Gli eretici d'Italia, vol. III - 62
Süzlärneñ gomumi sanı 4256
Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1858
30.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
44.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
52.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
Non può toccarsi al principato ecclesiastico senza che tutta l'Italia se
ne risenta, anzi l'Europa, come a un interesse dì tutti e di ciascuno.
Ben presto Francia scoppiò in nuova rivoluzione repubblicana; l'Europa
tutta vi corse dietro, come a tutte le mode di Francia, e a titolo della
fraternità universale restò contaminata di assassinj e di ruine. In
Italia pure in nome della nazionalità cominciò la conflagrazione, che da
venti anni mantiene quell'incertezza ch'è il peggiore dei danni perchè
sospende tutte le forze dell'anima, elide il coraggio, differisce le
risoluzioni, come di gente sulle mosse, che non ha nè una strada nè una
meta.
La commozione erasi iniziata nel nome del papa, e nei concetti de'
Neoguelfi di ridurre a concordia lo Stato colla Chiesa, la libertà
coll'autorità. Più parve potersi sperarla quando l'assemblea
repubblicana francese, proclamando il diritto inviolabile delle
coscienze, sciolse i vincoli che un'improvida protezione avea messo alle
facoltà della Chiesa, e il parlamento germanico abolì i divieti che le
costituzioni particolari ponevano al culto pubblico. Anche in Italia i
sacerdoti favorirono gli scotimenti del 1848, benedissero le bandiere e
le armi, contribuirono denaro, preci, inni, esortazioni, esempio: il
ministero piemontese gl'invitava a render odiosi al popolo gli Austriaci
col mostrare come questi avessero sempre incagliata l'azione degli
ecclesiastici[531]. Ognuno sa come la rivoluzione si voltasse contro Pio
IX, fin a cacciarlo dalla sua sede; onde l'Italia, per la terza volta in
cinquant'anni, dovè protestare contro gli oltraggi dell'esiglio del suo
padre. Portata la gran lite sul campo della forza, la forza prevalse; lo
straniero rioccupò l'Italia, e l'inevitabile riazione inaridì le
rigogliose speranze, e divelse le ottenute libertà.
L'unico governo sopravvissuto con forme parlamentari cercò sviare le
opposizioni col voltarle sopra il clero. Accennammo quanto il Piemonte
concedesse alla giurisdizione ecclesiastica maggior campo che il resto
d'Italia, e la Chiesa vi fruisse privilegi che dal principato altrove le
erano stati tolti, e che dalla libertà s'invocano ora come diritti
comuni. Le curie continuavano a conoscere delle cause relative a riti, a
sponsali, a matrimonio, a benefizj, e così della bestemmia e
dell'eresia, ed anche de' reati comuni qualora il fôro laico li
lasciasse impuniti. Spettava ai vescovi l'ispezione sui pii istituti: ai
parroci il registrare gli atti dello stato civile. Le cause
d'ecclesiastici, se questi non volessero prevalersi del privilegio di
fôro, venivano giudicate dalle corti d'appello, anzichè da tribunali
inferiori: invece del giuramento, in giudizio bastava pel vescovo
l'asserzione; e i chierici lo davano toccandosi il petto, anzichè gli
evangeli. L'ecclesiastico era esente dal servizio militare, dall'obbligo
della tutela, dall'esser imprigionato per debiti o privato del
necessario: ancorchè minorenne, potea fare i voti e disporre de' proprj
beni; se venisse arrestato, doveasi subito parteciparne notizia al
vescovo, e tenerlo in carcere separato; non condannarlo mai a lavori
forzati: non a morte senza che il processo fosse conosciuto dal vescovo.
L'arcivescovo doveva approvar le tesi di laurea, assistere per mezzo
d'un delegato agli esami dell'Università, ove si davano esercizj
spirituali, uffizj festivi, obbligo di confessione. Per la stampa
voleasi il visto d'un censore ecclesiastico: molteplici le congregazioni
religiose. L'asilo sacro estendeasi a tutte le chiese dove si
conservasse l'eucaristia ed ai sagrati: venivano aggravate le pene
quando il delitto fosse commesso contro persone o cose religiose: gli
Ebrei dovevano dimorare in un quartiere segregato, esclusi dal possedere
e dagli uffizj pubblici e dai gradi universitarj. Neppure i Valdesi
poteano possedere fuor dei loro confini.
I Gesuiti, la cui caduta non era bastata a calmarne i nemici, abbondanti
non solo tra gl'increduli ma in frati gelosi e in puntigliosi
giansenisti, erano rientrati nel regno coll'antica dinastia, e divennero
onnipotenti, se crediamo a quel che ce ne dicevano i Piemontesi, che
arrivavano ad invidiare la Lombardia, perchè, la dominazione forestiera
non ve li tollerava. Che se il buon senso riflettesse che non un solo
Gesuita dettava nelle Università; che i loro collegi, affatto liberi,
erano popolatissimi, e da famiglie non servili e non ignoranti, gli si
imponeva silenzio con quelle asserzioni che arrogansi il luogo di
ragioni[532].
Quanta invece avessero potenza i loro avversarj fu chiaro dal caso del
Gioberti. _Nel Primato d'Italia_ volendo retoricamente mostrare come la
nazione nostra sovrastasse a tutte le altre, l'udimmo magnificare e
l'autorità pontifizia, e i sostegni di essa, i Gesuiti. Coloro che
adorano un idolo purchè fatto a loro modello, gliene vollero male, e lo
punzecchiarono tanto, che egli, supremamente bisognoso dell'aura
vulgare, onde purgarsi dalla taccia di gesuitante, «da acqua tepida si
convertì in lava», buttò fuori i _Prolegomeni_, ove cantava la
palinodia, poi il _Gesuita moderno_, ove in cinque grossi volumi
rivomitò (come si disse) il vomito di tutti i precedenti, e con menzogne
elevate fin all'assurdità tolse a mostrare che i Gesuiti «son anime dure
e spietate, anime di ferro; impenetrabili ai sensi più sacri, ai più
nobili affetti; cime d'orgoglio di un crudo ed inessicabile egoismo;
pronti alla frode, all'impostura, alla calunnia, sforniti di viscere,
apostoli d'inferno, ministri di perdizione, insomma il nemico più
funesto e terribile che siasi veduto ne' tempi moderni di ogni vivere
umano e cristiano». Nominava e infamava persone vere e vive, come
erangli denunziate da amici; e sopra denunzie altrui assicurava che
nelle scuole gesuitiche «si predica una morale ribalda, che non ha di
cristiano che le sembianze; un costume di cui gli onesti Gentili si
vergognerebbero; una giustizia che contraddice alle leggi pubbliche, e
non può avere altra sanzione che quella degli scherani».
Il secolo critico avrebbe osato revocarlo in dubbio? Ma a chi gli avesse
chiesto ragione della diametrale contraddizione, il Gioberti rispondeva
averli lodati per far prova di convertirli, ma uscito vano il tentativo
(in pochi mesi) aver chiamato il pan pane[533]. L'illustre Pascal,
interrogato dalla marchesa di Sablè se delle accuse che lanciava in
quelle _Provinciali_, che furono definite immortali bugiarde, fosse egli
ben accertato, rispondeva che l'assicurarsene era dovere di quei che ne
lo informavano; a lui non incombeva che di servirsene[534]. Siffatta
doveva pur essere l'opinione del Gioberti, che vivendo lontano, non era
istruito del paese se non per lettere di pochi preti, come ce ne
chiariscono il suo carteggio stampato, e più quel che abbiamo di non
istampato[535], e di là trasse tutta quella spazzatura di sacristia, di
cui infarcì dettature, nelle quali Iddio lo colpì di mediocrità.
Come ciò si combinasse colla sua devozione quasi idolatrica pel papato
lo cerchino quei che pretendono coerenza in coloro che orzeggiano
secondo il vento dell'opinione. Ben deplorevole è che ne nascessero
baruffe da trivio, e persone oneste e venerande restassero esposte a
insulti di piazza, e presto a violenze pubbliche. Perocchè i primi
esperimenti della rivoluzione furono dapertutto il cacciare a furia i
Gesuiti, nè molto esagererebbe chi dicesse che tutti i preti ne
godettero. Ciò fin dall'ore rosee delle riforme. Dappoi che si stabilì
il sistema rappresentativo, o per l'insita avversione delle sêtte a
quanto sa di Chiesa, cioè d'autorità e di conservazione, o per istornare
gli occhi dagli errori e dagli abusi proprj, il governo sardo suscitò
garriti religiosi, e minute persecuzioni. Non che abolire la revisione
ecclesiastica, alla revisione civile sottopose gli scritti dei vescovi.
