Castel Gavone: Storia del secolo XV - 09

Süzlärneñ gomumi sanı 4556
Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1704
40.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
57.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
64.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
spingarde nemiche gittarono trecento pietre nel Borgo; trecento ne
gittarono esse sole, e di gran peso, le tre bombarde maggiori, che
tutte traevano a giusta mira contro la torre della Rasana, la più
forte che fosse sulla cinta dei muri.
E Galeotto a rispondere con un'altra sortita, più vigorosa a gran
pezza delle altre, Barnaba e Paolo Adorno lo seguono; Giovanni suo
fratello, Giacomo figlio d'Oddonino, Lazzarino figlio d'Urbano, ed
altri giovani egregi del suo parentado, si tengono ad onore di
combattere, come semplici soldati, al suo fianco. Scende una grossa
schiera da Calvisio, per la valle di Pia, e molesta i Genovesi alle
spalle; si voltano essi per rincacciare gli audaci, ed ecco, sono
assaliti di fronte, al battifolle del poggio di Maria, a quello
dell'Argentara, con una furia che mai la maggiore. Basti il dire che
in questo parapiglia improvviso, Anselmo Campora fu ferito accanto
alla signora Ninetta di cui si fece riparo al corpo, mentre da solo
sosteneva l'assalto di cinque nemici. Ne uscì, per altro, ad onor suo,
con una di quelle che egli dicea graffiature e che altri avrebbe
chiamato sberleffi belli e buoni, quantunque non belli, nè buoni. Ma
la sua dama fu salva dalle ingiurie nemiche, e questo era per lui
l'essenziale.
Gran danni soffersero i fanti delle tre podesterie intorno a Genova e
dei vicariati di Spezia e di Chiavari. Il loro comandante, Carlino da
Voltaggio, fu preso e condotto prigione, malgrado gli sforzi fatti da'
suoi per liberarlo. I passi erano angusti e in molti uomini si facea
come in pochi; anzi, per la confusione che nasce dal numero, assai
meno che in pochi. Il battifolle del poggio di Maria fu corso e
ricorso dai Finarini; così quello dell'Argentara; prigioni potevano
farne non pochi; ma perchè avrebbero portato tante bocche inutili
dentro del Borgo? Li lasciarono adunque e tornarono nelle mura,
carichi di bottino e di gloria.
Messer Pietro Fregoso, per la prima volta dacchè era venuto
all'impresa del Finaro, si morse le labbra, e sino a far sangue; tanto
fu la sua stizza per l'audacia del marchese e per la nissuna vigilanza
de' suoi.
In quel mezzo, giungeva il Sanseverino colle venticinque lancie e la
promessa di nuovi aiuti di Francia. Galeotto, cresciuto mirabilmente
d'ardire, disegnò tosto in cuor suo una bellissima impresa; che era
quella di andare egli in persona a tentare un colpo su Noli, per
togliere quel fortissimo luogo alla protezione dei Genovesi e in pari
tempo impedir loro la ritirata, e intercettare le salmerie.
Ma qui, siccome col Sanseverino è tornato anche il nostro Tommaso
Sangonetto, e Giacomo Pico ha potuto avere qualche utile ragguaglio da
lui, sarà acconcio di tornare al castello Gavone e a quella camera
alta, che è nella torre dell'Alfiere.
Le notizie raccattate da Tommaso Sangonetto intorno alla faccenda del
Cascherano, erano più acconcie a mettere in pace, che non a turbare lo
spirito inquieto di Giacomo Pico. Quel giorno incominciava bene per
lui; il marchese Galeotto si disponeva a partire per alla volta di
Verzi, donde, col favor della notte, per la via meno battuta d'Isasco,
sarebbe piombato su Noli. Però non è a dire il rimescolamento che
c'era nel castello per tutti gli apparecchi della partenza, e lo
scompiglio che esso arrecava in tutte le consuetudini quotidiane della
famiglia. Basti notare che madonna Bannina, tutta intorno al marito,
non era comparsa nella torre dell'Alfiere, e madonna Nicolosina vi
andò sola, ad una cert'ora del giorno, per salutare l'amico di casa e
vedere se non avesse mestieri di nulla.
Il caso non poteva favorire meglio di così il nostro innamorato.
