Gli eretici d'Italia, vol. III - 37
Süzlärneñ gomumi sanı 4332
Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1838
32.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
47.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
fermasse, si fermerebbero i pianeti e i satelliti del suo sistema;
quindi la terra e la luna. Ciò non toglierebbe quelle incongruenze che
gli astronomi riconoscono nel miracolo di fermarsi soltanto la luna e la
terra?
[341] Lo racconta ella stessa in lettera ch'è fra le inedite del
Fabbroni.
[342] L'abate Henry ha pubblicato a Parigi, il 1865, _Les protestants
revenus à la foi catholique avec l'exposé des motifs qui les ont
déterminés_; e la prima serie comprende le conversioni in Francia, la
seconda quelle in Germania e Svizzera, la terza gl'Israeliti. Credemmo
bene aggiungervi alcunchè per quelle in Italia, dove menzioneremo
Alberto Bury, che abjurato in Venezia il calvinismo, stampò colà nel
1576 _Methodus facilis veram Ecclesiam lumine rationis inveniendi,
proposita a quodam calvinista seu reformato, in gremio sanctæ Ecclesiæ
cath. ap. rom. reducto_. Anche monsignor Rœss vescovo di Strasburgo,
stampa ora _Les convertis de la Reforme, d'après leur vie et leurs
écrits_; vera controversia in azione.
DISCORSO L.
IL SECOLO XVII. FILOSOFI. IL QUIETISMO.
Da un secolo e mezzo le discordie originate dalla Riforma sovvertivano
tutta l'Europa, dove più dove meno sanguinose, e peggio nel paese dove
prima era stata annunziata. Perocchè la Germania, campo di battaglie e
teatro di dissoluzioni fin dal primo momento, vide alfine prorompere la
guerra che si chiamò dei Trent'anni, dove scopo ostentato era la libertà
de' credenti; scopo vero, la libertà de' principi di introdurre qual
religione volessero. Paesi intieri rimasero spopolati, molti castelli
divennero tane di lupi e la civiltà di quel popolo che avea primeggiato
nel medioevo, restò affogata nel sangue. Alle due parti spossate caddero
alfine le armi di mano, e la pace di Westfalia, conchiusa nel 1648, fu
la prima che si combinasse non più, secondo il patto religioso del
medioevo, in nome del vangelo e della repubblica cristiana e secondo la
prevalenza del papato o dell'impero, ma dietro ad un nuovo diritto
politico e al concetto dell'equilibrio materiale fra le potenze.
Trent'anni di strazj aveano convinto che ormai una religione non poteva
abbattere l'altra, e perciò nella pace si stabiliva che la cattolica, la
luterana, la calvinista fossero egualmente tollerate, però entro i
confini territoriali che aveano allora. Non si metteano dunque d'accordo
le parti, ma si obbligavano a cessare d'osteggiarsi. Costituendo
legalmente come protestante tanta parte d'Europa, toglievasi ai papi la
speranza di ricondurla all'unico ovile. La Chiesa non recede mai, per
venerazione degli eventi, da ciò che legittimamente una volta
possedette, per quanto le convenzioni internazionali anche più solenni
violino il suo inalienabile diritto. Pertanto Innocenzo X riprovò il
trattato di Westfalia[343], destituendolo d'ogni effetto, non perchè non
desiderasse la pace, non l'avesse anche sollecitata con ogni studio, ma
come pregiudicevole alla religione e alla salute delle anime, giacchè vi
si professava un canone assolutamente immorale, cioè che padrone della
religione fosse colui ch'era padrone del paese. Dal qual canone nacque
il despotismo sulle coscienze, che portò una tirannia, qual mai, dopo
caduto il paganesimo, non era pesata sul mondo civile, finchè, spente le
vivaci credenze nell'indifferenza del dogma, i principi poterono
decretare quello che vollero, senza che ai popoli importasse di
resistere.
A questa pace finisce il rialzamento che la Chiesa cattolica avea
ripigliato dopo il Concilio di Trento. Il principato temporale se ne
compì e consolidò. Clemente VIII (1592-1605), che riaperse la Chiesa ad
Enrico IV, e mediò la pace di Vervins, nel suo giubileo godette della
conversione di molti Ebrei e Musulmani, e ricuperò Ferrara ch'era stata
data in feudo; come Urbano VIII recuperò Urbino, Montefeltro, Gubbio,
Pesaro, Sinigaglia; e fedele alla bolla _Admonet vos_ di Pio V, che
vietava di infeudar possessi ecclesiastici, li negò a' suoi Barberini,
accontentandosi d'arricchirli di denari. Già Camerino era stato ripreso
da Paolo III nel 1539; poi Innocenzo X nel 1649 riebbe Castro e
Ronciglione; restando così compiuto lo Stato Pontifizio secondo la bolla
di Pio V, con quanto territorio bastasse ad esercitare liberamente
l'augusta sovranità papale.
Quasi ristoro alle tante perdite, ampiamente si diffuse la Propaganda,
che pose nuove sedi al Brasile, nella California, ai due lembi
dell'Africa e nelle sue isole; i Gesuiti si spinsero nel Tibet, fra i
Birmani, a Siam, a Malacca, al Tonchin, alla Cocincina.
Ma cominciavano le riotte interne, e i principi anche cattolici non
rispettavano più la supremazia religiosa, e negavano ai papi fin i
riguardi di sovrani.
Nelle conferenze che precedettero la pace di Westfalia avea avuto gran
mano il cardinale Fabio Chigi senese, che poi divenne papa col nome di
Alessandro VII. Un M. Lebrun stampò a Ginevra, colla data dell'Aja 1686,
un viaggio in Isvizzera, ove narra che, nelle lunghe trattative co'
principi e ministri protestanti, esso cardinale avea concepito stima
della loro religione; e mentre prima avea pubblicato, col pseudonimo di
Ernesto Eusebio, il _Giudizio d'un teologo_ ove bistratta i dissidenti,
allora rimase convinto che nelle loro dottrine nulla vi ha d'ereticale.
Non spingeasi però più avanti, sinchè il conte Pompeo, suo prossimo
parente, finì d'aprirgli gli occhi. Viveva questi in una terra di
Germania, venutagli per eredità materna; e il nunzio, colà andato a
trovarlo, vi passò seco tutto un inverno. Dove entrati a parlare di
religione e avutone molti colloquj, diedero mano alla Bibbia colle
postille del Diodati, e dopo molto disputare caddero d'accordo che la
religione protestante è la vera, ed il nunzio promise al suo parente di
abbandonare l'errore dopo uscito di nunziatura, e di venir a
raggiungerlo e abjurare la religione romana. Il conte Pompeo andò
infatti a Orange, dove fece pubblica professione di protestante, del che
si levò rumore in tutta Europa; ma presto a Lione morì avvelenato. Di
ciò rimase atterrito il nunzio, che poi fatto cardinale e primo
segretario della camera apostolica, mutò risoluzione, pure si conservò
calvinista nell'anima, e molte stampe in Fiandra lo asserivano.
Tutte queste doveano essere baje de' giornalisti del tempo; e quand'era
scarsa la stampa accadeva facilmente che notizie false durassero tanto
da parer verità. Ma avvertiremo che Sorbière, rispondendo a un tale che
aveagli scritto, se andasse a Roma, vi scorgerebbe cose che lo farebbero
tornare nella chiesa riformata, afferma non avervi veduto nulla che non
lo edificasse, e singolarmente ammira il santo padre, e la sua
conversazione affatto famigliare. E che alcuni gentiluomini inglesi
avendolo visitato, e inginocchiatisi secondo l'uso, egli, saputo
ch'erano protestanti, disse: «Su: alzatevi: non voglio commettiate
un'idolatria secondo l'opinione vostra. Non vi darò la mia benedizione,
giacchè non credete quel ch'io sono, ma pregherò Dio che vi renda capaci
di riceverla»[344].
Raccontasi pure che, quando fu eletto papa, non voleva essere posto in
San Pietro per la solita adorazione de' cardinali, e durante quest'atto
tenne un gran Crocifisso, perchè a quello si dirigesse l'adorazione.
