Gli eretici d'Italia, vol. III - 56

Süzlärneñ gomumi sanı 4112
Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1950
33.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
47.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
54.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
il suddito giudice degli atti e della coscienza del superiore; e anche
dopo la condanna persistette a supporre savj quelli soltanto che
aderissero al suo conciliabolo[509].
Tristo a chi si crede costretto a mutare tono colla politica! sciagurate
le palinodie! Un nuovo ordine di cose impiantavasi sulle rovine
dell'antico; le repubbliche divenivano regni e principati; all'ombra di
nuove vittorie adunavasi un conclave, dove il Gerdil, autore della bolla
contro il Ricci, sarebbe uscito papa se non metteagli il veto
l'Austria[510]; e il nuovo pontefice Pio VII andava in Francia a
coronare Napoleone, che, dopo venuto in Italia ad abbattere i troni egli
altari, altari e troni avea rialzati. Allorchè, reduce da quell'atto,
Pio VII passò da Firenze il 1805, il Ricci gli presentò nuova protesta
«di non aver mai avuto altri sentimenti che quelli definiti dalla bolla
di Pio VI; non sostenute nè credute le proposizioni enunciate nel senso
giustamente condannato nella surriferita bolla, avendo sempre inteso
che, se mai qualche parola o parole avessero dato luogo ad equivoco,
fossero subito ritrattate e corrette».
Il papa l'accolse amorevolissimo, e anche dappoi il Ricci gliene scrivea
ringraziamenti affettuosi: «Rammenterò sempre con filiale tenerezza il
giorno felice in cui furono esauditi i miei voti; e nella vita ritirata
che meno per attendere al grande affare della mia eterna salute, non
cesserò mai di pregare caldamente l'Altissimo perchè conservi lungamente
alla sua Chiesa nella santità vostra un pastore illuminato e zelante, e
ai suoi figli un padre tenero ed amoroso, ecc.» (Firenze, 20 maggio
1805).
Le lettere che allora diresse agli amici suonano nel senso stesso: e
sino al fedele Pancieri dice: «Io nulla tanto desiderava quanto questo,
ma non potevo immaginarmi che ciò accadesse nel modo che ella avrà già
saputo. Pio VII, superando le mie speranze, ha accolto con tanta
amorevolezza i miei sentimenti sinceri di obbedienza e di attaccamento
alla sua sacra persona... Dicano quel che vogliono i maligni, non
dobbiamo curarli. La dottrina cattolica è salva: noi abbiamo fatto ciò
ch'era necessario per l'edificazione de' popoli, mostrando il nostro
amore alla unità; abbiamo tolto quello scandalo che taluni prendevano
per ignoranza, altri per malizia. Il voler troppo difendere la nostra
estimazione non era conforme all'esempio di Gesù Cristo» (15 giugno
1805).
Eppure allora stesso mandava al Targioni: «Ho alzato la voce senza
riguardo; ho combattuto a campo aperto, coll'ajuto del Signore, finchè
ho creduto volesse questo da me. Adesso il ritiro, il silenzio, la
preghiera sono il mio dovere. Il tempo di parlare verrà, ma forse Iddio
lo ha riservato ai nostri posteri, quando Babilonia avrà colmo il sacco.
Non è per questo che il grido della fede non si senta sempre: ma, voglia
Roma o non voglia, pur troppo la Chiesa ha addosso tutte le apparenze di
debilitazione e di vecchiaja per l'oscuramento di tante verità che da
molti s'ignorano, dai più non s'apprezzano»[511].
L'intolleranza degli scrupolosi non sa vedere nel Ricci che frode e
doppiezza. L'intolleranza degli adulatori venali, peggiore che quella
degli inquisitori, lo qualificherebbe di vile, giacchè sostengono che
rinnegò la propria coscienza per paura. Noi vi vediamo un uomo che errò,
se ne pentì, ma non seppe reprimere ogni lampo di umana superbia: lo
condanni chi è senza peccato. Ma in lui veramente si veda quanto sia
pericoloso il volere novità, che non entrarono nelle consuetudini o
nelle idee del popolo, e il cercare appoggio dall'autorità governativa;
e quanto a questa è improvido il mescolarsi in materie che spettano
unicamente alla Chiesa, dovendo essa limitarsi a impedire che questa
esca dalle sue competenze, e nel resto affidarsi alla libertà.
