Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 03
Süzlärneñ gomumi sanı 4675
Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1828
38.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
53.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
60.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
labbri si posò su l'orecchio, dove bisbigliava sommesso:
-- Paolo! non mi aborrire per averti dato la vita. --
Paolo rimescolato dal profondo delle viscere, volle genuflesso smentire
con giuramento la calunnia atroce, consolare anco a prezzo di sangue
cotesto cuore desolato... indarno, lo spirito aveva già derelitto la
salma mortale della madre sua; se per vita migliore è incerto,
sicurissimo poi per condizione meno trista dell'assegnata ad ogni
creatura umana quaggiù.
Non fu da uomo (mettiamo da parte il cristiano) la maniera con la quale
Paolo palesò il dolor suo, bensì ferino, o almeno di quei primi tempi
nei quali il viver nostro poco si allontana da quello delle bestie:
stracciò le sue carni, e i capelli, empì di ruggiti la casa, maledisse
con orribili imprecazioni la natura e Dio, contese sepellissero la salma
materna, la tenne stretta, la coperse di baci frenetici, finchè i vermi
gli formicolarono sotto le labbra: tutto un dì, poichè gli fu tolta
davanti, si rotolò nella polvere, e, come corre la favola, che i
figliuoli della terra sternendosi acquistavano vigore, così egli dal
pavimento ricavò potenza di odio contro tutto il genere umano; però che,
quasi per mentire a sè la parte massima della colpa, ch'egli aveva nella
morte della madre, fece cotesto immane odio religioso, col fingere che
gli altri gliel'avessero uccisa.
Con subita vicenda di un tratto comparve tranquillo, licenziò i servi,
diè voce volersi condurre a Livorno, e quinci a Barcellona, donde
avrebbe sferrato in America, in altre terre più remote, dove lo avesse
spinto la sua ventura: ed un bel dì relitta la casa agli usurai, quasi
cadavere ai corvi, si partiva sul fare della notte.
Però il suo cammino non tendeva ad Ostia per imbarcarsi, e nè meno verso
l'Umbria se disegnava arrivare per terra in Toscana; la sua via era
dalla parte opposta per dove si va ai monti, perpetuo nido di aquile e
di banditi. Mano a mano che si faceva più alta la notte le cose
circostanti tacevano, e comecchè da prima ei non ci ponesse mente, alla
fine si accorse, che qualcheduno lo seguitava; balzò di sella, nel
braccio manco avvolse il mantello, con la destra strinse il pugnale
sbarrando la strada: poi con gran voce gridò:
-- Addietro, o ti ammazzo....
-- E perchè devo tornarmene addietro? E perchè mi volete ammazzare?
-- Ciriaco! Tu qui?
-- E dove aveva io da essere?
-- Hai parenti da queste parti?
-- No: vi vengo dietro....
-- E che vuoi da me?
-- Seguitarvi.
-- Ma sai tu dove io vado?
-- No; e non m'importa saperlo.
-- Te lo dirò io....
-- Ma se non me ne importa....
-- Importa, taci: io vo per tal cammino in fondo al quale posso trovare
un palo ritto con un altro traverso....
-- Una forca, via! Eh! cotesta è una fine come un'altra; la fecero tanti
prima di noi, di certo non saremo gli ultimi.
-- Non basta, avverti che col corpo ci è il caso di perdere la salute
dell'anima....
Ciriaco tacque, e dopo essere rimasto alquanto sopra di sè, rispose con
accento meno baldanzoso: -- Tempo da raccomandarmi a Gesù, a Giuseppe e a
Maria, io l'avrò sempre....
-- E ti mancasse?
-- E mi mancasse?... Cristo mi aiuti!... Io non vi posso lasciare, Paolo;
signor Paolo io non vi lascierò...
-- Dunque vieni, che prima di piangere noi, altri smetterà di ridere.
* * * * *
Viaggiando la notte, furono in tre dì a' confini dello stato romano, su
l'alba del quarto giunsero all'osteria della Ferrata. L'oste a vederli
li squadrò così di scancío come capretti che gli avessero portato a
comperare, e sottilmente beffando gl'interrogava se avessero fatto
disegno di trattenersi molto in coteste parti: a cui Paolo rispose, non
poterlo sapere; ciò dipenderebbe dal trovarsi d'accordo con certi suoi
amici di lassù; intanto allestisse la colazione, ed ei vedrebbe col
compagno di pigliare un po' di sonno. L'oste, passato tempo convenevole,
quando tenne che i nuovi ospiti dormissero, sporse il capo fuori della
porta e mandò una specie di fischio acuto e sottile, il quale ebbe virtù
di fare uscire dalla macchia un carbonaro, che si accostò di corsa alla
osteria. Già egli stava presso all'oste, e già questi prendeva a
parlargli, quando guardandosi attorno per maggiore cautela si accorse,
che Paolo, affacciato alla finestra del primo piano, non gli levava gli
occhi di dosso, onde da quel mascagno ch'egli era, prese a rimproverare
il carbonaio di negligenza per non avere portato il carbone: in colpa
sua gli avventori non si trovavano serviti a punto; ne avrebbe tenuto
motto col padrone, e se gli fosse tocco qualche carpiccio delle buone
suo danno; l'altro da prima come trasognato abbacava, ma avvertito dallo
ammiccare degli occhi dell'oste si accorse della ragia e cominciò a
raccomandarsi pietosamente perchè lo perdonasse, onde l'oste dopo essere
stato duro un pezzo lo rimandò con la promessa di dargli, per cotesta
volta, di frego.
Paolo e Ciriaco scesero nella stanza terrena, dove trovarono la tavola
imbandita, e presero a mangiare di buona gana. Metteva loro su la mensa
una giovane figliuola dell'oste, assai bella e molto manierosa, sicchè
Paolo le disse taluna di quelle parole, che le fanciulle lungo il
cammino della loro vita raccolgono sempre, se non come frutti, almanco
come fiori: dal canto suo ella sospinse gli occhi su Paolo e comparsole,
come pur troppo egli era, leggiadro, ne sentì pietà, chè amore per non
avere di colta lo sfratto dal cuore alle fanciulle piglia quasi sempre
cotesta faccia; per la qual cosa, come suo malgrado la fanciulla
costretta, presto presto mormorò a mezza voce:
-- Per amore della Madonna tornate addietro finchè il sole è alto.
Ma Paolo non le badava; inteso a vigilare l'oste, vide come costui
giudicando gli ospiti assai distratti dal piacere della bevanda e del
cibo, non meno che dall'altro di contare le baie alla ragazza, avesse
sbiettato fuori della taverna; gli fu sopra di un salto cogliendolo
giusto nel punto in cui il carbonaio nascosto quinci oltre tornava alla
posta.
-- Orsù Orazio smettila, che io sono uccello accivettato... disse Paolo;
e come l'altro a sentirsi chiamare a nome, e ravvisare in cotesto
arnese, restava confuso, soggiunse: -- va franco, ch'io sono dei vostri;
se questo balordo di Battistello non era, già da mezza ora saresti a
desco con noi a ragionare di quanto è spediente, che tu sappia, ed io
sono venuto per dire a te ed ai tuoi.
Coteste parole, e più delle parole le sembianze e gli atti di Paolo così
comparivano sicuri, che il bandito e l'oste ne rimasero soggiogati, un
istante dubitarono di qualche tranello, e il dubbio passò loro traverso
lo spirito come nebbia di sangue, ma gli ficcarono gli occhi dentro gli
occhi due e tre volte, e poichè Paolo sostenne cotesto loro sguardo
senza balenare, anzi sorridendo, si lasciarono ire: alla fine, che
risicavano eglino? Due gli ospiti, e senza armi da fuoco; se ne avevano
da taglio non potevano essere eccetto coltelli, essi provvisti di
schioppi e di squarcine, nè passava mai ora, che per di là qualche amico
ronzasse.