Spogliandolo per indossargli le vesti papali, scopersero sulla sua pelle
un aspro cilicio: subito fe prepararsi il feretro, e lo teneva sotto il
suo letto. Compì fabbriche suntuose, tra cui il colonnato di San Pietro,
e meditava raccogliere in Roma un collegio de' maggiori dotti per
valersene nelle controversie della fede, e a confutar le opere
eterodosse. Dovevamo far conoscere questo pontefice, poichè tanto male
ne fu detto dacchè nacquero acerbe quistioni colla Francia.
Se sul modo di coesistere la Chiesa collo Stato aveano sospeso di
contendere i principi coi papi finchè entrambi minacciati da nemico
comune, ora tornavasi a discutere se il papa sia superiore al Concilio,
se abbia primazia sopra le corone onde proteggerne l'autorità e
impedirne gli abusi. La Francia voleva restar cattolica, ma a patto che
la Chiesa non s'ingerisse nello Stato; ed anche persone dotte e savie
credeano, senza rompere l'unità, si potrebbe istituire una chiesa
nazionale, avente a capo il re, a giudici le assemblee del clero;
formando così una Chiesa _gallicana_, non segregata, ma distinta dalla
Chiesa _oltremontana_.
Infinite scritture si pubblicarono in proposito, e minacciavasi uno
scisma, non in nome della libertà umana, ma dell'assolutismo
principesco. Il cardinale Richelieu, ministro di Francia, avea sperato
che quelle novità gli procaccerebbe la dignità suprema; e
attraversatone, diede alla Corte romana quegli smacchi e quelle noje,
con cui i potenti sogliono punirla dell'aver ragione. Re Luigi XIV poi,
che introduceva e faceva ammirare il despotismo amministrativo, non
voleva aver meno autorità nelle cose sacre che n'avessero i protestanti.
L'uccisione di un domestico del cardinale di Estrée a Roma diede
occasione al re di pretendere soddisfazioni chiassose, che ad Alessandro
VII parvero tanto più indecenti, in quanto che esso Luigi sopportava i
vilipendj recatigli dal gransultano, che al suo nunzio De la Haye fece
dar la bastonatura in Costantinopoli.
Radunatosi poi nel 1682 il clero francese, pubblicò la famosa
Dichiarazione, che si tenne come simbolo della Chiesa Gallicana, sebbene
in fatto non sia che una consulta di diritto canonico; dove, sancendo la
onnipotenza del re, stabilivasi come antica consuetudine di Francia che
la decisione del papa in materia di fede non sia irreformabile se non
quando v'intervenga il consenso della Chiesa: il re gode il frutto de'
benefizj vacanti, sinchè gl'investiti non abbiano prestato il
giuramento.
Luigi, che alla scenica sua magnificenza voleva accoppiare le campagne
teologiche[345], forte nella decisione del parlamento, che avea
decretato non dover nessuno esser superiore al re, decretò che questi
articoli fossero legge dello Stato, vietando d'insegnar altrimenti; e
volle estenderli anche ai paesi che novamente acquistava.
Era una nuova fase del conflitto fra Chiesa e Stato: e trentaquattro
soli vescovi, ligi al re e radunati per comando del re, pretendevano
insegnare alla Chiesa e al capo di essa quel che può o non può.
E il fatto e il modo spiacquero al nuovo papa Innocenzo XI, che ricusò
confermare i nuovi vescovi di Francia; e quando Bossuet, al modo d'un
nostro contemporaneo, gli scriveva a nome de' vescovi, esortandolo «a
cedere alla volontà del più cattolico dei re, e mostrare la bontà in un
frangente, dove non c'era luogo a mostrar coraggio», Innocenzo
rispondeva: _Adversus vos ipsos potius pugnatis dum nobis in ea causa
resistitis, in qua vestrarum Ecclesiarum salus ac libertas agitur_. Il
re, oltre assalirlo con molte scritture, mossegli querela per le
franchigie. Gli ambasciatori aveano ottenuto l'immunità in Roma, per
modo che i loro palazzi e le vicinanze fossero esenti dalla giustizia
del paese. Tale garanzia, opportuna in tempi di violenza, degenerò in
modo, che que' palazzi co' giardini e le piazze circostanti divennero
asili di furfanti o di delinquenti, che di là insultavano le leggi e i
magistrati; al punto che Roma ormai tornava un ricovero di ribaldi,
tanto più che i cardinali e principi paesani pretendeano altrettanto.
Innocenzo XI pensò ripararvi col non ricevere più nessun ambasciatore se
non rinunziasse quella franchigia. E i più vi s'aquetarono, ma non
Luigi; e col diritto del forte, ordinò al Lavardin nuovo suo
ambasciatore, facesse la sua entrata con ottocento armati, coi quali
vigilava i contorni del palazzo di Francia: e poichè il papa ricusava
riceverlo, e se entrasse in chiesa i preti ne uscivano, Luigi occupa
Avignone, e minaccia mandare un esercito a Roma.
Qui il solito urto fra una coscienza ferma e una forza prepotente; fra
il _vogliamo_ d'un armato, e il _non possiamo_ d'un inerme. Ma le chiese
di Francia restavano senza vescovi; l'idea d'uno scisma sbigottiva i
timorati; tanto che il re dovette suggerire ai nuovi vescovi atto di
sommessione, come fecero; poi si cessò d'applicare gli editti repugnanti
alle libertà ecclesiastiche, e tutto fu rappacificato.
I Francesi, ligi sempre al re, non è ingiuria che non dicessero contro
Innocenzo XI, e applausi a quelle fastose brutalità di Luigi XIV; i
giornali riboccavano di contumelie al papa, fin a dire che, per
isfavorire la Francia, avesse protetto i Protestanti, da Luigi
perseguitati, e fosse protestante egli stesso[346]; e Voltaire lo chiamò
«il solo pontefice di quel secolo che non sapesse acconciarsi ai tempi».
Onorevole imputazione!
Innocenzo XI soppresse un _Officio dell'Immacolata Concezione della SS.
Vergine nostra signora, approvato dal sommo pontefice Paolo V_, ecc.
Milano, 1615. Subito i Gallicani fecero stampare questo decreto del 17
febbrajo 1678, con un altro ove abrogava varie indulgenze, e volevano da
ciò dedurre la fallibilità del papa. Ora quell'Officio era già vecchio,
e approvato e usato, ma nell'edizione milanese vi si erano aggiunte cose
false o temerarie, e su queste cadeva la disapprovazione.
E pur troppo in questi principeschi garriti ebbe ad occuparsi la curia
romana, più che nei grandi problemi morali e politici, che molto
s'agitarono e fuori e in seno della Chiesa. Perocchè questa età fu
caratterizzata dall'indipendenza con cui le nazioni straniere, e
specialmente Francia e Inghilterra che dalle turbolenze interne erano
state impedite di prender parte al movimento scientifico del secolo
precedente, venivano ad empire il vuoto lasciato dal cadere della
scolastica, mediante artifiziali combinazioni filosofiche, sempre
disapprovando il passato, e aspirando a un rinnovamento, parte con
fantasie proprie, parte con reminiscenze; tanto più dacchè il
protestantesimo avea dalla teologia separato la filosofia, e questa
tendeva a stabilire la ragione come giudice suprema ed assoluta finanche
delle cose che spettano al mondo sopranaturale: e se non negavansi
ancora i principj generalmente ammessi, e riveriti, si scassinavano però
col dubbio.
Renato Cartesio (1596-1650) volle staccarsi affatto dal passato, ed
emancipare la ragione umana da ogni idealità oggettiva intromettendo il
dubbio scientifico a tutto, eliminando dalle scienze ogni autorità fuor
della ragione pura, ogni criterio della verità fuori dell'evidenza: non
si cerchi quel che pensarono altri o che supponiamo noi sopra l'oggetto
de' nostri studj, ma ciò che possiamo vedere con chiarezza, dedurre con
sicurezza.
Così rimetteva in dubbio ogni cosa; libri, uomini, se stesso, perfin la
morale; costituendosene una provisoria, che consisteva in obbedire alle
leggi e costumanze del paese pur conservando la religione propria;
compiere con risolutezza ogni atto ben deliberato, quantunque in se
dubbioso; moderare i proprj desideri, educare la propria ragione.
Già Galileo avea scritto al padre Castelli: «Il dubitare in filosofia è
padre dell'invenzione, facendo strada allo scoprimento del vero»[347].
