Gli eretici d'Italia, vol. II - 21

Süzlärneñ gomumi sanı 4242
Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1783
31.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
42.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
48.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
secondo il tempo, benchè più volte dicessi senza pensamento,
quasi con ognuno con cui occorreva, ch'io avrei desiderato che
quelle tre parole _vita, dulcedo et spes nostra_ avessero detto
_vitæ dulcedinis et spei nostræ_, congiungendosi a quelle
_mater misericordiæ_, perchè si sariano potuti intender quegli
attribuiti a Cristo, il quale propriamente è _vita, dulcedo et
spes nostra_, secondo dicono infiniti luoghi della Scrittura,
del quale Cristo ella è madre. Ma ancora in questo non pigliava
scrupolo perchè sapeva che, per partecipazione, si possa dire
quelle parole non solo della Madonna, la quale è madre di Dio
piena di grazie, e sempre vergine gloriosissima, ma ancor degli
altri Santi, come diceva il Salvator nostro di sè stesso, _Ego
sum lux mundi_, e poi diceva agli apostoli _Vos estis lux
mundi_, ma ad un altro modo più misterioso, e per sola
partecipazione, non per proprietà nè per natura.
E però ho detto la _Salve Regina_ come la sta, e l'ho fatta dir
e cantare in tutte le mie chiese secondo il consueto, e quando
mi son trovato presente sono sempre stato inginocchiato mentre
si cantava: e questo l'ho fatto in Germania quando mi è occorso
trovarmi presente, e la cosa sta così in fatto, sebben forse
quelle mie parole possono aver messo dubbio di me nell'animo
d'alcuno, come fece ancora nell'animo di don Lorenzo Davitico,
al qual ragionando dissi puramente: A me piace s'abbia ricorso
ai Santi, ma sento non so che maggior contento quando ricorro a
Cristo, e a lui effondo il cuor mio. Esso mi respinse questo;
dopo venne un giorno a chiedermi perdono inginocchiato, che non
poteva dir messa se non gli perdonavo, come feci, perchè mi
aveva calunniato contro la verità, stimolato dal disonore che
gli era stato fatto da me e da miei ministri, che fu pei suoi
mali portamenti, de' quali consta in processo. Ma perchè ho in
devozione particolare la Madonna, andai una volta a Santa Maria
di Loreto, e vi portai un voto d'argento, fatto per l'infermità
d'un mio fratello: e dopo in verità io ho fatto voto d'andarvi
molti anni fa, e anche a Santa Maria della Quercia, a celebrare
in ambedue i luoghi, e non ho mai voluto far commutare il voto,
perchè, piacendo a Dio, voglio adempirlo, e così la prego di
cuore voglia intercedere per me appresso il Figliuol suo
acciocchè sia libero presto da questo travaglio, se così è la
volontà di Dio ed il bene dell'anima mia.
Ho ancora ragionato della concezione della Vergine, e ho tenuto
l'opinione dei frati di san Domenico, e spesse volte ho detto
che l'affezione umana vuol dar degli onori alla Madonna,
ch'essa non vorrebbe per l'onore del Figliuol suo, ch'è stato
ancora creator suo, com'è questo della concezione: il che può
aver partorito qualche scandalo presso qualcuno; perchè
tenevano il contrario, avendo forse creduto ch'io sia manco
devoto che non sono d'essa Vergine.
Mi sono ancora ricordato d'aver detto che mi pareva che
l'epistola e l'evangelo che si leggono nella festa
dell'Assunzione non fossero al proposito, perchè una era della
divina Sapienza, l'altro era della Maddalena: ma monsignor
sacrista mi disse un giorno che si potevano applicar bene
_etiam_ a questa festa, _et tunc_ rimasi contento.
Posso aver detto qualc'altra cosa, come si dice, _inter pocula
et ratione disputandi et colloquendi_, delle quali non ho
memoria alcuna, ma quando avessi, voglio averla per non detta,
perchè sarà stata senza mala radice: ma o per l'ignoranza, o
per far dire altri, o per contenzioni dopo desinare e
intertenimento come si suole fare, e in _multiloquio non deest
peccatum_.