Madonna Nicolosina era un occhio di sole, l'ho già detto a suo luogo.
Bionda i capegli, bianca la carnagione e svelta della persona come
Diana, forse al pari della divina cacciatrice aveva il cuore muto
all'amore; all'amicizia non già, che questa è natural sentimento di
un'anima buona, laddove quello è singolare portato, rarissimo fiore,
nutrito di tutti i sensi più delicati e riposti, che solo un felice
concorso d'inesplorati e inavvertiti nonnulla può far muovere
d'improvviso e riardere in noi.
E buona era Nicolosina, onesta e sincera come un cavaliere senza
macchia e senza paura. Ho detto come un cavaliere, e giustamente;
diffatti, sotto quella bionda e rosea parvenza di donna, egli c'era
alcun che di virile; la lealtà, per esempio, e l'alterezza, spogliate
di quella grazia languida, che la natura ha dato, insidia innocente,
ma non meno pericolosa, alla più bella metà del genere umano.
Nata in altissimo stato, sentiva altamente di sè; superbia naturale e
scusabile, che del resto non aveva pure occasione a mostrarsi, in
mezzo ad un popolo di riverenti vassalli, i quali niente potevano
vedere di strano in una dignità d'apparenze così celestiali e
ammantata di tanta soavità, di tanta amorevolezza pietosa. Umana ed
affabile, come sono così utilmente per sè e per altri i grandi della
terra, quando si compiacciono d'esser tali, non c'era caso che la
giovine castellana facesse patire anima nata, per alcuno di que'
capricci e fantasie di comando, che pure son tanto frequenti nelle
giovani donne, male avvezzate, anche in condizioni più umili, da cieco
amor di congiunti, o da libero ossequio di cavalieri cortesi.
La bellissima fanciulla entrò nella camera di Pico, senza timore, o
peritanza di sorta. Non era ella in casa sua? Forse per la prima volta
andava da sola in quel luogo; ma come nella accompagnatura non c'era
stato mai un deliberato proposito, così nel giunger sola non ci poteva
essere un'ombra di vergogna, o di dubbio.
Bensì Giacomo Pico, al vederla comparir tutta sola, si scosse. Il
sangue turbato gli si ridusse con rapido moto al cuore, indi
risospinto gli corse più veloce alle tempie. Ebbe allora come un
bagliore negli occhi, diede in un grido di meraviglia, e,
appoggiandosi forte ai bracciuoli della scranna, si alzò da sedere.

--Ah, ah!--sclamò ella, ridendo del suo riso argentino.--Per la prima
volta, messer Giacomo, vi vedo un po' di buon sangue sul volto. Ma
sedete, vi prego; non vi scomodate per me.
--Non è più tempo di star seduti, madonna Nicolosina;--diss'egli
sospirando.--Tutti i giorni si combatte, laggiù, ed io sono stato già
troppo in disparte.
--Ma per giusta cagione, mi sembra; e con vostra buona pace, rimarrete
ancora per qualche giorno tranquillo, messer paladino!--incalzò la
fanciulla, con accento d'affettuoso rimprovero.--Il cerusico Rambaldo
lo vuole e lo vogliamo anche noi, che non aveste a far ricadute!
--Che serve, madonna?--ripigliò Giacomo Pico, crollando
malinconicamente la testa.--Sono un povero disgraziato a cui forse
metterebbe più conto il morire.
--E perchè?--dimandò ella ansiosa.--Forse alcuna cosa vi manca, per
viver felice tra noi? Parlate, messer Giacomo, parlate! Lo sapete
pure, come qui tutti vi amano.
--Tutti!--ripetè egli, sorridendo a fior di labbro.
--Sì, tutti; ne dubitate?--replicò la giovinetta, rizzando il capo,
con alto di leggiadra alterezza.--Sappiamo il debito nostro. Mio padre
non è debitore a voi della vita? E quanti hanno vita e stato da lui,
non vi sono obbligati del pari?
--Ah, non è di ciò che intendo parlare;--disse Giacomo Pico.--Non vo'
che mi si ami per gratitudine, io!
--Oh tristo!--sclamò Nicolosina, con accento di lieve corruccio.--E
non è un nobile sentimento forse?
--Sì,--rispose egli confuso;--ma infine....
