Gli eretici d'Italia, vol. III - 66
Süzlärneñ gomumi sanı 4244
Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1867
34.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
49.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
57.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
30,000 frati, 42,000 monache; cioè meno religiosi che non vi sieno
meretrici nella sola Parigi, dove ha sedicimila bastardi l'anno. Si
valutarono 1800 milioni i beni sodi del clero secolare, e 330 quelli
delle corporazioni religiose. V'è qualche frate a cui per vivere furono
assegnate lire 58 all'anno, cioè 16 centesimi al giorno.
[545] Nel 1867 avendo un deputato proposto che, come si spropriavano gli
enti cattolici, così si facesse de' protestanti ed israelitici, altri
s'oppose principalmente perchè i beni di questi poteano esser confiati
da lasciti od offerte di forestieri. Ma e tutto l'asse cattolico da chi
è fatto? e Roma? Più intrepidamente un giornale ministeriale rifletteva
non doversi lasciare i possessi al parroco, perchè se i parrocchiani
cambiassero religione, si troverebbero sprovisti per le spese di culto.
[546] Blanqui (_Hist. de l'Écon. polit._, tom. II, pag. 297) incolpa il
protestantismo di aver «spezzato il legame che univa le nazioni
cristiane, e sostituito l'egoismo nazionale all'armonia universale a cui
tendeva il Cattolicismo. Oggi non v'è più in Europa alcun pensiero
comune, capace rannodare gli spiriti e le convinzioni; in industria, in
politica, in filosofia, in religione le idee ondeggiano ad arbitrio
delle rivoluzioni».
[547] Vedi i discorsi di Despine e Girard del 24 febbrajo 1849.
[548] Al Senato, nell'agosto 1867 fu detto che Carlomagno convoca i
Concilj; che nella Chiesa greca gl'imperatori ordinavano, stabilivano le
credenze. E un altro disse che, nel deliberare sulla sopressione delle
corporazioni religiose, dovean lasciarsi da banda la questione
religiosa. L'argomento più forte era che lo Stato dovea impadronirsi
dell'asse ecclesiastico, perchè l'anno prima avea abolito gli enti
religiosi. Infatti la punizione d'un'ingiustizia è la necessità di
commetterne un'altra.
[549] Rattazzi, presidente del gabinetto, alla Camera, il 22 luglio
1867, diceva: «Se noi arriveremo a consolidare le nostre istituzioni,
ordinare il nostro paese, dare assetto alle nostre finanze, a diffondere
l'istruzione, a soddisfare i voti delle nostre popolazioni, porteremo al
potere temporale colpi più efficaci che non coi moti inconsulti».
[550] Per ripiego, Mamiani proponeva che il re abitasse a Frascati
(_Della rinascenza cattolica_). Uno de' più ostili, il Ferrari, diceva
in parlamento: «Il papato che voi credete morto, io che non son sospetto
di venerarlo, lo credo fortissimo: io veggo che quanti lo assaltano,
cápitano male». Seduta del 27 maggio 1860.
[551] In sensi diversi uscirono infiniti libri in Italia, dove sembra un
accordo degli scrittori l'opporsi al sentimento della immensa
maggioranza per abbattere questa ch'è la maggiore, e forse l'unica
grandezza italiana. Per vedere come s'intenda _la quistione romana_
basta un'occhiata ai discorsi proferiti alla Camera e gli articoli di
gazzette. Alla ventura prendo uno dei cento giornali di Milano, e vi
leggo: «Così è. La questione romana nacque soprattutto dal bisogno di
distruggere il _potere spirituale del papa_, che è il vero nemico della
nostra tranquillità nazionale, della nostra sicurezza interna, della
nostra civiltà, delle nostre istituzioni, delle nostre aspirazioni. Quel
_potere spirituale del Papa_, che non è la _religione_, come
candidamente confondono molti, perchè la religione è una parola
generica, che accoglie tutte le forme religiose, compresa quella degli
adoratori di cipolle; che non è il _cristianesimo_, di cui il papa è il
più indegno rappresentante; che non è neppure il _cattolicismo_ nel suo
significato puro e primitivo, ma è quella influenza semi-politica,
semi-religiosa, la quale si esercitò sempre dal pontefice, specialmente
nel nostro paese, coi tribunali ecclesiastici, colle scomuniche, coi
concordati, colle indulgenze, colle prediche, colla confessione, collo
scandalo, colla immoralità, cogli assurdi, col celibato dei preti, e con
tutti i mezzi insomma che scaturiscono appunto e precisamente dal
_potere spirituale_».
Fra i molti opuscoli e libri in senso diverso, discerniamo per la sua
brevità ed ordine uno pubblicato in Olanda col titolo _Le gouvernement
pontifical jugé par l'histoire, le bon sens et le droit_. Le sue
conchiusioni sono: 1º non v'è incompatibilità fra la missione di capo
della Chiesa e di principe italiano; 2º il papa non è nemico della
libertà, della civiltà, del progresso; 3º il governo pontifizio non è
peggiore degli altri; 4º non v'è malcontento generale negli Stati
romani, nè nimicizia fra il papa re e i sudditi suoi; 5º allo Stato
romano non mancano codici, nè la giustizia vi è male amministrata; 6º
l'insegnamento in ogni grado non vi è negletto, nè le finanze in ruina,
nè in decadenza l'agricoltura, l'industria, il commercio; 7º i preti non
sono incapaci di presedere all'amministrazione laica di un paese.
[552] Il cardinale Antonelli ministro di Stato, il 27 febbrajo 1866,
rispondeva a Touvenel ministro di Francia: «Può il papa accettar
consigli di riforme, ma non un'abdicazione parziale, e ciò per motivi
ben superiori agli interessi terreni. Nol può perchè i suoi Stati
appartengono alla Chiesa, per cui vantaggio furono costituiti: nol può
perchè giurò trasmetterli interi ai successori: nol può perchè,
rinunziato alle Romagne, dovrebbe rinunziare a tutti gli altri Stati e
al patrimonio della Chiesa, dovendo a tutte le provincie dar gli stessi
beni: nol può perchè ne vede conseguir la ruina spirituale di un milione
di sudditi, esposti a un governo corruttore; nol può per lo scandalo che
ne verrebbe a pregiudizio degli altri principi spodestati. Pio VI
cedette a fronte d'un poter violento che sentivasi solo nella sua
cerchia: Pio IX deve resistere a un principio, e i principj son
universali e fecondi, e vogliono essere applicati a tutto. La forza vien
fiaccata. Stabilendo un principio si autorizza ogni spogliazione fuor di
ragione e giustizia».
[553] Qualche cosa di simile aveano praticato i Fiorentini nella guerra
con Gregorio XI. Avendo questi gettato l'interdetto sulla loro città,
gli Otto della guerra, detti gli Otto Santi, ordinarono che col papa non
si trattasse di pace se non rivocasse prima i processi fatti contro la
città; inoltre che i chierici riaprissero le chiese e compissero gli
uffizj divini, e i cittadini v'intervenissero: i vescovi che s'erano
scostati dalle loro sedi, fra cui Angelo Ricasoli vescovo di Firenze,
tra due mesi tornassero al loro ministero; ai disobbedienti imponendo da
mille a diecimila fiorini di pena, secondo il loro grado; la qual somma
si togliesse, non dal benefizio, ma dal patrimonio loro particolare. Non
v'è storico o cronista che non disapprovi questi atti, e presto se ne
ravvidero i Fiorentini stessi, che fecero la pace (1378).
[554] Del Governo pontifizio noi ragionammo nel Vol. I, pag. 157.
[555] L'autore di quest'opera li raccolse in un opuscolo intitolato
_Chiesa e Stato_. Genova 1867.