Quali ragionamenti tra costoro avvenissero, non preme alla nostra storia
riferire: questo si sappia, che dopo qualche ora lasciato indietro
l'oste, e con molte carezze profferto un anello alla figliuola, il
quale, nonostante la pressa del padre ad accettarlo, ella ricusò, e poi
rossa come fiamma di fuoco promise lo avrebbe preso più tardi, Paolo,
Ciriaco e Orazio si misero su per l'erta del Monte Bove.
Andarono parecchie miglia senza incontrare anima viva, e parve Orazio
maravigliarsi ed anco inquietarsi che le solite scolte alle porte
mancassero, quando di un tratto nel folto di una macchia fu loro sopra
la intera masnada; minacciosi comparivano i banditi, con l'arme in mano
pronti a trarre, non pure contro i nuovi arrivati, quanto contro Orazio,
come quello, che infranta la disciplina, scopriva a sconosciuti il
nascondiglio; ma lieto e ridente si fece loro incontro Paolo tendendo
entrambe le mani, e favellando parole in suono chiaro e squillante come
strumento metallico: in sostanza disse: se volevano ammazzarlo, padroni;
se rubarlo poco avanzo avrebbero fatto, e poi essere parato a
presentarli di quanto portava adosso; la fama avergli riferito i gesti
della banda, e il nome, e la morte dell'illustre suo capitano: essersi
mosso da Roma per profferirsi in sua vece.
I banditi lo ascoltarono fin lì tra stupiti e sospettosi; ma qui taluni
tanto non si poterono tenere, che mirando le gentilesche forme, e lo
aspetto giovanile, non rompessero in risate, se nonchè egli senza
darsene per inteso continuava:
Quanto a lignaggio affermarsi pari se non superiore al defunto loro
capitano; proverebbero pari eziandio il suo affetto, la vigilanza, e lo
studio di avvantaggiarli: quanto a gagliardia e a valore potrebbe
sfidarli a contrapporgli in ogni cimento, con l'arme in mano o senza,
quale giudicassero tra loro più forte ed animoso; ma questo non voler
fare, perchè simili prove partoriscono sempre gozzaie, e per loro essere
necessario vivere in pace fraterna. Per altra parte comprendere
ottimamente come dovesse parere loro presuntuoso cotesto suo discorso;
però non intendere egli, che così su due piedi lo accettassero capitano:
solo ne rimandassero a tempo più lontano la elezione, che doveva cadere
in quel giorno medesimo, e così dargli campo di mostrare la sua virtù.
I banditi percossi dalla gravità del giovane, e diciamolo pure per via
di antitesi, da cotesta sua superba modestia, lo intimarono a recarsi in
altra parte del bosco, li lasciasse liberi a deliberare sul conto suo;
la quale cosa avendo egli fatto, essi vennero di leggieri d'accordo a
riceverlo nella banda a quel modo ch'ei proponeva, salvo a deliberare
più tardi. Così Paolo entrò fra i banditi, e pigliando nome di Venanzio
Tombasi, in breve tante furono le prove di prudenza, di accortezza, e
soprattutto di sterminata audacia, che i banditi acclamatolo ad una voce
capitano non sapevano omai distinguere se più lo amassero o ne
tremassero.
NOTA
[7] Enrico IV, tratto certa volta in disparte il maresciallo
Bassompierre, gli disse: -- Badate, maresciallo, voi avete un
pidocchio su la camicia. -- Avete fatto benone, Sire, rispose
l'arguto cortigiano, a dirmelo sotto voce, perchè nessuno si
accorga di quello che si guadagna a servire Vostra Maestà.
CAPITOLO TERZO.
Il Bandito e il Bargello.
Dissemi un oste tempo fa a Firenze, ostinandomi io a chiamarlo
Giovambattista, mentr'egli mi aveva delle volte più di sei ammonito, che
il nome suo era Marco: -- Oh! cred'ella ch'io non mi sia accorto del
tratto? Ad ogni costo la mi vuol dare del battezzatore in faccia,
fingendo lo smemorato; e poi non sappiamo anco noi, che parlando
dell'oste della Ferrata, ella chiarisce a modo suo, che il termine di
_oste_ deriva dall'altro latino, il quale vuol dire _nemico_? Le sono
fisime di cervelli arabici, ed io le sostengo a viso aperto non darsi al
mondo persona, per quanto degna si reputi, da reggere il bacile a noi
altri osti; io non le porto testimonianze di barattieri, bensì (e si
cavava la beretta) dello stesso Gesù Cristo redentore nostro. Non si
ricorda ella, che tre dì dopo che l'ebbero morto, egli giudicò spediente
alla sua legge di comparire da capo ai discepoli a confermarli nella
fede? Ora, che sia benedetto, mi dica un po': Gesù quale luogo scelse
per operare ciò sicuramente? Forse il Tempio? Dio ne guardi!
imperciocchè i sacerdoti con le ipocrite furfanterie loro lo avessero
condotto a morte, ed ei li conosceva figuri da crocifiggerlo una seconda
volta. Forse nel Tribunale? Peggio che mai! che Cristo sapeva di vecchio
come, nel suo idioma, il Tribunale si chiamasse _Gabbata_[8]; e per
novella prova avesse appreso che i giudici non mancano mai di condannare
gl'innocenti per piacere a cui può, fiduciosi di lavarsene il sangue su
l'anima come di sopra le mani. O piuttosto nei quartieri? Qui sì che
stava fresco! -- Allora i soldati costumavano crocifiggere, pigliarsi le
vesti e spartirsele, schernire, dissetare con l'aceto e col fiele, dare
la sua brava lanciata nelle costole, e dopo che l'innocente aveva reso
lo spirito, confessare con molto avanzo di lui: -- veramente questo uomo
era giusto[9]. Proprio pietà del dì delle feste per uomini che, una
volta arrolati alla milizia, dovevano prima ammazzare e poi vedere se
avevano fatto bene. Oggi la corre diversa, però che, se ci avesse nelle
città di questa razza soldati, il questore ordinerebbe li mettessero in
gabbia, e nei teatri li farebbe vedere a pago. Ovvero Cristo riapparve
in mezzo agli Apostoli nel Cenacolo dove aveva mangiato l'ultima pasqua?
Ahimè! Uno degli Apostoli lo aveva tradito, un altro rinnegato, il terzo
(ed era dei buoni) screduto se non gli ficcava le dita nel costato; di
qui piglino argomento a non isgomentarsi quelli che s'impancano a fare
da guidaioli del popolo, pensino che su dodici tre non istettero saldi
degli scelti da Gesù, e non per questo la croce si rimase da trionfare
sul mondo; per venti o cento disertori il gonfalone della libertà non
fie che cessi di sventolare terrore ai tiranni; e giova che lo impeto
dei tempi agiti gli uomini come biada nel ventilabro perchè il grano va
sceverato dalla pula. Insomma Gesù, aborriti Tribunale, Tempio, Caserma,
e Cenacolo, volle farsi conoscere tornato tra i vivi proprio all'osteria
di Emmaus, e Cleofa col compagno se ne accorsero giusto in quel punto
che si fu messo a tavola per mangiare[10]. Per la quale ragione, che
calza a pelo senza fare una grinza, che altri voglia partecipare con noi
altri osti il titolo di galantuomo io non lo contrasto, ma che ci sia
chi voglia sgallinarlo tutto per sè, io protesto per me e per tutta
l'amplissima consorteria dei tavernieri. --
Questo disse ad un bel circa l'oste fiorentino, e se vero sempre in lui,
e talvolta negli altri, io non affermo, e molto meno contrasto: certo è,
che l'oste della Ferrata, presso i banditi, ebbe, finchè visse, fama di
onesto, e morì, sempre, presso i banditi, in odore di santità.
