Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 01

Süzlärneñ gomumi sanı 4506
Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1769
38.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
51.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
59.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.

PAOLO PELLICCIONI
RACCONTO STORICO DI
F. D. GUERRAZZI.
VOLUME PRIMO.



Milano,
Casa Editrice Italiana di M. Guigoni.
Corso di Porta Nuova, N. 5.
1864.

Dritti di traduzione e riproduzione riservati.
NB. _Tutte le copie non munite della firma dell'editore verranno
considerate come contraffatte._
Presentata alla R. Prefettura di Milano il 10 agosto 1864.
Tip. Guigoni.


ALL'AMICO DI GIACOMO LEOPARDI,
ALLO SCRITTORE DI _GINEVRA_
ANTONIO RANIERI
CHIARO
PER DOTTRINA NON MENO CHE PER RETTITUDINE,
IN TESTIMONIANZA DI MUTUA AMICIZIA,
QUESTO RACCONTO INTITOLA
F. D. GUERRAZZI.


PAOLO PELLICCIONI.


CAPITOLO PRIMO.
Sisto Quinto e il conte Olivarez.

-- Santità, le faccio umilissimamente considerare come, da un'ora e più,
con la reverenza debita al Vicario di Gesù Cristo redentore sopra la
terra, le sia venuto esponendo il profondo disgusto del mio signore e
padrone, Sua Maestà Cattolica, non che la repugnanza di tutto
l'illustrissimo ed eccellentissimo clero di Spagna per questa sua ultima
bolla, la quale giudichiamo perniciosissima alla quiete della santa
madre Chiesa. Noi pertanto, con le mani giunte, la supplichiamo e
scongiuriamo a porre giù dall'animo siffatto funesto disegno: ad ogni
modo la prego, e riprego, sicchè il priego valga mille, a degnarsi di
una qualche risposta, affinchè, caso mai (il che Dio tolga) alla Vostra
Beatitudine talentasse ostinarsi nello scandalo, Sua Maestà il Re mio
signore e padrone possa pigliare nei suoi stati i provvedimenti, che il
suo zelo per la religione, e l'autorità della propria corona, la quale
egli ricava direttamente da Dio, gli persuaderanno essere meglio
opportuni. --
E qui colui che favellava tacque, ed aspettò buona pezza, tuttavia
invano: allora con voce tremula, come chi si tenga per non dare di
fuori, egli soggiunse:
-- Dunque, nonostante le mie fervide, e ad un punto ossequiose istanze,
la Santità Vostra non giudicherà dicevole di porgermi risposta? Si degni
avvertire, Beatissimo Padre, il corriere per la Spagna sta su le mosse
per partire ed aspetta i dispacci, sicchè si riscuota una volta; che
medita adesso? A che pensa? --
Così favellava, secondo il costume della sua Corte, prolisso e
sazievole[1] il conte Olivarez ambasciatore spagnuolo a Roma,
superbissimo tra i superbi _idalghi_ del suo paese; e quantunque la
forma delle parole, e gli atti del corpo comparissero quali il più
fisicoso dei cerimonieri del Papa non avrebbe trovato da appuntare, o
avrebbe ripreso poco, pure aveva creduto bene arrestarsi sul terzo punto
interrogativo, essendo simili punti per propria indole assai
sdrucciolevoli alla provocazione.
Veramente non gli si avrebbe potuto dare torto, dacchè il Papa, al quale
egli volgeva il discorso, gli stesse davanti immobile e taciturno, come
se non si fosse nè manco favellato a lui.
Il Papa era Sisto V che gli dava udienza, il quale secondo il suo
costume, tenendosi nè appoggiato nè seduto alla estrema sponda del
tavolino con le braccia aperte, e le mani ferme sopra lo spigolo di
quello, mentre con ambo li piedi tesi puntava forte il pavimento: il
capo aveva chino, e gli occhi chiusi, nè l'alito stesso lo chiariva
vivo, senonchè, alle parole ultime del Conte, egli schiuse l'occhio
destro, e lo guardò a stracciasacco quattro volte e sei; quando poi
costui ebbe finito, Sisto, quasi tirasse co' denti le parole, disse:
-- Ambasciatore, noi pensavamo tra noi, che cosa avremmo guadagnato da un
lato, e che cosa perduto dall'altro, facendovi gettare giù su la strada
da quella finestra, che avete dietro le spalle.....