Potria anco aver dato sospetto di me la conversazione con
alcuni, i quali dopo si sono scoperti di mala mente nella
religione; ma sebben son stato in ciò inconsiderato, tutti
quelli però con cui ho praticato mai hanno tocco con me alcun
articolo di fede nè di Santi Sacramenti, nè cosa essenziale che
mi ricordi, altro che quella della giustificazione, come ho
detto di sopra. E perchè mi credo che nè anco in questo di che
ho detto nè loro nè io eravamo d'accordo, perchè, se alcuni di
loro hanno veduto che non bisognino nè opere nè sacramenti alla
salute nostra, hanno creduto tutto il contrario di quel che ho
creduto e credo io. Ed alcune volte quando udiva dire come di
un ms. Apollonio cappellano del reverendissimo Polo, che fu
prigione nell'Inquisizione, che negavano li Sacramenti, mi
stupiva, e spesse volte diceva, La sua giustificazione e la mia
non è medesima, perchè hanno diverse conseguenze: essi negavano
li Sacramenti e le opere: io non potrei vivere senza l'uno e
l'altro, se ben sono peccatore. E quando m'avvidi che la cosa
andava a questo modo, cominciai a troncar le pratiche e da
molti anni in qua non voleva più simili persone per casa, se
non sforzato come persona pubblica a dar udienza comune a
tutti.
Ritenni solo in casa un ms. Marcantonio Villamarina, gentiluomo
napoletano, perchè a mia persuasione aveva abjurato in mano del
reverendissimo Carpi, e mi vergognava mandarlo via essendosi
partito dal male e venuto al bene, quantunque desiderava assai
ne andasse di sua posta.
Del mastro di casa don Domenico Morando non credeva male
alcuno; anzi essendo stato qualche anno mio agente a Novara, e
scrivendogli spesso che facesse avvertire alle eresie, sempre
mi rispondeva che si faceva il debito, perchè vi era un
inquisitore di san Domenico, ch'io manteneva a mie spese, come
è notorio: ma perchè esso don Domenico è nelle mani
dell'Inquisizione, potrà far fede del vero se vorrà, e dar
conto come dal canto mio è stato governato quel vescovado di
Novara dopo ch'è in man mia, benchè si potrà intendere ancora
per altra via.
Ma perchè si veda ancor meglio qual sia stato l'animo mio per
l'estirpazione delle eresie ch'erano in Modena, alla qual cosa
io non avea possuto attendere per non essere dotto e per non
aver potuto fare la residenza, e perchè tra il duca di Ferrara
e me, mentre ero Legato in Bologna, erano state molte
controversie d'importanza per causa de' confini ed altro, nelle
quali si erano ammazzati notari pubblici e soldati ed altri
com'è notorio, ed io non poteva mai sperare aver braccio
secolare favorevole, resignai il vescovado in mani di papa
Giulio III in favor del maestro di Sacro Palazzo, il quale
essendo dell'Ordine di san Domenico, dotto in teologia, potesse
con assiduità e destrezza e col divino ajuto ridur quelle anime
smarrite, come intendo che s'è affaticato a farlo: il che feci
tanto più volentieri, quanto che conosceva ch'io ero stato
negligente a farlo, se ben aveva l'intendimento. Ed esso
vescovo sa quanto di ciò lo pregai e caricai, dandogli ancora
ricordo che bisognava che sua signoria con la buona dottrina e
con l'assiduità e pazienza e con ogni amorevolezza e carità
cercasse ridur quelli cervelli gagliardi, perchè erano molto
ostinati, e si persuadevano sapere molto, ed erano stipati di
molta parentela ed amicizie e favori nella Corte del duca di
Ferrara; e nominai quelli di ch'io sospettava, ch'erano quelli
dell'Accademia. Ed oltre quelli gli nominai il proposto
Bonifacio Valentino, del quale non voglio parlare, perchè esso
in ogni tempo ha sempre fatto professione di volermi male e
farmi dispiacere.
Mandai una volta in Modena un predicatore chiamato Pergola, di
san Francesco, che aveva predicato qui l'anno avanti in San
Lorenzo in Damaso con buon nome, e l'ebbi per mezzo del
reverendissimo Carpi lor protettore. E quando fu verso Pasqua,
mi fu scritto dal vicario che questo Padre era molto sospetto,
avendo detto delle cose assai che non stavano bene. Io ebbi
mezzo di farlo venire a Bologna, e messolo in mano di un frate
Lodovico Beccatello, allora inquisitore a Bologna, furono
pigliati tutti i capi ch'esso aveva predicato, e fatto lo esame
e la dichiarazione, d'accordo con esso inquisitore lo rimandai
a Modena, e volsi che in due o tre prediche si dichiarasse e
ritrattasse di punto per punto, come aveva ordinato
l'inquisitore, e feci che il notaro stesse presente alla
ritrattazione, e ne fu rogato. Questo Padre fu poi castigato
dalli suoi, ch'altro non ho saputo. Credo che questi atti siano
tra le mie carte: almeno erano altre volte.
