Il fallo d'una donna onesta - 07

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--Desidera approfittar del nostro omnibus, o preferisce che chiamiamo
una vettura--egli domandò alla Teresa.
--Chiamino la vettura--ella disse--e la mettano nel conto.
--E il biglietto della ferrovia lo ha?
--No.
--Se vuole, poichè c'è tempo, possiamo mandar subito a prenderglielo
in Galleria.
--Grazie.
--Un primo per Venezia, non è vero?
--Sì... Non so quanto costi precisamente.
--Trentatre lire giuste... Ma non si confonda. Mettiamo nel conto
anche queste.
--E mi raccomando di non farmi perder la corsa.
--Si figuri!
Alle dodici e mezzo, tra i profondi inchini della servitù a cui era
stata larga di mancie, la Teresa Valdengo montava nel _fiacre_...
Addio, Milano!... Ella sapeva bene che non vi sarebbe tornata mai più.


XVIII.

Erano circa le dieci del mattino. La Teresa, in veste da camera, nel
suo salottino verde, sfogliava le lettere e i giornali che la posta
aveva portati durante la sua breve assenza e a cui ell'aveva appena
data un'occhiata la sera precedente. Già aveva visto subito che fra
quelle lettere non ce n'era nè di Mario Vergalli nè di Guido di Reana.
Il silenzio di Vergalli la stupiva: circa a Guido ella pensava con
amarezza:--Quello lì ha bell'e dimenticato.--Era ingiusta, perchè il
_Colombo_ non toccava terra prima di Porto Said e una lettera scritta
di là non poteva ancora esser giunta.
Curva dinanzi alla stufa, la cameriera attizzava silenziosamente il
fuoco.
--Non arde?--domandò la signora.
--Ora sì--rispose la Luisa. E alzandosi in piedi, soggiunse:--Comanda
altro?
--Nulla... Sì... a proposito... Non occorre dire alla gente della mia
gita a Milano... Torno dalla campagna, ecco.
La cameriera chinò il capo:--Come la signora vuole.
In quella si udì una scampanellata alla porta di strada e la Luisa
corse a veder chi fosse.
Rientrò di lì a un momento rossa in viso, trafelata:--Signora,
signora, c'è il conte Mario.
La Teresa sentì rimescolarsi il sangue. Non se lo aspettava così,
senza una riga che lo annunziasse. Nell'eccitamento de' suoi nervi, le
parve indiscreto quell'arrivo improvviso, le parve che Vergalli avesse
l'aria di voler sorprenderla, di voler togliere il merito della
spontaneità alla confessione dolorosa ch'ella si proponeva di fargli.
E il suo cuore si rinchiuse in sè stesso, e quand'egli si precipitò
nella stanza, le sue labbra non trovarono che un freddo saluto, le sue
mani, le ceree mani dimagrite, ricambiarono mollemente la stretta
vigorosa dell'amico, reduce dopo circa tre mesi di lontananza.
--Teresa, che cos'avete?--egli le domandò turbato, più che dalla
strana accoglienza, dall'aspetto mutato e sofferente di lei.--Non
istate bene?
--Non è niente--ella rispose invitandolo a sedere e abbozzando un
languido sorriso.--Mi avete fatto paura.
--Io?
--Siete piombato qui come un fulmine.
Anche a lui si stese una nuvola sulla fronte, ed egli balbettò:--Ma...
se vi disturbo...
--Via... che discorsi?--ella riprese trattenendolo con un
gesto.--Ditemi piuttosto quando siete arrivato...
--Stanotte... anzi stamattina, alle cinque, da Milano...
--Da Milano?--ella esclamò, pensando che forse egli era in quella
città contemporaneamente a lei e che si sarebbero potuti incontrare.