[556] Temendo che la convenzione 15 settembre 1864 fosse violata dal
Governo italico appena partita la guarnigione francese, tutti i vescovi
di Francia emanavano pastorali per asserire la necessità dell'autorità
temporale del pontefice. Fra gli altri l'arcivescovo di Tolosa confutava
la formola _Roma è dei Romani_. «Un pugno di faziosi tenta di prendersi
ciò che è nostro; e un latrocinio sì fatto a nostro danno si vorrebbe da
noi sanzionato? Roma è dominio sacro di tutta la cattolicità: con qual
diritto sarebbe dunque essa usurpata dall'ambizione d'un solo popolo? —
Quelle catacombe sono per noi tombe di famiglia; e su quel terreno,
conquistato col sangue della Chiesa nascente, i secoli hanno scritto a
favore dei figli dei martiri, _Concessione perpetua_. Chi vi ha dunque
che abbia veste per rompere un contratto di tal sorta? Quelle reliquie
sono ossa dei nostri padri. Perchè si vien dunque a turbare le sacre
cripte ov'esse riposano? A spese nostre furono innalzate quelle
basiliche cristiane; quelle rovine, a nostre spese furono sgombrate. Può
dirsi di Roma, che essa è un fondo, del quale i suoi abitanti hanno
l'_usufrutto_, ma la _proprietà_ appartiene al mondo cattolico. Gli
usufruttuarj possiedono, ma non hanno il diritto di alienare. Noi siamo
ducento milioni, che tutti abbiamo diritto di cittadinanza e di
suffragio nella nostra _capitale spirituale_. Qualora si volesse sul
serio mettere ai voti i diritti di Pio IX come monarca, converrebbe
intimare a tutti gli Stati, a tutti i popoli suoi figli quell'ora
solenne, e dar tempo a tutti di venire dal settentrione o dal
mezzogiorno d'Europa, dal fondo dell'Asia, dalle due Americhe, dai
deserti dell'Africa, dalle cinque parti del mondo, per deporre il loro
voto in questa urna elettorale; e per certo quei voti farebbero
testimonianza della ingratitudine dei _Romani di Roma_, e della ferma
volontà dei _Romani dell'Universo_».
[557] Atti dell'arresto di Salvatore Cognetti a Napoli nel maggio 1866.
[558] Per non parere parziali, e sottrarci alle impressioni di paese,
lascieremo parlare un tedesco poco gradito da Roma, ma pur prete;
il Döllinger (_Papsthum und Kircher staat._ Monaco 1851).
«L'amministrazione di Pio IX è savia, benefica, dolce, economa,
applicata ai miglioramenti e alle istituzioni utili. Ogni opera
personale di lui è degna del capo della Chiesa, nobile, liberale, nel
miglior senso della parola. Nessun principe potrebbe spendere meno di
Pio IX per la Corte sua e i personali bisogni. Egli realizza quanto può
attendersi da un monarca amoroso de' suoi sudditi, e può dirsi di lui
come del Salvatore, _Pertransit benefaciendo_, e fa comprendere come al
passato, in quanto sovranità temporale potrebb'essere la più perfetta
istituzione umana. Un uomo ancora nel vigore dell'età, dopo una
giovinezza irreprovevole, dopo esercitate coscienziosamente le funzioni
episcopali, eccolo elevato alla maggior dignità, rivestito di podestà
reale: non conosce fantasie dispendiose, non ha altra passione che di
far bene, altra ambizione che d'essere amato; divide il giorno fra la
preghiera e gli affari: la sua ricreazione consiste in una passeggiata
nei giardini, una visita a una chiesa, a una prigione, a una istituzione
di carità. Senza bisogni personali, senza legami terreni, senza nipoti o
favoriti; dà libero accesso a tutti: a' diritti e poteri del suo
ministero non dà altra estensione che quella de' suoi doveri. L'economia
e la semplicità che regolano la sua Corte gli porgono facoltà di
moltiplicare i suoi benefizj e lenir la miseria e i dolori. Fa alzare
edifizj, come tutti i papi, ma non palazzi sontuosi, bensì opere di
pubblica utilità. Mal conosciuto, maltrattato, offeso atrocemente,
pagato sol d'ingratitudine, mai non bramò vendetta, mai non fece un atto
di durezza; non seppe che perdonare e far grazie. Bevve il calice del
nettare e quello del fiele sino alla feccia; udì l'_osanna_, poi il
_crucifige_; l'uomo di sua confidenza cadde sotto il pugnale assassino;
il suo segretario gli fu ucciso a' fianchi; pure verun sentimento di
livore, verun soffio di collera turbò il puro specchio dell'anima sua;
non la follia degli uomini, non la loro malvagità lo irrita: segue sua
strada con passo fermo e sempre eguale, come gli astri. Il suo cammino
non sarà forse sino alla fine che un lungo martirio; e sotto quello
aspetto potrebbe alcuno paragonarlo a Luigi XVI; ma bisogna elevarsi a
similitudine più eccelsa. Pio IX sa che il discepolo non dev'essere
trattato meglio che il maestro; che il pastore d'una Chiesa, il cui
fondatore morì sulla croce, non dee meravigliarsi nè mormorare se casca
sotto il peso della croce».
[559] «Combatto l'originalità di dar la libertà alla Chiesa, perchè tale
originalità mi è sospetta». _Atti della Camera_, p. 1370 «Si
rafforzarono con ordini del giorno quelli che diconsi privilegi del
poter civile in materia ecclesiastica; nessuno osò affermare che la
libertà sia una cattiva cosa: ma i più caldi e i più schietti fecero
intendere che le buone cose è meglio tenerle per sè che concederle agli
altri: la Chiesa ci è nemica, perchè darle la libertà di nuocerci? Con
costoro sarebbe inutile ragionare di giustizia e di diritto. Ma si può
loro opporre un argomento utilitario vecchissimo, quello del Machiavello
a proposito de' nemici potenti che s'hanno a carezzare se non si possono
spegnere». SCIALOJA.
[560] Nel Veneto, anche prima di farvi il plebiscito si pubblicò abolito
il Concordato, soppresse le corporazioni religiose, stabilito
l'_exequatur_ ecc. Il giorno che a Venezia s'inalberava la bandiera
italiana fu insultato il patriarca, non perchè non volesse metterla, ma
perchè l'avea messa.
[561] Al Senato si asserì che il papa non mosse lamentanze intorno alle
leggi di soppressione e di disamortizzazione; che non mette in dubbio il
diritto che ha lo Stato a far ciò; nè potrebbe esprimere più chiaramente
l'aquiescenza, se non un assenso. _Atti del Senato_ 1867, pag. 241.
Aggiungasi il Paciaudi, teatino torinese, bibliotecario di Parma e
istigatore o stromento del Dutillot nelle riforme religiose e nel
perseguitare i Gesuiti, che chiamava mercanzia pestifera. Giovan
Battista Riga, avvocato fiscale, scrisse sulle parole di Cristo _Regnum
meum non est de hoc mundo_, e per sostenere il matrimonio de' preti.
[562] Senza parlar di calci, un altro deputato diceva l'11 luglio: «Il
_delenda Cartago_ del partito veramente nazionale e liberale debb'essere
rappresentato dallo scrivere sulla nostra bandiera _Cessazione del
potere temporale del papato_». Atti, pag. 1292.
[563] _Datum est illi bellum facere cum sanctis et vincere eos._
Apocalissi XII, 7.
DISCORSO LVI.
LE SÈTTE SOFISTICHE. GLI ODIERNI DISSIDENTI.
Mentre gli uni voleano conquistar Roma colla forza aperta, altri
lentamente invaderla coi mezzi morali, v'era chi, vedendo inseparabili
l'ordine temporale e lo spirituale, asseriva non si riuscirebbe colla
forza e colle tresche diplomatiche, ma solo col toglier la fede e
distruggere il cattolicismo. Oltre dunque profittare di quelli che, se
attirano scomuniche e interdizioni, non professano separarsi dalla
certezza della fede e rompere il vincolo dell'unità, il Governo a' suoi
fini si ricordò che, irreconciliabili come nel XVI secolo, rimangono
sempre a fronte il cattolicismo, sintesi universale della ragione umana,
elevata fin alla ragione divina mediante la rivelazione; e la protesta,
ispirata massimamente da odio alla supremazia italiana, da pretensione a
nazionalità segregata. Fin dal suo apparire noi indicammo come i nuovi
suoi simboli e le confessioni non appoggiandosi all'autorità, essa
dovesse o tradire la logica, oppure arrivare all'organamento libero
della religione, all'unione de' Cristiani non più nella lettera morta,
ma nell'idea pura, cioè nelle infinite gradazioni del giudizio
individuale. In fatto adoprò indarno evoluzioni dogmatiche o ripieghi
costituzionali per avvicinarsi all'unità; cercò indarno qualche autorità
fuori di quella che dice antiquata, onde fissarsi tra lo scetticismo
puramente materiale, e le forme sfumate del misticismo.