Il Conte si voltò di un tratto senza nè anco volerlo, e con terrore si
vide dietro una finestra; il Papa, non avvertendo cotesto moto o non lo
curando, ripigliava sempre tranquillissimamente:
-- E se volete accettare un nostro consiglio, noi, mirate, vi diremmo che
ve ne andaste prima che noi avessimo fatto il conto, -- perchè, _cæteris
paribus_, mettiamo pegno che in noi la vincerà il gusto di vedere che
garbo faccia un ambasciatore di Sua Maestà Cattolica volando per aria. --
Il Conte, curvo fin lì come arco teso, si raddrizzò pari a quello, dopo
scoccata la freccia, e, rinvenuta barellando la porta, se la svignò:
ricuperato, appena fuori della sala, l'uso delle gambe, correva, correva
come se il diavolo lo cacciasse, o gli sbirri lo cercassero, e, nella
fuga disonesta, dimenticava spada, cappa e cappello lasciati nelle mani
dei camerarii del Papa, i quali, correndogli dietro, non lo poterono
arrivare prima ch'ei salisse in carrozza, sicchè ebbero a riportarglieli
a casa.
Giunto al palazzo di Spagna, si provò il Conte di vincere la paura con
la superbia, e non vi riuscì; anzi l'una e l'altra gli dettero travaglio
per guisa che, indi a breve, gli si mise il ribrezzo della febbre
addosso, a cui successero le caldane; le quali sempre crescendo lo
costrinsero di cercare a tastoni il letto, e a giacervisi sopra, dove
prese a vagellare con inestimabile sgomento dei famigliari, che lo
giudicarono ammattito: di fatti, egli urlava:
-- A me queste cose? A me, ambasciatore di Sua Maestà Cattolica, primo
potentato dei due mondi?... Ale! ale! per Dio datemi l'ale, o casco, e
mi rompo il collo... mirate come sono alte le finestre... corda! corda!
Ma che il padre di questo Papa fosse un funaiolo, ch'egli è così
innamorato delle funi?... Non gli basta mandare tanta gente in su, che
adesso lo piglia la smania di mandarne altrettanta in giù...? Con questi
preti ci vuole un principe di Borbone, a patto che non moia... un duca
di Alba, purchè sul più bello non venga richiamato.... _Voto a Dio_,
datemi, Maestà, quattro vecchie bande di Spagnuoli, ed io vi porto il
porcaio della Marca a Madrid dentro una gabbia....
Tali e molte più erano le parole del vaneggiante, di cui forse ne
riferimmo anco troppe. I famigliari lo vigilarono attorno al letto, non
sapendo però come sovvenirlo, o piuttosto lo aiutavano troppo, perchè ci
era di quelli che lo credevano stregato, altri indemoniato, non mancava
chi sostenesse, che voleva dire lo stesso, ma il Cappellano
dell'Ambasciata ostava con tutte le forze, e gratificava in tondo
dell'ignorante a tutto pasto; però non persuadeva, o persuadeva pochi, e
parendo il caso grave, chi gli applicò sul capo la immagine della
Madonna del _Pilar_, e chi quella di Monserrato; altri, riveriti come si
doveva i rimedi spirituali, ammonivano sarebbe stato prudente ricorrere
ai materiali, epperò il segretario lo copriva per farlo sudare, il
cancelliere lo scopriva per amministrargli un cristeo; taluno avvisava
cavargli sangue, tale altro applicargli le coppette a taglio; insomma,
se il povero Conte non rinveniva gli spiriti, la quale cosa accadde
verso la metà della notte, restava sepolto sotto la mole dei rimedi così
temporali come spirituali.