Ritornerò ancora alla conversazione de' sospetti. Ebbi amicizia
col vescovo di Bergamo Soranzo, la qual amicizia fu fino da
Padova nel 1514[172] quando andai per studiare, e lo sa il
reverendissimo di Carpi, il quale esso ancora in quel tempo era
a studio. Dopo la rinnovai qui, ch'esso era camerario del papa:
poi fu fatto vescovo. Mi meravigliai assai che faceva molto del
riformato, e sempre parlava di Gesù Cristo: all'ultimo si
cominciò a scoprire ch'egli era luterano, e fu chiamato a Roma
e posto in Castello. Venne una volta a visitar me, e voleva che
fosse lecito alli preti pigliar moglie, e diceva che il
cardinale Sfondrato n'avea tollerato uno. Io gli contraddicevo,
e non poteva patirlo: ma dopo, per quanto intendo, si ritrattò
di questo e di altri articoli e fu liberato, nè io ho avuto più
commercio con lui.
Ho ancora avuto amicizia della marchesa di Pescara, la quale a
Napoli, quando fui eletto vescovo di Modena, mi donò due
rochetti e un breviario, e fu nel 1529. Suo marito il marchese
era stato la rovina di mio padre a Milano[173]: nondimeno
andavo a visitarla qualche volta nella chiesa di Sant'Anna: da'
suoi ragionamenti conosceva ch'ella avea avuto amicizia con frà
Bernardino da Siena, e dubito ch'avesse anco avute delle sue
opinioni: meco però non si scopriva, e la maggior parte delli
suoi ragionamenti erano di cose di Stato, delle quali faceva
professione grande, o del reverendissimo Polo, dal quale mi
disse una volta ch'aveva ricevuto la salute sua, perchè l'avea
fermata e ritirata di molte vane fantasie. Lei praticava
qualche volta il reverendissimo Sadoleto e Bembo ancora, ma
l'animo suo era tutto nel reverendissimo Polo, come mostrò
lasciandogli una parte del suo per testamento.
Ho avuto amicizia con l'arcivescovo d'Otranto, il quale fu
sospetto, e perchè l'istoria sua è nota, non m'affatico a
scriverla. Ma dirò ben questo con verità, ch'io più volte
cercai di rimuovere don Giovanni de Manriquez da quella istanza
ch'egli faceva che fosse fatto cardinale dopo che fu purgato, e
anco domandato io da papa Giulio in coscienza mia quel che
avrei detto nel voto mio se l'avesse voluto far cardinale, gli
risposi: «Padre santo, io ho esortato più volte davvero
l'arcivescovo, se aveva avuto qualche mala opinione, volesse
pentirsene, e dirlo a vostra santità: esso a me sempre ha
negato non aver avuto mala opinione: nondimeno alcuni di questi
signori reverendissimi dell'Inquisizione mi hanno detto
ch'hanno di malissime cose contro di lui, vostra santità le
debbe saper tutte: se le son vere, ella se ne chiarisca, e dica
liberamente a don Giovanni che non lo vuol fare, e non lo
faccia; se ancora non son vere, quantunque io potessi
desiderare che vostra santità compiacesse al signor don
Giovanni che se ne piglia per punto d'onore, e per affronto, e
ne tiene inimicizia col cardinale di Carpi, nondimeno io non
darò mai altro voto in favor suo, se non che me ne rimetterò
alla coscienza di vostra santità ch'è papa».
D'esso arcivescovo non so altro se non quel che si diceva
pubblicamente esser articolato contro di lui, ed egli mi
ragionava come ho detto sopra, ed io l'esortai più volte a
scoprire a nostra santità ingenuamente se aveva qualche
opinione mala, ed esso mi rispondeva come ho già detto. Di che
lascio che la verità stia al suo luogo. So ben che egli avea
letti libri luterani, ma mi disse avea licenza, ed anco avea
letto, per quanto intesi, gli scritti del Valdesio, ed era
stato molto suo amico.