Protestavano questi contro tale indegnità, e con monsignore Charvaz
dicevano: «L'intera libertà noi vogliamo, per la quale coll'errore può
diffondersi anche la verità, e la religione parlare senza bavaglio: non
vogliamo una mezza libertà, per la quale resti la revisione d'un
tribunale non competente in materia religiosa; una mezza libertà, la
quale, col pretesto che una parola inceppi il Governo, possa inceppare
la libertà religiosa e sociale».
Di tal pretensione si scandolezzarono i liberali, e più quando i
vescovi, adunatisi a Villanovetta, pronunziarono che agli ecclesiastici
spetta il pieno esercizio de' diritti politici e civili quanto ad
ogn'altro cittadino, ma devono astenersi da ogni discussione politica,
dai circoli, dalle elezioni, da uffizj pubblici, dal legger abitualmente
i giornali, qualora non siano autorizzati dal vescovo: non potersi, a
norma dello Statuto, senza l'approvazione ecclesiastica pubblicare
Bibbie, catechismi o libri che trattino _ex professo_ di religione; e
proponeano una riforma delle curie vescovili, col consenso del
pontefice.
In paese libero questa libera unione fu violentemente accusata, e il La
Farina la denunzia come «atto di vera ribellione» perchè «non se n'era
chiesta l'autorizzazione del principe».
I concordati cambiavano d'indole quando non riferivansi più ad un re,
bensì ad un ministero che cangia ogni stagione, ad un parlamento ove la
maggioranza d'una sola palla basta a sancire la legge anche iniqua; ove
la libertà dello stampare e dell'adunarsi concessa a tutti, rende più
ingiusto il negarla agli ecclesiastici, come rendonsi superflui i
privilegi di questi dacchè le garanzie volute in essi divengono comuni a
tutti.
Ma appunto da questa mutabilità delle leggi e de' Governi vien cresciuta
la necessità di vedere assicurata la libertà del capo della Chiesa:
eppure contro di questo concentravano gli attacchi le sêtte, le quali,
dopo essersi assoggettati lo Stato e il popolo, vogliono serva anche la
Chiesa; e parve che d'allora Piemonte significasse rivoluzione, come
popolo dovea significare i giornali. I quali, dopo rinnegata
l'eguaglianza di tutti in faccia alla legge, sancita dallo Statuto, in
nome di questa eguaglianza chiedeano si sopprimesse la giurisdizione
eccezionale. Questa era portata dal concordato, sicchè sarebbe bisognato
trattarne con Roma; ma i giornali impossessatisi della quistione, com'è
loro stile l'avevano incancrenita; «i liberali (son parole del La
Farina) generalizzando le accuse, disgustavano della libertà molti
ecclesiastici che senza di ciò l'avrebbero amata: entrati una volta in
queste vie, il soffermarsi era impossibile, perchè l'ingiuria chiama
l'ingiuria; i tristi avvelenano le piaghe e le rendono letali».
Roma riflesse che il concordato era stato conchiuso di recenti; e che è
un contratto sinalagmatico, ove ciascuna delle parti cede in alcun punto
per ottenerne un altro[536]: nè dal mutare degli ordini politici doveano
dipendere le leggi ecclesiastiche. Ai varj messi spediti a trattarne era
impossibile riuscire ad accordi, atteso che Roma non potea transigere
sovra i principj, e il governo Sardo era omai schiavo di quella che
s'intitola opinion pubblica. Il conte Siccardi spedito a tal uopo, ne
tornò irritato, e presentò al Parlamento un progetto di legge per
rifondere la giurisdizione ecclesiastica in materia temporale.
Inviperite le plebi, fra le escandenze di queste fu passata la legge,
che aboliva il privilegio del fôro, il diritto d'asilo, le pene per
l'inosservanza delle feste; imponeva la sanzione regia ai corpi morali
per acquistare beni o ereditarne. È la legge del 9 aprile 1850, rimasta
famosa col nome di Siccardi; e in Torino si eresse una piramide a
perpetua memoria di franchigie che da mezzo secolo possedeano tutti gli
altri paesi d'Italia; pure la regia firma non fu consentita agli
articoli che toglievano l'osservanza delle feste, e riducevano il
matrimonio a contratto civile.
Roma protestò; richiamò il nunzio da Torino, e non volle riconoscere il
Pinelli, mandatole affinchè accettasse il fatto compiuto, e rimovesse il
Franzoni arcivescovo, tenuto corifeo dell'opposizione clericale, e che
avea proferto la legge civile non poter dispensare il clero dagli
obblighi speciali, impostigli dalla Chiesa, e prescriveva qual contegno
dovesse tenere rimpetto ai tribunali civili. Di aver ciò stampato gli si
mosse processo in paese di libera stampa, e alla citazione non essendo
egli comparso, fu chiuso nella cittadella: fatto nuovo e inaudito, dice
lo storico succennato nello sbeffeggiare questo _martire_: al quale però
serviva di conforto il giungere condoglianze e incoraggiamenti d'ogni
parte, un pastorale dai fedeli sardi, un anello da quei delle chiese
d'Italia, un calice dai Francesi.
Ammalatosi intanto il conte di Santarosa ministro, gli si negò il
viatico se non ritrattasse la partecipazione che aveva avuto a quelle
leggi. Nuova occasione di ire plateali e avvocatesche, per obbedire alle
quali l'arcivescovo, sequestratigli i beni, fu chiuso nella fortezza di
Fenestrelle, poi condotto ai confini di Francia, ove stette esule i
dodici anni che sopravvisse. E parimente dovette uscire monsignor
Morungiu arcivescovo di Cagliari e (dice il solito storico) «a sentire
la fazione teocratica, era già tempo di nascondersi nelle catacombe: i
martiri si moltiplicavano; le persecuzioni de' Neroni e de' Domiziani
erano superate». Forse la fazione teocratica ricordavasi che, oltre lo
Statuto, vigeva il codice ove l'articolo 2 dichiara che «il re si gloria
d'esser protettore della Chiesa e di promuovere l'osservanza delle leggi
di essa nelle materie che alla podestà di essa appartengono: i
magistrati veglieranno che si mantenga il migliore accordo tra la Chiesa
e lo Stato».
Quasi poi si fosse proposto di far d'un popolo senza fede un popolo
senza doveri, la stampa metteva fuori libri i più ribaldi; riproduceva
ad uso del popolo novelle e poesie di cui Sodoma si sarebbe vergognata:
famigliarizzava coi delitti più atroci e più osceni; fatta palestra di
obbrobrj, lanciava vituperi contro le persone e le istituzioni
ecclesiastiche: il più lurido dei giornalisti, dopo scompisciato tutta
la settimana ogni persona e cosa che ispirasse o meritasse rispetto, la
domenica appestava il pubblico con migliaja di copie d'una spiegazione
del vangelo, dove avvoltolava nella sua pozzanghera Cristo, e
principalmente la Madonna. Ne sghignazzavano i caffè, e lo pensionava
l'erario.
In più serio campo Giovanni Nepomuceno Nuytz, all'Università di Torino
professava un corso di diritto canonico (_Juris ecclesiastici
iustitutiones_) degno del Febronio, asserendo l'onnipotenza dello Stato
sopra la Chiesa; l'incompatibilità del potere temporale collo
spirituale; non potersi dimostrare che il matrimonio sia sacramento, nè
la Chiesa stabilirvi impedimenti dirimenti; la Chiesa cattolica e
specialmente la santa sede essere stata causa dello scisma
orientale[537]. Messo all'Indice, l'autore fu strascinato in trionfo e
promosso. E fioccavano scritti in cui voleasi considerare il potere
pontifizio come un semplice ministero, anzichè una giurisdizione; la
religione come società dell'uomo con Dio, eliminando la Chiesa visibile,
e la suprema garanzia de' diritti civili; nelle materie miste, cioè
nell'amministrazione esterna delle cose sacre, la decisione competere
all'unico potere, primeggiando l'interesse pubblico in tutto quanto non
è essenza della religione.