Angelotto con una squadra di trecento tra sbirri e miliziotti cavati da
Roma, e dalle terre più prossime alla frontiera, capitò alla Ferrata un
giovedì mattina, giorno nel quale i banditi mandavano co' muli a
caricare le provviste raccolte dall'oste amico.
Il Bargello, veramente aveva commissione di aspettare il Riccio e
Arrichino, i quali già stavano su le mosse per sovvenirlo nella impresa
con le proprie bande, senonchè Angelotto ustolava di terminarla ad un
tratto e senza compagni, per avarizia di non ispartire le taglie con
altri, ed anco per cupidità di gloria, dacchè la fama, che viene dal
solo menare delle mani, ambiscono eziandio gli sbirri, e la possono
conseguire; quantunque egli non si fidasse dell'oste, al contrario lo
tenesse in sospetto, pure per averne sentito dire un monte di bene nei
dintorni, massime dai preti, i quali non rifinivano mai dallo attestare
la pietà insigne dell'uomo, sia praticando le chiese, sia favorendo con
l'elemosine i sacerdoti, ed i conventi, egli reputò prudente tastarlo un
po' intorno le faccende de' banditi, e l'oste veramente rispose alla
estimazione che facevano di lui; favellò sincero, dando ragguagli
precisi intorno alle forze delle bande, sul valore e costume dei capi, e
dei modi di guerreggiarli con vantaggio; non tacque come in cotesto
giorno usassero calarsi dal monte per vettovagliarsi sul mercato; certo
a cotesta ora avere essi preso fumo della venuta di lui, nè si sarebbero
visti, forse esserci modo di finirla a un tratto per via di qualche
trovato; avere udito come certo signore ne avesse praticato uno a un
dipresso simile, però egli più esperto avvisasse, quanto a sè
profferirsi divotissimo al sommo Pontefice, e disposto a servire il
signor capitano di cuore nel poco che per lui si poteva.
Allora Angelotto prese a mulinare col suo cervello, e gli parve un bel
che se gli venisse fatto di finirla di un colpo senza mettere a
repentaglio la vita; non vuolsi dubitare nè manco, che difettasse di
cuore; romano egli era, e poi aveva, si può dire, ogni giorno la morte
alla bocca, tuttavia prudenza insegna che, potendo ire per la piana, non
si ha da cercare l'erta, nè la scesa: pensa e ripensa, non trovò meglio
di un tiro già messo in opera, e si accinse a rinnovarlo nella speranza
che i banditi lo ignorassero, o sapendolo non lo temessero.
Tutto quel dì si sbracciò ad allestire la frode, raccogliendo muli ed
uomini, che li conducessero. Nel fitto della notte si strinse a
colloquio con l'Oste, il quale, per quanto si poteva indovinare dai
cenni del capo, acconsentiva, se non che parlando a strappi dava a
conoscere, che non gli pareva sicuro: -- badate, Capitano, le sono volpi
vecchie.... capisco... ad ogni modo è da tentarsi... già... gli uccelli
si pigliano con gli archetti, e i pesci con gli ami da Adamo in qua, -- e
non se ne sono accorti i bietoloni... un po' di sorte ci vuole in ogni
cosa... fortuna e dormi... ad ogni modo la carne vale il giunco...
lascerei il pane e il companatico... perchè non ci si può stemperare a
modo e a verso, onde se taluno gusta il primo boccone amaro, la è
faccenda fallita; secondo il mio debole giudizio basterebbe il vino.
E Angelotto rispondeva: appunto avere ei disegnato governare il vino,
però lo aiutasse alla conciatura dei barili, e questo fecero ambedue
alternando parole e lazzi da mettere i brividi addosso a quanti gli
avessero ascoltati.
Prima assai che sorgesse il dì, parecchi sbirri, travestiti da villani,
cacciandosi dietro la scorta di talune guide del contado, menavano a
mano una fila di muli carichi di vettovaglie e di barili di vino su pei
colli dirotti del monte di Bove; accidente fosse o cosa pensata
dondolavano coteste bestie certi campanacci da farsi sentire da un
miglio attorno pel paese, sicchè del cammino loro la gente era avvertita
o in mezzo al buio, o in mezzo alla bruma in cui vennero avvolti dopo
l'apparire del sole.
Il Bargello non trovava posa, significando la propria impazienza con le
infinite guise ond'ella si manifesta, ma quando a vespro furono visti
tornare giù i muli a scavezzacollo scarichi e senza accompagnatura, ei
si rimase fermo come un piolo: a cotesta novità non sembra si aspettasse
lo sbirro, fece inseguirli, e procurò che gli agguantassero, cosa che
loro successe: contatili, trovarono mancarne uno, ma uno di essi portava
la cesta coperta di panno rosso assai sfoggiato; il Bargello, punto
dalla curiosità, si fece a levarlo e ci trovò la testa mozza del mulo,
che mancava, con la seguente scritta:
-- Ti mando il capo del mulo, perchè mi manca l'asino: lascia le frodi ai
Duchi, e se ti basta il cuore vieni a trovarci con le armi in mano. --
Per intendere il cartello, bisogna sapere, come Francesco Maria della
Rovere duca di Urbino, desideroso di gratificarsi l'animo del Papa,
avendo preso lingua che trenta banditi, ridottisi a vivere su le
montagne di Urbino, avevano messo il Papa alla disperazione di poterli
ormai quindi snidare, immaginasse uno strattagemma, per venirne a capo;
il quale fu questo: caricò certo numero di muli con robe e vettovaglie,
procurando prima le fossero industremente avvelenate, e poi li fece
condurre in parte, dove i banditi gli avrebbero visti, e senza fallo
svaligiati, di vero come presagì avvenne; essendosi i banditi di cotesti
cibi nudriti, rimasero tutti morti con maravigliosa consolazione di
Sisto, il quale pareva che, per l'allegrezza, non potesse capire dentro
la pelle!
E se a taluno piacesse conoscere per qual modo ne avessero odore i
banditi, ricordisi di quanto avvertimmo sul principio del capitolo;
l'oste cortese aveva trovato modo di avvisarneli; certo, se gli avesse
traditi, egli avrebbe ottimamente meritato della legge scritta, ma nel
cuore dell'uomo fu impressa una legge che dice: -- tu non tradirai; -- nè
distingue tra colpevole od innocente; però vuolsi notare come la
medesima legge abbia ordinato eziandio: -- tu non ti accompagnerai con
quelli di cui i passi vanno fuori di strada.
E poi, ove l'oste fosse mancato, vigilava la figliuola, la quale dei
banditi non mirando che la parte, diremo così, eroica, e non volendone
considerare altra, a molti di loro portava affetto fraterno, per uno
sentiva passione, la quale, non che altrui, non osava confessare a sè
stessa; l'amore pari al sole co' raggi suoi abbella ogni cosa. La
giovane, vestiti abiti maschili, col favore della notte si confuse
insieme agli altri, e, prima che aggiornasse, trovò modo per via di
tragetti a precorrere ed ammonire i suoi protetti.
