Paolo Pelliccioni, Volume 2 (of 2) - 2

Süzlärneñ gomumi sanı 4761
Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1806
37.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
54.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
62.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
l'anima e gli occhi stavano fissi su quel folletto di Tuda, la quale
andava, veniva, girava da parere che ce ne fossero quattro, e tutto
vedeva, e tutto fingeva non vedere, e di ogni cosa si pigliava spasso;
gli sguardi suoi non cadenti, nè dritti, bensì obliqui come i Turchi
adoperano le scimitarre, e con tale virtù da fiedere netto come gambi di
pera sbarre di ferro grosse quanto un braccio; con perpetua
irrequietezza ella ora aggroppava ora snodava il mirabile collo, che
vinceva quello dei colombi in amore quando il sole lo veste di colori
sempre nuovi e sempre più belli. Per quanto Paolo s'industriasse
attirarla a sè ora con ridenti, ora con supplichevoli, ed anco talvolta
con minaccevoli sguardi non ne venne a capo; peggio se tentava
accostarla; Tuda, quasi lo presentisse, batteva altrove l'ale, e in
mille modi, sconosciuti a cui non sente amore e rabbia, lo deludeva e
scherniva. All'ultimo Paolo altro non vide che uno scintillío di faville
che poi diventarono teste, e da prima tutte di Tuda, aggirantesi in
vortici, sempre ridenti, e sempre folleggianti, ma indi a breve
diventando penoso, altre teste vi si mescolarono laide, e sinistre,
tuttavia ritraenti una immagine sola; poi diradaronsi, e ne rimasero
solo due, che facevano l'altalena che ora si tuffava, ora sorgeva da un
lago di sangue; da un lato quello di Tuda, dall'altro quello di prete
Guercino. Quello di Tuda scaturì da principio più volte vario per
ornamenti diversi, ora con diadema, ora con ghirlanda, ed ora con
acconciatura leggiadra di capelli, quello poi di prete Guercino sempre
grondante sangue cagliato, con le chiome grommose; ma poi mutata vicenda
toccò al capo di Tuda comparire terribilmente miserabile, mentre la
testa del prete Guercino si affacciava ora con la sua bella chierica
candida come fiore di latte, ora colla berretta a tre spicchi, e perfino
con la corona in testa come re della Campagna. Paolo si appoggiò
improvvido alla base di una statua di Giulio Cesare, pure aspettando che
gli cessasse il bagliore; il quale fu breve, avendo contribuito a dargli
fine certe parole ch'ebbero potenza di respingergli con subito riflusso
il sangue dal cervello al cuore, e queste furono:
-- Mirate un po' come la gente magna anco senza avvertirlo si mostri nata
da una stessa famiglia.
Anzi no, ei si accostava alla immagine di Cesare per la ragione, chè
l'ambra tira la paglia... --
Paolo spalancò gli occhi e le ultime parole dell'atroce ingiuria
sorprese sopra le labbra di Tuda.
-- Bene sta; io darò la testa del Guercino, io ne darei cento per la tua,
divina fanciulla; che importa a me che tu mi ami? Mi basta che tu
patisca il mio amore. Farfalla scellerata, fa' quello che sai, tu devi
cadermi nelle mani, perchè se non bastasse ad agguantarti il mio amore,
piglierebbe a perseguitarti la mia vendetta.
Di poi tolto commiato, senza porre tempo fra mezzo cavalcò forte alla
villa di Nettuno, dove giunse sul far della notte, e Renzo udito il noto
segno gli aperse senza avvertire la Violante, onde Paolo la colse alla
sprovvista mentr'ella genuflessa davanti la immagine della Madre di
Cristo leggeva il libro delle orazioni.
-- Sempre in opere pie, Violante, voi volete pigliare di assalto il
paradiso...
-- Paolo, io pregava pel mio povero padre, per voi, e soprattutto per me
misera peccatrice, che ne ho tanto, e poi tanto bisogno.....
-- Era parecchio tempo che noi non c'incontravamo.
-- Senz'altro qualche grave causa vi teneva lontano da me, ed io devo
rispettare l'operato di mio marito e signore.