E qual cosa sia l'essenza della religione lo definirà ancora il Governo.
Essenza della religione è che si predichi la verità, ma lo Stato
prefiggerà da chi, quando, dove, come, e se quella verità nuocia al
pubblico assetto. La preghiera è essenza della religione, ma lo Stato
determinerà le ore, i luoghi, le formole; e se permettere una
processione, le immagini, i pellegrinaggi, il richiamo delle campane. È
essenza della religione il formare i proprj ministri, ma l'autorità
origlierà ai seminarj, imporrà i maestri, le materie d'insegnamento, il
numero e l'età degli allievi, e quando arrivino agli anni, li ghermirà
per farne soldati. La Chiesa è giudice degli errori contrarj ai suoi
dogmi e alla sua morale, ma lo Stato esaminerà la forma delle decisioni
dogmatiche, potrà sospenderne la pubblicazione, vietarne la
discussione[538]. Essa amministra i sacramenti e fra questi il
matrimonio, ma lo Stato non lo riconoscerà se non stipulato davanti
agl'infimi de' suoi magistrati, in via di contratto naturale. Potrà
dirsi impedita la libertà del cittadino o turbata la quiete pubblica se
una processione interrompe la marcia d'un reggimento; se ai nostri
carnevali si oppongono le devozioni; se ne' conventi si ricoverano
fanciulle destinate alla scena o a peggio; se i nostri tabernacoli
impacciano le mostre delle botteghe; se i nostri vescovi stampano come i
giornali, o i nostri curati declamano quanto i deputati e gli
arruffapopolo: se infine un cristiano vuol praticare la libertà
diversamente da quel che esigono i dominatori del giorno.
Insomma si ammetteva la religione, ma se ne ripudiavano le conseguenze;
si tollerava Cristo, ma prima il re e il prefetto; il Governo, se non
bastava l'aver tratte ai tribunali civili le quistioni beneficiarie e
matrimoniali, stabilito nuove norme per la placitazione, sottoposto a
speciale autorizzazione i lasciti e gli acquisti in favor della Chiesa,
tolto la personalità morale alle corporazioni religiose, imposto tasse
eccezionali e quote di concorso a certi benefizj, rendevasi ridicolo
agli assennati e vessatorio ai credenti col rinnovare le scene
dell'interdetto di Venezia, e dei re sacristani di casa d'Austria. Il
papa nel concistoro 22 gennajo 1855 disapprovava tutti gli atti del
potere legislativo ed esecutivo del Piemonte, lesivi della giurisdizione
ecclesiastica, minacciando di censure coloro che a leggi siffatte
dessero favore; e pubblicò i carteggi suoi co' varj ministri di
Piemonte, e le lettere burbanzose di questi, che ad ora ad ora aveano
tentato rannodare relazioni con Roma.
Peggiorò questa situazione la guerra del 1859; dove il Piemonte, avendo
acquistata la Lombardia, vi applicò subito gli ordinamenti suoi,
cassando il concordato che l'Austria aveva stipulato con Roma, e
vituperando come ostile all'Italia indipendente quel clero che, come
ostile al dominio forestiere, era stato sempre vigilato dagli Austriaci.
Poi, con quel sintomo d'estrema decadenza ch'è la facilità con cui si
perde e si acquista un trono, vennero annessi al regno sardo la Toscana,
i Ducati, la Romagna; poi si conquistarono le Marche, l'Umbria, le Due
Sicilie; infine si proferì l'unità d'Italia, e doverne essere capitale
Roma.
Tali acquisti erano un fatto di mera politica esterna, di principe che
spoglia un altro principe; ma doveano esulcerare le relazioni fra il
pontefice e il nuovo regno; e alterare non solo le disposizioni
reciproche degli spiriti, ma i doveri dei già sudditi pontifizj, che
trovavansi sottoposti ad altro regnante, e a norme differenti anche in
ciò che concerne la coscienza. Fu per voltare tutti i torti sopra di
questi che il ministro Cavour promise le più ampie libertà alla Chiesa
in libero Stato.
Come tutte le formole vaghe, questa non ha altro senso che quel che le
si dà; gridata da tutti, è da ognuno intesa a suo modo, e se ne
trastullano quelli che amano creare attitudini equivoche onde
profittarne[539]. I Cattolici l'avrebbero aggradita ove significasse che
la Chiesa non fosse più stretta da tutela estranea; autorizzata ad
esercitare tutta la sua attività morale e civile, tolti gl'impedimenti
alle relazioni dei fedeli e de' vescovi tra loro e con Roma, alle
elezioni, alle stampe, alla beneficenza, all'istruzione, ai mezzi
molteplici per cui si fa benefattrice dell'umanità, invece di vincolarsi
a concordati per reciproche concessioni, avrebbe quella _sicura libertà_
che invoca con quotidiana preghiera.
Chiesa e Stato sono due enti affatto distinti, eppure non separabili:
viventi ciascuno di propria vita, non si devono reciprocamente
impacciare, bensì nella loro indipendenza coadjuvarsi, l'una dirigendo
le coscienze al rispetto dell'autorità, l'altro proteggendo l'attuazione
esterna del dogma. La Chiesa sussisteva prima dello Stato, e abbraccia
l'università de' credenti; mentre quella formola parrebbe rinserrare
l'eterno nel contingente, l'universale nella circoscrizione geografica o
politica. L'anima comanda al corpo, ma questo è inseparabile da quella
finchè vive, e l'una tocca alle ragioni dell'altro in modo, ch'è
impossibile delimitarle assolutamente, massime quando s'interpongano
interessi e passioni.
Nel fatto poi questa libertà della Chiesa parea non tradursi che in
scienza d'offendere chi non si può difendere. Man mano che si acquistò
un paese, venne sottratto alle convenzioni che avea con Roma; si
occuparono beni della Chiesa, benchè lo Statuto dichiari inviolabili le
proprietà _di qualunque siano natura_, e benchè in fatto si
rispettassero quelli delle congregazioni israelitiche e protestanti. Si
obbligavano i vescovi a insolito giuramento, e perchè ricusarono furono
carcerati[540] o rimossi dalle loro sedi, come altri sacerdoti che
zelassero la Chiesa; lasciando anche scoperti moltissimi beneficj
episcopali o capitolari o parocchiali per non voler accettare le
elezioni o istituzioni fatte a forma de' canoni. Si sottoposero gli
scritti de' vescovi a censura preventiva; a sorveglianza l'insegnamento
de' seminarj, mentre dalle scuole pubbliche eliminavansi l'istruzione
religiosa e ogni rito ecclesiastico; anzi si cercò fondare una teologia
governativa, obbligando ne' seminarj a seguire i programmi dello Stato,
poi riducendoli a un solo per provincia metropolitica, e ad insegnar la
sola teologia. La proclamata libertà di culto non dava che agio agli
eterodossi, mentre si obbligava il clero ad atti meramente politici, e a
normeggiare il suo ministero alle esigenze del Governo, il quale ne
misurava le processioni, le feste, il suon delle campane, le immagini;
profanava le chiese, convertendole non solo in prigioni e caserme, ma
fin in teatri e postriboli: s'imponeva di fare scendere Cristo in petti
che lo repudiavano, e sepellire coi fedeli chi sino alla morte avea
voluto starne separato; come turbatori delle coscienze punivansi con
legge speciale quei parroci che al battesimo non accettassero padrino
infedele o scomunicato, o esigessero ritrattazioni al letto di
morte[541]. Intanto che si proibivano le esteriorità religiose, si
ordinava ai vescovi di illuminare i loro palazzi[542] dai prefetti coi
decreti, dal vulgo colla sassajuola; si mescolava la Chiesa a tutto ciò
ch'è impopolare, e metteasi Cristo in opposizione all'impresa nazionale.
