Gli eretici d'Italia, vol. III - 03
Süzlärneñ gomumi sanı 4227
Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1850
34.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
49.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
57.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
Se l'ammiraglio fosse morto del colpo d'archibugio che gli fu tirato,
non credo sarebbero perite tante persone». (Lett. 24 agosto).
Carlo IX avea prevenuto il Salviati, spedendo assicurare il papa che il
fatto riuscirebbe a pro della religione; ma in quel momento di stupore,
le spiegazioni che gli stessi reali ne diedero eran differenti, secondo
le persone e le circostanze. In fatto, messo mano a un primo delitto, i
soliti ladri e assassini che compajono in ogni rivoluzione ne
profittarono; si disse che uccideano gli Ugonotti perchè questi aveano
tramato d'uccidere i Cattolici: Caterina fu contenta di poter palliare
sotto un delitto universale il delitto particolare. «Quelli che si
vantano d'aver colpito l'ammiraglio son tanti, che piazza Navona non
basterebbe a capirli (dice lo spaccio 22 settembre)..... Tutto quanto
scrissi riguardo all'ammiraglio si conferma. La reggente lo fece colpire
senza che il re lo sapesse, ma con partecipazione del duca d'Anjou,
della signora di Nemours e del duca di Guisa. Se Coligny fosse morto al
primo colpo, gli altri non sarieno stati trucidati. Ma sopravvivendo
alle ferite, gli autori dell'attentato temettero che il delitto fallito
non attirasse maggiori pericoli, e s'intesero col re, e risolsero di
buttar ogni vergogna, e sterminare quei del suo partito».
L'Adriani, nella _Storia Fiorentina_, e il Davila _Guerre Civili_,
asseriscono un concerto fra il re di Francia e quello di Spagna, fatto a
Bajonna. Questa asserzione adottata dagli storici più letti, è
vittoriosamente confutata dai documenti. Ponno vedersi l'italiano
Alberi, _Vita di Caterina De Medici_, e il tedesco G. Goldan, _La
Francia e la San Bartolomeo_; ed, oltre quel che ne abbiamo noi recato
nella _Storia Universale_, libro XV, una pienissima dissertazione di
Giorgio Gandy nella _Revue des questions historiques_, vol. I, pag.
1866.
Un autore tedesco prese a dimostrare che fu un'ordita di Caterina col re
di Navarra per distruggere i Cattolici. W. VON SCHUZ _Die aufgehelte
Bartolomæusnacht_. Lipsia 1845. Non dico che abbia ragione, dico che
anche questo punto fu sostenuto con buone ragioni.
Da Bossuet gli accusatori copiarono che il legato pontifizio venne a
Parigi a congratularsi con Carlo IX d'«un'esecuzione lungamente e
saviamente meditata». Ma Bossuet donde ha tolta quest'asserzione? Eppur
divenne la base de' racconti, poi della tragedia di Chenier, degli
_Ugonotti_ di Scribe, e d'altri.
Su tutti questi fatti si consultino in senso contrario:
DE FELICE, _Histoire des Protestants de France_, 1850.
COQUEREL, _Précis de l'histoire des Eglises reformées_, 1862.
DABGAUD, _Histoire de la liberté religieuse_.
MONAGHAN, _L'Eglise et la Reforme, Bulletin de la Société
de l'histoire du protestantisme français_.
Dopo tant'altre storie di Caterina vedasi _Debts et creanciers de la
reyne mère Cathérine de' Medicis; documents publiés pour la première
fois d'après les archives de Chenonceau, avec une introduction par_ M.
L'ABBÈ C. CHEVALIER. Parigi 1862.
[17] Delle questioni religiose di Francia, come d'ogni altra cosa dove
ci fosse a far rumore volle impacciarsi il gran ciarlatano Giovanni
Battista Marini. E nella _Sferza, invettiva a quattro ministri
dell'iniquità_ (Napoli 1626) flagella quattro autori di un'opera
eretico-democratica; sostiene che i Calvinisti sono nemici dei re; e
conchiude, questa volta senza metafore, che «al fuoco dannare si devono
tutti coloro, insieme con quei libri ove tali dottrine si contengono:
deonsi punire gl'impressori e i venditori di essi: deonsi spianare le
loro cattedre, e diroccare le loro chiese».
[18] Il gesuita Guglielmo Dondini descrisse le imprese del duca di Parma
a soccorso della Lega. Vedi _Bibliotheca romana_ di Prospero Mandosio.
[19] Sono a stampa varie sue scritture polemiche, fra cui le _Lezioni
Calviniche_, recitate d'ordine del duca di Savoja in Torino il 1582, per
opporsi ai novatori che tuttodì cresceano. Ivi loda il congiungere la
predicazione colla teologia; questa gl'insegnò a fare più sicure le
lezioni. Una sua apologia per negare la voce sparsasi, ch'egli si fosse
fatto predicatore evangelico a Ginevra, è manuscritta nella libreria
Soranzo a Venezia. Scrisse pure _De Parisiensium obsidione_ (Roma, senza
data). Ne' manuscritti della Magliabecchiana VII, 346 è quell'epigramma,
probabilmente di Vincenzo Giliani, in lode del Panigarola.
_Religionis honos et gloria magna, clerique_
_Seraphici summum, Panicarola, decus...._
_Ut nautæ occludant mundi a sirenibus aures_
_Quo valeat tuta sistere prora sinu,_
_Vitandumque mones Scillam, infestumque Caribdim...._
_Doctrinamque piam, sinceraque dogmata sectans_
_E scopulis navim litora ad alma vehis._
Nella classe XXXIV, cod. 17 de' manuscritti della Magliabecchiana è un
_Breve compendio della dottrina di Platone in quello ch'ella è conforme
alla fede nostra_, composto da un tal Verino, il quale dedicandolo a
Giovanna d'Austria granduchessa di Toscana, dice: «Perlocchè l'A. V. S.
con gran prudenza attende a sì bella notizia qual è quella de' movimenti
de' cieli, servendosi dell'eccellentissimo astronomo Egnatio Danti... io
stimo che vorrà sentire la non meno salutifera che gioconda dottrina
della cristiana teologia del padre F. Panigarola».
[20] Negli Archivj Medicei è una lettera del 26 aprile 1593, che Enrico
IV scrive al granduca ringraziandolo d'avergli mandato il cardinale
Gondi a consigliarlo di farsi cattolico ed «Ho voluto e voglio
promettervi, com'io fo in fede e parola di re, per la presente, scritta
e segnata dì mia mano, di far dichiarazione e professione pubblica della
religione cattolica secondo le costituzioni della Chiesa, come hanno
fatto i re di Francia miei predecessori, nel termine di due mesi».
Accetta l'offerta fattagli di mille Svizzeri pagati per un anno, e del
soldo per sei mesi di altri mille: gli fa comprendere di mancar affatto
di denaro, e gli chiede a prestito altri ducento mila scudi contanti,
coi quali mezzi potrà ridur in breve tempo la città di Parigi, sicchè a
lui ne sarà debitore, e promette restituirglieli e restargliene
obbligatissimo.
[21] Frà Serafino Banchi, domenicano fiorentino, rivelò a Enrico IV la
trama che Pietro La Barrière avea fatta per ucciderlo: onde costui fu
preso e appiccato. Il Santo Uffizio di Roma credette avesse con ciò
violato il secreto sacramentale, e perciò lo chiese al priore di Parigi,
ma Enrico lo protesse, e lo fe giunger a Firenze, ove il granduca lo
tenne salvo, finchè, nella riconciliazione di Enrico IV, si stipulò la
salvezza del Banchi. _Storia segreta di Enrico IV_, Tom. III.
Lo stesso partito che inventava Dante precursore dell'unità regia
d'Italia, volle attribuir a Enrico IV l'idea d'ingrandir la Casa di
Savoja sopra l'Italia tutta. La famosa sua _Repubblica Cristiana_, che
al fin de' conti non era più che un progetto, mirava a metter de' limiti
alle grandi potenze, tali che non aspirassero a sorpassarli, o se il
volessero, fossero impedite da tutte le altre. Era insomma un intervento
generale; unico modo invero che finora siasi divisato per prevenire le
guerre. In essa _Repubblica Cristiana_ doveano esservi quindici
signorie: cioè cinque elettive, il papa, l'imperatore, i re di Polonia,
Ungheria, Boemia: sei ereditarie, Francia, Spagna, Inghilterra,
Danimarca, Svezia, Lombardia: quattro repubbliche sovrane; prima la
veneta; la seconda composta dei ducati di Genova, Firenze, Modena,
Parma, Mantova, e i piccoli Stati di Lucca, Mirandola, Finale, Monaco,
Sabbioneta, Correggio e simili; la terza gli Svizzeri, la quarta delle
diciassette provincie de' Paesi Bassi. A capo della Repubblica Cristiana
doveva stare il papa.