-- Signora, mi perdonerete voi di comparirvi così allo improvviso
davanti?
-- Paolo, lasciate da banda queste cerimonie; non ci hanno luogo; voi, lo
ripeto, siete mio marito e signore; gli affanni co' quali mi prova Dio,
mi hanno, se non guarito, emendato la vanità che gonfiava il mio
spirito; comunque venga, subitaneo o avvisato, il marito porta sempre
consolazione alla sua consorte; io poi sapeva il vostro arrivo.
-- Lo sapevate? Chi mai poteva avervelo detto?
-- Non bocca umana certo, bensì un presentimento... una voce del cuore...
-- E credete davvero che vi dica tutto il cuore?
-- Non tutto, ma in ciò di cui mi avverte ei non s'inganna mai.
-- E la cagione che mi ha mosso di venire a voi ve l'ha detta il cuore?
-- Me l'ha detta....
-- Non può essere, non può essere, interruppe Paolo spaventato.
-- Giudicatelo voi, la causa che vi mosse e' fu per chiarirmi come voi
non potete condurmi a Roma...
-- Ma se il cuore non vi ha taciuto la miglior parte, aggiunse
precipitoso Paolo, deve avervi detto eziandio come Sua Santità
chiamatomi a sè mi abbia commesso il carico onorevolissimo quanto
pericoloso di ricondurre la sicurezza pubblica nei suoi Stati, e
preponendomi alla milizia mi ha conceduto la facoltà di conseguire il
nome invidiabile di restauratore del vivere civile.
(Certo non era a quei tempi avanzata siccome ai nostri l'arte di
onestare con parole magnifiche fatti vulgari, o turpi, o scellerati;
tuttavia e allora e prima si sapeva dare ad intendere eroico gesto
l'utile delitto. I custodi della umanità si confidano atterrire con le
minaccie della storia, ma perchè spaventassero altrui bisognerebbe che
questi le temesse; chi non pregia la fama è sempre disposto a venderla
per una scodella di lenticchie come Esaù la sua primogenitura: se non
fosse così, in qual modo mi spieghereste questa immane, perpetua, ogni
dì crescente _produzione_ di Scariotti tre, quattro volte e dodici
superiore alla _richiesta_? Quest'asta pubblica di anime al minore e al
peggiore offerente? Anco lo inferno rinvilia!)
La Violante strinse la mano a Paolo in segno di compiacenza, e:
-- Tu non puoi immaginarti, Paolo, ella riprese, quanto esulti l'animo
mio nel vederti aperta la via per palesare altrui i tuoi meriti; ciò mi
consola per te non nato certo a logorare bellissime doti in ozii
ignobili, e molto anco per me, dacchè per questo mezzo imparerà la gente
come io nello eleggerti consorte, e in te ponendo ogni mio affetto non
fui cieca, nè mi lasciai vincere da sfrenata passione.
-- Però, Violante, prima di accettare mi correva obbligo di consultarti
per due motivi; il primo, perchè capisco, che deve tardarti, ed anco a
me tarda metterti in possesso del nostro palazzo, e presentarti come
conviene allo splendore della tua nascita e delle tue nozze.
-- Aspetterò; chè tornando vittorioso parteciperò alla tua gloria...
sebbene siffatte glorie non sieno estranee alla nobilissima casa
d'Ayerba.....
-- Pertanto, finchè io non torni tu desideri starti qui in villa senza
darti a vedere, o a conoscere da persona viva?
-- Senza te, mi basto sola.
-- Ciò messo in sodo: veniamo all'altro motivo. Tu sai, che la vita e la
morte stanno in mano al Signore; ora nel cimento al quale mi espongo
potrei restare ucciso...
