Gli eretici d'Italia, vol. III - 14
Süzlärneñ gomumi sanı 4227
Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1939
31.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
45.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
53.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
accettandolo fecero riserva per le consuetudini e le leggi de' loro
Stati; e il frangere le barriere, al potere assoluto opposte
dall'immunità clericale, e cincischiare la giurisdizione ecclesiastica,
divenne l'intento di ciascuno Stato, parendo ai re che, per trovarsi
davvero indipendenti, non dovessero lasciar veruna ingerenza ad altri
nel proprio paese, nè consentirvi autorità che non fosse accentrata nel
Governo. Sino i più cattolici, impuntatisi in tali pretensioni, talvolta
sbigottirono i papi col minacciare d'abbandonare la messa per la Cena e
pel sermone; e con questi spauracchi li ridussero alla loro volontà.
Altri, senza spingersi tanto oltre e rinnegando la logica, procuravano
dipendere il meno possibile da Roma, solleticavano le ambizioni
nazionali, e a titolo d'indipendenza tendevano ad isolare i sacerdoti
dei loro Stati dagli altri, impedire le comunicazioni dirette col capo
spirituale, formando speciali Chiese, necessariamente docili al potere
locale per cui concessione esistevano, e che un moderno chiamò aborti
del protestantismo[133].
La superiorità dei Concilj al papa, pretesa in quelli di Costanza e
Basilea, fu ritenuta dai Tedeschi; i Francesi ne fecero il cardine delle
libertà gallicane, riconoscendo infallibile il papa sol quando sia unito
al consesso della Chiesa[134]. Ma anche nella Chiesa gallicana non
disputavasi della libertà individuale, bensì della distinzione delle due
potestà e della loro indipendenza; non facendosi cenno della libertà di
coscienza. Ora, l'ammettere un'opposizione non è un rinnegare i
contendenti; se anche non si riesca ad accordarli, la Chiesa e lo Stato
esistono, giacchè si contrastano.
Perchè mancassero appigli alle declamazioni contro l'avidità de'
prelati, era stabilito che delle ricchezze loro non ereditassero i
parenti, bensì la Chiesa romana; onde il papa mandava collettori per
tutto il mondo. Ed ecco derivarne controversie e dispute inestricabili
cogli eredi e colle chiese stesse, turbarsi i possessi, e viepiù sotto
papi rigorosi come Pio V. Dall'invigilare all'adempimento dei legati
pii, i vescovi traevano ragione di voler vedere i testamenti, ma con ciò
scoprivansi i secreti di famiglia, e fisicavasi sulle frodi supposte,
come poi fecero i governi moderni. La proibizione del concubinato
portava a ricorrere alla forza per isciogliere temporarie unioni, e le
curie volevano all'uopo valersi di birri e carceri proprie. Tutto ciò
parve usurpazione ai Governi, e l'andarono impedendo fin al punto che,
quasi il pontefice fosse uno straniero, il quale pretendesse invadere
colla sua universale la giurisdizione particolare del principe, si
sottoposero gli atti suoi e i suoi decreti a esame, a ordini di
esecuzione e di placitazione[135], dopo esaminato se ne rimanessero
«salvi i diritti dello Stato».
La bolla poi in _Cœna Domini_ fu ripudiata da alcuni, da altri accettata
col proposito di modificarla nell'applicazione; Venezia la ricusò, per
quanto il nunzio insistesse; l'Albuquerque governatore di Milano vi negò
l'_exequatur_; a Lucca non si teneano obbligatorj i decreti dei
funzionarj papali senza approvazione del magistrato; i duchi di Savoja
conferivano benefizj riservati al papa: i vescovi di Toscana lasciavano
ammollire nell'applicazione que' tremendi decreti. Ma i frati la
zelavano a rigore; guai a parlare di tasse sui beni ecclesiastici!
negando l'assoluzione a magistrati, cagionarono tumulti ad Arezzo, a
Massa marittima, a Montepulciano, a Cortona. E sparnazzavasi il nome
d'eretici, tale considerando chi disobbediva a un ordine papale.
A Genova era proibito tener assemblee presso i Gesuiti, pretestando vi
si facessero brogli per le elezioni; l'Inquisizione vi fu sempre tenuta
in freno, e dopo il 1669 sottoposta alla giunta di giurisdizione
ecclesiastica. Stefano Durazzo arcivescovo, martire della peste del
1556, interminabili dispute sostenne col doge sul posto che gli
competesse nel presbitero, e sul titolo d'eminenza; non soddisfatto,
negò coronare il doge, e la lotta si prolungò anche dopo che
l'arcivescovo ebbe abdicato.
I governatori di Milano alle riforme di Carlo Borromeo opponevano i
diritti regj, e quel senato i privilegi della Chiesa milanese; e Pio V
scrivendogli gli rammentava che _nulla re magis sæcularis potestas
stabilitur et augetur, quam amplificatione et autoritate ecclesiasticæ
ditionis; quidquid ad spirituale patrimonium firmamenti et virium
accedit, eo temporalis status maxime communitur; nam observantia et
pietas principum et magistratuum in ecclesiarum antistites, populos
ipsis adeo praebet obedientes, ut fatendum sit regnorum ac statuum
incolumitatem uno illo ecclesiastici juris præsidio tanquam fundamento
contineri, quod utinam contrariis ad multorum exitium exemplis non
pateret_.
Già dicemmo di san Carlo. Il suo cugino e successore Federico Borromeo
due volte per queste dispute dovette viaggiare a Roma; minacciò di
censure chi trafficasse con Svizzeri, e Grigioni eretici, e scomunicò il
governatore perchè, col proibire le risaje nelle vicinanze delle città,
arrogavasi giurisdizione su possessi ecclesiastici[136].
Il regno di Napoli se ne trovava viepiù compromesso, attesa la sua
feudale dipendenza dalla Santa Sede. Filippo II re di Spagna con qualche
restrizione ricevette i decreti del Concilio tridentino, e il 2 luglio
1564 ordinò al vicerè di Napoli, di pubblicarli perchè fossero osservati
anche in questo paese, protestando però non si derogava con essi alle
preminenze regali, nè ai patronati regj, od altri diritti della
sovranità. Esaminatili, il reggente vi trovò molti punti che
pregiudicavano tali diritti. Così il Concilio infligge scomunica e multa
a chi stampa libri sacri senza licenza del vescovo; or se alla Chiesa
spetta la censura, spetta al principe il consentire o no la stampa. Per
certi casi si dà licenza ai vescovi di procedere contro ecclesiastici e
secolari colla scomunica non solo, ma collo sfratto e con pene
pecuniarie anche forzose: ora l'esecuzione è attributo regio. Ad essi
vescovi è pure conferito l'approvare i maestri e professori, e con ciò
s'intacca l'autorità del principe e delle Università. Per fondar nuove
parrochie o seminarj, il vescovo può imporre decime, oblazioni, collette
sul popolo; mentre questo diritto è inerente alla sovranità, e non alla
podestà ecclesiastica. Così la visita e amministrazione di tutti i
luoghi pii e spedali e confraternite, il rivederne i conti, il commutar
la volontà de' testatori, l'imporre pene ai laici e patroni che
malversino le rendite e ragioni di loro chiese, il sottrarre ai
tribunali secolari i chierici tonsurati, sono atti che assottigliano la
giurisdizione civile. In quel regno, per abitudine antica, le censure
ingiuste o nulle erano fatte revocare, e ciò il Concilio proibiva; come
colpiva di scomunica e fin privazione di dominio i principi che
permettessero il duello; ai combattenti e padrini, oltre la censura,
infliggeva la confisca dei beni e perpetua infamia.
Pertanto il Concilio fu lasciato divulgare, ma senza pubblicazione
solenne, e si tenne in non cale ogni qual volta paresse pregiudicare la
regalia; nè bolla o rescritto di Roma valea senza l'_exequatur regium_,
e poichè il papa di ciò si offendeva, Filippo II gli scrisse non volesse
porsi all'avventura di veder di che cosa fosse capace un re potente
spinto all'estremo.