Il vescovo di Pesaro fa dai parroci suoi leggere in chiesa una pastorale
ove raccomandava il culto di Maria, e riprovava il divulgarsi delle
eresie; e il prefetto la proibisce e sequestra. Il vicario capitolare di
Milano nomina tre canonici secondo il suo diritto; il Governo nega
approvarli, e ne sostituisce tre altri che l'autorità ecclesiastica non
riconosce, e il ministero li dota delle temporalità, come fa ad uno a
cui l'arcivescovo di Firenze ricusa la canonica istituzione. Il vicario
capitolare di Bologna dirama una risposta della santa penitenzieria
sulla facoltà d'assolvere certe censure ecclesiastiche: e n'ha il
carcere per molti anni. Quel di Rimini, per espiare le bestemmie del
Renan invita i fedeli ad una funzione sacra, e l'autorità impedisce di
pubblicar l'invito, e dai carabinieri lo fa strappare dall'interno delle
chiese. I carabinieri andarono a insediare il parroco di Poppi, in onta
all'arcivescovo. Il vescovo di Spoleto fu chiuso in fortezza perchè
rammentò ai sindaci dovere «l'azion del Governo arrestarsi alle porte
del santuario», siccome aveva dichiarato il presidente del ministero:
l'arciprete di Cento perchè non benedisse col Sacramento un picchetto di
guardie nazionali; e quel di Gaeta perchè nol benedisse bene: il
prevosto Carsana di Bergamo perchè non volle dare la pasqua a uno
scomunicato.
Onde i vescovi napoletani, protestando contro la legge che incatena ogni
lor atto alla placitazione, esclamavano: «Niun governo è possibile
quando un potere estraneo ed intruso il soprafaccia per modo, da voler
esser arbitro d'ogni più vitale suo interesse, attraversargli il
conferimento delle cariche, la destinazione de' pubblici magistrati, e
metterne ad esame ogni provvedimento, ogni legge con piena balìa
d'invalidarli a talento, staggirne il patrimonio e dispensare o negare a
suo grado l'uso e il conseguimento dei beni, pei quali la cosa pubblica
si amministra e sostenta»[543]. Perfino i tribunali risentirono delle
antipatie religiose e della paura de' giornali, sottoponendo il
giuridico al politico; e, per dire un sol caso fra cento, il supremo
consiglio amministrativo di Napoli, il 3 giugno 1862, condannava i
canonici di quella metropolitana per _astensione e contegno ostile_;
reati ignoti al codice.
Può forse credersi che non sieno comandati dal Governo que' giornali,
non pagati da lui que' monelli, non inviata da lui la tirannia in veste
di prefetto: ma lascia fare e applaudire, punisce e disgrada chi vi
contrasta; ha i prediletti suoi fra i persecutori; non protegge dagli
insulti le sacre funzioni, ma le vieta perchè non eccitino disprezzi:
sorregge abusi de' magistrati, abjetti co' superiori per prepotere
sugl'inferiori, e cattivarsi l'applauso de' gaudenti e l'assenso d'una
plebe che non sa quel che vuole, e vuole sempre quel che non ha; e che
guarda a queste persecuzioni con indifferenza o anche con gusto perchè
gli si ripete che menano a quella felicità, alla quale aspira sempre e
sempre invano.
Gli sforzi principali dirigeansi a togliere l'educazione di mano al
clero, non coll'impedire ch'esso ne avesse il privilegio, da gran tempo
dimenticato, ma volgendo le istituzioni a escluderlo: nè solo le
istituzioni governative, ma fin talune camuffate di carità, e dove si
adula la gioventù o la moltitudine per pervertirla.
Principalmente si combattevano gli Ordini monastici, i quali, oltre
esser legittimi come forma di libertà, rispondono a bisogni particolari
di certi tempi e di certe classi di persone, dotate di grazie
particolari, ma riescono incomprensibili alla vulgarità che conosce
soltanto i piaceri e gli affari. Cacciati in nome della fraternità,
erano tornati in nome della carità cristiana; ma si riuscì a farli
detestati dalla classe gaudente quanto nel medioevo gli Ebrei; ed ogni
riforma di governo venne seguita dalla loro distruzione[544]. Cacciati
dalle case dove avevano composti tutti i loro desiderj, non poteano più
vivere che mendicando: questa era colpa per cui erano arrestati, e così
nudriti; onde una circolare autorizzò a non imprigionare quelli che non
avessero ricevuta la pensione.
Così levate al clero le prerogative del vecchio diritto, ad onta del
nuovo si manteneano contro di esso le leggi paurose e le ordinanze
eccezionali delle tirannidi antiche; nella loro persecuzione i
governanti alleavansi i partiti più opposti che si rassegnavano anche
alla servitù di tutti, purchè della libertà non potesse vantaggiare il
clero, non accorgendosi come ogni argomento che si accampa contro
l'indipendenza delle comunità religiose, vale contro le politiche.
Intolleranza tanto più notevole ove si tutelano le istituzioni più
avverse al cristianesimo; si esaltano i culti di Budda, di Fo, di
Maometto; si proteggono le associazioni protestanti e massoniche[545].
Nè a torto gli ecclesiastici rifletteano che anche Roma pagana, nella
peggior sua decadenza, mentre adottava tutti i vizj e le superstizioni,
repudiava le virtù cristiane; mentre era minacciata dai Barbari,
sbigottivasi di pochi missionarj; mentre lasciava ostentar i vizj di
Messalina, e Caracalla, riduceva i Cristiani a celar le loro penitenze
nelle catacombe. Voi (diceano) intendete libera Chiesa al modo con cui
libero Stato intendono i socialisti; poichè la portereste a piena
rivoluzione, colla scena de' plebisciti per eleggere i curati e i
vescovi; col rinfacciare ai prelati la carrozza e gli argenti e il
palazzo; col repudiare la suprema giurisdizione che è indispensabile per
l'unità; i papi sarebbero fatti per diploma dei re, non per ispirazione
dello Spirito Santo nè dai prelati di tutta la cristianità; insomma
senza culto senza morale, senza stabilità, la Chiesa rimarrebbe in balìa
ne risenta, anzi l'Europa, come a un interesse dì tutti e di ciascuno.
Ben presto Francia scoppiò in nuova rivoluzione repubblicana; l'Europa
tutta vi corse dietro, come a tutte le mode di Francia, e a titolo della
fraternità universale restò contaminata di assassinj e di ruine. In
Italia pure in nome della nazionalità cominciò la conflagrazione, che da
venti anni mantiene quell'incertezza ch'è il peggiore dei danni perchè
sospende tutte le forze dell'anima, elide il coraggio, differisce le
risoluzioni, come di gente sulle mosse, che non ha nè una strada nè una
meta.
La commozione erasi iniziata nel nome del papa, e nei concetti de'
Neoguelfi di ridurre a concordia lo Stato colla Chiesa, la libertà
coll'autorità. Più parve potersi sperarla quando l'assemblea
repubblicana francese, proclamando il diritto inviolabile delle
coscienze, sciolse i vincoli che un'improvida protezione avea messo alle
facoltà della Chiesa, e il parlamento germanico abolì i divieti che le
costituzioni particolari ponevano al culto pubblico. Anche in Italia i
sacerdoti favorirono gli scotimenti del 1848, benedissero le bandiere e
le armi, contribuirono denaro, preci, inni, esortazioni, esempio: il
ministero piemontese gl'invitava a render odiosi al popolo gli Austriaci
col mostrare come questi avessero sempre incagliata l'azione degli
ecclesiastici[531]. Ognuno sa come la rivoluzione si voltasse contro Pio
IX, fin a cacciarlo dalla sua sede; onde l'Italia, per la terza volta in
cinquant'anni, dovè protestare contro gli oltraggi dell'esiglio del suo
padre. Portata la gran lite sul campo della forza, la forza prevalse; lo
straniero rioccupò l'Italia, e l'inevitabile riazione inaridì le
rigogliose speranze, e divelse le ottenute libertà.