Ma se il dubbio logico è universale, non resta veruna certezza, e ne
nasce quella discordia di sistemi, quella anarchia di pensamenti che
formano il preciso opposto del metodo cattolico, il quale mette per
fondamento ideale il verbo rivelato, per criterio irrevocabile di
certezza la rivelazione, e per guida di dottrina la voce del sacerdote;
col che porta a credere all'esistenza nostra e degli altri uomini e di
Dio, e alla redenzione e alla Scrittura, e a molti fatti. È dunque forza
o essere illogici, o cadere nel pretto scetticismo ripudiando l'evidenza
naturale dell'intelletto. E per non cadere nello scetticismo stillò
argomenti Cartesio. Provato che Dio esiste perchè noi ne abbiam l'idea,
ne induce che esiste il mondo perchè altrimenti Dio c'ingannerebbe
facendo c'ingannassero i nostri sensi, da lui creati. Non riconosce però
un intimo nesso fra le cose e il loro concetto; v'è un dualismo
dell'anima e del corpo, da cui deriveranno le cause occasionali di
Malebranche. Cartesio non previde certo le conseguenze disastrose che ne
trarrebbero i suoi successori, e come aprisse la via al sistema
panteistico e al vezzo che ciascuno si crei una scienza, la quale porti
in se stessa la ragione della propria certezza e la cognizione di Dio.
Anzi egli era religioso, e mentre passionavasi attorno al suo _Metodo di
ricerche_, fe voto di pellegrinare alla santa casa di Loreto, e v'andò a
piedi da Venezia con tutta la devozione nel 1624, passando poi al
giubileo a Roma.
Mentre il Fardella chiama analisi divina la cartesiana, il Gioberti non
trova frasi sufficienti per riprovare l'inettitudine, l'ignoranza, la
leggerezza di Cartesio, i continui suoi parologismi nell'attuare l'opera
più assurda, qual è piantare il dogmatismo sopra lo scetticismo,
considerare il niente come origine di tutte le cose: e l'imputa d'aver
introdotto il psicologismo, che costituisce l'eterodossia moderna. I
delirj della scolastica e la degenerazione de' monaci faceano (al dir di
Gioberti) sentire il bisogno d'una riforma. Nella ricerca di questa si
traviò, e i Tedeschi precipitaronsi alla negazione dell'idea, volendo
risalire immediatamente all'espressione scritta del vero ideale, senza
il sussidio della parola, cioè della Chiesa, e così interrompendo la
continuità storica dell'idea. Con ciò si tolse anche ai futuri di più
racquistare l'idea, per quanto i Tedeschi ne sieno invaghiti, poichè
l'eresia è il psicologismo religioso, padre del filosofico e fonte
d'ogni errore.
Pare al Gioberti che, in Italia, il terreno fosse più che in Germania
disposto a ricevere il seme luterano, almeno fra le classi colte, mentre
le altre se ne mostrarono sempre repugnanti; i Soccini adopravano il
principio protestante, non più a sorvertire gli ordini e i riti
cattolici, ma l'ontologia cristiana. Cartesio fe il terzo passo
trasportando le dottrine protestanti nel campo filosofico, applicando,
come Lutero, l'analisi senza sintesi anteriore, non solo alla fede ma
alla ragione[348]. Anzi, mentre il protestantesimo accetta l'autenticità
della Bibbia e le verità morali connaturate allo spirito dell'uomo,
Cartesio dubita di tutti i veri, e così si toglie ogni sussidio a
riedificare la scienza, mentre crede poterlo fare col solo studio di se
stesso, e dedurre l'essere dal proprio pensiero. Di là derivò il vizio
principale di tutta la filosofia moderna, il psicologismo, che conduce
di necessità al sensismo e a tutte le miserabilità della scienza
odierna. E Cartesio fu sensista ne' principj e nel metodo, e da lui
derivano Locke, che alla psicologia tolse anche la base ontologica;
Spinosa, che cerca una ontologia nuova, staccata dalla tradizione; Kant
e Condillac, che rigettano l'ontologia, tutto lo scibile riducendo alla
psicologia, e alla cognizione danno le qualità del senso; infine gli
scettici assoluti, che negano la possibilità d'ogni psicologia o
dogmatica e d'ogni ontologia, cioè tutto il reale e tutto lo scibile.
Non tralasceremo di dire come il nostro Bruno nella filosofia, il nostro
Galileo nella fisica avessero precorso Cartesio: il nostro Ochino avesse
già esposta la famosa sua formola _Io penso, dunque esisto_[349]; pure
la influenza di lui fu immensa, ponendosi a capo de' pensatori moderni.
Se, dal pensiero e dall'estensione ben separati fe produrre due serie di
fatti perpetuamente distinti, onde il distacco delle scienze spirituali
dalle fisiche, pure al sensismo di Bacone opponeva le idee innate, e sui
fenomeni interni volgeva l'attenzione, dagli Inglesi tenuta unicamente
sugli esterni: e se, affacciandosegli questioni religiose, rispondeva
«Ciò non mi riguarda», è pur vero che, attenendosi alla filosofia
platonica, rischiarò la via che conduce a Dio, esclamando: «Cosa
imperfetta, incompleta, dipendente da altri sono io; che tende e aspira
continuamente a qualcosa di migliore e più grande; ma le grandi cose a
cui aspiro le possiede attualmente o infinitamente colui da cui io
dipendo»[350].
Ma i discepoli, pretendendo applicar la sua dottrina, cadeano nel
panteismo e nell'epicureismo. Gassendi provenzale (1592-1655),
grand'avversario della scolastica, fe da Dio creare soltanto gli atomi,
dal cui concorso si formò quanto vediamo; l'anima stessa non è che
un'attenuazione della materia: sicchè riconoscendo solo il lavoro della
natura, resta negato il soprasensibile. Nella morale esaltò Epicuro e
Lucrezio, pure volendoli purificare da buon prete com'era.
Malebranche (1638-1715) distingue le idee dalle sensazioni e anche dai
sentimenti; ma l'esistenza reale de' corpi esterni non trae certezza che
dalla rivelazione; e tra essi e gli spiriti non sussiste altra
correlazione se non quella che stabilisce Dio; ed essi sono mera causa
occasionale delle sensazioni.
Baruch Spinosa ebreo (1632-77) definisce la sostanza ciò ch'è in sè, e
che si concepisce per sè; _per substantiam intelligo id quod in se est
et per se concipitur_. La sostanza è dunque necessaria e infinita, e
perciò una e indivisibile; è Dio.
Una sostanza non può essere senza attributi; ed essendo infinita, non
può aver che attributi infiniti. Adunque Dio ha un numero infinito
d'attributi infiniti. Fra essi noi possiamo discernerne due soli:
l'estensione infinita, il pensiero infinito.
L'aver estensione infinita non implica che Dio sia corporeo e in
conseguenza divisibile: per l'estensione infinita si sottrae ad ogni
divisione. Anche quanto al pensiero, Iddio non ne ha altro che l'essenza
sua stessa: sicchè quando per metafora parlasi dell'intelletto divino,
non s'ha a confondere coll'intelletto umano, come chi parla dell'ariete
dello zodiaco nol confonde coll'ariete dell'armento. Stentiamo, è vero,
a non riferire a Dio le nostre proprie facoltà; ma se il triangolo
potesse pensare, direbbe che Dio è eminentemente triangolare.
Estensione infinita ma non divisibile, pensiero infinito senza
intelletto, Iddio dev'essere considerato come libero, purchè non si
sbagli su questa parola. Creder che Dio abbia a scegliere, attribuirgli
una libertà d'indifferenza, supporre che a voglia acconci certi mezzi a
certi fini, è grossolano errore. La libertà di Dio è quella virtù che fa
che tutto proceda da Dio appunto come ne procede: gli svolgimenti di Dio
gli sono inerenti, come al triangolo le sue proprietà: in conseguenza
tutto e bene qual è: tutto è per lo meglio: tutto vien da Dio, tutto è
per Dio, tutto è Dio: Dio è la causa efficiente, immanente di quanto
esiste.
Dio è _natura naturante_. Che se questa, sostanza infinita con infiniti
attributi, si rivela pei due attributi dell'infinita estensione e del
pensiero infinito, questi attributi manifestansi con modi; donde la
_natura naturata_, il mondo. Non già che v'abbia creazione. Immobile
nella sua pienezza infinita, tutto essendo uno, fra i modi degli
attributi e gli attributi non v'è procedenza, ma grado. I modi
dell'attributo che è l'estensione infinita, sono i corpi: quei
dell'altro attributo son le idee, gli spiriti, le anime.