--Infine,--proseguì ella,--voi siete l'amico nostro, il servitor più
fedele e più caro; mio padre....
--E sempre vostro padre!--interruppe Giacomo Pico, stizzito di non
poter uscire da quella cerchia di affetti tranquilli e di accenni al
suo umile stato.
Qui fu per madonna Nicolosina il caso di pigliare il broncio davvero.
--Messer Giacomo, e come?--chiese ella, tirandosi indietro un passo e
guardandolo severamente.--Non amereste par avventura mio padre?
--Voi mi uscite di proposito, madonna Nicolosina!--gridò il giovine,
riscaldandosi a sua volta.--Ah, questo è troppo ed io ho troppo
sofferto. Fossi morto almeno, di quella stoccata, più pietosa a gran
pezza delle vostre parole! E perchè, voi che mi parlate ora in tal
guisa, siete accorsa a togliermi di laggiù, ov'io sarei presto uscito
di pena?
--Non mi fate colpa di un uffizio di carità, ve ne prego;--rispose
ella turbata.--Chi soffre ha diritto alle nostre cure, e più ancora
quando egli soffre per nostro servizio.
--Ah,--soggiunse egli amaramente,--voi dunque non mi amate?--
La fanciulla lo guardò stupefatta. Egli incalzò la dimanda e fu per
afferrarle una mano; ma ella lo rattenne con un gesto severo.
--Messer Giacomo,--soggiunse poscia, con accento impresso di dignità e
di tristezza ad un tempo,--mi farete pentire d'esser venuta a darvi il
buon dì.--
Giacomo Pico, il ruvido soldato, fu scosso da quelle meste parole. Ma
non era della sua natura il trattenersi a mezzo di nessuna cosa che
avesse impreso a fare. Quella occasione, poi, egli l'aveva spiata con
tanta cura, attesa con tanto desiderio! Se egli l'avesse lasciata
sfuggire quel dì, sarebbe forse tornata? Non lo sperava egli per
fermo.
--Perdonate,--diss'egli, chiudendosi rabbiosamente sul petto quella
mano che la giovinetta aveva respinta da sè,--ma io vi amo, vi ho
sempre amata; eravate bambina ed io già vedevo in voi quella che siete
oggi per me, la più bella, la più cara, la più desiderata fra le
donne. Avevo sempre taciuto, sperando di ottenervi con opere eccelse,
come ricompensa dovuta al valore. Stolto! Il primo venuto, perchè
conte e signor di castella, mi aveva a vincer la mano! E quando, al
mio ritorno dai signori della lega, seppi che andavate sposa a questo
conte di Osasco, vedete, m'ha dato volta il cervello, non ho potuto
padroneggiarmi più oltre. Ah, così fosse stato egli, com'io lo
credevo, quando mi abbattei nel Fregoso; che forse in cambio d'esser
passato fuor fuori, l'avrei ucciso io, e dato un avviso salutare a
quanti ardissero ancora di contendervi a me.
--Ah!--esclamò la fanciulla, percossa.--Non era uno scontro col nemico
di mio padre?
--No, col mio nemico, col mio rivale. Così almeno ho creduto;--rispose
egli impetuoso.
Un senso di compassione profonda ricercò il cuore di madonna
Nicolosina.
--Fo male a dirvelo,--ripigliò ella gravemente,--perchè l'atto vostro,
se pensavate di far contro ai disegni di mio padre, non fu di amico,
quale egli sempre vi tenne. Ma infine, sappiatelo, io non andrò sposa
al conte di Osasco.
--Lo sapevo;--disse Giacomo Pico.
Nicolosina lo guardò, in atto di sorpresa.
--Lo sapevate?--dimandò ella,--Ma allora...?
--Oh, solamente stamane l'ho udito;--soggiunse egli tosto.--Il
marchese Galeotto lo ha liberato dalla sua parola, non potendo oggi,
in mezzo alle angustie e ai pericoli di una guerra, accettare
dicevolmente una domanda, che era stata fatta nei giorni della sua
prosperità.
--Così è per l'appunto;--diss'ella sospirando.--Povero padre.
--Ah, vostro padre ha nobilmente operato. Ma quell'altro, il vile, che
fu sul punto di ottenervi, s'è pure affrettato ad accettare lo scampo!