-- Oh! non dirlo -- e qui l'affettuosa venía con la mano manca turandogli
la bocca; Paolo baciò la mano, e dolcemente removendola, proseguì:
-- Questa vita non appartiene a me, almeno in tutto; tu pure ci hai
diritto dal dì che, in grazia del sacramento, tu mi vincolasti la tua;
nè io potrei senza mancare al debito di cavaliere e di cristiano mettere
a cimento la mia persona, se prima tu non me ne dia il consenso. --
La Violante riprese con la destra la destra di Paolo, la manca gli pose
sopra la spalla, e il capo gli appoggiò sul petto; in cotesto
atteggiamento stette alquanto: alfine disse:
-- Dio mi ti renderà sano e salvo; misericordioso com'è non vorrà farmi
la più trista femmina, che abbia mai vissuto nel mondo; lo pregherò
tanto! Tuttavolta, non piaccia al Signore che per cupidità di passione
umana io ti tolga la bella rinomanza; il cavaliere cristiano ha il suo
primo obbligo con Dio, il secondo col suo Principe, principalmente poi
se questi sia vicario di Cristo in terra, gli altri obblighi vengono
dopo. Non può dirsi del tutto infelice la vedova del marito morto in
servizio del suo padrone e signore...
-- Ma s'io mancassi, come rimarresti? Senza aiuto... reietta....
-- Consolati, amor mio; dal tuo in fuori io non conobbi, e ti sacramento
che non vo' conoscere altro amore, che quello di Dio. Non parti a
bastanza aiuto il suo? La tua vedova non ti sembrerà difesa, se io mi
rendo a lui? Egli non respinge veruno... morta al secolo, io vivrò solo
vita materiale a vegliare pel restante dei miei giorni il tuo sepolcro
dentro il monastero delle cappuccine...
Non favellarono più innanzi; solo Paolo sentendosi il peso della testa
della Violante sul seno pensò: -- ecco un terzo capo! e questo più grave
di tutti; finchè non torni, egli starà quieto, lo ha promesso, e non è
femmina da mancare: ma bisognerebbe, che ei se ne stesse fermo....
quieto.... tranquillo anco dopo. Basta, per ora contentiamoci; poi
provvederemo. Curiosa! ella meriterebbe amore, e non la posso amare;
l'altra, a buttarla nel Tevere col sasso al collo, non le si darebbe il
suo avere, e non so perchè mi accende il sangue..., e mi è forza amarla.
Come l'andrà a finire? -- Se lo confidassi al cardinale! Scempio! se
prima di rendergli servizio, prometterà alla larga per non attenere alle
strette; se dopo, mi seppellirà sotto una montagna di ammonimenti, e
bazza se non saranno rimproveri, con citazioni di canonisti, moralisti,
e padri della santa madre chiesa cattolica, apostolica e per giunta
romana: -- riesce così agevole predicare virtù quando con la predica puoi
saldare un debito! Bada, Paolo... tu corri grandissimo rischio di
ammazzare questa donna che ti ama, e di farti ammazzare per l'altra che
ti vuol bene come il fumo agli occhi. -- Ci fosse dentro stregoneria? --
Stregoneria o no, su le forche io non ci vo' capitare; il mio vicario ha
pagato per me: ed egli ci fa troppo brutta figura. -- Dunque renunzia, e
trovata la buona via, fa' si dimentichi dagli uomini il passato; quanto
a Dio, egli tiene sempre le braccia aperte. -- Questo non è possibile:
lasciando da parte le fattucchierie, accade all'anima, quello che al
corpo quando spenzolato troppo fuori della finestra non si può più
tenere... chi nacque per ardere non arriverà mai a spengere. --
E qui come preso dalla smania sorse con moto convulso, onde il pugnale
che portava nelle tasche delle brache ne balzò fuori cascando sul
pavimento; pronta lo raccolse la Violante porgendolo a Paolo, senonchè
questi lo respinse con la mano, e turbato parlò:
-- Tienlo, Violante; serbalo caro; forse potrebbe venirti a bisogno per
difesa della tua vita.
-- No, la mia vita ho posto nelle mani di Dio.
-- Nè io voglio negare il suo aiuto validissimo, nondimanco, vedi, un
buon coltello in certe occasioni difende meglio.
-- Dio non abbandona mai chi confida proprio in lui. --
-- Certo... certo... ma fa' a modo mio; tienti il coltello.
-- Ecco lo metto qui in memoria di te.
