Gli eretici d'Italia, vol. III - 33
Süzlärneñ gomumi sanı 4393
Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1864
35.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
49.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
57.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
il moto della terra rimaneva ipotesi, non era essa in necessità di
combinarlo coi passi scritturali, bensì quando fosse dato per certo. Ma
se cominciasse ad acconciar i testi a tale significazione, troverebbesi
condotta alla necessità di modificare l'intelligenza della Scrittura
secondo modificavansi i sistemi fisici; nell'Università medesima si
sarebbero dati al medesimo testo due sensi differenti, perchè vi si
dibatteano due sistemi; e massime che le prove non erano perentorie.
Saviamente il cardinale Baronio diceva: «La Scrittura insegna come si
salga al cielo, non come il cielo sia fatto»: ma troppo spesso gli
interpreti ebbero la smania di ravvisare nella Bibbia più di quel che vi
appare, al modo che Macrobio, Servio, Gellio, Donato usavano coi
classici; ed era comune dottrina che vi si trovasse un senso letterale,
uno allegorico, uno morale, uno anagogico. Di ciò aveano fatto uso e
abuso gli scolastici per le loro temerarie curiosità, ed ecco or
minacciato il rinnovarsi di quegli eccessi.
Era un tempo di transizione fra le credenze del medioevo, e la scienza
dell'evo moderno; tempo perciò d'incertezza e di lotta. Al medioevo, che
noi ci sforzammo di mostrare tutt'altro da quel che i pedanti lo
denigrano, come un gran vuoto fra l'antichità e i tempi moderni, non
mancarono mai cultori della scienza. Alcuni s'accontentavano
dell'antica, traducendo, commentando, attenendosi all'_ipse dixit_.
Altri, pur appoggiandosi ai classici, pretendeano all'indipendenza e al
progresso, preparando materiali per un edifizio che, simile alle
cattedrali d'allora, sarebbe compito sol col volgere de' secoli. Altri
invece, rinnegando di proposito i vecchi, novità scientifiche ed arcani
naturali chiedeano ad arti strane, all'ispirazione, alle scienze
occulte, creando sistemi assurdi, teorie impossibili.
Noi oggi non ne abbiamo paura, e ci contentiamo di beffarle; ma allora
quell'audacia diveniva pericolosissima, giacchè in religione spingeva ad
assurde eresie, in morale a pratiche incondite, a insociabilità, a
ruine, dapertutto a gravissime temerità. La Chiesa, conservatrice eterna
della verità incorruttibile, potea non reprimerle? Allorchè tutto
metteasi in dubbio, e sollevavansi tante difficoltà senza risolverle,
potea rimanervi indifferente l'autorità che si considerava custode e
autrice del ben sociale come della salute eterna? Oltre dunque incorare
e proteggere i lavori delle Università e de' monaci, la Chiesa
condannava errori, che repugnavano non più alla fede che alla società,
non più alla religione che al buon senso, come le osservazioni
astrologiche, le pratiche teurgiche, le ricerche alchimistiche. Se gli
erranti si ravvedevano, essa riceveali al perdono; se si ostinassero a
intaccare i fondamenti della morale naturale come della rivelazione, li
puniva coi mezzi che le dava la civiltà d'allora.
Il sottoporre le verità divine alle dispute umane, e confonder nel
metodo stesso la ragione e la fede, la storia mostra a quali conseguenze
recò, a quali spaventosi disordini, e persecuzioni, e guerre. E allora
appunto incaloriva il giansenismo, ond'era a temere ricomparisse
anche in questo nuovo campo la questione sul senso privato
nell'interpretazione della Scrittura. E dal cuore del giansenismo Pascal
pronunziava: «L'autorità ha principal forza nella teologia, perchè
questa è inseparabile dalla verità: per dare certezza alle materie men
comprensibili dalla ragione, basta vederle nei libri santi: per mostrar
l'incertezza delle più verosimili basta mostrare che non vi sono».
Oggi una verità astronomica rimane isolata nel campo suo proprio; ma
toccava all'universo sapere allorchè del cielo erasi formato quasi un
mediatore fra l'assoluto e i contingenti, fra Dio e il mondo; nel cielo
risedevano e le facoltà motrici della natura divina e le attive della
natura terrestre: stromento del motore immobile, mobile eppur motore,
gira con migliaja di astri attorno alla terra, fissa; donde la
metafisica dell'astronomia: agente universale, raduna ciascuna forma e
la sviluppa, donde la generazione spontanea, prodotta dal calore solare;
ricetto di tutte le potenze misteriose, variamente le distribuisce fra i
tre regni naturali, e le trasforma, donde la magia e le scienze occulte,
e l'alchimia: co' suoi influssi governa la materia, gli spiriti, le
intelligenze e gli avvenimenti; donde l'astrologia. Il pareggiare una
innovazione filosofica ad un delitto sociale, non era un abuso, ma
facoltà conferita dalla legge civile e canonica, riconosciuta e
convalidata dalla coscienza pubblica.
E il torto di Galileo consistette appunto nel volere, come fa
specialmente in una lettera alla granduchessa, mescolare le verità
rivelate colle scoperte fisiche, le considerazioni teologiche colle
disquisizioni scientifiche, e insegnare in qual senso fossero a
intendere i passi scritturali; a questi appoggiar teoremi che
richiedevano dimostrazioni del calcolo e dell'esperienza. Che la
Scrittura rivelata adotti le forme e le credenze popolari per farsi
intelligibile, è consentito da tutti; e già Dante cantava nel IV del
Purgatorio:
Per questo la Scrittura condescende
A nostra facoltate, e piedi e mano
A Dio attribuisce, ed altro intende.
Ma Galileo diceva che «nella Scrittura si trovano proposizioni false
quanto al nudo senso della parola; che essa si espresse inesattamente
sin in dogmi solenni per riguardo all'incapacità del popolo; che nelle
dispute naturali essa dovrebb'essere riserbata nell'ultimo luogo,
prevalendo l'argomento filosofico al sacro»[325].
Temendo che la scienza non si ingrandisse che per far guerra a Dio, i
buoni se ne sbigottivano sin a repudiarla; solo dappoi gl'intelletti
migliori compresero che la fede non ha paura di veruna dottrina; che la
critica storica può mostrarsi indipendente e imparziale senza divenire
irreligiosa; laonde delle vulgarità che si lanciarono contro la Chiesa a
proposito di Galileo fe ragione il buon senso, distinguendo le
asserzioni semplici dagli articoli di fede, i divieti positivi e
necessarj dai provvedimenti prudenziali e disciplinari, gli oracoli
della Chiesa dalle deliberazioni di un tribunale particolare.
Al quale il Galileo fu denunziato quasi asserisse, egli o i suoi, che
Dio è un accidente non una sostanza, non un ente sensitivo, e che i
miracoli non sono letteralmente tali; onde il papa proferì: «Perchè
cessi ogni scandalo, la Sacra Congregazione citi Galileo e l'ammonisca».
Gl'Inquisitori soleano rimettere l'esame del fatto a _qualificatori_,
specie di giurati che pronunziavano su materie a loro conosciute. La
risposta che il famoso Clavio e tre altri Gesuiti diedero al cardinal
Bellarmino, attesta che non ripudiavano le osservazioni di Galileo; solo
trovavano arroganza il suo darle, non soltanto per opinione ipotetica,
ma per verità assoluta.
Il confondere le ragioni della filosofia cogl'interessi della teologia
produsse che Cartesio fosse reputato avverso alla messa, attesa la sua
ingegnosa distinzione fra lo spirito e la materia; che fossero riprovati
Leibniz per le sue monadi e l'armonia prestabilita, Gassendi per gli
atomi, Pascal pel peso dell'aria. Nei giorni stessi di cui parliamo i
teologi protestanti di Tubinga anatemizzarono Keplero perchè la Bibbia
insegna che il sole gira attorno alla terra: ed egli sbigottito volea
distrugger l'opera sua, quando gli fu offerto un asilo in Graz, e i
Gesuiti lo protessero anche contro le accuse di sortilegio avventategli
dai suoi[326]. Avvenne altrettanto a Sternkammer in Inghilterra.