L'unico governo sopravvissuto con forme parlamentari cercò sviare le
opposizioni col voltarle sopra il clero. Accennammo quanto il Piemonte
concedesse alla giurisdizione ecclesiastica maggior campo che il resto
d'Italia, e la Chiesa vi fruisse privilegi che dal principato altrove le
erano stati tolti, e che dalla libertà s'invocano ora come diritti
comuni. Le curie continuavano a conoscere delle cause relative a riti, a
sponsali, a matrimonio, a benefizj, e così della bestemmia e
dell'eresia, ed anche de' reati comuni qualora il fôro laico li
lasciasse impuniti. Spettava ai vescovi l'ispezione sui pii istituti: ai
parroci il registrare gli atti dello stato civile. Le cause
d'ecclesiastici, se questi non volessero prevalersi del privilegio di
fôro, venivano giudicate dalle corti d'appello, anzichè da tribunali
inferiori: invece del giuramento, in giudizio bastava pel vescovo
l'asserzione; e i chierici lo davano toccandosi il petto, anzichè gli
evangeli. L'ecclesiastico era esente dal servizio militare, dall'obbligo
della tutela, dall'esser imprigionato per debiti o privato del
necessario: ancorchè minorenne, potea fare i voti e disporre de' proprj
beni; se venisse arrestato, doveasi subito parteciparne notizia al
vescovo, e tenerlo in carcere separato; non condannarlo mai a lavori
forzati: non a morte senza che il processo fosse conosciuto dal vescovo.
L'arcivescovo doveva approvar le tesi di laurea, assistere per mezzo
d'un delegato agli esami dell'Università, ove si davano esercizj
spirituali, uffizj festivi, obbligo di confessione. Per la stampa
voleasi il visto d'un censore ecclesiastico: molteplici le congregazioni
religiose. L'asilo sacro estendeasi a tutte le chiese dove si
conservasse l'eucaristia ed ai sagrati: venivano aggravate le pene
quando il delitto fosse commesso contro persone o cose religiose: gli
Ebrei dovevano dimorare in un quartiere segregato, esclusi dal possedere
e dagli uffizj pubblici e dai gradi universitarj. Neppure i Valdesi
poteano possedere fuor dei loro confini.
I Gesuiti, la cui caduta non era bastata a calmarne i nemici, abbondanti
non solo tra gl'increduli ma in frati gelosi e in puntigliosi
giansenisti, erano rientrati nel regno coll'antica dinastia, e divennero
onnipotenti, se crediamo a quel che ce ne dicevano i Piemontesi, che
arrivavano ad invidiare la Lombardia, perchè, la dominazione forestiera
non ve li tollerava. Che se il buon senso riflettesse che non un solo
Gesuita dettava nelle Università; che i loro collegi, affatto liberi,
erano popolatissimi, e da famiglie non servili e non ignoranti, gli si
imponeva silenzio con quelle asserzioni che arrogansi il luogo di
ragioni[532].
Quanta invece avessero potenza i loro avversarj fu chiaro dal caso del
Gioberti. _Nel Primato d'Italia_ volendo retoricamente mostrare come la
nazione nostra sovrastasse a tutte le altre, l'udimmo magnificare e
l'autorità pontifizia, e i sostegni di essa, i Gesuiti. Coloro che
adorano un idolo purchè fatto a loro modello, gliene vollero male, e lo
punzecchiarono tanto, che egli, supremamente bisognoso dell'aura
vulgare, onde purgarsi dalla taccia di gesuitante, «da acqua tepida si
convertì in lava», buttò fuori i _Prolegomeni_, ove cantava la
palinodia, poi il _Gesuita moderno_, ove in cinque grossi volumi
rivomitò (come si disse) il vomito di tutti i precedenti, e con menzogne
elevate fin all'assurdità tolse a mostrare che i Gesuiti «son anime dure
e spietate, anime di ferro; impenetrabili ai sensi più sacri, ai più
nobili affetti; cime d'orgoglio di un crudo ed inessicabile egoismo;
pronti alla frode, all'impostura, alla calunnia, sforniti di viscere,
apostoli d'inferno, ministri di perdizione, insomma il nemico più
funesto e terribile che siasi veduto ne' tempi moderni di ogni vivere
umano e cristiano». Nominava e infamava persone vere e vive, come
erangli denunziate da amici; e sopra denunzie altrui assicurava che
nelle scuole gesuitiche «si predica una morale ribalda, che non ha di
cristiano che le sembianze; un costume di cui gli onesti Gentili si
vergognerebbero; una giustizia che contraddice alle leggi pubbliche, e
non può avere altra sanzione che quella degli scherani».
Il secolo critico avrebbe osato revocarlo in dubbio? Ma a chi gli avesse
chiesto ragione della diametrale contraddizione, il Gioberti rispondeva
averli lodati per far prova di convertirli, ma uscito vano il tentativo
(in pochi mesi) aver chiamato il pan pane[533]. L'illustre Pascal,
interrogato dalla marchesa di Sablè se delle accuse che lanciava in
quelle _Provinciali_, che furono definite immortali bugiarde, fosse egli
ben accertato, rispondeva che l'assicurarsene era dovere di quei che ne
lo informavano; a lui non incombeva che di servirsene[534]. Siffatta
doveva pur essere l'opinione del Gioberti, che vivendo lontano, non era
istruito del paese se non per lettere di pochi preti, come ce ne
chiariscono il suo carteggio stampato, e più quel che abbiamo di non
istampato[535], e di là trasse tutta quella spazzatura di sacristia, di
cui infarcì dettature, nelle quali Iddio lo colpì di mediocrità.
Come ciò si combinasse colla sua devozione quasi idolatrica pel papato
lo cerchino quei che pretendono coerenza in coloro che orzeggiano
secondo il vento dell'opinione. Ben deplorevole è che ne nascessero
baruffe da trivio, e persone oneste e venerande restassero esposte a
insulti di piazza, e presto a violenze pubbliche. Perocchè i primi
esperimenti della rivoluzione furono dapertutto il cacciare a furia i
Gesuiti, nè molto esagererebbe chi dicesse che tutti i preti ne
godettero. Ciò fin dall'ore rosee delle riforme. Dappoi che si stabilì
il sistema rappresentativo, o per l'insita avversione delle sêtte a
quanto sa di Chiesa, cioè d'autorità e di conservazione, o per istornare
gli occhi dagli errori e dagli abusi proprj, il governo sardo suscitò
garriti religiosi, e minute persecuzioni. Non che abolire la revisione
ecclesiastica, alla revisione civile sottopose gli scritti dei vescovi.
Protestavano questi contro tale indegnità, e con monsignore Charvaz
dicevano: «L'intera libertà noi vogliamo, per la quale coll'errore può
diffondersi anche la verità, e la religione parlare senza bavaglio: non
vogliamo una mezza libertà, per la quale resti la revisione d'un
tribunale non competente in materia religiosa; una mezza libertà, la
quale, col pretesto che una parola inceppi il Governo, possa inceppare
la libertà religiosa e sociale».
Di tal pretensione si scandolezzarono i liberali, e più quando i
vescovi, adunatisi a Villanovetta, pronunziarono che agli ecclesiastici
spetta il pieno esercizio de' diritti politici e civili quanto ad
ogn'altro cittadino, ma devono astenersi da ogni discussione politica,
dai circoli, dalle elezioni, da uffizj pubblici, dal legger abitualmente
i giornali, qualora non siano autorizzati dal vescovo: non potersi, a
norma dello Statuto, senza l'approvazione ecclesiastica pubblicare
Bibbie, catechismi o libri che trattino _ex professo_ di religione; e
proponeano una riforma delle curie vescovili, col consenso del
pontefice.
In paese libero questa libera unione fu violentemente accusata, e il La
Farina la denunzia come «atto di vera ribellione» perchè «non se n'era
chiesta l'autorizzazione del principe».
I concordati cambiavano d'indole quando non riferivansi più ad un re,
bensì ad un ministero che cangia ogni stagione, ad un parlamento ove la
maggioranza d'una sola palla basta a sancire la legge anche iniqua; ove
la libertà dello stampare e dell'adunarsi concessa a tutti, rende più
ingiusto il negarla agli ecclesiastici, come rendonsi superflui i
privilegi di questi dacchè le garanzie volute in essi divengono comuni a
tutti.
Ma appunto da questa mutabilità delle leggi e de' Governi vien cresciuta
la necessità di vedere assicurata la libertà del capo della Chiesa:
eppure contro di questo concentravano gli attacchi le sêtte, le quali,
dopo essersi assoggettati lo Stato e il popolo, vogliono serva anche la
Chiesa; e parve che d'allora Piemonte significasse rivoluzione, come
popolo dovea significare i giornali. I quali, dopo rinnegata
l'eguaglianza di tutti in faccia alla legge, sancita dallo Statuto, in
nome di questa eguaglianza chiedeano si sopprimesse la giurisdizione
eccezionale. Questa era portata dal concordato, sicchè sarebbe bisognato
trattarne con Roma; ma i giornali impossessatisi della quistione, com'è
loro stile l'avevano incancrenita; «i liberali (son parole del La
Farina) generalizzando le accuse, disgustavano della libertà molti
ecclesiastici che senza di ciò l'avrebbero amata: entrati una volta in
queste vie, il soffermarsi era impossibile, perchè l'ingiuria chiama
l'ingiuria; i tristi avvelenano le piaghe e le rendono letali».