Queste son le cose ch'io sin qui, pensando e ripensando tanto
che, con l'afflizione nella quale mi ritrovo, ho quasi perso in
tutto il sonno, ho potuto ricordarmi d'aver fatte o dette, che
m'abbino ridotto in queste calamità. Ma perchè nel principio ho
detto ch'io son figliuol di questa romana Chiesa e servo di
nostro signore, replico di nuovo che voglio perseverare col
divino ajuto in questo, e perciò sottometto me ed ogni azione
mia ed opinione al retto e santo giudizio di sua santità,
offerendomi paratissimo ad ogni obbedienza ch'a sua santità
piacerà: e se più mi ricorderò o mi sarà ricordato, lo dirò
sinceramente, perchè queste sono cose vecchie di molti anni,
dalle quali ove sono sospette io spontaneamente mi era partito.
Supplico bene umilmente sua santità voglia usare animo paterno
verso di me, e benigna misericordia in tutto ch'ella giudicherà
ch'io n'abbia bisogno, e conformandosi a Quel del quale sua
santità è vicario, il quale è insieme giudice e avvocato de'
peccatori, voglia anche esser mio piuttosto avvocato appresso
se stessa, che giudice, e pigliar il patrocinio mio
paternamente, e cavarmi di tanta afflizione e miseria, nella
qual mi ritrovo.
In Castello, ai 18 di giugno 1557.
Io Giovanni cardinal Morone ho scritto e sottoscritto di mano propria.

Eppure a lungo durò ancora in carcere. Perocchè, sebbene Paolo IV
offrisse liberarlo «per benignità d'animo, e quand'anche gli trovasse
alcuno degli _errori che oggidì possono dirsi comuni_», il Morone volle
che della sua innocenza constasse, e rimase in Castello quanto visse
quel papa. Alla costui morte nel 1559 ottenne d'intervenire al conclave,
e vi fu dichiarato innocente, annullando il processo e assolvendo anche
il Sanfelice: sentenza confermata con questa di Pio IV, che fu letta dal
secretario Gallio:
In nomine sanctæ et individuæ Trinitatis Patris et Filii et
Spiritus Sancti. Pius Papa IIII. Inter cæteras pastoralis curæ
sollicitudines nobis jugiter imminentes, illa est præcipua, ut
ad Dei gloriam et augmentum ejus fidei negocium Sanctæ
Inquisitionis cum omni ea (ut decet), justitia et puritate
peragatur, ut scilicet contra tanti criminis reos id agatur,
quod contagiosa ipsius enormitas agendum requirit, et e contra,
is discretionis ordo in procedendo servetur, ne bonorum
innocentia insidiis pateat malignantium, et sub pietatis specie
graventur innoxii, et ne quod per circumspectam sedis
apostolicæ vigilantiam ad exterminationem hæreticæ pravitatis
salubriter est provisum, per malitiosam calumniantium
iniquitatem cedat infidelium detrimentum, et scandalum
universum. Sane dudum tempore pontificatus Pauli papæ IIII,
prædecessoris nostri sanctæ memoriæ, causa licet nulliter et
injuste mota inter procuratorem nostrum, tunc suum fiscalem, et
officium sanctæ Inquisitionis actores ex una, et dilectum
filium nostrum Joannem, tituli Sanctæ Mariæ Trans Tyberim,
ejusdem Sanctæ Romanæ Ecclesiæ presbiterum, cardinalem Moronum
vulgariter nuncupalum parte ex altera, de et super eo, quod
prætendebatur eundem Joannem cardinalem in non nullis articulis
pro parte fisci et officii prædicti productis, male et aliter
quam Sancta Romana et Catholica Ecclesia teneat, sensisse,
rebusque aliis latius in actis causæ et causarum hujusmodi
deductis; Nos, post nostram ad summi pontificatus apicem divina
favente clementia assumptionem, causa præfata adhuc indecisa
pendente reassumpta, eam dilectis filiis Jacobo, tituli Sanctæ
Mariæ in via de Puteo, vulgariter nuncupato I. V. D. et
Michaeli, tituli Sanctæ Mariæ supra Minervam Alexandrino summo
inquisitori, sacræ theologiæ magistro, sanctæ Romanæ Ecclesiæ
presbyteris cardinalibus ambobus in officio sanctæ
Inquisitionis, et a prædecessore nostro inter alios judicibus,
et in hac causa a nobis specialiter deputatis, quoad ejus
merita cognoscendam, et nobis referendam commisimus. Qui
quidem, visis et mature discussis omnibus pro parte fisci seu
officii præfati, deductis et ex adverso exceptionibus quoque et
juribus pro parte Joannis cardinalis productis et probatis,
nobis statum totius causæ retulerunt, conformem innocentiæ
præfati Joannis cardinalis.