* * * * *
Era in cotesti tempi, e forse è anco adesso in vicinanza di Ardea una
boscaglia famosa per accessi impenetrabili, e per gesti di masnadieri;
vera selva Ardenna di banditi: per essa andava un singolare viandante,
però che alle vesti paresse uno di quei pellegrini, i quali pel recarsi
a Roma hanno nome di Romei: alla canizie dei capelli e della barba, lo
avresti creduto decrepito mentre cavalcava un cavallo poderoso, e molto
gagliardamente ora in questa, ora in quell'altra parte spingevalo; e se
strano sembrava l'arnese, troppo più strano era lo intento, dacchè al
contrario di ogni viandante, egli invece di evitare i banditi, si
arrovellava per non averli ancora trovati; però i suoi voti furono indi
a poco compiuti chè ad una svolta eccogli sopra parecchi masnadieri co'
soliti moschetti inarcati e le solite minacce; -- la borsa o la vita. --
-- Voi non avrete nè l'una, nè l'altra, rispose il pellegrino; dov'è il
prete?
-- Chi sei?
-- Voi lo saprete, menatemi a lui.
Per molti andirivieni lo condussero al prete Guercino, il quale
stavasene di pessima voglia con la sua compagnia, e la sua donna
Lucrezia, perchè poco fornito di vittovaglia e di pecunia peggio; nè
aveva avuto anco occasione di accontarsi con alcuno dei capi-banda
tornati sul contado di Roma; più di tutto poi impensierito per trovarsi
scarsissimo di cavalli, onde gli era tolto di avventurarsi in imprese di
momento. Il Romeo, appena vide il prete Guercino, gli andò incontro a
braccia aperte chiamandolo con gran voce; ma l'altro sospettoso non si
mosse; all'opposto imbracciò il moschetto, e con brusca cera gli disse:
-- Chi sei, e qual diavolo ti scaraventa quaggiù?
Il Romeo invece di rispondere prese a buttar via prima il cappello, poi
la barba, la parrucca, per ultimo la schiavina; il Prete sbirciava più
intenso a mano a mano che costui si svestiva, a mo' dello antiquario
che, speculando sottilmente le traccie delle lettere sopra il marmo
antico, coglie di un tratto il senso della iscrizione intera; così il
Prete, riconosciuto di subito il pellegrino, si fece bianco come panno
lavato, e senza pensarci si segnò due volte:
-- Domine aiutaci! Vattene pei fatti tuoi anima, che così per dire, dirò
benedetta...
-- O compare, per caso avresti mandato a rimpedulare il cervello?...
-- Se un po' di suffragio fosse il tuo caso, io ti prometto, appena
rientrato in quattrini, di regalarti di una dozzina di messe dette da
frate Ieronimo, ch'è un'anima santa, e intanto valga per quello che può
valere, qualcheduna te ne celebrerò io.
-- Orsù smetti le baie, io sono Tombesi...
-- Ma non sei morto? Non ti hanno impiccato e squartato? La tua testa non
istà fitta sul palo in capo al ponte Sant'Angiolo?
-- Io non mi sono accorto di tutto questo...
-- Ma come qui? Per qual miracolo?...
E trattisi da parte con la Lucrezia, Egeria di cotesto Numa di nuovo
conio, Paolo prese a raccontare le strane novelle della sua vita,
avvertendo tacere le cose che non approdavano o nocive, aggiungendone
false; fece capace il Guercino come Angelotto forse credè, e più
verosimilmente dette ad intendere la sua morte per gratificarsi papa
Sisto, e per buscare la mancia, narrò essersi salvato in Ancona, donde
sur un legno greco recatosi in levante, dopo varie fortune si ridusse a
Venezia, per la Dio mercè assai bene in arnese...
-- Tu ci avrai veduto Curzietto? Interruppe il Guercino; e l'altro
pauroso di essere colto in bugía, rispose:
-- Dove?
-- A Venezia...
-- Io me ne viveva assai ritirato in casa di certa femmina, tu mi
capisci... e che fa egli Curzietto?
-- La cena ai pesci...
-- Come sarebbe a dire?
-- Ma che non l'hai saputo? Per più di un mese ne fu pieno il mondo, ed
anco adesso la maretta dura...
-- Tanto è, io non ne seppi novella...