Roma riflesse che il concordato era stato conchiuso di recenti; e che è
un contratto sinalagmatico, ove ciascuna delle parti cede in alcun punto
per ottenerne un altro[536]: nè dal mutare degli ordini politici doveano
dipendere le leggi ecclesiastiche. Ai varj messi spediti a trattarne era
impossibile riuscire ad accordi, atteso che Roma non potea transigere
sovra i principj, e il governo Sardo era omai schiavo di quella che
s'intitola opinion pubblica. Il conte Siccardi spedito a tal uopo, ne
tornò irritato, e presentò al Parlamento un progetto di legge per
rifondere la giurisdizione ecclesiastica in materia temporale.
Inviperite le plebi, fra le escandenze di queste fu passata la legge,
che aboliva il privilegio del fôro, il diritto d'asilo, le pene per
l'inosservanza delle feste; imponeva la sanzione regia ai corpi morali
per acquistare beni o ereditarne. È la legge del 9 aprile 1850, rimasta
famosa col nome di Siccardi; e in Torino si eresse una piramide a
perpetua memoria di franchigie che da mezzo secolo possedeano tutti gli
altri paesi d'Italia; pure la regia firma non fu consentita agli
articoli che toglievano l'osservanza delle feste, e riducevano il
matrimonio a contratto civile.
Roma protestò; richiamò il nunzio da Torino, e non volle riconoscere il
Pinelli, mandatole affinchè accettasse il fatto compiuto, e rimovesse il
Franzoni arcivescovo, tenuto corifeo dell'opposizione clericale, e che
avea proferto la legge civile non poter dispensare il clero dagli
obblighi speciali, impostigli dalla Chiesa, e prescriveva qual contegno
dovesse tenere rimpetto ai tribunali civili. Di aver ciò stampato gli si
mosse processo in paese di libera stampa, e alla citazione non essendo
egli comparso, fu chiuso nella cittadella: fatto nuovo e inaudito, dice
lo storico succennato nello sbeffeggiare questo _martire_: al quale però
serviva di conforto il giungere condoglianze e incoraggiamenti d'ogni
parte, un pastorale dai fedeli sardi, un anello da quei delle chiese
d'Italia, un calice dai Francesi.
Ammalatosi intanto il conte di Santarosa ministro, gli si negò il
viatico se non ritrattasse la partecipazione che aveva avuto a quelle
leggi. Nuova occasione di ire plateali e avvocatesche, per obbedire alle
quali l'arcivescovo, sequestratigli i beni, fu chiuso nella fortezza di
Fenestrelle, poi condotto ai confini di Francia, ove stette esule i
dodici anni che sopravvisse. E parimente dovette uscire monsignor
Morungiu arcivescovo di Cagliari e (dice il solito storico) «a sentire
la fazione teocratica, era già tempo di nascondersi nelle catacombe: i
martiri si moltiplicavano; le persecuzioni de' Neroni e de' Domiziani
erano superate». Forse la fazione teocratica ricordavasi che, oltre lo
Statuto, vigeva il codice ove l'articolo 2 dichiara che «il re si gloria
d'esser protettore della Chiesa e di promuovere l'osservanza delle leggi
di essa nelle materie che alla podestà di essa appartengono: i
magistrati veglieranno che si mantenga il migliore accordo tra la Chiesa
e lo Stato».
Quasi poi si fosse proposto di far d'un popolo senza fede un popolo
senza doveri, la stampa metteva fuori libri i più ribaldi; riproduceva
ad uso del popolo novelle e poesie di cui Sodoma si sarebbe vergognata:
famigliarizzava coi delitti più atroci e più osceni; fatta palestra di
obbrobrj, lanciava vituperi contro le persone e le istituzioni
ecclesiastiche: il più lurido dei giornalisti, dopo scompisciato tutta
la settimana ogni persona e cosa che ispirasse o meritasse rispetto, la
domenica appestava il pubblico con migliaja di copie d'una spiegazione
del vangelo, dove avvoltolava nella sua pozzanghera Cristo, e
principalmente la Madonna. Ne sghignazzavano i caffè, e lo pensionava
l'erario.
In più serio campo Giovanni Nepomuceno Nuytz, all'Università di Torino
professava un corso di diritto canonico (_Juris ecclesiastici
iustitutiones_) degno del Febronio, asserendo l'onnipotenza dello Stato
sopra la Chiesa; l'incompatibilità del potere temporale collo
spirituale; non potersi dimostrare che il matrimonio sia sacramento, nè
la Chiesa stabilirvi impedimenti dirimenti; la Chiesa cattolica e
specialmente la santa sede essere stata causa dello scisma
orientale[537]. Messo all'Indice, l'autore fu strascinato in trionfo e
promosso. E fioccavano scritti in cui voleasi considerare il potere
pontifizio come un semplice ministero, anzichè una giurisdizione; la
religione come società dell'uomo con Dio, eliminando la Chiesa visibile,
e la suprema garanzia de' diritti civili; nelle materie miste, cioè
nell'amministrazione esterna delle cose sacre, la decisione competere
all'unico potere, primeggiando l'interesse pubblico in tutto quanto non
è essenza della religione.
E qual cosa sia l'essenza della religione lo definirà ancora il Governo.
Essenza della religione è che si predichi la verità, ma lo Stato
prefiggerà da chi, quando, dove, come, e se quella verità nuocia al
pubblico assetto. La preghiera è essenza della religione, ma lo Stato
determinerà le ore, i luoghi, le formole; e se permettere una
processione, le immagini, i pellegrinaggi, il richiamo delle campane. È
essenza della religione il formare i proprj ministri, ma l'autorità
origlierà ai seminarj, imporrà i maestri, le materie d'insegnamento, il
numero e l'età degli allievi, e quando arrivino agli anni, li ghermirà
per farne soldati. La Chiesa è giudice degli errori contrarj ai suoi
dogmi e alla sua morale, ma lo Stato esaminerà la forma delle decisioni
dogmatiche, potrà sospenderne la pubblicazione, vietarne la
discussione[538]. Essa amministra i sacramenti e fra questi il
matrimonio, ma lo Stato non lo riconoscerà se non stipulato davanti
agl'infimi de' suoi magistrati, in via di contratto naturale. Potrà
dirsi impedita la libertà del cittadino o turbata la quiete pubblica se
una processione interrompe la marcia d'un reggimento; se ai nostri
carnevali si oppongono le devozioni; se ne' conventi si ricoverano
fanciulle destinate alla scena o a peggio; se i nostri tabernacoli
impacciano le mostre delle botteghe; se i nostri vescovi stampano come i
giornali, o i nostri curati declamano quanto i deputati e gli
arruffapopolo: se infine un cristiano vuol praticare la libertà
diversamente da quel che esigono i dominatori del giorno.
Insomma si ammetteva la religione, ma se ne ripudiavano le conseguenze;
si tollerava Cristo, ma prima il re e il prefetto; il Governo, se non
bastava l'aver tratte ai tribunali civili le quistioni beneficiarie e
matrimoniali, stabilito nuove norme per la placitazione, sottoposto a
speciale autorizzazione i lasciti e gli acquisti in favor della Chiesa,
tolto la personalità morale alle corporazioni religiose, imposto tasse
eccezionali e quote di concorso a certi benefizj, rendevasi ridicolo
agli assennati e vessatorio ai credenti col rinnovare le scene
dell'interdetto di Venezia, e dei re sacristani di casa d'Austria. Il
papa nel concistoro 22 gennajo 1855 disapprovava tutti gli atti del
potere legislativo ed esecutivo del Piemonte, lesivi della giurisdizione
ecclesiastica, minacciando di censure coloro che a leggi siffatte
dessero favore; e pubblicò i carteggi suoi co' varj ministri di
Piemonte, e le lettere burbanzose di questi, che ad ora ad ora aveano
tentato rannodare relazioni con Roma.