Alcuni fra' Protestanti credono ancora sia necessario alla salute
l'accettare la rivelazione cristiana, prestar fede a certi miracoli, a
certi dogmi, quali la trinità, l'originale corruzione della natura
umana, l'impotenza dell'uomo al bene, le postume retribuzioni. Ma mentre
la Chiesa cattolica confida di non venire mai meno perchè i suoi dogmi,
trascendenti l'umana capacità, non sono inventati ma dati, e portano
l'unità col sottomettere a un capo, pare che fuor di essa non possano
darsi più che Metodisti o Sociniani.
Il secolo XVI aveva impugnato l'autorità della Chiesa mediante
l'autorità della Bibbia: il secolo XVIII mediante frivolezze e riso
battè culto, dogmi, misteri: il secolo nostro combatte il cattolicismo
uscendo dal cristianesimo: vuol sottrarre alla Chiesa anche
l'interpretazione de' libri santi, neppure il vangelo accettando se non
in quanto risponde alle convinzioni del nostro intelletto, sovvertendo
gli avvenimenti storici, e l'analisi esegetica applicando fin al
subjetto teantropico. Alla salvezza (dicono) si giungeva prima del
cristianesimo, e si giunge fuori di esso da coloro cui non fu dato
riconoscere la vanità delle loro credenze: si dà un progresso della fede
come delle altre scienze; libera l'interpretazione della Scrittura a
segno, che nè tampoco occorre definire la divinità, nè riconoscere ajuti
o impacci alla libertà morale, nè originale incapacità alle virtù e alla
derivante santificazione: all'immensa equità e bontà di Dio repugna
l'eternità de' castighi. Escluso il sopranaturale dalla ragion
dell'uomo, si esclude anche dagli annali dell'umanità, e per aspirazione
ad unificare il sentimento religioso si esclama, «Non più teologia
dogmatica non miracoli[564], non superna ispirazione delle Scritture,
non redenzione, non comunione dei fedeli: la religione è un sentimento,
nè l'intelletto v'ha a fare; la scienza non ha nulla di comune colla
fede, anzi la scalza». A persuadere ciò si mira non tanto con violenza e
in aspetto di rabbia, quanto col lento e sistematico disfare pezzo a
pezzo credenze e tradizioni, ed il sopranaturale e la Chiesa presentare
quasi in contrapposto colla scienza e colla civiltà moderna.
La società cristiana si compone di Dio principio supremo; del Cristo,
divino mediatore; della Chiesa, società conservatrice eterna
dell'incorruttibile verità che unisce gli uomini. Ebbene: dapprima si
disse: «Giù la Chiesa, tralignata, meretrice; si conservi Cristo solo,
Cristo nudo». Poi si disse, «Cristo è un mito, i vangeli un romanzo: non
più Cristo». Presto si arrivò al «Non più Dio»; e nell'impossibilità di
far un _credo_ comune, si fa senza _credo_; è ortodosso chiunque è
sincero[565]. Ma i sinceri è notevole come ritornino verso l'autorità,
siccome vedesi ne' Puseisti. Vi ritornano pure i liberali, che il
suffragio popolare riscontrano nelle decisioni de' Concilj e
nell'elezione dei papi; vi ritornano quelli che sentono l'istinto
dell'ordine, il bisogno di certezza, d'unità di spirito, di comunanza di
preghiere.
Nei tempi napoleonici, quando si considerava nemico chiunque non
s'incurvava, se perseguitossi la Chiesa cattolica, non si favorì guari
la protestante. Se il vulgo colto celiava ancora con Voltaire, il popolo
cresceva rispetto ai sacerdoti quanto li vedeva più oppressi nel loro
capo. La restaurazione credette consolidarsi mediante l'alleanza del
trono coll'altare; e la religione dominante in Italia fu la cattolica,
anche ne' paesi sottoposti all'Austria, dove ogn'altra era tollerata, e
dove i Protestanti erano ammessi a tutti gli impieghi, non però con
pubblicità di culto.
I Valdesi di Piemonte, de' quali accennammo le vicissitudini nel
discorso LI. contro i proprj re invocarono l'intervento straniero: ma
all'Inghilterra che s'intromise a loro favore, fu mostrato come gli
editti contro di essi fossero meno severi che quei d'_altri Stati_
contro i Cattolici. Non crescevano però di numero, nè presumevano far
conversioni; e se moltiplicaronsi libri e storie apologetiche, v'ebbero
contradditori; fra cui già nominammo il vescovo Charvaz, che, oltre la
storia, fece la _Guida del catecumeno valdese_, ribattendone gli errori,
e difendendo la religione cattolica ne' suoi dogmi, nel suo culto, nella
sua disciplina. Re Carlo Felice aveva permesso una chiesa protestante a
Nizza, ma che si predicasse solo in tedesco. Un Buscarlet ministro, non
sapendo di tedesco, predicava in francese, ma gli fu vietato nel 1836,
senza dar ascolto al conte Truchsses ministro di Prussia, che prese
parte per lui. Esso Truchsses cercava trarre uditori alla cappella
evangelica che teneva nel suo palazzo a Torino, e volle anche aprirne
alcuna di fuori, ma ne fu impedito. Nel 1836 girava per Italia una
signora Childers, dispensando Bibbie e stampe eterodosse, fra cui la
_Fede Generale dei Riformati_, e una spiegazione del serpente di
bronzo[566].
In favore de' Valdesi si mosse di nuovo l'Inghilterra nel 1841, quando
Carlalberto ordinò rientrassero nei legali loro confini. Lord Aberdeen
scrisse una calda nota al Governo sardo, che rispose con secco diniego.
Ma poichè l'opposizione in Inghilterra tornava sempre su quel tema, il
ministro rinnovò le pratiche, e il conte Pollone (18 febbrajo 1843)
replicò sarebbe errore politico non men che peccato religioso il
concedere ai Valdesi di abitare fuori dei loro limiti; volersi
conservare l'unità cattolica, e i sentimenti del re e del paese doversi
rispettare quanto quelli di Giorgio IV, inesorabile a non voler
emancipare i Cattolici[567].
Quanto all'interno, nel 1820 era parso risvegliarsi lo spirito
religioso, principalmente per impulso di Felice Neffi; e quella
edificazione che più non trovavano nei tempj, molti la cercavano in
riunioni indipendenti e riti liberi e più spirituali. Ai pastori ne
spiacque, credendo lor privilegio la predicazione: la pietà dissidente
tacciarono di Darbismo, e infatti a questo piegò, volendo escludere ogni
liturgia fissa e uniforme, ogni sacerdozio privilegiato, quasi conducano
al formalismo, all'indifferenza religiosa e alla disperante apatia della
Chiesa officiale. Dio non istabilì veruna autorità che organasse la
Chiesa di Cristo, nè tale sistemazione è contenuta nel codice sacro: una
Chiesa ha unico capo Cristo, nè altro padrone, cioè è sovrana[568], e
come tale può star da sè (_congregazionismo_) o confederarsi ad altre
(_presbiterianismo_). Presbiteriana è la Chiesa valdese, ma il problema
più difficile è stabilire i rapporti fra le Chiese particolari e la
generale, in modo che questa non usurpi i diritti e l'individualità di
quelle.
Le chiese rimanevano distinte e indipendenti ciascuna, senz'altro legame
che della stessa fede e d'un'opera comune, ma nel 1839 si radunarono in
parrocchie, poi nella _costituzione della Chiesa valdese_ data dal
sinodo del 1855 si consolidò questa novità col pretesto di
francheggiarsi a fronte delle difficoltà, anzichè osteggiarsi una chiesa
coll'altra. Il progresso delle idee liberali in Italia (diceano gli
oppositori) abbastanza protegge ora i Valdesi, mentre la fusione vale
quanto il distruggere i membri per formare un corpo: nè la Chiesa
generale direbbesi libera quando nol sono le particolari. _Il bisogno
dell'unità è pericoloso, e non v'è chiesa generale dove non v'abbia
chiese particolari libere, autonome e sovrane._ Sono idee anglicane: e
v'è chi vorrebbe introdurre fin i vescovi, sotto il nome di _Moderatore
a vita_. Altri invece esorbitante trovano l'autorità concessa alla
Tavola di «provvedere per mezzo di regolamenti a quanto concerne il
culto pubblico e l'amministrazione spirituale e temporale delle
parrocchie»; per lo che il clero riesce ad aver superiorità nella
legislazione, nell'amministrazione, nella disciplina, nel culto, fin
nell'istruzione pubblica; dispone dei doni e sussidj venuti di fuori. La
nuova costituzione trasse alla Chiesa la nomina de' parroci diversi, dal
che, oltre altri inconvenienti, deriva che le elezioni emanano da
spirito di consorteria e di famiglia, «una delle più triste piaghe del
paese, e che vi produce la lebbra che corrose la Chiesa romana, il
nepotismo»[569]. Laonde per l'onor del paese e per la pace e la vita
della Chiesa chiedeasi prevalesse il congregazionismo, l'indipendenza
delle varie parrocchie, ciascuna delle quali nomini i deputati al
sinodo[570]. Pertanto restarono divisi in Valdesi _diaconi_ e Valdesi
_della tavola_.