Avendo preso a dettare questo racconto non ci sembra inopportuno di
mettere taluna parola intorno al bargello Angelotto, sia per dare a
conoscere i tempi suoi, sia perchè questo personaggio tiene parte assai
importante nel dramma ch'esponiamo. Costui nacque di popolo, non però di
plebe, e fu giovane aggraziato, non senza lettere; anch'egli bandito un
tempo, e, se non famoso, almanco infame per molteplici misfatti, dove la
rapina contrastava alla ferocia: caduto in mano della Corte, guai a lui
se avesse imperato Sisto V! chè a questa ora saria stato libro, e chi sa
da quanto tempo, letto; il caso per sua ventura successe sotto Gregorio
XIII, però, essendosi adoperati scudi e di molti, e femmine, ed altro
che non si dice, prima si spuntò a salvarlo dalla forca, e dopo alcuno
spazio di tempo, sempre in grazia dei soliti santi, anco dalla galera, a
patto ch'ei si mettesse sbirro; ed egli accettò, considerando ormai come
la sua vita non potesse girare che sopra questi due arpioni: o stare in
galera, o mandarci. Il primo delitto, e le cause del misfare questi: il
poco sapere lo rese presuntuoso; e reputandosi pertanto superiore ai
compagni, male si recò a tedio il mestiere paterno; anch'egli vide
cocchi, cavalli, e ricchi armeggiamenti, e sontuose cavalcate
turbinarglisi intorno agli occhi come cerchi di fiamma infernale, dagli
usci appena schiusi tuffò lo sguardo nelle sale dorate dove gli balenò
lo spettacolo di festini, di balli, di donne stupendamente formose, e di
voluttà non sapeva se divine, ma senz'altro sovrumane, e ad ogni modo da
lui non gustate mai; e dal gaudio di tante delizie egli bandito come
Caino dal paradiso terrestre. Le cento e forse le mille volte,
guardandosi entrambe le mani, aveva detto: con queste dieci dita io
disfarò i dieci comandamenti della legge di Dio; tuttavolta il suo primo
delitto non mosse da ferocia, da vendetta, e nè manco da cupidità; lo
generò il benefizio; essendosi ridotto in certa casa dove si giocava
allo sbaraglino, prese parte al gioco, e ci provò la fortuna contraria;
certo giovane amico suo, a cui pareva avesse messo il maggior bene del
mondo, notando come gli fosse venuto meno il danaro, per tentare di
ricattarsi, gliene profferse, ed ei lo rifiutò borbottando; si trasse da
parte col cuore grosso di odio, e poichè il giovane amico, favorito
dalla sorte guadagnava colpo su colpo, il diavolo finì per cacciargli le
mani dentro a' capelli; usciva fuori di sè; lo attese al varco, e lo
uccise.
La giustizia, per quante ricerche instituisse, ed a quei tempi ne faceva
poche, non venne a capo di scoprire il colpevole, però che avendo
trovato addosso all'ucciso le anella e i danari, stimarono il caso
accaduto per gelosia di donne, o per altra nimicizia; onde il sospetto
non poteva mai cadere sopra Angelotto riputato intimissimo suo, il
quale, quando cotesta febbre dell'anima gli fu un poco queta, si sentì
sconvolto; e nelle notti vigili, si vide comparire dinanzi lo spettro di
lui a maledirlo pel fiore dei suoi anni reciso a tradimento; ed egli
piangeva, e buttatosi a terra del letto s'inginocchiava sul pavimento, e
camminando su i nudi mattoni traeva dietro allo spettro domandando
perdono. Stupendo a dirsi! E' si trovò come strascinato a nuovi delitti
per attutire il rimorso di cotesto primo, cocente troppo ed
insopportabile; poi anco l'anima fa il callo; nè giovò poco a consolarlo
la fede, ch'egli professava fermissima, che Dio, mediante certi suoi
angioli ed arcangioli, tenesse i libri a partita doppia di ogni vivente,
dove da un lato registravano il loro _dare_, e dall'altro il loro
_avere_, onde sperò saldare il conto per via di messe, offizi da morto,
ed altri preci siffatte; la quale fede gli crebbe due cotanti quando di
bandito si trasformò in bargello: anzi, per parlare giusto, bisogna
dire, che s'egli si propose di menare strage, e la menò, dei
comandamenti della legge di Dio, ebbe poi sempre riverenza ai precetti
della Chiesa, nè ardì contraffarli; si confessava una volta l'anno
almeno, di elemosine si mostrava prodigo come un ladro; non ci fu caso
che mangiasse mai carne il venerdì, nè il sabato; su la persona portò
sempre medaglie benedette, ed _agnus dei_, e queste a Roma in cotesti
tempi, ed anco ai nostri, si riputavano virtù capaci a lavare bene altre
colpe, che non erano quelle commesse dall'Angelotto.
Egli si era fatto portare un boccale di vino, così per non parere, più
che per altro, dacchè se ne stesse intatto dinanzi a lui, ed egli solo
dentro una stanza con la manca si reggeva la testa mentre con lo indice
della destra andava segnando linee sopra la tavola; carattere diabolico
quello, però che ogni linea significasse morte procurata con le infinite
guise fin lì scoperte dall'uomo, che non erano poche, quantunque poi le
sieno cresciute fuori di misura, e gli premeva affrettarsi perchè adesso
davvero gli toccava dire: _morte tua vita mia_; e stante il colpo
fallito, e le sopraggiunte angustie affrettava co' voti l'arrivo dei
bargelli compagni, quanto poco prima gli aveva desiderati lontani.
Però il Riccio e l'Arrichino non si fecero troppo aspettare, che
regnando Sisto, camminavano tutti più che di passo; e la parola
_impossibile_ egli aveva cancellata dal suo dizionario: in due recavano
rinforzi di altri trecento miliziotti e sbirri: riunite le squadre
sommavano a seicento: proprio per quei tempi uno esercito.
Tosto si chiusero nella stanza per fermare tra loro il modo della
impresa; nè sembra che leggermente e presto si mettessero d'accordo,
perchè dibattendo ora questa, ora quell'altra cosa, si condussero a
buio: avendo chiesto lumi e vino, l'oste colse la occasione a volo per
vedere se spillava covelle, e da prima lo sperò essendogliene porto il
bandolo da Arrichino, il quale gli chiese:
-- Che tempo fa compare?
-- Il sole è ito sotto, che pareva il capo di san Giovambattista quando
fu presentato a Erode dentro un catino di sangue....
Arrichino ch'era guercio, e bolognese, e per arroto sbirro, gli cacciò
addosso gli occhi stralunati, e subito dopo pigliatolo pel braccio lo
spinse fuori della stanza dicendo:
-- Tu l'avresti a saper lunga il mio uomo. --
Subito dopo si fece alla finestra per ordinare agli sbirri raccolti
intorno alla osteria:
-- Non esca persona; a cui trasgredisce, addosso -- di poi speculò il
tempo diligentemente, e tornato dentro soggiunse; -- stanotte avremo
tempesta, forse fra tre ore; quattro non istarà; direi non dessimo tempo
al tempo.
-- Sta bene, rispose Angelotto.
-- Anch'io ci sto, dal canto suo soggiunse il Riccio.
Allora Angelotto, ch'era a capo di tutti, scese, e salì sul muricciolo
allato alla osteria; non visto, e non vedendo gli altri lanciò nel buio
queste parole:
-- O gente dabbene, il tempo stringe; tre degli otto giorni assegnati da
papa Sisto se ne sono iti; se non gli portiamo, prima ch'ei spirino, una
dozzina di teste di banditi, e' le farà mozzare a una dozzina di noi
altri; oltre la dozzina, per ogni capo di bandito ha promesso la mancia,
e papa Sisto è uomo di parola: però il migliore avanzo voi avete a
contare di farlo su quello dei banditi: alla più trista badate che non
vi accada come ai pifferi di montagna.
Questa concione non sarà raccolta da verun maestro di rettorica; persona
oserà proporla di esempio ai giovancelli di liete speranze, e tuttavia
ricercò tutto le passioni alte e basse del cuore degli sbirri: così una
mano anco inesperta, strisciando sul gravicembalo, ha virtù di cavare
suono da tutti i tasti.
-- Paolo! non mi aborrire per averti dato la vita. --
Paolo rimescolato dal profondo delle viscere, volle genuflesso smentire
con giuramento la calunnia atroce, consolare anco a prezzo di sangue
cotesto cuore desolato... indarno, lo spirito aveva già derelitto la
salma mortale della madre sua; se per vita migliore è incerto,
sicurissimo poi per condizione meno trista dell'assegnata ad ogni
creatura umana quaggiù.