Sul far del giorno la febbre efimera cessò, ma intronato dalla radice
dei capelli fino alle ugne dei piedi, non ebbe balía di levarsi da
letto: pauroso però, che della sua paura traspirasse novella, sotto pena
di essere cacciati via come marrani, ordinava alle persone della
famiglia tacessero il caso; se taluno veniva per esso, lo congedassero
col pretesto, che avendo logora gran parte della notte a dettare
dispacci, si era addormentato sul fare del giorno; lo avrebbe ricevuto
il dì di poi; per ora lo lasciassero in riposo.
Così il Frascatino, soprannome del barbiere dell'_Ambasciata_ (però che
l'Ambasciata avesse il barbiere, e non l'ambasciatore), malgrado il suo
molto arrovellarsi, non ottenne di vedere il Conte, nè riuscì a cavare
una parola di bocca ai servitori; tornasse il giorno dopo, gli dissero
quattro volte e sei, allora saprebbe se avesse a radere la barba al
Magnifico, o no.
Frascatino se ne andava con sembianza compunta: giunto a piè della
scala, gli venne voglia di tentare una seconda volta, e ne salì mezza;
ma quivi stette, e considerato che quanto a cocciutaggine gli Spagnuoli
escono tutti dall'Andalusia, madre patria dei migliori muli che vanti la
Spagna, avvilito riscese.
Alla dimane si trovò in piedi al punto stesso che l'allodola spiegava
l'ale per lasciare il nido; fattosi presso al palazzo e trovatolo
chiuso, si mise a passeggiare su e giù col moto del pendolo, e appena
aperto il portone s'intromise: per questa volta gli camminava amica la
fortuna, imperciocchè, come tosto fu avvisato il Conte della sua
presenza, comandò che entrasse.
Entrava il Frascatino a testa bassa, e dopo avergli baciato con profondo
ossequio le mani, di un tratto gli ficcò gli occhi dentro al viso.
Misericordia! Comecchè gli fosse sempre comparso colore di olio di noce
vieto, adesso poi gli appariva tinto di verde rame stemperato nel tôrlo
di ovo.
Ad un barbiere allora veniva mala pena concesso di augurare il buon
giorno ai nobili clienti, però egli in silenzio ammannì gli arnesi,
allacciò la striscia alla seggiola, gli strinse il bavaglio alla gola,
della spuma del sapone sbattuto gl'intrise le gote, prima passò il
rasoio sul cuoio, poi sul palmo delle mani, e con l'indice e il pollice
tirata la pelle verso la tempia destra, prese a menare giù col rasoio.
Da prima il dabbene barbiere s'industriò di attaccare il lucignolo col
raderlo lieve così ch'era una delizia, e non venne a capo di nulla;
allora mutato registro gli fece stridere il rasoio sopra le guancie, e
il Conte apriva e chiudeva gli occhi strabuzzati come uomo preso dal
male di santo Antonio, come credo io avesse a fare la Madonna di Rimini
in tempi assai prossimi a questi. Qualche grossa lacrima sgorgatagli
dalla congiuntiva scendeva giù a mescolarsi con la saponata, e
nondimanco taceva; il Frascatino stava per darsi alla disperazione,
quando a mezza barba, il Conte così facendo lo svogliato cominciò:
-- Orsù, barbiere, che nuove in città?
-- Magnifico signor Conte, e' si fa un gran dire della sua infermità....
-- Malato io? Per la vita del re don Filippo io non mi sono mai sentito
bene disposto della persona come adesso....
-- Capisco anch'io che sbalestrano a parole, e tuttavia la faccia pallida
e il lividore degli occhi mostrano espresso che vostra signoria
illustrissima ha passata la trista nottata.
-- Ma no... ma no pei grani del mio santo Rosario... questo accade per
non avere chiuso gli occhi da ieri l'altro in qua.
-- Capisco....
-- Avendo mestieri di spedire i dispacci in Ispagna...
-- Capisco.... capisco: dopo il caso di vostra signoria illustrissima che
adesso, mercè le sue parole, conosco privo di fondamento, non si cessa
di menare rumore per l'altro atrocissimo d'ieri....
-- Ieri accadde un caso atrocissimo?
-- Già! O non gliel'hanno riportato?
-- Vi ho detto, che rimasi tutto il giorno chiuso a dettare dispacci....