[22] Quando Maria De Medici partì per Francia, santa Maddalena de'
Pazzi, ch'essa visitò più volte in Santa Maria degli Angeli in Firenze,
le predisse avrebbe molti figliuoli, purchè avesse procurato presso il
marito, Iº che i Gesuiti fossero rimessi nel regno, IIº che cercasse la
distruzione degli eretici, IIIº che tenesse in ispeciale affezione i
poveri.
DISCORSO XL.
ERETICI A NAPOLI.
Degli eterodossi nel Napoletano largamente discorremmo, parlando del
Valdes e di Galeazzo Caracciolo, e più nel Discorso XXXII sopra
l'Inquisizione: non ci resta dunque che spigolar alcune cose ommesse.
I primi semi della dottrina luterana diconsi sparsi dai soldati che
aveano menata a orribile strazio Roma, e che colà passarono per
iscacciarne il Lautrec e i Francesi. Nel 1536 Carlo V vi pubblicò un
rigoroso editto che vietava ogni pratica coi Luterani, pena la vita e la
confisca[23]: e già all'uopo stesso nel 1533 vi si erano stabiliti i
Teatini, i quali vedemmo attenti sopra le dottrine sparse dal Valdes.
Pure nel 1536 vi predicò l'Ochino in San Giovanni Maggiore, sentito con
grand'attenzione da esso imperatore. Ma partito questo, il governatore
Toledo, al quale esso avea raccomandato di badare non si propagasse
l'eresia, non lasciogli continuar le prediche se prima non dichiarasse
in pulpito chiaramente le sue opinioni circa i punti controversi. Il
frate seppe schermagliar di modo, che potè continuare il quaresimale, e
partendo lasciò molti imbevuti delle sue dottrine «i quali poi con la
mutazione della vita furono detti spiritati»[24], o piuttosto
_spirituali_, titolo che spesso vediam loro attribuito.
In occasione d'un grave tremuoto al 7 agosto, il popolo gridò fosse
castigo di Dio contra gli eretici, onde molti furono detenuti dalla
Corte dell'arcivescovado. Pure nel 1539 tornò a predicarvi l'Ochino nel
duomo[25], e il Castaldo dice che «le sue prediche diedero campo e
ragione a molti di parlare della santa scrittura, di studiare gli
evangeli, e disputare intorno la giustificazione, la fede e le opere, la
potestà pontificia, il purgatorio e simili altre difficili questioni,
che sono de' teologi grandi, e non da esser trattate da' laici, e
massime di poca dottrina e di minime lettere. Ed io dirò cosa che parrà
incredibile ed è pur verissima, che insino ad alcuni coriari della
conceria al Mercato era venuta questa licenza di parlare e discorrere
dell'epistole di san Paolo e dei passi difficultosi di quelle, e come in
ogni parte d'Italia dove avea predicato, così anche in Napoli lasciò
partendo alcuni fedeli discepoli».
«Nella invasione che sopportò l'Italia degli eretici luterani sotto il
Borbone, dice il Bernino[26], ritrovavasi già o infetto o dispostissimo
alla infezione il regno di Napoli quando colà giunse Giovanni Valdes...
sovversore miserabile di quel popolo. Conciossiachè egli profondamente
eretico luterano, ma altrettanto bello d'aspetto[27], grato di maniere
e, ciò che rende più attrattiva la bellezza, fornito di vaga erudizione
di lingue, pronto di risposte e studioso della sacra scrittura,
annidatosi in quella metropoli, ebbe uditori in copia e seguaci in
fede».
Anche nella vita di Galeazzo Caracciolo (Ginevra 1587) è detto che il
Valdes, «avendo qualche conoscenza dell'evangelica verità, e sopratutto
della dottrina della giustificazione, aveva cominciato a trarre alcuni
nobili, coi quali conversava, dalle dense tenebre, rifiutando le false
opinioni della propria giustizia e dei meriti delle buone opere, e per
conseguente dimostrando molte superstizioni». Giosia Simler protestante
scrive pure che il Valdes «guadagnò moltissimi e massimamente dei
nobili, a Cristo, e vi fu in quel tempo nella città di Napoli una
comunità non ispregevole d'uomini pii».
Contano fra i pervertitori di que' paesi Marcantonio Flaminio, che,
secondo il Bernino «si diè alla predicazione della vita spirituale pel
territorio di Sessa e di Caserta», oltre il Carnesecchi e il Vermiglio,
che a Napoli era abate degli Agostiniani in San Pietro ad Aram: il
Giannone aggiunge che esso Vermiglio ebbe tanto credito e concorso di
gente, che, chi non v'andava, era riputato mal cristiano[28]. Tra'
costui auditori e settarj memorano Francesco Caserta, che poi trassesi
dietro il marchese Caracciolo; Benedetto Gusano da Vercelli: Giovanni
Montalcino «gran lettore delle epistole di san Paolo»[29], Lorenzo
Romano siciliano.
Per cura de' governanti le conventicole cessarono, anche prima che il
Valdes morisse circa il 1540. In quest'anno il Carnesecchi avea già
letto il libro del _Benefizio di Cristo_, forse ancora manoscritto, e
che certamente era stampato nel 1543 a Venezia, e molto fu diffuso nel
reame. Allora racconta il biografo di Galeazzo Caracciolo che
infestavano il regno di Napoli alcuni Ariani e Anabattisti, «i quali,
veduto che Galeazzo non aveva ancor raggiunto la piena cognizione delle
Scritture, non tralasciarono nulla per insinuargli i loro dogmi
falsissimi». Ma egli conversò quotidianamente coi discepoli del Valdes
«che in Napoli erano numerosissimi, e che nella cognizione della verità
cristiana non erano progrediti oltre l'intelligenza dell'articolo della
giustificazione e lo schivare alcuni abusi del papismo: per altro
usavano alle chiese, udivano messa, partecipavano alle consuete
idolatrie». Esso li seguì alcun tempo, e ciò l'avrebbe certamente
rovinato, come altri rovinò, i quali arrestati per motivo di religione,
mancando de' primarj fondamenti si ritrattarono, come avvenne al Caserta
ch'era stato il principale stromento della conversione del Caracciolo.
Allora furono proibiti varj libri che prima eransi stampati liberamente,
quali esso Benefizio di Cristo, il Sommario della Scrittura, opera di
Melantone; e nel largo davanti la porta dell'arcivescovado furono
bruciati, dopo una predica del domenicano Ambrogio de' Bagnoli. Il
Castaldo che lo racconta, assicura che dopo d'allora non s'intese che
alcun più li tenesse, e chi parlava della santa scrittura lo facea con
più modestia e sobrietà. Poi una nuova prammatica del 1545 sulla censura
de' libri, e la soppressione di alcune accademie fecero svanire lo
studio di quelle curiosità[30].
Al Caracciolo avvenne altrimenti, perchè, venuto in Germania per
gl'incarichi suoi, prese ad operare più intrepidamente che non i
Nicodemiti che avea lasciati in Italia, e principalmente gli giovò
Pietro Martire Vermiglio, che allora dettava in Argentina. Istrutto da
costoro, tornò a Napoli, ove ai seguaci del Valdes predicò l'obbligo
d'astenersi dall'idolatria, ma non gli diedero ascolto, non approvando
essi la dottrina che promette afflizioni, persecuzioni, perdita di beni
e di onori, abbandono della casa, della patria, della famiglia per
servir Dio[31].
Che cosa di lui seguisse il vedemmo: qui riferimmo tali rimproveri del
Balbani per indizio dello stato delle chiese eterodosse nel reame. E
anche il Vergerio dice che il Valdes lasciò «molti discepoli, uomini di
corte: che se una parte di essi è riuscita netta e calda, l'altra è
restata con alcune macchie, fredda e paurosa. Dio la scaldi e la faccia
monda».