Nuovi urti cagionò la bolla _in Cœna Domini_, alla quale il vicerè duca
d'Alcala risolutamente si oppose, fino ad arrestare i libraj che la
stampassero; fu condannato alle galere uno che aveva pubblicato l'opera
del Baronio contro il privilegio d'esenzione, chiamato la Monarchia
Siciliana, pel quale al re competevano le divise e i diritti di legato
pontifizio [137]. Di rimpatto i vescovi pretendeano giurisdizione sui
testamenti, e per qualche tempo tenere i beni di chi moriva intestato,
applicandone una parte a suffragio del defunto: nei casi misti, cioè di
sacrilegio, usura, concubinato, incesto, spergiuro, bestemmia,
sortilegio, potesse procedere il fôro ecclesiastico o il secolare,
secondo che all'uno o all'altro fosse prima recata la querela; donde
inestricabili altercazioni. Il popolo vi trovava il suo conto, perocchè
nel 1582 essendosi messa la gabella d'un ducato ad ogni botte di vino,
il cappuccino frà Lupo uscì minacciando di grave castigo celeste quei
che la pagassero o la esigessero. Pensate se vi si diede ascolto: tanto
che fu dovuta sospendere. Nè pochi vescovi proibivano l'esazione delle
gabelle nella loro diocesi, in forza di quella bolla: e la Piazza di
Nido a Napoli ricusò un dazio nuovo, perchè non approvato dal papa. E il
papa vi dava rinfranco, e minacciava interdire la città; fu respinto dal
confessionale e privato del viatico chi, ne' consigli vicereali, aveva
opinato in contrario, e il famoso reggente Villani a stento ottenne
l'assoluzione in articolo di morte.
Per tal operare i doveri di suddito trovavansi in conflitto con quelli
di cristiano, nè vedeasi via di composizione. S'aggiungano a ciò le
citazioni che faceansi alla Curia di Roma, e i visitatori apostolici che
il papa mandava nel regno per esiger le decime, ed esaminare le
alienazioni indebite di beni ecclesiastici, e se adempiti i legati pii;
se no, trarli a vantaggio della fabbrica di san Pietro.
Privilegi ecclesiastici consentiti all'autorità secolare rendevano la
Sicilia indipendente da Roma, ma la sottomettevano alla Spagna e
all'Inquisizione, che quivi potea più che in altro paese d'Italia,
elidendo la giurisdizione dei vescovi, oppugnando la resistenza dei
vicerè, e alle prepotenze de' baroni opponendo la secreta efficacia de'
_foristi_ o famiglia del Sant'Uffizio. Avendo il duca di Terranuova
mandato in galera un orefice ladro, di Spagna gli venne ordine di
rilasciarlo perchè era forista del Sant'Uffizio, pagargli ducento scudi
per indennità, e far pubblica penitenza. Essendo nel 1602 bandito un
Mariano Alliata forista, il Sant'Uffizio intimò ai giudici lo
ripristinassero; e non obbedito, li scomunicò; e perchè l'arcivescovo
gli assolse dalla scomunica, il Sant'Uffizio scomunicò l'arcivescovo.
Questi ricorre al vicerè marchese di Feria, il quale manda contro gli
Inquisitori due compagnie d'alabardieri col connestabile e il manigoldo;
e gli Inquisitori dalle finestre del convento scomunicano costoro e
chiunque vi dà ajuto: i soldati sfondano la porta; ma trovando i frati
assisi in giro e tranquilli, non osano far violenza; al fine il dissenso
è accomodato ritirando l'interdetto e consegnando il delinquente agli
Inquisitori[138].
I principi mal tolleravano queste restrizioni alla loro autorità, e che
si avessero giudizj non solo, ma armi indipendenti dall'unità di governo
che andavano introducendo. Di qui una concatenazione di litigi, che
l'età nostra compassiona, ma che in fondo erano le quistioni
costituzionali d'allora, dove la libertà compariva sotto le cappe
pretesche, come ora in abito di avvocato e di senatore. Anticamente essa
libertà non era conosciuta che in forma di privilegi, e questi erano
tanti, così varj, così gelosamente protetti dalle corporazioni o
dall'energia personale, che costituivano un insieme robusto e bastevole
di pubbliche garanzie. La Chiesa era stata la prima ad acquistar e
assicurare la sua libertà, e sovente offrì un asilo alle pubbliche o
individuali, che mancavano di sicurezza. Quando la monarchia assoluta le
assorbì tutte, molti popoli credettero che le immunità della Chiesa, più
o meno rispettate, fossero un compenso più o meno sufficiente di quanto
i principi aveano tolto, e zelarono le immunità ecclesiastiche.
Taglieggiata da principi, la politica romana parve si voltasse a
favorire di preferenza i popoli, perchè ragionava de' loro diritti, e
ponea qualcosa di sopra all'onnipotenza dello Stato e dei re. Chi seguì
le nostre disquisizioni ha potuto vedere come ella avesse sempre
prediletto i governi elettivi, il suffragio popolare, la preminenza dei
migliori; sempre all'assolutezza regia opposte la legge di Dio, cioè la
giustizia eterna. Sottentrati i secoli princicipeschi, il diritto nuovo
vi surrogava i dominj ereditarj, la onnipotenza parlamentare, cioè la
supremazia del numero e della forza; e scassinata l'autorità divina, si
dovette cercare nuovi fondamenti alle obbligazioni dei privati e delle
nazioni.
Fra i pensatori italiani che si staccarono dalla Chiesa già altrove
mentovammo Alberico Gentile. Fondator della dottrina del diritto
pubblico, separava questo dalla religione, volendo che le differenze di
fede e di culto nulla ingerissero sulle relazioni di Stato e sulle
ambascerie. Però ne' pubblicisti d'allora sentesi la riazione cattolica
sebben sieno protestanti, non ostentando più le sguaiate immoralità di
Guicciardini e Machiavello, l'indifferenza tra il bene ed il male, la
venerazione per la riuscita qualunque ne siano i mezzi. Molti de' nostri
corsero quei campi, senza lasciarvi orme insigni. Scipione Ammirato
difende la Corte di Roma, e nega che da essa venga lo sbranamento
d'Italia, il quale del resto egli preferisce a una «mal costante e
peggio impiastrata unione», la qual non potrebbe ottenersi senza la
ruina del paese. Paolo Paruta, adoratore della libertà della sua
Venezia, ritrasse la guerra di questa coi Turchi, che è l'epopea della
riscossa cattolica, della quale quanto egli stesso risentisse appare nel
Soliloquio sopra la propria vita. Giovanni Botero piemontese, segretario
di san Carlo e di Federico Borromeo, nella _Ragione di Stato_, una
teorica intera della economia dello Stato fonda sul Vangelo, vale a dire
sulla giustizia e l'umanità, in perfetta opposizione al Machiavello, che
combatte sempre e non nomina mai[139]. Messo che lo Stato sia «dominio
fermo sopra i popoli», giustifica troppo i mezzi di conservarlo; approva
la strage del san Bartolomeo, mentre sgradisce la cacciata dei Mori di
Spagna, e loda la Francia d'aver concesso libertà di culto ai
Protestanti. Da orgoglio e potenza derivano i vizj del clero, che altra
autorità non dovrebbe avere se non quella venutagli dalla moderazione e
dal disinteresse. Nella _Regia Sapientia_ ammanisce precetti alla
condotta dei re, traendoli da passi scritturali, donde forse tolse
esempio d'ispirazione Bossuet alla sua _Politica tratta dalla santa
scrittura_.
Ma i liberali protestanti non giungevano che alla negazione, resistendo
al despotismo in nome del diritto non del dovere, o zelando quel
criticismo inesperto, che vede le piaghe, non la difficoltà del rimedio,
e che distruggendo il rispetto, incita alla disobbedienza. Essi
tacciavano i Cattolici di legittimare la resistenza agli arbitrj; di
voler che anche la Chiesa partecipasse al potere, anzichè concentrarlo
tutto ne' principi; di supporre qualcosa di superiore e anteriore ai
patti sociali, là dove essi non deducevano le obbligazioni se non dalle
leggi; d'insegnare con san Tommaso che l'obbedienza ai re è subordinata
all'obbedienza dovuta alla giustizia.
I teologi nostri sostenevano che la papale sovrasta alla prerogativa
politica, perchè di diritto divino[140]. Se rispondeasi dover essere
divino anche il diritto dei principi, altrimenti qual ne sarebbe il
fondamento? essi non esitavano a rispondere, il popolo, sancendo così la
sovranità di questo, cioè il diritto che Dio conferì alle società di
provedere al proprio governo qualora ne manchino; non però di violare
diritti acquistati, nè di sostituire il capriccio della folla alle
legittime istituzioni.