-- Ma io credeva, che i dispacci si versassero appunto su questo....
-- O com'entrano i dispacci di Spagna col caso d'ieri....?
-- Come ci entrano? Santa Vergine della Neve! o non si tratta appunto di
Spagnuoli trucidati?
-- Spagnuoli trucidati!
-- Già, e quattro cardinali spagnuoli tenuti in pregio, salvo rispetto,
di quattro melanzane....
-- Giuro per l'anima della Contessa mia signora madre, ch'è in paradiso,
ch'io non ne so nulla....
-- O allora di che mai scriveva dispacci, sia benedetto, vostra signoria
illustrissima?
L'ambasciatore si sentì vinto di acutezza dal barbiere, e perse la
bussola; tacque alcun poco, poi, considerando che ormai non giovava
armeggiare, datosi per vinto, soggiunse: -- Dimmi, in tua malora, che
caso è questo che accadde?
-- Io la servo in quattro battute, padrone illustrissimo: un trabante del
Papa, di quelli che dicono alla gente _addietro te, e il muro_, giorni
sono, accompagnando il Pontefice alla cappella, diede senza discrezione
del calcio dell'alabarda sul piede ad uno spagnuolo chiamato Gonzalez de
Aranda; donde nacquero parole, ma non si procedè oltre, stante la
reverenza del luogo; caso volle, che ieri mattina, recandosi lo
spagnuolo alla messa in San Pietro, s'imbattesse nello svizzero, che se
ne stava in ginocchioni davanti l'altare; la s'immagini se allo
spagnuolo brillarono le mani! Già, quando le disdette hanno da
succedere, anco gli _agnus dei_ diventano coltelli; per la quale cosa
avvenne, che un pellegrino lì presso, inteso tutto a sentire la santa
messa, avesse appoggiato il suo bordone al muro: che ti fa lo spagnuolo?
In un bacchio baleno agguanta il bordone, e a due mani lo scaraventa su
la testa dello svizzero gridando: randello mi desti e randello ti rendo.
-- Lo spagnuolo, come osservano i sapienti di Roma, era in buona fede,
dacchè ormai nessuno contrasta che il cranio svizzero vinca di durezza
qualunque più duro legname, ma per sua disgrazia questo svizzero faceva
eccezione, che il capo gli si aperse come un melagrano, e morì senza
potere finire intero: Gesù, Giuseppe e Maria vi raccomando l'anima mia.
Visto e preso, che qui gli sbirri escono fuori fino dalla barba di San
Pietro; e poichè il caso venne riferito a Sisto, questi andò in bestia
così, che fumava come un camino. Paratosegli davanti il Governatore di
Roma, gli fece una bravata da mettere i brividi addosso alla statua di
Marco Aurelio, ch'è di bronzo, e: -- a questo modo, urlava costui come
frenetico, a questo modo, signor Governatore, si ammazzano gli uomini in
Roma alla presenza di Dio e nostra? E ora, che fate? Che provvidenze
eseguite perchè Dio e noi siamo vendicati a colpo di fulmine? Il
Governatore di quieto gli andava esponendo il malfattore caduto in mano
della giustizia, le informazioni ordinate, presto istruito il processo,
sicchè tra quattro giorni o sei lo spagnuolo si sarebbe potuto
decapitare o impiccare a modo e a verso secondo si trovasse essere o
gentiluomo, o plebeo. -- A cui Sisto di riscontro: -- che processi o non
processi? Qui il morto è su la bara, l'omicida certo, tante invenie a
che montano? Impiccatelo addirittura. -- Il Governatore, a cui pareva
grossa impiccare un uomo senza processo, supplicava osservasse costui
essere spagnuolo, e il Papa rispose: -- magari! fosse il conte di
Olivarez....
-- Ha detto? Dando una scossa, domandò il Conte.
-- Per Crispo! Io l'ho intaccata;... ma veda... io non ci ho colpa... se
ella non istà fermo... l'è un ninnolo, con un poco di ragnatelo ristagna
subito il sangue.....
-- Continua....
-- Io non vorrei....