Contro i triumviri della repubblica satanica (come Antonio Caracciolo
qualifica il Valdes, Pietro Martire ch'è dice Cacomartire e l'Ochino)
avventossi san Gaetano; andava o mandava ad ascoltarli, e non potendo
più dubitare de' lori errori, li denunziò al cardinale Teatino; rivelò
ai Napoletani la ipocrisia di costoro, che in veste d'agnelli aveano
contaminato la Campania, e le indegnità commesse nelle loro
conventicole, dove andavano mescolati uomini e donne; onde i capi
fuggirono. Forse era tra questi il marchese Gianbernardino Bonifazio
d'Oria, del quale raccontammo a p. 327 del volume II, e al quale a
Danzica sul Baltico fu posta una lapide che narrava qualmente _in medio
hispanicæ inquisitionis furore[32], agnita ex scriptis Melanchtonis
evangelii luce, paulo post exuli voluntario, ac primo Venetias, dein ob
irati pontificis insidias per Helvetiam in Germaniam et ad wormatiense
colloquium delato_, morì ottagenario nel 1597, _Bonifaciorum ultimus_.
Il biografo di san Gaetano racconta che questi «co' suoi ebbe grande
omaggio dai pii, e concorsero a San Paolo, chiesa de' Teatini,
innumerabil quantità de' principali nobili e del popolo, acciocchè quivi
ricevessero i sacramenti della penitenza e dell'eucaristia, e udissero
Gaetano e Giovanni Marinone che a vicenda predicavano sulle cose
celesti, senza pompa di parole ma con egregio profitto di virtù».
Non è però a credere che ogni seme dell'errore fosse divelto nel regno.
Già nominammo (vol. II, pag. 329) Francesco Romano che v'avea
partecipato, ed era fuggito da Napoli ove gl'inquisitori lo citavano: a
Roma presentossi al cardinale Teatino, denunziandogli gli eterodossi del
napoletano, fra cui persone qualificate: indi fece pubblica abjura a
Napoli e a Caserta.
Come la inquisizione spagnuola fosse respinta dai Napoletani[33] vedemmo
nel Discorso XXXII, ove d'altri miscredenti s'è parlato.
Il marzo 1564 a Napoli, in piazza del Mercato furono decapitati, poi
arsi i nobili Gianfrancesco d'Aloisio di Caserta, e Gianbernardino di
Gargàno di Aversa come luterani; e «spediti dal vicario dell'arcivescovo
editti ad altri di cattivo nome, i quali andamenti della corte tanto
temporale quanto spirituale posero la città quasi in rivolta, e così
stette molti dì e mesi»[34].
Fu allora che il vicerè Parafan de Ribera scrisse a re Filippo il 7
marzo 1564:
«Ho ricevuto la lettera che vostra maestà si degnò scrivermi di sua mano
il 24 gennajo, e la premura sua che le cose della religione vadano come
conviensi al servigio di nostro signore, è conveniente a sì gran
principe e sì gran cattolico qual è vostra maestà, e alle grazie che da
esso ha ricevuto. Io farò gli uffizj che vostra maestà comanda a Roma,
benchè molto non sia da profittarne. Il rimedio vero è l'attenzione che
vostra maestà adopera. In una lettera che vien per mano del segretario
Vargas, scrivo a vostra maestà come furono suppliziati nella piazza
pubblica di questa città un cavaliere e un gentiluomo per luterani. Un
d'essi è quel che fece il principal danno in questa terra tutta: e la
gente nobile e il popolo han mostrato gran contentezza, benchè mai non
abbiano veduto giustiziar nessuno per causa siffatta. Parvemi d'avvisar
vostra maestà di quel che, per sua confessione, s'intende d'alcuni
prelati di questo regno, acciocchè vostra maestà sia avvertito nelle
occasioni che possono presentarsi. Supplico la maestà vostra con tutto
l'interesse che posso, che, essendo pericoloso il trattare di ciò,
degnisi che nessuna persona ne sappia[35]. Guardi il Signore la real
persona vostra».
«Dalla deposizione di Giovanni Francesco di Aloysio, detto altrimenti
Caserta, si fan le seguenti confessioni.
«Dell'arcivescovo d'Otranto, dice che dal 1540 fin al 1547 quando furono
i tumulti a Napoli, parlò con esso molte volte, e dichiarò che teneva e
credeva la dottrina luterana, e si trovò presente quando con grandissima
veemenza e autorità, parlando con altri, discorreva, predicava e
insegnava la dottrina luterana; e in quel tempo a Napoli era tenuto dai
Luterani per un de' caporioni della setta. Deposero contro tal
confessione altre persone, e quando si cercasse di passar avanti
nell'esame della sua vita vi si troveriano cose più brutte: ma ci
vorrebbe espressa commissione di sua santità[36].
«Del vescovo di La Cava San Felice[37] dice il Caserta che nel 48 e 49
stando in Trento, avea avuto disputa con un altro del suo uffizio perchè
contraddiceva la giustificazione per la sola fede; la qual opinione egli
tenea per verissima: e che così per avere detto ciò, come per esser
discepolo d'altro luterano, esso lo ha tenuto per un della setta.
«Dal vescovo di Catania[38] dice che, poco prima dei tumulti di Napoli,
fu a visitarlo con un altro compagno suo luterano, e parlando delle cose
della Scrittura, dichiarò che teneva e credeva le opinioni luterane, e
mostrò possedere i Sermoni di frà Bernardino da Siena e il Benefizio di
Cristo, e altri scritti di man del Valdes eresiarca, dei quali lessero
alcune parti in sua presenza.
«Dice il Caserta del vescovo di Ana (?) coadjutore di Urbino che, quando
frà Marco di Tursi eresiarca stava in Sant'Agostino di Napoli, era molto
suo amico: e parlando con esso, alcune volte dissegli che teneva e
credeva il punto della giustificazione come lo teneva il Valdes, cioè
che l'uomo si giustifica per la sola fede, e che per le opere non merita
se non in quanto son come frutto della fede.
«Dell'arcivescovo di Sorrento[39] dice il Caserta avergli detto che
teneva le opinioni luterane e che quel cammino di Lutero era il vero, e
che lodò molto un libro che possedeva, intitolato Summario della
Scrittura, che se lo fece comprare.
«Del vescovo di Isola Fascitelli[40] dice che l'abate di Tursi gli disse
era delle medesime opinioni luterane.
«Del vescovo di Cajazo[41] gli disse Geronimo Scanapeco che avea le
stesse opinioni luterane.
«Del vescovo di Nola[42] che, prima che gli dessero l'uffizio presente,
teneva un libro luterano intitolato _Il Benefizio di Cristo_, e molto se
ne piaceva.
«Del vescovo di Civita di Penna[43] dice il Caserta avergli detto don
Apollonio Merenda eresiarca ch'era delle stesse sue opinioni, e credeva
e teneva quelle di Lutero.
«Del vescovo di Policastro[44] dice che, avendolo un giorno invitato per
esaminarlo sopra certa causa, gli mostrò una composizione che avea fatta
sopra il punto della giustificazione, nella quale si dichiarava e
insegnava conforme all'opinione del Valdes; e che udì da un Luterano,
ora morto, che, leggendo le epistole di san Paolo, aveva insegnato e
predicato della predestinazione quel che opinano i Luterani.
«Dell'arcivescovo di Reggio[45] dice il Caserta, e così il Gargano, che,
prima che gli si conferisse la presente dignità, stando nel suo
convento, lo visitarono essi ed altri Luterani, e che dichiarò teneva e
credeva le opinioni luterane, e che una volta nel sermone trattò della
giustificazione, e conchiuse si debba tener e credere al modo che
insegnava Martin Lutero; e che volendo un giorno uscir fuori, cavò le
pantofole che aveva in piede, e si pose le scarpe, dicendo: «Lasciatemi
prender la giustificazione de' miei piedi» e gli mostrò alcuni libri
luterani che possedeva».
In Calabria, oltre i Valdesi di cui discorremmo a pag. 329, dicesi
serpeggiasse il luteranesimo, e ne fossero presi molti monaci e alcuni
famigliari dell'arcivescovo di Reggio Agostino Gonzaga. Ma non ne venne
notizia al Governo che dalle fiere nimicizie tra i Monsolino e i Malgeri
di Reggio, scoppiate nel 1561 in vera guerra civile, ove i Monsolini
riusciti superiori, trucidarono i nemici. Gli uni rimbalzavano agli
altri la taccia di luterani, con tale ostinazione che il vicerè nel 1562
spedì in Calabria Pietro Antonio Pansa, uomo di inflessibile rigore, che
molti convinti d'eresia condannò al rogo. Contansi in essi quattro
cittadini di Reggio, undici di San Lorenzo, fra cui sette erano frati
cappuccini. A quelli che abjurarono fu dal Pansa ordinato portassero sul
petto e sulle spalle un panno giallo, attraversato da una croce rossa.