Fra questi due modi si ravvisa un costante parallelismo: corpi ed anime
non essendo altro che i modi di due attributi spettanti ad una sostanza
unica. E però tale dualità di corpi ed anime trovasi dapertutto, fin
anche nei minerali.
Considerato distintamente in mezzo all'universalità delle cose, l'uomo è
un modo complesso dell'estensione e del pensiero divino; l'anima sua è
una idea, una successione d'idee divine. E poichè ogni idea ha un
ideato, cioè un oggetto, il corpo è appunto l'oggetto dell'idea, che è
l'anima. L'anima è il corpo che pensa sè; il corpo è l'anima che sente
sè. Il corpo non può determinare l'anima al pensiero, nè l'anima il
corpo al movimento. Dio, sostanza e dell'anima e del corpo, fa l'armonia
di quella con questo; non potendo avvenire nulla in Dio, estensione del
nostro corpo, che non si rifletta in Dio, pensiero dell'anima nostra.
All'uomo così concepito spetta la conoscenza. La quale talora è
adeguata, come quella che abbiam dallo spirito; talora inadeguata, come
quella che abbiamo dal corpo. La conoscenza ha gradi, opinione,
immaginazione, ragione, ma l'errore essendo solo una negazione, ogni
conoscenza in noi è divina, ogni idea è idea di Dio.
Con una conoscenza tale è delirio parlare di libertà. La volontà non è
che il giudizio, e tra il fare e il patire non corre altro divario che
quello fra l'idea chiara e la confusa. Ogn'altra libertà fuor dell'idea
distinta che abbiamo della causa della nostra azione, è chimera
d'ubriaco. Dio determina tutto in noi; noi siamo argilla in man del
vasajo; l'uomo è un automa spirituale. S'egli si lamentasse d'aver
ricevuto da Dio un naturale malvagio, sarebbe come se il circolo si
lagnasse di non aver le proprietà della sfera. Si dirà che dunque, se
pecca, è scusabile? Se con ciò vuolsi dire che non ecciterà la collera
di Dio, sta bene, giacchè Dio non può irritarsi; se dire che è degno
della beatitudine, è un'insensatezza; chi fu morsicato da un cane
rabbioso è certo scusabile, eppure a buon dritto viene soffogato: così
colui che non può domare le proprie passioni è scusabile, ma pure
bisogna sia privato della vision di Dio. Cadesi nell'antropomorfismo se
si concepisce Dio come un giudice che premia e castiga. Dio va
considerato assolutamente e puramente come Dio: la qualità dell'opera
conviene apprezzare, non la potenza dell'operajo; giacchè l'opera porta
le sue conseguenze necessariamente, come è naturale al triangolo che i
suoi tre angoli formino due retti.
Voi vi avete ravvisato il panteismo materialista del nostro Bruno.
Lo Spinosa dichiara venerabile la teologia per l'obbedienza e la fede,
ma le si metta accanto la filosofia, che dalla sola ragione chiede la
verità e la certezza. Le pratiche religiose nascono da timore, e perciò
son indipendenti ne' governi liberi. Lo Stato ha diritto di regolare e
la filosofia e la religione. Le religioni son parto dello spirito umano,
relative alle circostanze, e convengono a Dio purchè guidino gli uomini
alla virtù. Non miracoli, non profezie; alla salute non è necessario
credere a Cristo; la tranquillità dello spirito è la maggior aspirazione
dell'uomo, che in questo ragionato egoismo evita le agitazioni recate
dalla compassione, nè cerca l'amor di Dio o quel de' suoi simili.
Così lo Spinosa tirava francamente le conseguenze de' principj
cartesiani, davanti alle quali erasi arrestato Malebranche. Mentre poi
Cartesio portava l'esame sull'interno dell'uomo, sull'esterno lo fissò
Locke, che popolarizzando, o piuttosto vulgarizzando la metafisica, fu
vero padre dei sensisti; non riconoscendo altra rivelazione che la
rivelazione dei sensi; la morale riducendo tutta a religione, e
religione è il calcolo dell'interesse. Malebranche dunque, a forza di
pensar al creatore, smarriva il senso della creazione, considerando
Iddio come causa non solo efficiente ma immanente: Locke s'inorgogliva
nella potenza del me, fino ad annichilar Dio.
Continuatore dell'empirismo politico del nostro Machiavello, che cerca
la riuscita non badando alla giustizia, fu l'inglese Hobbes (1578-1679),
che alle discordie rivoluzionarie del suo paese volle por rimedio la
tirannia, asserendo perversa l'umana natura, e quindi necessaria la
forza dello Stato, ch'e' personifica nel Leviatan, animale enorme,
traente vita da congegni politici. Non vede dunque che sensazioni,
interesse, macchinamenti, guerra di tutti contro tutti; il cristianesimo
limita a credere che Gesù Cristo fu mandato a fondare il regno di suo
Padre: ma la Chiesa dev'esser nazionale, e sotto la dittatura dello
Stato, ch'è interprete supremo delle Scritture, acciocchè il senso non
ne resti abbandonato al talento individuale. Che se il principe volesse
cambiar religione, bisogna obbedirgli. Si vale dunque di Dio soltanto
per togliere anche l'ultimo appello alla libertà dell'uomo.
Dal cartesianesimo prese le mosse anche il maggior pensatore di
quell'età, Leibniz (1646-1716), ma per giungere a confutare il sensismo
di Bacone e di Cartesio, e provare le verità cristiane mediante la
scienza; all'idea di sostanza oppone quella di forza, di causa
sostanziale; e mostra come la fede concilii in un mistero la coesistenza
del finito e dell'infinito, della libertà e della necessità, della
creatura e del creatore.
quindi la terra e la luna. Ciò non toglierebbe quelle incongruenze che
gli astronomi riconoscono nel miracolo di fermarsi soltanto la luna e la
terra?
[341] Lo racconta ella stessa in lettera ch'è fra le inedite del
Fabbroni.
[342] L'abate Henry ha pubblicato a Parigi, il 1865, _Les protestants
revenus à la foi catholique avec l'exposé des motifs qui les ont
déterminés_; e la prima serie comprende le conversioni in Francia, la
seconda quelle in Germania e Svizzera, la terza gl'Israeliti. Credemmo
bene aggiungervi alcunchè per quelle in Italia, dove menzioneremo
Alberto Bury, che abjurato in Venezia il calvinismo, stampò colà nel
1576 _Methodus facilis veram Ecclesiam lumine rationis inveniendi,
proposita a quodam calvinista seu reformato, in gremio sanctæ Ecclesiæ
cath. ap. rom. reducto_. Anche monsignor Rœss vescovo di Strasburgo,
stampa ora _Les convertis de la Reforme, d'après leur vie et leurs
écrits_; vera controversia in azione.
DISCORSO L.
IL SECOLO XVII. FILOSOFI. IL QUIETISMO.
Da un secolo e mezzo le discordie originate dalla Riforma sovvertivano
tutta l'Europa, dove più dove meno sanguinose, e peggio nel paese dove
prima era stata annunziata. Perocchè la Germania, campo di battaglie e
teatro di dissoluzioni fin dal primo momento, vide alfine prorompere la
guerra che si chiamò dei Trent'anni, dove scopo ostentato era la libertà
de' credenti; scopo vero, la libertà de' principi di introdurre qual
religione volessero. Paesi intieri rimasero spopolati, molti castelli
divennero tane di lupi e la civiltà di quel popolo che avea primeggiato
nel medioevo, restò affogata nel sangue. Alle due parti spossate caddero
alfine le armi di mano, e la pace di Westfalia, conchiusa nel 1648, fu
la prima che si combinasse non più, secondo il patto religioso del
medioevo, in nome del vangelo e della repubblica cristiana e secondo la
prevalenza del papato o dell'impero, ma dietro ad un nuovo diritto
politico e al concetto dell'equilibrio materiale fra le potenze.