Nos igitur, hac causa inter procuratorem seu officium prædictos
ex una, et dilectum filium Joannem præfatum parte ex altera,
coram nobis et de mandato nostro coram præfatis cardinalibus
sic pendente, habita prius relatione præfata, et de meritis
totius causæ etiam alias ad plenum informati, Domini Nostri
Jesu Christi nomine invocato, per hanc nostram deffinitivam
sententiam, quam in supremo justitiæ throno pro tribunali
sedentes, et solum Deum præ oculis habentes, de illorum et
aliorum sacræ paginæ, et jurisperitorum consilio ferimus in his
scriptis pronunciamus, sententiamus, et diffinimus, capturam et
carcerationem dicti Joannis, alias tempore pontificatus Pauli
prædicti, et forsan de ejus mandato, nullis pœnitus ad id
legitimis indiciis præcedentibus factam. Necnon Inquisitionem
contra eum formatam, et totum processum contra ipsum Joannem
cardinalem factum, præsertim ex defectu formæ in capitulis
conclavis ejusdem Pauli contra hujusmodi cardinalem necessariæ,
non servatæ, nulliter et de facto, ac inique et injuste
processisse, prout etiam sicut de facto processerunt,
annullamus et irritamus, nulliusque momenti fuisse decernimus.
Et nihilominus dicimus et, judicamus etiam ex tali processu
ipsum Joannem cardinalem nequaquam fuisse aut esse de hæresi,
aut quibus suis delictis et criminibus hæresim et hæreticam
pravitatem seu ejus suspitionem quomodolibet concernentibus
culpabilem, couvictum, aut confessum, aut deprehensum, aut
aliquo modo suspectum, aut etiam legitime diffamatum, sed in
omnibus iis, quæ contra eum pro parte fisci et officij præfati
(ut præfertur) prætendebantur, innocentissimum, et nedum culpa,
sed omni prorsus suspitione carentem.
Quinimo ex deductis pro parte ipsius Joannis cardinalis
constare dicimus et judicamus, ipsum tam in illis articulis,
quam in omnibus aliis sanctam Christi fidem, et christianam
religionem concernentibus, bene, sancte, catholice, ac secundum
sanctæ romanæ Ecclesiæ et sanctorum Patrum traditiones omni
tempore sensisse et tenuisse, et ita non solum verbis, sed
etiam operibus ubique semper testatum esse, et pro tali ab
omnibus probis et catholicis viris semper habitum, et reputatum
fuisse ubique locorum.
Idcirco illum ab omnibus et singulis contra eum, ut præfertur,
pro parte fisci seu officii sanctæ Inquisitionis prætensis
imputationibus, et a quibusvis aliis in processu fisci
contentis allegatis et positis, tamquam innocentem et
innocentissimum, omnique prætensæ hæresis culpa, macula et
suspitione carentem absolvendum et liberandum fore et esse,
prout absolvimus et liberamus, proque absoluto et liberato
haberi volumus et mandamus. Carcerationem quoque,
inquisitionem, et processum præfatos, aliasque vexationes,
præmissorum occasione, ipsi Joanni cardinali factas, illatas et
præstitas fuisse et esse temerarias, iniquas, illicitas, et
injustas, ac de facto et perperam factas et præsumptas, et
nullam, propter præmissa, existimationis notam, etiam minimam,
ullo modo incurrisse decernimus; ac de et super illis omnibus
et singulis præmissis procuratori fiscali et officio præfatis
perpetuum silentium imponendum esse et imponimus; et ita
dicimus, absolvimus, liberamus, declaramus, et sententiamus
omni meliori modo etc.

Il pontefice compensò il Moroni col metterlo presidente al Concilio di
Trento; dal quale tornato e riposto vescovo di Modena, v'introdusse i
Cappuccini, oltre i Gesuiti, fondò il seminario e il pio luogo
Bernardino per l'educazione dei giovinetti: celebrò tre sinodi
diocesani, e impetrò il perdono per molti Modenesi, affetti o sospetti
d'eresia, onde toglier l'occasione di perseguitarli.