NOTE
[23] GREGORIO ROSSO, _Hist. delle cose di Napoli sotto l'imperio di
Carlo V_. Napoli 1635. L. 1, p. 133.
[24] Così Antonino Castaldo, che morì verso il 1560, e che spesso fu
copiato dal Giannone. Vedi _Raccolta de' più rinomati scrittori
dell'istoria generale del regno di Napoli_. Napoli 1769.
[25] Forse all'advento, perchè la quaresima vedemmo predicava a Venezia.
[26] _Storia delle eresie._ T. IV, 447.
[27] Ciò potrebbe provare che Giovanni fosse altro da Alfonso,
osteggiato dal Castiglione, che dice: «La malignità ancora, senza
parlare vi si vede dipinta nella pallidezza di quel volto pestilente».
[28] Il Giannone in tutto il ragionare degli eretici è inesattissimo.
Sponde, nella continuazione degli _Annali_ del Baronio, dice che il
Vermigli _Neapoli nactus nonnulla Erasmi, Zuinglii et Buceri scriptis,
et conversatione Joannis Valdesii j. p. hispani, ex Germania illuc
delati, atque lutheranesimo imbuti, corruptior factus, una cum ipso,
spiritu et conatu rem agens, clam cœtum quemdam tam virorum quam
fœminarum, primæ etiam nobilitatis collegerunt, quibus ipse
concionabatur_.
[29] CASTALDO, c. 5.
[30] Questo passo è copiato _ad literam_ dal Giannone, che invece di
_summario_ scrive _seminario_.
[31] In fatto il Valdes nel _Mercurio_, da un'anima pia fa dire che non
credeva necessarj i pellegrinaggi, pure lodava la buona intenzione con
cui alcuni vi si moveano: e che, mirando essa coi giubilei e le
indulgenze a procurar di seguire la dottrina di Cristo, se altri gliene
facesse rimprovero, rispondeva: «Fratelli, prendete il cammino che vi
par migliore, e a me lasciate pigliar quello che voglio, poichè non è
cattivo».
[32] L'inquisizione spagnuola non v'era a Napoli, come dicemmo.
L'epitafio fu pubblicato nel 1859 a Königsberg nel giornale _Neue
Preussiche Provinzialblätter_, tom. IV, pag. 215.
[33] Si ha manuscritto un _papel sobre poner la inquisicion en Napoles_,
ove a Carlo V si fa dire: «Amo meglio il regno senza inquisizione, che
l'inquisizione senza regno».
[34] SUMMONTE, _Storia di Napoli_. L. X, c. 4.
[35] La lista era scritta con tanta gelosia, che le persone non sono
indicate che per numeri, poi dichiarati in cedola a parte. Il documento
in spagnuolo fu prodotto dal sig. Edwardo Böhmer in calce alle
_Centodieci divine considerazioni di Giovanni Valdesse_. Alla di
Sassonia 1860.
[36] Il Bernino, appoggiandosi al manuscritto del Caracciolo, dice che
«in terra d'Otranto vi fu Ladislao, auditor del vescovo d'Otranto, e
l'istesso arcivescovo fu gravemente processato, e si disse che aveva
mandato Lodovico Manna a leggere alla sua chiesa d'Otranto
pubblicamente, e che avea commercio di lettere con Martino Bucer, e che
fu amico del Valdes, leggeva i suoi libri, e che tenne gran tempo in
casa il Giannetto, eretico marcio che se ne fuggì poi a Ginevra. A
questo arcivescovo impedì il cappello il cardinale Caraffa».
L'arcivescovo era Pietro Antonio da Capua, lodato dall'Ughelli per gran
dottrina, erudizione e probità; onorato assai nel Concilio di Trento,
ove spesso orò.
[37] Giovanni Tommaso Sanfelice, che al Concilio fu rimproverato dal
vescovo di Chironia, poi privato dell'uffizio di commissario, espulso
dal Concilio, e a Roma al tempo di papa Paolo incarcerato insieme col
cardinal Morone, come si disse nel Discorso XXVIII.
[38] Nicolò Maria Caracciolo; persona di grande autorità presso i papi e
i governanti.
[39] Giulio Pavesi bresciano, de' Predicatori, commissario del
Sant'Uffizio.
[40] Onorato Fascitello d'Isernia, cassinese, lodato per letteratura dal
Casa, dal Bembo, dal Flaminio. Fu al Concilio di Trento.
[41] Fabio Mirto.
[42] Antonio Scarampi piemontese, de' conti di Cannella. Fu al Concilio.
[43] Giacomo Guidi, nobile di Volterra, scolaro di Francesco
Guicciardini. Fu pure al Concilio.
[44] Nicola Francesco Missanelli. Contro di lui nel 1567 fu pronunziata
sentenza, qualmente fosse caduto in sospetto perchè molti eretici
adoperavansi palesemente nella sua diocesi, onde venne sospeso per dieci
anni, togliendogli metà della prebenda.
[45] Gaspare Fossa calabrese, de' Minimi, inaugurò con un suo sermone il
Concilio di Trento nel 1562, e vi era molto ascoltato.
DISCORSO XLI.
ERETICI IN LOMBARDIA.
Nella città dove lo spirito guelfo fu lungamente alimentato dalle
nimicizie contro gl'imperatori; dove nell'età moderna questa medesima
avversione si espresse colla predilezione mostrata al principio
religioso nazionale, fino a sorgervi gli antesignani del partito
neo-guelfo, è notevole come spesso siasi pronunziata la antipatia al
primato romano, e dietro ad essa lo spirito acattolico. Il ricordo di
tempi quando Milano fu città non seconda che a Roma vi dovette
contribuire non meno che la pinguedine del territorio e l'indole degli
intelletti; e così il trovarsi essa abbondevole di ricchezze, e un de'
principali centri della politica italiana. L'importanza ch'ebbe nel IV
secolo sant'Ambrogio e l'esser rimasti capi di un rito particolare
pareva attribuire ai successori di quello un'autorità e una
rappresentanza eccezionale, viepiù da che divennero anche capi del
non credo sarebbero perite tante persone». (Lett. 24 agosto).
Carlo IX avea prevenuto il Salviati, spedendo assicurare il papa che il
fatto riuscirebbe a pro della religione; ma in quel momento di stupore,
le spiegazioni che gli stessi reali ne diedero eran differenti, secondo
le persone e le circostanze. In fatto, messo mano a un primo delitto, i
soliti ladri e assassini che compajono in ogni rivoluzione ne
profittarono; si disse che uccideano gli Ugonotti perchè questi aveano
tramato d'uccidere i Cattolici: Caterina fu contenta di poter palliare
sotto un delitto universale il delitto particolare. «Quelli che si
vantano d'aver colpito l'ammiraglio son tanti, che piazza Navona non
basterebbe a capirli (dice lo spaccio 22 settembre)..... Tutto quanto
scrissi riguardo all'ammiraglio si conferma. La reggente lo fece colpire
senza che il re lo sapesse, ma con partecipazione del duca d'Anjou,
della signora di Nemours e del duca di Guisa. Se Coligny fosse morto al
primo colpo, gli altri non sarieno stati trucidati. Ma sopravvivendo
alle ferite, gli autori dell'attentato temettero che il delitto fallito
non attirasse maggiori pericoli, e s'intesero col re, e risolsero di
buttar ogni vergogna, e sterminare quei del suo partito».
L'Adriani, nella _Storia Fiorentina_, e il Davila _Guerre Civili_,
asseriscono un concerto fra il re di Francia e quello di Spagna, fatto a
Bajonna. Questa asserzione adottata dagli storici più letti, è
vittoriosamente confutata dai documenti. Ponno vedersi l'italiano
Alberi, _Vita di Caterina De Medici_, e il tedesco G. Goldan, _La
Francia e la San Bartolomeo_; ed, oltre quel che ne abbiamo noi recato
nella _Storia Universale_, libro XV, una pienissima dissertazione di
Giorgio Gandy nella _Revue des questions historiques_, vol. I, pag.
1866.