--Non parlate così, messer Giacomo! Sebbene è giusto che la cosa debba
aver questo fine, è debito nostro di dire che egli non ha risposto
nulla. Ed è brutto, assai brutto, accusare gli assenti.
--Voi dunque rimpiangete quelle nozze! Amavate dunque il conte di
Osasco, senza conoscerlo ancora?
--Messer Giacomo,--rispose la giovinetta offesa nella sua
verecondia,--io non ho a dirvi se l'amo, o no; bene ho a dirvi che una
fanciulla deve rispetto a' suoi genitori e al nome che porta, e che
voi dimenticate l'una cosa e l'altra in un punto.
--Ah sì!--sclamò il Bardineto, che sentiva la sferza e non era
d'indole da patirla, nè da riconoscere in cuor suo d'averla
meritata.--Io debbo tacere. Ama, povero sciocco, e taci! Servi,
vassallo, e taci! Combatti, oscuro soldato, e taci! È il debito tuo. I
tuoi padroni hanno voluto così; sul tuo corpo hanno diritto e
sull'anima tua, questi superbi signori. Dite, madonna, non è egli
proprio così?
--No, poichè chiedete il mio avviso, non è proprio così;--rispose
Nicolosina, con risolutezza di cui qualche ora prima non sarebbe stata
capace.--Avrei potuto partirmi di qui, fors'anco dovuto; rimango
invece per difender me e la mia casa contro la vostra ingiustizia. Che
sia il diritto dei signori sui loro vassalli e come stabilito, non so;
ho imparato dal libro di Dio che tutti siam pari davanti a lui, nella
speranza dei cieli, ma che ciò non muta e non scioglie i vincoli
d'autorità con cui si governa la terra. Qui, poi, non vi disprezza
nessuno; qui tutti vi son grati de' vostri alti servigi; nol
sarebbero, se vi tenessero in conto di un oscuro soldato, o di un vil
servitore. E, viva Dio, checchè diciate, messer Giacomo Pico, checchè
pensiate voi dei potenti (e come lo siamo vel dica la presenza de'
nostri giurati nemici alle porte di questo povero borgo) ingrati voi
non potete dire i discendenti di Aleramo e della figlia di Ottone.--
Un amaro sorriso sfiorò le labbra di Giacomo. Ferito da quell'accenno,
che gli parve superbo, nè badando alla commozione vivissima che
accendeva il volto della fanciulla, o vedendola in quel rossore più
bella, così le rispose, infiammato d'amore e di sdegno.
--Sì, lo ricordo, lo vedo, quale distanza corre tra noi. E perciò
ricuso la gratitudine vostra, nobile e accetto presente tra uguali,
povera ricompensa ai minori, senza il suggello di quell'amore che
toglie ogni distanza.... che dico, la toglie?.... che non ne conosce
nessuna. Questo amore io v'ho chiesto, madonna; questo io vi chiedo
ancora, a mani giunte, in ginocchio. Credete che io non valga quanto
un cavalier di corona? Ma chi era il primo d'ogni illustre legnaggio,
se non per avventura un oscuro soldato, che col valore del suo braccio
incatenò la fortuna? Uditemi, Nicolosina; è nella vostra medesima casa
l'esempio, se pure la storia dice il vero di voi. Chi era Aleramo,
innanzi che egli piacesse agli occhi di Adelasia, della bella
figliuola di Ottone? E chi fu l'avo del primo imperator di Lamagna, se
non un barbaro discendente degli schiavi di Roma? Ho meditato
lungamente le storie, madonna, e non ho trovato la ragione per che io
debba esser da meno di chicchessia, poniamo d'un conte d'Osasco. E
notate; da me non aspetterete mai cosa di cui il mio breve passato non
sia impromessa sicura; ho il mio destino nel pugno. Ma voi mi siete
necessaria, Nicolosina, voi ricompensa e stimolo a più nobili imprese.
Così sta scritto lassù; perchè ricusereste l'ufficio che vi è
assegnato dal cielo?--
Così folleggiava il Bardineto, ebbro d'amore e di rabbia, allorquando
un improvviso fruscìo si udì per le scale. Madonna Nicolosina, che già
stava per dargli risposta, si rattenne e gli fe' cenno di non parlare
più oltre.