Nel 1839 a Filadelfia negli Stati Uniti si costituì una Società _Degli
Amici Italiani_, che proponeansi di combattere il cattolicismo nel suo
centro, e nel suo capo: e fu denunziata da Gregorio XVI. A Firenze tra
l'arcadica fiacchezza di quel governo, e tra le pedantesche gelosie
leopoldine contro il clero, potè estendersi il protestantesimo, favorito
anche dal gabinetto letterario del Vieusseux, dove radunavansi il fior
della città e tutti i forestieri; Matilde Calandrini, stabilitasi a Pisa
nel 1831, introdusse gli asili infantili e convertì alcuno
all'evangelismo; Enrico Meyer, autore di scritti pedagogici, fe porre un
Istituto dei padri di famiglia protestante. L'apostolato invigorì però
solo dopo che nel 1848, l'avversione ai pontefici fu innestata dalla
nuova politica, colla libertà d'infamare e maledire ciò che era venerato
e benedetto. I fratelli Guicciardini, spalleggiati da Mather, dagli
Aldbourough e da altri, teneano conventicole, ove leggere e commentare
la Bibbia; ma poichè ciò repugnava alle leggi del paese, furono indotti
ad andarsene. Un ostiere Madiai, sposo ad una inglese, nel 1852
propagava libri e dottrine protestanti, e poichè, a norma della legge,
venne arrestato, se ne levò uno scalpore europeo; l'Inghilterra minacciò
richiamare il suo ministro; tutta la diplomazia parve sbigottirsi che
alcun pericolo incorressero gli emissarj protestanti: il granduca
dovette cedere, e se ne menò trionfo; i predicanti operarono più sicuri,
e quest'atto fu una delle accuse che si accamparono per abbattere la
dinastia. Ciò spieghi le irriflessive simpatie, onde i Protestanti
secondarono le successive sovversioni[571].
Data al Piemonte la costituzione del 1848, i Valdesi aveano ottenuto di
essere pareggiati agli altri cittadini, sicchè uscirono dalle loro
valli, eressero chiese in Torino e altrove, e poterono gridare: «Ecco
finalmente cadute le secolari barriere che intercettavano il passo alla
parola di Dio: ormai si può credere diversamente dal prete, e professare
senza ostacolo, e diffondere la propria credenza. Venite dunque,
fratelli, presto venite, che è giunto il tempo d'evangelizzare
l'Italia»[572].
E vennero, diffusero libri, moltiplicarono predicazioni e stampe. Fra
queste la _Buona Novella, giornale dell'evangelizzazione italiana_,
proponeva un premio di milleducento lire al migliore scritto «sopra la
necessità e i mezzi di operar una riforma cristiana in Italia. Convinti
che _tutti_ i mali che affliggono l'Italia, di qualunque natura essi
siano (!), ha per cagione principale l'ignoranza o l'abbandono dei
principj del cristianesimo, e le false interpretazioni date
agl'insegnamenti del Salvator degli uomini, dovrebbesi mostrare fino a
qual punto il vero cristianesimo sia lungi dall'Italia, e ignoratine i
principj; l'indifferenza, l'incredulità, la superstizione invadano le
diverse classi della società, donde la decadenza del senso morale,
l'indebolimento o distruzione della vita di famiglia; la vita pubblica,
le lettere, le scienze, le arti, l'agricoltura, l'industria ed ogni
materiale interesse del paese siano incagliati a cagione del suo stato
morale».
Il simbolo di quel giornale era amplissimo «Sia facoltà a chi il voglia
di non ammettere l'esistenza di Dio (pag. 109). La libertà dei culti non
solo si deve estendere a tutte le credenze religiose, ma ben anche a
qualunque setta o accademia o scuola che non riconosca nè religione nè
Dio» (pag. 234). Ed assicurava che «tutti i giornali del Piemonte
obbediscono a una direzione più o meno protestante e non si stancano di
proclamare che la coscienza deve esser libera, e che nessuna potenza
della terra ha il diritto di regolare le nostre attinenze con Dio».
Se ne sbigottirono non soltanto i vescovi nostri, ma i conservatori che
vedeano minacciato lo Statuto, il cui primo articolo porta che «la
cattolica, apostolica, romana è la religione dello Stato»: e che
comprendeano il protestantesimo in Italia non poter essere mai culto e
chiesa, bensì strumento di perturbazione e distruzione; sovvertirebbe la
vita e le consuetudini dell'universalità del paese, precipiterebbe
nell'incredulità formale spiriti già alieni dalla fede positiva e dalle
pratiche religiose. Chi poi accetterebbe il vanto che si danno di far
proseliti fra gl'increduli, e dir a questi, «Non credevi nulla; or
almeno a qualche cosa credi?»
La Savoja, non ancor venduta alla Francia, lottò risoluta contro la
propaganda; e Guglielmo De la Rive, in un elogio del conte Cavour,
palesa quanto ebbe questo ministro a faticare onde superar quella
resistenza. Della quale esso dà per ragione il maggior fanatismo de'
Savojardi; l'essere in paese povero più forti i pregiudizj, e far parte
de' costumi che preservano. Adduce casi ove bisognò tutta la prepotenza
del Cavour per obbligare ad eriger cappelle: vi si riuscì a Mornex e
meretrici nella sola Parigi, dove ha sedicimila bastardi l'anno. Si
valutarono 1800 milioni i beni sodi del clero secolare, e 330 quelli
delle corporazioni religiose. V'è qualche frate a cui per vivere furono
assegnate lire 58 all'anno, cioè 16 centesimi al giorno.
[545] Nel 1867 avendo un deputato proposto che, come si spropriavano gli
enti cattolici, così si facesse de' protestanti ed israelitici, altri
s'oppose principalmente perchè i beni di questi poteano esser confiati
da lasciti od offerte di forestieri. Ma e tutto l'asse cattolico da chi
è fatto? e Roma? Più intrepidamente un giornale ministeriale rifletteva
non doversi lasciare i possessi al parroco, perchè se i parrocchiani
cambiassero religione, si troverebbero sprovisti per le spese di culto.
[546] Blanqui (_Hist. de l'Écon. polit._, tom. II, pag. 297) incolpa il
protestantismo di aver «spezzato il legame che univa le nazioni
cristiane, e sostituito l'egoismo nazionale all'armonia universale a cui
tendeva il Cattolicismo. Oggi non v'è più in Europa alcun pensiero
comune, capace rannodare gli spiriti e le convinzioni; in industria, in
politica, in filosofia, in religione le idee ondeggiano ad arbitrio
delle rivoluzioni».
[547] Vedi i discorsi di Despine e Girard del 24 febbrajo 1849.
[548] Al Senato, nell'agosto 1867 fu detto che Carlomagno convoca i
Concilj; che nella Chiesa greca gl'imperatori ordinavano, stabilivano le
credenze. E un altro disse che, nel deliberare sulla sopressione delle
corporazioni religiose, dovean lasciarsi da banda la questione
religiosa. L'argomento più forte era che lo Stato dovea impadronirsi
dell'asse ecclesiastico, perchè l'anno prima avea abolito gli enti
religiosi. Infatti la punizione d'un'ingiustizia è la necessità di
commetterne un'altra.
[549] Rattazzi, presidente del gabinetto, alla Camera, il 22 luglio
1867, diceva: «Se noi arriveremo a consolidare le nostre istituzioni,
ordinare il nostro paese, dare assetto alle nostre finanze, a diffondere
l'istruzione, a soddisfare i voti delle nostre popolazioni, porteremo al
potere temporale colpi più efficaci che non coi moti inconsulti».