Un autore tedesco prese a dimostrare che fu un'ordita di Caterina col re
di Navarra per distruggere i Cattolici. W. VON SCHUZ _Die aufgehelte
Bartolomæusnacht_. Lipsia 1845. Non dico che abbia ragione, dico che
anche questo punto fu sostenuto con buone ragioni.
Da Bossuet gli accusatori copiarono che il legato pontifizio venne a
Parigi a congratularsi con Carlo IX d'«un'esecuzione lungamente e
saviamente meditata». Ma Bossuet donde ha tolta quest'asserzione? Eppur
divenne la base de' racconti, poi della tragedia di Chenier, degli
_Ugonotti_ di Scribe, e d'altri.
Su tutti questi fatti si consultino in senso contrario:
DE FELICE, _Histoire des Protestants de France_, 1850.
COQUEREL, _Précis de l'histoire des Eglises reformées_, 1862.
DABGAUD, _Histoire de la liberté religieuse_.
MONAGHAN, _L'Eglise et la Reforme, Bulletin de la Société
de l'histoire du protestantisme français_.
Dopo tant'altre storie di Caterina vedasi _Debts et creanciers de la
reyne mère Cathérine de' Medicis; documents publiés pour la première
fois d'après les archives de Chenonceau, avec une introduction par_ M.
L'ABBÈ C. CHEVALIER. Parigi 1862.
[17] Delle questioni religiose di Francia, come d'ogni altra cosa dove
ci fosse a far rumore volle impacciarsi il gran ciarlatano Giovanni
Battista Marini. E nella _Sferza, invettiva a quattro ministri
dell'iniquità_ (Napoli 1626) flagella quattro autori di un'opera
eretico-democratica; sostiene che i Calvinisti sono nemici dei re; e
conchiude, questa volta senza metafore, che «al fuoco dannare si devono
tutti coloro, insieme con quei libri ove tali dottrine si contengono:
deonsi punire gl'impressori e i venditori di essi: deonsi spianare le
loro cattedre, e diroccare le loro chiese».
[18] Il gesuita Guglielmo Dondini descrisse le imprese del duca di Parma
a soccorso della Lega. Vedi _Bibliotheca romana_ di Prospero Mandosio.
[19] Sono a stampa varie sue scritture polemiche, fra cui le _Lezioni
Calviniche_, recitate d'ordine del duca di Savoja in Torino il 1582, per
opporsi ai novatori che tuttodì cresceano. Ivi loda il congiungere la
predicazione colla teologia; questa gl'insegnò a fare più sicure le
lezioni. Una sua apologia per negare la voce sparsasi, ch'egli si fosse
fatto predicatore evangelico a Ginevra, è manuscritta nella libreria
Soranzo a Venezia. Scrisse pure _De Parisiensium obsidione_ (Roma, senza
data). Ne' manuscritti della Magliabecchiana VII, 346 è quell'epigramma,
probabilmente di Vincenzo Giliani, in lode del Panigarola.
_Religionis honos et gloria magna, clerique_
_Seraphici summum, Panicarola, decus...._
_Ut nautæ occludant mundi a sirenibus aures_
_Quo valeat tuta sistere prora sinu,_
_Vitandumque mones Scillam, infestumque Caribdim...._
_Doctrinamque piam, sinceraque dogmata sectans_
_E scopulis navim litora ad alma vehis._
Nella classe XXXIV, cod. 17 de' manuscritti della Magliabecchiana è un
_Breve compendio della dottrina di Platone in quello ch'ella è conforme
alla fede nostra_, composto da un tal Verino, il quale dedicandolo a
Giovanna d'Austria granduchessa di Toscana, dice: «Perlocchè l'A. V. S.
con gran prudenza attende a sì bella notizia qual è quella de' movimenti
de' cieli, servendosi dell'eccellentissimo astronomo Egnatio Danti... io
stimo che vorrà sentire la non meno salutifera che gioconda dottrina
della cristiana teologia del padre F. Panigarola».
[20] Negli Archivj Medicei è una lettera del 26 aprile 1593, che Enrico
IV scrive al granduca ringraziandolo d'avergli mandato il cardinale
Gondi a consigliarlo di farsi cattolico ed «Ho voluto e voglio
promettervi, com'io fo in fede e parola di re, per la presente, scritta
e segnata dì mia mano, di far dichiarazione e professione pubblica della
religione cattolica secondo le costituzioni della Chiesa, come hanno
fatto i re di Francia miei predecessori, nel termine di due mesi».
Accetta l'offerta fattagli di mille Svizzeri pagati per un anno, e del
soldo per sei mesi di altri mille: gli fa comprendere di mancar affatto
di denaro, e gli chiede a prestito altri ducento mila scudi contanti,
coi quali mezzi potrà ridur in breve tempo la città di Parigi, sicchè a
lui ne sarà debitore, e promette restituirglieli e restargliene
obbligatissimo.
[21] Frà Serafino Banchi, domenicano fiorentino, rivelò a Enrico IV la
trama che Pietro La Barrière avea fatta per ucciderlo: onde costui fu
preso e appiccato. Il Santo Uffizio di Roma credette avesse con ciò
violato il secreto sacramentale, e perciò lo chiese al priore di Parigi,
ma Enrico lo protesse, e lo fe giunger a Firenze, ove il granduca lo
tenne salvo, finchè, nella riconciliazione di Enrico IV, si stipulò la
salvezza del Banchi. _Storia segreta di Enrico IV_, Tom. III.
Lo stesso partito che inventava Dante precursore dell'unità regia
d'Italia, volle attribuir a Enrico IV l'idea d'ingrandir la Casa di
Savoja sopra l'Italia tutta. La famosa sua _Repubblica Cristiana_, che
al fin de' conti non era più che un progetto, mirava a metter de' limiti
alle grandi potenze, tali che non aspirassero a sorpassarli, o se il
volessero, fossero impedite da tutte le altre. Era insomma un intervento
generale; unico modo invero che finora siasi divisato per prevenire le
guerre. In essa _Repubblica Cristiana_ doveano esservi quindici
signorie: cioè cinque elettive, il papa, l'imperatore, i re di Polonia,
Ungheria, Boemia: sei ereditarie, Francia, Spagna, Inghilterra,
Danimarca, Svezia, Lombardia: quattro repubbliche sovrane; prima la
veneta; la seconda composta dei ducati di Genova, Firenze, Modena,
Parma, Mantova, e i piccoli Stati di Lucca, Mirandola, Finale, Monaco,
Sabbioneta, Correggio e simili; la terza gli Svizzeri, la quarta delle
diciassette provincie de' Paesi Bassi. A capo della Repubblica Cristiana
doveva stare il papa.
[22] Quando Maria De Medici partì per Francia, santa Maddalena de'
Pazzi, ch'essa visitò più volte in Santa Maria degli Angeli in Firenze,
le predisse avrebbe molti figliuoli, purchè avesse procurato presso il
marito, Iº che i Gesuiti fossero rimessi nel regno, IIº che cercasse la
distruzione degli eretici, IIIº che tenesse in ispeciale affezione i
poveri.
DISCORSO XL.
ERETICI A NAPOLI.
Degli eterodossi nel Napoletano largamente discorremmo, parlando del
Valdes e di Galeazzo Caracciolo, e più nel Discorso XXXII sopra
l'Inquisizione: non ci resta dunque che spigolar alcune cose ommesse.
I primi semi della dottrina luterana diconsi sparsi dai soldati che
aveano menata a orribile strazio Roma, e che colà passarono per
iscacciarne il Lautrec e i Francesi. Nel 1536 Carlo V vi pubblicò un
rigoroso editto che vietava ogni pratica coi Luterani, pena la vita e la
confisca[23]: e già all'uopo stesso nel 1533 vi si erano stabiliti i
Teatini, i quali vedemmo attenti sopra le dottrine sparse dal Valdes.
Pure nel 1536 vi predicò l'Ochino in San Giovanni Maggiore, sentito con
grand'attenzione da esso imperatore. Ma partito questo, il governatore
Toledo, al quale esso avea raccomandato di badare non si propagasse
l'eresia, non lasciogli continuar le prediche se prima non dichiarasse
in pulpito chiaramente le sue opinioni circa i punti controversi. Il
frate seppe schermagliar di modo, che potè continuare il quaresimale, e
partendo lasciò molti imbevuti delle sue dottrine «i quali poi con la
mutazione della vita furono detti spiritati»[24], o piuttosto
_spirituali_, titolo che spesso vediam loro attribuito.