Nella calma degli ultimi giorni il Ricci radunò tutto il suo carteggio,
poi compilò la propria vita, conchiudendo: «Qui farò fine a queste
Memorie che forse un giorno potranno servire di disinganno e di scuola a
chi le vedrà; e quando pure restino sepolte, non sarà poco profitto per
me l'aver riandato nel mio ritiro i tratti grandi della divina
misericordia sopra un suo servo inutile. Sia dunque lode e gloria al
Signore che ha esaudito le mie preghiere, disimpegnandomi da tanti
cimenti a cui ero esposto; e disimpegnandomi con modi così inaspettati
ed impensati. Voglia pur egli preservarmi da nuovi rischi, e mi dia
grazia pei meriti di Gesù Cristo e colla intercessione di Maria
Santissima, dell'angelo mio custode e de' santi miei avvocati e di tutti
gli eletti, di passare il resto di mia vita in modo, di esser in punto
di morte chiamato a godere di quella eterna beatitudine che col prezioso
suo sangue ci ha meritato. _Fiat_, _fiat_. _Amen_, _amen_».
E con tali sentimenti speriamo sia spirato al 27 gennajo 1810.
Altri molti il prevalere della rivoluzione avea richiamati al vero.
Spargendosi che i Giansenisti l'avessero preparata colla loro
insubordinazione, il Tamburini nelle _Lettere teologico-politiche sulla
presente situazione delle cose ecclesiastiche_ (1794) mostra come le
riforme che i principi volevano introdurre negli affari ecclesiastici
scontentassero il popolo, e scalzassero l'autorità dei Governi.
«Moltissimi erano esacerbati dalla distruzione delle abbadie,
risguardate utilissime al lustro delle famiglie; altri molti per la
soppressione dei chiostri, considerati come opportuni alla comodità
spirituale del popolo; altri non pochi per la distruzione delle
confraternite, credute attissime a nutrire la pietà de' fedeli. I
principi cercarono produrre una rivoluzione nell'opinione degli uomini»,
ristorando le Università, e facendo pubblicare opere che «alla sovranità
temporale vendicassero gli originarj diritti»: ma si confuse il calor
della mischia coll'idea della vittoria, e fidandosi nella forza, i
principi posero mano alla Riforma nel calor della disputa, e recarono
una ferita più acerba sì all'intelletto che alle passioni. Qui riferisce
passi de' caporioni della sètta, tutti in favore dell'autorità regia e
contro l'origine popolare della sovranità, asserita dal Buchanan e sua
scuola: la taccia di Giacobini riversa sui Gesuiti, e la ribellione e il
tirannicidio, cioè quel che oggi s'intitola liberalismo.
E appunto da libero cesarista, egli asserisce che tocca allo Stato
stabilire l'osservanza dei giorni festivi, gl'impedimenti e le dispense
nel matrimonio, nel quale dee separarsi il contratto dal sacramento, nè
proibirlo al clero; peccano i pastori che sinceramente non fanno
ossequio alle leggi e ai voti de' principi per la restaurazione della
disciplina ecclesiastica; esser indecente che i sacerdoti vivano
dell'onorario della messa.
Il Bolgeni, che con soda teologia e piana logica facilmente spezzava
l'artifiziosa retorica del Tamburini, oppose anche a queste lettere
l'opuscolo _I Giansenisti son Giacobini?_ mostrando come essi
appoggiassero, non l'autorità, bensì il regalismo. Al venir dei
Francesi, il Tamburini ballò cogli altri attorno all'albero, cantando
«Viva l'Università, figlia della ragione e madre della libertà»[512], e
presentò la sua _Introduzione alla filosofia morale_ all'amministrazione
della repubblica cisalpina, professando, come al tempo dei duchi, i
diritti sovrani sopra la Chiesa, e che «vescovi e preti non hanno
propriamente se non una direzione nel puro ecclesiastico» (pag. 330).
Al tornare degli Austriaci nel 99 il Tamburini sofferse della riazione e
dei rigori del vescovo Nani; poi Napoleone lo ricollocò all'Università a
dettare la storia delle leggi e della diplomazia. Riguardato come
caporione dei Giansenisti, onorato dagli scolari, distinto dagli
imperatori, qual direttore della facoltà legale a Pavia visse sino al
1825 senza mai ritrattarsi; e vecchissimo pubblicò la _Perfettibilità
dell'umana famiglia_ e alquante poesie, vantandosi carico d'anni e di
scomuniche. Ebbe esequie onorevolissime e un monumento nell'Università,
ma l'edizione che si cominciò delle opere sue complete non ebbe lo
spaccio che speravasi dalla proibizione, e lasciossi in tronco[513].