[550] Per ripiego, Mamiani proponeva che il re abitasse a Frascati
(_Della rinascenza cattolica_). Uno de' più ostili, il Ferrari, diceva
in parlamento: «Il papato che voi credete morto, io che non son sospetto
di venerarlo, lo credo fortissimo: io veggo che quanti lo assaltano,
cápitano male». Seduta del 27 maggio 1860.
[551] In sensi diversi uscirono infiniti libri in Italia, dove sembra un
accordo degli scrittori l'opporsi al sentimento della immensa
maggioranza per abbattere questa ch'è la maggiore, e forse l'unica
grandezza italiana. Per vedere come s'intenda _la quistione romana_
basta un'occhiata ai discorsi proferiti alla Camera e gli articoli di
gazzette. Alla ventura prendo uno dei cento giornali di Milano, e vi
leggo: «Così è. La questione romana nacque soprattutto dal bisogno di
distruggere il _potere spirituale del papa_, che è il vero nemico della
nostra tranquillità nazionale, della nostra sicurezza interna, della
nostra civiltà, delle nostre istituzioni, delle nostre aspirazioni. Quel
_potere spirituale del Papa_, che non è la _religione_, come
candidamente confondono molti, perchè la religione è una parola
generica, che accoglie tutte le forme religiose, compresa quella degli
adoratori di cipolle; che non è il _cristianesimo_, di cui il papa è il
più indegno rappresentante; che non è neppure il _cattolicismo_ nel suo
significato puro e primitivo, ma è quella influenza semi-politica,
semi-religiosa, la quale si esercitò sempre dal pontefice, specialmente
nel nostro paese, coi tribunali ecclesiastici, colle scomuniche, coi
concordati, colle indulgenze, colle prediche, colla confessione, collo
scandalo, colla immoralità, cogli assurdi, col celibato dei preti, e con
tutti i mezzi insomma che scaturiscono appunto e precisamente dal
_potere spirituale_».
Fra i molti opuscoli e libri in senso diverso, discerniamo per la sua
brevità ed ordine uno pubblicato in Olanda col titolo _Le gouvernement
pontifical jugé par l'histoire, le bon sens et le droit_. Le sue
conchiusioni sono: 1º non v'è incompatibilità fra la missione di capo
della Chiesa e di principe italiano; 2º il papa non è nemico della
libertà, della civiltà, del progresso; 3º il governo pontifizio non è
peggiore degli altri; 4º non v'è malcontento generale negli Stati
romani, nè nimicizia fra il papa re e i sudditi suoi; 5º allo Stato
romano non mancano codici, nè la giustizia vi è male amministrata; 6º
l'insegnamento in ogni grado non vi è negletto, nè le finanze in ruina,
nè in decadenza l'agricoltura, l'industria, il commercio; 7º i preti non
sono incapaci di presedere all'amministrazione laica di un paese.
[552] Il cardinale Antonelli ministro di Stato, il 27 febbrajo 1866,
rispondeva a Touvenel ministro di Francia: «Può il papa accettar
consigli di riforme, ma non un'abdicazione parziale, e ciò per motivi
ben superiori agli interessi terreni. Nol può perchè i suoi Stati
appartengono alla Chiesa, per cui vantaggio furono costituiti: nol può
perchè giurò trasmetterli interi ai successori: nol può perchè,
rinunziato alle Romagne, dovrebbe rinunziare a tutti gli altri Stati e
al patrimonio della Chiesa, dovendo a tutte le provincie dar gli stessi
beni: nol può perchè ne vede conseguir la ruina spirituale di un milione
di sudditi, esposti a un governo corruttore; nol può per lo scandalo che
ne verrebbe a pregiudizio degli altri principi spodestati. Pio VI
cedette a fronte d'un poter violento che sentivasi solo nella sua
cerchia: Pio IX deve resistere a un principio, e i principj son
universali e fecondi, e vogliono essere applicati a tutto. La forza vien
fiaccata. Stabilendo un principio si autorizza ogni spogliazione fuor di
ragione e giustizia».
[553] Qualche cosa di simile aveano praticato i Fiorentini nella guerra
con Gregorio XI. Avendo questi gettato l'interdetto sulla loro città,
gli Otto della guerra, detti gli Otto Santi, ordinarono che col papa non
si trattasse di pace se non rivocasse prima i processi fatti contro la
città; inoltre che i chierici riaprissero le chiese e compissero gli
uffizj divini, e i cittadini v'intervenissero: i vescovi che s'erano
scostati dalle loro sedi, fra cui Angelo Ricasoli vescovo di Firenze,
tra due mesi tornassero al loro ministero; ai disobbedienti imponendo da
mille a diecimila fiorini di pena, secondo il loro grado; la qual somma
si togliesse, non dal benefizio, ma dal patrimonio loro particolare. Non
v'è storico o cronista che non disapprovi questi atti, e presto se ne
ravvidero i Fiorentini stessi, che fecero la pace (1378).
[554] Del Governo pontifizio noi ragionammo nel Vol. I, pag. 157.
[555] L'autore di quest'opera li raccolse in un opuscolo intitolato
_Chiesa e Stato_. Genova 1867.
[556] Temendo che la convenzione 15 settembre 1864 fosse violata dal
Governo italico appena partita la guarnigione francese, tutti i vescovi
di Francia emanavano pastorali per asserire la necessità dell'autorità
temporale del pontefice. Fra gli altri l'arcivescovo di Tolosa confutava
la formola _Roma è dei Romani_. «Un pugno di faziosi tenta di prendersi
ciò che è nostro; e un latrocinio sì fatto a nostro danno si vorrebbe da
noi sanzionato? Roma è dominio sacro di tutta la cattolicità: con qual
diritto sarebbe dunque essa usurpata dall'ambizione d'un solo popolo? —
Quelle catacombe sono per noi tombe di famiglia; e su quel terreno,
conquistato col sangue della Chiesa nascente, i secoli hanno scritto a
favore dei figli dei martiri, _Concessione perpetua_. Chi vi ha dunque
che abbia veste per rompere un contratto di tal sorta? Quelle reliquie
sono ossa dei nostri padri. Perchè si vien dunque a turbare le sacre
cripte ov'esse riposano? A spese nostre furono innalzate quelle
basiliche cristiane; quelle rovine, a nostre spese furono sgombrate. Può
dirsi di Roma, che essa è un fondo, del quale i suoi abitanti hanno
l'_usufrutto_, ma la _proprietà_ appartiene al mondo cattolico. Gli
usufruttuarj possiedono, ma non hanno il diritto di alienare. Noi siamo
ducento milioni, che tutti abbiamo diritto di cittadinanza e di
suffragio nella nostra _capitale spirituale_. Qualora si volesse sul
serio mettere ai voti i diritti di Pio IX come monarca, converrebbe
intimare a tutti gli Stati, a tutti i popoli suoi figli quell'ora
solenne, e dar tempo a tutti di venire dal settentrione o dal
mezzogiorno d'Europa, dal fondo dell'Asia, dalle due Americhe, dai
deserti dell'Africa, dalle cinque parti del mondo, per deporre il loro
voto in questa urna elettorale; e per certo quei voti farebbero
testimonianza della ingratitudine dei _Romani di Roma_, e della ferma
volontà dei _Romani dell'Universo_».
[557] Atti dell'arresto di Salvatore Cognetti a Napoli nel maggio 1866.
[558] Per non parere parziali, e sottrarci alle impressioni di paese,
lascieremo parlare un tedesco poco gradito da Roma, ma pur prete;
il Döllinger (_Papsthum und Kircher staat._ Monaco 1851).