Non fu da uomo (mettiamo da parte il cristiano) la maniera con la quale
Paolo palesò il dolor suo, bensì ferino, o almeno di quei primi tempi
nei quali il viver nostro poco si allontana da quello delle bestie:
stracciò le sue carni, e i capelli, empì di ruggiti la casa, maledisse
con orribili imprecazioni la natura e Dio, contese sepellissero la salma
materna, la tenne stretta, la coperse di baci frenetici, finchè i vermi
gli formicolarono sotto le labbra: tutto un dì, poichè gli fu tolta
davanti, si rotolò nella polvere, e, come corre la favola, che i
figliuoli della terra sternendosi acquistavano vigore, così egli dal
pavimento ricavò potenza di odio contro tutto il genere umano; però che,
quasi per mentire a sè la parte massima della colpa, ch'egli aveva nella
morte della madre, fece cotesto immane odio religioso, col fingere che
gli altri gliel'avessero uccisa.
Con subita vicenda di un tratto comparve tranquillo, licenziò i servi,
diè voce volersi condurre a Livorno, e quinci a Barcellona, donde
avrebbe sferrato in America, in altre terre più remote, dove lo avesse
spinto la sua ventura: ed un bel dì relitta la casa agli usurai, quasi
cadavere ai corvi, si partiva sul fare della notte.
Però il suo cammino non tendeva ad Ostia per imbarcarsi, e nè meno verso
l'Umbria se disegnava arrivare per terra in Toscana; la sua via era
dalla parte opposta per dove si va ai monti, perpetuo nido di aquile e
di banditi. Mano a mano che si faceva più alta la notte le cose
circostanti tacevano, e comecchè da prima ei non ci ponesse mente, alla
fine si accorse, che qualcheduno lo seguitava; balzò di sella, nel
braccio manco avvolse il mantello, con la destra strinse il pugnale
sbarrando la strada: poi con gran voce gridò:
-- Addietro, o ti ammazzo....
-- E perchè devo tornarmene addietro? E perchè mi volete ammazzare?
-- Ciriaco! Tu qui?
-- E dove aveva io da essere?
-- Hai parenti da queste parti?
-- No: vi vengo dietro....
-- E che vuoi da me?
-- Seguitarvi.
-- Ma sai tu dove io vado?
-- No; e non m'importa saperlo.
-- Te lo dirò io....
-- Ma se non me ne importa....
-- Importa, taci: io vo per tal cammino in fondo al quale posso trovare
un palo ritto con un altro traverso....
-- Una forca, via! Eh! cotesta è una fine come un'altra; la fecero tanti
prima di noi, di certo non saremo gli ultimi.
-- Non basta, avverti che col corpo ci è il caso di perdere la salute
dell'anima....
Ciriaco tacque, e dopo essere rimasto alquanto sopra di sè, rispose con
accento meno baldanzoso: -- Tempo da raccomandarmi a Gesù, a Giuseppe e a
Maria, io l'avrò sempre....
-- E ti mancasse?
-- E mi mancasse?... Cristo mi aiuti!... Io non vi posso lasciare, Paolo;
signor Paolo io non vi lascierò...
-- Dunque vieni, che prima di piangere noi, altri smetterà di ridere.
* * * * *
Viaggiando la notte, furono in tre dì a' confini dello stato romano, su
l'alba del quarto giunsero all'osteria della Ferrata. L'oste a vederli
li squadrò così di scancío come capretti che gli avessero portato a
comperare, e sottilmente beffando gl'interrogava se avessero fatto
disegno di trattenersi molto in coteste parti: a cui Paolo rispose, non
poterlo sapere; ciò dipenderebbe dal trovarsi d'accordo con certi suoi
amici di lassù; intanto allestisse la colazione, ed ei vedrebbe col
compagno di pigliare un po' di sonno. L'oste, passato tempo convenevole,
quando tenne che i nuovi ospiti dormissero, sporse il capo fuori della
porta e mandò una specie di fischio acuto e sottile, il quale ebbe virtù
di fare uscire dalla macchia un carbonaro, che si accostò di corsa alla
osteria. Già egli stava presso all'oste, e già questi prendeva a
parlargli, quando guardandosi attorno per maggiore cautela si accorse,
che Paolo, affacciato alla finestra del primo piano, non gli levava gli
occhi di dosso, onde da quel mascagno ch'egli era, prese a rimproverare
il carbonaio di negligenza per non avere portato il carbone: in colpa
sua gli avventori non si trovavano serviti a punto; ne avrebbe tenuto
motto col padrone, e se gli fosse tocco qualche carpiccio delle buone
suo danno; l'altro da prima come trasognato abbacava, ma avvertito dallo
ammiccare degli occhi dell'oste si accorse della ragia e cominciò a
raccomandarsi pietosamente perchè lo perdonasse, onde l'oste dopo essere
stato duro un pezzo lo rimandò con la promessa di dargli, per cotesta
volta, di frego.
Paolo e Ciriaco scesero nella stanza terrena, dove trovarono la tavola
imbandita, e presero a mangiare di buona gana. Metteva loro su la mensa
una giovane figliuola dell'oste, assai bella e molto manierosa, sicchè
Paolo le disse taluna di quelle parole, che le fanciulle lungo il
cammino della loro vita raccolgono sempre, se non come frutti, almanco
come fiori: dal canto suo ella sospinse gli occhi su Paolo e comparsole,
come pur troppo egli era, leggiadro, ne sentì pietà, chè amore per non
avere di colta lo sfratto dal cuore alle fanciulle piglia quasi sempre
cotesta faccia; per la qual cosa, come suo malgrado la fanciulla
costretta, presto presto mormorò a mezza voce:
-- Per amore della Madonna tornate addietro finchè il sole è alto.
Ma Paolo non le badava; inteso a vigilare l'oste, vide come costui
giudicando gli ospiti assai distratti dal piacere della bevanda e del
cibo, non meno che dall'altro di contare le baie alla ragazza, avesse
sbiettato fuori della taverna; gli fu sopra di un salto cogliendolo
giusto nel punto in cui il carbonaio nascosto quinci oltre tornava alla
posta.
-- Orsù Orazio smettila, che io sono uccello accivettato... disse Paolo;
e come l'altro a sentirsi chiamare a nome, e ravvisare in cotesto
arnese, restava confuso, soggiunse: -- va franco, ch'io sono dei vostri;
se questo balordo di Battistello non era, già da mezza ora saresti a
desco con noi a ragionare di quanto è spediente, che tu sappia, ed io
sono venuto per dire a te ed ai tuoi.
Coteste parole, e più delle parole le sembianze e gli atti di Paolo così
comparivano sicuri, che il bandito e l'oste ne rimasero soggiogati, un
istante dubitarono di qualche tranello, e il dubbio passò loro traverso
lo spirito come nebbia di sangue, ma gli ficcarono gli occhi dentro gli
occhi due e tre volte, e poichè Paolo sostenne cotesto loro sguardo
senza balenare, anzi sorridendo, si lasciarono ire: alla fine, che
risicavano eglino? Due gli ospiti, e senza armi da fuoco; se ne avevano
da taglio non potevano essere eccetto coltelli, essi provvisti di
schioppi e di squarcine, nè passava mai ora, che per di là qualche amico
ronzasse.
Quali ragionamenti tra costoro avvenissero, non preme alla nostra storia
riferire: questo si sappia, che dopo qualche ora lasciato indietro
l'oste, e con molte carezze profferto un anello alla figliuola, il
quale, nonostante la pressa del padre ad accettarlo, ella ricusò, e poi
rossa come fiamma di fuoco promise lo avrebbe preso più tardi, Paolo,
Ciriaco e Orazio si misero su per l'erta del Monte Bove.