Il suo amico Zola, col quale studiava una specie di conciliazione tra il
filosofismo francese e la fede richiamata ai primordj, avea ricevuto i
favori dell'imperatore Giuseppe, che avendo trasportato da Roma a Pavia
il collegio romano ungarico, ve lo collocò rettore con lauto
trattamento, e gli offerse così un nuovo mezzo di diffondere fra'
giovani il rigorismo. Pubblicò allora il _Piano d'una riforma
ecclesiastica, e per qual modo i principi cattolici possano riuscirvi_
(1790): ma quando salì imperatore Francesco II, egli fu congedato,
assegnandogli, è vero, la pensione di quattrocentrenta zecchini, e gli
onori e le insegne del posto, non men che al Tamburini. Al venire de'
Francesi fu rimesso in posto, ma essendosi allora soppresso il seminario
generale, egli tornò in patria, e sebbene vedesse la _nazione_ bresciana
decaduta troppo dalla prisca floridezza, v'accettò la cattedra di
eloquenza. Ivi recitò un'orazione nella quale il famoso anatomico
Antonio Scarpa lodava «quella filosofica franchezza che pochi in simile
argomento avrebbero osato di spiegare nelle presenti circostanze. Come
si troveranno piccoli i nostri repubblicani e i nostri legislatori, i
quali non sanno nulla di tutto ciò che Zola si propone d'insegnare! Come
dovrebbero trovarsi umiliati quelli che a governare credono bastevole
l'andar vestiti da ranocchi, con gran pennacchio e gran sciabola».
Al lui vediamo prodigate lodi dagli scolari e dai colleghi, fino a dire,
_Nulla ferent talem sæcta futura virum;_
ma Germano Jacopo Gussago suo encomiatore parla «delle peripezie ch'egli
ebbe a soffrire, sino a spargersi sopra di esso, da' preti, da' frati e
da' bigotti, sospetti di libertinaggio e di empietà». Fu sempre
appassionato dei romanzi, nel che esortava a non imitarlo.
L'alito del portico teologico di Pavia si sentì lungamente fra il clero
lombardo, e proruppe fin nell'opposizione che, nel 1855, qualche prete
pavese fece alla dichiarazione dogmatica dell'immacolata concezione. Si
sofisticò sul modo della decisione e della promulgazione; si volle,
nella bolla dell'8 dicembre 1854, vedere un tentativo del papa di
svertare l'episcopato; si poneva in avvertenza il Governo; si sperava
che il potere civile proteggerebbe dalle persecuzioni ecclesiastiche:
frasi conosciute e ripieghi consueti di quella scuola.
E nella nostra gioventù noi vedevamo ancora, massime in Lombardia, il
clero diviso tra papisti e giansenisti: questi ultimi, persone
generalmente di austera condotta e di studio, e che facilmente
curvaronsi alla servitù francese, impostaci col nome di libertà;
ottennero impieghi, onori, vescovadi; pure non vi galleggiò alcun nome,
che pareggiasse i tanto illustri di Francia.
E allorchè da questa, con un torrente d'armati ci fu trasmesso un
torrente di errori, e della servilità nostra fu sintomo un vomito di
opuscoli avversi alla religione e brutte copie di francesi, molti di
quelli che aveano osteggiato il pontefice scesero nell'arena a difendere
l'autorità, che aveano contribuito a scassinare. Così il Guadagnini
negli ultimi suoi giorni dovette farsi apologista contro le diatribe
che, all'ombra dell'albero giacobino, buttavano fuori il Ranza[514] e
somiglianti.
Il prevosto Reginaldo Tanzini fece amplissima ritrattazione a Pio VII
l'agosto 1800, confessandosi autore della _Storia dell'Assemblea de'
vescovi di Toscana_, eccettuatane la prefazione: e d'una edizione di
Machiavello, con proemio che lo discolpa. «Un errore d'intelletto,
l'impegno travestito ai miei stessi occhi in sembianza di zelo, mi
aveano talmente affascinato e deluso, fino a farmi reputare utile
servizio alla Chiesa ciò che difatti la offendeva e la turbava»; e
conchiudeva: «Ah non vi sia mai alcuno tanto infelice che abbia la
deplorata temerità di disprezzare questa augusta religione, la quale,
ne' suoi rapporti allo stato di corruzione del genere umano,
inesplicabile senza il lume di lei, nelle sue testimonianze autentiche e
sovrumane, nelle sue auree e preziose massime dottrinali e morali, porta
scoperta ed evidente l'impronta della divinità».
Aveva assistito al sinodo pistojese Vincenzo Palmieri di Genova
oratoriano (1753-1820), professore di storia e teologia nel portico
pavese, autore d'un _Trattato storico-critico-dogmatico delle
indulgenze_ (1788), che fu confutato dal padre Anfossi maestro del sacro
palazzo, al quale più tardi egli oppose _La perpetuità della fede della
Chiesa cattolica concernente i dogmi dell'indulgenza_. Mutati i tempi,
ritirossi in patria e col Solari, traduttore d'Orazio, col Molinelli,
col Degola ed altri preti patrioti mandarono una lettera d'adesione al
clero costituzionale di Francia. Dalla loro unione uscì un opuscolo, _La
libertà e la legge considerati nella libertà delle opinioni e nella
tolleranza dei culti_. Il Palmieri avea pur fatto una _Esposizione
ragionata dei sistemi degli increduli_, e mentre alcuni dicono che,
avanti morire, si ritrattasse di quanto avea scritto contro la santa
sede, i suoi amici lo vantano d'impenitenza finale.