L'accademia di Siviglia non riprovò Colombo che supponeva la terra
popolata in giro? L'accademia di Francia non isgradì ai giorni stessi la
proposta di navigar a vapore? Oggi stesso non vediamo i giornali,
inquisizione moderna, tediare e peggio per titoli teologici? È l'eterna
implacabilità de' saccenti.
Galileo non potea sfuggirla, e gl'inquisitori, sopra informazioni di
persone credute competenti, condannavano opinioni ch'erano già state
proclamate all'ombra della tiara, e proferirono «falsa e contraria alle
divine Scritture la mobilità della terra».
Esso Galileo il 6 febbrajo 1616 da Roma scriveva a Curzio Pichena,
segretario del granduca, trovarsi ben contento d'esser andato per
dissipare le trame tesegli; già essersi rimosso ogni dubbio sulla sua
persona. «Ma perchè alla causa mia viene annesso un capo che concerne,
non più alla persona mia che all'università di tutti quelli che, _da
ottant'anni in qua_ o con opere stampate o con scritture private o con
ragionamenti pubblici e predicazioni o anche in discorsi particolari
avessero aderito e aderissero a certa dottrina e opinione non ignota a
V. S. I., sopra la determinazione della quale ora si va discorrendo per
poterne deliberare quello che sarà giusto e ottimo, io, come quegli che
posso per avventura esserci di qualche ajuto per quella parte che
dipende dalla cognizione della verità che ci vien somministrata dalle
scienze professate da me, non posso nè debbo trascurare quell'ajuto, che
dalla mia coscienza come cristiano zelante e cattolico mi vien
somministrato. Il qual negozio mi tiene occupato assai, e non senza
profitto... Jeri fu a trovarmi in casa quella stessa persona che, prima
costà dai pulpiti, e poi qua in altri luoghi aveva parlato e macchinato
tanto gravemente contro di me: stette meco più di quattr'ore, e nella
prima mezz'ora che fummo a solo a solo cercò con ogni sommessione di
scusar l'azion fatta costà, offrendosi pronto a darmi ogni
soddisfazione. Poi tentò di farmi credere non essere stato lui il motore
dell'altro motore qui. Intanto sopraggiunsero monsignor Bonsi nipote
dell'ecc. e rr. cardinale, il canonico Venturi e tre altri gentiluomini
di lettere: onde il ragionamento si voltò a discorrere sopra la
controversia stessa, e sopra i fondamenti sopra i quali si era messo a
voler dannare una _proposizione ammessa da santa Chiesa da tanto tempo_.
Dove si mostrò molto lontano dall'intendere quanto sarebbe bisognato in
queste materie, e dette poca soddisfazione ai circostanti. I quali dopo
tre ore di sessione partirono, ed egli restato tornò pure al primo
ragionamento, cercando dissuadermi quello che io so di certo».
E il 6 marzo: «Si sta per pigliar risoluzione sopra il libro e opinioni
del Copernico intorno al moto della terra e quiete del sole, sopra la
quale fu mossa difficoltà l'anno passato in Santa Maria Novella e poi
dal medesimo frate qui in Roma, nominandola egli contro alla fede ed
eretica. Ma per quello che l'esito ha dimostrato, il suo parere non ha
ritrovato corrispondenza in santa Chiesa, la quale altro non ha ricevuto
se non che tale opinione non concordi con le sante scritture; onde solo
restano proibiti quei libri, i quali ex professo hanno voluto sostenere
che ella non discordi dalla Scrittura; e di tali libri non c'è altro che
una lettera di un padre Carmelitano stampata l'anno passato, la quale
solo resta proibita. Didaco a Stunica agostiniano avendo, tre anni sono,
stampato sopra Job, e tenuto che tale opinione non repugni alle
Scritture, resta sospeso _donec corrigatur_, e la correzione è di
levarne una carta nell'esposizione sopra le parole _Qui commovet terram
de loco suo_. All'opera del Copernico stesso si leveranno dieci versi
della prefazione a Paolo III, dove accenna non gli parere che tal
dottrina repugni alle Scritture; e per quanto intendo, si potrebbe
levare una parola in qua e in là, dove egli chiama due o tre volte la
terra _sidus_... Io non ci ho interesse alcuno, nè punto mi ci sarei
occupato se i miei non mi ci avessero intromesso».
E al 12 marzo: «... Jeri fui a baciare il piede a sua santità, colla
quale passeggiando ragionai per tre quarti d'ora con benignissima
udienza... Le raccontai la cagione della mia venuta qua, dicendole come,
nel licenziarmi dalle loro altezze ss., rinunziai ad ogni favore che da
quelle mi fosse potuto venire, mentre si trattava di religione e
d'integrità di vita e di costumi. Feci constare a sua santità la
malignità de' miei persecutori e alcune delle lor false calunnie: e qui
mi consolò col dirmi che io vivessi con l'animo riposato, perchè restavo
in tal concetto appresso la sua santità e tutta la Congregazione, che
non si darebbe leggermente orecchio ai calunniatori».
Ma l'ambasciadore Pietro Guicciardini al 4 marzo avea scritto al
granduca: «Il Galileo ha fatto più capitale della sua opinione che di
quella de' suoi amici, ed il signor cardinale del Monte ed io e più
cardinali del Sant'Offizio l'avevamo persuaso a quietarsi, e non
stuzzicare questo negozio: ma se voleva tener questa opinione, tenerla
quietamente senza far tanto sforzo di disporre e tirar gli altri a tener
l'istessa, dubitando ciascuno che non fosse venuto altrimenti a purgarsi
e a trionfar de' suoi emuli, ma a ricevere uno sfregio... Dopo avere
informati e stracchi molti cardinali, si gettò al favore del cardinale
Orsini... il quale in concistoro, non so come consideratamente e
prudentemente, parlò al papa in raccomandazione di detto Galileo. Il
papa gli disse che era bene ch'egli lo persuadesse a lasciare
quell'opinione. Orsini replicò qualche cosa incalzando il papa, il quale
mozzò il ragionamento, e gli disse che avrebbe rimesso il negozio ai
cardinali del Sant'Offizio. E partito Orsini, il santo padre fece
chiamar il Bellarmino e discorse sopra questo fatto; fermarono che
questa opinione del Galileo fosse erronea ed eretica. E jer l'altro,
sento fecero una congregazione sopra questo fatto per dichiararla tale;
ed il Copernico ed altri autori o saranno emendati o ricorretti o
proibiti. E credo che la persona del Galileo non possa patire, perchè
come prudente vorrà e sentirà quello che vuole e sente santa Chiesa. Ma
egli s'infuoca nelle sue opinioni, e ha estrema passione dentro, e poca
fortezza e prudenza a saperla vincere... Il Galileo ci ha de' frati e
degli altri che gli vogliono male e lo perseguitano; ed è in uno stato
non punto a proposito per questo paese, e potrebbe mettere in intrighi
grandi sè ed altri, e non veggo a che proposito nè per che cagione egli
ci sia venuto, nè quello possa guadagnare standoci».
A Galileo dunque non fu inflitto verun castigo nè penitenza dalla
Congregazione dell'Indice, ma solo intimato di non parlare più del
sistema di Copernico, e Paolo V l'assicurò che, vivo lui, non sarebbe
più molestato. Non si proscrivea la dottrina, bensì il sostenerla
pubblicamente come privata interpretazione della Bibbia, e Galileo
riconobbe il decreto per prudentissimo e salutifero ad ovviare i
pericolosi scandali dell'età; temerarj quelli che lo biasimavano; in
Italia, e più a Roma sapersene meglio che dalla diligenza oltremontana.
Il cardinal del Monte informava il granduca: «Egli si parte di qua con
intera la sua reputazione e con laude di tutti quelli che hanno trattato
seco: e si è toccato con mano quanto a torto sia stato calunniato da
nemici i quali (come afferma egli medesimo) non hanno avuto altra mira
che di pregiudicargli nella grazia di vostra altezza serenissima. Io che
molte volte ho parlato con lui, e ho anche sentito quelli che son
consapevoli di quanto è passato; assicuro vostra altezza serenissima che
nella sua persona non è ad imputare il minimo neo, ed egli medesimo
potrà dar conto di sè, e reprimere le calunnie de' suoi persecutori,
avendo in scritto tutto quello che gli è occorso di produrre». Il
granduca Cosimo II volle viaggiasse in letiga di corte, ed entrasse in
Firenze con corteo di servi di corte: premure per un processato, o
riparazioni, che non hanno certo i ministri odierni.