Trent'anni di strazj aveano convinto che ormai una religione non poteva
abbattere l'altra, e perciò nella pace si stabiliva che la cattolica, la
luterana, la calvinista fossero egualmente tollerate, però entro i
confini territoriali che aveano allora. Non si metteano dunque d'accordo
le parti, ma si obbligavano a cessare d'osteggiarsi. Costituendo
legalmente come protestante tanta parte d'Europa, toglievasi ai papi la
speranza di ricondurla all'unico ovile. La Chiesa non recede mai, per
venerazione degli eventi, da ciò che legittimamente una volta
possedette, per quanto le convenzioni internazionali anche più solenni
violino il suo inalienabile diritto. Pertanto Innocenzo X riprovò il
trattato di Westfalia[343], destituendolo d'ogni effetto, non perchè non
desiderasse la pace, non l'avesse anche sollecitata con ogni studio, ma
come pregiudicevole alla religione e alla salute delle anime, giacchè vi
si professava un canone assolutamente immorale, cioè che padrone della
religione fosse colui ch'era padrone del paese. Dal qual canone nacque
il despotismo sulle coscienze, che portò una tirannia, qual mai, dopo
caduto il paganesimo, non era pesata sul mondo civile, finchè, spente le
vivaci credenze nell'indifferenza del dogma, i principi poterono
decretare quello che vollero, senza che ai popoli importasse di
resistere.
A questa pace finisce il rialzamento che la Chiesa cattolica avea
ripigliato dopo il Concilio di Trento. Il principato temporale se ne
compì e consolidò. Clemente VIII (1592-1605), che riaperse la Chiesa ad
Enrico IV, e mediò la pace di Vervins, nel suo giubileo godette della
conversione di molti Ebrei e Musulmani, e ricuperò Ferrara ch'era stata
data in feudo; come Urbano VIII recuperò Urbino, Montefeltro, Gubbio,
Pesaro, Sinigaglia; e fedele alla bolla _Admonet vos_ di Pio V, che
vietava di infeudar possessi ecclesiastici, li negò a' suoi Barberini,
accontentandosi d'arricchirli di denari. Già Camerino era stato ripreso
da Paolo III nel 1539; poi Innocenzo X nel 1649 riebbe Castro e
Ronciglione; restando così compiuto lo Stato Pontifizio secondo la bolla
di Pio V, con quanto territorio bastasse ad esercitare liberamente
l'augusta sovranità papale.
Quasi ristoro alle tante perdite, ampiamente si diffuse la Propaganda,
che pose nuove sedi al Brasile, nella California, ai due lembi
dell'Africa e nelle sue isole; i Gesuiti si spinsero nel Tibet, fra i
Birmani, a Siam, a Malacca, al Tonchin, alla Cocincina.
Ma cominciavano le riotte interne, e i principi anche cattolici non
rispettavano più la supremazia religiosa, e negavano ai papi fin i
riguardi di sovrani.
Nelle conferenze che precedettero la pace di Westfalia avea avuto gran
mano il cardinale Fabio Chigi senese, che poi divenne papa col nome di
Alessandro VII. Un M. Lebrun stampò a Ginevra, colla data dell'Aja 1686,
un viaggio in Isvizzera, ove narra che, nelle lunghe trattative co'
principi e ministri protestanti, esso cardinale avea concepito stima
della loro religione; e mentre prima avea pubblicato, col pseudonimo di
Ernesto Eusebio, il _Giudizio d'un teologo_ ove bistratta i dissidenti,
allora rimase convinto che nelle loro dottrine nulla vi ha d'ereticale.
Non spingeasi però più avanti, sinchè il conte Pompeo, suo prossimo
parente, finì d'aprirgli gli occhi. Viveva questi in una terra di
Germania, venutagli per eredità materna; e il nunzio, colà andato a
trovarlo, vi passò seco tutto un inverno. Dove entrati a parlare di
religione e avutone molti colloquj, diedero mano alla Bibbia colle
postille del Diodati, e dopo molto disputare caddero d'accordo che la
religione protestante è la vera, ed il nunzio promise al suo parente di
abbandonare l'errore dopo uscito di nunziatura, e di venir a
raggiungerlo e abjurare la religione romana. Il conte Pompeo andò
infatti a Orange, dove fece pubblica professione di protestante, del che
si levò rumore in tutta Europa; ma presto a Lione morì avvelenato. Di
ciò rimase atterrito il nunzio, che poi fatto cardinale e primo
segretario della camera apostolica, mutò risoluzione, pure si conservò
calvinista nell'anima, e molte stampe in Fiandra lo asserivano.
Tutte queste doveano essere baje de' giornalisti del tempo; e quand'era
scarsa la stampa accadeva facilmente che notizie false durassero tanto
da parer verità. Ma avvertiremo che Sorbière, rispondendo a un tale che
aveagli scritto, se andasse a Roma, vi scorgerebbe cose che lo farebbero
tornare nella chiesa riformata, afferma non avervi veduto nulla che non
lo edificasse, e singolarmente ammira il santo padre, e la sua
conversazione affatto famigliare. E che alcuni gentiluomini inglesi
avendolo visitato, e inginocchiatisi secondo l'uso, egli, saputo
ch'erano protestanti, disse: «Su: alzatevi: non voglio commettiate
un'idolatria secondo l'opinione vostra. Non vi darò la mia benedizione,
giacchè non credete quel ch'io sono, ma pregherò Dio che vi renda capaci
di riceverla»[344].
Raccontasi pure che, quando fu eletto papa, non voleva essere posto in
San Pietro per la solita adorazione de' cardinali, e durante quest'atto
tenne un gran Crocifisso, perchè a quello si dirigesse l'adorazione.
Spogliandolo per indossargli le vesti papali, scopersero sulla sua pelle
un aspro cilicio: subito fe prepararsi il feretro, e lo teneva sotto il
suo letto. Compì fabbriche suntuose, tra cui il colonnato di San Pietro,
e meditava raccogliere in Roma un collegio de' maggiori dotti per
valersene nelle controversie della fede, e a confutar le opere
eterodosse. Dovevamo far conoscere questo pontefice, poichè tanto male
ne fu detto dacchè nacquero acerbe quistioni colla Francia.
Se sul modo di coesistere la Chiesa collo Stato aveano sospeso di
contendere i principi coi papi finchè entrambi minacciati da nemico
comune, ora tornavasi a discutere se il papa sia superiore al Concilio,
se abbia primazia sopra le corone onde proteggerne l'autorità e
impedirne gli abusi. La Francia voleva restar cattolica, ma a patto che
la Chiesa non s'ingerisse nello Stato; ed anche persone dotte e savie
credeano, senza rompere l'unità, si potrebbe istituire una chiesa
nazionale, avente a capo il re, a giudici le assemblee del clero;
formando così una Chiesa _gallicana_, non segregata, ma distinta dalla
Chiesa _oltremontana_.
Infinite scritture si pubblicarono in proposito, e minacciavasi uno
scisma, non in nome della libertà umana, ma dell'assolutismo
principesco. Il cardinale Richelieu, ministro di Francia, avea sperato
che quelle novità gli procaccerebbe la dignità suprema; e
attraversatone, diede alla Corte romana quegli smacchi e quelle noje,
con cui i potenti sogliono punirla dell'aver ragione. Re Luigi XIV poi,
che introduceva e faceva ammirare il despotismo amministrativo, non
voleva aver meno autorità nelle cose sacre che n'avessero i protestanti.
L'uccisione di un domestico del cardinale di Estrée a Roma diede
occasione al re di pretendere soddisfazioni chiassose, che ad Alessandro
VII parvero tanto più indecenti, in quanto che esso Luigi sopportava i
vilipendj recatigli dal gransultano, che al suo nunzio De la Haye fece
dar la bastonatura in Costantinopoli.
Radunatosi poi nel 1682 il clero francese, pubblicò la famosa
Dichiarazione, che si tenne come simbolo della Chiesa Gallicana, sebbene
in fatto non sia che una consulta di diritto canonico; dove, sancendo la
onnipotenza del re, stabilivasi come antica consuetudine di Francia che
la decisione del papa in materia di fede non sia irreformabile se non
quando v'intervenga il consenso della Chiesa: il re gode il frutto de'
benefizj vacanti, sinchè gl'investiti non abbiano prestato il
giuramento.
Luigi, che alla scenica sua magnificenza voleva accoppiare le campagne
teologiche[345], forte nella decisione del parlamento, che avea
decretato non dover nessuno esser superiore al re, decretò che questi
articoli fossero legge dello Stato, vietando d'insegnar altrimenti; e
volle estenderli anche ai paesi che novamente acquistava.