Alcuni furono più sfortunati, come Marcello Eusebio Scotti, napoletano,
predicatore sospetto, autore d'un catechismo pe' marinaj e della
_Monarchia universale de' papi_ (1789)[515], scritta per sostener la
quistione della chinea contro i pontefici, dei quali affolla le
usurpazioni come causa di tutti i mali della Chiesa. Buttatosi nel
vortice della rivoluzione, nel 1799 fu fatto appiccare dai re, de' quali
aveva intrepidamente proclamata l'assolutezza.
Anche Giovanni Serrao di Potenza avea stampato degli illustri catechisti
al modo di Cicerone _De claris oratoribus_, dialogo latino fra l'autore,
Domenico Malarbi e Girolamo Vecchietti, dando gran lodi a Mesengui e
censurando i gesuiti, allora soppressi. Il padre Mamachi criticò assai
questo ed altri scritti, onde il papa prima di accettarlo vescovo di
Potenza, l'obbligò a dare spiegazioni sui suoi sentimenti: ma il Serrao
scrisse al ministero napoletano, eccitandolo a respingere le pretensioni
di Roma. In fatti una commissione eletta da questo dichiarò insultante e
inaccettabile l'interrogatorio, ed esortava il re a far consacrare il
Serrao dal metropolita. La proposta fu accolta col piacere che allora
metteasi in tutto ciò che cozzasse con Roma: alfine una congregazione di
cardinali suggerì che egli facesse un atto di sommessione alla santa
sede senza entrare in particolarità. Credesi suo il libro intitolato _La
Prammatica di san Luigi proposta ai riformatori della disciplina_
(1788), dove arroga ai re il diritto di eleggere i vescovi, e dove la
sinagoga romana è presentata coi modi più insultanti. Dettò pure un
Commentario _de rebus gestis Mariæ Theresiæ_ dedicato alla regina
Carolina, alla quale e al re profuse elogi: e quando fu chiesto a dar il
giuramento d'obbedienza da vescovo, disse: «Volentieri, ma salvo quella
che devo al mio sovrano». Quei re si gloriavano di sudditi così devoti;
ma vien la repubblica, ed egli fu di questa caldissimo; nel cader della
quale il popolo lo trucidò[516].

NOTE
[478] L'abate Marco Mastrofini fece dei _Rilievi sull'opera del signor
De Potter, intitolata Spirito della Chiesa, o considerazioni filosofiche
e politiche sulla storia dei Concilj e dei Papi, dagli Apostoli fino ai
giorni nostri_ (Roma 1826). Con buona logica e retta teologia ne esamina
le dottrine intorno a Dio, alla trinità, al peccato originale, a Cristo,
alla Grazia, alla Chiesa, ai Concilj, ai santi padri, all'invariabilità
dei dogmi, ai pontefici, mostrandone i gravi errori, le molte ignoranze,
le continue contraddizioni; e come non riveli lo spirito della Chiesa,
bensì con arguzie e scurrilità i mancamenti e i vizj che la Chiesa
deplora e rimprovera.
[479] Il Ricci riflette che, in sua gioventù, era poco frequente il caso
d'un indulto generale nella diocesi: e quando accordavasi, era solo per
uova e latticinj, esclusine anche sempre i mercoledì, venerdì e sabati,
la prima e l'ultima settimana, e le vigilie dell'Annunziata e di san
Giuseppe: e mai non si concedeva due anni di seguito. Clemente XIII nel
1767 dispensò anche per l'uso delle carni, dal che venne grave scandalo;
poi Pio VI abbondò.
[480] Vedi il nostro vol. I, pag. 89. Il Pusey, che più volte
menzionammo, accorderebbe tutto, purchè la Chiesa cattolica ripudii la
supremazia del papa e il culto di Maria. Al qual proposito soccorrono
parole del nostro padre Ventura: «Non è lontano il tempo che il nome di
Maria ricondurrà il suo culto in Londra, e con esso la vera religione
del Figlio. Avvenimenti misteriosi e inesplicabili hanno luogo
presentemente nella fiera Albione. E l'opera di Dio che riconduce, nelle
sue vie ineffabili, quel popolo, mercante dei beni della terra, alla
conquista dei beni del cielo, col suo ritorno all'unità della vera fede.