In occasione d'un grave tremuoto al 7 agosto, il popolo gridò fosse
castigo di Dio contra gli eretici, onde molti furono detenuti dalla
Corte dell'arcivescovado. Pure nel 1539 tornò a predicarvi l'Ochino nel
duomo[25], e il Castaldo dice che «le sue prediche diedero campo e
ragione a molti di parlare della santa scrittura, di studiare gli
evangeli, e disputare intorno la giustificazione, la fede e le opere, la
potestà pontificia, il purgatorio e simili altre difficili questioni,
che sono de' teologi grandi, e non da esser trattate da' laici, e
massime di poca dottrina e di minime lettere. Ed io dirò cosa che parrà
incredibile ed è pur verissima, che insino ad alcuni coriari della
conceria al Mercato era venuta questa licenza di parlare e discorrere
dell'epistole di san Paolo e dei passi difficultosi di quelle, e come in
ogni parte d'Italia dove avea predicato, così anche in Napoli lasciò
partendo alcuni fedeli discepoli».
«Nella invasione che sopportò l'Italia degli eretici luterani sotto il
Borbone, dice il Bernino[26], ritrovavasi già o infetto o dispostissimo
alla infezione il regno di Napoli quando colà giunse Giovanni Valdes...
sovversore miserabile di quel popolo. Conciossiachè egli profondamente
eretico luterano, ma altrettanto bello d'aspetto[27], grato di maniere
e, ciò che rende più attrattiva la bellezza, fornito di vaga erudizione
di lingue, pronto di risposte e studioso della sacra scrittura,
annidatosi in quella metropoli, ebbe uditori in copia e seguaci in
fede».
Anche nella vita di Galeazzo Caracciolo (Ginevra 1587) è detto che il
Valdes, «avendo qualche conoscenza dell'evangelica verità, e sopratutto
della dottrina della giustificazione, aveva cominciato a trarre alcuni
nobili, coi quali conversava, dalle dense tenebre, rifiutando le false
opinioni della propria giustizia e dei meriti delle buone opere, e per
conseguente dimostrando molte superstizioni». Giosia Simler protestante
scrive pure che il Valdes «guadagnò moltissimi e massimamente dei
nobili, a Cristo, e vi fu in quel tempo nella città di Napoli una
comunità non ispregevole d'uomini pii».
Contano fra i pervertitori di que' paesi Marcantonio Flaminio, che,
secondo il Bernino «si diè alla predicazione della vita spirituale pel
territorio di Sessa e di Caserta», oltre il Carnesecchi e il Vermiglio,
che a Napoli era abate degli Agostiniani in San Pietro ad Aram: il
Giannone aggiunge che esso Vermiglio ebbe tanto credito e concorso di
gente, che, chi non v'andava, era riputato mal cristiano[28]. Tra'
costui auditori e settarj memorano Francesco Caserta, che poi trassesi
dietro il marchese Caracciolo; Benedetto Gusano da Vercelli: Giovanni
Montalcino «gran lettore delle epistole di san Paolo»[29], Lorenzo
Romano siciliano.
Per cura de' governanti le conventicole cessarono, anche prima che il
Valdes morisse circa il 1540. In quest'anno il Carnesecchi avea già
letto il libro del _Benefizio di Cristo_, forse ancora manoscritto, e
che certamente era stampato nel 1543 a Venezia, e molto fu diffuso nel
reame. Allora racconta il biografo di Galeazzo Caracciolo che
infestavano il regno di Napoli alcuni Ariani e Anabattisti, «i quali,
veduto che Galeazzo non aveva ancor raggiunto la piena cognizione delle
Scritture, non tralasciarono nulla per insinuargli i loro dogmi
falsissimi». Ma egli conversò quotidianamente coi discepoli del Valdes
«che in Napoli erano numerosissimi, e che nella cognizione della verità
cristiana non erano progrediti oltre l'intelligenza dell'articolo della
giustificazione e lo schivare alcuni abusi del papismo: per altro
usavano alle chiese, udivano messa, partecipavano alle consuete
idolatrie». Esso li seguì alcun tempo, e ciò l'avrebbe certamente
rovinato, come altri rovinò, i quali arrestati per motivo di religione,
mancando de' primarj fondamenti si ritrattarono, come avvenne al Caserta
ch'era stato il principale stromento della conversione del Caracciolo.
Allora furono proibiti varj libri che prima eransi stampati liberamente,
quali esso Benefizio di Cristo, il Sommario della Scrittura, opera di
Melantone; e nel largo davanti la porta dell'arcivescovado furono
bruciati, dopo una predica del domenicano Ambrogio de' Bagnoli. Il
Castaldo che lo racconta, assicura che dopo d'allora non s'intese che
alcun più li tenesse, e chi parlava della santa scrittura lo facea con
più modestia e sobrietà. Poi una nuova prammatica del 1545 sulla censura
de' libri, e la soppressione di alcune accademie fecero svanire lo
studio di quelle curiosità[30].
Al Caracciolo avvenne altrimenti, perchè, venuto in Germania per
gl'incarichi suoi, prese ad operare più intrepidamente che non i
Nicodemiti che avea lasciati in Italia, e principalmente gli giovò
Pietro Martire Vermiglio, che allora dettava in Argentina. Istrutto da
costoro, tornò a Napoli, ove ai seguaci del Valdes predicò l'obbligo
d'astenersi dall'idolatria, ma non gli diedero ascolto, non approvando
essi la dottrina che promette afflizioni, persecuzioni, perdita di beni
e di onori, abbandono della casa, della patria, della famiglia per
servir Dio[31].
Che cosa di lui seguisse il vedemmo: qui riferimmo tali rimproveri del
Balbani per indizio dello stato delle chiese eterodosse nel reame. E
anche il Vergerio dice che il Valdes lasciò «molti discepoli, uomini di
corte: che se una parte di essi è riuscita netta e calda, l'altra è
restata con alcune macchie, fredda e paurosa. Dio la scaldi e la faccia
monda».
Contro i triumviri della repubblica satanica (come Antonio Caracciolo
qualifica il Valdes, Pietro Martire ch'è dice Cacomartire e l'Ochino)
avventossi san Gaetano; andava o mandava ad ascoltarli, e non potendo
più dubitare de' lori errori, li denunziò al cardinale Teatino; rivelò
ai Napoletani la ipocrisia di costoro, che in veste d'agnelli aveano
contaminato la Campania, e le indegnità commesse nelle loro
conventicole, dove andavano mescolati uomini e donne; onde i capi
fuggirono. Forse era tra questi il marchese Gianbernardino Bonifazio
d'Oria, del quale raccontammo a p. 327 del volume II, e al quale a
Danzica sul Baltico fu posta una lapide che narrava qualmente _in medio
hispanicæ inquisitionis furore[32], agnita ex scriptis Melanchtonis
evangelii luce, paulo post exuli voluntario, ac primo Venetias, dein ob
irati pontificis insidias per Helvetiam in Germaniam et ad wormatiense
colloquium delato_, morì ottagenario nel 1597, _Bonifaciorum ultimus_.
Il biografo di san Gaetano racconta che questi «co' suoi ebbe grande
omaggio dai pii, e concorsero a San Paolo, chiesa de' Teatini,
innumerabil quantità de' principali nobili e del popolo, acciocchè quivi
ricevessero i sacramenti della penitenza e dell'eucaristia, e udissero
Gaetano e Giovanni Marinone che a vicenda predicavano sulle cose
celesti, senza pompa di parole ma con egregio profitto di virtù».
Non è però a credere che ogni seme dell'errore fosse divelto nel regno.
Già nominammo (vol. II, pag. 329) Francesco Romano che v'avea
partecipato, ed era fuggito da Napoli ove gl'inquisitori lo citavano: a
Roma presentossi al cardinale Teatino, denunziandogli gli eterodossi del
napoletano, fra cui persone qualificate: indi fece pubblica abjura a
Napoli e a Caserta.
Come la inquisizione spagnuola fosse respinta dai Napoletani[33] vedemmo
nel Discorso XXXII, ove d'altri miscredenti s'è parlato.
Il marzo 1564 a Napoli, in piazza del Mercato furono decapitati, poi
arsi i nobili Gianfrancesco d'Aloisio di Caserta, e Gianbernardino di
Gargàno di Aversa come luterani; e «spediti dal vicario dell'arcivescovo
editti ad altri di cattivo nome, i quali andamenti della corte tanto
temporale quanto spirituale posero la città quasi in rivolta, e così
stette molti dì e mesi»[34].