--Sì... Non mi son fermato che tra una corsa e l'altra. Arrivavo dalla
via del Gottardo... Vengo dall'Olanda tutto d'un fiato... E vi credevo
a Mogliano... L'ultima vostra lettera mi avvisava della vostra
partenza per la villa... Tardi partivate quest'anno... Ero deciso di
farvi una visita in campagna oggi stesso... Però volli passar prima da
casa vostra per sentire se mai foste tornata.
--Sì... sono tornata--ella ripetè, guardando da un'altra parte. Le
doleva il nascondergli la sua gita a Milano; ma più la sgomentava il
pensiero delle spiegazioni ch'egli le avrebbe chieste. Preferì
interrogarlo.--Perchè non mandare una riga?
--Non so.... Fu una risoluzione presa lì per lì.
--In fatti, secondo le vostre lettere dall'Aja, non dovevate essere a
Venezia che al 20 del mese.
--Ho anticipato, è vero... Mi s'era cacciata addosso una di quelle
impazienze che non si possono frenare. Già ero stato assente più del
solito.
--Avete visto molte cose... molti paesi nuovi.
--Di nuovo non ho visto che l'Olanda... Ma nei luoghi che conoscevo ho
trovato tanti cambiamenti!... Tutto cambia, tutto si trasforma.
--Tutto!--ella sospirò.--Mi discorrerete del vostro viaggio.
--Abbiamo tempo... Ma voi Teresa--riprese Vergalli cercando la mano
dell'amica--ma voi, siate sincera, che cos'avete?
--Che cosa debbo avere?--ella ribattè un po' infastidita.--Non è
amabile, sapete, il far capire a una signora ch'ella è malandata.
--O che c'entra l'amabilità?... Ci possono esser cerimonie fra noi
due?... Anche un cieco s'accorgerebbe che non istate bene.
--Ho avuto un'indisposizione di nessun conto. Adesso sono guarita.
--Sarà--soggiunse il conte Mario tentennando il capo.--Tuttavia...
--Tuttavia--ella disse, fingendo di prender la cosa in celia--non ho
l'apparenza fiorente... Eh, caro Vergalli, gli uomini devono essere
preparati a queste sorprese sgradevoli dalle donne della mia età... Le
lasciano giovani e di lì a un mese le trovano vecchie.
--Vecchia, voi?
--Ho trentott'anni sonati.
Egli si strinse nelle spalle.--Se siete vecchia voi a trent'otto anni,
io sarò addirittura decrepito... Gli è che siete pallida, che avete
gli occhi pesti, che sembrate stanca, affranta....
--Oh insomma, corvo dalle male nuove, volete finirla?--ella interruppe
alzandosi dalla sedia e avvicinandosi alla finestra.
Egli pure si alzò e la seguì, le cinse amorevolmente con un braccio la
vita, e poich'ella tentava ritrarsi--Non abbiate paura--le
disse.--Dovreste esser persuasa che la mia affezione per voi è
altrettanto disinteressata quanto profonda.
La Teresa assentì con un cenno del capo.
--Ebbene, in nome di quest'affezione, io non vi domando oggi che una
cosa sola: curate la vostra salute. Dopo la morte del dottor Pozzi,
voi siete rimasta senza medico... credo almeno...
--La gran disgrazia!
Vergalli continuò:
--Sceglietene uno di vostra fiducia... Cerchiamo insieme...
--No, no, no--ella rispose reagendo contro la commozione che la
vinceva al suono di quella voce così dolce nella sua gravità triste e
solenne. Ed ella sentiva che qualunque altra cosa egli le avesse
chiesto in quel momento ella gliel'avrebbe accordata. Ma questa no.
Non avrebbe chiamato un medico, non avrebbe subito un nuovo
interrogatorio umiliante.--Non insistete, Vergalli, non voglio saperne
di medici.
E allontanandosi da lui si rimise a sedere.
--Siete strana, Teresa, molto strana... Non vi conoscevo così.
--Non si conosce a fondo nessuno. Non si conosce neanche sè
stessi--ella borbottò fra i denti.