-- Curzietto si tratteneva a Venezia, e costà il povero figliuolo per
tirarsi innanzi faceva onoratamente un po' di tutto, meno che del bene;
un padrone di barca anconitano trovandosi per le sue faccende a Venezia
pigliò usanza con lui e saputi i casi del giovane promise procacciargli
salvocondotto dal Papa; e di vero l'ottenne; anzi Sisto mandò una galera
a posta per levarlo; Curzietto lesse due volte il salvocondotto, e
riconosciuto il suggello, tenne lo invito del Comite, e alla sua fede si
commise. Venanzio, e sono proverbi vecchi, anco le civette impaniano, in
pellicceria ci vanno più volpi che asini; appena usciti dalle lagune, in
un attimo addosso a Curzietto assicurandolo con le catene alle mani ed
ai piedi, e siccome lo sciaurato si lagnava, cotesti non esser tratti da
Papi, il Comite rispose: anzi da Papi e non da altri, imperciocchè egli
possa a beneplacito legare e sciogliere, mentre gli altri non possono
che legare; il Papa quasimente fa da maschio e da femmina. Allora
Curzietto soggiunse (e queste cose mi riferì un prodiero, che ci si
trovava presente): i gentiluomini possono senza macchia operare quello
che schiferebbe un bandito?
-- I gentiluomini, rimbeccò il Comite reale, operano sempre ottimamente
quando obbediscono gli ordini del Principe.
-- Anco tradire?
-- Anco tradire.
-- Allora messere, vi domando perdono, perchè in verità io non lo sapeva.
-- E Curzietto non mosse più lagno da quel dì; al contrario mostravasi
piacevole come se non fosse fatto suo, ora cantando qualche canzone di
amore, ed ora narrando taluna delle sue avventure. Certa sera per
ammazzare la noia essendosi il Comite seduto a canto a lui per
ascoltarlo meglio, egli colto il destro lo abbracciò a mezza vita
rotolandosi fino alla estrema proda, donde senza che la gente vi potesse
fare riparo dette il tuffo; il peso delle catene di Curzietto trasse in
fondo ambedue, e comecchè le ciurme si affrettassero a gettare il
palischermo nell'acqua e a calare i ganci per pescarli, non li poterono
estrarre prima che entrambi fossero morti, essendosi Curzietto tenuto
sempre tenacemente avviticchiato col Comite. Così periva Curzietto vero
sangue latino, nè io lo piango intero, perchè vedi, Venanzio, chi muore
vendicato mi sembra morto a mezzo[8].
-- Possano i traditori, quando Dio li protegge, non fare mai fine più
lieta di questa. Adesso torniamo a bomba: senti Guercino, io ho messo
assieme una trentina di uomini forniti di tutto punto, e incavallati
eccellentemente, e se ti quadra io li pongo in combutta co' tuoi e
comporremo una banda sola.
-- Vuoi che io te la dica, Venanzio? la tua proposta non mi dà buon bere.
Amore e signoria non patono compagnia...
-- Re sei, e re ti lascio; mi basta farti da luogotenente.
-- Com'è così, muta specie; perchè, considera, figliuolo, avrei potuto
proporre ci conducessimo come Romolo e Remo, vo' dire comandassimo un
giorno per uno; ma sì, quantunque fossero fratelli e nati a un parto, tu
sai come l'andò a finire; nè dopo Romolo con Tazio fecero meglio prova,
così riportano le storie... e nondimanco neppure a questo modo mi va, o
non potremmo legarci pei casi straordinari, nei dì delle feste, e per
tutti i giorni rimanere sciolti?
-- Separati non ci è dato imprendere cosa che valga, e cresce il pericolo
di restare presi; le occasioni poi si presentano lì per lì, e innanzi di
porgerci avviso e trovarci riuniti alla posta, le sono passate senza
rimedio.
-- Questo è vero, ma tu mi sembrasti sempre uomo da volere rimanerti
piuttosto capo di lucertola che coda di lione.