Ma questo grande, avvenimento che farà stordir l'universo e lo colmerà
di gioja, non avrà il suo effetto salvo che sotto il patronato di Maria,
presso la quale i Cattolici inglesi insistono alla lor volta con
incessanti preghiere, onde ottener la conversione della grande loro
patria».
Vedasi in fatto la magnifica risposta del Manning, della quale ci siamo
qui valsi.
[481] Una delle maggiori accuse che Pietro Leopoldo appone a i Minori
Osservanti, è che «il lettore pone per principio che il governo della
Chiesa è _monarchico_, e che il romano pontefice _ne è veramente il
monarca_. _Questa eresia_ si fa passare come un articolo di fede....
Tralascio di accennare gli altri spropositi sulla superiorità del papa
al Concilio». «Faceva pietà (dice altrove) il legger gli scritti di quei
lettori (frati)..... Le Bolle dei papi erano venerate come regola di
fede. La loro infallibilità era data per domma». E del suo sinodo dice:
«Troppo si temevano le conseguenze dai partigiani della Corte di Roma,
che prevedeva l'effetto che potea produrre contro l'antica macchina
della monarchia papale un corso di dottrina e disciplina insieme
raccolto, e fondalo sul vangelo e sulla tradizione, assortito appunto
per battere in dettaglio quella diabolica ed anticristiana invenzione».
[482] 1784, con note del Guadagnini.
[483] 1771. Altre sue opere sono:
_De justitia Christiana et de sacramentis_. Pavia 1783 e 84.
_De ultimo hominis fine, deque virtutibus theologicis et cardinalibus_.
Pavia 1785.
_De Ethica cristiana_. Pavia 1785.
_De verbo Dei scripto ac tradito_. Pavia 1789.
_Introduzioni e lezioni di filosofia morale_, volumi VII, dal 1802 al
1812.
_Saggio di poesie composte oltre l'ottantesimo anno_.
S'ha una lettera del Gioberti del 1830, diretta all'avvocato Saleri di
Brescia, ove applaude ad un costui Elogio del Tamburrini, effondendosi
nelle lodi di questo, siccome grand'osteggiatore di «quella setta
potente che, dopo corrotta la morale, corrotti i dogmi e la disciplina,
vuol mescere il cielo colla terra, la società civile colla
ecclesiastica, il regno spirituale col temporale, perpetuare gli abusi
presenti, far rivivere quelli della bassa età, e spenta ogni civiltà
moderna, richiamare nella religione e nel mondo l'antica babarie».
Esorta il Saleri a raccogliere tutte le lettere del Tamburini; e a
procurare un'edizione compiuta delle sue opere a Firenze, dove la
censura è più benigna.
[484] _Episcopatui romano non ita adnexum dicimus primatum, ut Ecclesia
illum in aliam quamcumque cathedram transferre non possit_.
_Arnaldus Brixiensis nec proprie schismaticus fuit, nec seditiosus, nec
turbulentus_.
_Nullus episcopus, nec romano excepto, potest aliquem excommunicare,
nisi de consensu, saltem præsumpto, totius corporis Ecclesiæ_.
_Hæresis janseniana est inane spectrum, calide confictum ad hostibus
veritatis ad suos adversarios opprimendos_.
_Ecclesia subesse potest errori in definiendo sensu librorum qui
canonici non sunt_.
_Quælibet gratia Christi efficax est_.
_Romanus pontifex pastorale munus exercere nequit in alterius diœcesi,
absque proprii ordinarii facultate_.
_Episcopi suam a Christo immediate jurisdictionem habent, non a romano
pontifice_.
_Concilia generalia esse supra pontificem propugnamus_.
_Ecclesia nullam habet potestatem conferendi indulgentias pro mortuis.
Approbationes confessariorum nec ad loca nec ad tempus limitari possunt.
Romanus pontifex in rebus fidei ac morum, etiam cum Ecclesia sua
particulari, judicium pronuncians, subesse potest errori.
Irrefragabilis conciliorum auctoritas minime pendet a confirmatione
romani pontificis.
Index librorum prohibitorum congregationis romanæ nequit esse regula pro
discernendis bonis libris a malis._
[485] Altre opere sue sono:
_Vindiciæ augustinianæ ab imputatione regni millenarii._ Cremona 1747.
_Dialoghi tre_ in difesa di quelle (1753). Sostiene che il sermone 259
di sant'Agostino è un centone di passi di quel santo, mal connessi da
chi volle farlo autore dell'errore de' millenarj.