--Mi fate tanto male--egli soggiunse.--Torno da un lungo viaggio,
corro a questa casa ch'era il mio rifugio, il nido della mia anima,
corro dall'amica per la quale avrei dato fin l'ultima stilla del mio
sangue, e m'accorgo subito che non ho più nido, che non ho più amica.
La Teresa lo guardò con infinita malinconia.
--Perchè dite questo?
Seduto presso al tavolino, con la faccia nascosta fra le mani, egli,
come se le parole di lei non gli fossero giunte all'orecchio, riprese
quasi parlando a sè medesimo:
--Oh, non è un colpo improvviso... Già le vostre lettere erano un
avvertimento...
--Le mie lettere?... Che vi scrivevo?--ella esclamò sgomentata.
--Non erano le vostre lettere d'una volta--egli replicò--le vostre
lettere belle, serene, trasparenti come l'anima vostra, come la vostra
fisonomia... Nell'aprirle tremavo... Sentivo che qualcheduno s'era
posto fra noi... sentivo che non mi dicevate tutto... Era meglio non
dirmi nulla... o dirmi tutto... Già, anche lontano, le indiscrezioni
arrivano...
--Quali indiscrezioni?--ella balbettò con un filo di voce. Capiva che
la sua domanda era sciocca, ipocrita quasi, capiva che la confessione
schietta, sincera, era la sola degna di lei... e pur nell'istante
decisivo gliene mancava il coraggio.
--Oh!--fec'egli, alzando lentamente gli occhi in cui tremolava una
lacrima--gli amici zelanti non mancano mai... nemmeno a chi vive solo
e sdegnoso.
Vergalli raccolse tutte le sue forze per un'interrogazione suprema.
--Dite la verità, Teresa, quell'ufficiale l'avete amato?
Dio, Dio, che momento terribile per la Teresa!... E che poteva ella
rispondere, ella che, prima e dopo della partenza di Guido di Reana,
aveva invano rivolto un'identica domanda a sè stessa? Era amore quello
che l'aveva spinta in braccio di Guido?... E se non erano amore quei
baci, quelle carezze ricambiate, che cos'erano mai? Come scusare se
non con l'amore quell'assoluto abbandono di sè?
Ella taceva.
--Oh!--proseguì Vergalli nell'angoscia di quel silenzio
rivelatore.--Io dicevo: Il mondo è tanto cattivo... è così pronto a
giudicar dalle apparenze... Li avranno visti insieme;... egli, come
accade sempre alla sua età, le avrà fatto la corte; ella, trattandosi
d'un ragazzo, avrà preso la cosa in ischerzo, e la gente, che trova
una voluttà perversa a straziar le migliori riputazioni, si sarà
affrettata a concludere: Ah finalmente, anche lei, la irreprensibile,
la purissima, anche lei ha un'amante... Questo io mi dicevo.... E
dicevo anche: Ne rideremo insieme...
--Per carità, Vergali!, basta così--ella supplicò. Troppo soffriva,
troppo soffrivano tutti e due.
--No che non basta--egli ribattè, cedendo a quella tendenza fatale che
hanno gli uomini di tormentar le proprie ferite. E sia che volesse
vuotare il calice sino alla feccia, sia che gli balenasse ancora un
pallido raggio di speranza, soggiunse insidiosamente:--Del resto non
sarà stato che un romanzetto sentimentale. Giudiziosa come siete, non
avrete dato il vostro cuore a un fanciullo in modo da non poterlo
riprendere.
Un sorriso amaro le sfiorò le labbra.
--Oh, il mio cuore!--ella mormorò.--So molto io dov'è il mio cuore!...
C'è poi il cuore?
--Oh Teresa, Teresa, che linguaggio tenete?... C'è dunque di
peggio?... Siete stata... sua?
Prima ch'egli potesse meravigliarsi seco medesimo d'aver tanto osato,
ella, a voce bassa ma ferma, aveva risposto:--Sì.