-- Certo tu parli come un libro stampato, ma stretti dalla necessità di
radunarci grossi di numero, bisogna che tu ceda a me, od io a te: tu a
me non vuoi cedere, nè io vo' che tu ceda; mi sei maggiore di anni e
godi di reputazione grandissima, mentre me stimano universalmente morto;
se mi bandissi vivo, chi ci crederebbe, chi no; mi ci vuole tempo a
rifarmi il credito, e adesso ci bisogna un uomo noto, di cui da un lato
fidino e dall'altro temano.
-- Ma o non possiamo tirare innanzi come abbiamo costumato fin qui?
-- Non possiamo, e ti chiarisco. Tu saprai come il signore Alfonso, e
Sciarra, e il conte di Ascoli sieno entrati grossi in campagna; chi ha
seicento, chi cinquecento uomini, la più parte cavalli; chi ne ha meno
se ne tira dietro dugento. La Spagna paga, e questi sono ducati
spagnuoli -- e qui Paolo mostrò la tasca che gli pendeva al fianco. --
Comandamento è che ci teniamo bene edificati i contadini, e quanto loro
chiediamo paghiamo; certo questo non quadra con le nostre regole, e
prima di farci l'uso cascheremo qualche volta in fallo, ma col tempo e
la pazienza ne verrai a capo anco tu; e si vuole eziandio lasciare che
vadano pei fatti loro i mercanti e i passeggeri, stringendoci ad
assalire le terre e i castelli, insomma mutare forma alla guerra; invece
di moverla ai privati pigliarla con lo stato, col Papa...
-- Per me mi confesso uomo grosso, pure non mi entra come tu la conti;
prima il nostro mestiere in certo modo era cosa di famiglia, ma di ora
in poi aiuteremo quei di fuori a legare quei di dentro, e della fune ne
avanzerà sempre per impiccarci quando non avranno più bisogno di noi;
ora io capisco, che la è ubbia, ma mi pare che sentirmi impiccato da
corda spagnuola mi abbia a dolere più che se fosse una brava fune
italiana.
-- Secondo i gusti; ma il nodo giace qui, che non ci avanza scelta, però
che i capitani la vogliono a questa maniera, e tu comprendi, che tra il
signor Alfonso, lo Sciarra, Battistella, il Conte e gli altri dal lato
manco, e Sisto e il Ghisiliero dal lato destro, nè tu, nè io possiamo
durare; necessità non ha legge; tiriamo innanzi e qualche santo aiuterà.
-- Io non ci vedo chiaro, aggiunse il Guercino con ambedue le mani
pigliandosi il capo; e Paolo:
-- Lucrezia, che è donna di governo ed ha sentito tutto, dica la sua; per
me sto al suo giudizio.
-- Di' la tua, tu donna femmina.
-- Ho a dire la mia? Guercino pare trattenga lo scrupolo, che i ducati
non escano da buona fonte, io sto peritosa di qualche tranello, che ci
covi sotto. Al Guercino dico: ricorda di quello imperatore, me lo hai tu
stesso raccontato a veglia, cui il figliuolo rinfacciava cavare i
quattrini dal balzello dei pisciatoi; ei gli mise sotto al naso un
ducato domandandogli: che odore ha? -- I quattrini non hanno odore,
chiappali da qualunque parte ti vengano; meno che dal diavolo perchè si
mutano in zolfo: a me poi dico: che questo bel figliuolo ci voglia
menare alla mazza io non lo credo se prima Cristo non si fa luterano, e
caso mai ci si scoprisse traditore, can mai non mi morse che non volli
del suo pelo. --
Lucrezia dava il tratto alla bilancia, e la lega fu convenuta: il
Guercino però senza dire il numero dei suoi propose a Paolo se ne
tornasse dond'era venuto, ed ottenesse dai caporioni un trenta di
cavalli, e munizioni da guerra di che pativa difetto. La verità era
ch'ei si trovava al verde di tutto, e Paolo gli cascò addosso come la
Provvidenza, almeno così la pensava Lucrezia, la quale aveva già detto
al Guercino, che se l'andava di quel passo anco una settimana, bisognava
dare spesa al cervello e sciogliere la banda; di che il Guercino
accorato buttava fuori sospiri da parere un bufalo, che muglia quando è
in amore.