E rimanga fisso che Galileo pretendeva alla fama di buon cattolico. Al
balì Cioli scrivea: «Nessuno può revocare in dubbio la mia esemplare
pietà, la mia cieca obbedienza ai comandamenti della Chiesa». Quando
comparve al Sant'Uffizio, si mise in ginocchioni davanti ai cardinali
supplicandoli nol dichiarassero eretico, di che gli verrebbe dolor sì
acerbo, da preferire la morte; dal cardinal Bellarmino domandò
un'attestazione qualmente non ebbe a far nessuna abjura delle sue
dottrine ed opinioni, nè fu sottoposto a qualsiasi penitenza[327]: onde
chi conosce il cuore umano e l'amor proprio dei letterati, forse dirà
ch'egli si ostinasse a voler vittoria sopra gli oppositori, appunto
perchè in questa parte sentivasi men sicuro che non sul campo delle
matematiche, o forse perchè la contraddizione loro impediva il trionfo
delle sue verità.
Moriva fra ciò Gregorio XV e nel conclave del 1623, avendo la Spagna
dato esplicitamente l'esclusione al cardinal Federico Borromeo, che
nell'arcivescovado suo di Milano avea zelato le prerogative
ecclesiastiche, risultò eletto Matteo Barberini fiorentino, che si
chiamò Urbano VIII. Uom di mondo, arricchitosi ne' traffici; per
disposizione naturale e per istudio del diritto e per usata con persone
esperte, acquistò pratica delle cose diplomatiche, e più vi s'addentrò
stando nunzio in Francia, dove già fin d'allora trattavansi gli affari
di tutta Europa. Assunto papa in età fresca, con salute atletica;
grande, bruno, venerabile d'aspetto, elegante nel vestire, di modi e
moti aristocratici, parlava bene e su tutte le materie; acuto ad
assalire, pronto a difendersi, scherzi e lepidezze amava più che la sua
dignità nol comportasse, e più che nol lasciasse aspettare la
irreprovevole sua condotta; prendeva in beffa e anche in ira chi gli
contraddicesse, ma facilmente deponeva lo sdegno. Dilettavasi de' poeti
moderni, poeta egli stesso, senza che ciò lo stogliesse dagli studj
severi. Chiamò di Germania i dotti Luca Olstenio ed Abramo Eikellense,
di Levante Leone Allacci, oltre il fior degli Italiani; agli
ecclesiastici interdisse i traffici scolareschi; pubblicò migliorato il
_Breviario romano_, correggendone egli medesimo gl'inni. Diffidava di
quei che lo circondavano e massime de' diplomatici e de' cardinali
addetti a questo o a quel principe, e non parole ma ne volea espresse
dichiarazioni. Sebbene parlasse con tal aria ingenua, che ispirava
fiducia a coloro che ancor credessero possibile in un principe la
sincerità, in fatto dissimulava i proprj divisamenti. Sentendo alto di
sè, non volea concistoro, non consulta, ma veder tutto da sè, e diceva:
«Io intendo gli affari meglio di tutti i cardinali». Franco nel
disapprovare i suoi predecessori; gli si faceva un objezione tratta da
antiche costituzioni papali? rispondeva: «La decisione d'un papa vivo
val meglio che quella di cento papi morti»; voleasi fargli adottare
un'idea? bisognava esibirgli la contraria. Amò la pace, anche perchè
esausto l'erario; e pure, non che difender il suo Stato, lo rese
minaccioso; vi unì il ducato d'Urbino, e se mostravangli i monumenti di
marmo de' suoi predecessori, diceva: «Io ne erigerò di ferro»; pose
Forte Urbano alle frontiere di Bologna, fortificò Roma; istituì a Tivoli
manifatture di armi; arsenali e soldati a Civitavecchia, dichiarata
portofranco, in modo che i Barbareschi venivano a vendervi le prede
fatte sui Cristiani. Cercò frenare Casa d'Austria e Casa di Savoja per
conservare la libertà d'Italia, che allora riponeasi nell'equilibrio fra
le potenze prevalenti; si offrì mediatore fra Spagna e Francia, e
davvero per tutta Europa era invocato arbitro, ma non che decorosamente
sostenere sì sublime parte, cogli ambasciatori chiacchierava, dissertava
anzichè stringere, e piegavasi dal sì al no per capriccio, non per
ponderazione. Ma se condiscendeva nelle materie temporali, stava
irremovibile dove si trattasse delle spirituali. Da San Benedetto di
Polirone nel Mantovano fe trasferire le ceneri della contessa Matilde in
Vaticano, ponendole un mausoleo dov'è effigiato Arrigo V ai piedi di
Gregorio VII, allusione significativa dell'onnipotenza papale.
Essendo ancora nella porpora, avea egli scritto a Galileo il 15 giugno
1612, che leggerebbe i suoi libri «per confermarmi nella mia opinione
che concorda colla vostra e ammirar con tutti il frutto del raro vostro
intelletto»; fece versi in lode di esso; divenuto papa, lo raccomandò
caldamente al granduca[328] ed assegnò una pensione a lui e a suo figlio
Vincenzo; accettò la dedica del _Saggiatore_ di esso, stampato dai
Lincei: l'esortò venisse a trovarlo, come ei fece la primavera del 1624,
quando seco s'intertenne a lungo sopra le sue teorie astronomiche.
Intanto Galileo avea scritto sulle macchie solari e sul flusso e
riflusso, e mandandoli al granduca, rammenta la proibizione fattagli;
malgrado quella, aver qui ragionato come se la terra si muova; ben vuole
si consideri «come una poesia, ovvero come un sogno; tuttavolta anche i
poeti apprezzano talvolta alcuna delle loro fantasie: io parimente fo
qualche stima di questa mia novità».
Realmente non cessava di discutere, e mettere in ridicolo gli
oppositori, e allegar sempre Giobbe e Giosuè e i santi padri; e gli
scolari suoi scorrevano più in là. Poi nel 1632, con approvazione del
maestro del sacro palazzo, se non carpita, sottratta con gli artifizj
che conosce chi s'arrabatta colla censura, pubblicò il _Dialogo sopra i
due massimi sistemi del mondo, tolomaico e copernicano_, critica
vittoriosa de' vecchi sistemi di filosofia naturale. Non era terminato,
e proponeva un'altra giornata «per confutare in più efficace modo che da
Dio benedetto mi verrà somministrato, la detta opinione falsa e
dannata». Mentre i dotti notavano spiegazioni false e monche,
gl'invidiosi insusurrarono Urbano VIII perchè Galileo, dopo essere sì
umanamente trattato, non solo fallisse alla promessa di non più
discorrerne, ma in quel dialogo avesse adombrato lui papa nel grossolano
peripatetico Simplicio, e messe in iscena appunto le conversazioni che
in proposito avea tenute con esso. Urbano, che avea le passioni d'uomo e
di letterato, si risentì di quello scherno vero o supposto, mandò ad
esaminare il libro alla Congregazione di cardinali, e questi lo rimisero
all'Inquisizione perchè chiarisse in qual senso Galileo continuasse a
sostenere quell'opinione. Allora egli fu citato a Roma. Avrebbe potuto
passare a Venezia o in Olanda, ove sarebbe stato accolto a braccia
aperte: ma preferì obbedir alla citazione.
Il processo di Galileo fu stampato dal cardinal Marini: un estratto ne
fu dato dall'Alberi nel IX volume delle opere di Galileo. Ma dopochè
Biot aveva sgomberato la storia da una menzogna e da una sciocchezza
intorno alle sevizie usate a quel grande, il Perchappe, Bertrand ed
Ernesto Renan[329] (oltre il Libri) tornarono a rilevarla, dicendo che,
stando il processo in mano d'ecclesiastici, possono averne cancellato
ogni cenno di tortura. È argomento insulso verso persone che della
tortura non si faceano scrupolo: è argomento strano, pel quale potrebbe
torsi fede ad atti ed accuse qualunque. Pure noi vorremo lasciar da
banda il processo, e citar le lettere e le informazioni che il ministro
del granduca a Roma inviava a' suoi principi, caldi sostenitori del
Galilei. Eccoli:
1632, 24 _agosto_. Sento da qualche amico ci sia pensiero non di
proibir il libro, ma sibbene che si accomodino alcune parole...