Il Morone era amicissimo del rigido Carlo Borromeo, e con lui
insistette, nel 1561, perchè Paolo Manuzio trasportasse la sua stamperia
in Campidoglio _in ædibus populi romani_. Poco mancò fosse eletto papa
dopo Pio IV nel 1566, quando invece sortì il cardinale Alessandrino, dal
quale era stato processato[174]. In quell'occasione si racconta che esso
cardinale Alessandrino, sollecitato del suo voto pel Morone, disse voler
prima celebrare la messa, poi darebbe la risposta. E la risposta fu,
che, per coscienza non potea farlo, atteso le accuse dategli sotto Paolo
III. Aggiungesi che due del Castellaccio presso Alessandria denunziarono
aver avuto larghe promesse dal Morone perchè uccidessero Pio V. Questi
chiamò il Morone, senza dirgliene nulla, e in presenza di esso fe
comparire i due, i quali confessarono avere finto per isperanza di un
premio.
Il Morone poi morì a Roma il 1580; ed una sua vita per Giovanni Giorgio
Frickio professore a Ulma è inserita nel tomo XII delle _Amœnitates
literariæ_ dello Schœlhorn, con gran pompa delle imputategli eresie.
Di simil passo andò la cosa con Egidio Foscarari, domenicano bolognese
dotto quanto pio, e che divenuto vescovo di Modena, profondeva ai poveri
non solo la rendita, di non più di mille ducati, ma quanto avea di suo o
raccoglieva da altri. I padri Quetif ed Ecard, negli Scrittori
dell'Ordine de' predicatori, narrano come _Petri sedem ascendit Paulus
IV, capularis senex et effœtæ jam ætatis, asperioribus paulo moribus et
senili morositate suspicionibus obnoxius, qui astu delusus et
circumventus æmulorum occulto, fidei postulatos apud se Joannem card.
Moronum, inculpatæ vitæ pectorisque magnanimi virum, ætate meritisque
gravem..... et Egidium nostrum, zelo præcipiti comprehendi, inque molem
Hadrianam_ XXI _januarii_ MDLVIII _detrudi jussit_.
Le accuse contro il Foscarari eran meno dirette, e gli autori di lettere
anonime o di denunzie vaghe o non osarono manifestarsi o non sostenerle,
talchè al 18 agosto 1558 fu rilasciato, dando sicurtà di comparire ogni
volta che fosse richiesto. Succeduto Pio IV, fu dichiarato innocente con
sentenza siffatta:
«Noi Michele Ghislieri, per la divina misericordia detto il cardinale
Alessandrino della santa romana Chiesa, sotto il titolo di Santa Maria
nella Minerva, e deputato generale inquisitore della santa ed apostolica
Sede contro alla eretica pravitade, e in tutta la cristiana repubblica,
narriamo, come, nell'anno MDLVIIII, e alli XXj gennaio, di commissione
della felice memoria di papa Paolo III _vivæ vocis oraculo_, a noi
allora fatto, il reverendo padre Egidio vescovo di Modena fu incarcerato
nel palazzo della santa inquisizione, senza alcun indizio, nè per il
passato, nè per il presente a noi manifesto. Laonde poi alli XVIIj
d'agosto del medesimo anno prossimo passato, di commissione ed ordine
nostro fu liberato, con sicurtade però di presentarsi in modo e forma,
come nelli atti del nostro notajo, ovvero dell'ufficio della santa
inquisizione; e così dichiariamo non aver ritrovato il detto
reverendissimo padre Egidio esser stato, nè esser al presente colpabile,
reo, o sospetto di eresia, o di qualsivoglia delitto o peccato,
risguardevole a detta eresia o eretica pravitade: anzi, se alcune
accusazioni furono fatte contro il detto reverendissimo padre Egidio
alla felice memoria di papa Paolo III, o all'ufficio della santa
inquisizione, giudichiamo, e sentiamo esser divenute da persone improbe,
false e malvagie, alle quali non si debba per alcun modo prestar fede. E
perciò tanto di nostra autorità, quanto di commissione di nostro signor