Poco stante, l'uscio si aperse e una donna comparve nel vano. Era la
Gilda.
La ragazza, che pure s'aspettava di trovare la sua giovine signora
nella torre dell'Alfiere, rimase lì tutta impacciata e confusa,
accorgendosi, con molta e non certamente grata sorpresa, d'essere
capitata in mal punto. Questo le era dimostrato aperto dall'aria
scontenta con cui la sua comparsa era stata accolta da Giacomo, e dal
rossore di madonna Nicolosina, che, giovine com'era e non avvezza a
quelle battaglie, non sapeva, e neppure cercava, nascondere il suo
turbamento.
Perciò, come ho detto, rimase impacciata sull'uscio, senza fare un
passo avanti, nè indietro, e balbettò, così per aver aria di dir
qualche cosa, alcune parole vuote di senso.
Non meno impacciata di lei, madonna Nicolosina ebbe mestieri di tutta
la virtù dell'animo suo in quel punto.
--Che cosa vuoi?--dimandò ella, in apparenza tranquilla, ma reprimendo
a stento la sua commozione.
--Niente, madonna;--rispose la Gilda umilmente.--Ero venuta a vedere
se messer Giacomo non avesse bisogno di nulla.
--Per ora no;--soggiunse Nicolosina;--ci sono io.... e debbo dire
qualcosa a messer Giacomo Pico.--
Questo aveva potuto il sentimento della propria dignità in quell'anima
vergine, di farle indovinare che il miglior modo di cansare il
pericolo di un falso giudizio era quello di affrontarlo con sicura
alterezza. Tanto è vero che le profonde commozioni temprano, meglio
dei lunghi insegnamenti, la umana natura. La fanciulla era morta quel
giorno; la donna nasceva.
La Gilda chinò il capo, in atto d'obbedienza, e si mosse. Una sua
occhiata furtiva al Bardineto voleva dire a lui tutti i dubbi che le
passavano per la mente; ma egli non vi badò più che tanto, e la povera
ancella se ne andò raumiliata.
Per altro, giunta a mezzo della scala, si pentì d'esser discesa. E
domandò allora a sè stessa che cosa avesse a dire la sua signora di
così grave a Giacomo Pico, che ella non potesse ascoltare, e che cosa
significasse quel turbamento di ambedue. Dimande queste che, nel
cervello di una ragazza innamorata e gelosa, non hanno mestieri di
aspettare a lungo una conveniente risposta.
Or dunque, è facile argomentare che cosa facesse la Gilda. Raccolti
prudentemente i lembi della veste, che non avessero a strisciare
lunghesso il muro, in punta di piedi e rattenendo il respiro, tornò
sopra i suoi passi, e giunta al pianerottolo, stette origliando alla
porta.
Frattanto il Bardineto, almanaccando a suo modo su quella risoluzione
di madonna Nicolosina, aveva dato una rifiatata di contentezza,
vedendo partire l'ancella invece della padrona, come da principio gli
era parso che dovesse accadere.
--Ah, rimanete?--diss'egli, esprimendo nel fervido accento tutte le
pazze speranze che gli grillavano d'improvviso nel cuore.
--Sì, rimango;--rispose la giovinetta con piglio solenne;--rimango,
checchè possa altri pensarne; rimango, perchè questo colloquio, giunto
per vostra cagione tant'oltre, non può, non deve restarsi interrotto.
Fu il primo; sarà anche l'ultimo.--
Giacomo Pico trasaltò. La sua allegrezza era in un punto svanita.
Volle parlare, ma ella gli ruppe le parole sul labbro.
--Lasciatemi finire. Io v'ho ascoltato; mi avete chiesto una risposta;
abbiatela ora, senza sdegno e senza ingiuria, da me. Io non ho avuto
finora e non vo' avere che amicizia per voi. Siatene amico, ve ne
prego. Vedete intanto il bel frutto delle vostre fantasie; che dirà di
noi quella povera fanciulla, che or ora è uscita di qui? Ella vi ama;
me lo ha confessato. Amatela anche voi, messer Giacomo; ella lo
merita; non fate che io, senza volerlo, senza pure saperlo, abbia
rapito il cuor vostro alla mia povera ancella.--
Il Bardineto alzò sdegnosamente le spalle.