La brutalità dell'inchiesta non l'aveva offesa. Quasi avrebbe
ringraziato Vergalli d'aver trovato la formula che consentiva a lei di
liberarsi con un monosillabo solo dal peso intollerabile che
l'opprimeva.
Egli represse un gemito e dovette tenersi forte al piano della
seggiola. Era come se avesse ricevuto una mazzata sul capo.
Due volte si provò a parlare e non gli venne fatto di articolare una
sillaba. Due volte cercò i cari occhi fissi ostinatamente al suolo.
Alla fine si alzò lento lento, prese il cappello che aveva deposto
sopra un mobile e barcollando si avviò verso l'uscio.
--Ve ne andate?--ella susurrò ansiosamente.
Egli accennò di sì.
--E tornerete... Quando?
--Non so... Probabilmente riparto.
--Ripartite?
--Che devo fare?
--Non senz'avermi risalutata, spero... Arrivederci, Mario.
--Addio.
Ella fu a un punto di balzar dalla sedia, di corrergli dietro, di
richiamarlo; ma le forze la tradirono. Non potè che esclamare:--Dio
mio, Dio mio!
Vergalli era ormai fuori della stanza, scendeva come un ebbro la
scala, non poteva udirla.


XIX.

Aveva disceso come un ebbro la scala, come un ebbro aveva percorso la
strada fino a casa sua; s'era chiuso nel suo studio dicendo al
servitore:
--Badate che non ci sono per nessuno.
Ah quel _sì_, quel _sì_ della Teresa gli sonava dentro come un
rintocco d'agonia, agitava nel suo animo un tumulto di sensazioni
affannose che lo straziavano a gara. Vi sono malattie che portano lo
sfacelo del corpo; così vi sono dolori che portano lo sfacelo
dell'anima; non c'è parte che non ne resti ferita. Il conte Mario era
colpito nel suo amore, nella sua fede, nel suo culto, nella sua
vanità, nel suo orgoglio; tutto ciò che gli era più caro e più sacro,
tutto quel breve monosillabo aveva scosso dalle fondamenta. Quella
donna egli l'aveva adorata dal dì che l'aveva vista; l'aveva
rispettata prima come moglie d'un amico, poi, quand'era rimasta
vedova, le aveva offerto il suo nome e la sua fortuna; e poich'ella,
aliena dal riprender marito, non aveva accolto le sue proposte, egli,
povero sciocco, s'era contentato di ciò ch'ella gli dava, un'affezione
calma, tranquilla, un'affezione che non ricambia ma permette l'amore.
Mai egli aveva tentato di rompere il loro tacito accordo; un giorno
solo, singolare atto d'audacia, aveva osato sfiorarle con le labbra i
capelli, e dopo averne arrossito come un bambino, ne aveva chiesto
perdono come un colpevole. Non doveva bastargli di aspirar la
fragranza di quel fiore gentile? Non doveva bastargli di esser
l'intimo fra gli amici, poichè a nessuno era concesso di più? Non
doveva consolarlo quel pensiero che il Petrarca esprime in versi
soavissimi:
Presso era 'l tempo dov'amor si scontra
Con castitate, ed agli amanti è dato
Sedersi insieme e dir che loro incontra?