«L'amministrazione di Pio IX è savia, benefica, dolce, economa,
applicata ai miglioramenti e alle istituzioni utili. Ogni opera
personale di lui è degna del capo della Chiesa, nobile, liberale, nel
miglior senso della parola. Nessun principe potrebbe spendere meno di
Pio IX per la Corte sua e i personali bisogni. Egli realizza quanto può
attendersi da un monarca amoroso de' suoi sudditi, e può dirsi di lui
come del Salvatore, _Pertransit benefaciendo_, e fa comprendere come al
passato, in quanto sovranità temporale potrebb'essere la più perfetta
istituzione umana. Un uomo ancora nel vigore dell'età, dopo una
giovinezza irreprovevole, dopo esercitate coscienziosamente le funzioni
episcopali, eccolo elevato alla maggior dignità, rivestito di podestà
reale: non conosce fantasie dispendiose, non ha altra passione che di
far bene, altra ambizione che d'essere amato; divide il giorno fra la
preghiera e gli affari: la sua ricreazione consiste in una passeggiata
nei giardini, una visita a una chiesa, a una prigione, a una istituzione
di carità. Senza bisogni personali, senza legami terreni, senza nipoti o
favoriti; dà libero accesso a tutti: a' diritti e poteri del suo
ministero non dà altra estensione che quella de' suoi doveri. L'economia
e la semplicità che regolano la sua Corte gli porgono facoltà di
moltiplicare i suoi benefizj e lenir la miseria e i dolori. Fa alzare
edifizj, come tutti i papi, ma non palazzi sontuosi, bensì opere di
pubblica utilità. Mal conosciuto, maltrattato, offeso atrocemente,
pagato sol d'ingratitudine, mai non bramò vendetta, mai non fece un atto
di durezza; non seppe che perdonare e far grazie. Bevve il calice del
nettare e quello del fiele sino alla feccia; udì l'_osanna_, poi il
_crucifige_; l'uomo di sua confidenza cadde sotto il pugnale assassino;
il suo segretario gli fu ucciso a' fianchi; pure verun sentimento di
livore, verun soffio di collera turbò il puro specchio dell'anima sua;
non la follia degli uomini, non la loro malvagità lo irrita: segue sua
strada con passo fermo e sempre eguale, come gli astri. Il suo cammino
non sarà forse sino alla fine che un lungo martirio; e sotto quello
aspetto potrebbe alcuno paragonarlo a Luigi XVI; ma bisogna elevarsi a
similitudine più eccelsa. Pio IX sa che il discepolo non dev'essere
trattato meglio che il maestro; che il pastore d'una Chiesa, il cui
fondatore morì sulla croce, non dee meravigliarsi nè mormorare se casca
sotto il peso della croce».
[559] «Combatto l'originalità di dar la libertà alla Chiesa, perchè tale
originalità mi è sospetta». _Atti della Camera_, p. 1370 «Si
rafforzarono con ordini del giorno quelli che diconsi privilegi del
poter civile in materia ecclesiastica; nessuno osò affermare che la
libertà sia una cattiva cosa: ma i più caldi e i più schietti fecero
intendere che le buone cose è meglio tenerle per sè che concederle agli
altri: la Chiesa ci è nemica, perchè darle la libertà di nuocerci? Con
costoro sarebbe inutile ragionare di giustizia e di diritto. Ma si può
loro opporre un argomento utilitario vecchissimo, quello del Machiavello
a proposito de' nemici potenti che s'hanno a carezzare se non si possono
spegnere». SCIALOJA.
[560] Nel Veneto, anche prima di farvi il plebiscito si pubblicò abolito
il Concordato, soppresse le corporazioni religiose, stabilito
l'_exequatur_ ecc. Il giorno che a Venezia s'inalberava la bandiera
italiana fu insultato il patriarca, non perchè non volesse metterla, ma
perchè l'avea messa.
[561] Al Senato si asserì che il papa non mosse lamentanze intorno alle
leggi di soppressione e di disamortizzazione; che non mette in dubbio il
diritto che ha lo Stato a far ciò; nè potrebbe esprimere più chiaramente
l'aquiescenza, se non un assenso. _Atti del Senato_ 1867, pag. 241.
Aggiungasi il Paciaudi, teatino torinese, bibliotecario di Parma e
istigatore o stromento del Dutillot nelle riforme religiose e nel
perseguitare i Gesuiti, che chiamava mercanzia pestifera. Giovan
Battista Riga, avvocato fiscale, scrisse sulle parole di Cristo _Regnum
meum non est de hoc mundo_, e per sostenere il matrimonio de' preti.
[562] Senza parlar di calci, un altro deputato diceva l'11 luglio: «Il
_delenda Cartago_ del partito veramente nazionale e liberale debb'essere
rappresentato dallo scrivere sulla nostra bandiera _Cessazione del
potere temporale del papato_». Atti, pag. 1292.
[563] _Datum est illi bellum facere cum sanctis et vincere eos._
Apocalissi XII, 7.
DISCORSO LVI.
LE SÈTTE SOFISTICHE. GLI ODIERNI DISSIDENTI.
Mentre gli uni voleano conquistar Roma colla forza aperta, altri
lentamente invaderla coi mezzi morali, v'era chi, vedendo inseparabili
l'ordine temporale e lo spirituale, asseriva non si riuscirebbe colla
forza e colle tresche diplomatiche, ma solo col toglier la fede e
distruggere il cattolicismo. Oltre dunque profittare di quelli che, se
attirano scomuniche e interdizioni, non professano separarsi dalla
certezza della fede e rompere il vincolo dell'unità, il Governo a' suoi
fini si ricordò che, irreconciliabili come nel XVI secolo, rimangono
sempre a fronte il cattolicismo, sintesi universale della ragione umana,
elevata fin alla ragione divina mediante la rivelazione; e la protesta,
ispirata massimamente da odio alla supremazia italiana, da pretensione a
nazionalità segregata. Fin dal suo apparire noi indicammo come i nuovi
suoi simboli e le confessioni non appoggiandosi all'autorità, essa
dovesse o tradire la logica, oppure arrivare all'organamento libero
della religione, all'unione de' Cristiani non più nella lettera morta,
ma nell'idea pura, cioè nelle infinite gradazioni del giudizio
individuale. In fatto adoprò indarno evoluzioni dogmatiche o ripieghi
costituzionali per avvicinarsi all'unità; cercò indarno qualche autorità
fuori di quella che dice antiquata, onde fissarsi tra lo scetticismo
puramente materiale, e le forme sfumate del misticismo.
Alcuni fra' Protestanti credono ancora sia necessario alla salute
l'accettare la rivelazione cristiana, prestar fede a certi miracoli, a
certi dogmi, quali la trinità, l'originale corruzione della natura
umana, l'impotenza dell'uomo al bene, le postume retribuzioni. Ma mentre
la Chiesa cattolica confida di non venire mai meno perchè i suoi dogmi,
trascendenti l'umana capacità, non sono inventati ma dati, e portano
l'unità col sottomettere a un capo, pare che fuor di essa non possano
darsi più che Metodisti o Sociniani.
Il secolo XVI aveva impugnato l'autorità della Chiesa mediante
l'autorità della Bibbia: il secolo XVIII mediante frivolezze e riso
battè culto, dogmi, misteri: il secolo nostro combatte il cattolicismo
uscendo dal cristianesimo: vuol sottrarre alla Chiesa anche
l'interpretazione de' libri santi, neppure il vangelo accettando se non
in quanto risponde alle convinzioni del nostro intelletto, sovvertendo
gli avvenimenti storici, e l'analisi esegetica applicando fin al
subjetto teantropico. Alla salvezza (dicono) si giungeva prima del
cristianesimo, e si giunge fuori di esso da coloro cui non fu dato
riconoscere la vanità delle loro credenze: si dà un progresso della fede
come delle altre scienze; libera l'interpretazione della Scrittura a
segno, che nè tampoco occorre definire la divinità, nè riconoscere ajuti
o impacci alla libertà morale, nè originale incapacità alle virtù e alla
derivante santificazione: all'immensa equità e bontà di Dio repugna
l'eternità de' castighi. Escluso il sopranaturale dalla ragion
dell'uomo, si esclude anche dagli annali dell'umanità, e per aspirazione
ad unificare il sentimento religioso si esclama, «Non più teologia
dogmatica non miracoli[564], non superna ispirazione delle Scritture,
non redenzione, non comunione dei fedeli: la religione è un sentimento,
nè l'intelletto v'ha a fare; la scienza non ha nulla di comune colla
fede, anzi la scalza». A persuadere ciò si mira non tanto con violenza e
in aspetto di rabbia, quanto col lento e sistematico disfare pezzo a
pezzo credenze e tradizioni, ed il sopranaturale e la Chiesa presentare
quasi in contrapposto colla scienza e colla civiltà moderna.
La società cristiana si compone di Dio principio supremo; del Cristo,
divino mediatore; della Chiesa, società conservatrice eterna
dell'incorruttibile verità che unisce gli uomini. Ebbene: dapprima si
disse: «Giù la Chiesa, tralignata, meretrice; si conservi Cristo solo,
Cristo nudo». Poi si disse, «Cristo è un mito, i vangeli un romanzo: non
più Cristo». Presto si arrivò al «Non più Dio»; e nell'impossibilità di
far un _credo_ comune, si fa senza _credo_; è ortodosso chiunque è
sincero[565]. Ma i sinceri è notevole come ritornino verso l'autorità,
siccome vedesi ne' Puseisti. Vi ritornano pure i liberali, che il
suffragio popolare riscontrano nelle decisioni de' Concilj e
nell'elezione dei papi; vi ritornano quelli che sentono l'istinto
dell'ordine, il bisogno di certezza, d'unità di spirito, di comunanza di
preghiere.
