva
l'impalcatura del ponte su cui stava a dipingere, e il traballar che
fece un pancone su cui Tuccio di Credi aveva posto il piede per
ritirarsi verso la scala, gli rammentò in buon punto che le assi non
erano inchiodate, ma semplicemente posate sulle traverse, l'una di
costa all'altra. E subito chinatosi ad abbrancare un capo del pancone,
lo spinse verso l'apertura della scala.
--Riponi il tuo spiedo!--gridò, con accento di trionfo, mentre Tuccio
scivolava sull'asse inclinata.--Meglio ti sarebbe aver penne alle
mani.--
Colto alla sprovveduta, Tuccio di Credi annaspò con le braccia,
lasciando cadere lo spuntone, e tentò di aggrapparsi alla traversa,
nel punto in cui essa era assicurata all'abetella con parecchi giri di
fune. Ma non gli venne fatto, ed egli ebbe per gran ventura di trovare
un capo della fune, che penzolava dalla traversa, e ad esso
s'avvinghiò disperatamente, in quella che il suo corpo dava un
tracollo nel vuoto.
--Aiuto! aiuto!--gridò messer Dardano, sbigottito dall'atto
improvviso.
--Salvatemi, per amor del cielo!--urlava il caduto.--Salvatemi! Ve ne
supplico, messere Spinello!... Per la memoria di Fiordaliso!
--Infame!--tuonò Spinello, affacciato all'apertura del ponte.--E
ardisci profferire quel nome? Trovò ella misericordia presso di te?
Tuccio di Credi, bestemmia la tua ultima preghiera; l'abisso è
spalancato per accoglierti.
--Spinello!--gridò messer Dardano.--È un uomo che sta per morire!
--Orbene, che c'è di strano!--disse Spinello. La pena segue il
--delitto. A Colle Gigliato ho ucciso il suo complice; qui uccido lui.
--Se Iddio non avesse voluta la sua morte, non me l'avrebbe cacciato
--tra' piedi.--
Intanto quell'altro perdeva le forze. La fune, scorrendogli tra le
dita aggranchite, gli aveva lacerate le carni. I tendini denudati non
ressero allo strazio, e le mani sanguinolenti si apersero. Tuccio di
Credi mise un grido di alto spavento, che parve ruggito di fiera, e
precipitò nello spazio.
Il vecchio Acciaiuoli udì il tonfo del corpo sui gradini dell'altar
maggiore e si ritrasse indietro atterrito.
Poco stante si raccoglievano le membra sfracellate. In chiesa e fuori
si credette ad una disgrazia. Nè messer Dardano volle dire il
contrario; nè Spinello sapeva più che cosa fosse avvenuto. Sceso dal
ponte, il povero pazzo non ricordava più nulla.
Per altro quella notte fu un grande trambusto in casa sua. Spinello
aveva una visione e fu agevole intenderla dalle rotte parole che gli
uscivano di bocca. Lo spirito delle tenebre era apparso al pittore,
dolendosi con lui d'essere stato fatto così spaventosamente brutto,
--Brutto! Brutto!--gridava il povero pazzo.--Non eri forse Tuccio di
Credi? ed io non ti ho forse dato il tuo aspetto vero?--
Il vecchio Acciaiuoli prodigò al suo sventurato amico le più amorevoli
cure. Ma nè le cura dell'amicizia, nè quelle dell'arte, nè i pianti
della famiglia, nè le preghiere di tutta Arezzo, che amava il suo
grande artefice, valsero a rattenerlo in vita. L'amore di Spinello
Spinelli era morto; le sue vendette erano compiute; non gli restava
che di finire anche lui. Ed era misericordia pregare a quell'anima
travagliata il riposo della tomba.
E null'altro, forse? Non ci sarà dato di sperare che lo spirito
dell'infelice amatore si sia ricongiunto a quello della sua
Fiordalisa? Ciò che sentiamo di questi grandi esempi d'amore, così
rari purtroppo nel mondo, ci conforta a credere che tanto ardore non
possa e non debba morire con questa povera compagine d'ossa e di
polpe. Infine, ogni spettacolo di martirio non richiama l'idea del
trionfo?
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