papa Pio III sopra a ciò, _vivæ vocis oraculo_ a noi fatto, per le
presenti nostre lettere dichiariamo lo stesso reverendo padre Egidio
esser stato provato e ritrovato non solamente incolpevole, ma ancor di
tutte le cose di che fu accusato innocentissimo. Per il che giudichiamo
doversi da ogni qualunque fedele cristiano tener nel medesimo stato,
grado, onore e dignitade, in che prima d'esser prigionato, si ritrovava,
nè perciò esser incorso in alcuna imminuzione del suo onore o fama, e il
predetto reverendissimo padre Egidio vescovo di Modena, dover essere
accettato dal suo clero e popolo devotamente col debito onore e
reverenza, come legittimo e cattolico vescovo e pastore delle anime; e
in tutto e per tutto umilmente accettare e obbedire alli suoi salutiferi
precetti e commissioni, come se mai non fosse stato ritenuto o
prigionato; e così parimente la sicurtade di presentarsi, o di stare a
ragione (come nelli nostri atti) data, quella stessa annulliamo,
cassiamo, vogliamo, e comandiamo esser tenuta nulla e cassa, e mai per
l'avvenire doversi fastidire: e così sentenziamo, e dichiariamo mai più
da tempo alcuno potersi molestare. Dove abbiamo commesso siano fatte le
presenti lettere declaratorie, acciocchè mai da tempo alcuno non possi
nascere sospizione della sua dottrina, o della integritade della sua
vita.
«Data in Roma nel nostro sacro e apostolico palazzo al primo gennajo
dell'anno MDLX, e nel primo del pontificato del santissimo nostro signor
papa Pio IV».
Allora egli tornò al suo vescovado di Modena, accolto festosamente, e vi
eresse il Collegio delle putte del vescovo, e fabbricò parte del
vescovado: presto dovette recarsi al Concilio, dopo il quale fu chiamato
a Roma a compilare il catechismo con frà Leonardo Marini arcivescovo di
Lanciano e frà Francesco Forrero portoghese, coi quali riformò il
messale, il breviario. Colà s'addormentò nel Signore, di cinquantadue
anni nel 1564[175].

NOTE
[124] Così il Minturno scrive al Gesualdo nel 1534.
[125] _Non tam exemplis rationibusque actum est, quam conviciis ac
maledictis: nec christiana pietate sed canina facundia.... Nec jurgiis
modum sed, quod dictu nefas est, jocis et scommatis libros referserunt.
Quin vero qui veritatis indagandæ studio scribunt, mites modestosque
semetipsos exibeant, Christi exemplo, qui cum esset veritas, in se ipso
quoque mansuetudinem prædicavit, tantumque abfuit ut ultro maledixerit,
ut etiam, quod Petrus ait, maledicenti non minaretur._
[126] Ulrico Valenio, che primo impugnò la venuta di san Pietro a Roma,
fu confutato anche da eterodossi: Guglielmo Cave, l'Ammondo, il Grozio,
il Pearson, il Blondel, Chamier, Patricio Giunio, Baldassare Babelio,
Tommaso Ittigio, Giovanni Clerc, Samuele Basnage, Newton, Giuseppe
Scaligero, Giovanni Pappio, ecc.
Le opere del Cortese furono raccolte dal marchese G. B. Cortese, e
stampate dal Comino a Padova il 1774, in due tomi, col titolo GREGORII
CORTESII _monachi casinatis S. R. E. cardinalis omnia quæ huc usque
colligi potuerunt, sive ab eo scriptæ, sive ad illum spectantia_. Oltre
i versi e una elegante descrizione del sacco di Genova nel 1522, vi sono
le sue lettere italiane, scritte la più parte al Contarini, le latine,
dove fin il Bembo trovava che non si direbbero d'un frate, «nella qual
cosa egli merita in tanto maggior lode, che _delet maculam jam per tot
sæcula inustam illi hominum generi_ di non sapere scrivere
elegantemente»: un'edizione del Testamento Nuovo, confrontato agli
esemplari greci.
[127] _Ep._ del 1537, vol. I, 749, 758.
[128] _Ep._ 9 del l. XV.