Paolo pertanto facendo il fagnone ricercò il Guercino se intendeva
mandare egli trenta fanti per i cavalli: qui ricominciarono le ambagi,
perchè se ei li mandasse tutti s'indeboliva per modo da rimanere
agevolmente oppresso; se all'incontro concedeva menassero i cavalli
trenta uomini della banda di Paolo, egli era lo stesso che mettersi alla
sua discrezione; nè al santo intendeva fidarsi se prima non avesse fatto
il miracolo, tenendo per regola di governo che in terra di ladri si
vuole camminare con la valigia davanti: però come quando si possiedono
mezzo cervello e mezzo cuore, o la necessità ce gli dimezza, si apprese
alla via mezzana, mandò dieci fanti dei suoi, e ciò anco fece per
iscoprire marina; di ragioni per condursi così ne addusse un mucchio, a
cui sempre più ne aggiungeva alla stregua che quelle addotte gli
parevano grulle e la gaglioffaggine loro aumentava a braccia quadre. Per
ultimo fu stabilito che i dieci fanti s'incavallerebbero, e recherebbero
a mano dieci cavalli; in tutto venti; di quei di Paolo ne verrebbero
dieci, i quali pure menerebbero dieci cavalli e su questi le munizioni
che potrebbero portare; e così fu fatto.
I dieci di Paolo e gli altri del Guercino tornarono vestiti tutti di
un'assisa, e portarono vesti per gli altri venti; onde subito nacque
tafferuglio tra la gente del Guercino, perchè ognuno pretendeva essere
primo vestito e incavallato; nè egli trovava via a metterli d'accordo,
anzi aggiungeva legna al fuoco, perciocchè preso dalla stizza incominciò
a bestemmiare come un turco e a mescere minaccie, ingiurie e pugni; la
sarebbe finita per la peggio, se Paolo, cacciatosi fra mezzo non gli
avesse acquetati con la promessa di assettarli tutti alla medesima
maniera, tale essendo la intenzione del signor duca di Montemarciano,
sotto gli ordini del quale avevano a stare. Quando poi volle mettersi a
cena fu trovato come non solo mancassero le munizioni da guerra, ma
delle vittovaglie altresì si patisse difetto: gli altri brontolarono,
Paolo si contentò osservare come la colpa era di Lucrezia che forse si
peritava a palesargli la presente strettezza. Alla quale accusa Lucrezia
oppose, che quanto a lei non sarebbe stata sul puntiglio, perocchè ormai
fossero diventati tutti una sola famiglia; se ci cadde fallo, errò prete
Guercino che mulinava sempre pensieri da cavaliere con la borsa da
cappuccino. E siccome pareva che il Guercino inasprito non se ne sarebbe
rimasto, Paolo troncò le parole dichiarando: che i ragionari non
crescevano la cena, bensì la sete; per quella sera si facesse alla
meglio, nel dì seguente avrebbero tolta la rivinta. -- Si accomodarono
per dormire come poterono; il Guercino non trascurò mettere le
sentinelle; nè Paolo fece sembiante di accorgersi ch'egli dopo essersi
ristretto a colloquio co' suoi più fidati, questi, fingendo vigilare per
tutti, esclusero i suoi dalle guardie, sotto pretesto che, stracchi dal
cammino, abbisognassero di riposo.
Il Guercino si vergognava dirlo, anzi pure pensarlo, e nondimanco aveva
paura: una strana inquietudine gli si era cacciata addosso, nè avrebbe
saputo chiarirne la ragione; tanto è, uno sgomento nuovo gli faceva
cascare il cuore e gli troncava le braccia; si stese su la paglia con la
Lucrezia allato, e prese sonno; ma indi a breve si rizzò a sedere co'
capelli ritti, e gli occhi strabuzzati, con la manca brancicando la
Lucrezia e con la destra tastandosi il collo; i detti suoi piuttosto
grugniti, che favellati sonavano:
-- Sei tu? Proprio tu, Lucrezia? Benedetto il Signore, mi pareva, che mi
stesse al fianco per confortarmi il cappuccino... sarà per un'altra
volta; così mi sono sentito stringere il collo, che me n'è rimasto il
_rastio_ fin dentro la gola... dopo questa prova quando faranno per
davvero, poco più mi toccherà a penare... io credo.