Personificazione di tali idee fu Roberto Bellarmino gesuita da
Montepulciano (1542-1621). Secondo lui, la podestà civile deriva da Dio;
prescindendo dalle forme particolari di monarchia, aristocrazia o
democrazia, fondasi sulla natura umana, e non essendo insita ad alcun
uomo in particolare, appartiene all'intera società. La società non può
esercitarla da se medesima, onde è tenuta trasferirla in alcuno od
alcuni, e dal consenso della moltitudine dipende il costituirsi un re o
consoli o altri magistrati, come il diritto il cambiarli[141].
Fine diretto e immediato della Chiesa è l'ordine spirituale, del
principe il temporale. Se il principe trascende a danno delle anime, la
Chiesa dee richiamarlo, e lo può anche esautorare.
La supremazia papale è sottratta da qualsiasi giudizio; essendo il papa
anima della società, di cui non è che corpo la potestà temporale[142].
Però negli affari civili non deve egli maneggiarsi, salvo ne' paesi suoi
vassalli; anzi è lecito resistergli qualora turbi lo Stato, e impedire
che sia obbedito. Deporre i re non può ad arbitrio, se pur non sieno
suoi vassalli; ben può mutarne il regno ad altri, ove lo esiga la salute
delle anime, e qualora egli pronunzii, una nazione deve cessare
d'obbedirgli[143].
Questo sistema giuridico insieme e storico è quel che noi esponemmo
dominare ne' tempi ove professavasi regnante Cristo. Alla monarchia pura
antepone il Bellarmino quella temperata dall'aristocrazia; e se pur dice
che il papa può l'ingiustizia render giustizia, convien ricordarsi che
Hobbes attribuiva lo stesso diritto ai re[144].
La sua opera spiacque grandemente a Napoli e a Parigi; neppure gradì a
Roma, e Sisto V la pose all'Indice, ma contro il voto della
Congregazione, sicchè ben tosto ne fu depennata; e ad attestarne il
merito basterebbe sapere che ben ventidue opere uscirono a
confutarlo[145], anzi si eressero cattedre a posta per ciò.
Nel 1585 comparve un _Avviso piacevole dato alla bella Italia da un
giovane nobile francese_. Secondo il De Thou è opera di Francesco
Peratto, calvinista, che vi costipa quanto di peggio dissero contro del
papa i classici nostri, poi altri, e sostiene ch'esso è l'anticristo, e
che il ben d'Italia vorrebbe fosse sterminato. Vi rispose il Bellarmino
coll'_Appendix ad libros de summo pontifice, quæ continet responsionem
ad librum quendam anonymum_, e vi sostiene che la bellezza d'Italia «in
ciò consiste, che non è contaminata da veruna macchia d'eresia nè di
scisma».
Eppure com'egli sentisse la necessità di riguardi e transazioni il
mostrano certe istruzioni che dirigeva ad un nipote vescovo, tra il
resto dicendogli: «Viviamo in un tempo dov'è difficilissimo tutelare le
libertà ecclesiastiche senza incorrere nell'indignazione dei poteri
secolari. D'altro lato, se noi siamo timidi o negligenti, offendiamo Dio
stesso e il glorioso suo vicario. Bisogna col nostro modo di operare
mostrar ai principi e ai loro ministri che non cerchiamo occasioni di
cozzare con essi, ma che il solo timor di Dio e l'amore del suo nome ci
determinano a difendere le libertà della Chiesa. L'esserci avvolti in un
combattimento legittimo non ci tolga d'apprezzare la benevolenza de'
principi del secolo».
Il Bellarmino, già predicatore cercatissimo a ventidue anni, da san
Francesco Borgia spedito all'Università di Lovanio per opporsi
all'eresia serpeggiante, vi fu consacrato sacerdote; combattè Bajo che
deviava in punto alla Grazia, e continuò a predicare e istruire finchè
per titolo di salute si restituì a Roma. Nelle _Dispute delle
controversie della fede_ espone prima l'eresia, poi la dottrina della
Chiesa e i sentimenti de' teologi, rinfiancandoli non con
argomentazioni, ma con testi della Scrittura, dei Padri, de' Concilj e
colla pratica; infine confuta gli avversi. Modello d'ordine, di
precisione, di chiarezza, scevro dalle aridità e dal formalismo di
scuola, se sbaglia talvolta sul conto degli scrittori ecclesiastici, non
ancora passati al vaglio d'una critica severa, sa arditamente ripudiare
scritti apocrifi; non inveisce contro gli avversarj, ma appoggiato
all'autorità di teologi, li ribatte con chiara e precisa verità; e
Mosheim, uno dei più accanniti campioni dell'eterodossia, pretende che
«il candore e la buona fede di lui lo esposero a' rimbrotti de' teologi
cattolici, perchè ebbe cura di raccogliere le prove e le objezioni degli
avversarj, e per lo più esporle fedelmente in tutta la loro forza».
Uno de' tanti libelli usciti contro di lui narrava come, straziato dai
rimorsi, fossesi condotto alla santa casa di Loreto a confessare sue
colpe: ma uditene alcune, il penitenziere lo cacciò come
irreparabilmente dannato, sicchè cadde per terra, e fra orribili
scontorcimenti perì. Ciò stampavasi mentr'egli viveva in umiltà
laboriosa; ammirato per disinteresse e umiltà, in tutt'Europa volava il
suo nome e traducevasi il suo catechismo; un Tedesco venne apposta a
Roma, con un notajo attese presso la casa dove il Bellarmino abitava
finchè questi uscisse, fece rogar atto d'averlo veduto, e di ciò
glorioso tornò in patria: il papa lo creava cardinale _quia ei non habet
parem Ecclesia Dei quoad doctrinam_. E morendo santamente, professava
non solo tener tutta la fede cattolica, ma nel punto controverso della
Grazia pensare come i Gesuiti[146].
Anche l'altro gesuita Santarelli insegnava poter il papa infliggere al
re pene temporali, e per giuste cagioni sciogliere i sudditi dalla
fedeltà. Invano i suoi confratelli ritirarono tosto quell'opera; il
parlamento di Parigi e la Sorbona, cui era stata denunziata, la
condannarono ed arsero, obbligando i Gesuiti a far adesione a tale
condanna, e dichiarare l'indipendenza dei principi[147].
Per queste opinioni i Gesuiti furono dichiarati nemici ai re, apostoli
della democrazia, predicatori del tirannicidio, insomma precursori
dell'odierno liberalismo; il quale poi alla sua volta dovea sentenziarli
dispotici, oppressori del pensiero, alleati de' tiranni; e allora e
adesso senza esame o senza lealtà. Nè dobbiamo tacere come Clemente
VIII, in un'istruzione sull'Indice, raccomanda «si abolisca ciò che,
dietro alle sentenze, ai costumi, agli esempj gentileschi, favorisce la
polizia tirannica, e ne induce una ragion di Stato avversa alla
cristiana legge». Ecco da qual lato stesse il sentimento più umano.
Eppure corre opinione che la Riforma partorisse la libertà, e che la
Chiesa nostra la esecrasse. Il vero è che, divisa da quel punto l'Europa
in cattolica e protestante, cessò la comune azione civilizzatrice, e
bisognò congegnare un equilibrio, che d'allora divenne la legge
politica. Ridotta impotente alle più elevate attribuzioni sociali, e
ristretta ognor più alla vita individuale e al bisogno di conservarsi,
la Chiesa alleossi coi re, declinando dalla propensione popolare che
l'avea controdistinta nel medioevo; la tirannide uffiziale, che essa
avea sempre riprovata, ma che allora veniva introdotta dai principi
protestanti, si comunicò pure ai cattolici; e il clero, che non poteva
impedirla, pensò tornasse opportuna a frenare i dissensi baldanzosi:
mentre i principi, sentendosi minacciati dalla libertà del pensiero,
fecero sinonimi eretico e ribelle, e insieme li perseguitarono. Di
rimpatto i fautori della Riforma e d'una libertà sfrenata e
persecutrice, vedendo la Chiesa cattolica porsi dal lato della
resistenza e dei regni assoluti, contro le sorgenti franchigie
politiche, la denunziavano come sostegno del despotismo, inducendo
quella confusione di cose umane e divine, che il secol nostro si
compiace di rinnovare a sterminio della vera libertà.