Andarono parecchie miglia senza incontrare anima viva, e parve Orazio
maravigliarsi ed anco inquietarsi che le solite scolte alle porte
mancassero, quando di un tratto nel folto di una macchia fu loro sopra
la intera masnada; minacciosi comparivano i banditi, con l'arme in mano
pronti a trarre, non pure contro i nuovi arrivati, quanto contro Orazio,
come quello, che infranta la disciplina, scopriva a sconosciuti il
nascondiglio; ma lieto e ridente si fece loro incontro Paolo tendendo
entrambe le mani, e favellando parole in suono chiaro e squillante come
strumento metallico: in sostanza disse: se volevano ammazzarlo, padroni;
se rubarlo poco avanzo avrebbero fatto, e poi essere parato a
presentarli di quanto portava adosso; la fama avergli riferito i gesti
della banda, e il nome, e la morte dell'illustre suo capitano: essersi
mosso da Roma per profferirsi in sua vece.
I banditi lo ascoltarono fin lì tra stupiti e sospettosi; ma qui taluni
tanto non si poterono tenere, che mirando le gentilesche forme, e lo
aspetto giovanile, non rompessero in risate, se nonchè egli senza
darsene per inteso continuava:
Quanto a lignaggio affermarsi pari se non superiore al defunto loro
capitano; proverebbero pari eziandio il suo affetto, la vigilanza, e lo
studio di avvantaggiarli: quanto a gagliardia e a valore potrebbe
sfidarli a contrapporgli in ogni cimento, con l'arme in mano o senza,
quale giudicassero tra loro più forte ed animoso; ma questo non voler
fare, perchè simili prove partoriscono sempre gozzaie, e per loro essere
necessario vivere in pace fraterna. Per altra parte comprendere
ottimamente come dovesse parere loro presuntuoso cotesto suo discorso;
però non intendere egli, che così su due piedi lo accettassero capitano:
solo ne rimandassero a tempo più lontano la elezione, che doveva cadere
in quel giorno medesimo, e così dargli campo di mostrare la sua virtù.
I banditi percossi dalla gravità del giovane, e diciamolo pure per via
di antitesi, da cotesta sua superba modestia, lo intimarono a recarsi in
altra parte del bosco, li lasciasse liberi a deliberare sul conto suo;
la quale cosa avendo egli fatto, essi vennero di leggieri d'accordo a
riceverlo nella banda a quel modo ch'ei proponeva, salvo a deliberare
più tardi. Così Paolo entrò fra i banditi, e pigliando nome di Venanzio
Tombasi, in breve tante furono le prove di prudenza, di accortezza, e
soprattutto di sterminata audacia, che i banditi acclamatolo ad una voce
capitano non sapevano omai distinguere se più lo amassero o ne
tremassero.
NOTA
[7] Enrico IV, tratto certa volta in disparte il maresciallo
Bassompierre, gli disse: -- Badate, maresciallo, voi avete un
pidocchio su la camicia. -- Avete fatto benone, Sire, rispose
l'arguto cortigiano, a dirmelo sotto voce, perchè nessuno si
accorga di quello che si guadagna a servire Vostra Maestà.
CAPITOLO TERZO.
Il Bandito e il Bargello.
Dissemi un oste tempo fa a Firenze, ostinandomi io a chiamarlo
Giovambattista, mentr'egli mi aveva delle volte più di sei ammonito, che
il nome suo era Marco: -- Oh! cred'ella ch'io non mi sia accorto del
tratto? Ad ogni costo la mi vuol dare del battezzatore in faccia,
fingendo lo smemorato; e poi non sappiamo anco noi, che parlando
dell'oste della Ferrata, ella chiarisce a modo suo, che il termine di
_oste_ deriva dall'altro latino, il quale vuol dire _nemico_? Le sono
fisime di cervelli arabici, ed io le sostengo a viso aperto non darsi al
mondo persona, per quanto degna si reputi, da reggere il bacile a noi
altri osti; io non le porto testimonianze di barattieri, bensì (e si
cavava la beretta) dello stesso Gesù Cristo redentore nostro. Non si
ricorda ella, che tre dì dopo che l'ebbero morto, egli giudicò spediente
alla sua legge di comparire da capo ai discepoli a confermarli nella
fede? Ora, che sia benedetto, mi dica un po': Gesù quale luogo scelse
per operare ciò sicuramente? Forse il Tempio? Dio ne guardi!
imperciocchè i sacerdoti con le ipocrite furfanterie loro lo avessero
condotto a morte, ed ei li conosceva figuri da crocifiggerlo una seconda
volta. Forse nel Tribunale? Peggio che mai! che Cristo sapeva di vecchio
come, nel suo idioma, il Tribunale si chiamasse _Gabbata_[8]; e per
novella prova avesse appreso che i giudici non mancano mai di condannare
gl'innocenti per piacere a cui può, fiduciosi di lavarsene il sangue su
l'anima come di sopra le mani. O piuttosto nei quartieri? Qui sì che
stava fresco! -- Allora i soldati costumavano crocifiggere, pigliarsi le
vesti e spartirsele, schernire, dissetare con l'aceto e col fiele, dare
la sua brava lanciata nelle costole, e dopo che l'innocente aveva reso
lo spirito, confessare con molto avanzo di lui: -- veramente questo uomo
era giusto[9]. Proprio pietà del dì delle feste per uomini che, una
volta arrolati alla milizia, dovevano prima ammazzare e poi vedere se
avevano fatto bene. Oggi la corre diversa, però che, se ci avesse nelle
città di questa razza soldati, il questore ordinerebbe li mettessero in
gabbia, e nei teatri li farebbe vedere a pago. Ovvero Cristo riapparve
in mezzo agli Apostoli nel Cenacolo dove aveva mangiato l'ultima pasqua?
Ahimè! Uno degli Apostoli lo aveva tradito, un altro rinnegato, il terzo
(ed era dei buoni) screduto se non gli ficcava le dita nel costato; di
qui piglino argomento a non isgomentarsi quelli che s'impancano a fare
da guidaioli del popolo, pensino che su dodici tre non istettero saldi
degli scelti da Gesù, e non per questo la croce si rimase da trionfare
sul mondo; per venti o cento disertori il gonfalone della libertà non
fie che cessi di sventolare terrore ai tiranni; e giova che lo impeto
dei tempi agiti gli uomini come biada nel ventilabro perchè il grano va
sceverato dalla pula. Insomma Gesù, aborriti Tribunale, Tempio, Caserma,
e Cenacolo, volle farsi conoscere tornato tra i vivi proprio all'osteria
di Emmaus, e Cleofa col compagno se ne accorsero giusto in quel punto
che si fu messo a tavola per mangiare[10]. Per la quale ragione, che
calza a pelo senza fare una grinza, che altri voglia partecipare con noi
altri osti il titolo di galantuomo io non lo contrasto, ma che ci sia
chi voglia sgallinarlo tutto per sè, io protesto per me e per tutta
l'amplissima consorteria dei tavernieri. --
Questo disse ad un bel circa l'oste fiorentino, e se vero sempre in lui,
e talvolta negli altri, io non affermo, e molto meno contrasto: certo è,
che l'oste della Ferrata, presso i banditi, ebbe, finchè visse, fama di
onesto, e morì, sempre, presso i banditi, in odore di santità.
Angelotto con una squadra di trecento tra sbirri e miliziotti cavati da
Roma, e dalle terre più prossime alla frontiera, capitò alla Ferrata un
giovedì mattina, giorno nel quale i banditi mandavano co' muli a
caricare le provviste raccolte dall'oste amico.