Fu allora che il vicerè Parafan de Ribera scrisse a re Filippo il 7
marzo 1564:
«Ho ricevuto la lettera che vostra maestà si degnò scrivermi di sua mano
il 24 gennajo, e la premura sua che le cose della religione vadano come
conviensi al servigio di nostro signore, è conveniente a sì gran
principe e sì gran cattolico qual è vostra maestà, e alle grazie che da
esso ha ricevuto. Io farò gli uffizj che vostra maestà comanda a Roma,
benchè molto non sia da profittarne. Il rimedio vero è l'attenzione che
vostra maestà adopera. In una lettera che vien per mano del segretario
Vargas, scrivo a vostra maestà come furono suppliziati nella piazza
pubblica di questa città un cavaliere e un gentiluomo per luterani. Un
d'essi è quel che fece il principal danno in questa terra tutta: e la
gente nobile e il popolo han mostrato gran contentezza, benchè mai non
abbiano veduto giustiziar nessuno per causa siffatta. Parvemi d'avvisar
vostra maestà di quel che, per sua confessione, s'intende d'alcuni
prelati di questo regno, acciocchè vostra maestà sia avvertito nelle
occasioni che possono presentarsi. Supplico la maestà vostra con tutto
l'interesse che posso, che, essendo pericoloso il trattare di ciò,
degnisi che nessuna persona ne sappia[35]. Guardi il Signore la real
persona vostra».
«Dalla deposizione di Giovanni Francesco di Aloysio, detto altrimenti
Caserta, si fan le seguenti confessioni.
«Dell'arcivescovo d'Otranto, dice che dal 1540 fin al 1547 quando furono
i tumulti a Napoli, parlò con esso molte volte, e dichiarò che teneva e
credeva la dottrina luterana, e si trovò presente quando con grandissima
veemenza e autorità, parlando con altri, discorreva, predicava e
insegnava la dottrina luterana; e in quel tempo a Napoli era tenuto dai
Luterani per un de' caporioni della setta. Deposero contro tal
confessione altre persone, e quando si cercasse di passar avanti
nell'esame della sua vita vi si troveriano cose più brutte: ma ci
vorrebbe espressa commissione di sua santità[36].
«Del vescovo di La Cava San Felice[37] dice il Caserta che nel 48 e 49
stando in Trento, avea avuto disputa con un altro del suo uffizio perchè
contraddiceva la giustificazione per la sola fede; la qual opinione egli
tenea per verissima: e che così per avere detto ciò, come per esser
discepolo d'altro luterano, esso lo ha tenuto per un della setta.
«Dal vescovo di Catania[38] dice che, poco prima dei tumulti di Napoli,
fu a visitarlo con un altro compagno suo luterano, e parlando delle cose
della Scrittura, dichiarò che teneva e credeva le opinioni luterane, e
mostrò possedere i Sermoni di frà Bernardino da Siena e il Benefizio di
Cristo, e altri scritti di man del Valdes eresiarca, dei quali lessero
alcune parti in sua presenza.
«Dice il Caserta del vescovo di Ana (?) coadjutore di Urbino che, quando
frà Marco di Tursi eresiarca stava in Sant'Agostino di Napoli, era molto
suo amico: e parlando con esso, alcune volte dissegli che teneva e
credeva il punto della giustificazione come lo teneva il Valdes, cioè
che l'uomo si giustifica per la sola fede, e che per le opere non merita
se non in quanto son come frutto della fede.
«Dell'arcivescovo di Sorrento[39] dice il Caserta avergli detto che
teneva le opinioni luterane e che quel cammino di Lutero era il vero, e
che lodò molto un libro che possedeva, intitolato Summario della
Scrittura, che se lo fece comprare.
«Del vescovo di Isola Fascitelli[40] dice che l'abate di Tursi gli disse
era delle medesime opinioni luterane.
«Del vescovo di Cajazo[41] gli disse Geronimo Scanapeco che avea le
stesse opinioni luterane.
«Del vescovo di Nola[42] che, prima che gli dessero l'uffizio presente,
teneva un libro luterano intitolato _Il Benefizio di Cristo_, e molto se
ne piaceva.
«Del vescovo di Civita di Penna[43] dice il Caserta avergli detto don
Apollonio Merenda eresiarca ch'era delle stesse sue opinioni, e credeva
e teneva quelle di Lutero.
«Del vescovo di Policastro[44] dice che, avendolo un giorno invitato per
esaminarlo sopra certa causa, gli mostrò una composizione che avea fatta
sopra il punto della giustificazione, nella quale si dichiarava e
insegnava conforme all'opinione del Valdes; e che udì da un Luterano,
ora morto, che, leggendo le epistole di san Paolo, aveva insegnato e
predicato della predestinazione quel che opinano i Luterani.
«Dell'arcivescovo di Reggio[45] dice il Caserta, e così il Gargano, che,
prima che gli si conferisse la presente dignità, stando nel suo
convento, lo visitarono essi ed altri Luterani, e che dichiarò teneva e
credeva le opinioni luterane, e che una volta nel sermone trattò della
giustificazione, e conchiuse si debba tener e credere al modo che
insegnava Martin Lutero; e che volendo un giorno uscir fuori, cavò le
pantofole che aveva in piede, e si pose le scarpe, dicendo: «Lasciatemi
prender la giustificazione de' miei piedi» e gli mostrò alcuni libri
luterani che possedeva».
In Calabria, oltre i Valdesi di cui discorremmo a pag. 329, dicesi
serpeggiasse il luteranesimo, e ne fossero presi molti monaci e alcuni
famigliari dell'arcivescovo di Reggio Agostino Gonzaga. Ma non ne venne
notizia al Governo che dalle fiere nimicizie tra i Monsolino e i Malgeri
di Reggio, scoppiate nel 1561 in vera guerra civile, ove i Monsolini
riusciti superiori, trucidarono i nemici. Gli uni rimbalzavano agli
altri la taccia di luterani, con tale ostinazione che il vicerè nel 1562
spedì in Calabria Pietro Antonio Pansa, uomo di inflessibile rigore, che
molti convinti d'eresia condannò al rogo. Contansi in essi quattro
cittadini di Reggio, undici di San Lorenzo, fra cui sette erano frati
cappuccini. A quelli che abjurarono fu dal Pansa ordinato portassero sul
petto e sulle spalle un panno giallo, attraversato da una croce rossa.
NOTE
[23] GREGORIO ROSSO, _Hist. delle cose di Napoli sotto l'imperio di
Carlo V_. Napoli 1635. L. 1, p. 133.
[24] Così Antonino Castaldo, che morì verso il 1560, e che spesso fu
copiato dal Giannone. Vedi _Raccolta de' più rinomati scrittori
dell'istoria generale del regno di Napoli_. Napoli 1769.
[25] Forse all'advento, perchè la quaresima vedemmo predicava a Venezia.
[26] _Storia delle eresie._ T. IV, 447.
[27] Ciò potrebbe provare che Giovanni fosse altro da Alfonso,
osteggiato dal Castiglione, che dice: «La malignità ancora, senza
parlare vi si vede dipinta nella pallidezza di quel volto pestilente».
[28] Il Giannone in tutto il ragionare degli eretici è inesattissimo.
Sponde, nella continuazione degli _Annali_ del Baronio, dice che il
Vermigli _Neapoli nactus nonnulla Erasmi, Zuinglii et Buceri scriptis,
et conversatione Joannis Valdesii j. p. hispani, ex Germania illuc
delati, atque lutheranesimo imbuti, corruptior factus, una cum ipso,
spiritu et conatu rem agens, clam cœtum quemdam tam virorum quam
fœminarum, primæ etiam nobilitatis collegerunt, quibus ipse
concionabatur_.
[29] CASTALDO, c. 5.
[30] Questo passo è copiato _ad literam_ dal Giannone, che invece di
_summario_ scrive _seminario_.
[31] In fatto il Valdes nel _Mercurio_, da un'anima pia fa dire che non
credeva necessarj i pellegrinaggi, pure lodava la buona intenzione con
cui alcuni vi si moveano: e che, mirando essa coi giubilei e le
indulgenze a procurar di seguire la dottrina di Cristo, se altri gliene
facesse rimprovero, rispondeva: «Fratelli, prendete il cammino che vi
par migliore, e a me lasciate pigliar quello che voglio, poichè non è
cattivo».