-- Dormi in pace, Guercino, che Lucrezia veglia. --
La mattina misero in consulta se quinci avessero a partire o se ridurvi
anco la restante squadra di Paolo; al Guercino pareva mal sicuro il
primo partito, nè gli piaceva il secondo, e, come suol dirsi, nicchiava.
-- Senti, gli disse Paolo, io ti leggo dentro, tu non ci vai di buone
gambe; chi ha fatto il carro lo può disfare, rimanti; ti dono i cavalli,
le munizioni e ogni altra cosa; ti ho consigliato da amico, mi sono
comportato da fratello, ora ingegnati come puoi, che così col tuo
fidarti e non ti fidare ci rovineremmo ambedue e con noi questa gente
dabbene, che ci seguita...
-- No; mi fido... io considero... perchè capisci, giova più un moccolo
davanti, che una torcia di dietro.
-- Or bè: se in questa selva non hai trovato da nudrire te e la tua
banda, come ci procureremo la vettovaglia per due?
-- E' parla come Marco Tullio, il bel figliuolo, osservò Lucrezia.
-- E poi oggi o domani bisogna pure che usciamo: anco i frati se non
mandassero fuori i cercatori morirebbero di stento.
-- Questo è chiaro -- esclamarono parecchi banditi d'intorno.
-- E il coltello se non si adopera arrugginisce; e leva leva, ogni gran
monte scema, di qui il bisogno di tenere le mani perpetuamente in
faccende: ora dà retta, Guercino, vien via senza gingillarti; andiamo a
unirci col grosso della mia banda, che sta a cinque miglia quinci oltre
a buona guardia in una masseria sotto Renzo mio luogotenente: riposáti e
nudriti, verso vespro io proporrei andassimo ad assalire Mentana
castello di Latino Orsini, dove se ci capiterà di giungere alla
sprovvista, io fo conto di averlo a man salva...
-- E poi a Roma -- irridendo disse il Guercino.
-- E poi a Roma -- riprese in atto superbo Paolo; da cosa nasce cosa, e
sappi che da un legno medesimo sono cavati i banditi e gli eroi; la
differenza sta qui, che i primi sono piccini, i secondi grossi.
-- Andiamo... e il diavolo dica _amen_ al tuo _credo_. --
La impresa riuscì a capello; i terrazzani del castello Mentana ebbero di
catti a salvare le persone, lasciando le robe e perfino i cibi al fuoco
per la cena. La Lucrezia, presa stanza al palazzo dell'Orsino, dette
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Çirattagı - Paolo Pelliccioni, Volume 2 (of 2) - 3
  • Büleklär
  • Paolo Pelliccioni, Volume 2 (of 2) - 1
    Süzlärneñ gomumi sanı 4632
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1875
    36.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    52.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    60.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Paolo Pelliccioni, Volume 2 (of 2) - 2
    Süzlärneñ gomumi sanı 4761
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1806
    37.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    54.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    62.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Paolo Pelliccioni, Volume 2 (of 2) - 3
    Süzlärneñ gomumi sanı 4613
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1855
    38.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    52.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    60.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Paolo Pelliccioni, Volume 2 (of 2) - 4
    Süzlärneñ gomumi sanı 4507
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1768
    36.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    52.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    60.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Paolo Pelliccioni, Volume 2 (of 2) - 5
    Süzlärneñ gomumi sanı 4535
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1784
    37.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    53.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    60.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Paolo Pelliccioni, Volume 2 (of 2) - 6
    Süzlärneñ gomumi sanı 4704
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1862
    35.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    48.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    56.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Paolo Pelliccioni, Volume 2 (of 2) - 7
    Süzlärneñ gomumi sanı 4661
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1858
    34.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    49.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    57.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Paolo Pelliccioni, Volume 2 (of 2) - 8
    Süzlärneñ gomumi sanı 4600
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1888
    36.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    51.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    59.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Paolo Pelliccioni, Volume 2 (of 2) - 9
    Süzlärneñ gomumi sanı 4239
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1758
    37.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    51.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    58.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.