--Di ciò soltanto vi duole?--gridò egli, che, nella stizza ond'era
tutto invasato, non doveva imbroccarne più una.--O forse mi date
l'ancella vostra a dispregio?
--Nè di ciò mi duole, nè io fo d'alcuno la poca stima che dite. Ma
via, non torniamo agl'ingrati discorsi. Ancora una volta volete
essermi amico?
--No;--rispose egli con ruvidezza;--o tutto o nulla. Questa impresa si
leggerà nel mio scudo, quando io ne porti uno inquartato, da
contendere di nobiltà coi più celebrati e superbi. E vedrò
allora....--soggiunse il Bardineto, infiammandosi,--vedrò allora se
non vorrete esser mia!
--Dimenticatemi, messer Giacomo Pico;--disse a lui di rimando
Nicolosina, più afflitta tuttavia che ferita da quelle acerbe
parole.--Siete violento e scortese. Se tutti gli uomini vi
rassomigliano, io non amerò nessuno sulla terra.
--Il primo che ardirà di amarvi, lo ucciderò come un cane!--gridò il
Bardineto, con piglio feroce.
--Mi farete la solitudine intorno?--replicò ella sdegnata, guardandolo
in aria di sfida.--Suvvia, tentate la prova!--
Il Bardineto non vedeva più lume.
--Voi amate qualcheduno;--le disse, con voce soffocata dalla
rabbia;--confessatelo!
--Sapete che non amo voi; ciò vi basti.--
In quelle asciutte parole l'animosa fanciulla aveva fatto il supremo
sforzo della sua alterezza offesa. Gli occhi le si offuscarono dalle
lagrime, si sentì venir meno, e le sue mani andarono instintivamente
contro la parete, a cercarvi un appoggio.
Egli le si accostò, come per sorreggerla.
--Non mi toccate!--gridò ella, respingendolo. E atterrita, spinse
l'uscio con tanta precipitazione che la Gilda si tenne perduta. La
poveretta ebbe a mala pena il tempo di rannicchiarsi in un angolo,
dietro il battente.
Giacomo Pico si morse le labbra, e freddo all'aspetto, ma coll'inferno
nell'anima, stette muto, accigliato, a guardarla, dopo essersi tirato
indietro d'un passo.
Fu per parecchi istanti tra i due giovani un alto silenzio. Si udiva
soltanto il respiro affannoso di madonna Nicolosina e lo scricchiolare
dalla scranna, di cui Giacomo aveva afferrato la spalliera, per
pigliare un contegno.
Finalmente la giovinetta si riebbe, scosse la sua bionda testa,
rasciugò le lagrime e così parlò, con accento mutato, al suo fiero
amatore.
--Messer Giacomo Pico, io amo mio padre e non accrescerò i suoi
dolori, raccontandogli il nostro colloquio. Io stessa dimenticherò le
vostre parole; altro di voi non ricorderò che l'antica amicizia e i
servigi.--
Ciò detto e senza aspettare la risposta che stava per darle il
Bardineto, uscì dalla camera e scese con passo leggiero le scale.


CAPITOLO VIII.
Dove si vede che non arriva sempre tardi chi arriva dopo.
Come si rimanesse Giacomo Pico e che torbidi pensieri gli girassero
per la fantasia, lascio argomentare ai discreti lettori. Intanto
seguitiamo madonna Nicolosina, che triste, assai triste, ma col cuore
un tal po' sollevato, scende la scala dell'Alfiere.
Diffatti, quella partenza era una liberazione per lei, dopo la lunga
oppressura di tutto ciò che aveva dovuto udire e rispondere. Certo è
gran dolore il perdere un amico; ma questo dolore non è poi senza
conforti; dirò di più, è il solo che n'abbia uno sollecito, vo' dire
il conforto di avere finalmente conosciuto a parte a parte l'anima
della persona in cui s'era riposta ogni fede. Strana consolazione,
cotesta, di avere a conoscere pienamente il nostro simile, solo in
quel giorno che non possiamo più durarla nell'usata dimestichezza con
lui!