Peggiorò questa situazione la guerra del 1859; dove il Piemonte, avendo
acquistata la Lombardia, vi applicò subito gli ordinamenti suoi,
cassando il concordato che l'Austria aveva stipulato con Roma, e
vituperando come ostile all'Italia indipendente quel clero che, come
ostile al dominio forestiere, era stato sempre vigilato dagli Austriaci.
Poi, con quel sintomo d'estrema decadenza ch'è la facilità con cui si
perde e si acquista un trono, vennero annessi al regno sardo la Toscana,
i Ducati, la Romagna; poi si conquistarono le Marche, l'Umbria, le Due
Sicilie; infine si proferì l'unità d'Italia, e doverne essere capitale
Roma.
Tali acquisti erano un fatto di mera politica esterna, di principe che
spoglia un altro principe; ma doveano esulcerare le relazioni fra il
pontefice e il nuovo regno; e alterare non solo le disposizioni
reciproche degli spiriti, ma i doveri dei già sudditi pontifizj, che
trovavansi sottoposti ad altro regnante, e a norme differenti anche in
ciò che concerne la coscienza. Fu per voltare tutti i torti sopra di
questi che il ministro Cavour promise le più ampie libertà alla Chiesa
in libero Stato.
Come tutte le formole vaghe, questa non ha altro senso che quel che le
si dà; gridata da tutti, è da ognuno intesa a suo modo, e se ne
trastullano quelli che amano creare attitudini equivoche onde
profittarne[539]. I Cattolici l'avrebbero aggradita ove significasse che
la Chiesa non fosse più stretta da tutela estranea; autorizzata ad
esercitare tutta la sua attività morale e civile, tolti gl'impedimenti
alle relazioni dei fedeli e de' vescovi tra loro e con Roma, alle
elezioni, alle stampe, alla beneficenza, all'istruzione, ai mezzi
molteplici per cui si fa benefattrice dell'umanità, invece di vincolarsi
a concordati per reciproche concessioni, avrebbe quella _sicura libertà_
che invoca con quotidiana preghiera.
Chiesa e Stato sono due enti affatto distinti, eppure non separabili:
viventi ciascuno di propria vita, non si devono reciprocamente
impacciare, bensì nella loro indipendenza coadjuvarsi, l'una dirigendo
le coscienze al rispetto dell'autorità, l'altro proteggendo l'attuazione
esterna del dogma. La Chiesa sussisteva prima dello Stato, e abbraccia
l'università de' credenti; mentre quella formola parrebbe rinserrare
l'eterno nel contingente, l'universale nella circoscrizione geografica o
politica. L'anima comanda al corpo, ma questo è inseparabile da quella
finchè vive, e l'una tocca alle ragioni dell'altro in modo, ch'è
impossibile delimitarle assolutamente, massime quando s'interpongano
interessi e passioni.
Nel fatto poi questa libertà della Chiesa parea non tradursi che in
scienza d'offendere chi non si può difendere. Man mano che si acquistò
un paese, venne sottratto alle convenzioni che avea con Roma; si
occuparono beni della Chiesa, benchè lo Statuto dichiari inviolabili le
proprietà _di qualunque siano natura_, e benchè in fatto si
rispettassero quelli delle congregazioni israelitiche e protestanti. Si
obbligavano i vescovi a insolito giuramento, e perchè ricusarono furono
carcerati[540] o rimossi dalle loro sedi, come altri sacerdoti che
zelassero la Chiesa; lasciando anche scoperti moltissimi beneficj
episcopali o capitolari o parocchiali per non voler accettare le
elezioni o istituzioni fatte a forma de' canoni. Si sottoposero gli
scritti de' vescovi a censura preventiva; a sorveglianza l'insegnamento
de' seminarj, mentre dalle scuole pubbliche eliminavansi l'istruzione
religiosa e ogni rito ecclesiastico; anzi si cercò fondare una teologia
governativa, obbligando ne' seminarj a seguire i programmi dello Stato,
poi riducendoli a un solo per provincia metropolitica, e ad insegnar la
sola teologia. La proclamata libertà di culto non dava che agio agli
eterodossi, mentre si obbligava il clero ad atti meramente politici, e a
normeggiare il suo ministero alle esigenze del Governo, il quale ne
misurava le processioni, le feste, il suon delle campane, le immagini;
profanava le chiese, convertendole non solo in prigioni e caserme, ma
fin in teatri e postriboli: s'imponeva di fare scendere Cristo in petti
che lo repudiavano, e sepellire coi fedeli chi sino alla morte avea
voluto starne separato; come turbatori delle coscienze punivansi con
legge speciale quei parroci che al battesimo non accettassero padrino
infedele o scomunicato, o esigessero ritrattazioni al letto di
morte[541]. Intanto che si proibivano le esteriorità religiose, si
ordinava ai vescovi di illuminare i loro palazzi[542] dai prefetti coi
decreti, dal vulgo colla sassajuola; si mescolava la Chiesa a tutto ciò
ch'è impopolare, e metteasi Cristo in opposizione all'impresa nazionale.
Il vescovo di Pesaro fa dai parroci suoi leggere in chiesa una pastorale
ove raccomandava il culto di Maria, e riprovava il divulgarsi delle
eresie; e il prefetto la proibisce e sequestra. Il vicario capitolare di
Milano nomina tre canonici secondo il suo diritto; il Governo nega
approvarli, e ne sostituisce tre altri che l'autorità ecclesiastica non
riconosce, e il ministero li dota delle temporalità, come fa ad uno a
cui l'arcivescovo di Firenze ricusa la canonica istituzione. Il vicario
capitolare di Bologna dirama una risposta della santa penitenzieria
sulla facoltà d'assolvere certe censure ecclesiastiche: e n'ha il
carcere per molti anni. Quel di Rimini, per espiare le bestemmie del
Renan invita i fedeli ad una funzione sacra, e l'autorità impedisce di
pubblicar l'invito, e dai carabinieri lo fa strappare dall'interno delle
chiese. I carabinieri andarono a insediare il parroco di Poppi, in onta
all'arcivescovo. Il vescovo di Spoleto fu chiuso in fortezza perchè
rammentò ai sindaci dovere «l'azion del Governo arrestarsi alle porte
del santuario», siccome aveva dichiarato il presidente del ministero:
l'arciprete di Cento perchè non benedisse col Sacramento un picchetto di
guardie nazionali; e quel di Gaeta perchè nol benedisse bene: il
prevosto Carsana di Bergamo perchè non volle dare la pasqua a uno
scomunicato.
Onde i vescovi napoletani, protestando contro la legge che incatena ogni
lor atto alla placitazione, esclamavano: «Niun governo è possibile
quando un potere estraneo ed intruso il soprafaccia per modo, da voler
esser arbitro d'ogni più vitale suo interesse, attraversargli il
conferimento delle cariche, la destinazione de' pubblici magistrati, e
metterne ad esame ogni provvedimento, ogni legge con piena balìa
d'invalidarli a talento, staggirne il patrimonio e dispensare o negare a
suo grado l'uso e il conseguimento dei beni, pei quali la cosa pubblica
si amministra e sostenta»[543]. Perfino i tribunali risentirono delle
antipatie religiose e della paura de' giornali, sottoponendo il
giuridico al politico; e, per dire un sol caso fra cento, il supremo
consiglio amministrativo di Napoli, il 3 giugno 1862, condannava i
canonici di quella metropolitana per _astensione e contegno ostile_;
reati ignoti al codice.
Può forse credersi che non sieno comandati dal Governo que' giornali,
non pagati da lui que' monelli, non inviata da lui la tirannia in veste
di prefetto: ma lascia fare e applaudire, punisce e disgrada chi vi
contrasta; ha i prediletti suoi fra i persecutori; non protegge dagli
insulti le sacre funzioni, ma le vieta perchè non eccitino disprezzi:
sorregge abusi de' magistrati, abjetti co' superiori per prepotere
sugl'inferiori, e cattivarsi l'applauso de' gaudenti e l'assenso d'una
plebe che non sa quel che vuole, e vuole sempre quel che non ha; e che
guarda a queste persecuzioni con indifferenza o anche con gusto perchè
gli si ripete che menano a quella felicità, alla quale aspira sempre e
sempre invano.