Nei tempi napoleonici, quando si considerava nemico chiunque non
s'incurvava, se perseguitossi la Chiesa cattolica, non si favorì guari
la protestante. Se il vulgo colto celiava ancora con Voltaire, il popolo
cresceva rispetto ai sacerdoti quanto li vedeva più oppressi nel loro
capo. La restaurazione credette consolidarsi mediante l'alleanza del
trono coll'altare; e la religione dominante in Italia fu la cattolica,
anche ne' paesi sottoposti all'Austria, dove ogn'altra era tollerata, e
dove i Protestanti erano ammessi a tutti gli impieghi, non però con
pubblicità di culto.
I Valdesi di Piemonte, de' quali accennammo le vicissitudini nel
discorso LI. contro i proprj re invocarono l'intervento straniero: ma
all'Inghilterra che s'intromise a loro favore, fu mostrato come gli
editti contro di essi fossero meno severi che quei d'_altri Stati_
contro i Cattolici. Non crescevano però di numero, nè presumevano far
conversioni; e se moltiplicaronsi libri e storie apologetiche, v'ebbero
contradditori; fra cui già nominammo il vescovo Charvaz, che, oltre la
storia, fece la _Guida del catecumeno valdese_, ribattendone gli errori,
e difendendo la religione cattolica ne' suoi dogmi, nel suo culto, nella
sua disciplina. Re Carlo Felice aveva permesso una chiesa protestante a
Nizza, ma che si predicasse solo in tedesco. Un Buscarlet ministro, non
sapendo di tedesco, predicava in francese, ma gli fu vietato nel 1836,
senza dar ascolto al conte Truchsses ministro di Prussia, che prese
parte per lui. Esso Truchsses cercava trarre uditori alla cappella
evangelica che teneva nel suo palazzo a Torino, e volle anche aprirne
alcuna di fuori, ma ne fu impedito. Nel 1836 girava per Italia una
signora Childers, dispensando Bibbie e stampe eterodosse, fra cui la
_Fede Generale dei Riformati_, e una spiegazione del serpente di
bronzo[566].
In favore de' Valdesi si mosse di nuovo l'Inghilterra nel 1841, quando
Carlalberto ordinò rientrassero nei legali loro confini. Lord Aberdeen
scrisse una calda nota al Governo sardo, che rispose con secco diniego.
Ma poichè l'opposizione in Inghilterra tornava sempre su quel tema, il
ministro rinnovò le pratiche, e il conte Pollone (18 febbrajo 1843)
replicò sarebbe errore politico non men che peccato religioso il
concedere ai Valdesi di abitare fuori dei loro limiti; volersi
conservare l'unità cattolica, e i sentimenti del re e del paese doversi
rispettare quanto quelli di Giorgio IV, inesorabile a non voler
emancipare i Cattolici[567].
Quanto all'interno, nel 1820 era parso risvegliarsi lo spirito
religioso, principalmente per impulso di Felice Neffi; e quella
edificazione che più non trovavano nei tempj, molti la cercavano in
riunioni indipendenti e riti liberi e più spirituali. Ai pastori ne
spiacque, credendo lor privilegio la predicazione: la pietà dissidente
tacciarono di Darbismo, e infatti a questo piegò, volendo escludere ogni
liturgia fissa e uniforme, ogni sacerdozio privilegiato, quasi conducano
al formalismo, all'indifferenza religiosa e alla disperante apatia della
Chiesa officiale. Dio non istabilì veruna autorità che organasse la
Chiesa di Cristo, nè tale sistemazione è contenuta nel codice sacro: una
Chiesa ha unico capo Cristo, nè altro padrone, cioè è sovrana[568], e
come tale può star da sè (_congregazionismo_) o confederarsi ad altre
(_presbiterianismo_). Presbiteriana è la Chiesa valdese, ma il problema
più difficile è stabilire i rapporti fra le Chiese particolari e la
generale, in modo che questa non usurpi i diritti e l'individualità di
quelle.
Le chiese rimanevano distinte e indipendenti ciascuna, senz'altro legame
che della stessa fede e d'un'opera comune, ma nel 1839 si radunarono in
parrocchie, poi nella _costituzione della Chiesa valdese_ data dal
sinodo del 1855 si consolidò questa novità col pretesto di
francheggiarsi a fronte delle difficoltà, anzichè osteggiarsi una chiesa
coll'altra. Il progresso delle idee liberali in Italia (diceano gli
oppositori) abbastanza protegge ora i Valdesi, mentre la fusione vale
quanto il distruggere i membri per formare un corpo: nè la Chiesa
generale direbbesi libera quando nol sono le particolari. _Il bisogno
dell'unità è pericoloso, e non v'è chiesa generale dove non v'abbia
chiese particolari libere, autonome e sovrane._ Sono idee anglicane: e
v'è chi vorrebbe introdurre fin i vescovi, sotto il nome di _Moderatore
a vita_. Altri invece esorbitante trovano l'autorità concessa alla
Tavola di «provvedere per mezzo di regolamenti a quanto concerne il
culto pubblico e l'amministrazione spirituale e temporale delle
parrocchie»; per lo che il clero riesce ad aver superiorità nella
legislazione, nell'amministrazione, nella disciplina, nel culto, fin
nell'istruzione pubblica; dispone dei doni e sussidj venuti di fuori. La
nuova costituzione trasse alla Chiesa la nomina de' parroci diversi, dal
che, oltre altri inconvenienti, deriva che le elezioni emanano da
spirito di consorteria e di famiglia, «una delle più triste piaghe del
paese, e che vi produce la lebbra che corrose la Chiesa romana, il
nepotismo»[569]. Laonde per l'onor del paese e per la pace e la vita
della Chiesa chiedeasi prevalesse il congregazionismo, l'indipendenza
delle varie parrocchie, ciascuna delle quali nomini i deputati al
sinodo[570]. Pertanto restarono divisi in Valdesi _diaconi_ e Valdesi
_della tavola_.
Nel 1839 a Filadelfia negli Stati Uniti si costituì una Società _Degli
Amici Italiani_, che proponeansi di combattere il cattolicismo nel suo
centro, e nel suo capo: e fu denunziata da Gregorio XVI. A Firenze tra
l'arcadica fiacchezza di quel governo, e tra le pedantesche gelosie
leopoldine contro il clero, potè estendersi il protestantesimo, favorito
anche dal gabinetto letterario del Vieusseux, dove radunavansi il fior
della città e tutti i forestieri; Matilde Calandrini, stabilitasi a Pisa
nel 1831, introdusse gli asili infantili e convertì alcuno
all'evangelismo; Enrico Meyer, autore di scritti pedagogici, fe porre un
Istituto dei padri di famiglia protestante. L'apostolato invigorì però
solo dopo che nel 1848, l'avversione ai pontefici fu innestata dalla
nuova politica, colla libertà d'infamare e maledire ciò che era venerato
e benedetto. I fratelli Guicciardini, spalleggiati da Mather, dagli
Aldbourough e da altri, teneano conventicole, ove leggere e commentare
la Bibbia; ma poichè ciò repugnava alle leggi del paese, furono indotti
ad andarsene. Un ostiere Madiai, sposo ad una inglese, nel 1852
propagava libri e dottrine protestanti, e poichè, a norma della legge,
venne arrestato, se ne levò uno scalpore europeo; l'Inghilterra minacciò
richiamare il suo ministro; tutta la diplomazia parve sbigottirsi che
alcun pericolo incorressero gli emissarj protestanti: il granduca
dovette cedere, e se ne menò trionfo; i predicanti operarono più sicuri,
e quest'atto fu una delle accuse che si accamparono per abbattere la
dinastia. Ciò spieghi le irriflessive simpatie, onde i Protestanti
secondarono le successive sovversioni[571].