-- Continua, dico, continua, io sono tranquillo, e il Conte urlava come
un energumeno, e forte del piede batteva la terra.
-- Ai suoi comandi. Dove siamo restati? O ecco. -- Magari! fosse il conte
di Olivarez.... che tanto lo farei impiccare...
-- Impiccare ha detto? -- Impiccare?...
-- Ha detto impiccare?
-- Malnato! Non sa nè manco che ai gentiluomini va _de jure_ la
mannaia....
-- Sarà stato un _lapsus linguæ_, che avrebbe corretto mastro Gigolo.
Dunque se le piace....
-- Continua....
-- Allora dunque si misero attorno al Papa alcuni cardinali per fare
spalla al Governatore, onde Sisto infastidito scappò fuori col dire: --
orsù fabbricate quanti volete processi, a patto però che il malfattore
sia impiccato prima di desinare, e abbiate avvertenza, che stamane mi
sento fame. -- I quattro cardinali spagnuoli, considerando, che quanto a
salvare il compatriota era disperato, supplicarono il Papa concedesse
gli venisse mozzo il capo come si costuma appunto a mo' che saviamente
avvertiva V. S. illustrissima co' gentiluomini, non essendo giusto che,
per la colpa di un uomo, la sua famiglia patisse danno nella
reputazione; alle quali preghiere Sisto rispose: -- lui ad ogni modo
impiccato dev'essere, ma perchè la sua famiglia non senta disdoro, io ne
onorerò la morte con la mia presenza; però fate di piantare le forche
qui in piazza San Pietro proprio dirimpetto alle finestre; -- e secondo
ordinò essi eseguirono, ed egli non si mosse dalla finestra finchè nol
vide dare l'ultimo tratto; allora disse: adesso a mensa, che la vista di
questa giustizia ci ha stuzzicato l'appetito. -- Le parole del Papa
corsero subito per le bocche dei Romani, e oggi è comparso Pasquino con
un bacile in mano pieno di forche, a cui chiedendo Marforio, che diavolo
almanaccasse in cotesto arnese, egli rispondeva: -- porto la salsa per
l'appetito del Papa; nè qui è tutto, adesso ne viene il buono, ma lo
tacerò per non irritare la vostra Magnificenza....
-- Continua, pel corpo di santo Jacopo di Zamora....
-- Senta, Magnificenza, io le racconterò quello che avanza, terminata la
barba, perchè, veda, io non vorrei segnarle sopra la faccia una seconda
di cambio.
-- Continua, o ti faccio buttare giù dalla finestra....
-- Per lo appunto di salti dalle finestre io voleva discorrere con la
vostra Magnificenza; però procuri di non si arrabbiare, ve'! che per me
sono figliuolo di obbedienza... -- qui col pollice e l'indice gli stirava
la pelle della guancia destra, e lieve vi scorreva giù col rasoio,
mentre diceva: -- durante il pranzo Sisto iattava avere cacciato in corpo
a vostra Magnificenza una paura marchiana, cosicchè gli fosse sparito
dinanzi a scavezzacollo, dimenticati cappa, cappello e spada....
-- Se ne vantava?....
-- E come! Ma la stia fermo, altrimenti la intacco da capo....
-- Sto....
-- Bravo! Ed aggiungeva, che vostra Magnificenza, tornato a casa, fu
preso da una febbre da cavalli, e che tutto il giorno non aveva fatto
altro che vagellare....
-- E se ne vantava?
-- Altro, che vantarsene! Ne sghignazzava dall'allegrezza, e i commensali
per camminargli a' versi pareva ne andassero in visibilio... ma non si
agiti... sia benedetto.... non si agiti: se vostra Magnificenza manca
alla promessa di stare fermo, contro il mio volere mi toccherà a mancare
ancora io alla mia di non intaccarlo... e allora fuori mi chiamo...
-- Tira innanzi _por los higados de Dios!_...[2]
-- Dichiarò ancora, che nella giustizia dello spagnuolo per due terzi
vantaggiati ci entrava il gusto di ribadire nella vostra Magnificenza il
chiodo della paura, averle ormai trovato la vena, che giudicava essere
la paura... che considerato il diritto e il rovescio, poichè non poteva
liberarsi dall'oratore del Cattolico con la forca, se ne sarebbe
liberato con la paura della forca, e per via ugualmente sicura tanto
aveva sperimentato solenne la poltroneria della vostra Magnificenza....