[32] L'inquisizione spagnuola non v'era a Napoli, come dicemmo.
L'epitafio fu pubblicato nel 1859 a Königsberg nel giornale _Neue
Preussiche Provinzialblätter_, tom. IV, pag. 215.
[33] Si ha manuscritto un _papel sobre poner la inquisicion en Napoles_,
ove a Carlo V si fa dire: «Amo meglio il regno senza inquisizione, che
l'inquisizione senza regno».
[34] SUMMONTE, _Storia di Napoli_. L. X, c. 4.
[35] La lista era scritta con tanta gelosia, che le persone non sono
indicate che per numeri, poi dichiarati in cedola a parte. Il documento
in spagnuolo fu prodotto dal sig. Edwardo Böhmer in calce alle
_Centodieci divine considerazioni di Giovanni Valdesse_. Alla di
Sassonia 1860.
[36] Il Bernino, appoggiandosi al manuscritto del Caracciolo, dice che
«in terra d'Otranto vi fu Ladislao, auditor del vescovo d'Otranto, e
l'istesso arcivescovo fu gravemente processato, e si disse che aveva
mandato Lodovico Manna a leggere alla sua chiesa d'Otranto
pubblicamente, e che avea commercio di lettere con Martino Bucer, e che
fu amico del Valdes, leggeva i suoi libri, e che tenne gran tempo in
casa il Giannetto, eretico marcio che se ne fuggì poi a Ginevra. A
questo arcivescovo impedì il cappello il cardinale Caraffa».
L'arcivescovo era Pietro Antonio da Capua, lodato dall'Ughelli per gran
dottrina, erudizione e probità; onorato assai nel Concilio di Trento,
ove spesso orò.
[37] Giovanni Tommaso Sanfelice, che al Concilio fu rimproverato dal
vescovo di Chironia, poi privato dell'uffizio di commissario, espulso
dal Concilio, e a Roma al tempo di papa Paolo incarcerato insieme col
cardinal Morone, come si disse nel Discorso XXVIII.
[38] Nicolò Maria Caracciolo; persona di grande autorità presso i papi e
i governanti.
[39] Giulio Pavesi bresciano, de' Predicatori, commissario del
Sant'Uffizio.
[40] Onorato Fascitello d'Isernia, cassinese, lodato per letteratura dal
Casa, dal Bembo, dal Flaminio. Fu al Concilio di Trento.
[41] Fabio Mirto.
[42] Antonio Scarampi piemontese, de' conti di Cannella. Fu al Concilio.
[43] Giacomo Guidi, nobile di Volterra, scolaro di Francesco
Guicciardini. Fu pure al Concilio.
[44] Nicola Francesco Missanelli. Contro di lui nel 1567 fu pronunziata
sentenza, qualmente fosse caduto in sospetto perchè molti eretici
adoperavansi palesemente nella sua diocesi, onde venne sospeso per dieci
anni, togliendogli metà della prebenda.
[45] Gaspare Fossa calabrese, de' Minimi, inaugurò con un suo sermone il
Concilio di Trento nel 1562, e vi era molto ascoltato.
DISCORSO XLI.
ERETICI IN LOMBARDIA.
Nella città dove lo spirito guelfo fu lungamente alimentato dalle
nimicizie contro gl'imperatori; dove nell'età moderna questa medesima
avversione si espresse colla predilezione mostrata al principio
religioso nazionale, fino a sorgervi gli antesignani del partito
neo-guelfo, è notevole come spesso siasi pronunziata la antipatia al
primato romano, e dietro ad essa lo spirito acattolico. Il ricordo di
tempi quando Milano fu città non seconda che a Roma vi dovette
contribuire non meno che la pinguedine del territorio e l'indole degli
intelletti; e così il trovarsi essa abbondevole di ricchezze, e un de'
principali centri della politica italiana. L'importanza ch'ebbe nel IV
secolo sant'Ambrogio e l'esser rimasti capi di un rito particolare
pareva attribuire ai successori di quello un'autorità e una
rappresentanza eccezionale, viepiù da che divennero anche capi del
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Çirattagı - Gli eretici d'Italia, vol. III - 04
- Büleklär
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- Gli eretici d'Italia, vol. III - 15Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4294Unikal süzlärneñ gomumi sanı 194234.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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- Gli eretici d'Italia, vol. III - 24Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4351Unikal süzlärneñ gomumi sanı 191234.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 25Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4326Unikal süzlärneñ gomumi sanı 192933.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 26Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4338Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189334.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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- Gli eretici d'Italia, vol. III - 28Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4385Unikal süzlärneñ gomumi sanı 190834.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 29Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4241Unikal süzlärneñ gomumi sanı 203634.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 30Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4217Unikal süzlärneñ gomumi sanı 189935.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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- Gli eretici d'Italia, vol. III - 33Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4393Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186435.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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- Gli eretici d'Italia, vol. III - 35Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4182Unikal süzlärneñ gomumi sanı 200828.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.39.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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- Gli eretici d'Italia, vol. III - 39Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4292Unikal süzlärneñ gomumi sanı 208531.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 40Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4264Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196834.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 41Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4314Unikal süzlärneñ gomumi sanı 192132.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 42Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4323Unikal süzlärneñ gomumi sanı 191333.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 43Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4218Unikal süzlärneñ gomumi sanı 199630.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 44Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4261Unikal süzlärneñ gomumi sanı 173631.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 45Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4301Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196133.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 46Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4235Unikal süzlärneñ gomumi sanı 199830.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 47Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4299Unikal süzlärneñ gomumi sanı 205430.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 48Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4191Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198830.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 49Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4289Unikal süzlärneñ gomumi sanı 193933.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 50Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4291Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196733.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 51Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4291Unikal süzlärneñ gomumi sanı 193132.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 52Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4168Unikal süzlärneñ gomumi sanı 176838.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.60.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 53Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4371Unikal süzlärneñ gomumi sanı 197035.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 54Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4105Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186030.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 55Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4367Unikal süzlärneñ gomumi sanı 182733.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 56Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4112Unikal süzlärneñ gomumi sanı 195033.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 57Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4108Unikal süzlärneñ gomumi sanı 169135.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.58.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 58Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4152Unikal süzlärneñ gomumi sanı 146633.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 59Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4180Unikal süzlärneñ gomumi sanı 156533.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 60Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4233Unikal süzlärneñ gomumi sanı 184933.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 61Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4254Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196031.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 62Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4256Unikal süzlärneñ gomumi sanı 185830.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 63Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4363Unikal süzlärneñ gomumi sanı 176634.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 64Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4318Unikal süzlärneñ gomumi sanı 185035.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 65Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4310Unikal süzlärneñ gomumi sanı 188935.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 66Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4244Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186734.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 67Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4310Unikal süzlärneñ gomumi sanı 191333.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 68Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4224Unikal süzlärneñ gomumi sanı 190332.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 69Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4289Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186932.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 70Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4295Unikal süzlärneñ gomumi sanı 196031.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 71Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4304Unikal süzlärneñ gomumi sanı 185531.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 72Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4317Unikal süzlärneñ gomumi sanı 194930.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.49.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 73Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4247Unikal süzlärneñ gomumi sanı 190733.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 74Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4229Unikal süzlärneñ gomumi sanı 192330.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 75Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4299Unikal süzlärneñ gomumi sanı 184930.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 76Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4382Unikal süzlärneñ gomumi sanı 181231.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 77Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4213Unikal süzlärneñ gomumi sanı 180223.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.32.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.37.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 78Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4163Unikal süzlärneñ gomumi sanı 198629.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 79Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4309Unikal süzlärneñ gomumi sanı 186831.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.45.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 80Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4149Unikal süzlärneñ gomumi sanı 183934.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 81Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4109Unikal süzlärneñ gomumi sanı 200230.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.44.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.50.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 82Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4441Unikal süzlärneñ gomumi sanı 159639.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 83Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4098Unikal süzlärneñ gomumi sanı 194433.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 84Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4118Unikal süzlärneñ gomumi sanı 202130.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.41.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.48.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 85Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4192Unikal süzlärneñ gomumi sanı 190134.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 86Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 3172Unikal süzlärneñ gomumi sanı 141933.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.47.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 87Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 2726Unikal süzlärneñ gomumi sanı 104427.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.38.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.43.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Gli eretici d'Italia, vol. III - 88Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 66Unikal süzlärneñ gomumi sanı 6033.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.46.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.