[129] Scrive a Giovanni Francesco Bini il 20 agosto 1535:
.... «Mi par che voi pensiate e stimiate ch'io mi sia sdegnato per conto
delle censure. Io non sarei cristiano se così fosse, e sarei molto
insolente se volessi tôrre la libertà a chiunque sia di dire e scrivere
come gli venisse voglia. Le censure non mi son dispiaciute, e chiunque
scriverà contra di me per dimostrarmi la mia ignoranza, non mi
offenderà..... Ma quella proibizione de' libri mi è doluta fin a morte,
fatta così nominatim et in specie e incivilmente...... Ne è stato tanto
che dire a Lione, in Avignone, ed in tutte le parti circonvicine, che in
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  • Büleklär
  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 01
    Süzlärneñ gomumi sanı 4337
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 2004
    34.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    48.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 02
    Süzlärneñ gomumi sanı 4326
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1993
    34.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    48.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 03
    Süzlärneñ gomumi sanı 4391
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1951
    35.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    48.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 04
    Süzlärneñ gomumi sanı 4516
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1546
    36.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    50.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    57.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 05
    Süzlärneñ gomumi sanı 4699
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1688
    37.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    51.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    59.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 06
    Süzlärneñ gomumi sanı 4704
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1608
    35.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    49.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 07
    Süzlärneñ gomumi sanı 4341
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1968
    33.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    47.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 08
    Süzlärneñ gomumi sanı 4228
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1874
    32.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    46.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    54.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 09
    Süzlärneñ gomumi sanı 4225
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 2050
    32.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    46.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    53.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 10
    Süzlärneñ gomumi sanı 4572
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1829
    34.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    49.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    57.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 11
    Süzlärneñ gomumi sanı 4398
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1912
    35.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    48.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    54.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 12
    Süzlärneñ gomumi sanı 4619
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1757
    37.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    51.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    59.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 13
    Süzlärneñ gomumi sanı 4545
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1811
    36.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    51.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    59.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 14
    Süzlärneñ gomumi sanı 4469
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1965
    32.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    46.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    52.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 15
    Süzlärneñ gomumi sanı 4276
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1834
    32.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    46.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    53.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 16
    Süzlärneñ gomumi sanı 4358
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1961
    33.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    46.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    53.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 17
    Süzlärneñ gomumi sanı 4311
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1691
    34.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    47.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    54.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 18
    Süzlärneñ gomumi sanı 4380
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1847
    35.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    49.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    56.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 19
    Süzlärneñ gomumi sanı 4447
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1508
    41.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    56.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    62.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 20
    Süzlärneñ gomumi sanı 4476
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1461
    39.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    53.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    60.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 21
    Süzlärneñ gomumi sanı 4242
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1783
    31.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    42.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    48.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 22
    Süzlärneñ gomumi sanı 4302
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1855
    35.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    48.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    54.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 23
    Süzlärneñ gomumi sanı 4366
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 2055
    32.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    44.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    50.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 24
    Süzlärneñ gomumi sanı 4123
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 2069
    27.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    38.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    45.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 25
    Süzlärneñ gomumi sanı 3880
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1692
    34.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    48.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    55.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 26
    Süzlärneñ gomumi sanı 4364
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1896
    37.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    51.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    59.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 27
    Süzlärneñ gomumi sanı 4344
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1856
    32.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    47.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    55.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 28
    Süzlärneñ gomumi sanı 4360
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1760
    35.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    51.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    59.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 29
    Süzlärneñ gomumi sanı 4419
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1800
    36.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    49.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    56.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 30
    Süzlärneñ gomumi sanı 4269
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1982
    30.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    43.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    51.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 31
    Süzlärneñ gomumi sanı 4315
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1953
    31.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    46.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    53.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 32
    Süzlärneñ gomumi sanı 4313
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 2039
    31.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    47.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    54.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 33
    Süzlärneñ gomumi sanı 4191
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 2020
    32.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    45.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    52.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 34
    Süzlärneñ gomumi sanı 4197
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 2083
    31.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    42.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    49.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 35
    Süzlärneñ gomumi sanı 4298
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1824
    33.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    47.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    55.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 36
    Süzlärneñ gomumi sanı 4300
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1968
    34.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    47.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    56.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 37
    Süzlärneñ gomumi sanı 4248
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1940
    33.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    48.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    57.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 38
    Süzlärneñ gomumi sanı 4386
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1824
    36.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    51.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    58.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 39
    Süzlärneñ gomumi sanı 4249
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1966
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  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 40
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  • Gli eretici d'Italia, vol. II - 41
    Süzlärneñ gomumi sanı 4449
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    Süzlärneñ gomumi sanı 4316
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