5 _settembre_. Sua santità proruppe in molta collera, e
all'improvviso disse che anche il mio Galilei aveva ardito di
entrar dove non doveva; ed in materie le più gravi e le più
pericolose che a questi tempi si potessero suscitare... e d'aver
decretata una congregazione di teologi e d'altre persone versate
in diverse scienze, gravi e di santa mente, che parola per parola
pesavano ogni minuzia, perchè si trattava della più perversa
materia che si potesse mai aver alle mani, tornando a dolersi
d'essere stata aggirata da Galileo e dal Ciampoli... Aggiunse
d'aver usato col signor Galilei ogni urbanità, perchè gli ha fatto
penetrare quel che egli sa; e non ne ha commessa la causa alla
Congregazione della Santa Inquisizione come doveva, ma a
Congregazione particolare, creata di nuovo...
11 _settembre_. In effetto il papa vi ha senso, perchè tiene che
s'incorra in molti pericoli della fede, non si trattando qui di
materie matematiche, ma della scrittura sacra, della religione e
della fede, perchè non è stato osservato il modo e l'ordine dato
nello stampare il libro...
26 _dicembre_. Il Galilei sarà sicuramente ristretto d'abitazione,
e posto in qualche necessità o di disdirsi o di scrivere contro a
quel che ha pubblicato.
Non ci sia negato di riflettere come la piccola Toscana, popolata di non
un milione di anime, pesasse nella bilancia europea, fosse cerca da
tutte le Corti, trafficasse in America e nelle Indie Orientali, creasse
una flotta nel Mediterraneo, colla quale toglieva Bona ai Barbareschi, e
sui Turchi riportava vittorie, che meritavano gli inni del Chiabrera e
del Filicaja.
E molto ascoltato n'era a Roma il ministro Niccolini, il quale
assiduamente teneva informato il duca; e come la difficoltà consistesse
in ciò che il Galilei, «sebbene si dichiara di voler trattare
ipoteticamente del moto della terra, nondimeno, in riferire
gli argomenti, ne parla e ne discorre poi assertivamente e
concludentissimamente, ed ha contravvenuto all'ordine datogli nel 1616
dal cardinale Bellarmino d'ordine della Congregazione dell'Indice[330],
e spesso torna a lagnarsi perchè si ostina a voler fare il teologo, e
resiste agli amici che gli consigliano di prender aria ed evitare la
lotta.
Citato, il Galileo tardò cinque mesi: venticinque giorni consumò nel
viaggiar da Firenze a Soma. Quivi giunto, prosegue il Niccolini, ai 13
marzo:
Il papa mi rispose d'avergli fatto un piacer singolare, e non più
usato con altri, in contentarsi che possa trattenersi in mia casa,
invece del Sant'Uffizio... un cavalier di casa Gonzaga non
solamente fu messo in una lettiga accompagnato e guidato fino a
Roma, ma condotto in castello, e tenuto ivi molto tempo, fino
all'ultimo della causa... Il cardinale Barberino disse lo stimava
per uomo singolare, ma che questa materia è assai delicata,
potendosi introdurre qualche domma fantastico nel mondo, e
particolarmente in Firenze, dove gl'ingegni sono assai sottili e
curiosi...
Sua santità mi disse non credere si possa far di meno di non lo
chiamar al Sant'Uffizio quando s'avrà a esaminare, perchè così è
il solito. Io le replicai di sperare che la santità sua fosse per
raddoppiare l'obbligazione con dispensarlo anche da questa, ma mi
fu risposto di credere che non si potrà far di meno... e che Iddio
gli perdoni di entrar in queste materie, tornando a dire che si
tratta di dottrine nuove e della sacra scrittura, e che la meglio
di tutte è quella di andar con la comune... che v'è un argomento
al quale non hanno mai saputo rispondere, che è, che Iddio è
onnipotente, e può far ogni cosa: se è onnipotente, perchè
vogliamo necessitarlo? [331]. Conchiuse che gli avrebbe fatto dare
certe stanze, che son le migliori e le più comode in quel luogo...
16 _aprile_. Dopo trasferito colà, il cardinale Barberino
m'offerse tutte le comodità desiderabili, e che vi sarebbe tenuto
non come in prigione nè in secrete, ma provisto di stanze buone, e
forse anche lasciate aperte... Si procura che possa tenervi un
servitore, e tutte le comodità...
Il padre commissario del Sant'Uffizio lo ricevette con
dimostrazioni amorevoli, e gli fece assegnar non le camere o
segrete solite darsi ai delinquenti, ma le proprie del fiscale di
quel tribunale; in modo che non solo egli abita fra i ministri, ma
rimane aperto e libero di poter andare sin nel cortile... Si vede
sarà spedito presto, perchè in questa causa s'è proceduto con modi
insoliti e piacevoli... mentre si sa che vescovi, prelati o
titolati, appena giunti in Roma sono stati messi in Castello o nel
medesimo palazzo dell'Inquisizione con ogni rigore e con ogni
strettezza. Anzi gli permettono che il suo servitore medesimo lo
serva, e vi dorma, e quel ch'è più, vada e torni donde gli piace,
e che i miei medesimi servitori gli portino di qui la vivanda in
camera, e se ne tornino a casa mia mattina e sera...
25 _aprile_. Il signor Galilei... mi scrive giornalmente, ed io
gli rispondo e gli dico il mio senso liberamente, senza che vi si
pensi punto...
1 _maggio_. Il signor Galileo mi fu rimandato jeri a casa quando
manco l'aspettavo, _ancorchè non sia finito il suo esame_, e
combinarlo coi passi scritturali, bensì quando fosse dato per certo. Ma
se cominciasse ad acconciar i testi a tale significazione, troverebbesi
condotta alla necessità di modificare l'intelligenza della Scrittura
secondo modificavansi i sistemi fisici; nell'Università medesima si
sarebbero dati al medesimo testo due sensi differenti, perchè vi si
dibatteano due sistemi; e massime che le prove non erano perentorie.
Saviamente il cardinale Baronio diceva: «La Scrittura insegna come si
salga al cielo, non come il cielo sia fatto»: ma troppo spesso gli
interpreti ebbero la smania di ravvisare nella Bibbia più di quel che vi
appare, al modo che Macrobio, Servio, Gellio, Donato usavano coi
classici; ed era comune dottrina che vi si trovasse un senso letterale,
uno allegorico, uno morale, uno anagogico. Di ciò aveano fatto uso e
abuso gli scolastici per le loro temerarie curiosità, ed ecco or
minacciato il rinnovarsi di quegli eccessi.
Era un tempo di transizione fra le credenze del medioevo, e la scienza
dell'evo moderno; tempo perciò d'incertezza e di lotta. Al medioevo, che
noi ci sforzammo di mostrare tutt'altro da quel che i pedanti lo
denigrano, come un gran vuoto fra l'antichità e i tempi moderni, non
mancarono mai cultori della scienza. Alcuni s'accontentavano
dell'antica, traducendo, commentando, attenendosi all'_ipse dixit_.
Altri, pur appoggiandosi ai classici, pretendeano all'indipendenza e al
progresso, preparando materiali per un edifizio che, simile alle
cattedrali d'allora, sarebbe compito sol col volgere de' secoli. Altri
invece, rinnegando di proposito i vecchi, novità scientifiche ed arcani
naturali chiedeano ad arti strane, all'ispirazione, alle scienze
occulte, creando sistemi assurdi, teorie impossibili.
Noi oggi non ne abbiamo paura, e ci contentiamo di beffarle; ma allora
quell'audacia diveniva pericolosissima, giacchè in religione spingeva ad
assurde eresie, in morale a pratiche incondite, a insociabilità, a
ruine, dapertutto a gravissime temerità. La Chiesa, conservatrice eterna
della verità incorruttibile, potea non reprimerle? Allorchè tutto
metteasi in dubbio, e sollevavansi tante difficoltà senza risolverle,
potea rimanervi indifferente l'autorità che si considerava custode e
autrice del ben sociale come della salute eterna? Oltre dunque incorare
e proteggere i lavori delle Università e de' monaci, la Chiesa
condannava errori, che repugnavano non più alla fede che alla società,
non più alla religione che al buon senso, come le osservazioni
astrologiche, le pratiche teurgiche, le ricerche alchimistiche. Se gli
erranti si ravvedevano, essa riceveali al perdono; se si ostinassero a
intaccare i fondamenti della morale naturale come della rivelazione, li
puniva coi mezzi che le dava la civiltà d'allora.