Posta in chiaro questa bisogna, niente premeva di più a madonna
Nicolosina che di sapere che cosa ne pensasse Gilda, quella sua povera
ancella, da cui pochi giorni addietro aveva udita la confessione di un
amore profondo per Giacomo. Dico che avrebbe desiderato sapere; ma
senza imbattersi così presto nella Gilda, a cui lì per lì non avrebbe
saputo che dire. La forza di mandarla via a mezzo del suo colloquio
col Bardineto, l'aveva avuta. Il suo diritto e la necessità di finirla
in una volta con lui, volevano pure così. Ma ora, a cose fatte, la
pietà ripigliava il suo posto nel cuore di Nicolosina, e non le
bastava l'animo di raccontare a quella povera ragazza i particolari di
un dialogo, che doveva tornarle sommamente spiacevole.
Il lettore sa che la Gilda, rispetto a ciò, non aveva più niente di
nuovo a conoscere. Ma la sua giovine padrona, che non l'aveva veduta
nel suo nascondiglio, poteva temere d'abbattersi in lei, prima di
essersi consigliata maturamente tra sè, intorno a quello che dovesse
raccontarle, o lasciarle indovinare, de' suoi discorsi col Pico.
Epperciò, fatte le prime scale, invece di ritirarsi nelle sue stanze,
ove forse poteva essere tornata l'ancella, tirò innanzi verso la gran
sala, dove sperava di trovare suo padre e di avere in altre cure un
momento di tregua allo spirito.
Il marchese Galeotto non era colà, dove la sua bella figliuola era
andata a cercarlo. Uscito fuori della postierla a tramontana del
castello, ordinava laggiù, al coperto da ogni vigilanza nemica, gli
uomini che aveva scelti a compagni nella impresa su Noli. Questo
diceva a madonna Nicolosina un donzello, da lei incontrato in quel
mentre sull'uscio.
Ed ella fu allora per tornarsene indietro. Ma appunto allora, sul
pianerottolo per cui doveva passare la fanciulla, compariva un
giovinotto, non mai veduto prima al Finaro.
Vestiva nobilmente, quantunque più da soldato che da uomo di corte. Ma
in que' tempi mal sicuri, chi non era, per necessità, o per elezione,
soldato? Egli poi doveva venire da lungi, e la polvere, ond'era
tuttavia coperto il suo mantello di scarlatto grigio, lo diceva da
pochi istanti sceso d'arcione. Giovanissimo, biondo i capegli e bianco
la carnagione, lo si sarebbe tolto per una fanciulla in abiti virili,
se non lo avessero chiarito del sesso forte le basette che gli
adombravano il labbro fine e vermiglio; per un paggio, se gli sproni
d'oro che gli fregiavano i talloni, non avessero fatto testimonianza
del suo grado di cavaliere. E così leggiadro all'aspetto, colla sua
spada al fianco e il biondo capo scoperto (che il tôcco di velluto,
onde usava coprirsi, lo aveva allora per mano) lo si sarebbe detto
piuttosto l'arcangelo Michele, venuto in un mezzo incognito a visitare
il suo buon servo Galeotto, marchese del Finaro, se al tempo di cui si
narra fosse durato il costume di simiglianti discese degli alati
figliuoli di Dio.
Madonna Nicolosina doveva passare dinanzi a lui, per ricondursi nelle
sue stanze; e passando, come il savio lettore indovina, doveva anche
vederlo. Ora il vederlo e il pensare tra sè ch'egli era un bellissimo
giovine, fu una cosa sola per lei, ed anche la più naturale del mondo.
Un bel viso, segnatamente se accompagnato da prestanza di membra e
impresso di quella serena nobiltà che spesso può stare da sola e far
anco piacere ad altri chi non somigli in tutto o in parte all'Apollo
dal Belvedere, un bel viso, io dico, ha sempre avuto una simile
accoglienza presso i cuori ben fatti.
Per altro, se madonna Nicolosina aveva il cuore ben fatto, era anche
d'animo riguardoso e severo. Epperciò, data una fuggevole occhiata al
forastiero e involontariamente pensato ciò che vi ho detto, raccolse
modestamente la ciglia a terra, mentre la sua bionda testolina
accennava ad un mezzo saluto.
Questa era cortesia necessaria, in risposta ad un leggiadro inchino
del forastiero. Il quale, del resto, nel curvare la fronte, non
abbassò altrimenti le ciglia, ma le tenne alte, ferme, diritte su lei,
come quegli che non volea perdere nulla di quella rara veduta.