Mentre dunque dapprima il delitto confondeasi col peccato, il fôro
secolare stava a servigio dell'ecclesiastico, alla Chiesa affluivano
tributi, tasse, diritti, or tutto cambiava. I papi, spoveriti di
mezzi[148], scaduti d'autorità, trovaronsi ben presto soccombenti
davanti all'assolutismo organizzato e armato, dovettero rassegnarsi a
molte concessioni per salvar l'essenziale, e lasciar che i principi
acquistassero passo a passo le attribuzioni ecclesiastiche, che i
Protestanti aveano carpite. La sanzione di tali acquisti viene espressa
ne' Concordati, che sono il preciso opposto della formola assurda e
micidiale, or proclamata da certuni, la separazione della Chiesa dallo
Stato. La Chiesa cattolica possiede la verità tutta, la verità pura, e
con essa i principj puri della giustizia e della prudenza, talchè anche
nell'ordine temporale è la più opportuna alla felicità. Ma se il dominio
suo è desiderabile, non sempre è possibile: mentre è necessario v'abbia
una potenza spirituale, sicura, indipendente, che eserciti diritti
proprj e costanti, conferitile dal divino suo fondatore. Essa riconosce
a se sola l'autorità di definire, corregger gli abusi, modificare,
riformare la disciplina esteriore, in quanto non si opponga ai dogmi e
al gius divino. Perciò, secondando i tempi, più volte consentì
privilegi, indulti, dispense, grazie, esenzioni. Finchè concernevano
piuttosto il favore concesso che non il vantaggio generale della Chiesa,
ebbero la forma ordinaria; ma dacchè trattossi di assicurar l'esercizio
dei diritti della religione, e modificavano talune discipline per
un'intera nazione, sicchè acquistavano effetto di legge obbligatoria,
vestirono forma più solenne, e chiamaronsi Concordati.
Furono sempre promossi dai principi per materie su cui non si estendono
le loro facoltà, prendendo l'aspetto di domanda, anzichè d'esigenza; e
la santa sede li sanzionò per gravi motivi, quali il libero esercizio
della religione cattolica o della giurisdizione episcopale; la libera
comunicazione dei fedeli col papa; l'uso dei beni; l'osservanza della
disciplina ecclesiastica; la nomina de' vescovi, attribuita ai capitoli
o ai principi; la cognizione delle cause ecclesiastiche e l'appello alla
santa sede; l'incolumità della fede e dei costumi de' Cattolici viventi
fra eterodossi, o simili intenti.
Roma li considerò come liberalità de' pontefici e dovere de' principi:
questi riconoscendo l'indipendenza dell'autorità ecclesiastica, quelli
dando concessioni per quiete delle coscienze. Non sarebbero patti
bilaterali, giacchè la Chiesa riservasi il diritto di interpretare,
modificare, abrogare: pure seguono la natura degli altri contratti
quanto alla durata e alla soluzione.
Ma oggi, che la Riforma s'è innestata sulla ragion di Stato, una
politica, sterminatrice d'ogni personalità giuridica, cassa
arbitrariamente gli accordi colla Chiesa, e la vuole segregata affatto
dallo Stato, protetta coll'ignorarla, in effetto perseguitata, spoglia
della proprietà, dell'associazione, dell'insegnamento, e ridotta alle
serene contemplazioni e a giaculatorie. Questa eresia sociale nel
linguaggio nuovo adombrasi col nome di Chiesa libera, e serve alle
volubili opinioni delle maggioranze politiche: anzichè accettare qual è
naturalmente il dualismo umano di anima e corpo, per cui la società,
attraverso alle cose mortali, pellegrina verso le eterne.
NOTE
[130] I confini delle due gerarchie sociali delineava insignemente nel
XII secolo Ugo da San Vittore. _Illa potestas dicitur sæcularis, ista
spiritualis nominatur. In utraque potestate diversi sunt gradus et
ordines potestatum, sub uno tamen utriusque capite distributi, et velut
ab uno principio deducti et ad unum relati. Terrena potestas caput habet
regem; spiritualis potestas summum pontificem; ad potestatem regis
pertinent quæ terrena sunt, et ad terrenam vitam facta omnia; ad
potestatem summi pontificis pertinent quæ sunt spiritualia, et vitæ
spirituali attributa universa._ De Sacramentis, lib. II, p. 2, c. 4.
[131] Distinguono l'infedeltà in positiva, privativa, negativa.
_Positiva_, di quelli che respingono la cognizione del vangelo:
_privativa_, di quelli che per colpa lo ignorano; _negativa_, di quelli
che non sentirono mai parlare della rivelazione. L'infedeltà positiva e
privativa non è scusabile dalla Chiesa; ma la negativa è involontaria, e
perciò non colpevole. Gesù Cristo disse: «Se non fossi venuto e non
avessi parlato, non avrebbero colpa» (Jo. XV, 22). E san Paolo (_ad
Rom._ X, 14): «Come crederanno a colui di cui non han sentito parlare, e
come ne sentiranno parlare se a loro non si predichi?». La Chiesa
condannò il dire che: «L'infedeltà, puramente negativa in quelli ai
quali non è stato predicato Gesù Cristo, è un peccato».
Quanto alla necessità del battesimo, il Concilio di Trento lo volle _in
re vel in voto_: e il desiderio implicito si può intendere in colui che,
pur non avendo conoscenza del battesimo, è nella disposizione di fare
tutto ciò che Dio prescrive come mezzo e salute. Vedi GOUSSET, _Teologia
dogmatica_. _Trattato della Chiesa_, parte I, capo V, art. III, N. 914.
[132] Vedasi sopra, nel Discorso III.
[133] A. VINET, _Essai sur la manifestation des convictions
Stati; e il frangere le barriere, al potere assoluto opposte
dall'immunità clericale, e cincischiare la giurisdizione ecclesiastica,
divenne l'intento di ciascuno Stato, parendo ai re che, per trovarsi
davvero indipendenti, non dovessero lasciar veruna ingerenza ad altri
nel proprio paese, nè consentirvi autorità che non fosse accentrata nel
Governo. Sino i più cattolici, impuntatisi in tali pretensioni, talvolta
sbigottirono i papi col minacciare d'abbandonare la messa per la Cena e
pel sermone; e con questi spauracchi li ridussero alla loro volontà.
Altri, senza spingersi tanto oltre e rinnegando la logica, procuravano
dipendere il meno possibile da Roma, solleticavano le ambizioni
nazionali, e a titolo d'indipendenza tendevano ad isolare i sacerdoti
dei loro Stati dagli altri, impedire le comunicazioni dirette col capo
spirituale, formando speciali Chiese, necessariamente docili al potere
locale per cui concessione esistevano, e che un moderno chiamò aborti
del protestantismo[133].
La superiorità dei Concilj al papa, pretesa in quelli di Costanza e
Basilea, fu ritenuta dai Tedeschi; i Francesi ne fecero il cardine delle
libertà gallicane, riconoscendo infallibile il papa sol quando sia unito
al consesso della Chiesa[134]. Ma anche nella Chiesa gallicana non
disputavasi della libertà individuale, bensì della distinzione delle due
potestà e della loro indipendenza; non facendosi cenno della libertà di
coscienza. Ora, l'ammettere un'opposizione non è un rinnegare i
contendenti; se anche non si riesca ad accordarli, la Chiesa e lo Stato
esistono, giacchè si contrastano.
Perchè mancassero appigli alle declamazioni contro l'avidità de'
prelati, era stabilito che delle ricchezze loro non ereditassero i
parenti, bensì la Chiesa romana; onde il papa mandava collettori per
tutto il mondo. Ed ecco derivarne controversie e dispute inestricabili
cogli eredi e colle chiese stesse, turbarsi i possessi, e viepiù sotto
papi rigorosi come Pio V. Dall'invigilare all'adempimento dei legati
pii, i vescovi traevano ragione di voler vedere i testamenti, ma con ciò
scoprivansi i secreti di famiglia, e fisicavasi sulle frodi supposte,
come poi fecero i governi moderni. La proibizione del concubinato
portava a ricorrere alla forza per isciogliere temporarie unioni, e le
curie volevano all'uopo valersi di birri e carceri proprie. Tutto ciò
parve usurpazione ai Governi, e l'andarono impedendo fin al punto che,
quasi il pontefice fosse uno straniero, il quale pretendesse invadere
colla sua universale la giurisdizione particolare del principe, si
sottoposero gli atti suoi e i suoi decreti a esame, a ordini di
esecuzione e di placitazione[135], dopo esaminato se ne rimanessero
«salvi i diritti dello Stato».