Ahi, troppo presto il suo desiderio l'aveva invecchiata! Ecco, il
fiore gentile s'era lasciato cogliere! Un ignoto era giunto, un
adolescente quasi un fanciullo, e aveva trionfato di quell'austera
virtù. Nè ella celava, nè attenuava il suo fallo. Aveva appartenuto a
quell'adolescente, a quel fanciullo. Vergalli si dibatteva nelle
smanie della gelosia, una folla d'immagini impure gli passava
rapidamente dinanzi. La vedeva, l'amica irreprensibile, immacolata, la
vedeva in braccio del seduttore; le labbra pudiche, che a lui si erano
negate sempre, vibravano sotto i baci del giovinetto, gli occhi dolci,
ov'egli non aveva mai sorpreso una fiamma meno che onesta nuotavano
nella voluttà, tutta l'armonia della bella persona era turbata da quel
delirio dei sensi che ci par così ignobile quando non siamo noi a
destarlo... E pensieri anche peggiori torturavano Mario Vergalli. Era
quello il primo amante della Valdengo? O non ne aveva avuti degli
altri?... Che altri l'avessero insidiata, quest'era certo, ed egli si
ricordava di qualcheduno che le aveva fatto una corte assidua,
insistente... Ma se gli erano sorti dei dubbi, la Teresa li aveva
dissipati così presto! Ed era tanta la fiducia ch'ella riusciva a
inspirargli ch'egli non tardava a pentirsi de' suoi sospetti
oltraggiosi... E dire che fors'ella mentiva, che forse co' suoi
cicisbei si prendeva giuoco di lui, credulo e ingenuo! Vergalli
rievocava i nomi e le figure di coloro la cui presenza in casa della
Teresa gli aveva dato più ombra. Un tempo era stato Venosti Flavi, lo
zio, col suo ghiribizzo di sposarla. Ella ne aveva riso con
Mario.--Non isposo voi che mi siete caro e che stimo; vorreste che
sposassi mio zio, col quale siamo agli antipodi in tutto?--Dopo s'era
atteggiato a pretendente un forestiero, un tedesco, di modi eletti, di
rara cultura; a questo era successo un comandante di marina, capitano
di fregata, un bell'uomo, parlatore facondo, noto per una giovinezza
avventurosa; e anche questo, scapolo impenitente, aveva dichiarato
d'esser pronto a convertirsi al matrimonio per amore della simpatica
vedovella. Ed ella aveva respinto lui, aveva respinto il tedesco,
aveva respinto un pittore di grido, ripetendo sempre a Vergalli:--Non
abbiate paura; se mi rimaritassi, sareste voi il prescelto.--E infatti
tutti si dileguavano; egli solo le restava vicino come un cane
fedele... E adesso un'idea orribile gli si affacciava alla mente
sconvolta. Quei galanti, quei vagheggini s'erano dileguati per
scoraggiamento o per sazietà? Ella che non li aveva voluti per mariti,
aveva accondisceso ad averli per amanti?... Ma a questo punto
l'eccesso dell'ingiuria provocò in lui un principio di reazione. O
come mai la donna ideale poteva, nella sua fantasia insozzata,
trasformarsi in una volgare Messalina? Ella, che oggi era così pronta
alla confessione d'un fallo, avrebbe per anni ed anni coperto le sue
sregolatezze con la maschera dell'ipocrisia? Ella che oggi portava in
viso i segni della vergogna e del rimorso avrebbe saputo in passato
serbarsi imperterrita, serena, ridente, come chi non ha neppur peccati
di desiderio? E nessuno avrebbe scoperto nulla, nessuno dei felici
avrebbe parlato, nessuno fra i tanti ricercatori di scandali avrebbe
colto un indizio, slanciato un'accusa?... No, no, il sospetto era
turpe ed assurdo. Prima che la cieca fatalità spingesse sulla sua via
quell'ufficialetto, quel Guido di Reana, la Teresa non aveva fallito
mai; ell'era veramente la creatura nobile ed alta che Mario Vergalli
aveva posta in cima de' suoi pensieri, e per amor della quale egli
aveva rinunciato alle attrattive della società, alle distrazioni della
galanteria, alle gioie della famiglia, a tutto tranne al suo viaggio
annuale... Oh se avesse rinunciato anche a quello!... Se l'estate
scorsa, anzichè girar per l'Europa, fosse rimasto a Venezia, a
consigliarla, a difenderla!... Guido di Reana avrebbe probabilmente
avuto la sorte degli altri corteggiatori, ed egli, Vergalli, non
avrebbe perduta, irremissibilmente perduta, la sua impareggiabile
amica.