_D. Aurelii Augustini quæ videtur sententia de beatitate s.
patriarcarum, prophetarum etc. ante Christi descensum ad inferos_
(1762). Gli fu vivamente combattuta dal Mamacchi, contro cui egli
diresse una _Lettera prima_ nel 1767. L'anno dopo pubblicò la
_Dissertazione epistolare se l'anima delle bestie possa dirsi
spirituale_: poi una spiegazione del testo di sant'Agostino _Ecclesiam
Christi servituram fuisse sub regibus hujus sæculi_; e _Delle
giornaliere pubbliche preci da ristabilirsi nel rito romano per la
salute e prosperità de' sovrani_ (Pavia 1784).
Lo contraddissero molti discepoli di san Tommaso, e principalmente i
padri Mingarelli, Patuzzi, Migliori, e monsignor Giustiniani vescovo di
Cerigo.
[486] G. B. Almici di Coccaglio (1717-93) fratello di Camillo,
traducendo Puffendorf pretese rettificarlo nella parte eterodossa, come
la poligamia, i voti, il suicidio, il duello, le convenzioni di guerra:
lo _spirito_ di Elvezio.
[487] _Esame della Vera Idea della santa sede._ Macerata 1785.
_Il critico corretto._ 1786.
_Fatti dommatici, ossia della infallibilità della Chiesa nel decidere
sulla dottrina buona o cattiva de' libri._ Brescia 1788.
_Della Carità o amor di Dio._ Roma 1788.
_Il vescovado, ossia della podestà di governare la Chiesa_, 1789.
_Economia della fede cristiana._ Brescia 1790.
_Se i Giansenisti sieno Giacobini_, 1794.
_Il possesso, principio fondamentale per decidere i casi morali._
Brescia 1796 e Cremona 1816.
[488] Questo fatto merita particolar menzione, atteso gli odierni
incidenti. Avendo i Francesi repubblicani invaso nel 1798 lo Stato
pontifizio, v'imposero il giuramento «di odiar la monarchia e
l'anarchia». Il papa proibì di giurare se non di «non prender parte a
qualsiasi congiura o sedizione pel ristabilimento della monarchia e
contro la repubblica; odio all'anarchia; fedeltà alla costituzione,
salva la religione cattolica». Prima che l'esplicita decisione
arrivasse, alcuni, come avviene in tempi di persecuzione, aveano tentato
conciliare colle esigenze del Governo la coscienza cattolica, e il
Bolgeni pubblicò _Sentimenti sul giuramento prescritto agli instruttori
e funzionarj pubblici_; dalla cui autorità indotto, monsignor Boni
vicegerente pubblicò che ciascuno potesse in ciò seguire la particolare
opinione, senza tacciare l'altrui. Se n'autorizzarono i professori della
Sapienza e del Collegio Romano a prestare il giuramento, fin quando il
papa fe pubblicare la sua decisione.
Eguali sevizie partorirono eguali disturbi di coscienza nella
rivoluzione odierna.
[489] Contro il Mamachi, _Del diritto della Chiesa di acquistare e di
possedere beni temporali_, Salvatore Spiriti di Cosenza scrisse il
_Dialogo de' morti, ossia Trimerone ecclesiastico-politico in
dimostrazione dei diritti del principato e del sacerdozio, e la
Mamachiana per chi vuol divertirsi_ (1770), beffa continua, della quale
altri fa autore Carlo Pecchio, continuatore della storia del Giannone.
Avendo il Mamachi tacciato d'irreligioso il filosofo Genovesi, questi fu
difeso violentemente da un amico.
[490] T. I, pag. XLIII la prima parte è polemica, la seconda è storica,
narrando il primato del papa nei primi otto secoli.
[491] Del Rucellaj sono le migliori fra le tante memorie che allora
uscirono intorno alla giurisdizione ecclesiastica e regia. Una secreta,
spedita a Vienna il 1745, fra le altre cose dice: «La storia delle
dispute di giurisdizione fra la Corte romana e il poter civile può
ridursi a questo punto: che essa non cessò mai di pretendere suoi i
diritti degli altri, per poter poi accordarli per grazia a quelli che
devono possederli per giustizia: e che, nojati di quell'eterno
conflitto, si contentarono di goderne a qual prezzo si fosse, senza
riflettere che questo cambiamento di titolo permetteva al sacerdozio,
come non lasciava mai di fare, di rivendicar finalmente per conto
proprio quello, su cui pareva aver acquistato un diritto col cederlo».
[492] Esistono negli archivj, e presto saranno pubblicate dal signor
Kervyn de Lettenhove nel Belgio, lettere di Maria Teresa, che rimprovera
a suo figlio il farnetico delle innovazioni ecclesiastiche.