La bolla poi in _Cœna Domini_ fu ripudiata da alcuni, da altri accettata
col proposito di modificarla nell'applicazione; Venezia la ricusò, per
quanto il nunzio insistesse; l'Albuquerque governatore di Milano vi negò
l'_exequatur_; a Lucca non si teneano obbligatorj i decreti dei
funzionarj papali senza approvazione del magistrato; i duchi di Savoja
conferivano benefizj riservati al papa: i vescovi di Toscana lasciavano
ammollire nell'applicazione que' tremendi decreti. Ma i frati la
zelavano a rigore; guai a parlare di tasse sui beni ecclesiastici!
negando l'assoluzione a magistrati, cagionarono tumulti ad Arezzo, a
Massa marittima, a Montepulciano, a Cortona. E sparnazzavasi il nome
d'eretici, tale considerando chi disobbediva a un ordine papale.
A Genova era proibito tener assemblee presso i Gesuiti, pretestando vi
si facessero brogli per le elezioni; l'Inquisizione vi fu sempre tenuta
in freno, e dopo il 1669 sottoposta alla giunta di giurisdizione
ecclesiastica. Stefano Durazzo arcivescovo, martire della peste del
1556, interminabili dispute sostenne col doge sul posto che gli
competesse nel presbitero, e sul titolo d'eminenza; non soddisfatto,
negò coronare il doge, e la lotta si prolungò anche dopo che
l'arcivescovo ebbe abdicato.
I governatori di Milano alle riforme di Carlo Borromeo opponevano i
diritti regj, e quel senato i privilegi della Chiesa milanese; e Pio V
scrivendogli gli rammentava che _nulla re magis sæcularis potestas
stabilitur et augetur, quam amplificatione et autoritate ecclesiasticæ
ditionis; quidquid ad spirituale patrimonium firmamenti et virium
accedit, eo temporalis status maxime communitur; nam observantia et
pietas principum et magistratuum in ecclesiarum antistites, populos
ipsis adeo praebet obedientes, ut fatendum sit regnorum ac statuum
incolumitatem uno illo ecclesiastici juris præsidio tanquam fundamento
contineri, quod utinam contrariis ad multorum exitium exemplis non
pateret_.
Già dicemmo di san Carlo. Il suo cugino e successore Federico Borromeo
due volte per queste dispute dovette viaggiare a Roma; minacciò di
censure chi trafficasse con Svizzeri, e Grigioni eretici, e scomunicò il
governatore perchè, col proibire le risaje nelle vicinanze delle città,
arrogavasi giurisdizione su possessi ecclesiastici[136].
Il regno di Napoli se ne trovava viepiù compromesso, attesa la sua
feudale dipendenza dalla Santa Sede. Filippo II re di Spagna con qualche
restrizione ricevette i decreti del Concilio tridentino, e il 2 luglio
1564 ordinò al vicerè di Napoli, di pubblicarli perchè fossero osservati
anche in questo paese, protestando però non si derogava con essi alle
preminenze regali, nè ai patronati regj, od altri diritti della
sovranità. Esaminatili, il reggente vi trovò molti punti che
pregiudicavano tali diritti. Così il Concilio infligge scomunica e multa
a chi stampa libri sacri senza licenza del vescovo; or se alla Chiesa
spetta la censura, spetta al principe il consentire o no la stampa. Per
certi casi si dà licenza ai vescovi di procedere contro ecclesiastici e
secolari colla scomunica non solo, ma collo sfratto e con pene
pecuniarie anche forzose: ora l'esecuzione è attributo regio. Ad essi
vescovi è pure conferito l'approvare i maestri e professori, e con ciò
s'intacca l'autorità del principe e delle Università. Per fondar nuove
parrochie o seminarj, il vescovo può imporre decime, oblazioni, collette
sul popolo; mentre questo diritto è inerente alla sovranità, e non alla
podestà ecclesiastica. Così la visita e amministrazione di tutti i
luoghi pii e spedali e confraternite, il rivederne i conti, il commutar
la volontà de' testatori, l'imporre pene ai laici e patroni che
malversino le rendite e ragioni di loro chiese, il sottrarre ai
tribunali secolari i chierici tonsurati, sono atti che assottigliano la
giurisdizione civile. In quel regno, per abitudine antica, le censure
ingiuste o nulle erano fatte revocare, e ciò il Concilio proibiva; come
colpiva di scomunica e fin privazione di dominio i principi che
permettessero il duello; ai combattenti e padrini, oltre la censura,
infliggeva la confisca dei beni e perpetua infamia.
Pertanto il Concilio fu lasciato divulgare, ma senza pubblicazione
solenne, e si tenne in non cale ogni qual volta paresse pregiudicare la
regalia; nè bolla o rescritto di Roma valea senza l'_exequatur regium_,
e poichè il papa di ciò si offendeva, Filippo II gli scrisse non volesse
porsi all'avventura di veder di che cosa fosse capace un re potente
spinto all'estremo.
Nuovi urti cagionò la bolla _in Cœna Domini_, alla quale il vicerè duca
d'Alcala risolutamente si oppose, fino ad arrestare i libraj che la
stampassero; fu condannato alle galere uno che aveva pubblicato l'opera
del Baronio contro il privilegio d'esenzione, chiamato la Monarchia
Siciliana, pel quale al re competevano le divise e i diritti di legato
pontifizio [137]. Di rimpatto i vescovi pretendeano giurisdizione sui
testamenti, e per qualche tempo tenere i beni di chi moriva intestato,
applicandone una parte a suffragio del defunto: nei casi misti, cioè di
sacrilegio, usura, concubinato, incesto, spergiuro, bestemmia,
sortilegio, potesse procedere il fôro ecclesiastico o il secolare,
secondo che all'uno o all'altro fosse prima recata la querela; donde
inestricabili altercazioni. Il popolo vi trovava il suo conto, perocchè
nel 1582 essendosi messa la gabella d'un ducato ad ogni botte di vino,
il cappuccino frà Lupo uscì minacciando di grave castigo celeste quei
che la pagassero o la esigessero. Pensate se vi si diede ascolto: tanto
che fu dovuta sospendere. Nè pochi vescovi proibivano l'esazione delle
gabelle nella loro diocesi, in forza di quella bolla: e la Piazza di
Nido a Napoli ricusò un dazio nuovo, perchè non approvato dal papa. E il
papa vi dava rinfranco, e minacciava interdire la città; fu respinto dal
confessionale e privato del viatico chi, ne' consigli vicereali, aveva
opinato in contrario, e il famoso reggente Villani a stento ottenne
l'assoluzione in articolo di morte.
Per tal operare i doveri di suddito trovavansi in conflitto con quelli
di cristiano, nè vedeasi via di composizione. S'aggiungano a ciò le
citazioni che faceansi alla Curia di Roma, e i visitatori apostolici che
il papa mandava nel regno per esiger le decime, ed esaminare le
alienazioni indebite di beni ecclesiastici, e se adempiti i legati pii;
se no, trarli a vantaggio della fabbrica di san Pietro.
Privilegi ecclesiastici consentiti all'autorità secolare rendevano la
Sicilia indipendente da Roma, ma la sottomettevano alla Spagna e
all'Inquisizione, che quivi potea più che in altro paese d'Italia,
elidendo la giurisdizione dei vescovi, oppugnando la resistenza dei
vicerè, e alle prepotenze de' baroni opponendo la secreta efficacia de'
_foristi_ o famiglia del Sant'Uffizio. Avendo il duca di Terranuova
mandato in galera un orefice ladro, di Spagna gli venne ordine di
rilasciarlo perchè era forista del Sant'Uffizio, pagargli ducento scudi
per indennità, e far pubblica penitenza. Essendo nel 1602 bandito un
Mariano Alliata forista, il Sant'Uffizio intimò ai giudici lo
ripristinassero; e non obbedito, li scomunicò; e perchè l'arcivescovo
gli assolse dalla scomunica, il Sant'Uffizio scomunicò l'arcivescovo.