Gli occhi di lui si fissavano sopra una fotografia della Valdengo
ch'egli teneva sempre sul suo tavolino. Era una fotografia di due anni
addietro, e negl'intendimenti della Teresa doveva esser l'ultima
ch'ella si sarebbe fatta fare prima d'avere i capelli bianchi...
Invece, in ottobre, cedendo alle istanze di Guido, era tornata dal
fotografo... ma, questo, Vergalli non lo sapeva. Il ritratto che egli
aveva davanti a sè non gli era mai parso così bello... Oh la fronte
limpida e onesta! Oh la bocca incantevole e sorridente in cui si
maritavano insieme arguzia e bontà!... Dunque d'ora innanzi quella
bocca, quella fronte, quello sguardo, egli doveva contentarsi di
vederli così, nella fredda effigie fotografica; mai più li avrebbe
visti rischiarati dalla luce interiore dell'anima, mai più avrebbe
udito la cara voce soave... Se pure gli avvenimenti irreparabili non
avessero alzato una barriera fra lui e la Teresa, se pur egli avesse
potuto impor silenzio al suo risentimento, al suo orgoglio, alla sua
dignità, come osar di comparirle dinanzi dopo averla lasciata in sì
brusca maniera, senza attendere, senza chiedere una spiegazione?...
S'egli avesse atteso, se avesse chiesto, chi sa che cosa ella gli
avrebbe detto?... Perchè ella forse non era che una vittima, vittima
di qualche violenza o di qualche insidia, e a lui non toccava di
condannarla ma di vendicarla... Vendicarla? E come? Doveva correr
sulle traccie di quel don Giovanni minuscolo viaggiante nei mari
d'Oriente? O spedirgli fino in China o nel Giappone un cartello di
sfida? Follie! Con che titolo si sarebbe fatto paladino della
Valdengo?... Ma sapere almeno, sapere i particolari del triste
dramma!... Certo sol che avesse voluto sobbillare la servitù gli
sarebbe stato facile raccogliere una larga messe d'informazioni...
Figuriamoci se una cameriera, se una cuoca non s'accorge delle tresche
della padrona!... Ma questo mezzo ripugnava troppo a Vergalli... E con
disgusto anche maggiore egli pensava alle allusioni velate dei falsi
amici, ai pettegolezzi del club, ai conforti ipocriti che gli sarebbe
toccato subire... Ah no! Mille volte meglio lasciar Venezia per
sempre, andar lontano... Ma dove?... C'era un posto al mondo ove il
suo dolore non l'avrebbe seguito?
Si picchiò all'uscio.
--Chi è?--gridò irosamente Vergalli.--Non ricevo nessuno.
--Ero io--rispose il domestico senza entrare.--Venivo a sentire se
vuole il lume, se debbo rifonder legna nella stufa... e se pranza a
casa... perchè... non c'è nulla.
Il conte Mario si ricordò allora soltanto che dopo il caffè della
mattina non aveva preso neppure un bicchier d'acqua, allora soltanto
avvertì che la stanza era quasi buia e quasi fredda.
--Pranzerò fuori--egli disse.--Accendete una candela nella mia camera.
Per solito il primo giorno ch'egli tornava da un viaggio, se la Teresa
era a Venezia, egli desinava da lei; oggi egli cercò un _restaurant_
di secondo ordine, e sedette a una tavola in disparte. Non aveva fame,
ma era sfinito, e si sforzò di mangiar un boccone e di ingoiare un
bicchiere di vino.
Pagato il conto, uscì senza uno scopo, senza una meta, deciso soltanto
a evitar le vie frequentate, a non metter piede in piazza San Marco
ove si sarebbe imbattuto in qualche conoscente.
Ma la precauzione gli giovò poco, che all'angolo d'una _calle_ sentì
mettersi una mano sulla spalla e chiamarsi a nome:
--Vergalli, o Vergalli!


XX.