Era una nuova fase del conflitto fra Chiesa e Stato: e trentaquattro
soli vescovi, ligi al re e radunati per comando del re, pretendevano
insegnare alla Chiesa e al capo di essa quel che può o non può.
E il fatto e il modo spiacquero al nuovo papa Innocenzo XI, che ricusò
confermare i nuovi vescovi di Francia; e quando Bossuet, al modo d'un
nostro contemporaneo, gli scriveva a nome de' vescovi, esortandolo «a
cedere alla volontà del più cattolico dei re, e mostrare la bontà in un
frangente, dove non c'era luogo a mostrar coraggio», Innocenzo
rispondeva: _Adversus vos ipsos potius pugnatis dum nobis in ea causa
resistitis, in qua vestrarum Ecclesiarum salus ac libertas agitur_. Il
re, oltre assalirlo con molte scritture, mossegli querela per le
franchigie. Gli ambasciatori aveano ottenuto l'immunità in Roma, per
modo che i loro palazzi e le vicinanze fossero esenti dalla giustizia
del paese. Tale garanzia, opportuna in tempi di violenza, degenerò in
modo, che que' palazzi co' giardini e le piazze circostanti divennero
asili di furfanti o di delinquenti, che di là insultavano le leggi e i
magistrati; al punto che Roma ormai tornava un ricovero di ribaldi,
tanto più che i cardinali e principi paesani pretendeano altrettanto.
Innocenzo XI pensò ripararvi col non ricevere più nessun ambasciatore se
non rinunziasse quella franchigia. E i più vi s'aquetarono, ma non
Luigi; e col diritto del forte, ordinò al Lavardin nuovo suo
ambasciatore, facesse la sua entrata con ottocento armati, coi quali
vigilava i contorni del palazzo di Francia: e poichè il papa ricusava
riceverlo, e se entrasse in chiesa i preti ne uscivano, Luigi occupa
Avignone, e minaccia mandare un esercito a Roma.
Qui il solito urto fra una coscienza ferma e una forza prepotente; fra
il _vogliamo_ d'un armato, e il _non possiamo_ d'un inerme. Ma le chiese
di Francia restavano senza vescovi; l'idea d'uno scisma sbigottiva i
timorati; tanto che il re dovette suggerire ai nuovi vescovi atto di
sommessione, come fecero; poi si cessò d'applicare gli editti repugnanti
alle libertà ecclesiastiche, e tutto fu rappacificato.
I Francesi, ligi sempre al re, non è ingiuria che non dicessero contro
Innocenzo XI, e applausi a quelle fastose brutalità di Luigi XIV; i
giornali riboccavano di contumelie al papa, fin a dire che, per
isfavorire la Francia, avesse protetto i Protestanti, da Luigi
perseguitati, e fosse protestante egli stesso[346]; e Voltaire lo chiamò
«il solo pontefice di quel secolo che non sapesse acconciarsi ai tempi».
Onorevole imputazione!
Innocenzo XI soppresse un _Officio dell'Immacolata Concezione della SS.
Vergine nostra signora, approvato dal sommo pontefice Paolo V_, ecc.
Milano, 1615. Subito i Gallicani fecero stampare questo decreto del 17
febbrajo 1678, con un altro ove abrogava varie indulgenze, e volevano da
ciò dedurre la fallibilità del papa. Ora quell'Officio era già vecchio,
e approvato e usato, ma nell'edizione milanese vi si erano aggiunte cose
false o temerarie, e su queste cadeva la disapprovazione.
E pur troppo in questi principeschi garriti ebbe ad occuparsi la curia
romana, più che nei grandi problemi morali e politici, che molto
s'agitarono e fuori e in seno della Chiesa. Perocchè questa età fu
caratterizzata dall'indipendenza con cui le nazioni straniere, e
specialmente Francia e Inghilterra che dalle turbolenze interne erano
state impedite di prender parte al movimento scientifico del secolo
precedente, venivano ad empire il vuoto lasciato dal cadere della
scolastica, mediante artifiziali combinazioni filosofiche, sempre
disapprovando il passato, e aspirando a un rinnovamento, parte con
fantasie proprie, parte con reminiscenze; tanto più dacchè il
protestantesimo avea dalla teologia separato la filosofia, e questa
tendeva a stabilire la ragione come giudice suprema ed assoluta finanche
delle cose che spettano al mondo sopranaturale: e se non negavansi
ancora i principj generalmente ammessi, e riveriti, si scassinavano però
col dubbio.
Renato Cartesio (1596-1650) volle staccarsi affatto dal passato, ed
emancipare la ragione umana da ogni idealità oggettiva intromettendo il
dubbio scientifico a tutto, eliminando dalle scienze ogni autorità fuor
della ragione pura, ogni criterio della verità fuori dell'evidenza: non
si cerchi quel che pensarono altri o che supponiamo noi sopra l'oggetto
de' nostri studj, ma ciò che possiamo vedere con chiarezza, dedurre con
sicurezza.
Così rimetteva in dubbio ogni cosa; libri, uomini, se stesso, perfin la
morale; costituendosene una provisoria, che consisteva in obbedire alle
leggi e costumanze del paese pur conservando la religione propria;
compiere con risolutezza ogni atto ben deliberato, quantunque in se
dubbioso; moderare i proprj desideri, educare la propria ragione.
Già Galileo avea scritto al padre Castelli: «Il dubitare in filosofia è
padre dell'invenzione, facendo strada allo scoprimento del vero»[347].
Ma se il dubbio logico è universale, non resta veruna certezza, e ne
nasce quella discordia di sistemi, quella anarchia di pensamenti che
formano il preciso opposto del metodo cattolico, il quale mette per
fondamento ideale il verbo rivelato, per criterio irrevocabile di
certezza la rivelazione, e per guida di dottrina la voce del sacerdote;
col che porta a credere all'esistenza nostra e degli altri uomini e di
Dio, e alla redenzione e alla Scrittura, e a molti fatti. È dunque forza
o essere illogici, o cadere nel pretto scetticismo ripudiando l'evidenza
naturale dell'intelletto. E per non cadere nello scetticismo stillò
argomenti Cartesio. Provato che Dio esiste perchè noi ne abbiam l'idea,
ne induce che esiste il mondo perchè altrimenti Dio c'ingannerebbe
facendo c'ingannassero i nostri sensi, da lui creati. Non riconosce però
un intimo nesso fra le cose e il loro concetto; v'è un dualismo
dell'anima e del corpo, da cui deriveranno le cause occasionali di
Malebranche. Cartesio non previde certo le conseguenze disastrose che ne
trarrebbero i suoi successori, e come aprisse la via al sistema
panteistico e al vezzo che ciascuno si crei una scienza, la quale porti
in se stessa la ragione della propria certezza e la cognizione di Dio.
Anzi egli era religioso, e mentre passionavasi attorno al suo _Metodo di
ricerche_, fe voto di pellegrinare alla santa casa di Loreto, e v'andò a
piedi da Venezia con tutta la devozione nel 1624, passando poi al
giubileo a Roma.
Mentre il Fardella chiama analisi divina la cartesiana, il Gioberti non
trova frasi sufficienti per riprovare l'inettitudine, l'ignoranza, la
leggerezza di Cartesio, i continui suoi parologismi nell'attuare l'opera
più assurda, qual è piantare il dogmatismo sopra lo scetticismo,
considerare il niente come origine di tutte le cose: e l'imputa d'aver
introdotto il psicologismo, che costituisce l'eterodossia moderna. I
delirj della scolastica e la degenerazione de' monaci faceano (al dir di
Gioberti) sentire il bisogno d'una riforma. Nella ricerca di questa si
traviò, e i Tedeschi precipitaronsi alla negazione dell'idea, volendo
risalire immediatamente all'espressione scritta del vero ideale, senza
il sussidio della parola, cioè della Chiesa, e così interrompendo la
continuità storica dell'idea. Con ciò si tolse anche ai futuri di più
racquistare l'idea, per quanto i Tedeschi ne sieno invaghiti, poichè
l'eresia è il psicologismo religioso, padre del filosofico e fonte
d'ogni errore.