Il sottoporre le verità divine alle dispute umane, e confonder nel
metodo stesso la ragione e la fede, la storia mostra a quali conseguenze
recò, a quali spaventosi disordini, e persecuzioni, e guerre. E allora
appunto incaloriva il giansenismo, ond'era a temere ricomparisse
anche in questo nuovo campo la questione sul senso privato
nell'interpretazione della Scrittura. E dal cuore del giansenismo Pascal
pronunziava: «L'autorità ha principal forza nella teologia, perchè
questa è inseparabile dalla verità: per dare certezza alle materie men
comprensibili dalla ragione, basta vederle nei libri santi: per mostrar
l'incertezza delle più verosimili basta mostrare che non vi sono».
Oggi una verità astronomica rimane isolata nel campo suo proprio; ma
toccava all'universo sapere allorchè del cielo erasi formato quasi un
mediatore fra l'assoluto e i contingenti, fra Dio e il mondo; nel cielo
risedevano e le facoltà motrici della natura divina e le attive della
natura terrestre: stromento del motore immobile, mobile eppur motore,
gira con migliaja di astri attorno alla terra, fissa; donde la
metafisica dell'astronomia: agente universale, raduna ciascuna forma e
la sviluppa, donde la generazione spontanea, prodotta dal calore solare;
ricetto di tutte le potenze misteriose, variamente le distribuisce fra i
tre regni naturali, e le trasforma, donde la magia e le scienze occulte,
e l'alchimia: co' suoi influssi governa la materia, gli spiriti, le
intelligenze e gli avvenimenti; donde l'astrologia. Il pareggiare una
innovazione filosofica ad un delitto sociale, non era un abuso, ma
facoltà conferita dalla legge civile e canonica, riconosciuta e
convalidata dalla coscienza pubblica.
E il torto di Galileo consistette appunto nel volere, come fa
specialmente in una lettera alla granduchessa, mescolare le verità
rivelate colle scoperte fisiche, le considerazioni teologiche colle
disquisizioni scientifiche, e insegnare in qual senso fossero a
intendere i passi scritturali; a questi appoggiar teoremi che
richiedevano dimostrazioni del calcolo e dell'esperienza. Che la
Scrittura rivelata adotti le forme e le credenze popolari per farsi
intelligibile, è consentito da tutti; e già Dante cantava nel IV del
Purgatorio:
Per questo la Scrittura condescende
A nostra facoltate, e piedi e mano
A Dio attribuisce, ed altro intende.
Ma Galileo diceva che «nella Scrittura si trovano proposizioni false
quanto al nudo senso della parola; che essa si espresse inesattamente
sin in dogmi solenni per riguardo all'incapacità del popolo; che nelle
dispute naturali essa dovrebb'essere riserbata nell'ultimo luogo,
prevalendo l'argomento filosofico al sacro»[325].
Temendo che la scienza non si ingrandisse che per far guerra a Dio, i
buoni se ne sbigottivano sin a repudiarla; solo dappoi gl'intelletti
migliori compresero che la fede non ha paura di veruna dottrina; che la
critica storica può mostrarsi indipendente e imparziale senza divenire
irreligiosa; laonde delle vulgarità che si lanciarono contro la Chiesa a
proposito di Galileo fe ragione il buon senso, distinguendo le
asserzioni semplici dagli articoli di fede, i divieti positivi e
necessarj dai provvedimenti prudenziali e disciplinari, gli oracoli
della Chiesa dalle deliberazioni di un tribunale particolare.
Al quale il Galileo fu denunziato quasi asserisse, egli o i suoi, che
Dio è un accidente non una sostanza, non un ente sensitivo, e che i
miracoli non sono letteralmente tali; onde il papa proferì: «Perchè
cessi ogni scandalo, la Sacra Congregazione citi Galileo e l'ammonisca».
Gl'Inquisitori soleano rimettere l'esame del fatto a _qualificatori_,
specie di giurati che pronunziavano su materie a loro conosciute. La
risposta che il famoso Clavio e tre altri Gesuiti diedero al cardinal
Bellarmino, attesta che non ripudiavano le osservazioni di Galileo; solo
trovavano arroganza il suo darle, non soltanto per opinione ipotetica,
ma per verità assoluta.
Il confondere le ragioni della filosofia cogl'interessi della teologia
produsse che Cartesio fosse reputato avverso alla messa, attesa la sua
ingegnosa distinzione fra lo spirito e la materia; che fossero riprovati
Leibniz per le sue monadi e l'armonia prestabilita, Gassendi per gli
atomi, Pascal pel peso dell'aria. Nei giorni stessi di cui parliamo i
teologi protestanti di Tubinga anatemizzarono Keplero perchè la Bibbia
insegna che il sole gira attorno alla terra: ed egli sbigottito volea
distrugger l'opera sua, quando gli fu offerto un asilo in Graz, e i
Gesuiti lo protessero anche contro le accuse di sortilegio avventategli
dai suoi[326]. Avvenne altrettanto a Sternkammer in Inghilterra.
L'accademia di Siviglia non riprovò Colombo che supponeva la terra
popolata in giro? L'accademia di Francia non isgradì ai giorni stessi la
proposta di navigar a vapore? Oggi stesso non vediamo i giornali,
inquisizione moderna, tediare e peggio per titoli teologici? È l'eterna
implacabilità de' saccenti.
Galileo non potea sfuggirla, e gl'inquisitori, sopra informazioni di
persone credute competenti, condannavano opinioni ch'erano già state
proclamate all'ombra della tiara, e proferirono «falsa e contraria alle
divine Scritture la mobilità della terra».
Esso Galileo il 6 febbrajo 1616 da Roma scriveva a Curzio Pichena,
segretario del granduca, trovarsi ben contento d'esser andato per
dissipare le trame tesegli; già essersi rimosso ogni dubbio sulla sua
persona. «Ma perchè alla causa mia viene annesso un capo che concerne,
non più alla persona mia che all'università di tutti quelli che, _da
ottant'anni in qua_ o con opere stampate o con scritture private o con
ragionamenti pubblici e predicazioni o anche in discorsi particolari
avessero aderito e aderissero a certa dottrina e opinione non ignota a
V. S. I., sopra la determinazione della quale ora si va discorrendo per
poterne deliberare quello che sarà giusto e ottimo, io, come quegli che
posso per avventura esserci di qualche ajuto per quella parte che
dipende dalla cognizione della verità che ci vien somministrata dalle
scienze professate da me, non posso nè debbo trascurare quell'ajuto, che
dalla mia coscienza come cristiano zelante e cattolico mi vien
somministrato. Il qual negozio mi tiene occupato assai, e non senza
profitto... Jeri fu a trovarmi in casa quella stessa persona che, prima
costà dai pulpiti, e poi qua in altri luoghi aveva parlato e macchinato
tanto gravemente contro di me: stette meco più di quattr'ore, e nella
prima mezz'ora che fummo a solo a solo cercò con ogni sommessione di
scusar l'azion fatta costà, offrendosi pronto a darmi ogni
soddisfazione. Poi tentò di farmi credere non essere stato lui il motore
dell'altro motore qui. Intanto sopraggiunsero monsignor Bonsi nipote
dell'ecc. e rr. cardinale, il canonico Venturi e tre altri gentiluomini
di lettere: onde il ragionamento si voltò a discorrere sopra la
controversia stessa, e sopra i fondamenti sopra i quali si era messo a
voler dannare una _proposizione ammessa da santa Chiesa da tanto tempo_.
Dove si mostrò molto lontano dall'intendere quanto sarebbe bisognato in
queste materie, e dette poca soddisfazione ai circostanti. I quali dopo
tre ore di sessione partirono, ed egli restato tornò pure al primo
ragionamento, cercando dissuadermi quello che io so di certo».