Data al Piemonte la costituzione del 1848, i Valdesi aveano ottenuto di
essere pareggiati agli altri cittadini, sicchè uscirono dalle loro
valli, eressero chiese in Torino e altrove, e poterono gridare: «Ecco
finalmente cadute le secolari barriere che intercettavano il passo alla
parola di Dio: ormai si può credere diversamente dal prete, e professare
senza ostacolo, e diffondere la propria credenza. Venite dunque,
fratelli, presto venite, che è giunto il tempo d'evangelizzare
l'Italia»[572].
E vennero, diffusero libri, moltiplicarono predicazioni e stampe. Fra
queste la _Buona Novella, giornale dell'evangelizzazione italiana_,
proponeva un premio di milleducento lire al migliore scritto «sopra la
necessità e i mezzi di operar una riforma cristiana in Italia. Convinti
che _tutti_ i mali che affliggono l'Italia, di qualunque natura essi
siano (!), ha per cagione principale l'ignoranza o l'abbandono dei
principj del cristianesimo, e le false interpretazioni date
agl'insegnamenti del Salvator degli uomini, dovrebbesi mostrare fino a
qual punto il vero cristianesimo sia lungi dall'Italia, e ignoratine i
principj; l'indifferenza, l'incredulità, la superstizione invadano le
diverse classi della società, donde la decadenza del senso morale,
l'indebolimento o distruzione della vita di famiglia; la vita pubblica,
le lettere, le scienze, le arti, l'agricoltura, l'industria ed ogni
materiale interesse del paese siano incagliati a cagione del suo stato
morale».
Il simbolo di quel giornale era amplissimo «Sia facoltà a chi il voglia
di non ammettere l'esistenza di Dio (pag. 109). La libertà dei culti non
solo si deve estendere a tutte le credenze religiose, ma ben anche a
qualunque setta o accademia o scuola che non riconosca nè religione nè
Dio» (pag. 234). Ed assicurava che «tutti i giornali del Piemonte
obbediscono a una direzione più o meno protestante e non si stancano di
proclamare che la coscienza deve esser libera, e che nessuna potenza
della terra ha il diritto di regolare le nostre attinenze con Dio».
Se ne sbigottirono non soltanto i vescovi nostri, ma i conservatori che
vedeano minacciato lo Statuto, il cui primo articolo porta che «la
cattolica, apostolica, romana è la religione dello Stato»: e che
comprendeano il protestantesimo in Italia non poter essere mai culto e
chiesa, bensì strumento di perturbazione e distruzione; sovvertirebbe la
vita e le consuetudini dell'universalità del paese, precipiterebbe
nell'incredulità formale spiriti già alieni dalla fede positiva e dalle
pratiche religiose. Chi poi accetterebbe il vanto che si danno di far
proseliti fra gl'increduli, e dir a questi, «Non credevi nulla; or
almeno a qualche cosa credi?»
La Savoja, non ancor venduta alla Francia, lottò risoluta contro la
propaganda; e Guglielmo De la Rive, in un elogio del conte Cavour,
palesa quanto ebbe questo ministro a faticare onde superar quella
resistenza. Della quale esso dà per ragione il maggior fanatismo de'
Savojardi; l'essere in paese povero più forti i pregiudizj, e far parte
de' costumi che preservano. Adduce casi ove bisognò tutta la prepotenza
del Cavour per obbligare ad eriger cappelle: vi si riuscì a Mornex e
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Çirattagı - Gli eretici d'Italia, vol. III - 67
- Büleklär
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 01Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4243Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196233.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 02Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4434Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198935.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 03Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4227Unikal süzlärneñ gomumi sanı 185034.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 04Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4286Unikal süzlärneñ gomumi sanı 168334.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 05Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4387Unikal süzlärneñ gomumi sanı 187834.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 06Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4097Unikal süzlärneñ gomumi sanı 206928.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.39.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 07Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4421Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189532.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 08Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4371Unikal süzlärneñ gomumi sanı 199432.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 09Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4161Unikal süzlärneñ gomumi sanı 226723.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.33.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.39.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 10Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4210Unikal süzlärneñ gomumi sanı 199132.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 11Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4406Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198434.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 12Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4183Unikal süzlärneñ gomumi sanı 194130.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.42.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 13Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4170Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196930.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 14Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4227Unikal süzlärneñ gomumi sanı 193931.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 15Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4294Unikal süzlärneñ gomumi sanı 194234.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 16Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4342Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186833.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 17Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4364Unikal süzlärneñ gomumi sanı 193934.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 18Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4241Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189531.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 19Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4125Unikal süzlärneñ gomumi sanı 213224.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.32.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.36.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 20Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4136Unikal süzlärneñ gomumi sanı 218524.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.33.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.39.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 21Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4296Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189433.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 22Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4288Unikal süzlärneñ gomumi sanı 188433.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 23Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4354Unikal süzlärneñ gomumi sanı 197933.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 24Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4351Unikal süzlärneñ gomumi sanı 191234.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 25Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4326Unikal süzlärneñ gomumi sanı 192933.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 26Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4338Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189334.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 27Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4339Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189233.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 28Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4385Unikal süzlärneñ gomumi sanı 190834.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 29Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4241Unikal süzlärneñ gomumi sanı 203634.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 30Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4217Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189935.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 31Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4235Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198531.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 32Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4357Unikal süzlärneñ gomumi sanı 200232.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 33Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4393Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186435.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 34Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4436Unikal süzlärneñ gomumi sanı 165437.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.58.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 35Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4182Unikal süzlärneñ gomumi sanı 200828.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.39.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 36Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4425Unikal süzlärneñ gomumi sanı 170834.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 37Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4332Unikal süzlärneñ gomumi sanı 183832.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 38Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4275Unikal süzlärneñ gomumi sanı 195833.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 39Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4292Unikal süzlärneñ gomumi sanı 208531.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 40Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4264Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196834.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 41Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4314Unikal süzlärneñ gomumi sanı 192132.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 42Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4323Unikal süzlärneñ gomumi sanı 191333.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 43Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4218Unikal süzlärneñ gomumi sanı 199630.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 44Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4261Unikal süzlärneñ gomumi sanı 173631.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 45Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4301Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196133.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 46Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4235Unikal süzlärneñ gomumi sanı 199830.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 47Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4299Unikal süzlärneñ gomumi sanı 205430.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 48Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4191Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198830.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 49Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4289Unikal süzlärneñ gomumi sanı 193933.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 50Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4291Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196733.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 51Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4291Unikal süzlärneñ gomumi sanı 193132.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 52Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4168Unikal süzlärneñ gomumi sanı 176838.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.60.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 53Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4371Unikal süzlärneñ gomumi sanı 197035.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 54Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4105Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186030.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 55Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4367Unikal süzlärneñ gomumi sanı 182733.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 56Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4112Unikal süzlärneñ gomumi sanı 195033.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 57Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4108Unikal süzlärneñ gomumi sanı 169135.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.58.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 58Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4152Unikal süzlärneñ gomumi sanı 146633.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 59Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4180Unikal süzlärneñ gomumi sanı 156533.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 60Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4233Unikal süzlärneñ gomumi sanı 184933.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 61Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4254Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196031.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 62Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4256Unikal süzlärneñ gomumi sanı 185830.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 63Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4363Unikal süzlärneñ gomumi sanı 176634.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 64Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4318Unikal süzlärneñ gomumi sanı 185035.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 65Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4310Unikal süzlärneñ gomumi sanı 188935.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 66Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4244Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186734.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 67Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4310Unikal süzlärneñ gomumi sanı 191333.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 68Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4224Unikal süzlärneñ gomumi sanı 190332.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 69Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4289Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186932.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 70Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4295Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196031.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 71Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4304Unikal süzlärneñ gomumi sanı 185531.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 72Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4317Unikal süzlärneñ gomumi sanı 194930.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 73Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4247Unikal süzlärneñ gomumi sanı 190733.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 74Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4229Unikal süzlärneñ gomumi sanı 192330.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 75Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4299Unikal süzlärneñ gomumi sanı 184930.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 76Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4382Unikal süzlärneñ gomumi sanı 181231.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 77Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4213Unikal süzlärneñ gomumi sanı 180223.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.32.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.37.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 78Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4163Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198629.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 79Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4309Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186831.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 80Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4149Unikal süzlärneñ gomumi sanı 183934.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 81Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4109Unikal süzlärneñ gomumi sanı 200230.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 82Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4441Unikal süzlärneñ gomumi sanı 159639.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 83Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4098Unikal süzlärneñ gomumi sanı 194433.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 84Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4118Unikal süzlärneñ gomumi sanı 202130.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.41.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 85Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4192Unikal süzlärneñ gomumi sanı 190134.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 86Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 3172Unikal süzlärneñ gomumi sanı 141933.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 87Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 2726Unikal süzlärneñ gomumi sanı 104427.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.38.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 88Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 66Unikal süzlärneñ gomumi sanı 6033.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.