Era Venosti Flavi. Non erano amici, tutt'altro; non avevano forse
un'idea, un'opinione comune; ma si vedevano spesso al club,
s'incontravano di tratto in tratto dalla Valdengo, e mantenevano fra
loro quelle relazioni di buona società che possono assumere perfino le
apparenze d'una cordiale dimestichezza. Convien aggiungere che il
barone Amedeo, dopo che gli era passato lo strano ghiribizzo di sposar
la nipote, aveva espresso il parere ch'ella dovesse almeno accettar
l'offerta di Mario Vergalli. Egli non capiva che gusto ci trovasse la
Teresa a tenersi attorno quell'adoratore platonico invece di farsene
un marito che le avrebbe dato una posizione nel mondo.
È vero che non capiva nemmeno il gusto che aveva Vergalli a _filare il
sentimento_... alla sua tenera età.
Comunque sia, quella sera il conte Mario dissimulò a fatica la noia
che gli recava l'incontro.
L'altro non se ne diede per inteso.
--Bene arrivato--disse.
--Grazie.
--E... da quando?
--Da stamattina all'alba.
--È vero... Da stamattina...
--Lo sapevate?
--Sì.
--Come?
--Vengo da casa di mia nipote--soggiunse il barone.
--Ah!--fece Vergalli imporporandosi in viso.
--È molto deperita--riprese Venosti Flavi.
--Sì... forse...--balbettò il conte.
E si ricordò che al primo momento era parsa tanto deperita anche a
lui, si ricordò che l'aveva supplicata di chiamare un medico. Poi non
aveva insistito, assorto com'era nelle proprie sofferenze, nel proprio
dolore.
Venosti continuò:
--A me non dà retta. Ma io le dissi: Ti persuaderà Vergalli a
curarti... Sapete quel che mi ha risposto?... «Oh, Vergalli riparte.
Non lo vedrò più...» È possibile?
--Non capisco perchè dica questo--borbottò Mario con manifesto
imbarazzo.
--È assurdo, non è vero? Perchè, fra vecchi amici, se pur vi sono dei
malintesi...
Mario Vergalli era sulle spine. Il barone parlava per conto proprio, o
per incarico della Teresa? E come mai la Teresa si sarebbe confidata a
un parente del quale non aveva nessuna stima, avrebbe scelto lui a
intermediario d'una riconciliazione col suo amico più caro?... A ogni
modo, poichè Venosti Flavi parlava del solo argomento che potesse
interessare Vergalli, questi stava tutt'orecchi a sentirlo.
--Quella benedetta donna--proseguì l'amorevole zio--ha qualità
eccezionali di cuore e d'ingegno, ma talvolta è aspra, tagliente...
--Non mi sembra--ribattè Mario, già disposto a difenderla.
--Sì, sì, anche contro sè stessa... Abbiate pazienza, Vergalli, io la
conosco fin da bambina... Per una bravata, invece di chieder scusa
d'un piccolo fallo, era capace di esagerarlo ad arte, era capace
perfino d'accusarsi di colpe non commesse... E non si è corretta con
gli anni... Ultimamente...
Qui Venosti si guardò intorno, abbassò la voce, e passò il braccio
sotto quello del suo interlocutore.
--Ultimamente... non è un segreto per nessuno, nemmeno per voi
ch'eravate lontano... mi disse lei che sapete tutto... ultimamente
ell'ebbe il torto di lasciarsi far la corte da quell'ufficialetto di
marina... quel di Reana... figliuolo di un'antica compagna di
collegio, un ragazzo.
--In fin dei conti--insinuò Vergalli con uno sforzo--la signora
Valdengo è padrona di sè... non ha obblighi verso nessuno...
--Sì e no... Verso di voi, per esempio...
--Nè verso di me, nè verso altri--replicò Mario Vergalli in tono
reciso.
Il barone si strinse nelle spalle.
--Sarà come vi piace... Voglio dire soltanto che novantanove donne su
cento si sarebbero lasciate far la corte quanto lei e più di lei, ma
tutte avrebbero avuto certi riguardi, certe cautele... Nessuna avrebbe
messo il suo amor proprio a sfidare l'opinione pubblica.