E il 6 marzo: «Si sta per pigliar risoluzione sopra il libro e opinioni
del Copernico intorno al moto della terra e quiete del sole, sopra la
quale fu mossa difficoltà l'anno passato in Santa Maria Novella e poi
dal medesimo frate qui in Roma, nominandola egli contro alla fede ed
eretica. Ma per quello che l'esito ha dimostrato, il suo parere non ha
ritrovato corrispondenza in santa Chiesa, la quale altro non ha ricevuto
se non che tale opinione non concordi con le sante scritture; onde solo
restano proibiti quei libri, i quali ex professo hanno voluto sostenere
che ella non discordi dalla Scrittura; e di tali libri non c'è altro che
una lettera di un padre Carmelitano stampata l'anno passato, la quale
solo resta proibita. Didaco a Stunica agostiniano avendo, tre anni sono,
stampato sopra Job, e tenuto che tale opinione non repugni alle
Scritture, resta sospeso _donec corrigatur_, e la correzione è di
levarne una carta nell'esposizione sopra le parole _Qui commovet terram
de loco suo_. All'opera del Copernico stesso si leveranno dieci versi
della prefazione a Paolo III, dove accenna non gli parere che tal
dottrina repugni alle Scritture; e per quanto intendo, si potrebbe
levare una parola in qua e in là, dove egli chiama due o tre volte la
terra _sidus_... Io non ci ho interesse alcuno, nè punto mi ci sarei
occupato se i miei non mi ci avessero intromesso».
E al 12 marzo: «... Jeri fui a baciare il piede a sua santità, colla
quale passeggiando ragionai per tre quarti d'ora con benignissima
udienza... Le raccontai la cagione della mia venuta qua, dicendole come,
nel licenziarmi dalle loro altezze ss., rinunziai ad ogni favore che da
quelle mi fosse potuto venire, mentre si trattava di religione e
d'integrità di vita e di costumi. Feci constare a sua santità la
malignità de' miei persecutori e alcune delle lor false calunnie: e qui
mi consolò col dirmi che io vivessi con l'animo riposato, perchè restavo
in tal concetto appresso la sua santità e tutta la Congregazione, che
non si darebbe leggermente orecchio ai calunniatori».
Ma l'ambasciadore Pietro Guicciardini al 4 marzo avea scritto al
granduca: «Il Galileo ha fatto più capitale della sua opinione che di
quella de' suoi amici, ed il signor cardinale del Monte ed io e più
cardinali del Sant'Offizio l'avevamo persuaso a quietarsi, e non
stuzzicare questo negozio: ma se voleva tener questa opinione, tenerla
quietamente senza far tanto sforzo di disporre e tirar gli altri a tener
l'istessa, dubitando ciascuno che non fosse venuto altrimenti a purgarsi
e a trionfar de' suoi emuli, ma a ricevere uno sfregio... Dopo avere
informati e stracchi molti cardinali, si gettò al favore del cardinale
Orsini... il quale in concistoro, non so come consideratamente e
prudentemente, parlò al papa in raccomandazione di detto Galileo. Il
papa gli disse che era bene ch'egli lo persuadesse a lasciare
quell'opinione. Orsini replicò qualche cosa incalzando il papa, il quale
mozzò il ragionamento, e gli disse che avrebbe rimesso il negozio ai
cardinali del Sant'Offizio. E partito Orsini, il santo padre fece
chiamar il Bellarmino e discorse sopra questo fatto; fermarono che
questa opinione del Galileo fosse erronea ed eretica. E jer l'altro,
sento fecero una congregazione sopra questo fatto per dichiararla tale;
ed il Copernico ed altri autori o saranno emendati o ricorretti o
proibiti. E credo che la persona del Galileo non possa patire, perchè
come prudente vorrà e sentirà quello che vuole e sente santa Chiesa. Ma
egli s'infuoca nelle sue opinioni, e ha estrema passione dentro, e poca
fortezza e prudenza a saperla vincere... Il Galileo ci ha de' frati e
degli altri che gli vogliono male e lo perseguitano; ed è in uno stato
non punto a proposito per questo paese, e potrebbe mettere in intrighi
grandi sè ed altri, e non veggo a che proposito nè per che cagione egli
ci sia venuto, nè quello possa guadagnare standoci».
A Galileo dunque non fu inflitto verun castigo nè penitenza dalla
Congregazione dell'Indice, ma solo intimato di non parlare più del
sistema di Copernico, e Paolo V l'assicurò che, vivo lui, non sarebbe
più molestato. Non si proscrivea la dottrina, bensì il sostenerla
pubblicamente come privata interpretazione della Bibbia, e Galileo
riconobbe il decreto per prudentissimo e salutifero ad ovviare i
pericolosi scandali dell'età; temerarj quelli che lo biasimavano; in
Italia, e più a Roma sapersene meglio che dalla diligenza oltremontana.
Il cardinal del Monte informava il granduca: «Egli si parte di qua con
intera la sua reputazione e con laude di tutti quelli che hanno trattato
seco: e si è toccato con mano quanto a torto sia stato calunniato da
nemici i quali (come afferma egli medesimo) non hanno avuto altra mira
che di pregiudicargli nella grazia di vostra altezza serenissima. Io che
molte volte ho parlato con lui, e ho anche sentito quelli che son
consapevoli di quanto è passato; assicuro vostra altezza serenissima che
nella sua persona non è ad imputare il minimo neo, ed egli medesimo
potrà dar conto di sè, e reprimere le calunnie de' suoi persecutori,
avendo in scritto tutto quello che gli è occorso di produrre». Il
granduca Cosimo II volle viaggiasse in letiga di corte, ed entrasse in
Firenze con corteo di servi di corte: premure per un processato, o
riparazioni, che non hanno certo i ministri odierni.
E rimanga fisso che Galileo pretendeva alla fama di buon cattolico. Al
balì Cioli scrivea: «Nessuno può revocare in dubbio la mia esemplare
pietà, la mia cieca obbedienza ai comandamenti della Chiesa». Quando
comparve al Sant'Uffizio, si mise in ginocchioni davanti ai cardinali
supplicandoli nol dichiarassero eretico, di che gli verrebbe dolor sì
acerbo, da preferire la morte; dal cardinal Bellarmino domandò
un'attestazione qualmente non ebbe a far nessuna abjura delle sue
dottrine ed opinioni, nè fu sottoposto a qualsiasi penitenza[327]: onde
chi conosce il cuore umano e l'amor proprio dei letterati, forse dirà
ch'egli si ostinasse a voler vittoria sopra gli oppositori, appunto
perchè in questa parte sentivasi men sicuro che non sul campo delle
matematiche, o forse perchè la contraddizione loro impediva il trionfo
delle sue verità.