Il Bargello, veramente aveva commissione di aspettare il Riccio e
Arrichino, i quali già stavano su le mosse per sovvenirlo nella impresa
con le proprie bande, senonchè Angelotto ustolava di terminarla ad un
tratto e senza compagni, per avarizia di non ispartire le taglie con
altri, ed anco per cupidità di gloria, dacchè la fama, che viene dal
solo menare delle mani, ambiscono eziandio gli sbirri, e la possono
conseguire; quantunque egli non si fidasse dell'oste, al contrario lo
tenesse in sospetto, pure per averne sentito dire un monte di bene nei
dintorni, massime dai preti, i quali non rifinivano mai dallo attestare
la pietà insigne dell'uomo, sia praticando le chiese, sia favorendo con
l'elemosine i sacerdoti, ed i conventi, egli reputò prudente tastarlo un
po' intorno le faccende de' banditi, e l'oste veramente rispose alla
estimazione che facevano di lui; favellò sincero, dando ragguagli
precisi intorno alle forze delle bande, sul valore e costume dei capi, e
dei modi di guerreggiarli con vantaggio; non tacque come in cotesto
giorno usassero calarsi dal monte per vettovagliarsi sul mercato; certo
a cotesta ora avere essi preso fumo della venuta di lui, nè si sarebbero
visti, forse esserci modo di finirla a un tratto per via di qualche
trovato; avere udito come certo signore ne avesse praticato uno a un
dipresso simile, però egli più esperto avvisasse, quanto a sè
profferirsi divotissimo al sommo Pontefice, e disposto a servire il
signor capitano di cuore nel poco che per lui si poteva.
Allora Angelotto prese a mulinare col suo cervello, e gli parve un bel
che se gli venisse fatto di finirla di un colpo senza mettere a
repentaglio la vita; non vuolsi dubitare nè manco, che difettasse di
cuore; romano egli era, e poi aveva, si può dire, ogni giorno la morte
alla bocca, tuttavia prudenza insegna che, potendo ire per la piana, non
si ha da cercare l'erta, nè la scesa: pensa e ripensa, non trovò meglio
di un tiro già messo in opera, e si accinse a rinnovarlo nella speranza
che i banditi lo ignorassero, o sapendolo non lo temessero.
Tutto quel dì si sbracciò ad allestire la frode, raccogliendo muli ed
uomini, che li conducessero. Nel fitto della notte si strinse a
colloquio con l'Oste, il quale, per quanto si poteva indovinare dai
cenni del capo, acconsentiva, se non che parlando a strappi dava a
conoscere, che non gli pareva sicuro: -- badate, Capitano, le sono volpi
vecchie.... capisco... ad ogni modo è da tentarsi... già... gli uccelli
si pigliano con gli archetti, e i pesci con gli ami da Adamo in qua, -- e
non se ne sono accorti i bietoloni... un po' di sorte ci vuole in ogni
cosa... fortuna e dormi... ad ogni modo la carne vale il giunco...
lascerei il pane e il companatico... perchè non ci si può stemperare a
modo e a verso, onde se taluno gusta il primo boccone amaro, la è
faccenda fallita; secondo il mio debole giudizio basterebbe il vino.
E Angelotto rispondeva: appunto avere ei disegnato governare il vino,
però lo aiutasse alla conciatura dei barili, e questo fecero ambedue
alternando parole e lazzi da mettere i brividi addosso a quanti gli
avessero ascoltati.
Prima assai che sorgesse il dì, parecchi sbirri, travestiti da villani,
cacciandosi dietro la scorta di talune guide del contado, menavano a
mano una fila di muli carichi di vettovaglie e di barili di vino su pei
colli dirotti del monte di Bove; accidente fosse o cosa pensata
dondolavano coteste bestie certi campanacci da farsi sentire da un
miglio attorno pel paese, sicchè del cammino loro la gente era avvertita
o in mezzo al buio, o in mezzo alla bruma in cui vennero avvolti dopo
l'apparire del sole.
Il Bargello non trovava posa, significando la propria impazienza con le
infinite guise ond'ella si manifesta, ma quando a vespro furono visti
tornare giù i muli a scavezzacollo scarichi e senza accompagnatura, ei
si rimase fermo come un piolo: a cotesta novità non sembra si aspettasse
lo sbirro, fece inseguirli, e procurò che gli agguantassero, cosa che
loro successe: contatili, trovarono mancarne uno, ma uno di essi portava
la cesta coperta di panno rosso assai sfoggiato; il Bargello, punto
dalla curiosità, si fece a levarlo e ci trovò la testa mozza del mulo,
che mancava, con la seguente scritta:
-- Ti mando il capo del mulo, perchè mi manca l'asino: lascia le frodi ai
Duchi, e se ti basta il cuore vieni a trovarci con le armi in mano. --
Per intendere il cartello, bisogna sapere, come Francesco Maria della
Rovere duca di Urbino, desideroso di gratificarsi l'animo del Papa,
avendo preso lingua che trenta banditi, ridottisi a vivere su le
montagne di Urbino, avevano messo il Papa alla disperazione di poterli
ormai quindi snidare, immaginasse uno strattagemma, per venirne a capo;
il quale fu questo: caricò certo numero di muli con robe e vettovaglie,
procurando prima le fossero industremente avvelenate, e poi li fece
condurre in parte, dove i banditi gli avrebbero visti, e senza fallo
svaligiati, di vero come presagì avvenne; essendosi i banditi di cotesti
cibi nudriti, rimasero tutti morti con maravigliosa consolazione di
Sisto, il quale pareva che, per l'allegrezza, non potesse capire dentro
la pelle!
E se a taluno piacesse conoscere per qual modo ne avessero odore i
banditi, ricordisi di quanto avvertimmo sul principio del capitolo;
l'oste cortese aveva trovato modo di avvisarneli; certo, se gli avesse
traditi, egli avrebbe ottimamente meritato della legge scritta, ma nel
cuore dell'uomo fu impressa una legge che dice: -- tu non tradirai; -- nè
distingue tra colpevole od innocente; però vuolsi notare come la
medesima legge abbia ordinato eziandio: -- tu non ti accompagnerai con
quelli di cui i passi vanno fuori di strada.
E poi, ove l'oste fosse mancato, vigilava la figliuola, la quale dei
banditi non mirando che la parte, diremo così, eroica, e non volendone
considerare altra, a molti di loro portava affetto fraterno, per uno
sentiva passione, la quale, non che altrui, non osava confessare a sè
stessa; l'amore pari al sole co' raggi suoi abbella ogni cosa. La
giovane, vestiti abiti maschili, col favore della notte si confuse
insieme agli altri, e, prima che aggiornasse, trovò modo per via di
tragetti a precorrere ed ammonire i suoi protetti.