Gli sforzi principali dirigeansi a togliere l'educazione di mano al
clero, non coll'impedire ch'esso ne avesse il privilegio, da gran tempo
dimenticato, ma volgendo le istituzioni a escluderlo: nè solo le
istituzioni governative, ma fin talune camuffate di carità, e dove si
adula la gioventù o la moltitudine per pervertirla.
Principalmente si combattevano gli Ordini monastici, i quali, oltre
esser legittimi come forma di libertà, rispondono a bisogni particolari
di certi tempi e di certe classi di persone, dotate di grazie
particolari, ma riescono incomprensibili alla vulgarità che conosce
soltanto i piaceri e gli affari. Cacciati in nome della fraternità,
erano tornati in nome della carità cristiana; ma si riuscì a farli
detestati dalla classe gaudente quanto nel medioevo gli Ebrei; ed ogni
riforma di governo venne seguita dalla loro distruzione[544]. Cacciati
dalle case dove avevano composti tutti i loro desiderj, non poteano più
vivere che mendicando: questa era colpa per cui erano arrestati, e così
nudriti; onde una circolare autorizzò a non imprigionare quelli che non
avessero ricevuta la pensione.
Così levate al clero le prerogative del vecchio diritto, ad onta del
nuovo si manteneano contro di esso le leggi paurose e le ordinanze
eccezionali delle tirannidi antiche; nella loro persecuzione i
governanti alleavansi i partiti più opposti che si rassegnavano anche
alla servitù di tutti, purchè della libertà non potesse vantaggiare il
clero, non accorgendosi come ogni argomento che si accampa contro
l'indipendenza delle comunità religiose, vale contro le politiche.
Intolleranza tanto più notevole ove si tutelano le istituzioni più
avverse al cristianesimo; si esaltano i culti di Budda, di Fo, di
Maometto; si proteggono le associazioni protestanti e massoniche[545].
Nè a torto gli ecclesiastici rifletteano che anche Roma pagana, nella
peggior sua decadenza, mentre adottava tutti i vizj e le superstizioni,
repudiava le virtù cristiane; mentre era minacciata dai Barbari,
sbigottivasi di pochi missionarj; mentre lasciava ostentar i vizj di
Messalina, e Caracalla, riduceva i Cristiani a celar le loro penitenze
nelle catacombe. Voi (diceano) intendete libera Chiesa al modo con cui
libero Stato intendono i socialisti; poichè la portereste a piena
rivoluzione, colla scena de' plebisciti per eleggere i curati e i
vescovi; col rinfacciare ai prelati la carrozza e gli argenti e il
palazzo; col repudiare la suprema giurisdizione che è indispensabile per
l'unità; i papi sarebbero fatti per diploma dei re, non per ispirazione
dello Spirito Santo nè dai prelati di tutta la cristianità; insomma
senza culto senza morale, senza stabilità, la Chiesa rimarrebbe in balìa
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Çirattagı - Gli eretici d'Italia, vol. III - 63
- Büleklär
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 01Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4243Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196233.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 02Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4434Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198935.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 03Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4227Unikal süzlärneñ gomumi sanı 185034.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 04Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4286Unikal süzlärneñ gomumi sanı 168334.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 05Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4387Unikal süzlärneñ gomumi sanı 187834.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 06Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4097Unikal süzlärneñ gomumi sanı 206928.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.39.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 07Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4421Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189532.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 08Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4371Unikal süzlärneñ gomumi sanı 199432.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 09Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4161Unikal süzlärneñ gomumi sanı 226723.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.33.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.39.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 10Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4210Unikal süzlärneñ gomumi sanı 199132.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 11Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4406Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198434.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 12Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4183Unikal süzlärneñ gomumi sanı 194130.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.42.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 13Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4170Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196930.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 14Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4227Unikal süzlärneñ gomumi sanı 193931.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 15Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4294Unikal süzlärneñ gomumi sanı 194234.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 16Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4342Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186833.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 17Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4364Unikal süzlärneñ gomumi sanı 193934.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 18Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4241Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189531.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 19Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4125Unikal süzlärneñ gomumi sanı 213224.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.32.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.36.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 20Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4136Unikal süzlärneñ gomumi sanı 218524.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.33.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.39.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 21Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4296Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189433.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 22Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4288Unikal süzlärneñ gomumi sanı 188433.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 23Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4354Unikal süzlärneñ gomumi sanı 197933.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 24Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4351Unikal süzlärneñ gomumi sanı 191234.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 25Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4326Unikal süzlärneñ gomumi sanı 192933.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 26Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4338Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189334.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 27Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4339Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189233.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 28Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4385Unikal süzlärneñ gomumi sanı 190834.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 29Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4241Unikal süzlärneñ gomumi sanı 203634.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 30Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4217Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189935.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 31Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4235Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198531.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 32Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4357Unikal süzlärneñ gomumi sanı 200232.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 33Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4393Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186435.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 34Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4436Unikal süzlärneñ gomumi sanı 165437.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.58.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 35Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4182Unikal süzlärneñ gomumi sanı 200828.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.39.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 36Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4425Unikal süzlärneñ gomumi sanı 170834.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 37Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4332Unikal süzlärneñ gomumi sanı 183832.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 38Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4275Unikal süzlärneñ gomumi sanı 195833.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 39Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4292Unikal süzlärneñ gomumi sanı 208531.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 40Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4264Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196834.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 41Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4314Unikal süzlärneñ gomumi sanı 192132.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 42Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4323Unikal süzlärneñ gomumi sanı 191333.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 43Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4218Unikal süzlärneñ gomumi sanı 199630.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 44Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4261Unikal süzlärneñ gomumi sanı 173631.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 45Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4301Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196133.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 46Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4235Unikal süzlärneñ gomumi sanı 199830.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 47Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4299Unikal süzlärneñ gomumi sanı 205430.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 48Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4191Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198830.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 49Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4289Unikal süzlärneñ gomumi sanı 193933.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 50Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4291Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196733.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 51Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4291Unikal süzlärneñ gomumi sanı 193132.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 52Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4168Unikal süzlärneñ gomumi sanı 176838.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.60.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 53Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4371Unikal süzlärneñ gomumi sanı 197035.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 54Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4105Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186030.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 55Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4367Unikal süzlärneñ gomumi sanı 182733.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 56Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4112Unikal süzlärneñ gomumi sanı 195033.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 57Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4108Unikal süzlärneñ gomumi sanı 169135.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.58.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 58Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4152Unikal süzlärneñ gomumi sanı 146633.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 59Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4180Unikal süzlärneñ gomumi sanı 156533.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 60Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4233Unikal süzlärneñ gomumi sanı 184933.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 61Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4254Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196031.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 62Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4256Unikal süzlärneñ gomumi sanı 185830.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 63Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4363Unikal süzlärneñ gomumi sanı 176634.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 64Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4318Unikal süzlärneñ gomumi sanı 185035.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 65Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4310Unikal süzlärneñ gomumi sanı 188935.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 66Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4244Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186734.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 67Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4310Unikal süzlärneñ gomumi sanı 191333.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 68Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4224Unikal süzlärneñ gomumi sanı 190332.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 69Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4289Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186932.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 70Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4295Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196031.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 71Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4304Unikal süzlärneñ gomumi sanı 185531.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 72Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4317Unikal süzlärneñ gomumi sanı 194930.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 73Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4247Unikal süzlärneñ gomumi sanı 190733.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 74Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4229Unikal süzlärneñ gomumi sanı 192330.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 75Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4299Unikal süzlärneñ gomumi sanı 184930.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 76Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4382Unikal süzlärneñ gomumi sanı 181231.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 77Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4213Unikal süzlärneñ gomumi sanı 180223.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.32.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.37.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 78Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4163Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198629.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 79Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4309Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186831.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 80Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4149Unikal süzlärneñ gomumi sanı 183934.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 81Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4109Unikal süzlärneñ gomumi sanı 200230.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 82Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4441Unikal süzlärneñ gomumi sanı 159639.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 83Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4098Unikal süzlärneñ gomumi sanı 194433.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 84Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4118Unikal süzlärneñ gomumi sanı 202130.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.41.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 85Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4192Unikal süzlärneñ gomumi sanı 190134.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 86Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 3172Unikal süzlärneñ gomumi sanı 141933.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 87Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 2726Unikal süzlärneñ gomumi sanı 104427.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.38.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 88Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 66Unikal süzlärneñ gomumi sanı 6033.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.