Moriva fra ciò Gregorio XV e nel conclave del 1623, avendo la Spagna
dato esplicitamente l'esclusione al cardinal Federico Borromeo, che
nell'arcivescovado suo di Milano avea zelato le prerogative
ecclesiastiche, risultò eletto Matteo Barberini fiorentino, che si
chiamò Urbano VIII. Uom di mondo, arricchitosi ne' traffici; per
disposizione naturale e per istudio del diritto e per usata con persone
esperte, acquistò pratica delle cose diplomatiche, e più vi s'addentrò
stando nunzio in Francia, dove già fin d'allora trattavansi gli affari
di tutta Europa. Assunto papa in età fresca, con salute atletica;
grande, bruno, venerabile d'aspetto, elegante nel vestire, di modi e
moti aristocratici, parlava bene e su tutte le materie; acuto ad
assalire, pronto a difendersi, scherzi e lepidezze amava più che la sua
dignità nol comportasse, e più che nol lasciasse aspettare la
irreprovevole sua condotta; prendeva in beffa e anche in ira chi gli
contraddicesse, ma facilmente deponeva lo sdegno. Dilettavasi de' poeti
moderni, poeta egli stesso, senza che ciò lo stogliesse dagli studj
severi. Chiamò di Germania i dotti Luca Olstenio ed Abramo Eikellense,
di Levante Leone Allacci, oltre il fior degli Italiani; agli
ecclesiastici interdisse i traffici scolareschi; pubblicò migliorato il
_Breviario romano_, correggendone egli medesimo gl'inni. Diffidava di
quei che lo circondavano e massime de' diplomatici e de' cardinali
addetti a questo o a quel principe, e non parole ma ne volea espresse
dichiarazioni. Sebbene parlasse con tal aria ingenua, che ispirava
fiducia a coloro che ancor credessero possibile in un principe la
sincerità, in fatto dissimulava i proprj divisamenti. Sentendo alto di
sè, non volea concistoro, non consulta, ma veder tutto da sè, e diceva:
«Io intendo gli affari meglio di tutti i cardinali». Franco nel
disapprovare i suoi predecessori; gli si faceva un objezione tratta da
antiche costituzioni papali? rispondeva: «La decisione d'un papa vivo
val meglio che quella di cento papi morti»; voleasi fargli adottare
un'idea? bisognava esibirgli la contraria. Amò la pace, anche perchè
esausto l'erario; e pure, non che difender il suo Stato, lo rese
minaccioso; vi unì il ducato d'Urbino, e se mostravangli i monumenti di
marmo de' suoi predecessori, diceva: «Io ne erigerò di ferro»; pose
Forte Urbano alle frontiere di Bologna, fortificò Roma; istituì a Tivoli
manifatture di armi; arsenali e soldati a Civitavecchia, dichiarata
portofranco, in modo che i Barbareschi venivano a vendervi le prede
fatte sui Cristiani. Cercò frenare Casa d'Austria e Casa di Savoja per
conservare la libertà d'Italia, che allora riponeasi nell'equilibrio fra
le potenze prevalenti; si offrì mediatore fra Spagna e Francia, e
davvero per tutta Europa era invocato arbitro, ma non che decorosamente
sostenere sì sublime parte, cogli ambasciatori chiacchierava, dissertava
anzichè stringere, e piegavasi dal sì al no per capriccio, non per
ponderazione. Ma se condiscendeva nelle materie temporali, stava
irremovibile dove si trattasse delle spirituali. Da San Benedetto di
Polirone nel Mantovano fe trasferire le ceneri della contessa Matilde in
Vaticano, ponendole un mausoleo dov'è effigiato Arrigo V ai piedi di
Gregorio VII, allusione significativa dell'onnipotenza papale.
Essendo ancora nella porpora, avea egli scritto a Galileo il 15 giugno
1612, che leggerebbe i suoi libri «per confermarmi nella mia opinione
che concorda colla vostra e ammirar con tutti il frutto del raro vostro
intelletto»; fece versi in lode di esso; divenuto papa, lo raccomandò
caldamente al granduca[328] ed assegnò una pensione a lui e a suo figlio
Vincenzo; accettò la dedica del _Saggiatore_ di esso, stampato dai
Lincei: l'esortò venisse a trovarlo, come ei fece la primavera del 1624,
quando seco s'intertenne a lungo sopra le sue teorie astronomiche.
Intanto Galileo avea scritto sulle macchie solari e sul flusso e
riflusso, e mandandoli al granduca, rammenta la proibizione fattagli;
malgrado quella, aver qui ragionato come se la terra si muova; ben vuole
si consideri «come una poesia, ovvero come un sogno; tuttavolta anche i
poeti apprezzano talvolta alcuna delle loro fantasie: io parimente fo
qualche stima di questa mia novità».
Realmente non cessava di discutere, e mettere in ridicolo gli
oppositori, e allegar sempre Giobbe e Giosuè e i santi padri; e gli
scolari suoi scorrevano più in là. Poi nel 1632, con approvazione del
maestro del sacro palazzo, se non carpita, sottratta con gli artifizj
che conosce chi s'arrabatta colla censura, pubblicò il _Dialogo sopra i
due massimi sistemi del mondo, tolomaico e copernicano_, critica
vittoriosa de' vecchi sistemi di filosofia naturale. Non era terminato,
e proponeva un'altra giornata «per confutare in più efficace modo che da
Dio benedetto mi verrà somministrato, la detta opinione falsa e
dannata». Mentre i dotti notavano spiegazioni false e monche,
gl'invidiosi insusurrarono Urbano VIII perchè Galileo, dopo essere sì
umanamente trattato, non solo fallisse alla promessa di non più
discorrerne, ma in quel dialogo avesse adombrato lui papa nel grossolano
peripatetico Simplicio, e messe in iscena appunto le conversazioni che
in proposito avea tenute con esso. Urbano, che avea le passioni d'uomo e
di letterato, si risentì di quello scherno vero o supposto, mandò ad
esaminare il libro alla Congregazione di cardinali, e questi lo rimisero
all'Inquisizione perchè chiarisse in qual senso Galileo continuasse a
sostenere quell'opinione. Allora egli fu citato a Roma. Avrebbe potuto
passare a Venezia o in Olanda, ove sarebbe stato accolto a braccia
aperte: ma preferì obbedir alla citazione.
Il processo di Galileo fu stampato dal cardinal Marini: un estratto ne
fu dato dall'Alberi nel IX volume delle opere di Galileo. Ma dopochè
Biot aveva sgomberato la storia da una menzogna e da una sciocchezza
intorno alle sevizie usate a quel grande, il Perchappe, Bertrand ed
Ernesto Renan[329] (oltre il Libri) tornarono a rilevarla, dicendo che,
stando il processo in mano d'ecclesiastici, possono averne cancellato
ogni cenno di tortura. È argomento insulso verso persone che della
tortura non si faceano scrupolo: è argomento strano, pel quale potrebbe
torsi fede ad atti ed accuse qualunque. Pure noi vorremo lasciar da
banda il processo, e citar le lettere e le informazioni che il ministro
del granduca a Roma inviava a' suoi principi, caldi sostenitori del
Galilei. Eccoli:
1632, 24 _agosto_. Sento da qualche amico ci sia pensiero non di
proibir il libro, ma sibbene che si accomodino alcune parole...
5 _settembre_. Sua santità proruppe in molta collera, e
all'improvviso disse che anche il mio Galilei aveva ardito di
entrar dove non doveva; ed in materie le più gravi e le più
pericolose che a questi tempi si potessero suscitare... e d'aver
decretata una congregazione di teologi e d'altre persone versate
in diverse scienze, gravi e di santa mente, che parola per parola
pesavano ogni minuzia, perchè si trattava della più perversa
materia che si potesse mai aver alle mani, tornando a dolersi
d'essere stata aggirata da Galileo e dal Ciampoli... Aggiunse
d'aver usato col signor Galilei ogni urbanità, perchè gli ha fatto
penetrare quel che egli sa; e non ne ha commessa la causa alla
Congregazione della Santa Inquisizione come doveva, ma a
Congregazione particolare, creata di nuovo...
11 _settembre_. In effetto il papa vi ha senso, perchè tiene che
s'incorra in molti pericoli della fede, non si trattando qui di
materie matematiche, ma della scrittura sacra, della religione e
della fede, perchè non è stato osservato il modo e l'ordine dato
nello stampare il libro...
26 _dicembre_. Il Galilei sarà sicuramente ristretto d'abitazione,
e posto in qualche necessità o di disdirsi o di scrivere contro a
quel che ha pubblicato.
Non ci sia negato di riflettere come la piccola Toscana, popolata di non
un milione di anime, pesasse nella bilancia europea, fosse cerca da
tutte le Corti, trafficasse in America e nelle Indie Orientali, creasse
una flotta nel Mediterraneo, colla quale toglieva Bona ai Barbareschi, e
sui Turchi riportava vittorie, che meritavano gli inni del Chiabrera e
del Filicaja.
E molto ascoltato n'era a Roma il ministro Niccolini, il quale
assiduamente teneva informato il duca; e come la difficoltà consistesse
in ciò che il Galilei, «sebbene si dichiara di voler trattare
ipoteticamente del moto della terra, nondimeno, in riferire
gli argomenti, ne parla e ne discorre poi assertivamente e
concludentissimamente, ed ha contravvenuto all'ordine datogli nel 1616
dal cardinale Bellarmino d'ordine della Congregazione dell'Indice[330],
e spesso torna a lagnarsi perchè si ostina a voler fare il teologo, e
resiste agli amici che gli consigliano di prender aria ed evitare la
lotta.