-- _Por la santissima Trinidad!_ Urlò dando uno sbalzo il conte Olivarez,
e al punto stesso un buon tratto di rasoio gli penetrava dentro la
guancia; per la qual cosa, aggiungendosi l'asprezza del taglio alla
trafittura dell'animo, sorse infellonito pigliando a imperversare
attorno alla camera; il sangue gli gocciolava giù mescolandosi con la
spuma del sapone, che presto ne rimase tinta, e intrisi ne andarono in
breve lo asciugatoio, le mani ed anco il pavimento; pareva un condannato
fuggito di sotto alla mannaia mal concio dal manigoldo inesperto; il
barbiere col rasoio all'aria gli correva dietro e raccomandandosi a
tutte le Madonne dello stato Romano, e a qualcheduna di fuori,
protestando tutta la colpa movere dal Conte che non era stato fermo, o
piuttosto dal Papa che non lo aveva fatto stare fermo; si calmasse,
concedesse di guardargli il taglio, di terminargli la barba, di
pettinarlo, di ungerlo, insomma non si poteva dimostrare maggiore
ansietà nè più sentito affanno; e nondimanco a cui ci avesse sottilmente
atteso, avrebbe ravvisato in Frascatino uno strione da disgradarne
l'antico Roscio e da stare a petto del moderno Vestri.
Il Conte non avvertiva, e con quella faccia da fare riscontro al volto
santo impresso sul velo della Veronica, tempestava tuttavia, cacciando
fuori un diluvio di bestemmie e d'ingiurie contro il Sommo Pontefice,
ch'egli sempre salutava col nome di _Sommo Carnefice_, e forse non
diceva male; poi lo chiamava figliuolo di tante cose, ch'è una passione
non poterlo ridire; certo lo imperatore Carlo V non si peritava punto nè
poco a sfringuellarlo anco in chiesa quando i suoi cantori a San Giusto
davano in istonature[3], ma noi altri popolani ce ne asteniamo anco in
un libro. Basti tanto, che bandì beatissimi Genserico e il Borbone per
avere dato il guasto a Roma, mentre levò i pezzi di dosso al duca di
Alba a cui era mancato l'animo di spingersi avanti e mettere in un
mucchio di calcinacci il Vaticano e Roma[4]: quello però che non ardì il
duca d'Alba, bastare la vista di compire a lui conte di Olivarez, e ciò
che non accadde sotto Paolo Quarto, potere succedere nel pontificato del
temerario guardiano di maiali; ci si metterebbe con le mani e co' piedi,
c'impegnerebbe le sue aderenze, tutte le ricchezze; se bisognasse anco
l'anima, e dove non riuscisse, ora per allora rinnegava _la passion del
Hijo de Dios, e la que me pariò_[5], e un monte di altre cose, che non
importa riportare.
Quando il sangue si fu accagliato sul viso, e la bile sparsa pel sangue,
e su la bocca, ed ei si sentì stracco, rifinito dal barellare, si lasciò
ire giù di sfascio sopra il seggiolone, dove il barbiere lo medicò, e lo
acconciò con amore, dicendogli parole di rifrigerio alla vanità offesa,
così argute, e tanto bene adattate, che il Conte, allorquando costui
prese licenza di andarsene, gli donò di presente dieci ducati
assicurandolo della grazia sua per lo avvenire. --
Scorticato, deriso e tradito il Conte donava, ed aveva reputazione di
negoziatore solenne, ma in pellicceria ci vanno più pelli di volpi, che
di asini, proverbio antico, che io ripeto spesso a edificazione dei
nostri uomini di stato.