Questi ricorre al vicerè marchese di Feria, il quale manda contro gli
Inquisitori due compagnie d'alabardieri col connestabile e il manigoldo;
e gli Inquisitori dalle finestre del convento scomunicano costoro e
chiunque vi dà ajuto: i soldati sfondano la porta; ma trovando i frati
assisi in giro e tranquilli, non osano far violenza; al fine il dissenso
è accomodato ritirando l'interdetto e consegnando il delinquente agli
Inquisitori[138].
I principi mal tolleravano queste restrizioni alla loro autorità, e che
si avessero giudizj non solo, ma armi indipendenti dall'unità di governo
che andavano introducendo. Di qui una concatenazione di litigi, che
l'età nostra compassiona, ma che in fondo erano le quistioni
costituzionali d'allora, dove la libertà compariva sotto le cappe
pretesche, come ora in abito di avvocato e di senatore. Anticamente essa
libertà non era conosciuta che in forma di privilegi, e questi erano
tanti, così varj, così gelosamente protetti dalle corporazioni o
dall'energia personale, che costituivano un insieme robusto e bastevole
di pubbliche garanzie. La Chiesa era stata la prima ad acquistar e
assicurare la sua libertà, e sovente offrì un asilo alle pubbliche o
individuali, che mancavano di sicurezza. Quando la monarchia assoluta le
assorbì tutte, molti popoli credettero che le immunità della Chiesa, più
o meno rispettate, fossero un compenso più o meno sufficiente di quanto
i principi aveano tolto, e zelarono le immunità ecclesiastiche.
Taglieggiata da principi, la politica romana parve si voltasse a
favorire di preferenza i popoli, perchè ragionava de' loro diritti, e
ponea qualcosa di sopra all'onnipotenza dello Stato e dei re. Chi seguì
le nostre disquisizioni ha potuto vedere come ella avesse sempre
prediletto i governi elettivi, il suffragio popolare, la preminenza dei
migliori; sempre all'assolutezza regia opposte la legge di Dio, cioè la
giustizia eterna. Sottentrati i secoli princicipeschi, il diritto nuovo
vi surrogava i dominj ereditarj, la onnipotenza parlamentare, cioè la
supremazia del numero e della forza; e scassinata l'autorità divina, si
dovette cercare nuovi fondamenti alle obbligazioni dei privati e delle
nazioni.
Fra i pensatori italiani che si staccarono dalla Chiesa già altrove
mentovammo Alberico Gentile. Fondator della dottrina del diritto
pubblico, separava questo dalla religione, volendo che le differenze di
fede e di culto nulla ingerissero sulle relazioni di Stato e sulle
ambascerie. Però ne' pubblicisti d'allora sentesi la riazione cattolica
sebben sieno protestanti, non ostentando più le sguaiate immoralità di
Guicciardini e Machiavello, l'indifferenza tra il bene ed il male, la
venerazione per la riuscita qualunque ne siano i mezzi. Molti de' nostri
corsero quei campi, senza lasciarvi orme insigni. Scipione Ammirato
difende la Corte di Roma, e nega che da essa venga lo sbranamento
d'Italia, il quale del resto egli preferisce a una «mal costante e
peggio impiastrata unione», la qual non potrebbe ottenersi senza la
ruina del paese. Paolo Paruta, adoratore della libertà della sua
Venezia, ritrasse la guerra di questa coi Turchi, che è l'epopea della
riscossa cattolica, della quale quanto egli stesso risentisse appare nel
Soliloquio sopra la propria vita. Giovanni Botero piemontese, segretario
di san Carlo e di Federico Borromeo, nella _Ragione di Stato_, una
teorica intera della economia dello Stato fonda sul Vangelo, vale a dire
sulla giustizia e l'umanità, in perfetta opposizione al Machiavello, che
combatte sempre e non nomina mai[139]. Messo che lo Stato sia «dominio
fermo sopra i popoli», giustifica troppo i mezzi di conservarlo; approva
la strage del san Bartolomeo, mentre sgradisce la cacciata dei Mori di
Spagna, e loda la Francia d'aver concesso libertà di culto ai
Protestanti. Da orgoglio e potenza derivano i vizj del clero, che altra
autorità non dovrebbe avere se non quella venutagli dalla moderazione e
dal disinteresse. Nella _Regia Sapientia_ ammanisce precetti alla
condotta dei re, traendoli da passi scritturali, donde forse tolse
esempio d'ispirazione Bossuet alla sua _Politica tratta dalla santa
scrittura_.
Ma i liberali protestanti non giungevano che alla negazione, resistendo
al despotismo in nome del diritto non del dovere, o zelando quel
criticismo inesperto, che vede le piaghe, non la difficoltà del rimedio,
e che distruggendo il rispetto, incita alla disobbedienza. Essi
tacciavano i Cattolici di legittimare la resistenza agli arbitrj; di
voler che anche la Chiesa partecipasse al potere, anzichè concentrarlo
tutto ne' principi; di supporre qualcosa di superiore e anteriore ai
patti sociali, là dove essi non deducevano le obbligazioni se non dalle
leggi; d'insegnare con san Tommaso che l'obbedienza ai re è subordinata
all'obbedienza dovuta alla giustizia.
I teologi nostri sostenevano che la papale sovrasta alla prerogativa
politica, perchè di diritto divino[140]. Se rispondeasi dover essere
divino anche il diritto dei principi, altrimenti qual ne sarebbe il
fondamento? essi non esitavano a rispondere, il popolo, sancendo così la
sovranità di questo, cioè il diritto che Dio conferì alle società di
provedere al proprio governo qualora ne manchino; non però di violare
diritti acquistati, nè di sostituire il capriccio della folla alle
legittime istituzioni.
Personificazione di tali idee fu Roberto Bellarmino gesuita da
Montepulciano (1542-1621). Secondo lui, la podestà civile deriva da Dio;
prescindendo dalle forme particolari di monarchia, aristocrazia o
democrazia, fondasi sulla natura umana, e non essendo insita ad alcun
uomo in particolare, appartiene all'intera società. La società non può
esercitarla da se medesima, onde è tenuta trasferirla in alcuno od
alcuni, e dal consenso della moltitudine dipende il costituirsi un re o
consoli o altri magistrati, come il diritto il cambiarli[141].
Fine diretto e immediato della Chiesa è l'ordine spirituale, del
principe il temporale. Se il principe trascende a danno delle anime, la
Chiesa dee richiamarlo, e lo può anche esautorare.
La supremazia papale è sottratta da qualsiasi giudizio; essendo il papa
anima della società, di cui non è che corpo la potestà temporale[142].
Però negli affari civili non deve egli maneggiarsi, salvo ne' paesi suoi
vassalli; anzi è lecito resistergli qualora turbi lo Stato, e impedire
che sia obbedito. Deporre i re non può ad arbitrio, se pur non sieno
suoi vassalli; ben può mutarne il regno ad altri, ove lo esiga la salute
delle anime, e qualora egli pronunzii, una nazione deve cessare
d'obbedirgli[143].
Questo sistema giuridico insieme e storico è quel che noi esponemmo
dominare ne' tempi ove professavasi regnante Cristo. Alla monarchia pura
antepone il Bellarmino quella temperata dall'aristocrazia; e se pur dice
che il papa può l'ingiustizia render giustizia, convien ricordarsi che
Hobbes attribuiva lo stesso diritto ai re[144].
La sua opera spiacque grandemente a Napoli e a Parigi; neppure gradì a
Roma, e Sisto V la pose all'Indice, ma contro il voto della
Congregazione, sicchè ben tosto ne fu depennata; e ad attestarne il
merito basterebbe sapere che ben ventidue opere uscirono a
confutarlo[145], anzi si eressero cattedre a posta per ciò.
Nel 1585 comparve un _Avviso piacevole dato alla bella Italia da un
giovane nobile francese_. Secondo il De Thou è opera di Francesco
Peratto, calvinista, che vi costipa quanto di peggio dissero contro del
papa i classici nostri, poi altri, e sostiene ch'esso è l'anticristo, e
che il ben d'Italia vorrebbe fosse sterminato. Vi rispose il Bellarmino
coll'_Appendix ad libros de summo pontifice, quæ continet responsionem
ad librum quendam anonymum_, e vi sostiene che la bellezza d'Italia «in
ciò consiste, che non è contaminata da veruna macchia d'eresia nè di
scisma».