Il conte Mario s'agitava, cercava interrompere.
--Basta, Venosti...
--Tollera tanto l'opinione pubblica, ma non vuol essere sfidata... E
badate che in questo caso io credo in coscienza che non ci sia stato
nulla di grave... Senonchè mia nipote, mi par di sentirla, alla minima
osservazione avrà preso fuoco e avrà ammesso il peggio.
Come Venosti s'ingannava! Come aveva torto di dire che conosceva sua
nipote! Sì, forse con lui, con lo zio, nauseata di quella morale tutta
di convenzione, la Teresa poteva aver ceduto ad un impeto subitaneo,
aver risposto con l'alterezza di chi crede il suo fallo meno
spregevole di certe virtù di parata. Ma non a quel modo aveva risposto
a Vergalli; nel _sì_ che con voce languida, quasi morente, ell'aveva
lasciato cader dalle labbra, non c'era il vanto spavaldo di una colpa
non commessa; c'era la confessione umile e penosa della caduta
profonda e irreparabile.
Pure al conte Mario non era lecito di mostrarsi meno convinto
dell'innocenza della Valdengo di quello che se ne mostrasse Venosti.
--Voi fantasticate--egli disse, e ogni parola gli costava una fatica
immensa--donna Teresa non aveva niente da ammettere, e... almeno con
me... non ha ammesso niente... Del resto, io son convinto al pari di
voi ch'ella non abbia da rimproverarsi colpa alcuna.
--Tanto meglio--replicò il barone con aria un po' scettica,--Allora
non sarà neanche difficile che facciate la pace.
--Non c'è da far pace quando non c'è stata guerra--osservò Vergalli.
--Meglio, meglio--ripetè Venosti Flavi,--Ma quest'è un'altra prova che
mia nipote è un po' squilibrata e ha bisogno più che mai
dell'indulgenza de' suoi amici. Se ne avesse perduto uno come voi,
sarebbe una gran disgrazia.
Mario Vergalli taceva, smarrito dietro mille congetture. Perchè il
barone Amedeo lo adulava in tal maniera? Che pretendeva da lui? Egli,
il vero tipo dell'egoista volgare, poteva esser mosso da un affetto
sincero verso la Teresa, poteva agire senza secondi fini?
--Non tocca a me a darvi consigli--riprese untuosamente il
barone.--Fate quello che il cuore v'inspira... Nessuno ha sull'animo
di mia nipote l'ascendente che avete voi... Se, imponendo silenzio
anche alle vostre giuste suscettività, tornerete da lei, se le
parlerete da amico, se le raccomanderete la calma, farete un'opera
buona... Che non commetta pazzie, che non si condanni da sè... che non
si isoli come uno che abbia la lebbra addosso. Io l'ho detto sempre
che quella non era donna da viver sola... Perchè non s'è rimaritata?
Le occasioni non le sarebbero mancate... Che non abbia voluto sposar
me, _transeat_... Non eravamo adattati l'uno per l'altra, e anzi, io
devo ringraziarla d'avermi risparmiato un solenne sproposito. Ma
perchè non ha sposato voi?
--Son discorsi vani, caro Venosti--interruppe il conte Mario.
--D'accordo... forse oggi non la sposereste più, nemmeno se fosse lei
a pregarvene... Credo tuttavia ch'ella non durerebbe fatica a trovare
un marito... È ricca, è piacente, ha trentott'anni... figuriamoci se
non troverebbe...
--E perchè no il sottotenentino di vascello?--saltò su il Vergalli con
amara ironia. L'idea del matrimonio della Teresa gli faceva perdere il
lume della ragione.
--Volete scherzare?--ripigliò Venosti.--Il sottotenentino di
vascello!... Un fanciullo!... Un bel partito sarebbe!... No, no, a mia
nipote conviene un uomo serio, posato, maturo...
--E affidereste a me l'ufficio di cercarlo?
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