Pare al Gioberti che, in Italia, il terreno fosse più che in Germania
disposto a ricevere il seme luterano, almeno fra le classi colte, mentre
le altre se ne mostrarono sempre repugnanti; i Soccini adopravano il
principio protestante, non più a sorvertire gli ordini e i riti
cattolici, ma l'ontologia cristiana. Cartesio fe il terzo passo
trasportando le dottrine protestanti nel campo filosofico, applicando,
come Lutero, l'analisi senza sintesi anteriore, non solo alla fede ma
alla ragione[348]. Anzi, mentre il protestantesimo accetta l'autenticità
della Bibbia e le verità morali connaturate allo spirito dell'uomo,
Cartesio dubita di tutti i veri, e così si toglie ogni sussidio a
riedificare la scienza, mentre crede poterlo fare col solo studio di se
stesso, e dedurre l'essere dal proprio pensiero. Di là derivò il vizio
principale di tutta la filosofia moderna, il psicologismo, che conduce
di necessità al sensismo e a tutte le miserabilità della scienza
odierna. E Cartesio fu sensista ne' principj e nel metodo, e da lui
derivano Locke, che alla psicologia tolse anche la base ontologica;
Spinosa, che cerca una ontologia nuova, staccata dalla tradizione; Kant
e Condillac, che rigettano l'ontologia, tutto lo scibile riducendo alla
psicologia, e alla cognizione danno le qualità del senso; infine gli
scettici assoluti, che negano la possibilità d'ogni psicologia o
dogmatica e d'ogni ontologia, cioè tutto il reale e tutto lo scibile.
Non tralasceremo di dire come il nostro Bruno nella filosofia, il nostro
Galileo nella fisica avessero precorso Cartesio: il nostro Ochino avesse
già esposta la famosa sua formola _Io penso, dunque esisto_[349]; pure
la influenza di lui fu immensa, ponendosi a capo de' pensatori moderni.
Se, dal pensiero e dall'estensione ben separati fe produrre due serie di
fatti perpetuamente distinti, onde il distacco delle scienze spirituali
dalle fisiche, pure al sensismo di Bacone opponeva le idee innate, e sui
fenomeni interni volgeva l'attenzione, dagli Inglesi tenuta unicamente
sugli esterni: e se, affacciandosegli questioni religiose, rispondeva
«Ciò non mi riguarda», è pur vero che, attenendosi alla filosofia
platonica, rischiarò la via che conduce a Dio, esclamando: «Cosa
imperfetta, incompleta, dipendente da altri sono io; che tende e aspira
continuamente a qualcosa di migliore e più grande; ma le grandi cose a
cui aspiro le possiede attualmente o infinitamente colui da cui io
dipendo»[350].
Ma i discepoli, pretendendo applicar la sua dottrina, cadeano nel
panteismo e nell'epicureismo. Gassendi provenzale (1592-1655),
grand'avversario della scolastica, fe da Dio creare soltanto gli atomi,
dal cui concorso si formò quanto vediamo; l'anima stessa non è che
un'attenuazione della materia: sicchè riconoscendo solo il lavoro della
natura, resta negato il soprasensibile. Nella morale esaltò Epicuro e
Lucrezio, pure volendoli purificare da buon prete com'era.
Malebranche (1638-1715) distingue le idee dalle sensazioni e anche dai
sentimenti; ma l'esistenza reale de' corpi esterni non trae certezza che
dalla rivelazione; e tra essi e gli spiriti non sussiste altra
correlazione se non quella che stabilisce Dio; ed essi sono mera causa
occasionale delle sensazioni.
Baruch Spinosa ebreo (1632-77) definisce la sostanza ciò ch'è in sè, e
che si concepisce per sè; _per substantiam intelligo id quod in se est
et per se concipitur_. La sostanza è dunque necessaria e infinita, e
perciò una e indivisibile; è Dio.
Una sostanza non può essere senza attributi; ed essendo infinita, non
può aver che attributi infiniti. Adunque Dio ha un numero infinito
d'attributi infiniti. Fra essi noi possiamo discernerne due soli:
l'estensione infinita, il pensiero infinito.
L'aver estensione infinita non implica che Dio sia corporeo e in
conseguenza divisibile: per l'estensione infinita si sottrae ad ogni
divisione. Anche quanto al pensiero, Iddio non ne ha altro che l'essenza
sua stessa: sicchè quando per metafora parlasi dell'intelletto divino,
non s'ha a confondere coll'intelletto umano, come chi parla dell'ariete
dello zodiaco nol confonde coll'ariete dell'armento. Stentiamo, è vero,
a non riferire a Dio le nostre proprie facoltà; ma se il triangolo
potesse pensare, direbbe che Dio è eminentemente triangolare.
Estensione infinita ma non divisibile, pensiero infinito senza
intelletto, Iddio dev'essere considerato come libero, purchè non si
sbagli su questa parola. Creder che Dio abbia a scegliere, attribuirgli
una libertà d'indifferenza, supporre che a voglia acconci certi mezzi a
certi fini, è grossolano errore. La libertà di Dio è quella virtù che fa
che tutto proceda da Dio appunto come ne procede: gli svolgimenti di Dio
gli sono inerenti, come al triangolo le sue proprietà: in conseguenza
tutto e bene qual è: tutto è per lo meglio: tutto vien da Dio, tutto è
per Dio, tutto è Dio: Dio è la causa efficiente, immanente di quanto
esiste.
Dio è _natura naturante_. Che se questa, sostanza infinita con infiniti
attributi, si rivela pei due attributi dell'infinita estensione e del
pensiero infinito, questi attributi manifestansi con modi; donde la
_natura naturata_, il mondo. Non già che v'abbia creazione. Immobile
nella sua pienezza infinita, tutto essendo uno, fra i modi degli
attributi e gli attributi non v'è procedenza, ma grado. I modi
dell'attributo che è l'estensione infinita, sono i corpi: quei
dell'altro attributo son le idee, gli spiriti, le anime.
Fra questi due modi si ravvisa un costante parallelismo: corpi ed anime
non essendo altro che i modi di due attributi spettanti ad una sostanza
unica. E però tale dualità di corpi ed anime trovasi dapertutto, fin
anche nei minerali.
Considerato distintamente in mezzo all'universalità delle cose, l'uomo è
un modo complesso dell'estensione e del pensiero divino; l'anima sua è
una idea, una successione d'idee divine. E poichè ogni idea ha un
ideato, cioè un oggetto, il corpo è appunto l'oggetto dell'idea, che è
l'anima. L'anima è il corpo che pensa sè; il corpo è l'anima che sente
sè. Il corpo non può determinare l'anima al pensiero, nè l'anima il
corpo al movimento. Dio, sostanza e dell'anima e del corpo, fa l'armonia
di quella con questo; non potendo avvenire nulla in Dio, estensione del
nostro corpo, che non si rifletta in Dio, pensiero dell'anima nostra.
All'uomo così concepito spetta la conoscenza. La quale talora è
adeguata, come quella che abbiam dallo spirito; talora inadeguata, come
quella che abbiamo dal corpo. La conoscenza ha gradi, opinione,
immaginazione, ragione, ma l'errore essendo solo una negazione, ogni
conoscenza in noi è divina, ogni idea è idea di Dio.
Con una conoscenza tale è delirio parlare di libertà. La volontà non è
che il giudizio, e tra il fare e il patire non corre altro divario che
quello fra l'idea chiara e la confusa. Ogn'altra libertà fuor dell'idea
distinta che abbiamo della causa della nostra azione, è chimera
d'ubriaco. Dio determina tutto in noi; noi siamo argilla in man del
vasajo; l'uomo è un automa spirituale. S'egli si lamentasse d'aver
ricevuto da Dio un naturale malvagio, sarebbe come se il circolo si
lagnasse di non aver le proprietà della sfera. Si dirà che dunque, se
pecca, è scusabile? Se con ciò vuolsi dire che non ecciterà la collera
di Dio, sta bene, giacchè Dio non può irritarsi; se dire che è degno
della beatitudine, è un'insensatezza; chi fu morsicato da un cane
rabbioso è certo scusabile, eppure a buon dritto viene soffogato: così
colui che non può domare le proprie passioni è scusabile, ma pure
bisogna sia privato della vision di Dio. Cadesi nell'antropomorfismo se
si concepisce Dio come un giudice che premia e castiga. Dio va
considerato assolutamente e puramente come Dio: la qualità dell'opera
conviene apprezzare, non la potenza dell'operajo; giacchè l'opera porta
le sue conseguenze necessariamente, come è naturale al triangolo che i
suoi tre angoli formino due retti.