Citato, il Galileo tardò cinque mesi: venticinque giorni consumò nel
viaggiar da Firenze a Soma. Quivi giunto, prosegue il Niccolini, ai 13
marzo:
Il papa mi rispose d'avergli fatto un piacer singolare, e non più
usato con altri, in contentarsi che possa trattenersi in mia casa,
invece del Sant'Uffizio... un cavalier di casa Gonzaga non
solamente fu messo in una lettiga accompagnato e guidato fino a
Roma, ma condotto in castello, e tenuto ivi molto tempo, fino
all'ultimo della causa... Il cardinale Barberino disse lo stimava
per uomo singolare, ma che questa materia è assai delicata,
potendosi introdurre qualche domma fantastico nel mondo, e
particolarmente in Firenze, dove gl'ingegni sono assai sottili e
curiosi...
Sua santità mi disse non credere si possa far di meno di non lo
chiamar al Sant'Uffizio quando s'avrà a esaminare, perchè così è
il solito. Io le replicai di sperare che la santità sua fosse per
raddoppiare l'obbligazione con dispensarlo anche da questa, ma mi
fu risposto di credere che non si potrà far di meno... e che Iddio
gli perdoni di entrar in queste materie, tornando a dire che si
tratta di dottrine nuove e della sacra scrittura, e che la meglio
di tutte è quella di andar con la comune... che v'è un argomento
al quale non hanno mai saputo rispondere, che è, che Iddio è
onnipotente, e può far ogni cosa: se è onnipotente, perchè
vogliamo necessitarlo? [331]. Conchiuse che gli avrebbe fatto dare
certe stanze, che son le migliori e le più comode in quel luogo...
16 _aprile_. Dopo trasferito colà, il cardinale Barberino
m'offerse tutte le comodità desiderabili, e che vi sarebbe tenuto
non come in prigione nè in secrete, ma provisto di stanze buone, e
forse anche lasciate aperte... Si procura che possa tenervi un
servitore, e tutte le comodità...
Il padre commissario del Sant'Uffizio lo ricevette con
dimostrazioni amorevoli, e gli fece assegnar non le camere o
segrete solite darsi ai delinquenti, ma le proprie del fiscale di
quel tribunale; in modo che non solo egli abita fra i ministri, ma
rimane aperto e libero di poter andare sin nel cortile... Si vede
sarà spedito presto, perchè in questa causa s'è proceduto con modi
insoliti e piacevoli... mentre si sa che vescovi, prelati o
titolati, appena giunti in Roma sono stati messi in Castello o nel
medesimo palazzo dell'Inquisizione con ogni rigore e con ogni
strettezza. Anzi gli permettono che il suo servitore medesimo lo
serva, e vi dorma, e quel ch'è più, vada e torni donde gli piace,
e che i miei medesimi servitori gli portino di qui la vivanda in
camera, e se ne tornino a casa mia mattina e sera...
25 _aprile_. Il signor Galilei... mi scrive giornalmente, ed io
gli rispondo e gli dico il mio senso liberamente, senza che vi si
pensi punto...
1 _maggio_. Il signor Galileo mi fu rimandato jeri a casa quando
manco l'aspettavo, _ancorchè non sia finito il suo esame_, e
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Çirattagı - Gli eretici d'Italia, vol. III - 34
- Büleklär
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 01Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4243Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196233.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 02Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4434Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198935.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 03Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4227Unikal süzlärneñ gomumi sanı 185034.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 04Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4286Unikal süzlärneñ gomumi sanı 168334.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 05Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4387Unikal süzlärneñ gomumi sanı 187834.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 06Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4097Unikal süzlärneñ gomumi sanı 206928.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.39.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 07Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4421Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189532.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 08Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4371Unikal süzlärneñ gomumi sanı 199432.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 09Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4161Unikal süzlärneñ gomumi sanı 226723.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.33.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.39.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 10Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4210Unikal süzlärneñ gomumi sanı 199132.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 11Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4406Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198434.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 12Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4183Unikal süzlärneñ gomumi sanı 194130.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.42.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 13Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4170Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196930.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 14Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4227Unikal süzlärneñ gomumi sanı 193931.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 15Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4294Unikal süzlärneñ gomumi sanı 194234.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 16Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4342Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186833.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 17Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4364Unikal süzlärneñ gomumi sanı 193934.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 18Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4241Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189531.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 19Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4125Unikal süzlärneñ gomumi sanı 213224.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.32.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.36.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 20Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4136Unikal süzlärneñ gomumi sanı 218524.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.33.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.39.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 21Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4296Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189433.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 22Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4288Unikal süzlärneñ gomumi sanı 188433.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 23Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4354Unikal süzlärneñ gomumi sanı 197933.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 24Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4351Unikal süzlärneñ gomumi sanı 191234.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 25Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4326Unikal süzlärneñ gomumi sanı 192933.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 26Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4338Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189334.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 27Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4339Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189233.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 28Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4385Unikal süzlärneñ gomumi sanı 190834.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 29Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4241Unikal süzlärneñ gomumi sanı 203634.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 30Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4217Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189935.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 31Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4235Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198531.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 32Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4357Unikal süzlärneñ gomumi sanı 200232.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 33Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4393Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186435.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 34Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4436Unikal süzlärneñ gomumi sanı 165437.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.58.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 35Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4182Unikal süzlärneñ gomumi sanı 200828.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.39.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 36Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4425Unikal süzlärneñ gomumi sanı 170834.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 37Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4332Unikal süzlärneñ gomumi sanı 183832.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 38Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4275Unikal süzlärneñ gomumi sanı 195833.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 39Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4292Unikal süzlärneñ gomumi sanı 208531.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 40Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4264Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196834.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 41Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4314Unikal süzlärneñ gomumi sanı 192132.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 42Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4323Unikal süzlärneñ gomumi sanı 191333.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 43Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4218Unikal süzlärneñ gomumi sanı 199630.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 44Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4261Unikal süzlärneñ gomumi sanı 173631.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 45Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4301Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196133.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 46Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4235Unikal süzlärneñ gomumi sanı 199830.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 47Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4299Unikal süzlärneñ gomumi sanı 205430.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 48Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4191Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198830.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 49Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4289Unikal süzlärneñ gomumi sanı 193933.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 50Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4291Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196733.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 51Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4291Unikal süzlärneñ gomumi sanı 193132.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 52Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4168Unikal süzlärneñ gomumi sanı 176838.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.60.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 53Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4371Unikal süzlärneñ gomumi sanı 197035.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 54Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4105Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186030.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 55Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4367Unikal süzlärneñ gomumi sanı 182733.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 56Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4112Unikal süzlärneñ gomumi sanı 195033.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 57Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4108Unikal süzlärneñ gomumi sanı 169135.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.58.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 58Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4152Unikal süzlärneñ gomumi sanı 146633.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 59Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4180Unikal süzlärneñ gomumi sanı 156533.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 60Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4233Unikal süzlärneñ gomumi sanı 184933.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 61Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4254Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196031.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 62Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4256Unikal süzlärneñ gomumi sanı 185830.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 63Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4363Unikal süzlärneñ gomumi sanı 176634.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 64Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4318Unikal süzlärneñ gomumi sanı 185035.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 65Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4310Unikal süzlärneñ gomumi sanı 188935.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 66Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4244Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186734.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 67Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4310Unikal süzlärneñ gomumi sanı 191333.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 68Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4224Unikal süzlärneñ gomumi sanı 190332.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 69Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4289Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186932.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 70Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4295Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196031.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 71Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4304Unikal süzlärneñ gomumi sanı 185531.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 72Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4317Unikal süzlärneñ gomumi sanı 194930.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 73Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4247Unikal süzlärneñ gomumi sanı 190733.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 74Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4229Unikal süzlärneñ gomumi sanı 192330.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 75Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4299Unikal süzlärneñ gomumi sanı 184930.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 76Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4382Unikal süzlärneñ gomumi sanı 181231.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 77Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4213Unikal süzlärneñ gomumi sanı 180223.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.32.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.37.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 78Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4163Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198629.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 79Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4309Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186831.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 80Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4149Unikal süzlärneñ gomumi sanı 183934.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 81Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4109Unikal süzlärneñ gomumi sanı 200230.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 82Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4441Unikal süzlärneñ gomumi sanı 159639.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 83Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4098Unikal süzlärneñ gomumi sanı 194433.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 84Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4118Unikal süzlärneñ gomumi sanı 202130.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.41.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 85Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4192Unikal süzlärneñ gomumi sanı 190134.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 86Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 3172Unikal süzlärneñ gomumi sanı 141933.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 87Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 2726Unikal süzlärneñ gomumi sanı 104427.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.38.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 88Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 66Unikal süzlärneñ gomumi sanı 6033.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.