Ho detto che madonna Nicolosina era bellissima tra le belle. Di lui
v'ho raccontato pur dianzi. Aggiungo per ambedue, che mai sulle porte
del paradiso si scontrò una coppia d'angioli più leggiadra di queste
due creature umane, ravvicinate dal caso su per le scale del castello
Gavone.
Che fanno gli angioli, allorquando s'incontrano per via? Spiriti
d'amore, debbono sentirsi fratelli, vedersi assai volentieri l'un
l'altro e dirselo cogli atti, se non colle parole, a vicenda. Forse (e
qui un povero profano par mio non può far altro che ragionare in via
d'induzione) si toccano leggermente, sfiorano col sommo delle ali la
casta dolcezza d'un bacio.
Ma là non erano angioli, bensì due figliuoli degli uomini, con tutti i
riguardi, con tutti i vincoli, con tutte le noie, che un cerimonioso
costume e una puntigliosa morale, detta con giusto rappicciolimento
etichetta, impongono ai bistrattati nipoti d'Adamo. Ed ecco perchè
madonna Nicolosina, abbassò gli occhi facendo un mezzo saluto al
forastiero, ed egli, dopo aver fatto un inchino, si tenne
rispettosamente indietro, ma guardandola senza misura, bisogna pur
dirlo, e divorandola quasi degli occhi.
La bella visione passò, cara e gioconda come un raggio di sole per
mezzo alle nuvole, inebbriante come una fragranza di gelsomini,
portata a noi dalla brezza. E come fu passata, il giovane forastiero
senti una stretta al cuore, e, colla stretta, un desiderio infinito di
rattenerla, di vedere anche una volta quel suo angelico viso, di udire
il suono della sua voce.
Non vi è egli mai girato per la fantasia, vedendo una bellissima donna
passarvi rasente per istrada, o soavemente composta a verecondia come
la Beatrice di Dante, o splendida di consapevoli vezzi come la
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Çirattagı - Castel Gavone: Storia del secolo XV - 10
  • Büleklär
  • Castel Gavone: Storia del secolo XV - 01
    Süzlärneñ gomumi sanı 4507
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1806
    36.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Castel Gavone: Storia del secolo XV - 02
    Süzlärneñ gomumi sanı 4566
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1698
    38.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    52.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Castel Gavone: Storia del secolo XV - 03
    Süzlärneñ gomumi sanı 4626
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1756
    39.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    54.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Castel Gavone: Storia del secolo XV - 04
    Süzlärneñ gomumi sanı 4753
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1759
    36.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    51.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Castel Gavone: Storia del secolo XV - 05
    Süzlärneñ gomumi sanı 4471
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1637
    37.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Castel Gavone: Storia del secolo XV - 06
    Süzlärneñ gomumi sanı 4496
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1773
    36.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Castel Gavone: Storia del secolo XV - 07
    Süzlärneñ gomumi sanı 4480
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1781
    35.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    51.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Castel Gavone: Storia del secolo XV - 08
    Süzlärneñ gomumi sanı 4570
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1733
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  • Castel Gavone: Storia del secolo XV - 09
    Süzlärneñ gomumi sanı 4556
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1704
    40.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Castel Gavone: Storia del secolo XV - 10
    Süzlärneñ gomumi sanı 4595
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1782
    39.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    54.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Castel Gavone: Storia del secolo XV - 11
    Süzlärneñ gomumi sanı 4596
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1851
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  • Castel Gavone: Storia del secolo XV - 12
    Süzlärneñ gomumi sanı 4566
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1753
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  • Castel Gavone: Storia del secolo XV - 13
    Süzlärneñ gomumi sanı 4551
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1661
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    51.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Castel Gavone: Storia del secolo XV - 14
    Süzlärneñ gomumi sanı 4593
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  • Castel Gavone: Storia del secolo XV - 15
    Süzlärneñ gomumi sanı 4506
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  • Castel Gavone: Storia del secolo XV - 16
    Süzlärneñ gomumi sanı 4578
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1785
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  • Castel Gavone: Storia del secolo XV - 17
    Süzlärneñ gomumi sanı 4505
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1773
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  • Castel Gavone: Storia del secolo XV - 18
    Süzlärneñ gomumi sanı 2298
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1061
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