Il Frascatino, trovato a casa il compare Angiolo barbiere del Papa, gli
raccontò per filo e per segno com'erano andate le cose, e lo pregò di
sottoporre agli occhi del Beatissimo Padre lo sbaraglio a cui ogni dì si
metteva per sua devozione; rammentasse che gli spagnuoli di nulla nulla
si accorgessero, egli era basito, il pezzo più grosso di lui sarebbe
stato l'orecchio; al paterno cuore di Sua Santità raccomandava cinque
figlioletti, che gli erano nati in casa fitti come le cinque dita della
mano. Se Angiolo dicesse coteste cose, o le tacesse al Papa, ignoro, ma
le avrà taciute di certo, però che ricorressero ogni dì obbligate ai
rapporti del Frascatino come il _Gloria Patri_ in fondo ai salmi; e
veramente dal dì che egli aveva raccomandato di farle presenti ad oggi,
i cinque figlioletti nati in casa fitti come le cinque dita delle mani a
questa ora dovevano essere cresciuti come pertiche: questo so, che Sisto
gli diede venti ducati perchè gli consegnasse al Frascatino, e lo
confortasse a servirlo con amore; se lo avesse contentato, ben per lui.
Angiolo le parole del Papa al Frascatino consegnò tutte, anzi ce ne
aggiunse un pizzicotto delle proprie: quanto a danari poi ne consegnò
mezzi, e dei mezzi con mille suoi arzigogoli arrivò a farsene dare dal
Frascatino la metà; entrambi si rubavano, e lo sapevano, e nondimanco
buttavano via tempo e parole a tendere lacciuoli che non chiappavano mai
uccelli, pratica ai giorni nostri lodevolmente continuata dai Ministri,
dagli Ambasciatori, e da Barbassori altri cotali per divertire la gente
che non ha modo di andare a' Teatri; però è curioso notare come la
Furfanteria facesse ai nostri barbieri le parti giuste così, che meglio
non avrebbe potuto l'Onestà, avendo avuto ognuno di essi quindici ducati
per lo appunto. Quindici ducati guadagnarono costoro a tradire i
padroni, e a rubarsi scambievolmente; di quanto avrebbero fatto civanzo
se tutto quel dì astenendosi da scioperare nel mestiere della spia
avessero esercitato quello del galantuomo?
* * * * *
Il conte Olivarez scrisse dispacci in Ispagna adoperandoci più fiele,
che inchiostro, e non ce n'era mestiero, perchè Filippo intendeva
scavalcare il Papa non mica avversando l'enormezze sacerdotali,
all'opposto esagerandole: insomma esercitare dirimpetto alla Chiesa le
parti, che tennero un dì i Profeti in faccia ai Leviti.
Qui porremo adesso la causa della controversia. Sisto fino dal 1588
aveva fatto stampare la Bibbia, volgata, e già per questo n'erano corse
le novelle, le quali crebbero fuori di misura questo anno quando si
seppe come, dopo volgarizzata in italiano, e stampata la Bibbia, con
amplissima bolla avesse ordinato, che si pubblicasse: nè per dimostranze
punto si rimetteva da quel suo fermo volere, anzi a cagione dei
contrasti vie più incaponiva, conforme gli dettava la indole ritrosa; e
a qualche cardinale, che s'industriava ritrarnelo, rispose sboccato: _lo
abbiamo fatto per voi altri ignoranti che non intendete il latino_.
Siccome Sisto morì il ventisei agosto dell'anno seguente, prima che il
suo disegno potesse avere compimento, i papi che gli tennero dietro non
solo mandarono a monte la cosa, ma ordinarono o consentirono, che la si
smentisse; però inefficacemente, conservandosi parecchie copie della
medesima, ed una in particolare nella biblioteca medicea di San Lorenzo
in Toscana, un'altra nell'Ambrosiana di Milano, e due in Ginevra. Quanto
alla Bolla, il Gesuita Briego la vide, e ne porge testimonianza nei suoi
Annali stampati a Parigi nel 1663.
Intorno alla Bibbia i papi apersero sempre giudizio poco parziale, per
non dire nemico, e per ragioni in parte buone, e in parte no; nè
mancarono, come sembra giusto, di quelli, che distinsero tra libro e
libro, e dal vecchio il Testamento nuovo.