[493] Era Gaetano Incontri (-1781) di cui lodaronsi grandemente la
spiegazione sopra la celebrazione delle feste. Il suo _Trattato
teologico sulle azioni umane_, denunziato alla sacra Congregazione, non
fu trovato riprovevole.
[494] «Molti invero sono i pregiudizj che dalla libertà di pensare, di
parlare, di leggere ho riconosciuto esser derivati alla nostra santa
religione da qualche tempo in questa nostra città, e che hanno aperto
più libero il campo al libertinaggio, dappoichè le podestà
ecclesiastiche non hanno potuto usare dell'autorità loro; ed essendone
da più parti giunta la notizia alla santa sede, ho ricevuto dei forti
eccitamenti dal sommo pontefice per riparare agli abusi onde l'ho
supplicato a confortarmi col suo ajuto nell'adempimento del mio
ministero. All'occasione, nelle maniere più proprie, ho pensato alle
volte, affine di non mancare verso il popolo alle mie cure spirituali
confidato, d'istruirlo con degli avvertimenti pastorali, e mi è stato
impedito come è noto; me ne sono rispettosamente rammaricato; ho fatto
sovra a varj punti appartenenti alla religione ed al costume, siccome
sopra altre materie concernenti l'ecclesiastica disciplina, delle umili
rappresentanze, e per mio demerito non sono stato esaudito. Vostra
eccellenza sa quante volte mi sono dato l'onore d'essere ad ossequiarla
per parteciparle le mie più riverenti e fervorose istanze; sicchè
confesso che nelle divisate contingenze mi trovo alquanto disanimato.
Qualora poi venga assistito nell'esercizio del mio vescovile impiego
dalla suprema autorità che vivamente imploro, m'incoraggierei molto, nè
avrei più che desiderare. Con tal fiducia pregando V. E. a riprotestare
all'imperial consiglio la mia più distinta venerazione mi pregio di
rassegnarmi di V. E. ecc.». È del 1752. A proposito dell'abolizione
della censura avendo il vescovo di Chiusi mosso alcun richiamo, fu
obbligato ritrattarsi, e scriveva: «Sacra Cesarea maestà. Con estremo
rammarico e cordoglio dell'anima mia appresi da sua santità le aspre
doglianze avanzate dalla maestà vostra contro la mia povera persona,
come che abbi avuto il temerario ardimento di offendere la di lei
imperiale persona, mio augustissimo sovrano... Mi riconosco in debito di
presentarmi ossequioso al trono della c. m. v. ecc.»
[495] Prima memoria del 21 luglio 1781.
[496] Così il Ricci, nell'autobiografia manuscritta.
[497] La sua _Justification de frà Paul Sarpi_ (Parigi 1811) sono
lettere a un magistrato (presidente Agier) in difesa dell'indole e dei
sentimenti di frà Paolo. Nel 1820 stampò a Lipsia il _Catechismo de'
Gesuiti_, in sei dialoghi fra un avvocato e un Gesuita, imitando, troppo
da lontano, le Provinciali di Pascal. Mandò una lettera di adesione alla
costituzione civile del clero francese. Col Gregoire viaggiò in
Inghilterra, in Olanda, in Germania; separandosi, convennero che,
l'ultimo giorno di ogni mese, alle sette del mattino si prostrerebbero
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Çirattagı - Gli eretici d'Italia, vol. III - 57
  • Büleklär
  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 01
    Süzlärneñ gomumi sanı 4243
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1962
    33.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    47.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 02
    Süzlärneñ gomumi sanı 4434
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1989
    35.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    47.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 03
    Süzlärneñ gomumi sanı 4227
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1850
    34.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    49.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 04
    Süzlärneñ gomumi sanı 4286
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1683
    34.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    47.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 05
    Süzlärneñ gomumi sanı 4387
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1878
    34.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 06
    Süzlärneñ gomumi sanı 4097
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 2069
    28.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 07
    Süzlärneñ gomumi sanı 4421
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1895
    32.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    48.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 08
    Süzlärneñ gomumi sanı 4371
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1994
    32.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 09
    Süzlärneñ gomumi sanı 4161
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 2267
    23.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    33.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 10
    Süzlärneñ gomumi sanı 4210
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1991
    32.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 11
    Süzlärneñ gomumi sanı 4406
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1984
    34.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    48.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 12
    Süzlärneñ gomumi sanı 4183
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1941
    30.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 13
    Süzlärneñ gomumi sanı 4170
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1969
    30.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    44.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 14
    Süzlärneñ gomumi sanı 4227
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1939
    31.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    45.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 15
    Süzlärneñ gomumi sanı 4294
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1942
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 16
    Süzlärneñ gomumi sanı 4342
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1868
    33.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 17
    Süzlärneñ gomumi sanı 4364
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1939
    34.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    48.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 18
    Süzlärneñ gomumi sanı 4241
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1895
    31.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    45.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 19
    Süzlärneñ gomumi sanı 4125
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 2132
    24.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    32.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 20
    Süzlärneñ gomumi sanı 4136
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 2185
    24.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    33.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    39.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 21
    Süzlärneñ gomumi sanı 4296
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1894
    33.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    46.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 22
    Süzlärneñ gomumi sanı 4288
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1884
    33.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    48.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    56.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 23
    Süzlärneñ gomumi sanı 4354
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1979
    33.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    46.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    53.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 24
    Süzlärneñ gomumi sanı 4351
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1912
    34.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    47.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    55.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 25
    Süzlärneñ gomumi sanı 4326
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1929
    33.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    47.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 26
    Süzlärneñ gomumi sanı 4338
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1893
    34.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    47.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    55.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 27
    Süzlärneñ gomumi sanı 4339
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1892
    33.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    47.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 28
    Süzlärneñ gomumi sanı 4385
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1908