Eppure com'egli sentisse la necessità di riguardi e transazioni il
mostrano certe istruzioni che dirigeva ad un nipote vescovo, tra il
resto dicendogli: «Viviamo in un tempo dov'è difficilissimo tutelare le
libertà ecclesiastiche senza incorrere nell'indignazione dei poteri
secolari. D'altro lato, se noi siamo timidi o negligenti, offendiamo Dio
stesso e il glorioso suo vicario. Bisogna col nostro modo di operare
mostrar ai principi e ai loro ministri che non cerchiamo occasioni di
cozzare con essi, ma che il solo timor di Dio e l'amore del suo nome ci
determinano a difendere le libertà della Chiesa. L'esserci avvolti in un
combattimento legittimo non ci tolga d'apprezzare la benevolenza de'
principi del secolo».
Il Bellarmino, già predicatore cercatissimo a ventidue anni, da san
Francesco Borgia spedito all'Università di Lovanio per opporsi
all'eresia serpeggiante, vi fu consacrato sacerdote; combattè Bajo che
deviava in punto alla Grazia, e continuò a predicare e istruire finchè
per titolo di salute si restituì a Roma. Nelle _Dispute delle
controversie della fede_ espone prima l'eresia, poi la dottrina della
Chiesa e i sentimenti de' teologi, rinfiancandoli non con
argomentazioni, ma con testi della Scrittura, dei Padri, de' Concilj e
colla pratica; infine confuta gli avversi. Modello d'ordine, di
precisione, di chiarezza, scevro dalle aridità e dal formalismo di
scuola, se sbaglia talvolta sul conto degli scrittori ecclesiastici, non
ancora passati al vaglio d'una critica severa, sa arditamente ripudiare
scritti apocrifi; non inveisce contro gli avversarj, ma appoggiato
all'autorità di teologi, li ribatte con chiara e precisa verità; e
Mosheim, uno dei più accanniti campioni dell'eterodossia, pretende che
«il candore e la buona fede di lui lo esposero a' rimbrotti de' teologi
cattolici, perchè ebbe cura di raccogliere le prove e le objezioni degli
avversarj, e per lo più esporle fedelmente in tutta la loro forza».
Uno de' tanti libelli usciti contro di lui narrava come, straziato dai
rimorsi, fossesi condotto alla santa casa di Loreto a confessare sue
colpe: ma uditene alcune, il penitenziere lo cacciò come
irreparabilmente dannato, sicchè cadde per terra, e fra orribili
scontorcimenti perì. Ciò stampavasi mentr'egli viveva in umiltà
laboriosa; ammirato per disinteresse e umiltà, in tutt'Europa volava il
suo nome e traducevasi il suo catechismo; un Tedesco venne apposta a
Roma, con un notajo attese presso la casa dove il Bellarmino abitava
finchè questi uscisse, fece rogar atto d'averlo veduto, e di ciò
glorioso tornò in patria: il papa lo creava cardinale _quia ei non habet
parem Ecclesia Dei quoad doctrinam_. E morendo santamente, professava
non solo tener tutta la fede cattolica, ma nel punto controverso della
Grazia pensare come i Gesuiti[146].
Anche l'altro gesuita Santarelli insegnava poter il papa infliggere al
re pene temporali, e per giuste cagioni sciogliere i sudditi dalla
fedeltà. Invano i suoi confratelli ritirarono tosto quell'opera; il
parlamento di Parigi e la Sorbona, cui era stata denunziata, la
condannarono ed arsero, obbligando i Gesuiti a far adesione a tale
condanna, e dichiarare l'indipendenza dei principi[147].
Per queste opinioni i Gesuiti furono dichiarati nemici ai re, apostoli
della democrazia, predicatori del tirannicidio, insomma precursori
dell'odierno liberalismo; il quale poi alla sua volta dovea sentenziarli
dispotici, oppressori del pensiero, alleati de' tiranni; e allora e
adesso senza esame o senza lealtà. Nè dobbiamo tacere come Clemente
VIII, in un'istruzione sull'Indice, raccomanda «si abolisca ciò che,
dietro alle sentenze, ai costumi, agli esempj gentileschi, favorisce la
polizia tirannica, e ne induce una ragion di Stato avversa alla
cristiana legge». Ecco da qual lato stesse il sentimento più umano.
Eppure corre opinione che la Riforma partorisse la libertà, e che la
Chiesa nostra la esecrasse. Il vero è che, divisa da quel punto l'Europa
in cattolica e protestante, cessò la comune azione civilizzatrice, e
bisognò congegnare un equilibrio, che d'allora divenne la legge
politica. Ridotta impotente alle più elevate attribuzioni sociali, e
ristretta ognor più alla vita individuale e al bisogno di conservarsi,
la Chiesa alleossi coi re, declinando dalla propensione popolare che
l'avea controdistinta nel medioevo; la tirannide uffiziale, che essa
avea sempre riprovata, ma che allora veniva introdotta dai principi
protestanti, si comunicò pure ai cattolici; e il clero, che non poteva
impedirla, pensò tornasse opportuna a frenare i dissensi baldanzosi:
mentre i principi, sentendosi minacciati dalla libertà del pensiero,
fecero sinonimi eretico e ribelle, e insieme li perseguitarono. Di
rimpatto i fautori della Riforma e d'una libertà sfrenata e
persecutrice, vedendo la Chiesa cattolica porsi dal lato della
resistenza e dei regni assoluti, contro le sorgenti franchigie
politiche, la denunziavano come sostegno del despotismo, inducendo
quella confusione di cose umane e divine, che il secol nostro si
compiace di rinnovare a sterminio della vera libertà.
Mentre dunque dapprima il delitto confondeasi col peccato, il fôro
secolare stava a servigio dell'ecclesiastico, alla Chiesa affluivano
tributi, tasse, diritti, or tutto cambiava. I papi, spoveriti di
mezzi[148], scaduti d'autorità, trovaronsi ben presto soccombenti
davanti all'assolutismo organizzato e armato, dovettero rassegnarsi a
molte concessioni per salvar l'essenziale, e lasciar che i principi
acquistassero passo a passo le attribuzioni ecclesiastiche, che i
Protestanti aveano carpite. La sanzione di tali acquisti viene espressa
ne' Concordati, che sono il preciso opposto della formola assurda e
micidiale, or proclamata da certuni, la separazione della Chiesa dallo
Stato. La Chiesa cattolica possiede la verità tutta, la verità pura, e
con essa i principj puri della giustizia e della prudenza, talchè anche
nell'ordine temporale è la più opportuna alla felicità. Ma se il dominio
suo è desiderabile, non sempre è possibile: mentre è necessario v'abbia
una potenza spirituale, sicura, indipendente, che eserciti diritti
proprj e costanti, conferitile dal divino suo fondatore. Essa riconosce
a se sola l'autorità di definire, corregger gli abusi, modificare,
riformare la disciplina esteriore, in quanto non si opponga ai dogmi e
al gius divino. Perciò, secondando i tempi, più volte consentì
privilegi, indulti, dispense, grazie, esenzioni. Finchè concernevano
piuttosto il favore concesso che non il vantaggio generale della Chiesa,
ebbero la forma ordinaria; ma dacchè trattossi di assicurar l'esercizio
dei diritti della religione, e modificavano talune discipline per
un'intera nazione, sicchè acquistavano effetto di legge obbligatoria,
vestirono forma più solenne, e chiamaronsi Concordati.
Furono sempre promossi dai principi per materie su cui non si estendono
le loro facoltà, prendendo l'aspetto di domanda, anzichè d'esigenza; e
la santa sede li sanzionò per gravi motivi, quali il libero esercizio
della religione cattolica o della giurisdizione episcopale; la libera
comunicazione dei fedeli col papa; l'uso dei beni; l'osservanza della
disciplina ecclesiastica; la nomina de' vescovi, attribuita ai capitoli
o ai principi; la cognizione delle cause ecclesiastiche e l'appello alla
santa sede; l'incolumità della fede e dei costumi de' Cattolici viventi
fra eterodossi, o simili intenti.