Voi vi avete ravvisato il panteismo materialista del nostro Bruno.
Lo Spinosa dichiara venerabile la teologia per l'obbedienza e la fede,
ma le si metta accanto la filosofia, che dalla sola ragione chiede la
verità e la certezza. Le pratiche religiose nascono da timore, e perciò
son indipendenti ne' governi liberi. Lo Stato ha diritto di regolare e
la filosofia e la religione. Le religioni son parto dello spirito umano,
relative alle circostanze, e convengono a Dio purchè guidino gli uomini
alla virtù. Non miracoli, non profezie; alla salute non è necessario
credere a Cristo; la tranquillità dello spirito è la maggior aspirazione
dell'uomo, che in questo ragionato egoismo evita le agitazioni recate
dalla compassione, nè cerca l'amor di Dio o quel de' suoi simili.
Così lo Spinosa tirava francamente le conseguenze de' principj
cartesiani, davanti alle quali erasi arrestato Malebranche. Mentre poi
Cartesio portava l'esame sull'interno dell'uomo, sull'esterno lo fissò
Locke, che popolarizzando, o piuttosto vulgarizzando la metafisica, fu
vero padre dei sensisti; non riconoscendo altra rivelazione che la
rivelazione dei sensi; la morale riducendo tutta a religione, e
religione è il calcolo dell'interesse. Malebranche dunque, a forza di
pensar al creatore, smarriva il senso della creazione, considerando
Iddio come causa non solo efficiente ma immanente: Locke s'inorgogliva
nella potenza del me, fino ad annichilar Dio.
Continuatore dell'empirismo politico del nostro Machiavello, che cerca
la riuscita non badando alla giustizia, fu l'inglese Hobbes (1578-1679),
che alle discordie rivoluzionarie del suo paese volle por rimedio la
tirannia, asserendo perversa l'umana natura, e quindi necessaria la
forza dello Stato, ch'e' personifica nel Leviatan, animale enorme,
traente vita da congegni politici. Non vede dunque che sensazioni,
interesse, macchinamenti, guerra di tutti contro tutti; il cristianesimo
limita a credere che Gesù Cristo fu mandato a fondare il regno di suo
Padre: ma la Chiesa dev'esser nazionale, e sotto la dittatura dello
Stato, ch'è interprete supremo delle Scritture, acciocchè il senso non
ne resti abbandonato al talento individuale. Che se il principe volesse
cambiar religione, bisogna obbedirgli. Si vale dunque di Dio soltanto
per togliere anche l'ultimo appello alla libertà dell'uomo.
Dal cartesianesimo prese le mosse anche il maggior pensatore di
quell'età, Leibniz (1646-1716), ma per giungere a confutare il sensismo
di Bacone e di Cartesio, e provare le verità cristiane mediante la
scienza; all'idea di sostanza oppone quella di forza, di causa
sostanziale; e mostra come la fede concilii in un mistero la coesistenza
del finito e dell'infinito, della libertà e della necessità, della
creatura e del creatore.
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Çirattagı - Gli eretici d'Italia, vol. III - 38
- Büleklär
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 01Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4243Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196233.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 02Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4434Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198935.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 03Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4227Unikal süzlärneñ gomumi sanı 185034.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 04Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4286Unikal süzlärneñ gomumi sanı 168334.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 05Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4387Unikal süzlärneñ gomumi sanı 187834.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 06Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4097Unikal süzlärneñ gomumi sanı 206928.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.39.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 07Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4421Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189532.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 08Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4371Unikal süzlärneñ gomumi sanı 199432.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 09Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4161Unikal süzlärneñ gomumi sanı 226723.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.33.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.39.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 10Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4210Unikal süzlärneñ gomumi sanı 199132.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 11Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4406Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198434.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 12Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4183Unikal süzlärneñ gomumi sanı 194130.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.42.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 13Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4170Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196930.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 14Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4227Unikal süzlärneñ gomumi sanı 193931.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 15Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4294Unikal süzlärneñ gomumi sanı 194234.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 16Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4342Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186833.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 17Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4364Unikal süzlärneñ gomumi sanı 193934.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 18Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4241Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189531.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 19Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4125Unikal süzlärneñ gomumi sanı 213224.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.32.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.36.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 20Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4136Unikal süzlärneñ gomumi sanı 218524.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.33.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.39.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 21Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4296Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189433.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 22Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4288Unikal süzlärneñ gomumi sanı 188433.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 23Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4354Unikal süzlärneñ gomumi sanı 197933.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 24Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4351Unikal süzlärneñ gomumi sanı 191234.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 25Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4326Unikal süzlärneñ gomumi sanı 192933.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 26Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4338Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189334.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 27Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4339Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189233.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 28Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4385Unikal süzlärneñ gomumi sanı 190834.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 29Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4241Unikal süzlärneñ gomumi sanı 203634.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 30Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4217Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189935.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 31Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4235Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198531.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 32Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4357Unikal süzlärneñ gomumi sanı 200232.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 33Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4393Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186435.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 34Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4436Unikal süzlärneñ gomumi sanı 165437.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.58.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 35Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4182Unikal süzlärneñ gomumi sanı 200828.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.39.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 36Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4425Unikal süzlärneñ gomumi sanı 170834.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 37Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4332Unikal süzlärneñ gomumi sanı 183832.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 38Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4275Unikal süzlärneñ gomumi sanı 195833.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 39Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4292Unikal süzlärneñ gomumi sanı 208531.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 40Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4264Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196834.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 41Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4314Unikal süzlärneñ gomumi sanı 192132.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 42Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4323Unikal süzlärneñ gomumi sanı 191333.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 43Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4218Unikal süzlärneñ gomumi sanı 199630.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 44Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4261Unikal süzlärneñ gomumi sanı 173631.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 45Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4301Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196133.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 46Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4235Unikal süzlärneñ gomumi sanı 199830.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 47Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4299Unikal süzlärneñ gomumi sanı 205430.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 48Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4191Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198830.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 49Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4289Unikal süzlärneñ gomumi sanı 193933.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 50Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4291Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196733.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 51Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4291Unikal süzlärneñ gomumi sanı 193132.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 52Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4168Unikal süzlärneñ gomumi sanı 176838.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.60.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 53Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4371Unikal süzlärneñ gomumi sanı 197035.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 54Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4105Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186030.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 55Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4367Unikal süzlärneñ gomumi sanı 182733.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 56Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4112Unikal süzlärneñ gomumi sanı 195033.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 57Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4108Unikal süzlärneñ gomumi sanı 169135.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.58.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 58Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4152Unikal süzlärneñ gomumi sanı 146633.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 59Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4180Unikal süzlärneñ gomumi sanı 156533.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 60Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4233Unikal süzlärneñ gomumi sanı 184933.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 61Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4254Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196031.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 62Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4256Unikal süzlärneñ gomumi sanı 185830.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 63Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4363Unikal süzlärneñ gomumi sanı 176634.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 64Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4318Unikal süzlärneñ gomumi sanı 185035.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 65Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4310Unikal süzlärneñ gomumi sanı 188935.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 66Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4244Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186734.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 67Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4310Unikal süzlärneñ gomumi sanı 191333.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 68Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4224Unikal süzlärneñ gomumi sanı 190332.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 69Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4289Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186932.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 70Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4295Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196031.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 71Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4304Unikal süzlärneñ gomumi sanı 185531.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 72Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4317Unikal süzlärneñ gomumi sanı 194930.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 73Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4247Unikal süzlärneñ gomumi sanı 190733.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 74Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4229Unikal süzlärneñ gomumi sanı 192330.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 75Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4299Unikal süzlärneñ gomumi sanı 184930.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 76Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4382Unikal süzlärneñ gomumi sanı 181231.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 77Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4213Unikal süzlärneñ gomumi sanı 180223.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.32.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.37.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 78Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4163Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198629.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 79Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4309Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186831.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 80Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4149Unikal süzlärneñ gomumi sanı 183934.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 81Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4109Unikal süzlärneñ gomumi sanı 200230.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 82Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4441Unikal süzlärneñ gomumi sanı 159639.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 83Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4098Unikal süzlärneñ gomumi sanı 194433.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 84Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4118Unikal süzlärneñ gomumi sanı 202130.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.41.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 85Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4192Unikal süzlärneñ gomumi sanı 190134.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 86Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 3172Unikal süzlärneñ gomumi sanı 141933.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 87Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 2726Unikal süzlärneñ gomumi sanı 104427.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.38.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 88Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 66Unikal süzlärneñ gomumi sanı 6033.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.