Avendo preso a dettare questo racconto non ci sembra inopportuno di
mettere taluna parola intorno al bargello Angelotto, sia per dare a
conoscere i tempi suoi, sia perchè questo personaggio tiene parte assai
importante nel dramma ch'esponiamo. Costui nacque di popolo, non però di
plebe, e fu giovane aggraziato, non senza lettere; anch'egli bandito un
tempo, e, se non famoso, almanco infame per molteplici misfatti, dove la
rapina contrastava alla ferocia: caduto in mano della Corte, guai a lui
se avesse imperato Sisto V! chè a questa ora saria stato libro, e chi sa
da quanto tempo, letto; il caso per sua ventura successe sotto Gregorio
XIII, però, essendosi adoperati scudi e di molti, e femmine, ed altro
che non si dice, prima si spuntò a salvarlo dalla forca, e dopo alcuno
spazio di tempo, sempre in grazia dei soliti santi, anco dalla galera, a
patto ch'ei si mettesse sbirro; ed egli accettò, considerando ormai come
la sua vita non potesse girare che sopra questi due arpioni: o stare in
galera, o mandarci. Il primo delitto, e le cause del misfare questi: il
poco sapere lo rese presuntuoso; e reputandosi pertanto superiore ai
compagni, male si recò a tedio il mestiere paterno; anch'egli vide
cocchi, cavalli, e ricchi armeggiamenti, e sontuose cavalcate
turbinarglisi intorno agli occhi come cerchi di fiamma infernale, dagli
usci appena schiusi tuffò lo sguardo nelle sale dorate dove gli balenò
lo spettacolo di festini, di balli, di donne stupendamente formose, e di
voluttà non sapeva se divine, ma senz'altro sovrumane, e ad ogni modo da
lui non gustate mai; e dal gaudio di tante delizie egli bandito come
Caino dal paradiso terrestre. Le cento e forse le mille volte,
guardandosi entrambe le mani, aveva detto: con queste dieci dita io
disfarò i dieci comandamenti della legge di Dio; tuttavolta il suo primo
delitto non mosse da ferocia, da vendetta, e nè manco da cupidità; lo
generò il benefizio; essendosi ridotto in certa casa dove si giocava
allo sbaraglino, prese parte al gioco, e ci provò la fortuna contraria;
certo giovane amico suo, a cui pareva avesse messo il maggior bene del
mondo, notando come gli fosse venuto meno il danaro, per tentare di
ricattarsi, gliene profferse, ed ei lo rifiutò borbottando; si trasse da
parte col cuore grosso di odio, e poichè il giovane amico, favorito
dalla sorte guadagnava colpo su colpo, il diavolo finì per cacciargli le
mani dentro a' capelli; usciva fuori di sè; lo attese al varco, e lo
uccise.
La giustizia, per quante ricerche instituisse, ed a quei tempi ne faceva
poche, non venne a capo di scoprire il colpevole, però che avendo
trovato addosso all'ucciso le anella e i danari, stimarono il caso
accaduto per gelosia di donne, o per altra nimicizia; onde il sospetto
non poteva mai cadere sopra Angelotto riputato intimissimo suo, il
quale, quando cotesta febbre dell'anima gli fu un poco queta, si sentì
sconvolto; e nelle notti vigili, si vide comparire dinanzi lo spettro di
lui a maledirlo pel fiore dei suoi anni reciso a tradimento; ed egli
piangeva, e buttatosi a terra del letto s'inginocchiava sul pavimento, e
camminando su i nudi mattoni traeva dietro allo spettro domandando
perdono. Stupendo a dirsi! E' si trovò come strascinato a nuovi delitti
per attutire il rimorso di cotesto primo, cocente troppo ed
insopportabile; poi anco l'anima fa il callo; nè giovò poco a consolarlo
la fede, ch'egli professava fermissima, che Dio, mediante certi suoi
angioli ed arcangioli, tenesse i libri a partita doppia di ogni vivente,
dove da un lato registravano il loro _dare_, e dall'altro il loro
_avere_, onde sperò saldare il conto per via di messe, offizi da morto,
ed altri preci siffatte; la quale fede gli crebbe due cotanti quando di
bandito si trasformò in bargello: anzi, per parlare giusto, bisogna
dire, che s'egli si propose di menare strage, e la menò, dei
comandamenti della legge di Dio, ebbe poi sempre riverenza ai precetti
della Chiesa, nè ardì contraffarli; si confessava una volta l'anno
almeno, di elemosine si mostrava prodigo come un ladro; non ci fu caso
che mangiasse mai carne il venerdì, nè il sabato; su la persona portò
sempre medaglie benedette, ed _agnus dei_, e queste a Roma in cotesti
tempi, ed anco ai nostri, si riputavano virtù capaci a lavare bene altre
colpe, che non erano quelle commesse dall'Angelotto.
Egli si era fatto portare un boccale di vino, così per non parere, più
che per altro, dacchè se ne stesse intatto dinanzi a lui, ed egli solo
dentro una stanza con la manca si reggeva la testa mentre con lo indice
della destra andava segnando linee sopra la tavola; carattere diabolico
quello, però che ogni linea significasse morte procurata con le infinite
guise fin lì scoperte dall'uomo, che non erano poche, quantunque poi le
sieno cresciute fuori di misura, e gli premeva affrettarsi perchè adesso
davvero gli toccava dire: _morte tua vita mia_; e stante il colpo
fallito, e le sopraggiunte angustie affrettava co' voti l'arrivo dei
bargelli compagni, quanto poco prima gli aveva desiderati lontani.
Però il Riccio e l'Arrichino non si fecero troppo aspettare, che
regnando Sisto, camminavano tutti più che di passo; e la parola
_impossibile_ egli aveva cancellata dal suo dizionario: in due recavano
rinforzi di altri trecento miliziotti e sbirri: riunite le squadre
sommavano a seicento: proprio per quei tempi uno esercito.
Tosto si chiusero nella stanza per fermare tra loro il modo della
impresa; nè sembra che leggermente e presto si mettessero d'accordo,
perchè dibattendo ora questa, ora quell'altra cosa, si condussero a
buio: avendo chiesto lumi e vino, l'oste colse la occasione a volo per
vedere se spillava covelle, e da prima lo sperò essendogliene porto il
bandolo da Arrichino, il quale gli chiese:
-- Che tempo fa compare?
-- Il sole è ito sotto, che pareva il capo di san Giovambattista quando
fu presentato a Erode dentro un catino di sangue....
Arrichino ch'era guercio, e bolognese, e per arroto sbirro, gli cacciò
addosso gli occhi stralunati, e subito dopo pigliatolo pel braccio lo
spinse fuori della stanza dicendo:
-- Tu l'avresti a saper lunga il mio uomo. --
Subito dopo si fece alla finestra per ordinare agli sbirri raccolti
intorno alla osteria:
-- Non esca persona; a cui trasgredisce, addosso -- di poi speculò il
tempo diligentemente, e tornato dentro soggiunse; -- stanotte avremo
tempesta, forse fra tre ore; quattro non istarà; direi non dessimo tempo
al tempo.
-- Sta bene, rispose Angelotto.
-- Anch'io ci sto, dal canto suo soggiunse il Riccio.
Allora Angelotto, ch'era a capo di tutti, scese, e salì sul muricciolo
allato alla osteria; non visto, e non vedendo gli altri lanciò nel buio
queste parole:
-- O gente dabbene, il tempo stringe; tre degli otto giorni assegnati da
papa Sisto se ne sono iti; se non gli portiamo, prima ch'ei spirino, una
dozzina di teste di banditi, e' le farà mozzare a una dozzina di noi
altri; oltre la dozzina, per ogni capo di bandito ha promesso la mancia,
e papa Sisto è uomo di parola: però il migliore avanzo voi avete a
contare di farlo su quello dei banditi: alla più trista badate che non
vi accada come ai pifferi di montagna.
Questa concione non sarà raccolta da verun maestro di rettorica; persona
oserà proporla di esempio ai giovancelli di liete speranze, e tuttavia
ricercò tutto le passioni alte e basse del cuore degli sbirri: così una
mano anco inesperta, strisciando sul gravicembalo, ha virtù di cavare
suono da tutti i tasti.
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Çirattagı - Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 04
- Büleklär
- Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 01Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4506Unikal süzlärneñ gomumi sanı 176938.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.59.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 02Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4629Unikal süzlärneñ gomumi sanı 188337.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.59.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 03Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4675Unikal süzlärneñ gomumi sanı 182838.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.60.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 04Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4697Unikal süzlärneñ gomumi sanı 182734.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.58.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 05Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4713Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186936.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.58.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 06Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4660Unikal süzlärneñ gomumi sanı 184435.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.60.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 07Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4561Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186334.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.58.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 08Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4524Unikal süzlärneñ gomumi sanı 183036.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 09Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4589Unikal süzlärneñ gomumi sanı 181334.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 10Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4667Unikal süzlärneñ gomumi sanı 175936.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.59.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 11Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4566Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189036.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.58.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 12Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4655Unikal süzlärneñ gomumi sanı 190037.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.61.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 13Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 2009Unikal süzlärneñ gomumi sanı 96646.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.60.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.66.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.