Un pontefice non sapeva capacitarsi, come un uomo dabbene si confidasse
imparare qualche cosa di buono nelle prime storie della Genesi; a mo' di
esempio nel peccato di Eva, e nella condanna a morte dell'universo
genere umano, nel fratricidio di Caino, nella vita indecentissima del
Patriarca Abramo, ed in quella troppo più biasimevole del Patriarca Lot,
e via discorrendo; e veramente non giunsi mai a comprenderlo nè manco
io.
Questa fu onestà, ma di simile erba ne cresce raro in Corte di Roma,
dove il Vangelo recato in italiano si aborre, come quello, che, messo
per falsariga sotto ai passi dei sacerdoti, ti mostra chiaro com'essi
camminino a granchio. Quando poi, a cagione dei molti volgarizzamenti
pubblicati dalle sette, ogni divieto fu visto riescire indarno, Roma
mise mano a sua posta a volgarizzare la Bibbia a modo suo, e non potendo
in quel modo avvantaggiarsi troppo, a infagottarla con glosse, e
commenti per guisa, -- _che del no vi si fa ita_. -- Ciò, che dal Vangelo
si vieta, dalla Chiesa permettasi, mentre per converso si concede da
questa, quanto da quello si riprova. La Corte di Roma pretende chiarire
il senso o la parola oscuri, e commette un errore e una insolenza;
errore però che tutti capiscono aperto anche troppo; insolenza,
conciossiachè appunti Cristo di non sapersi spiegare, il quale pure i
concetti suoi predicava alle plebi, ai fanciulli, e alle donne; nè qui
rimane la improntitudine di Roma, che più oltre arrisicandosi afferma
che i fedeli tra la interpretazione sua e la lettera del Vangelo devano,
sotto pena della eterna dannazione, attenersi a quello che s'insegna da
lei, in ciò sovvenendola con la propria autorità, tra gli altri santi,
santo Agostino, certo uomo d'ingegno, ma arruffato, e cervello balzano
almeno da tre.
Il re Filippo, stizzito contro il Papa per l'oltraggio fatto al suo
ambasciatore, pel diniego di favorire la lega promovendo segretamente
Enrico di Navarra, che poi fu re di Francia, e per la inclinazione di
Roma a comporre le faccende religiose nella Inghilterra, pigliò il
pretesto della Bibbia per convocare il consiglio di Coscienza con la
giunta di altri spettabili personaggi tenuti in conto di piissimi,
perchè, consultato il negozio, risolvessero quanto doveva farsi. Il
Consiglio, un po' per convinzione, e molto pel solito andazzo di
piaggiare i potenti, rispose: potere Sua Maestà, anzi dovere in buona
coscienza convocare un concilio generale di tutti i vescovi, e religiosi
e graduati dei suoi regni; farlo prima intimare al Pontefice, e
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Çirattagı - Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 02
  • Büleklär
  • Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 01
    Süzlärneñ gomumi sanı 4506
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1769
    38.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    51.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    59.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 02
    Süzlärneñ gomumi sanı 4629
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1883
    37.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    52.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    59.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 03
    Süzlärneñ gomumi sanı 4675
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1828
    38.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    53.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    60.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 04
    Süzlärneñ gomumi sanı 4697
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1827
    34.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    50.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    58.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 05
    Süzlärneñ gomumi sanı 4713
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1869
    36.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    51.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    58.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 06
    Süzlärneñ gomumi sanı 4660
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1844
    35.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    52.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    60.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 07
    Süzlärneñ gomumi sanı 4561
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1863
    34.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    50.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    58.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 08
    Süzlärneñ gomumi sanı 4524
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1830
    36.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    50.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    57.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 09
    Süzlärneñ gomumi sanı 4589
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1813
    34.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    50.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    57.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 10
    Süzlärneñ gomumi sanı 4667
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1759
    36.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    51.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    59.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 11
    Süzlärneñ gomumi sanı 4566
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1890
    36.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    50.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    58.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 12
    Süzlärneñ gomumi sanı 4655
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1900
    37.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    53.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    61.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Paolo Pelliccioni, Volume 1 (of 2) - 13
    Süzlärneñ gomumi sanı 2009
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 966
    46.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    60.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    66.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.