    34.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    49.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 29
    Süzlärneñ gomumi sanı 4241
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 2036
    34.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    47.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 30
    Süzlärneñ gomumi sanı 4217
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1899
    35.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    48.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 31
    Süzlärneñ gomumi sanı 4235
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1985
    31.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 32
    Süzlärneñ gomumi sanı 4357
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 2002
    32.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    45.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 33
    Süzlärneñ gomumi sanı 4393
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1864
    35.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    49.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    57.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 34
    Süzlärneñ gomumi sanı 4436
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1654
    37.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    51.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    58.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 35
    Süzlärneñ gomumi sanı 4182
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 2008
    28.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    39.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    45.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 36
    Süzlärneñ gomumi sanı 4425
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1708
    34.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    47.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    54.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 37
    Süzlärneñ gomumi sanı 4332
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1838
    32.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    47.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 38
    Süzlärneñ gomumi sanı 4275
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1958
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    Süzlärneñ gomumi sanı 4292
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 2085
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 40
    Süzlärneñ gomumi sanı 4264
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1968
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    Süzlärneñ gomumi sanı 4314
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1921
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 42
    Süzlärneñ gomumi sanı 4323
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    Süzlärneñ gomumi sanı 4218
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    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1768
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    Süzlärneñ gomumi sanı 4371
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1970
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    Süzlärneñ gomumi sanı 4105
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1860
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    Süzlärneñ gomumi sanı 4367
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1827
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    48.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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    Süzlärneñ gomumi sanı 4112
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1950
    33.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    47.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 57
    Süzlärneñ gomumi sanı 4108
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1691
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    50.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 58
    Süzlärneñ gomumi sanı 4152
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1466
    33.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    49.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    57.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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    Süzlärneñ gomumi sanı 4180
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1565
    33.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    49.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 60
    Süzlärneñ gomumi sanı 4233
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1849
    33.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    48.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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    Süzlärneñ gomumi sanı 4254
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1960
    31.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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    Süzlärneñ gomumi sanı 4256
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1858
    30.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    44.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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    Süzlärneñ gomumi sanı 4363
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1766
    34.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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    Süzlärneñ gomumi sanı 4318
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1850
    35.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 65
    Süzlärneñ gomumi sanı 4310
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1889
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    Süzlärneñ gomumi sanı 4244
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1867
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 67
    Süzlärneñ gomumi sanı 4310
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1913
    33.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 68
    Süzlärneñ gomumi sanı 4224
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1903
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 69
    Süzlärneñ gomumi sanı 4289
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1869
    32.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    47.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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    Süzlärneñ gomumi sanı 4295
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1960
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    Süzlärneñ gomumi sanı 4304
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1855
    31.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    46.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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    Süzlärneñ gomumi sanı 4317
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1949
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    Süzlärneñ gomumi sanı 4247
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 77
    Süzlärneñ gomumi sanı 4213
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1802
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 78
    Süzlärneñ gomumi sanı 4163
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1986
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 79
    Süzlärneñ gomumi sanı 4309
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1868
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 80
    Süzlärneñ gomumi sanı 4149
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1839
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 81
    Süzlärneñ gomumi sanı 4109
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 2002
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 82
    Süzlärneñ gomumi sanı 4441
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1596
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 83
    Süzlärneñ gomumi sanı 4098
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1944
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 84
    Süzlärneñ gomumi sanı 4118
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 2021
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 85
    Süzlärneñ gomumi sanı 4192
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1901
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 86
    Süzlärneñ gomumi sanı 3172
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1419
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 87
    Süzlärneñ gomumi sanı 2726
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1044
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  • Gli eretici d'Italia, vol. III - 88
    Süzlärneñ gomumi sanı 66
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 60
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