Roma li considerò come liberalità de' pontefici e dovere de' principi:
questi riconoscendo l'indipendenza dell'autorità ecclesiastica, quelli
dando concessioni per quiete delle coscienze. Non sarebbero patti
bilaterali, giacchè la Chiesa riservasi il diritto di interpretare,
modificare, abrogare: pure seguono la natura degli altri contratti
quanto alla durata e alla soluzione.
Ma oggi, che la Riforma s'è innestata sulla ragion di Stato, una
politica, sterminatrice d'ogni personalità giuridica, cassa
arbitrariamente gli accordi colla Chiesa, e la vuole segregata affatto
dallo Stato, protetta coll'ignorarla, in effetto perseguitata, spoglia
della proprietà, dell'associazione, dell'insegnamento, e ridotta alle
serene contemplazioni e a giaculatorie. Questa eresia sociale nel
linguaggio nuovo adombrasi col nome di Chiesa libera, e serve alle
volubili opinioni delle maggioranze politiche: anzichè accettare qual è
naturalmente il dualismo umano di anima e corpo, per cui la società,
attraverso alle cose mortali, pellegrina verso le eterne.
NOTE
[130] I confini delle due gerarchie sociali delineava insignemente nel
XII secolo Ugo da San Vittore. _Illa potestas dicitur sæcularis, ista
spiritualis nominatur. In utraque potestate diversi sunt gradus et
ordines potestatum, sub uno tamen utriusque capite distributi, et velut
ab uno principio deducti et ad unum relati. Terrena potestas caput habet
regem; spiritualis potestas summum pontificem; ad potestatem regis
pertinent quæ terrena sunt, et ad terrenam vitam facta omnia; ad
potestatem summi pontificis pertinent quæ sunt spiritualia, et vitæ
spirituali attributa universa._ De Sacramentis, lib. II, p. 2, c. 4.
[131] Distinguono l'infedeltà in positiva, privativa, negativa.
_Positiva_, di quelli che respingono la cognizione del vangelo:
_privativa_, di quelli che per colpa lo ignorano; _negativa_, di quelli
che non sentirono mai parlare della rivelazione. L'infedeltà positiva e
privativa non è scusabile dalla Chiesa; ma la negativa è involontaria, e
perciò non colpevole. Gesù Cristo disse: «Se non fossi venuto e non
avessi parlato, non avrebbero colpa» (Jo. XV, 22). E san Paolo (_ad
Rom._ X, 14): «Come crederanno a colui di cui non han sentito parlare, e
come ne sentiranno parlare se a loro non si predichi?». La Chiesa
condannò il dire che: «L'infedeltà, puramente negativa in quelli ai
quali non è stato predicato Gesù Cristo, è un peccato».
Quanto alla necessità del battesimo, il Concilio di Trento lo volle _in
re vel in voto_: e il desiderio implicito si può intendere in colui che,
pur non avendo conoscenza del battesimo, è nella disposizione di fare
tutto ciò che Dio prescrive come mezzo e salute. Vedi GOUSSET, _Teologia
dogmatica_. _Trattato della Chiesa_, parte I, capo V, art. III, N. 914.
[132] Vedasi sopra, nel Discorso III.
[133] A. VINET, _Essai sur la manifestation des convictions
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Çirattagı - Gli eretici d'Italia, vol. III - 15
- Büleklär
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 01Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4243Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196233.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 02Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4434Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198935.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 03Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4227Unikal süzlärneñ gomumi sanı 185034.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 04Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4286Unikal süzlärneñ gomumi sanı 168334.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 05Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4387Unikal süzlärneñ gomumi sanı 187834.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 06Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4097Unikal süzlärneñ gomumi sanı 206928.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.39.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 07Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4421Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189532.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 08Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4371Unikal süzlärneñ gomumi sanı 199432.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 09Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4161Unikal süzlärneñ gomumi sanı 226723.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.33.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.39.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 10Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4210Unikal süzlärneñ gomumi sanı 199132.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 11Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4406Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198434.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 12Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4183Unikal süzlärneñ gomumi sanı 194130.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.42.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 13Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4170Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196930.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 14Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4227Unikal süzlärneñ gomumi sanı 193931.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 15Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4294Unikal süzlärneñ gomumi sanı 194234.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 16Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4342Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186833.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 17Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4364Unikal süzlärneñ gomumi sanı 193934.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 18Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4241Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189531.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 19Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4125Unikal süzlärneñ gomumi sanı 213224.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.32.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.36.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 20Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4136Unikal süzlärneñ gomumi sanı 218524.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.33.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.39.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 21Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4296Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189433.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 22Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4288Unikal süzlärneñ gomumi sanı 188433.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 23Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4354Unikal süzlärneñ gomumi sanı 197933.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 24Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4351Unikal süzlärneñ gomumi sanı 191234.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 25Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4326Unikal süzlärneñ gomumi sanı 192933.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 26Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4338Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189334.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 27Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4339Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189233.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 28Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4385Unikal süzlärneñ gomumi sanı 190834.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 29Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4241Unikal süzlärneñ gomumi sanı 203634.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 30Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4217Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189935.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 31Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4235Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198531.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 32Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4357Unikal süzlärneñ gomumi sanı 200232.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 33Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4393Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186435.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 34Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4436Unikal süzlärneñ gomumi sanı 165437.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.58.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 35Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4182Unikal süzlärneñ gomumi sanı 200828.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.39.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 36Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4425Unikal süzlärneñ gomumi sanı 170834.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 37Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4332Unikal süzlärneñ gomumi sanı 183832.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 38Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4275Unikal süzlärneñ gomumi sanı 195833.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 39Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4292Unikal süzlärneñ gomumi sanı 208531.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 40Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4264Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196834.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 41Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4314Unikal süzlärneñ gomumi sanı 192132.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 42Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4323Unikal süzlärneñ gomumi sanı 191333.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 43Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4218Unikal süzlärneñ gomumi sanı 199630.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 44Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4261Unikal süzlärneñ gomumi sanı 173631.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 45Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4301Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196133.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 46Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4235Unikal süzlärneñ gomumi sanı 199830.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 47Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4299Unikal süzlärneñ gomumi sanı 205430.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 48Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4191Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198830.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 49Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4289Unikal süzlärneñ gomumi sanı 193933.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 50Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4291Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196733.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 51Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4291Unikal süzlärneñ gomumi sanı 193132.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 52Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4168Unikal süzlärneñ gomumi sanı 176838.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.60.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 53Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4371Unikal süzlärneñ gomumi sanı 197035.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 54Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4105Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186030.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 55Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4367Unikal süzlärneñ gomumi sanı 182733.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 56Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4112Unikal süzlärneñ gomumi sanı 195033.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 57Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4108Unikal süzlärneñ gomumi sanı 169135.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.58.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 58Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4152Unikal süzlärneñ gomumi sanı 146633.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 59Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4180Unikal süzlärneñ gomumi sanı 156533.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 60Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4233Unikal süzlärneñ gomumi sanı 184933.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 61Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4254Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196031.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 62Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4256Unikal süzlärneñ gomumi sanı 185830.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 63Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4363Unikal süzlärneñ gomumi sanı 176634.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 64Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4318Unikal süzlärneñ gomumi sanı 185035.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 65Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4310Unikal süzlärneñ gomumi sanı 188935.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 66Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4244Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186734.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 67Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4310Unikal süzlärneñ gomumi sanı 191333.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 68Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4224Unikal süzlärneñ gomumi sanı 190332.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 69Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4289Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186932.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 70Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4295Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196031.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 71Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4304Unikal süzlärneñ gomumi sanı 185531.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 72Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4317Unikal süzlärneñ gomumi sanı 194930.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 73Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4247Unikal süzlärneñ gomumi sanı 190733.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 74Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4229Unikal süzlärneñ gomumi sanı 192330.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 75Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4299Unikal süzlärneñ gomumi sanı 184930.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 76Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4382Unikal süzlärneñ gomumi sanı 181231.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 77Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4213Unikal süzlärneñ gomumi sanı 180223.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.32.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.37.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 78Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4163Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198629.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 79Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4309Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186831.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 80Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4149Unikal süzlärneñ gomumi sanı 183934.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 81Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4109Unikal süzlärneñ gomumi sanı 200230.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 82Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4441Unikal süzlärneñ gomumi sanı 159639.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 83Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4098Unikal süzlärneñ gomumi sanı 194433.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 84Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4118Unikal süzlärneñ gomumi sanı 202130.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.41.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 85Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4192Unikal süzlärneñ gomumi sanı 190134.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 86Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 3172Unikal süzlärneñ gomumi sanı 141933.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 87Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 2726Unikal süzlärneñ gomumi sanı 104427.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.38.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 88Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 66Unikal süzlärneñ gomumi sanı 6033.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.